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Autore: Shine_    23/08/2017    2 recensioni
[Spin-off Car Wash; Louis/Liam - accenni Louis/Harry]
Avere una cotta per il tuo migliore amico non è mai una questione semplice.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Car wash e seguiti'
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La douleur exquise

 

 

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Presente, dicembre

 

- Louis, sai che non è così.-

Scosse il capo con una risata amara di fronte ai tentativi di Liam di calmarlo, le braccia tese verso di lui per cercare di raggiungerlo con le mani, ignorò i richiami di Ruth che si metteva nel mezzo, sicuramente attirata dalle grida di poco prima, e spinse i palmi contro le spalle dell’amico per sfogare in quel modo la rabbia che provava con l’ondata di tutti i ricordi. Era stato uno stupido in passato e Liam, come sempre, rivelava quel che aveva sempre sospettato.

- Non ti è mai importato, giusto? Ti sei dimenticato di quei simboli, come ti sei dimenticato della loro importanza. Per te è sempre stato solo un gioco. Io sono sempre stato solo un divertimento per te.-

- Louis.-

Si scansò con un gesto veloce quando Liam tentò ancora una volta di avere un contatto con lui e sibilò: - Spero ti faccia male. Spero tu possa provare un minimo di quello che hai fatto passare a me. Spero ti metta in ginocchio e ti lasci a soffrire da solo. Come hai sempre fatto tu con me.-

Si spinse contro la spalla di Ruth che raggiungeva il fratello in un attimo e agitò una mano come a voler scacciare un moscerino mentre sentiva la sua voce innalzarsi di tonalità per invitarlo ad andarsene e non tornare mai più a casa loro.

 

///

 

I never knew just what it was about this old coffee shop
I love so much
All of the while, I never knew
It was you ~   Falling in love at a coffee shop, Landon Pigg

 

Sei anni prima, giugno

 

- Non è solo un gioco, Lou!-

Louis scosse il capo con la risata di poco prima evidente nella piega del sorriso divertito, sollevò gli occhi sull’amico che lo fissava con lo strofinaccio che pendeva dalle dita e le mani sui fianchi, rispose con un verso alla serietà che leggeva sul suo viso e ribatté con ovvietà: - Il football è un gioco, Liam.-

Puntò il gomito contro il bancone e portò una mano alla bocca per fermare subito la risata; era incredibile quanto in fretta perdesse le staffe in quell’argomento. Louis vi entrava di proposito perché era tanto semplice farlo innervosire e si divertiva a vederlo borbottare e arrendersi dopo ore di discussioni infantili.

- Passerò le selezioni questa volta, vedrai.-

Inarcò un sopracciglio alla convinzione che suonava nella voce di Liam e non poté far a meno di annuire quando incrociò il suo sguardo, accennando un sorriso che si affrettò a nascondere dietro il bicchiere di coca-cola che aveva ordinato solo per fare compagnia a Liam sul posto di lavoro che aveva voluto a ogni costo quell’estate. Avrebbe preferito di gran lunga passare quelle vacanze estive in sua compagnia in ben altri luoghi, tuttavia aveva dovuto cedere di fronte alle insistenze dell’amico d’infanzia e ora passava buona parte dei pomeriggi seduto davanti al bancone del bar mentre Liam cercava di aiutare il padrone del locale.

- Non ti prenderanno sul serio, sei ancora troppo piccolo.- Indicò con un movimento della mano il ragazzo che gonfiava il petto, come a volergli mostrare muscoli ancora non così sviluppati, e schioccò la lingua contro il palato al suo puntiglioso ricordargli di essere grande a sufficienza con i suoi quasi quindici anni.

- Tu non solo vuoi essere selezionato per entrare nella squadra dei più grandi…- Lasciò correre il silenzio per qualche secondo e puntò gli occhi sul viso di quello che annuiva con un’espressione tronfia, concludendo: -… vuoi diventare capitano di quella squadra entro l’anno prossimo.-

Osservò con attenzione Liam che sistemava lo strofinaccio su una spalla, poggiava i palmi sul bancone per sporgersi verso di lui e con un sorriso allegro, ripeteva: - L’anno prossimo avrò sedici anni e sarò grande a sufficienza.-

- Io ho dei dubbi.-

- Non dovresti avere dubbi nelle mie abilità, Lou! Che migliore amico sei?-

Roteò gli occhi con uno sbuffo ai lamenti di Liam e strofinò le dita contro il braccio che gli aveva colpito con lo strofinaccio, decidendo di insistere ancora su quell’argomento e ricordargli: - Il capitano attuale l’anno prossimo sarà ancora in quella squadra e io non credo sia disposto a lasciare il titolo a un novellino.-

