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Autore: _ Arya _    22/08/2017    4 recensioni
Killian Jones, 29 anni, vive a Londra con suo fratello Liam ed è co-proprietario di un pub. Un incidente ha rovinato la sua vita portandogli via la fidanzata, la loro bambina non ancora nata e una mano. È seducente e di bell'aspetto, ma dietro la sua maschera da duro nasconde un'anima profondamente ferita, che cura impegnandosi a limitarsi ad avere soli relazioni occasionali.
Emma Swan, 18 anni, vive coi suoi genitori e suo figlio Henry. Ufficialmente lavora alla boutique di moda della sua amica Regina, ma in realtà segue una cacciatrice di taglie per imparare il mestiere. Ha avuto un'infanzia difficile segnata da malattie e prese in giro: quando la sua vita è migliorata ci ha pensato il suo primo ragazzo a ributtarla nel baratro. Pur soffrendo ancora di depressione, è una ragazza forte e indipendente e non mostra mai le sue debolezze.
Quando Liam convincerà il fratello a provare ad unirsi ad un gruppo di supporto, i destini dei due ragazzi si incroceranno: saranno troppo diversi o riusciranno ad unirsi e rimettere insieme i pezzi delle loro anime?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Liam Jones, Neal Cassidy, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Conflicted




EMMA POV

-Emma.
-Sto bene. L'ho detto a Cleo un minuto fa. Sei sordo?
-Ok. Scusa.
Non seppi con quali forze riuscii a percorrere quei tre piani senza rotolare giù per la rabbia e la frustrazione. E ancor meno, non sapevo spiegarmi come fossi riuscita a mantenere il sangue freddo davanti a Cleo.
Suo marito stava valutando come sua apprendista una ventitreenne di Leeds, agente di polizia locale da già due anni. Una ragazza forte, in gamba e molto capace, che aveva già ricevuto una medaglia d'onore per avere sventato il rapimento di una bambina. Che speranze avevo io? Sì, Cleo sarebbe riuscita ad organizzarmi un incontro ed io avevo accettato, ma a che pro? Avevo 18 anni, una lunghissima esperienza di 7 mesi come cacciatrice di taglie e neanche un compito che avesse mai avuto a che fare con rapimenti o veri e propri criminali.
E l'unica colpevole ero io. Se non avessi fatto l'idiota, l'uomo non sarebbe andato a cercare altre ragazze e avrebbe accettato il suggerimento della mia mentore. Avevo così tanta voglia di spaccare qualcosa, che quando mi sentii afferrare bruscamente per il braccio mi girai e tirai un pugno.
Mi ci volle un attimo a realizzare che il malcapitato fosse Killian, che mi aveva trattenuta per un braccio un attimo prima che finissi sotto una macchina attraversando col rosso. Ed ora era davanti a me, una mano sul naso ed un'espressione dolorante.
-Oh mio dio, Killian! Scusami! Ti ho fatto molto male? Fammi vedere...
-No, no...- cercò di dire, per poi attraversare velocemente appena scattò il verde e raggiungere la macchina. Io gli corsi dietro e aprii lo sportello perché potesse entrare, poi lo raggiunsi in fretta dall'altro lato. Ancora non aveva spostato la mano e sembrava quasi si stesse trattenendo per nascondere il dolore quanto possibile.
-Killian, mi dispiace, sono una stupida idiota...
-Sto bene, non è niente.
-Allora lasciami vedere...
Non sembrò molto convinto, ma quando mi allungai per scostargli la mano destra dal viso non si oppose. Mi sentii orribile nel vedere il suo naso sanguinante, il labbro superiore destro graffiato e gonfio così come la guancia.
-Sono messo molto male?
Prima di rispondere gli tastai piano il naso e quello non riuscì a trattenere un piccolo lamento, ma per fortuna non sembrava rotto. E a quanto pare non gli avevo neanche rotto denti.
-Non troppo... almeno non ti ho spaccato nulla, ma... oh Killian, mi dispiace tanto! Non so cosa mi è preso, ti giuro che non avrei mai voluto...
