La
douleur exquise
Presente,
dicembre
-
Louis, sai che non è così.-
Scosse
il capo con una risata amara di fronte ai
tentativi di Liam di calmarlo, le braccia tese verso di lui per cercare
di
raggiungerlo con le mani, ignorò i richiami di Ruth che si
metteva nel mezzo,
sicuramente attirata dalle grida di poco prima, e spinse i palmi contro
le
spalle dell’amico per sfogare in quel modo la rabbia che
provava con l’ondata di
tutti i ricordi. Era stato uno stupido in passato e Liam, come sempre,
rivelava
quel che aveva sempre sospettato.
-
Non ti è mai importato, giusto? Ti sei dimenticato
di quei simboli, come ti sei dimenticato della loro importanza. Per te
è sempre
stato solo un gioco. Io sono sempre stato solo un divertimento per te.-
-
Louis.-
Si
scansò con un gesto veloce quando Liam tentò
ancora
una volta di avere un contatto con lui e sibilò: - Spero ti
faccia male. Spero
tu possa provare un minimo di quello che hai fatto passare a me. Spero
ti metta
in ginocchio e ti lasci a soffrire da solo. Come hai sempre fatto tu
con me.-
Si
spinse contro la spalla di Ruth che raggiungeva il
fratello in un attimo e agitò una mano come a voler
scacciare un moscerino
mentre sentiva la sua voce innalzarsi di tonalità per
invitarlo ad andarsene e
non tornare mai più a casa loro.
///
I never knew just what it was about this old
coffee shop
I love so much
All of the while, I never knew
It was you ~ Falling
in love at a coffee shop, Landon Pigg
Sei
anni
prima, giugno
-
Non è solo un gioco, Lou!-
Louis
scosse il capo con la risata di poco prima
evidente nella piega del sorriso divertito, sollevò gli
occhi sull’amico che lo
fissava con lo strofinaccio che pendeva dalle dita e le mani sui
fianchi,
rispose con un verso alla serietà che leggeva sul suo viso e
ribatté con
ovvietà: - Il football è un gioco, Liam.-
Puntò
il gomito contro il bancone e portò una mano
alla bocca per fermare subito la risata; era incredibile quanto in
fretta perdesse
le staffe in quell’argomento. Louis vi entrava di proposito
perché era tanto
semplice farlo innervosire e si divertiva a vederlo borbottare e
arrendersi
dopo ore di discussioni infantili.
-
Passerò le selezioni questa volta, vedrai.-
Inarcò
un sopracciglio alla convinzione che suonava
nella voce di Liam e non poté far a meno di annuire quando
incrociò il suo
sguardo, accennando un sorriso che si affrettò a nascondere
dietro il bicchiere
di coca-cola che aveva ordinato solo per fare compagnia a Liam sul
posto di
lavoro che aveva voluto a ogni costo quell’estate. Avrebbe
preferito di gran
lunga passare quelle vacanze estive in sua compagnia in ben altri
luoghi,
tuttavia aveva dovuto cedere di fronte alle insistenze
dell’amico d’infanzia e
ora passava buona parte dei pomeriggi seduto davanti al bancone del bar
mentre
Liam cercava di aiutare il padrone del locale.
-
Non ti prenderanno sul serio, sei ancora troppo
piccolo.- Indicò con un movimento della mano il ragazzo che
gonfiava il petto,
come a volergli mostrare muscoli ancora non così sviluppati,
e schioccò la
lingua contro il palato al suo puntiglioso ricordargli di essere grande
a
sufficienza con i suoi quasi quindici anni.
-
Tu non solo vuoi essere selezionato per entrare
nella squadra dei più grandi…- Lasciò
correre il silenzio per qualche secondo e
puntò gli occhi sul viso di quello che annuiva con
un’espressione tronfia,
concludendo: -… vuoi diventare capitano di quella squadra
entro l’anno
prossimo.-
Osservò
con attenzione Liam che sistemava lo
strofinaccio su una spalla, poggiava i palmi sul bancone per sporgersi
verso di
lui e con un sorriso allegro, ripeteva: - L’anno prossimo
avrò sedici anni e
sarò grande a sufficienza.-
-
Io ho dei dubbi.-
-
Non dovresti avere dubbi nelle mie abilità, Lou! Che
migliore amico sei?-
Roteò
gli occhi con uno sbuffo ai lamenti di Liam e
strofinò le dita contro il braccio che gli aveva colpito con
lo strofinaccio,
decidendo di insistere ancora su quell’argomento e
ricordargli: - Il capitano attuale
l’anno prossimo sarà ancora in quella squadra e io
non credo sia disposto a
lasciare il titolo a un novellino.-
Percepì
il calore risalire in fretta alle guance
all’occhiolino che il coetaneo gli aveva rivolto,
abbassò gli occhi sul
bicchiere per nascondere quella reazione traditrice del corpo e
rilasciò un
verso contrariato per rispondere alla spavalderia con cui Liam
canticchiava: -
Io credo proprio lo farà, Lou-Lou.-
Scosse
il capo con una risata divertita ai richiami
dell’uomo che stava nel retrobottega, indicò con
un cenno a Liam di procedere e
schiuse le labbra per mostrargli la lingua in una smorfia infantile
quando gli
puntò contro l’indice e “Non
finisce qui, tornerai a casa convinto delle mie
doti”. Lo seguì con gli occhi mentre si
allontanava da lui, premette la
guancia contro il pugno e rilasciò un sospiro sconsolato;
quanto tempo poteva
resistere ancora quella cotta prima di accettare la
sconfitta?
La
fine di giugno era ormai alle porte e quello strano
sentimento che lo faceva arrossire di tanto in tanto con Liam aveva
trovato un
nome e una spiegazione attorno alla metà di marzo. Ricordava
di aver invitato
Liam a casa dopo scuola con la scusa dei compiti,
avevano passato tutto
il pomeriggio sui videogiochi, poi alle insistenze dei genitori si era
fermato
con loro a cena. Ricordava di essere arrossito vistosamente alle parole
della
madre - “Il tuo fidanzatino si ferma a dormire?”
-, di aver rivolto a
entrambi i genitori un’occhiata di ammonimento quando Liam
era tornato dal
bagno e aveva chiesto il motivo della loro risata, e poi il viaggio in
macchina
con il padre in silenzio e lui che si lasciava ammaliare dal
chiacchiericcio di
Liam e dai gesti ampi delle sue mani mentre descriveva un particolare
della
simulazione di guerra di un videogioco appena uscito. Non aveva capito
subito a
cosa si riferisse il padre, una volta rimasti soli, con quel “Non
è un
problema, sai?” e si era opposto dal principio al
suo aggiungere con
cautela la spiegazione “Avere una piccola cotta per
il tuo migliore amico”.
Era
stato così serio il padre quando aveva ripetuto la
frase iniziale che aveva deciso di credergli, aveva rivolto lo sguardo
fuori
dal finestrino e aveva sospirato appena, accettando di dare un nome a
quello
strano sentimento che cresceva dentro di lui con ogni momento che
passava in
compagnia di Liam ‒ “Louis, non
è un problema”. E se suo padre ne
era convinto, non poteva sbagliarsi.
Sollevò
gli occhi dal bicchiere di coca-cola che aveva
fissato mentre si perdeva un attimo nei ricordi, seguì quel
che Liam stava
indicando con il braccio teso e si focalizzò sulla
pubblicità che sponsorizzava
l’inizio della stagione di football. Le labbra di Liam erano
piene del sorriso
spensierato che aveva ormai etichettato come “sorriso
da football” e
anche se ne era un poco geloso, certe volte desiderava esserne lui la
causa,
non poteva far a meno di ammirarlo in silenzio mentre lui insisteva con
quel “Vedrai
che un giorno ci sarò io in quel campo”.