Percepì il calore risalire in fretta alle guance all’occhiolino che il coetaneo gli aveva rivolto, abbassò gli occhi sul bicchiere per nascondere quella reazione traditrice del corpo e rilasciò un verso contrariato per rispondere alla spavalderia con cui Liam canticchiava: - Io credo proprio lo farà, Lou-Lou.-

Scosse il capo con una risata divertita ai richiami dell’uomo che stava nel retrobottega, indicò con un cenno a Liam di procedere e schiuse le labbra per mostrargli la lingua in una smorfia infantile quando gli puntò contro l’indice e “Non finisce qui, tornerai a casa convinto delle mie doti”. Lo seguì con gli occhi mentre si allontanava da lui, premette la guancia contro il pugno e rilasciò un sospiro sconsolato; quanto tempo poteva resistere ancora quella cotta prima di accettare la sconfitta?

La fine di giugno era ormai alle porte e quello strano sentimento che lo faceva arrossire di tanto in tanto con Liam aveva trovato un nome e una spiegazione attorno alla metà di marzo. Ricordava di aver invitato Liam a casa dopo scuola con la scusa dei compiti, avevano passato tutto il pomeriggio sui videogiochi, poi alle insistenze dei genitori si era fermato con loro a cena. Ricordava di essere arrossito vistosamente alle parole della madre - “Il tuo fidanzatino si ferma a dormire?” -, di aver rivolto a entrambi i genitori un’occhiata di ammonimento quando Liam era tornato dal bagno e aveva chiesto il motivo della loro risata, e poi il viaggio in macchina con il padre in silenzio e lui che si lasciava ammaliare dal chiacchiericcio di Liam e dai gesti ampi delle sue mani mentre descriveva un particolare della simulazione di guerra di un videogioco appena uscito. Non aveva capito subito a cosa si riferisse il padre, una volta rimasti soli, con quel “Non è un problema, sai?” e si era opposto dal principio al suo aggiungere con cautela la spiegazione “Avere una piccola cotta per il tuo migliore amico”.

Era stato così serio il padre quando aveva ripetuto la frase iniziale che aveva deciso di credergli, aveva rivolto lo sguardo fuori dal finestrino e aveva sospirato appena, accettando di dare un nome a quello strano sentimento che cresceva dentro di lui con ogni momento che passava in compagnia di Liam ‒  “Louis, non è un problema”. E se suo padre ne era convinto, non poteva sbagliarsi.

Sollevò gli occhi dal bicchiere di coca-cola che aveva fissato mentre si perdeva un attimo nei ricordi, seguì quel che Liam stava indicando con il braccio teso e si focalizzò sulla pubblicità che sponsorizzava l’inizio della stagione di football. Le labbra di Liam erano piene del sorriso spensierato che aveva ormai etichettato come “sorriso da football” e anche se ne era un poco geloso, certe volte desiderava esserne lui la causa, non poteva far a meno di ammirarlo in silenzio mentre lui insisteva con quel “Vedrai che un giorno ci sarò io in quel campo”.

S’impegnò con il sorso di coca-cola successivo, anticipando di un tempo brevissimo la svolta del suo capo verso di lui, e quando poggiò il bicchiere sul bancone, inarcò un sopracciglio e lo sfidò in quel solito modo sfacciato. Ridacchiò divertito quando sulle sue labbra comparve un broncio insoddisfatto e si scansò prima di essere colpito dallo strofinaccio, seguendo il suo sguardo verso la televisione e focalizzandosi sul suo viso che si muoveva con sicurezza in un cenno e sul tono della sua voce che con serietà ribadiva: - Ci puoi contare. Un giorno sarò lì.-

E Louis si accontentava di quello. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di aiutarlo a raggiungere il suo sogno. Se questo significava essergli accanto solo come migliore amico e sostenerlo durante i momenti difficili, non si sarebbe di certo tirato indietro ora… dopo tutti gli anni passati insieme.

- A quel punto potrà far colpo su Dani, dico bene?-

Bastò solo sentire pronunciare quel nome per smorzare l’entusiasmo provato poco prima, s’incupì quando la ragazza di un anno più grande fece l’occhiolino a lui, come se volesse farlo partecipare a quel prendere in giro Liam che arrossiva e ripeteva di voler solo giocare a football senza secondi fini, e strinse con forza l’indice e il pollice contro la cannuccia per non lanciarsi in insulti rivolti alla strega che teneva il migliore amico in una rete fatta di speranze e rifiuti successivi. Aveva già litigato una volta con quella Tess e non voleva ascoltare ancora una volta come difendesse la migliore amica da accuse fondate.