-Swan. Emma. Respira.- sussurrò, accarezzandomi la guancia mentre le prime lacrime si facevano spazio nei miei occhi. Sorrideva, e anche con tutto quel sangue era sempre bellissimo.
-Calmati, non è successo niente... non ce l'ho con te!
-Ma guarda come ti ho ridotto...
-Ci vuole molto più di un pugno in faccia a stendermi. Anche se cavolo, che forza che hai per essere una ragazzina di un metro e sessantacinque di 50 chili!
-E potevo fare di peggio- ricambiai il sorriso nonostante tutto, lasciando che mi asciugasse le lacrime. Se non avessi avuto paura di fargli male l'avrei baciato.
-Spero di non scoprire mai quanto peggio! Facciamo così, ti porto a casa e mi lasci entrare dieci minuti a darmi una sistemata... va bene?
-Oppure andiamo da te, e da lì prendo la metro.
-Ah no, non se ne parla. Non ti lascio a piedi, chissà cosa combineresti!
-Simpatico. Va bene, ok. Però guido io e su questo non si discute!
L'uomo alzò gli occhi al cielo ma annuì, così uscimmo dall'auto per scambiarci i posti. Mi sentivo davvero in colpa ad ammetterlo, ma quel pugno mi era servito a sfogarmi un po' e adesso mi sentivo molto meglio. Sì, ero ancora arrabbiata con me stessa per aver perso un'occasione tanto grande e difficilmente sarei riuscita a perdonarmelo. Ma ormai era fatta, a cosa serviva prendersela col mondo intero? Magari avrei fatto domanda tra un paio d'anni e nel frattempo avrei continuato a lavorare con Cleo... e con Killian. Una cameriera in più poteva sempre fargli comodo.
Sarei stata bene, in fondo: non era il mio sogno, ma neanche mi sarebbe dispiaciuto.
Guidai verso casa senza fretta, facendo il possibile per assicurarmi ogni volta che mi fermavo ad un semaforo che Killian fosse a posto. Con un fazzoletto si tamponava ancora il naso, ma sembrava che il sangue avesse finalmente smesso di colare. Chissà cosa avrebbe detto Regina...


-La smettete?! È mezz'ora che rompete le palle!- esclamai esausta, quando Regina e Robin scoppiarono a ridere per l'ennesima volta, nel momento in cui tolsi il ghiaccio dalla guancia di Killian. Il gonfiore era decisamente diminuito, ma un livido abbastanza blu era ben visibile. Io avevo solo paura di sapere come l'avrebbe spiegato a sua madre! Quella povera donna mi aveva già vista in uno stato orribile, adesso avrebbe creduto che fossi pazza. E violenta.
-Papà bua?
Silenzio. Tutti e quattro trattenemmo il fiato all'uniscono. Avevo sentito bene? Henry aveva chiamato Killian... papà?
-No, piccoletto... sto... sto bene.- borbottò, guardando prima il piccolo accovacciato sulla poltrona e poi me. Non che avessi più parole di lui, comunque. Ci limitammo soltanto a guardarci.
Com'era possibile che lo avesse chiamato papà? Non andava ancora a scuola, quindi non poteva essere stato condizionato da altri bambini che parlavano dei loro padri. E non avevo mai detto nulla che collegasse Killian al concetto o alla parola “papà”. Con Neal non era mai successo, nonostante i due avessero passato molto tempo insieme fin da quando il piccolo era nato.
Essendo ancora tutti sconvolti, l'unico a muoversi fu Henry. Scivolò giù dalla poltrona e coi suoi passetti da bimbo ci raggiunse sul divano, parandosi dritto di fronte a Killian. Quest'ultimo lo sollevò e se lo mise in braccio, così l'altro si accoccolò e con due dita gli sfiorò la guancia, continuando a guardarlo curioso.