S’impegnò
con il sorso di coca-cola successivo,
anticipando di un tempo brevissimo la svolta del suo capo verso di lui,
e
quando poggiò il bicchiere sul bancone, inarcò un
sopracciglio e lo sfidò in
quel solito modo sfacciato. Ridacchiò divertito quando sulle
sue labbra
comparve un broncio insoddisfatto e si scansò prima di
essere colpito dallo
strofinaccio, seguendo il suo sguardo verso la televisione e
focalizzandosi sul
suo viso che si muoveva con sicurezza in un cenno e sul tono della sua
voce che
con serietà ribadiva: - Ci puoi contare. Un giorno
sarò lì.-
E
Louis si accontentava di quello. Avrebbe fatto
qualsiasi cosa pur di aiutarlo a raggiungere il suo sogno. Se questo
significava essergli accanto solo come migliore
amico e sostenerlo
durante i momenti difficili, non si sarebbe di certo tirato indietro
ora… dopo
tutti gli anni passati insieme.
-
A quel punto potrà far colpo su Dani, dico bene?-
Bastò
solo sentire pronunciare quel nome per smorzare
l’entusiasmo provato poco prima,
s’incupì quando la ragazza di un anno
più
grande fece l’occhiolino a lui, come se volesse farlo
partecipare a quel
prendere in giro Liam che arrossiva e ripeteva di voler solo giocare a
football
senza secondi fini, e strinse con forza l’indice e il pollice
contro la
cannuccia per non lanciarsi in insulti rivolti alla strega
che teneva il
migliore amico in una rete fatta di speranze e rifiuti successivi.
Aveva già
litigato una volta con quella Tess e non voleva ascoltare ancora una
volta come
difendesse la migliore amica da accuse fondate.
-
Mai arrendersi, Liam. Se vuoi davvero qualcosa, che
sia Danielle o il football, non devi arrenderti.-
-
Non mi sono arreso! E se proprio vuoi saperlo, Tess,
la tua migliore amica ha accettato di uscire con me domani.-
Louis
non riuscì a capire se era stato tanto rumoroso
il tonfo del cuore o l’aria che aveva risucchiato tra i denti
serrati. Aveva
incrociato lo sguardo di Liam per un secondo e si era aggrappato
all’espressione indifferente per non fargli intuire nulla, ma
le labbra di Liam
erano tese in una smorfia dispiaciuta e… non poteva aver
capito quanto stesse
soffrendo al pensiero del suo migliore amico con una ragazza, giusto?
Suo
padre si sbagliava. Era un problema quella cotta e
doveva sparire il più in fretta possibile, se non voleva
rovinare la sua
amicizia con Liam.
///
I know it's all you've got to just, be strong
And it's a fight just to keep it together
I know you think, that you are too far gone
But hope is never lost ~ (You’re
gonna be okay, Brian & Jenn
Johnson )
Sei
anni prima, agosto
Non
aveva avuto abbastanza tempo.
Quello
era l’unico concetto cui riusciva a pensare.
L’unico particolare che si ripeteva in un infinito lamento
nella testa, andando
a coprire qualsiasi altro rumore.
Non
era giusto. Era sbagliato. Era tutto
sbagliato.
Avrebbero
dovuto trascorrere un mese intero dalla zia
Beth in Florida, a Panama, stavano programmando quelle vacanze da
novembre ed
era ingiusto. Avevano un programma dettagliato del viaggio, delle
lunghe ore in
macchina e le precise pause durante il percorso.
Era
stato un imprevisto, uno stupido imprevisto, e
quando si era svegliato in un ospedale con la zia Beth accanto aveva
stupidamente pensato di essere arrivato in Florida.
No,
non ricordava nulla dell’incidente. Solo lo sbalzo
in avanti dovuto alla virata improvvisa della macchina, il rumore dello
schianto e poi nulla.
Non
che sarebbe servita a molto la sua parola per la
ricostruzione dell’incidente, l’agente di polizia
aveva detto che era evidente
dai segni sull’asfalto, e non sarebbe servita nemmeno a
liberarlo dal peso che
stava come un macigno sullo stomaco o a scacciare la solitudine che lo
stava
tenendo chiuso da settimane. I compagni di scuola erano passati a
trovarlo,
avevano cercato di distrarlo - come probabilmente aveva chiesto loro
zia Beth
-, ma dopo non aver reagito a una sola battuta avevano accettato tutti
la
sconfitta e l’avevano lasciato solo, come desiderava.
Solamente Liam non si era
lasciato scoraggiare dal suo comportamento di completo rifiuto.
Arrivava ogni
mattina, si sedeva sulla poltrona accanto al letto e intratteneva zia
Beth con
racconti di ogni tipo, cercando sempre di farlo partecipare alla
conversazione.
“…
poi Lou si è arrampicato sullo scivolo. Ti
ricordi? Avevamo tre anni, forse. Si è tirato su e non aveva
più un dente. Ed
era così felice perché doveva arrivare la fata
dei denti. Ha tenuto il dente
nella mano perché non voleva che qualcuno glielo rubasse per
prendere il
soldino al posto suo.”
Non
l’aveva mai aiutato a ricordare una sola volta,
faceva troppo male lasciarsi andare a quella quotidianità e
dimenticare...
dimenticare che chi gli aveva raccontato di quella storia non
c’era più, che
chi gli aveva dato una moneta perché la fatina non aveva
tempo non c’era più.
Loro non c’erano più e lui era solo.
Abbassò
lo sguardo sulla buca nel terreno, le due casse
poste una accanto all’altra, e aprì la mano per
lasciar cadere i due gigli
bianchi, indietreggiando di un passo per permettere anche agli altri
parenti e
conoscenti di procedere. Non aveva bisogno di un minuto di silenzio per
pensare
davanti alla fossa, gli sembrava di non aver smesso un secondo di
pensare da
quando si era svegliato in ospedale con una carezza di zia Beth sulla
guancia e
il flebile “Sono felice tu ti sia svegliato”.
Non
aveva pianto neppure una volta, non era mai
rimasto solo per permettersi quella debolezza e non sarebbe servito a
migliorare quella situazione.
Tenne
gli occhi fermi di fronte a sé, ignorando le
mani che si posavano sulla spalla e le condoglianze sussurrate con
timore, e
cercò di svuotare la mente dell’insistente ultimo
ricordo che si ripresentava
quasi meccanicamente con la risata della madre all’imitazione
che il padre
faceva della zia Beth alle prese con il suo sferruzzare continuo.
Percepì
una mano avvolgersi con delicatezza attorno
alla sua, qualche graffio causato dall’incidente ancora a
segnargli la pelle, e
prese con cautela un respiro mentre ricambiava quella stretta con
più
intensità.
-
Non sei solo. Ci sono io con te, Lou.-
Avrebbe
voluto credere davvero alle parole di Liam.
Aveva parlato con la solita sicurezza nella voce, quella che usava per
convincerlo ogni volta di quanto avesse ragione su un certo argomento,
ma gli
sembrava si stesse sforzando troppo in quell’occasione per
convincere entrambi.
I
suoi genitori non c’erano più e non
c’era nulla che
Liam potesse fare quella volta per togliere quella solitudine che lo
stava
logorando.
///
The anticipation before the kiss
Mirrored in my shaking lips
Oh god I feel so unprepared
The two of us so out of place
My feelings written on my face
Got what I want but now I'm scared
What if we ruin it all, and we love like fools?
And all we have we lose?
I don't want you to go but I want you so
So tell me what we choose ~ (Fools,
Lauren Aquilina )
Sei
anni prima, settembre
Era
semplice concentrarsi sul ritmico respiro di Liam,
dimenticare le preoccupazioni e ascoltare i suoi sospiri. Louis non
aveva
bisogno di voltarsi nella sua direzione per immaginare il suo petto che
si
muoveva con il respiro. Avevano dormito insieme così spesso
che era diventato
un suono familiare, meglio di qualsiasi calmante.