- Mai arrendersi, Liam. Se vuoi davvero qualcosa, che sia Danielle o il football, non devi arrenderti.-

- Non mi sono arreso! E se proprio vuoi saperlo, Tess, la tua migliore amica ha accettato di uscire con me domani.-

Louis non riuscì a capire se era stato tanto rumoroso il tonfo del cuore o l’aria che aveva risucchiato tra i denti serrati. Aveva incrociato lo sguardo di Liam per un secondo e si era aggrappato all’espressione indifferente per non fargli intuire nulla, ma le labbra di Liam erano tese in una smorfia dispiaciuta e… non poteva aver capito quanto stesse soffrendo al pensiero del suo migliore amico con una ragazza, giusto?

Suo padre si sbagliava. Era un problema quella cotta e doveva sparire il più in fretta possibile, se non voleva rovinare la sua amicizia con Liam.

 

///

 

I know it's all you've got to just, be strong
And it's a fight just to keep it together
I know you think, that you are too far gone
But hope is never lost ~   (You’re gonna be okay, Brian & Jenn Johnson )

 

Sei anni prima, agosto

 

Non aveva avuto abbastanza tempo.

Quello era l’unico concetto cui riusciva a pensare. L’unico particolare che si ripeteva in un infinito lamento nella testa, andando a coprire qualsiasi altro rumore.

Non era giusto. Era sbagliato. Era tutto sbagliato.

Avrebbero dovuto trascorrere un mese intero dalla zia Beth in Florida, a Panama, stavano programmando quelle vacanze da novembre ed era ingiusto. Avevano un programma dettagliato del viaggio, delle lunghe ore in macchina e le precise pause durante il percorso.

Era stato un imprevisto, uno stupido imprevisto, e quando si era svegliato in un ospedale con la zia Beth accanto aveva stupidamente pensato di essere arrivato in Florida.

No, non ricordava nulla dell’incidente. Solo lo sbalzo in avanti dovuto alla virata improvvisa della macchina, il rumore dello schianto e poi nulla.

Non che sarebbe servita a molto la sua parola per la ricostruzione dell’incidente, l’agente di polizia aveva detto che era evidente dai segni sull’asfalto, e non sarebbe servita nemmeno a liberarlo dal peso che stava come un macigno sullo stomaco o a scacciare la solitudine che lo stava tenendo chiuso da settimane. I compagni di scuola erano passati a trovarlo, avevano cercato di distrarlo - come probabilmente aveva chiesto loro zia Beth -, ma dopo non aver reagito a una sola battuta avevano accettato tutti la sconfitta e l’avevano lasciato solo, come desiderava. Solamente Liam non si era lasciato scoraggiare dal suo comportamento di completo rifiuto. Arrivava ogni mattina, si sedeva sulla poltrona accanto al letto e intratteneva zia Beth con racconti di ogni tipo, cercando sempre di farlo partecipare alla conversazione.

“… poi Lou si è arrampicato sullo scivolo. Ti ricordi? Avevamo tre anni, forse. Si è tirato su e non aveva più un dente. Ed era così felice perché doveva arrivare la fata dei denti. Ha tenuto il dente nella mano perché non voleva che qualcuno glielo rubasse per prendere il soldino al posto suo.”

Non l’aveva mai aiutato a ricordare una sola volta, faceva troppo male lasciarsi andare a quella quotidianità e dimenticare... dimenticare che chi gli aveva raccontato di quella storia non c’era più, che chi gli aveva dato una moneta perché la fatina non aveva tempo non c’era più. Loro non c’erano più e lui era solo.

Abbassò lo sguardo sulla buca nel terreno, le due casse poste una accanto all’altra, e aprì la mano per lasciar cadere i due gigli bianchi, indietreggiando di un passo per permettere anche agli altri parenti e conoscenti di procedere. Non aveva bisogno di un minuto di silenzio per pensare davanti alla fossa, gli sembrava di non aver smesso un secondo di pensare da quando si era svegliato in ospedale con una carezza di zia Beth sulla guancia e il flebile “Sono felice tu ti sia svegliato”.

Non aveva pianto neppure una volta, non era mai rimasto solo per permettersi quella debolezza e non sarebbe servito a migliorare quella situazione.

Tenne gli occhi fermi di fronte a sé, ignorando le mani che si posavano sulla spalla e le condoglianze sussurrate con timore, e cercò di svuotare la mente dell’insistente ultimo ricordo che si ripresentava quasi meccanicamente con la risata della madre all’imitazione che il padre faceva della zia Beth alle prese con il suo sferruzzare continuo.

Percepì una mano avvolgersi con delicatezza attorno alla sua, qualche graffio causato dall’incidente ancora a segnargli la pelle, e prese con cautela un respiro mentre ricambiava quella stretta con più intensità.