-Sai Henry, forse dovremmo lasciare che ad Halloween anche mamma faccia il pirata. Sai che è stata lei a fare questo? Si è sbagliata, voleva colpire un pirata brutto e cattivo e io ero in mezzo...
-Mamma bua blu a papà?
Sussultai ancora, non avevo la minima idea di cosa dire o come comportarmi, ma mi avvicinai a Killian per baciargli la guancia infortunata.
-Sì, e a mamma dispiace tanto. Ma ora gli ha dato un bacino e sta meglio!
Poi fu lui ad alzarsi in piedi sulle gambe di Killian, e gli stampò un tenero bacio nello stesso punto in cui l'avevo fatto io. Mi venne da piangere per quanto fu dolce quella scena... e l'intero contesto, a dire il vero. Mi trattenni solo per non turbare mio figlio.
-Grazie ometto, adesso è passato tutto!
Quello sorrise radioso e si spostò per mettersi comodo proprio in mezzo a noi.
-D'accordo gente, io devo proprio andare. Ho promesso a mia madre che sarei tornato per cena per... farle sapere. Se non ti dispiace, ovviamente- aggiunse rivoltò a me.
-No, certo, puoi dirglielo. Solo... vedi la cena? Meglio rimandare, non so come starò domani sera. Sarebbe un problema spostare a lunedì?
-Ah certo, l'avrei proposto anch'io. Ma mia madre si ferma un'altra settimana. Sì, tu parla coi tuoi e vediamo quando organizzare.
-Wow, state già pianificando una cena di famiglia?- intervenne Robin accigliato, e anche Regina non riuscì a nascondere un po' di sorpresa.
-Guardate che non è nulla di che- ci tenni a precisare -Solo per far conoscere tutti. E ora Henry saluta Killian, che deve andare dalla sua di mamma. Ma tornerà domani!
Per fortuna sembrò accontentarsi di quella promessa e lo strinse di nuovo per salutarlo. Gli altri due non riuscirono a trattenere qualche risata fino a che, finalmente, lo lasciarono in pace e potei accompagnarlo alla porta. Gli avrei chiesto di restare, ma se aveva promesso di tornare a casa per cena non era il caso di trattenerlo.
-Beh, Swan...
-Mi passi a prendere alle 8?
-D'accordo.
-E quando dicevo a Henry che saresti venuto... volevo invitarti a rimanere qui, se puoi. La sera. Potremmo starcene stravaccati sul divano con film, pizza e birra... se non ho la nausea.
-Pizza o no va bene, Swan. Certo che rimarrò. In queste due settimane non mi sono fermato un attimo, a lavoro, quindi mi sono meritato un paio di sere libere.
-Grazie. E senti, riguardo a Henry io ti giuro che non so perché... insomma. Non gli ho mai detto nulla, non pensavo che... dovremmo parlargli, vero?
-Non ti preoccupare, non mi ha... dato fastidio. Dovremmo, immagino... ma prima dovremo parlare noi per capire cosa dirgli... perché io non lo so.
Annuii, aveva ragione. Era così sbagliato che lo chiamasse papà? Era stranissimo e non sarebbe stato facile abituarmi, ma in fondo io e Killian eravamo una coppia. Se anche a lui andava bene, in fondo perché no... era davvero il padre che avrei voluto per mio figlio. Inoltre, avrebbe potuto far bene anche a lui... per quanto non volesse ammetterlo, io stavo per negare a suo figlio la possibilità di nascere e il senso di colpa mi avrebbe accompagnata a lungo. L'unica ragione per cui non avevo chiesto al mio uomo di riparlarne, era che in cuor mio sapevo avessimo preso la decisione giusta. Non la più facile e sicuramente non la migliore... ma la più giusta. C'erano mille motivi per cui non era il caso di provare a mandare avanti quella gravidanza ed ero certa che se avesse avuto obiezioni me ne avrebbe parlato. Aveva dubbi inespressi, questo lo notavo chiaramente... ma li avevo anch'io. Ero sempre stata contro l'aborto ed estirpare il frutto del nostro amore sarebbe stato ciò che di più difficile avessi mai fatto... ma non era il momento. Sarebbe arrivato, solo non oggi.