-
Lou?-
Tenne
gli occhi fissi sul soffitto e pronunciò un
verso per invitarlo a procedere con quel che voleva chiedere; aveva
intuito fin
dal principio che quello strano silenzio nascondesse altro.
-
Te ne andresti davvero fino in Florida?-
Spinse
la nuca contro i cuscini e sfregò le dita
contro il lenzuolo, tenendo lo sguardo rivolto al soffitto per non
affrontare
quello di Liam che era certo fosse focalizzato su di lui. Gli aveva
parlato
della proposta di zia Beth di fargli da tutore fino alla maggiore
età, era
dall’incidente e dal ritorno dall’ospedale che
l’anziana zia stava vivendo con
lui. Lei sarebbe dovuta tornare in Florida presto e gli aveva proposta
di
seguirla, chiedere il trasferimento con la scuola e ricominciare una
nuova vita
un poco più lontano da Houston e dai soffocanti ricordi
presenti in quella
casa.
Piegò
il viso per fissare l’amico che continuava a
osservarlo in silenzio, premette la guancia contro la federa e sporse
le labbra
in una smorfia mentre lo ascoltava descrivere di centrini che avrebbe
dovuto
sferruzzare dopo scuola e l’odore di naftalina che gli si
sarebbe impresso
sulla pelle. Spinse un piede contro la sua gamba per fermare le sue
risate e si
rigirò per stare in posizione supina con le braccia
incrociate al petto e
dimostrargli in quel modo di essere sulla buona strada per farlo
irritare.
-
Vuoi andare via davvero da Houston?-
Distese
le braccia sul lenzuolo con un sospiro quando
gli sembrò di sentire in quella domanda un più
intimo “Vuoi andare via da me?”
e inclinò il viso per riuscire a incrociare il suo sguardo e
confessare con
onestà: - Non ho molte possibilità, Liam.-
Riportò
in fretta lo sguardo verso il soffitto per non
aggiungere altre rivelazioni, strinse il lenzuolo con il pugno che Liam
non
poteva vedere quando insistette: - Non hai pensato alla
possibilità di restare
qui?-
Non
riuscì a bloccare l’istintivo voltarsi con uno
scatto verso Liam quando la sua flebile aggiunta “Con
me?” gli fece
perdere un battito e gli si attorcigliò con la speranza
attorno allo stomaco.
Lo fissò pieno di confusione e dopo poco si decise a
chiedere con un tono quasi
disperato il suo aiuto ‒ “Come faccio?”.
-
Potresti convincere tuo zio che abita a Victoria a
trasferirsi qui per qualche anno. Lavora ancora a Houston?
Perché sarebbe
perfetto per tutti. Lui più comodo e tu non saresti
costretto ad andartene fino
in Florida.-
Inarcò
un sopracciglio quando la proposta di Liam
suonò sicura nel silenzio della stanza. Quanto aveva pensato
all’idea di vederlo
andare via? Da quanto tempo stava valutando tra tutte le
possibilità quella che
permettesse a Louis di stare lì con lui?
Forse
anche Liam soffriva all’idea di separarsi da
lui. Forse anche Liam iniziava a provare qualcosa per lui. Qualcosa che
gli
mostrasse come insopportabile la distanza che si sarebbe venuta a
creare tra
loro.
-
Poi a diciotto anni lui tornerebbe a Victoria e noi
potremmo vivere assieme.-
-
Noi due?- ripeté l’ultima scelta di parole di
Liam,
cercando di ignorare il calore eccessivo che percepiva sulle guance,
tentò di
affrontare lo sguardo dell’amico ma con la penombra della
notte era difficile
studiare il suo viso e capire quanto fosse serio con quella decisione.
Lo intuì
quando la sua mano gli sfiorò la guancia in una carezza e la
sua voce si ricamò
con delicatezza attorno al “Resta con me, Lou”.
Aveva
immaginato molte volte, soprattutto i giorni
appena prima dell’incidente, come avrebbe potuto essere il
primo bacio tra
loro. Sarebbe stato lui a prendere il coraggio, afferrare il viso
dell’amico e
premere le labbra contro le sue per bloccare una sua risata? O sarebbe
stato un
contatto più impacciato, più cauto, quel lieve
sforarsi delle loro bocche?
Non
aveva mai pensato di poter trovarsi nella
situazione opposta, di avere le dita di Liam sul viso e il suo respiro
caldo
contro la bocca.
Era
certo di essere lui a iniziare un contatto di quel
tipo, in un futuro in cui avrebbe ceduto a quella cotta, ma era Liam
che stava
diminuendo le distanze tra i loro visi, che si muoveva con incertezza
fino a
chiudere lo spazio rimasto e unire le loro labbra in un bacio pieno di
confusione e timore.
Sollevò
le mani per stringerle attorno ai suoi polsi,
risalì fino a intrecciare le dita alle sue ancora ferme sul
viso ed espirò
tutta la tensione che aveva trattenuto, insieme al respiro, quando Liam
si
separò dopo quel brevissimo istante da lui per lasciare
libera la supplica ‒ “Ti
prego, Lou. Resta con me”
Nella
stanza silenziosa i loro respiri affannati,
pieni di paura e incertezza, sembravano molto più rumorosi,
caotici, e a Louis
sembrava quasi di essere a un passo dall’annaspare in cerca
di ossigeno mentre
Liam era tanto vicino a lui. Spostò una mano contro la sua
nuca quando si
sporse ancora di più verso di lui, il suo corpo che lo
copriva e le sue labbra
che tornavano a premere con più decisione, e fece scorrere
le dita tra le sue
ciocche, come aveva desiderato fare da mesi.
-
Non andare via. Resta con me, Lou.-
Mosse
il capo in un cenno veloce quando sussurrò
quella frase contro la gola, le sue labbra morbide che si muovevano
sulla pelle
causando piccoli brividi, e cercò di tradurre quel che stava
specchiato nei
suoi occhi scuri quando spinse le loro fronti una contro
l’altra.
Decisione,
disperazione e “Posso darti quello che
vuoi, ma resta con me” che stava pericolosamente scritto
dietro tutti quei
gesti.
///
Please don't stand so close to me
I'm having trouble breathing
I'm afraid of what you'll see right now
I give you everything I am
All my broken heart beats
Until I know you'll understand
And I will make sure to keep my distance
Say "I love you" when you're not listening
And how long can we keep this up, up, up? ~
(Distance,
Christina Perri)
Sei
anni prima, mattina successiva
Era
strano quanto in fretta potesse cambiare una certa
situazione, lasciando andare le insicurezze che lo tenevano bloccato.
Non
avrebbe potuto, ad esempio, stare sdraiato su un fianco ad ammirare il
migliore
amico addormentato accanto a lui. E non avrebbe avuto tutti i ricordi
della
notte precedente fatti di baci ripetuti, sempre più
insistenti, che solo il
sonno aveva interrotto.
Era
felice. Erano due mesi che non si sentiva così
felice e forse non lo era davvero mai stato più di
così.
Quella
cotta impossibile, quella che aveva cercato di
nascondere e soffocare da marzo, trovava una sua realizzazione nel
migliore dei
modi.
-
Continui a guardarmi perché sono troppo bello?-
Spostò
in fretta lo sguardo verso la parete alla
battutina che Liam aveva fatto con spavalderia, un solo occhio aperto e
le
labbra arricciate in un ghigno, e rilasciò un verso sorpreso
quando si sentì
attirare verso il basso, perdendo la posizione seduta che aveva assunto
e
trovandosi sdraiato sopra il corpo dell’amico sorridente.