- Non sei solo. Ci sono io con te, Lou.-

Avrebbe voluto credere davvero alle parole di Liam. Aveva parlato con la solita sicurezza nella voce, quella che usava per convincerlo ogni volta di quanto avesse ragione su un certo argomento, ma gli sembrava si stesse sforzando troppo in quell’occasione per convincere entrambi.

I suoi genitori non c’erano più e non c’era nulla che Liam potesse fare quella volta per togliere quella solitudine che lo stava logorando.

 

///

 

The anticipation before the kiss
Mirrored in my shaking lips
Oh god I feel so unprepared
The two of us so out of place
My feelings written on my face
Got what I want but now I'm scared

What if we ruin it all, and we love like fools?
And all we have we lose?
I don't want you to go but I want you so
So tell me what we choose ~  (Fools, Lauren Aquilina )

 

Sei anni prima, settembre

 

Era semplice concentrarsi sul ritmico respiro di Liam, dimenticare le preoccupazioni e ascoltare i suoi sospiri. Louis non aveva bisogno di voltarsi nella sua direzione per immaginare il suo petto che si muoveva con il respiro. Avevano dormito insieme così spesso che era diventato un suono familiare, meglio di qualsiasi calmante.

- Lou?-

Tenne gli occhi fissi sul soffitto e pronunciò un verso per invitarlo a procedere con quel che voleva chiedere; aveva intuito fin dal principio che quello strano silenzio nascondesse altro.

- Te ne andresti davvero fino in Florida?-

Spinse la nuca contro i cuscini e sfregò le dita contro il lenzuolo, tenendo lo sguardo rivolto al soffitto per non affrontare quello di Liam che era certo fosse focalizzato su di lui. Gli aveva parlato della proposta di zia Beth di fargli da tutore fino alla maggiore età, era dall’incidente e dal ritorno dall’ospedale che l’anziana zia stava vivendo con lui. Lei sarebbe dovuta tornare in Florida presto e gli aveva proposta di seguirla, chiedere il trasferimento con la scuola e ricominciare una nuova vita un poco più lontano da Houston e dai soffocanti ricordi presenti in quella casa.

Piegò il viso per fissare l’amico che continuava a osservarlo in silenzio, premette la guancia contro la federa e sporse le labbra in una smorfia mentre lo ascoltava descrivere di centrini che avrebbe dovuto sferruzzare dopo scuola e l’odore di naftalina che gli si sarebbe impresso sulla pelle. Spinse un piede contro la sua gamba per fermare le sue risate e si rigirò per stare in posizione supina con le braccia incrociate al petto e dimostrargli in quel modo di essere sulla buona strada per farlo irritare.

- Vuoi andare via davvero da Houston?-

Distese le braccia sul lenzuolo con un sospiro quando gli sembrò di sentire in quella domanda un più intimo “Vuoi andare via da me?” e inclinò il viso per riuscire a incrociare il suo sguardo e confessare con onestà: - Non ho molte possibilità, Liam.-

Riportò in fretta lo sguardo verso il soffitto per non aggiungere altre rivelazioni, strinse il lenzuolo con il pugno che Liam non poteva vedere quando insistette: - Non hai pensato alla possibilità di restare qui?-

Non riuscì a bloccare l’istintivo voltarsi con uno scatto verso Liam quando la sua flebile aggiunta “Con me?” gli fece perdere un battito e gli si attorcigliò con la speranza attorno allo stomaco. Lo fissò pieno di confusione e dopo poco si decise a chiedere con un tono quasi disperato il suo aiuto ‒ “Come faccio?”.

- Potresti convincere tuo zio che abita a Victoria a trasferirsi qui per qualche anno. Lavora ancora a Houston? Perché sarebbe perfetto per tutti. Lui più comodo e tu non saresti costretto ad andartene fino in Florida.-

Inarcò un sopracciglio quando la proposta di Liam suonò sicura nel silenzio della stanza. Quanto aveva pensato all’idea di vederlo andare via? Da quanto tempo stava valutando tra tutte le possibilità quella che permettesse a Louis di stare lì con lui?

Forse anche Liam soffriva all’idea di separarsi da lui. Forse anche Liam iniziava a provare qualcosa per lui. Qualcosa che gli mostrasse come insopportabile la distanza che si sarebbe venuta a creare tra loro.