-Buonanotte, Emma- concluse, attirandomi a sé per salutarmi con un dolce bacio sulle labbra. Ovviamente non persi tempo e ricambiai, facendo attenzione a non premere sul naso.
Quella era stata una giornata davvero pesante, stressante e frustrante per tutti, dal canto mio mi sentivo davvero esausta. Ma d'altra parte, il fatto che Killian fosse con me, in qualche modo rendeva il tutto più semplice e meno buio di quanto non fosse.
Era così bello riaverlo di nuovo nella mia vita.

 

***


Così come la sera precedente era volata, quella mattina si stava rivelando eterna. Mi ero svegliata alle 7 per prepararmi e fare la borsa, dato che mia madre mi aveva consigliato di portare un pigiama, delle ciabatte, sapone e un asciugamano. Poi mi ero fatta una doccia veloce ed infine avevo dato da mangiare a Henry, a cui Regina avrebbe fatto da baby sitter per la giornata.
Il vero problema era che morivo di fame ma per l'intervento era necessario che restassi a digiuno, così la mia colazione era stata un bicchiere d'acqua. Killian era arrivato puntualissimo cinque minuti prima delle 8, ed era stato dolce a decidere di farmi compagnia e aspettare di mangiare fino a che non avessi potuto farlo anch'io. Ovviamente non c'era bisogno e non avrei mai preteso da lui una cosa del genere, ma si era rivelato irremovibile. Così eravamo arrivati in ospedale poco prima delle 8 e mezza e la mamma era intervenuta in modo che potessi immediatamente sistemare le faccende burocratiche. Un po' mi sentivo in colpa verso le altre tre ragazze che erano lì per lo stesso motivo, più o meno, ma in un momento del genere non mi dispiaceva avere qualche aggancio. Avevo perfino potuto scegliere l'ostetrica e ovviamente la prima ed unica a cui avevo pensato era stata Ingrid. La stessa che aveva seguito tutta la mia gravidanza e aveva fatto nascere Henry.
-Emma, cosa vuoi per pranzo?
-Ti sembra il momento?
-Sì. Sei tesa come una corda di violino... quindi dimmi cosa vuoi mangiare dopo, così posso procurartelo.
-Ma non lo so... mamma dice che dopo avrò quasi sicuramente la nausea per colpa dell'anestesia...
-Totale?
-Sì... e non capisco perché. Per un intervento di neanche mezz'ora! Un po' di dolore lo sopporto!
-Secondo me è meglio non sentire nulla. Voglio dire... ti sveglieranno solo quando tutto sarà finito... è la cosa migliore.
-Mah. Sì. Non lo so. Ho sempre odiate le anestesia totali, mi rimbambivano. È anche vero che ero parecchio sottopeso, spero che ora vada meglio... per cena pizza con patate, cipolle e salsiccia. Forse birra meglio di no, ma una limonata...
-Oh, ora ti va di parlare di cibo!
Gli feci una linguaccia e risi insieme a lui, ignorando le altre due coppie che mi scoccarono delle occhiate piuttosto indignate. Sinceramente, preferivo vedere il lato positivo e ridere col mio uomo invece che pensare alle cose brutte: la negatività aveva fatto parte della mia vita troppo a lungo.
-Sì, mi va. E ordiniamo da qualche pizzeria italiana. Magari anche qualche antipasto... perché qui non fanno quei buonissimi supplì che abbiamo mangiato a Roma?
-Lo so, è un peccato... ma ci torneremo! Mentre ti aspetto mi metto su internet e cerco la miglior pizzeria italiana, d'accordo? Se non fa consegne ci andrò io stesso o mando qualcuno.
-D'accordo! Comunque, per pranzo... tu eventualmente portami i biscotti alle gocce di cioccolato. Poi se riesco a mangiare qualcos'altro mi arrangerò alle macchinette.