Avvampò subito a
quell’improvvisa vicinanza e spinse un pugno contro il suo
petto con uno sbuffo
offeso, sollevandosi da lui e incrociando in fretta le braccia per
mostrargli
con quel gesto di non avere intenzione di far qualcosa per riparare al
broncio
che gli stava rivolgendo.
-
Hai pensato a quel che ho detto ieri?-
Inarcò
un sopracciglio quando tra tutto quel che
poteva introdurre Liam scelse di tornare su quell’argomento,
si strinse nelle
spalle e ribatté con onestà: - Sono stato distratto
ieri sera.-
Diede
una veloce occhiata a Liam che ridacchiava con
un accenno di rossore sulle guance, finalmente una risposta del suo
corpo a
quel che era successo tra loro, e mantenne la stessa posizione
contenuta mentre
lo sentiva insistere: - Louis, sono serio. Ci hai pensato?-
-
A restare qui?-
-
Con me.-
Increspò
le labbra in un sorriso mentre teneva gli
occhi rivolti al soffitto, cercando inutilmente di temporeggiare con il
pensieroso ripetere “Con te, hm?”,
ruppe il silenzio con un verso
sorpreso quando Liam gli colpì una spalla con un pugno e
cercò d’interpretare
ancora una volta quel che stavano dicendo i suoi occhi. Sembrava
così deciso a
volerlo trattenere ad Houston; dov’erano da collocarsi in
tutta quella
sicurezza i baci che si erano scambiati la notte precedente? Erano solo
un modo
per convincerlo a restare o ricambiava i suoi sentimenti?
-
Questa casa potrebbe diventare il nostro quartier
generale, Lou.-
Corrugò
le sopracciglia quando Liam sembrò trovare in
quel punto un valido motivo per restare in quella città,
seguì il movimento
della sua mano che passava dall’indicarsi con un tronfio
“Batman”
all’indicarlo con un convinto “Superman”
e ridacchiò divertito quando il
ricordo di una delle loro tante avventure affiorò alla
memoria senza l’amara
assenza dei genitori.
-
Gli altri chi sono?- domandò dopo pochi secondi,
più
per vedere la solita espressione tenera e concentrata
dell’amico che per
conoscere davvero la risposta, e lo vide arrendersi in una mancata di
minuti
con una stretta delle spalle e il borbottio “Possono
scegliere loro chi essere”.
-
La Justice League procede bene anche solo con noi
due.-
Era
una stupida frase, non avrebbe dovuto emozionarsi
in quel modo.
-
Batman e Superman non hanno bisogno di altri.-
Abbassò
lo sguardo sulle loro dita intrecciate in una
salda presa e fece scorrere gli occhi fino al suo viso, trovando subito
le sue
labbra curvate in un sorriso dolce e i suoi occhi scuri pieni di
sicurezza e
affetto.
-
Nemmeno di Wonder Woman?- domandò con cautela,
osservò il ghigno vispo sostituire in fretta la dolcezza e
roteò gli occhi con
uno sbuffo quando l’altro sembrò trovare
divertente affermare che “Danielle
è simpatica”.
-
Un bacio con una femmina e sei infettato per sempre,
Liam.-
Tese
le labbra in una smorfia quando si ricordò subito
del resoconto del loro appuntamento. Non aveva bisogno che proprio in
quel
momento si immaginasse le mani e la bocca di quella strega sul suo
migliore
amico.
-
Sei geloso, Lou-Lou?-
Rilasciò
una risata amara, una che racchiudeva fin
troppa verità, e liberò la mano dalla sua per
dargli una spinta e rendere vani
i suoi tentativi di mettersi seduto. Si lasciò tirare dalle
sue dita strette
alla maglia e si tenne sollevato sopra di lui, rispondendo al suo
sorriso
sicuro con uno sbuffo e “Non m’importa di
quel che fai con quella strega”.
-
Non t’importa?-
Scosse
il capo con dei movimenti fin troppo calcati,
dati dal nervosismo che provava anche solo a immaginare Danielle in una
situazione del genere con Liam, e al suo sguardo pensieroso si sedette
sulle
sue gambe, posò le mani sul suo addome e ribatté
con un tono di sfida che “Ci
sono io ora con te”.
Era
triste
come si fosse focalizzato con la voce sulla breve
temporalità di quella
condizione. In quella casa, in quella stanza, Liam era solo suo. Fuori da lì non poteva illudersi di
averlo.
///
So let me just give up
So let me just let go
If this isn't good for me
Well, I don't wanna know
Let me just stop trying
Let me just stop fighting
I don't want your good advice
Or reasons why I'm alright ~ (You
don’t know, Katelyn Tarver)
Cinque
anni prima, febbraio
Era
inutile cercare di fermare i singhiozzi, le
lacrime che scivolavano lungo le guance ora che finalmente poteva
lasciar
libere le emozioni. Avvolse le braccia attorno alle gambe per tenere le
ginocchia premute contro il petto in quella posizione dolorosa; un
dolore
necessario, se non voleva concentrarsi sul cuore che era sicuro Liam
avesse
spezzato e calpestato più volte durante l’accesa
discussione. Non aveva le
forze di alzarsi da lì, dove si era lasciato cadere una
volta al riparo nella
propria abitazione, ma si sarebbe obbligato in poche ore a sparire in
camera
perché lo zio sarebbe rientrato da lavoro e non voleva dare
spiegazioni. Sbatté
la nuca contro il legno della porta con un singhiozzo, incise i denti
sul
labbro inferiore per fermare nuovi versi o il fastidioso tremolio delle
labbra,
strofinò la manica della divisa contro gli occhi e
cercò di rannicchiarsi
meglio per difendersi dal ricordo delle parole di Liam. Tornavano a
colpirlo
ancora, ancora.
Perché
si era illuso come un idiota il giorno del suo
compleanno?
Aveva
cercato di adeguarsi alla loro strana
situazione. Liam e Danielle avevano iniziato la loro relazione con
l’inizio
della scuola. Quello che lui aveva sperato fosse il bacio di inizio era
stato
solo l’effimero esaudirsi di un desiderio. Andava bene
così, Liam era il suo
migliore amico. Quella cotta, un po’ più dolorosa
con il passare dei mesi, si
sarebbe presto spenta come un tizzone senza più fiamma.
Invece
era tornato a colpire ancora. Con più forza,
con più speranza.
Aveva
rivelato a Liam di sentire la mancanza dei
genitori la vigilia di natale, lui l’aveva stretto tra le
braccia e gli aveva
permesso di piangere, di sfogare tutto quel che aveva trattenuto in
quei mesi.
Poi si era lasciato baciare. Louis aveva preso coraggio e
l’aveva baciato. Liam
e Danielle si erano lasciati prima dell’inizio delle vacanze
invernali, non
l’avrebbe costretto a tradire nessuno. Non credeva nemmeno
Liam avrebbe
ricambiato, voleva solo premere le labbra contro le sue e illudersi di
poter
ottenere Liam almeno per un attimo.
Non
si aspettava che Liam ricambiasse, che lo baciasse
con tanta passione, che lo tenesse stretto tra le braccia quasi avesse
paura di
perderlo. E non pensava nemmeno di ricevere un bacio carico
d’affetto la
mattina successiva, di sentire Liam chiedere con incertezza di stare
con
lui.
Aveva
creduto davvero di aver finalmente ottenuto quel
che desiderava tanto.
Si
era solo illuso. Di nuovo.