- Poi a diciotto anni lui tornerebbe a Victoria e noi potremmo vivere assieme.-

- Noi due?- ripeté l’ultima scelta di parole di Liam, cercando di ignorare il calore eccessivo che percepiva sulle guance, tentò di affrontare lo sguardo dell’amico ma con la penombra della notte era difficile studiare il suo viso e capire quanto fosse serio con quella decisione. Lo intuì quando la sua mano gli sfiorò la guancia in una carezza e la sua voce si ricamò con delicatezza attorno al “Resta con me, Lou”.

Aveva immaginato molte volte, soprattutto i giorni appena prima dell’incidente, come avrebbe potuto essere il primo bacio tra loro. Sarebbe stato lui a prendere il coraggio, afferrare il viso dell’amico e premere le labbra contro le sue per bloccare una sua risata? O sarebbe stato un contatto più impacciato, più cauto, quel lieve sforarsi delle loro bocche?

Non aveva mai pensato di poter trovarsi nella situazione opposta, di avere le dita di Liam sul viso e il suo respiro caldo contro la bocca.

Era certo di essere lui a iniziare un contatto di quel tipo, in un futuro in cui avrebbe ceduto a quella cotta, ma era Liam che stava diminuendo le distanze tra i loro visi, che si muoveva con incertezza fino a chiudere lo spazio rimasto e unire le loro labbra in un bacio pieno di confusione e timore.

Sollevò le mani per stringerle attorno ai suoi polsi, risalì fino a intrecciare le dita alle sue ancora ferme sul viso ed espirò tutta la tensione che aveva trattenuto, insieme al respiro, quando Liam si separò dopo quel brevissimo istante da lui per lasciare libera la supplica ‒ “Ti prego, Lou. Resta con me

Nella stanza silenziosa i loro respiri affannati, pieni di paura e incertezza, sembravano molto più rumorosi, caotici, e a Louis sembrava quasi di essere a un passo dall’annaspare in cerca di ossigeno mentre Liam era tanto vicino a lui. Spostò una mano contro la sua nuca quando si sporse ancora di più verso di lui, il suo corpo che lo copriva e le sue labbra che tornavano a premere con più decisione, e fece scorrere le dita tra le sue ciocche, come aveva desiderato fare da mesi.

- Non andare via. Resta con me, Lou.-

Mosse il capo in un cenno veloce quando sussurrò quella frase contro la gola, le sue labbra morbide che si muovevano sulla pelle causando piccoli brividi, e cercò di tradurre quel che stava specchiato nei suoi occhi scuri quando spinse le loro fronti una contro l’altra.

Decisione, disperazione e “Posso darti quello che vuoi, ma resta con me” che stava pericolosamente scritto dietro tutti quei gesti.

 

///

 

Please don't stand so close to me
I'm having trouble breathing
I'm afraid of what you'll see right now
I give you everything I am
All my broken heart beats
Until I know you'll understand

And I will make sure to keep my distance
Say "I love you" when you're not listening
And how long can we keep this up, up, up?  
~ (Distance, Christina Perri)

 

Sei anni prima, mattina successiva

 

Era strano quanto in fretta potesse cambiare una certa situazione, lasciando andare le insicurezze che lo tenevano bloccato. Non avrebbe potuto, ad esempio, stare sdraiato su un fianco ad ammirare il migliore amico addormentato accanto a lui. E non avrebbe avuto tutti i ricordi della notte precedente fatti di baci ripetuti, sempre più insistenti, che solo il sonno aveva interrotto.

Era felice. Erano due mesi che non si sentiva così felice e forse non lo era davvero mai stato più di così.

Quella cotta impossibile, quella che aveva cercato di nascondere e soffocare da marzo, trovava una sua realizzazione nel migliore dei modi.

- Continui a guardarmi perché sono troppo bello?-

Spostò in fretta lo sguardo verso la parete alla battutina che Liam aveva fatto con spavalderia, un solo occhio aperto e le labbra arricciate in un ghigno, e rilasciò un verso sorpreso quando si sentì attirare verso il basso, perdendo la posizione seduta che aveva assunto e trovandosi sdraiato sopra il corpo dell’amico sorridente. Avvampò subito a quell’improvvisa vicinanza e spinse un pugno contro il suo petto con uno sbuffo offeso, sollevandosi da lui e incrociando in fretta le braccia per mostrargli con quel gesto di non avere intenzione di far qualcosa per riparare al broncio che gli stava rivolgendo.