E per un qualche minuto mi sentii davvero rilassata, quasi dimenticai perché fossi lì. Peccato che un attimo dopo arrivò un'infermiera che chiamò me e le altre due donne per portarci in reparto. E purtroppo lì sarei rimasta sola, i nostri compagni non potevano accompagnarci.
Io e Killian non avemmo bisogno di parole. Mi abbracciò forte, sussurrando “ci vediamo tra un paio d'ore”, poi ci lasciammo andare in un dolce bacio che interrompemmo soltanto per non creare spettacolo. E adesso sì che l'ansia iniziò a divamparmi fin dalle viscere.
Mentre camminavamo e l'infermiera esponeva alle altre due la procedura nel dettaglio, cercai di concentrarmi sulla cena di quella sera, quando sarei stata a casa. Sapevo già tutto, la mamma mi aveva spiegato di aver già parlato con Ingrid e prima dell'intervento avrei dovuto aspettare circa un'ora, perché il collo dell'utero si dilatasse adeguatamente per facilitare l'operazione. Fortunatamente sembrava potessi farlo per via farmacologica, così non sarebbe neanche stato doloroso. Inoltre avevo portato l'mp3 e Il ritratto di Dorian Grey, il tempo sarebbe volato.
Poi mi avrebbero portata in sala operatoria per applicarmi un'anestesia totale ed infine mi sarei svegliata circa mezz'ora più tardi. In fondo potevo, dovevo considerarmi fortunata; certo, un aborto non avrebbe mai e poi mai potuto essere qualcosa di piacevole, ma almeno non era cancro. Figli ne avremmo avuti tra qualche anno e di questo ero ormai convinta: desideravo ardentemente essere la madre dei suoi figli e al momento giusto sarebbe stato tutto più semplice.
-Signorina... Emma Swan, giusto?
-Cosa? Sì, sono io... scusi.
-Non si preoccupi, cara. Mi segua, lei è la prima. La accompagno nella sua stanza, l'ostetrica è già arrivata.
Annuii e seguii la ragazza, sembrava molto giovane... non dovevo avere più di 22-23 anni.
-Andrà tutto bene, è un intervento molto semplice- spiegò con un sorriso, mentre percorrevamo il corridoio.
-Lo so, ne ho passate di peggio... Come si chiama?
-Belle. Mi dia del tu...
-Altrettanto allora! È davvero un bel nome comunque... lavori qui da poco? Non ti ho mai vista...
-Sì, in realtà sì. Mi sono laureata un paio di mesi fa a Oxford in medicina e chirurgia. Però non mi dispiace iniziare come infermiera, soprattutto in quest'ospedale...
-Capisco. Anche mia madre è infermiera, per adesso... forse la conosci. Mary Margaret Blanchard.
-Oh! Sei la figlia di Mary! Sì, certo che la conosco! È davvero molto gentile, mi ha fatto subito sentire a mio agio quando sono arrivata... beh, eccoci, non voglio trattenerti.
-Oh sì. Grazie Belle, mi ha fatto davvero piacere conoscerti... ci vediamo!
Ci sorridemmo un'ultima volta, poi entrai in sala dove trovai Ingrid seduta davanti al computer, con la mia cartella clinica aperta davanti.
-Emma, tesoro! Scusami, stavo controllando la tua cartella un'ultima volta, per sicurezza...
-Ciao Ingrid, tranquilla. Quindi tutto bene? Posso fare l'intervento?
-Assolutamente sì. Sei in ottima salute, non ci sarà alcun problema. Ti do' subito le istruzione, dopo vorrai soltanto tornare a casa...- mi spiegò con un sorriso, facendomi cenno di accomodarmi sul letto. Per il momento decisi semplicemente di sedermi, mi sarei cambiata dopo.
-Tua mamma mi ha detto che sai già come funziona. Per quanto riguarda l'anestesia, gli effetti diminuiranno gradualmente e se tutto va bene potrai uscire per le 5 al massimo. Nessuna restrizione per l'alimentazione, dipende da te... se te la senti puoi mangiarti anche una bistecca, se hai la nausea limitati a qualcosa di secco e leggero. Domani mattina puoi riprendere normalmente.