Spostò
i palmi contro le orecchie in un gesto vano di
chiudere fuori il “Non ci riesco, Lou. È
finita”. Faceva male quanto la
prima volta. E continuava a ripetersi sadicamente nella testa, assieme
al
ricordo del viso supplicante dell’amico che cercava di
spiegare la situazione e
gli faceva sempre più male. Era come se Liam avesse un
pugnale stretto tra le
dita e continuava a spingere la lama contro il suo cuore mentre
piangeva e gli
chiedeva di perdonarlo.
“Te
lo giuro, Lou! Ho provato! Ho provato a
innamorarmi di te! Non ci riesco!”
Se
non fosse stato tanto concentrato a trattenere il
pianto, a mantenere intatto il cuore per il tempo necessario, avrebbe
ribattuto
certamente che lui, al contrario, si era sforzato tanto per impedire
l’effetto
contrario.
Liam
l’aveva illuso, di nuovo. Lui si era fidato,
ancora una volta.
L’unico
a sentirsi solo in quella casa era lui. Lui
con le sue illusioni, le sue speranze. Tutta quella solitudine
impregnata tra i
muri che tornava a soffocarlo.
///
Tell me you love her
And I'll be gone
Tell me you love her
And my heart was simply wrong
Just say the words and I'll turn around
I'll be gone without a sound
And burn this house to the ground ~ (The house
we never built, Gabrielle Aplin)
Quattro
anni prima, luglio
-
So che è il suo sogno andarsene in giro e ballare.-
Louis
riuscì a trattenere lo sbuffo annoiato solo
grazie a tutta la pratica fatta negli anni, ma una parte di lui ne era
totalmente e terribilmente irritata. Mosse il capo in un cenno quando
Liam lo
anticipò, borbottando: - Io ho rinunciato a un sacco di
partite pur di uscire con
lei.-
-
Hai rinunciato al ruolo di capitano.- gli fece
subito presente, aveva preso a cuore l’improvviso ruolo di
grillo parlante che
gli veniva assegnato. Solitamente Liam andava a parlare di Danielle con
Josh,
raramente entrava in quell’argomento spinoso con lui.
-
Esatto! Ho rinunciato al ruolo di capitano, Dio.
Quanto sono stato idiota?-
Sollevò
le spalle e allargò le braccia, quasi potesse
rispondere con quei gesti e nessuna parola, gli rivolse
un’occhiataccia quando
quell’appoggiarlo gli fece meritare una pacca leggera contro
la nuca. Spinse il
pugno contro il suo addome con un borbottio sul non trattare in quel
modo il
padrone di casa e chi gli aveva prestato vestiti asciutti,
ignorò la sfida con
cui aveva pronunciato quel “Li rivuoi indietro?”
e spostò l’attenzione
sulla televisione per non accettare quella che doveva essere una
proposta
scherzosa.
-
Quindi io ho rinunciato a essere il capitano più
giovane della squadra di football della nostra scuola. Ruolo che avrei
ottenuto
con il benestare del nostro vecchio capitano, cosa che tu ritenevi
impossibile.-
Roteò
gli occhi per non commentare quel suo solito
pavoneggiarsi, ma piegò il braccio e spinse il gomito contro
il suo addome fino
a sentirlo lamentarsi. La posizione che aveva scelto seduto sul tappeto
con il
divano alle spalle si stava rivelando parecchio utile.
-
E per cosa? Perché lei era gelosa di Melanie con cui
ho avuto una storia di quanto?-
-
Due settimane, Liam.- gli andò subito in aiuto con
uno sbuffo annoiato; avrebbe voluto sapere se ricordava almeno quanto
era
durata la loro di relazione. Era certo Liam
l’avesse cancellata
totalmente dalla mente. Non aveva avuto la stessa importanza, non come
quanta
ne aveva avuta su di lui.
-
Esatto! Solo due fottute settimane. E di certo non
avrei scopato con lei, anche se capo delle cheerleader,
perché la mia relazione
con Danielle era solida.-
Non
riuscì a bloccare la risata all’ultima parola con
cui aveva deciso di descrivere quella relazione traballante e, visto
che ormai
si era svelato, si decise a borbottare: - Non lo è mai
stata. Smettila con le
idiozie.-
Conosceva
così bene Liam da riuscire a immaginare la
smorfia offesa che doveva avere ora in viso, le labbra schiuse per
prepararsi a
difendere quella relazione da accuse fondate, poi sentì il
suo sospiro e capì
di aver vinto per quella volta l’argomentazione contro
Danielle e la loro
relazione.
-
In ogni caso non capisco per quale motivo quando io
le chiedo di restare almeno una settimana con me, lei mi lascia
perché ha i
suoi sogni da seguire ed io sono d’intralcio.-
Era
da quando Liam era comparso alla porta di casa
completamente fradicio e tremante che Louis si stava sforzando a non
commentare
con acidità qualsiasi cosa riguardasse Danielle. In quel
momento voleva
ribattere che forse lei non meritava tutto
quell’amore che lui
proclamava ai sette venti di provare per lei. Era ingiusto che gli
riuscisse
tanto semplice amare una ragazza che lo trattava in
quel modo e trovare impossibile
rivolgere quei sentimenti a lui. Lui che c’era sempre stato,
che lo sosteneva
sempre. Anche quando gli spezzava il cuore e gli prometteva di essere
la
persona più importante della sua vita.
-
Volevo solo passare la settimana del mio compleanno,
dei miei diciassette anni, con lei. Non chiedevo
l’impossibile, giusto?-
Si
strinse nelle spalle per non aprire bocca, era
certo sarebbe servito solo a farli litigare perché Liam era
sempre così difensivo
nei confronti di una ragazza che continuava a spezzargli il cuore. Era
una
situazione orrenda: lui che voleva solo il bene di Liam e allo stesso
tempo lo
desiderava, Danielle che poteva averlo, ma lo faceva soffrire e Liam
che
sembrava accontentarsi del limitato affetto di Danielle. Sarebbe stato
tutto
molto più semplice, se solo Liam avesse ricambiato almeno un
quinto di quello
che lui provava. Si accontentava di così poco, pur di avere
di nuovo una
possibilità con Liam.
-
Quindi è finita?- domandò con un tono
indifferente,
nascondendo quella flebile speranza mentre si voltava per guardare
l’amico
sdraiato sul divano con i vestiti asciutti che gli aveva prestato. Gli
aveva
concesso d’indossare la maglia di Superman che era la sua
preferita, solo
perché stupidamente voleva il suo odore sui vestiti che gli
appartenevano.
Inarcò un sopracciglio quando Liam restò in
silenzio a fissarlo con una strana
espressione in viso; possibile che riuscisse a sentire la burrasca che
gli
creava quella vicinanza?
Spinse
un pugno contro la sua spalla per fargli
spezzare il legame e pronunciò un verso infastidito, per poi
grugnire: - Perché
mi guardi così? Sei diventato scemo? Vi siete lasciati
ancora, sì o no? La
domanda è semplice.-
Socchiuse
gli occhi quando l’amico con la solita sfida
nella voce ribatté con quel “T’importa?”
che gli faceva venire voglia
solo di gridare, scrollò le spalle con uno sbuffo e
borbottò: - Non m’importa
nulla di quella strega.-
-
Darle della strega è esagerato, Lou.-
-
La chiamo come voglio, Liam.- rispose con un tono
piccato e un movimento indifferente delle spalle, spostò lo
sguardo sulla
televisione accesa, pensando a come poteva essere semplice per tutti
ignorare
la tensione che aveva creato, e prese coraggio, tenendosi sollevato
sulle
ginocchia e insistendo: - Lei è solo una stronza e tu un
idiota a darle possibilità
infinite. Non ti è bastato tutto quello che ti ha fatto
passare? Perché insisti
a stare in una relazione con lei, quando sai che ti spezzerà
ancora il cuore?