- Hai pensato a quel che ho detto ieri?-

Inarcò un sopracciglio quando tra tutto quel che poteva introdurre Liam scelse di tornare su quell’argomento, si strinse nelle spalle e ribatté con onestà: - Sono stato distratto ieri sera.-

Diede una veloce occhiata a Liam che ridacchiava con un accenno di rossore sulle guance, finalmente una risposta del suo corpo a quel che era successo tra loro, e mantenne la stessa posizione contenuta mentre lo sentiva insistere: - Louis, sono serio. Ci hai pensato?-

- A restare qui?-

- Con me.-

Increspò le labbra in un sorriso mentre teneva gli occhi rivolti al soffitto, cercando inutilmente di temporeggiare con il pensieroso ripetere “Con te, hm?”, ruppe il silenzio con un verso sorpreso quando Liam gli colpì una spalla con un pugno e cercò d’interpretare ancora una volta quel che stavano dicendo i suoi occhi. Sembrava così deciso a volerlo trattenere ad Houston; dov’erano da collocarsi in tutta quella sicurezza i baci che si erano scambiati la notte precedente? Erano solo un modo per convincerlo a restare o ricambiava i suoi sentimenti?

- Questa casa potrebbe diventare il nostro quartier generale, Lou.-

Corrugò le sopracciglia quando Liam sembrò trovare in quel punto un valido motivo per restare in quella città, seguì il movimento della sua mano che passava dall’indicarsi con un tronfio “Batman” all’indicarlo con un convinto “Superman” e ridacchiò divertito quando il ricordo di una delle loro tante avventure affiorò alla memoria senza l’amara assenza dei genitori.

- Gli altri chi sono?- domandò dopo pochi secondi, più per vedere la solita espressione tenera e concentrata dell’amico che per conoscere davvero la risposta, e lo vide arrendersi in una mancata di minuti con una stretta delle spalle e il borbottio “Possono scegliere loro chi essere”.

- La Justice League procede bene anche solo con noi due.-

Era una stupida frase, non avrebbe dovuto emozionarsi in quel modo.

- Batman e Superman non hanno bisogno di altri.-

Abbassò lo sguardo sulle loro dita intrecciate in una salda presa e fece scorrere gli occhi fino al suo viso, trovando subito le sue labbra curvate in un sorriso dolce e i suoi occhi scuri pieni di sicurezza e affetto.

- Nemmeno di Wonder Woman?- domandò con cautela, osservò il ghigno vispo sostituire in fretta la dolcezza e roteò gli occhi con uno sbuffo quando l’altro sembrò trovare divertente affermare che “Danielle è simpatica”.

- Un bacio con una femmina e sei infettato per sempre, Liam.-

Tese le labbra in una smorfia quando si ricordò subito del resoconto del loro appuntamento. Non aveva bisogno che proprio in quel momento si immaginasse le mani e la bocca di quella strega sul suo migliore amico.

- Sei geloso, Lou-Lou?-

Rilasciò una risata amara, una che racchiudeva fin troppa verità, e liberò la mano dalla sua per dargli una spinta e rendere vani i suoi tentativi di mettersi seduto. Si lasciò tirare dalle sue dita strette alla maglia e si tenne sollevato sopra di lui, rispondendo al suo sorriso sicuro con uno sbuffo e “Non m’importa di quel che fai con quella strega”.

- Non t’importa?-

Scosse il capo con dei movimenti fin troppo calcati, dati dal nervosismo che provava anche solo a immaginare Danielle in una situazione del genere con Liam, e al suo sguardo pensieroso si sedette sulle sue gambe, posò le mani sul suo addome e ribatté con un tono di sfida che “Ci sono io ora con te”.

Era triste come si fosse focalizzato con la voce sulla breve temporalità di quella condizione. In quella casa, in quella stanza, Liam era solo suo. Fuori da lì non poteva illudersi di averlo.

 

///

 

So let me just give up
So let me just let go
If this isn't good for me
Well, I don't wanna know

Let me just stop trying
Let me just stop fighting
I don't want your good advice
Or reasons why I'm alright ~ (You don’t know, Katelyn Tarver)

 

Cinque anni prima, febbraio

 

Era inutile cercare di fermare i singhiozzi, le lacrime che scivolavano lungo le guance ora che finalmente poteva lasciar libere le emozioni. Avvolse le braccia attorno alle gambe per tenere le ginocchia premute contro il petto in quella posizione dolorosa; un dolore necessario, se non voleva concentrarsi sul cuore che era sicuro Liam avesse spezzato e calpestato più volte durante l’accesa discussione. Non aveva le forze di alzarsi da lì, dove si era lasciato cadere una volta al riparo nella propria abitazione, ma si sarebbe obbligato in poche ore a sparire in camera perché lo zio sarebbe rientrato da lavoro e non voleva dare spiegazioni. Sbatté la nuca contro il legno della porta con un singhiozzo, incise i denti sul labbro inferiore per fermare nuovi versi o il fastidioso tremolio delle labbra, strofinò la manica della divisa contro gli occhi e cercò di rannicchiarsi meglio per difendersi dal ricordo delle parole di Liam. Tornavano a colpirlo ancora, ancora.