Annuii, quello l'avevo immaginato. D'altro canto, conoscendomi, ero certa che per cena avrei avuto una fame da lupi e dei cracker non sarebbero bastati a riempirmi lo stomaco.
-L'antibiotico te lo faccio avere direttamente io, dovrai prenderlo per una settimana. Poi se tutto va come previsto, è finita. Per il resto, tesoro... ovviamente tua mamma mi ha spiegato tutto. Ma c'è qualcosa che vorresti dirmi? Rimarrebbe tra medico e paziente.
Quanto avrei voluto che non mi ponesse quella domanda. Per tutto il tempo, pur convinta della mia scelta, non avevo fatto che chiedermi se fosse effettivamente ciò che desideravo... aldilà della logica. Anche le parole di Cleo avevano influito: cosa sarebbe successo se me ne fossi pentita a cose fatte? Avrei davvero sofferto così tanto?
Ma no, non potevo permettermi di dubitare proprio ora: io e Killian avevamo preso quella decisione insieme, ne avevamo riparlato ed eravamo stati nuovamente d'accordo. Inoltre non ero fisicamente e mentalmente pronta per avere un secondo figlio, non in questo momento... non me la sentivo.
-Grazie, ma sto bene. Va bene così, ho già deciso.
-Va bene, era solo per dirti che puoi fermarti in qualsiasi momento. Ma se sei sicura, d'accordo.
-Lo sono... ti ringrazio.
-Ok. Un'ultima cosa... se lo desideri puoi tornare ad avere rapporti completi già tra una settimana, magari dopo la visita di controllo per sicurezza. Per un mese solo rapporti completamente protetti però, anche se ricominci a prendere la pillola. Te lo dico perché molte ragazze vogliono saperlo ma si vergognano a chiederlo...
Immaginai di essere arrossita violentemente, ma le feci un cenno del capo per ringraziarla. Effettivamente avrei voluto domandarglielo, tuttavia era probabile che non avrei trovato il coraggio. Non sapevo cosa sarebbe successo, come mi sarei sentita dopo un aborto, ma fare l'amore con Killian mi piaceva... mi appagava non solo fisicamente, anche mentalmente. Quindi immaginavo non sarebbe passato molto tempo prima che fossi di nuovo pronta, magari da lucida, stavolta.
Dopo aver preso un respiro d'incoraggiamento ingoiai la pastiglia che la donna mi porse e la mandai giù con due sorsi d'acqua: non potevo bere di più. A quanto pare avrei dovuto evitare anche a colazione, ma ormai era fatta: dubitavo mi sarebbe venuta la nausea per un bicchiere d'acqua.

 

***

KILLIAN POV

-Emma! Tesoro scusami, tua madre mi hai scritto che sei già sveglia... e... Emma?
La ragazza non si voltò neanche a guardarmi: era stesa nel letto, le mani poste sul ventre e lo sguardo puntato verso la finestra. Sembrava così impassibile... quasi da far paura. La preoccupazione iniziò a divorarmi, come se per quelle brevi ore non fossi stato già abbastanza in ansia. Avrei tanto voluto poterle rimanere accanto per tutto il tempo...
Sua madre mi scoccò un'occhiata preoccupata, facendomi intuire che effettivamente ci fosse qualcosa che non andava. Ma cosa? A quanto ne sapevo l'operazione era stata molto semplice ed Emma era stata abbastanza tranquilla fino al momento di salutarci.
-Cosa succede?
-Non lo so. Non vuole parlare...
-Sta male?
-Fisicamente no. È andato tutto bene e ha scosso la testa quando le ho chiesto se ha mal di pancia, nausea o altro... però è così da un quarto d'ora. Non mi lascia avvicinare...