Ti fa sempre male e tu continui a…-
-
Perché amo Danielle.-
Scosse
il capo con una risata amara a quella
confessione enfatica, resistendo all’impulso di gridargli
contro che al
contrario lui non l’aveva fatto soffrire e lo amava
incondizionatamente. Se
solo avesse dato alla loro relazione una sola possibilità,
tra tutte quelle che
aveva fornito a Danielle, sarebbe stato tutto molto diverso.
-
No, sei solo un idiota.- ribatté con rabbia,
sentendo una sorta di soddisfazione a vedere del dolore nei suoi occhi,
e con
la stessa grinta di poco prima continuò: - Sei uno stupido a
darle tutte queste
possibilità, quando sai che lei ti farà soffrire.
Credi di meritare un amore
come quello? La tua testa ti dice che è quello che merita
uno come te? Per
questo non provi mai a dirle che no, ne hai abbastanza di lei?
È questo il
problema? Lasci sempre che lei decida tutto. Quando lasciarvi, quando
tornare
assieme e quando chiuderla di nuovo. Non è amore quello,
Liam. È masochismo e
idiozia.-
-
Cosa ne sai tu dell’amore, Louis. Non hai mai avuto
una relazione seria in tutta la tua vita e non hai il diritto di
giudicare la
mia.-
Non
seppe dove trovò la forza di non reagire di fronte
a quell’accusa, alla dimostrazione che la loro relazione non
aveva avuto lo
stesso impatto su loro due e che Liam l’aveva forse persino
dimenticata. La
voglia di gridare che aveva amato e amava ancora profondamente stava
diventando
soffocante. Perché Liam non capiva? Perché Liam
continuava a distruggerlo e lui
non gli sfilava il coltello dalle mani per pugnalarlo come stava
facendo
ripetutamente il suo amico? Chi tra i due amava nel modo peggiore?
Danielle
sarebbe tornata presto, la loro relazione avrebbe ripreso il naturale
corso e
lui sarebbe rimasto solo a guardarli dimenticare le sofferenze e
amarsi. Come
lui voleva fare. Come lui desiderava Liam.
Agì
d’impulso quando strinse le dita tra le ciocche di
Liam, tutto preso in un’infinità di scuse sullo
sfogo imperdonabile avuto, e
spinse le labbra contro le sue, bloccando in quel modo le parole
inutili che
stava pronunciando in farfugli senza senso. Si separò subito
dopo da lui con il
respiro affannato, le guance di un rosso acceso quanto quelle
dell’amico, e si
lasciò sollevare dalle sue mani improvvisamente decise,
sedendosi sulle sue
gambe e chinando il viso per riprendere a baciarlo con più
convinzione.
Sorrise
contro la sua bocca quando riuscì per la prima
volta a sfiorare con le dita i suoi addominali contratti, fece scorrere
la mano
fino all’elastico dei suoi boxer e schiuse le labbra in un
verso sorpreso
quando Liam ritirò la lingua con uno scatto e “Non
ci siamo lasciati, Lou. Non
ci siamo lasciati” che ripeteva in un mantra con il
fiato corto. Gli
sistemò la maglia con un sospiro, capendo di aver
già perso l’opportunità di
avere almeno per poche ore Liam tutto per lui, e nascose la delusione
dietro
un’espressione indifferente quando le mani
dell’amico si strinsero al viso per
studiarlo.
-
Tutto bene, Lou?-
Costrinse
le labbra a tendere verso l’alto,
impossibile non notare la falsità di quel sorriso, e mosse
il capo in un cenno,
rispondendo: - Come sempre, Liam.-
Era
sicuro Liam stesse valutando quanto poteva
insistere ancora per fargli svelare tutta la verità;
entrambi sapevano sarebbe
bastata un’ulteriore domanda per far crollare
quell’apparente sicurezza che
aveva costruito in pochi secondi. Bastava solo Liam pronunciasse il suo
nome e
gli avrebbe rivelato tutto quanto. Liam però era in silenzio
e le sue dita
tremavano sul viso di Louis. Non avrebbero mai affrontato quella
situazione.
Sarebbe rimasta sempre quella fragile spaccatura tra loro: Liam che lo
illudeva, lui che ci ricadeva e Liam che non capiva.
Si
spostò dalle sue gambe in fretta, la presa delle
sue dita così fragile da non averlo trattenuto, si
lasciò cadere con il sedere
sul tappeto, dandogli le spalle per costruire meglio quel muro di
indifferenza
attorno al cuore, e si concentrò sul respiro di Liam che con
fatica tornava
alla sua regolarità. Si sistemò contro il divano,
poggiando le braccia sulle
sue cosce per usare le sue gambe come braccioli di una poltrona
invisibile, e
piegò il viso su un lato per osservare il tremore delle sue
mani che diventava
via via più controllato.
La
sua voce suonava rauca mentre pronunciava il solito
“Ti voglio tanto bene, Lou”, ma
era certo di essere l’unico con un
pugnale conficcato nel cuore e le lacrime incastrate negli occhi mentre
con
eccessiva leggerezza ribatteva: - Anch’io te voglio, Liam.-
///
Nothing goes as planned
Everything will break
People say goodbye
In their own special way
All that you rely on
And all that you can fake
Will leave you in the morning
But find you in the day
Oh, you're in my veins
And I cannot get you out
Oh, you're all I taste
At night inside of my mouth ~ (In my
veins, Andrew Belle)
Tre
anni
prima, giugno
Strinse
le dita attorno alla maniglia mentre osservava
il ragazzo di fronte a lui. Avrebbe tanto voluto che
quell’indifferenza che
stava esibendo in viso, fosse uno specchio di quel che provava dentro.
Non era
così, non sarebbe mai stato così. E forse per
quel motivo Liam tornava a
cercarlo ogni volta. Sapeva che non avrebbe mai avuto la forza di
cacciarlo e
non dargli tutto, ogni cosa che gli chiedeva. Il conforto di un
abbraccio
mentre lui sanguinava dal desiderio di avere solo un poco di
più.
Non
quella volta,
pensò mentre la stretta attorno alla maniglia si
rafforza per la rabbia.
Era
colpa di Liam. O meglio, era colpa di Danielle che
decideva di andarsene in Europa e lasciava solo Liam, ancora una volta.
Questa
volta forse per sempre, gli sussurrava sadicamente una voce
nella testa che
lo invitava ad aprire quell’ultima volta le braccia a Liam.
Danielle
era partita. Danielle aveva deciso di
frequentare la scuola di danza in Europa, una volta concluso il liceo.
Danielle
non sarebbe tornata a Houston per settembre. La relazione con Liam non
sarebbe
ripresa al suo ritorno perché non sarebbe tornata, o almeno
non subito. Forse
per la vacanze natalizie? Forse poteva finalmente avere Liam per lui,
ora che
la strega stava dall’altra parte dell’oceano. Forse
si era finalmente liberato
di lei.
Ricacciò
indietro la speranza che la sua comparsa
aveva riportato con sé, Liam non l’aveva raggiunto
per dare una possibilità
alla loro storia.
-
Perché sei venuto da me?-
Perché
non sei andato da Josh? Perché torni da me ogni
volta? Perché non vuoi uscire dalla mia testa?
-
Non lo so, Louis. Non lo so. Ho bisogno di te.-
Prese
un respiro tremante quando quella supplica fece
su di lui lo stesso impatto degli anni precedenti; un pugno nello
stomaco dato
dalle sue mani unite in preghiere, dai suoi occhi scuri e dal tremolio
delle
sue labbra.
Non
credeva di avere tanta rabbia dentro, si stupì per
come suonò con durezza la replica: - Dov’eri
quando io avevo bisogno di te,
Liam?-
Il
senso di colpa che passò dagli occhi di Liam, che
causò un singhiozzo che gli scosse tutto il corpo in un
nuovo supplicante “Louis,
ti prego”, lo accolse con una sorta di
soddisfazione. Poteva togliersi quel
maledetto pugnale dal petto e spingerlo contro Liam con frasi affilate
dalle
sofferenze del passato.