Perché si era illuso come un idiota il giorno del suo compleanno?

Aveva cercato di adeguarsi alla loro strana situazione. Liam e Danielle avevano iniziato la loro relazione con l’inizio della scuola. Quello che lui aveva sperato fosse il bacio di inizio era stato solo l’effimero esaudirsi di un desiderio. Andava bene così, Liam era il suo migliore amico. Quella cotta, un po’ più dolorosa con il passare dei mesi, si sarebbe presto spenta come un tizzone senza più fiamma.

Invece era tornato a colpire ancora. Con più forza, con più speranza.

Aveva rivelato a Liam di sentire la mancanza dei genitori la vigilia di natale, lui l’aveva stretto tra le braccia e gli aveva permesso di piangere, di sfogare tutto quel che aveva trattenuto in quei mesi. Poi si era lasciato baciare. Louis aveva preso coraggio e l’aveva baciato. Liam e Danielle si erano lasciati prima dell’inizio delle vacanze invernali, non l’avrebbe costretto a tradire nessuno. Non credeva nemmeno Liam avrebbe ricambiato, voleva solo premere le labbra contro le sue e illudersi di poter ottenere Liam almeno per un attimo.

Non si aspettava che Liam ricambiasse, che lo baciasse con tanta passione, che lo tenesse stretto tra le braccia quasi avesse paura di perderlo. E non pensava nemmeno di ricevere un bacio carico d’affetto la mattina successiva, di sentire Liam chiedere con incertezza di stare con lui.

Aveva creduto davvero di aver finalmente ottenuto quel che desiderava tanto.

Si era solo illuso. Di nuovo.

Spostò i palmi contro le orecchie in un gesto vano di chiudere fuori il “Non ci riesco, Lou. È finita”. Faceva male quanto la prima volta. E continuava a ripetersi sadicamente nella testa, assieme al ricordo del viso supplicante dell’amico che cercava di spiegare la situazione e gli faceva sempre più male. Era come se Liam avesse un pugnale stretto tra le dita e continuava a spingere la lama contro il suo cuore mentre piangeva e gli chiedeva di perdonarlo.

Te lo giuro, Lou! Ho provato! Ho provato a innamorarmi di te! Non ci riesco!

Se non fosse stato tanto concentrato a trattenere il pianto, a mantenere intatto il cuore per il tempo necessario, avrebbe ribattuto certamente che lui, al contrario, si era sforzato tanto per impedire l’effetto contrario.

Liam l’aveva illuso, di nuovo. Lui si era fidato, ancora una volta.

L’unico a sentirsi solo in quella casa era lui. Lui con le sue illusioni, le sue speranze. Tutta quella solitudine impregnata tra i muri che tornava a soffocarlo.

 

///

 

Tell me you love her
And I'll be gone
Tell me you love her
And my heart was simply wrong
Just say the words and I'll turn around
I'll be gone without a sound
And burn this house to the ground ~ (The house we never built, Gabrielle Aplin)

 

Quattro anni prima, luglio

 

- So che è il suo sogno andarsene in giro e ballare.-

Louis riuscì a trattenere lo sbuffo annoiato solo grazie a tutta la pratica fatta negli anni, ma una parte di lui ne era totalmente e terribilmente irritata. Mosse il capo in un cenno quando Liam lo anticipò, borbottando: - Io ho rinunciato a un sacco di partite pur di uscire con lei.-

- Hai rinunciato al ruolo di capitano.- gli fece subito presente, aveva preso a cuore l’improvviso ruolo di grillo parlante che gli veniva assegnato. Solitamente Liam andava a parlare di Danielle con Josh, raramente entrava in quell’argomento spinoso con lui.

- Esatto! Ho rinunciato al ruolo di capitano, Dio. Quanto sono stato idiota?-

Sollevò le spalle e allargò le braccia, quasi potesse rispondere con quei gesti e nessuna parola, gli rivolse un’occhiataccia quando quell’appoggiarlo gli fece meritare una pacca leggera contro la nuca. Spinse il pugno contro il suo addome con un borbottio sul non trattare in quel modo il padrone di casa e chi gli aveva prestato vestiti asciutti, ignorò la sfida con cui aveva pronunciato quel “Li rivuoi indietro?” e spostò l’attenzione sulla televisione per non accettare quella che doveva essere una proposta scherzosa.

- Quindi io ho rinunciato a essere il capitano più giovane della squadra di football della nostra scuola. Ruolo che avrei ottenuto con il benestare del nostro vecchio capitano, cosa che tu ritenevi impossibile.-

Roteò gli occhi per non commentare quel suo solito pavoneggiarsi, ma piegò il braccio e spinse il gomito contro il suo addome fino a sentirlo lamentarsi. La posizione che aveva scelto seduto sul tappeto con il divano alle spalle si stava rivelando parecchio utile.