Senza dire niente provai ad allungare una mano verso la sua, ma non appena la sfiorai si ritirò come se avesse preso la scossa. Maledizione, forse era colpa mia. Se fossi stato lì al risveglio, a sostenerla dal momento in cui aveva ripreso conoscenza... Ma non potevo permettermi di lasciar stare, vederla così era ancora peggio che sapere di aver perso un figlio. Dopotutto era principalmente per il suo bene che l'avevo spinta ad agire come preferiva: l'amore comportava dei sacrifici, a volte, ed io ero stato pronto a compierlo. Addirittura, ne ero stato lieto. A meno che non fosse stata lei ad insistere, non avrei mai lasciato che si facesse operare nella speranza di poter salvare soltanto l'embrione sano: solo due anni fa era stata sottoposta ad un parto cesareo e sapevo quanto tempo una ferita all'addome impiegasse a guarire. Monitorare la gravidanza sarebbe stata una possibilità, ma a che prezzo? Cosa sarebbe accaduto se ci fossimo affezionati al nostro piccolo per poi scoprire, un paio di mesi dopo, di dover rinunciare a lui? Ed infine non potevo ignorare il fatto che avesse solo 18 anni, sogni ed aspirazioni. Il nostro amore era forte e se avessimo voluto un figlio lo avremmo fatto quando sarebbe stato il momento. Quindi... non era stato poi così difficile rinunciare.
-Emma, tesoro, va tutto bene. Ci sono io con te, ti ho promesso che l'avremmo affrontato insieme e così sarà. Sfogati se vuoi, lascia che ti aiuti...
-Vattene.
Sgranai gli occhi, e lo stesso fece sua madre.
-Amore, se ho fatto qualcosa di sbagliato...
-No, tu no. Vai via. Andate via.
Scossi la testa cercando di non far trasparire il dolore: faceva così male vederla in quelle condizioni! Cento coltellate sarebbero state più sopportabili, ma non me ne sarei andato, se pensava mi sarei arreso si sbagliava di grosso. Avrei mantenuto la mia promessa, le sarei rimasto accanto... nonostante mi spiazzasse e destabilizzasse un po' che stesse così male. Aveva fatto una scelta consapevole, l'avevamo fatta insieme... e ora? E se avessi sbagliato tutto? Forse avrei dovuto cogliere qualche segno, forse non era stata poi così convinta dell'aborto. Maledizione...
Feci quindi un cenno a Mary Margaret, sperando cogliesse al volo, e per fortuna così fu. La donna si alzò salutando la figlia e promettendo di tornare tra poco, poi si diresse verso la porta fino ad uscire dalla stanza e chiudersela alle spalle.
Così, io e la mia bellissima e coraggiosissima ragazza restammo finalmente soli.
-Vuoi... vuoi la limonata? Te ne ho presa una, sai... è utile contro la nausea.
Continuò ad ignorarmi, lo sguardo perso verso la parete bianca di fronte a sé.
-Ti fa male qualcosa?
Nulla.
-Emma, splendore, ascoltami. Era la cosa giusta da fare. Facile? No. Ma giusta. Per te, per me, per il bambino. Avrebbe potuto avere problemi gravi e allora sarebbe stato più doloroso. Io ti amo, ti amo e ti ammiro per la forza che continui a dimostrare ogni giorno che passa...
Afferrai saldamente la sua mano e stavolta non le permisi di spingermi via. Ci provò, ma la mia stretta era delicata quanto salda; se fossi riuscito a convincerla ad affidarsi a me, sarebbe stato più semplice. Forse avrebbe pianto, urlato... ma alla fine si sarebbe sentita meglio.
-Sei arrabbiata perché non ero qui?
E finalmente ebbe una piccola reazione: scosse la testa.
-Dimmi... dimmi solo cos'hai, ti prego. Voglio aiutarti. Puoi picchiarmi se vuoi, sai? Dare qualche pugno a caso aiuta a sfogarsi...
-Smettila.
-Dico sul serio! Picchiami, tanto stavolta siamo già in ospedale... solo ti prego, non rompermi il naso perché mi piace così com'è...