La
voce di Liam si spezzò al “Ho bisogno del
mio
migliore amico”, ma non si lasciò
impietosire e con la stessa freddezza di
prima, un pizzico di acidità nella voce, ribatté:
- Ora sono di nuovo il tuo
migliore amico?-
-
Louis.-
Scosse
il capo per rispondere all’ennesima supplica,
pronunciata a fatica tra i denti, di Liam e si sporse verso di lui per
scagliare con più forza le parole contro di lui mentre
sibilava: - Ho trovato
qualcun altro che mi succhi il cazzo senza spezzarmi il cuore. E lo fa
sicuramente meglio di quel che avresti potuto fare tu.-
-
Io non ho bisogno di te.- aggiunse poi con
una pausa fredda tra una parola e quella successiva, solo per spingere
quel
pugnale più in profondità nel petto di Liam che
si aggrappava alle mani con le
dita che tremavano in modo incontrollabile e finalmente piangeva a
causa sua.
Finalmente si vedeva rifiutato da lui e piangeva mentre tra i
singhiozzi
farfugliava: - Mi dispiace, Louis. Mi dispiace per tutto. Per ogni
cosa, Louis.
Per tutto. Ho bisogno di te, ti prego.-
Diede
uno strattone alle mani per liberarle della sua
fragile stretta e ringhiò: - Ora è tardi, Payne.-
Insistette
con eccessiva durezza sull’utilizzo del
cognome, un modo infantile per fargli male e mostrargli che era tutto
cambiato,
sbatté con forza la porta per chiudere fuori il suo viso
contratto dalla
confusione, dalla sorpresa e dalla sofferenza.
I
suoi piedi si mossero in automatico per portarlo
verso la sala, puntò gli occhi sul ricciolino che stava
seduto ad aspettarlo e
scosse il capo quando s’impuntò a chiedergli chi
fosse alla porta.
-
Nessuno d’importante. Non più.- ribatté
con
eccessiva durezza di fronte alla cautela che dimostrava di avere Harry
nei suoi
confronti. Tenne le braccia tese ai lati del corpo, i pugni chiusi e
gli occhi
bassi mentre le dita del ragazzino si muovevano con delicatezza sulla
guancia
per raccogliere tutte le lacrime. Sollevò un braccio per
stringere la sua mano
con le dita e incrociò il suo sguardo solo per un attimo; i
suoi occhi verdi e
premurosi che da dicembre avevano cercato di dargli il conforto
amichevole di
cui aveva bisogno, il suo carattere bizzarro che tentava di distrarlo
nei
momenti di solitudine e il sorriso dolce che gli riservava nei corridoi
della
scuola per dargli coraggio.
Cercò
di aprire la bocca per parlare, ripetergli che
non era nulla d’importante e poteva riprendere il suo
discorso sulla madre e il
nuovo fidanzato che non gli piaceva per nulla, ma nel silenzio della
stanza
suonò solo un singhiozzo. Sfregò
l’avambraccio contro gli occhi per cancellare
le lacrime e si lasciò stringere nel suo abbraccio,
spingendo il viso contro la
sua spalla e percependo tutto il corpo tremare con quel pianto che
sfogava
ancora una volta per colpa di Liam.
Non
era solo, quella volta non era solo.
-
Fammi dimenticare tutto, Haz. È insopportabile.-
Aveva
lasciato Liam alle spalle ‒ in lacrime, tremante,
distrutto. Eppure gli sembrava di essere l’unico ancora con
il cuore spezzato.
///
You’re a spark without flame
I’m a desert in the rain,
You’re a mountain and I’m a stepping stone
So walk away from your pride
It’s a demon in disguise
And it won’t help you to calm the swelling tide ~ (Human,
Gabrielle Aplin)
(Ritorno
al
)presente, dicembre
Sembrava
quasi a Louis di aver fatto un improvviso
balzo nel passato; il cappuccio della felpa che non era servito a
riparare
l’altro ragazzo dalla pioggia, le sue ciocche gocciolanti e
il pallore del suo
viso mentre con un cenno lento gli chiedeva il permesso di
entrare.
-
Ormai è diventata una tradizione.- commentò con
un’alzata di spalle indifferente, spostandosi dalla porta per
far passare Liam
che rispondeva alla sua battuta con un sorriso debole. - Non
è la prima volta
che mi allaghi casa, stai tranquillo.- aggiunse quando gli
sembrò l’amico
stesse cercando di occupare meno spazio e non sporcare troppo in giro.
Osservò
il cenno del suo capo, i suoi occhi sfuggenti,
e incrociò le braccia al petto con uno sbuffo per farlo
procedere con il motivo
che l’aveva portato fin lì il giorno dopo il loro
litigio. Aveva sbagliato a
gridargli contro quel giorno, raggiungerlo a casa e sfogare quel che la
stupida
mancanza di un simbolo aveva riportato a galla. Non avrebbe dovuto, ma
era
stato impossibile trattenere tutta quella sofferenza e non sfogarla
nell’acidità che ormai sembrava
contraddistinguerlo.
-
Ruth non mi ha permesso di raggiungerti, altrimenti
ti sarei corso dietro.-
Sollevò
le spalle alla scelta delle sue parole caute,
picchiettò le dita contro l’incavo dei gomiti e
seguì il movimento della sua
mano tra i capelli bagnati e mossi, inarcando un sopracciglio quando
sulle sue
labbra comparve un sorriso. Spiegazione che stava racchiusa nel
successivo “Poi
è comparso Zayn”.
Il
comportamento di Liam lo stava innervosendo, era
certo volesse dire qualcosa per come prendeva il respiro, poi lo vedeva
scuotere il capo e sbuffare, come se non fosse soddisfatto della piega
che
nella sua testa aveva preso una certa frase. Si schiarì la
voce per mostrargli
di essere spazientito e corrugò la fronte quando Liam
sputò fuori un frenetico
“Mi dispiace”.
-
L’hai già detto una quantità eccessiva
di volte.-
-
E ognuna è piena di verità.-
Si
strinse nelle spalle quando affrontò lo sguardo
confuso e concentrato di Liam, tenendo le braccia incrociate e
preparandosi al
colpo preannunciato da quella sua solita espressione contrita.
-
Mi dispiace per ogni errore che ho fatto con te.-
Spinse
i polpastrelli contro l’incavo dei gomiti per
non mostrare le emozioni e vecchie ferite, schioccò la
lingua contro il palato
e cercò di fermare tutto, fargli dimenticare lo sfogo del
giorno precedente,
chiamandolo per nome. Liam però scuoteva il capo e lo stava
totalmente
ignorando mentre sembrava quanto lui desideroso di continuare a
ignorare quel
che avevano sepolto da anni.
-
No, ascolta. Non avrei dovuto illuderti che tra
noi…- Trattenne il respiro per prepararsi al colpo delle sue
parole, vedendo la
sua mano sfregare il viso e il suo sospiro pesare sulle spalle. -
Eri… no, tu
sei l’amico più importante che ho. Avevo
così paura di perderti che ho pensato
di poterti trattenere in quel modo. Credevo ti sarebbe bastato.-
Louis
distolse subito lo sguardo dal suo viso quando
intuì da un movimento che sarebbe stato in fretta costretto
a incrociare i suoi
occhi, scosse il capo e borbottò: - Non m’importa.
Quella è una storia passata.
Non avrei dovuto rinfacciartelo ieri.-
Liam
però sembrava avesse perso l’esitazione di poco
prima, ignorò quelle parole e continuò: - Mi
dispiace di averti fatto soffrire
in quegli anni e di non aver mai tentato una volta di farti aprire con
me.