Neanche un piccolo sorriso, nemmeno un accenno... niente di niente, ma dovevo mantenere la calma. Dovevo ricordarmi che una situazione del genere non si poteva risolvere in cinque minuti. Se anche fosse rimasta in silenzio per ore, avrei continuato a rimanerle vicino.
-Emma, dimmi soltanto cosa posso fare per farti stare meglio. Letteralmente qualsiasi cosa...
-Vattene.
-Non lo vuoi davvero.
-Ma tu sì.
-E invece no.
-Sì.
-No, Emma. Puoi trattarmi come vuoi, puoi non parlarmi... ma non me ne andrò di qui.
-Dovresti, maledizione. Ti prego, vattene!- esclamò, voltandosi a guardarmi coi suoi bei occhi verdi colmi di lacrime. Fu un ennesimo colpo al cuore...
-Se pensassi che è la cosa migliore me ne andrei, te lo giuro. Però...
-E va bene! Va bene!- gridò ancora più forte, saltando in piedi così velocemente che quasi mi spaventai nel ritrovarmela di fronte.
-Te ne devi andare, perché io non provo niente. Cleo ha detto che quasi sicuramente sarei stata male... invece no! Non ho provato né tristezza, né dolore... proprio nulla! Ed era nostro figlio. So quali erano le circostanza ma era comunque il nostro bambino e io non provo assolutamente nulla! Ci ho provato, Killian! Ci ho provato ad essere la ragazza giusta per te, la ragazza che meriti. Ma è ora di guardare in faccia la realtà! Non vado bene. Ti amo, ti amo da impazzire e ci ho provato davvero ad essere migliore... Ma ti scongiuro di lasciarmi fare la cosa giusta. Non possiamo continuare così, siamo troppo diversi! Dobbiamo farcene una ragione e tirare avanti!
-Swan...
-Sei sordo?! Smettila. E VATTENE!






 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sì, sono ancora viva ahahah scusate se sono sparita. Immagino molti di voi si sono goduti le vacanze... io invece ho lavorato no stop, più o meno. Diciamo che tornavo abbastanza stanca da non avere le forze per scrivere, ma adesso è finito il periodaccio, quindi mi sono rimessa all'opera! Mi mancano anche poche letture da recuperare!
Passando al capitolo, Emma non ha preso molto bene il fatto che potrebbe perdere il lavoro che desiderava... e a farci le spese è stato il povero Killian, che nonostante tutto l'ha presa sul ridere. Regina e Robin hanno sfruttato l'occasione per divertirsi a prenderlo in giro, ovviamente... e poi c'è Henry. Per la prima volta ha chiamato Killian "papà"... e ovviamente sono tutti shockati. Però, in fondo, né ad Emma né a Killian dispiace... lui sarebbe un papà perfetto. Come ha detto Emma, forse succede proprio al momento giusto... Killian avrà modo di pensare a quello che ha, piuttosto che a ciò che si perde. Lui e Henry si vogliono molto bene, sono già molto legati... e tutti e tre potrebbero iniziare una bella famiglia. Se è destino, un altro bambino arriverà...
Emma nonostante i mille dubbi ha voluto andare fino in fondo, col sostegno di tutti. Ha valutato i pro e i contro, e anche se non è per niente facile... ha fatto la sua scelta, insieme al suo uomo. Qualcuno di voi mi odierà, lo so... ma non uccidetemi, please! Anche se me la cerco, dato anche il finale un po'... burrascoso.
Ora tornerò ad aggiornare settimanalmente, mancano solo 2 capitoli e l'epilogo. Dopo più di un anno mi mancherà scrivere per questa storia... ma ho diversi capitoli pronti per il cross over con Harry Potter, saga che amo moltissimo e che ho voluto provare ad inserire a modo mio in una ff!
Grazie a chi leggerà e/o recensirà, anche dopo secoli che non posto xD Un abbraccio a tutti :*
   
 
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