Sapevo c’era qualcosa che non andava ma non volevo venisse
alla luce.-
-
Ti ho detto che…-
La
successiva supplica che avrebbe voluto mettere nel
“non voglio parlarne” venne coperta dalla voce di
Liam che, con la solita
insistenza, dichiarò: - T’importa, Louis. O non
avresti usato quelle parole. Mi
dispiace di averti fatto sentire così per tutto questo
tempo. Non sei mai stato
un semplice divertimento per me. Era solo il gesto disperato di un
idiota che
non voleva perdere il suo migliore amico.-
Si
focalizzò su quel “gesto disperato” e
sibilò: -
Grazie per avermi confessato di aver limonato con me solo per
pietà. Mi mancava
questa notizia. Fantastico.-
-
Louis…-
Scosse
il capo per bloccare dal principio i tentativi
di Liam di spiegarsi, farlo ragionare su quel che aveva confessato, e
lo spinse
con le mani contro la stoffa bagnata della felpa che indossava,
sputando fuori
quel che aveva trattenuto per anni.
-
No, basta. Sei venuto fin qui per scoperchiare il
passato e farmi del male? Non ti è bastato ferirmi anni fa?
Devi solo
continuare a spezzarmi il cuore anche quando non ti amo più.-
Ignorò
il verso sorpreso di Liam, finalmente forse
aveva capito quanto quella relazione insignificante avesse contato per
lui, e
spalancò la porta per riuscire a spingerlo fuori di casa
mentre insisteva dicendo:
- Ora te ne puoi andare. Ti sei tolto anche questo sassolino dalla
scarpa e
puoi fingere di non avere più colpe.-
-
Louis.-
Scosse
il capo e si scansò l’attimo prima che la sua
mano potesse posarsi sulla spalla, incrociando le braccia al petto per
non
agire in modo istintivo al sospiro sofferente di Liam e a come la sua
voce
suonava cauta, incerta, mentre mormorava: - Ero solo passato a
chiederti scusa
per tutto. Non volevo togliermi nessun sassolino. Volevo solo liberare
entrambi
da questo peso.-
-
Sempre così altruista.- sibilò con un movimento
annoiato degli occhi, li puntò sul ragazzo che annuiva con
un debole sorriso e
continuò a osservarlo senza fare nulla mentre lo salutava
con un cenno
impacciato e sollevava di nuovo il cappuccio per ripararsi dalla
pioggia.
Lasciò
cadere le braccia lungo i fianchi con un
sospiro, sciogliendo la posizione rigida che aveva assunto, e fece un
passo
nella sua direzione, chiamandolo con un “Hey, idiota”
e dandogli il
tempo necessario per voltarsi prima di avvolgere le braccia attorno
alla sua
vita e tenerlo stretto sotto la pioggia che li bagnava entrambi.
-
Sei un idiota, Payne.-
Spinse
il pugno contro il suo stomaco quando sentì la
risata scuotere il corpo che tentava di abbracciare e poggiò
il mento sulla sua
spalla mentre ascoltava la sua voce e i farfugli: - Non sei
mai stato un
divertimento, un gioco, per me. Te lo giuro, Lou. Non volevo illuderti,
farti
del male. Avevo paura di perderti e ho sbagliato tutto. Ti voglio bene,
lo sai.
Volevo solo darti quello che volevi tu… per non perderti.-
-
Mi ripeto, sei un idiota.-
Si
separò dall’abbraccio dopo poco e strinse le dita
sulla manica della sua felpa, trascinandoselo dietro mentre borbottava
di
dargli dei vestiti asciutti perché non voleva avere sulla
coscienza qualche
brutta malattia. Si bloccò con un sospiro quando chiuse il
temporale fuori, i
suoi rumori, e ruppe il silenzio che era andato a crearsi, sussurrando:
-
Dispiace anche a me.-
Si
voltò per affrontare l’occhiata confusa di Liam e
agitò appena una mano, la passò sul viso e
sospirò, dicendo: - Non volevo dire
quelle cose su Zayn.-
-
Non voglio che lui ti faccia soffrire.- riprese per
legarsi a quel che gli aveva gridato contro il giorno precedente,
passò una
mano sul viso con uno sbuffo e borbottò: - O che tu faccia
soffrire lui.-
-
Non ho intenzione di farlo soffrire.-
Spinse
un pugno contro la sua spalla quando vide la
sua fronte incresparsi, probabilmente tutto preso a ricordare ogni
momento in
cui era successo l’esatto opposto, e picchiettò
l’indice contro il suo petto,
insistendo: - Tu meriti un amore quanto tutti gli altri. E sono davvero
felice
che tu l’abbia finalmente accettato.-
Si
scambiò un sorriso con Liam, conoscendo
perfettamente il significato della sua occhiata.
Meriti
un amore che ti renda felice.
Show me that you’re human, you
won’t break
Oh, love your flaws and live for your mistakes
And beauty’s on the surface wearing thin
Come closer show the marks upon your skin
Show me that you’re human ~
Angolo
Shine:
Scrivere
questa sottospecie di spin-off, aka “la
sofferenza” è stato stranamente molto semplice e
veloce. Oserei dire anche
terapeutico e divertente. (Grazie a “Forever Young”
per avermi dato la
possibilità di cimentarmi in questo breve intenso sofferente
viaggio nel LiLo)
Spero
di aver spiegato in queste poche frasi lo
strambo rapporto Liam/Louis dell’universo alternativo car
washiano.
Louis innamorato perso di Liam, Liam che è un cretino, Louis
che di conseguenza
è costretto a soffrire e dopo anni di autodistruzione dietro
un imbecille (con
tutto il bene che voglio a questo Liam) capisce che è il
momento di dare un
taglio a quello strano circolo e pensare un poco a se stessi. Un
ringraziamento
a Harry per la breve e intensa partecipazione.
Credo
di aver risolto con questa gran parte del
mistero (se non tutto) che si nasconde nel passato di Louis. E bon, mi
sono
affezionata tanto a lui ed è stato complicato non immaginare
un “What if…” dove
tutto va per il meglio per lui e la sua cotta impossibile.
Svelati
anche un sacco di particolari sul rapporto
Liam/Danielle, sul famoso sorriso citato in “Rise
up” che Liam ha solo per il
football (e Zayn ♥) e su quel che accadde quel giorno
movimentato dell’estate
di tre anni prima. Per chi fosse confuso dalla cronologia degli eventi
di
quella giornata si procede nell’ordine: Danielle parte per
l’Europa, Liam va da
Louis per chiedere consigli su come comportarsi perché, al
contrario di Josh, è
crudelmente onesto quando si tratta di Danielle, Louis però
lo caccia e Liam
spera di sistemare tutto il caos nella sua testa con una corsa. Una
corsa che
lo porta a incontrare Zayn (O meglio che porta gli occhi di Zayn a
posarsi sul
sedere di Liam) e quando torna a casa l’idea di aver appena
perso la persona
più importante della sua vita (chi lo sa se è
Danielle o Louis…) gli provoca la
crisi cui le sorelle assistono e che viene citata in “You
can reclaim your
crown” (15^ parte di Car Wash).
Questo
è quanto, per il momento.
Per
ulteriori dubbi, perplessità, pareri contrari
potete commentare qui o cercarmi su Twitter.
Ricordo
che il prossimo spin-off è interamente
Zayn/Liam per farmi perdonare di questo angst e lo
pubblicherò il 29 perché
spero - mi sto illudendo - che in cambio l’universo mi dia la
gioia di una
reunion Ziam, o qualcosa che gli si avvicini. (Chi
è riuscito a liberarsi di
loro mi contatti e mi offri il segreto del quieto viver, grazie
♥)