- E per cosa? Perché lei era gelosa di Melanie con cui ho avuto una storia di quanto?-

- Due settimane, Liam.- gli andò subito in aiuto con uno sbuffo annoiato; avrebbe voluto sapere se ricordava almeno quanto era durata la loro di relazione. Era certo Liam l’avesse cancellata totalmente dalla mente. Non aveva avuto la stessa importanza, non come quanta ne aveva avuta su di lui.

- Esatto! Solo due fottute settimane. E di certo non avrei scopato con lei, anche se capo delle cheerleader, perché la mia relazione con Danielle era solida.-

Non riuscì a bloccare la risata all’ultima parola con cui aveva deciso di descrivere quella relazione traballante e, visto che ormai si era svelato, si decise a borbottare: - Non lo è mai stata. Smettila con le idiozie.-

Conosceva così bene Liam da riuscire a immaginare la smorfia offesa che doveva avere ora in viso, le labbra schiuse per prepararsi a difendere quella relazione da accuse fondate, poi sentì il suo sospiro e capì di aver vinto per quella volta l’argomentazione contro Danielle e la loro relazione.

- In ogni caso non capisco per quale motivo quando io le chiedo di restare almeno una settimana con me, lei mi lascia perché ha i suoi sogni da seguire ed io sono d’intralcio.-

Era da quando Liam era comparso alla porta di casa completamente fradicio e tremante che Louis si stava sforzando a non commentare con acidità qualsiasi cosa riguardasse Danielle. In quel momento voleva ribattere che forse lei non meritava tutto quell’amore che lui proclamava ai sette venti di provare per lei. Era ingiusto che gli riuscisse tanto semplice amare una ragazza che lo trattava in quel modo e trovare impossibile rivolgere quei sentimenti a lui. Lui che c’era sempre stato, che lo sosteneva sempre. Anche quando gli spezzava il cuore e gli prometteva di essere la persona più importante della sua vita.

- Volevo solo passare la settimana del mio compleanno, dei miei diciassette anni, con lei. Non chiedevo l’impossibile, giusto?-

Si strinse nelle spalle per non aprire bocca, era certo sarebbe servito solo a farli litigare perché Liam era sempre così difensivo nei confronti di una ragazza che continuava a spezzargli il cuore. Era una situazione orrenda: lui che voleva solo il bene di Liam e allo stesso tempo lo desiderava, Danielle che poteva averlo, ma lo faceva soffrire e Liam che sembrava accontentarsi del limitato affetto di Danielle. Sarebbe stato tutto molto più semplice, se solo Liam avesse ricambiato almeno un quinto di quello che lui provava. Si accontentava di così poco, pur di avere di nuovo una possibilità con Liam.

- Quindi è finita?- domandò con un tono indifferente, nascondendo quella flebile speranza mentre si voltava per guardare l’amico sdraiato sul divano con i vestiti asciutti che gli aveva prestato. Gli aveva concesso d’indossare la maglia di Superman che era la sua preferita, solo perché stupidamente voleva il suo odore sui vestiti che gli appartenevano. Inarcò un sopracciglio quando Liam restò in silenzio a fissarlo con una strana espressione in viso; possibile che riuscisse a sentire la burrasca che gli creava quella vicinanza?

Spinse un pugno contro la sua spalla per fargli spezzare il legame e pronunciò un verso infastidito, per poi grugnire: - Perché mi guardi così? Sei diventato scemo? Vi siete lasciati ancora, sì o no? La domanda è semplice.-

Socchiuse gli occhi quando l’amico con la solita sfida nella voce ribatté con quel “T’importa?” che gli faceva venire voglia solo di gridare, scrollò le spalle con uno sbuffo e borbottò: - Non m’importa nulla di quella strega.-

- Darle della strega è esagerato, Lou.-

- La chiamo come voglio, Liam.- rispose con un tono piccato e un movimento indifferente delle spalle, spostò lo sguardo sulla televisione accesa, pensando a come poteva essere semplice per tutti ignorare la tensione che aveva creato, e prese coraggio, tenendosi sollevato sulle ginocchia e insistendo: - Lei è solo una stronza e tu un idiota a darle possibilità infinite. Non ti è bastato tutto quello che ti ha fatto passare? Perché insisti a stare in una relazione con lei, quando sai che ti spezzerà ancora il cuore? Ti fa sempre male e tu continui a…-

- Perché amo Danielle.-

Scosse il capo con una risata amara a quella confessione enfatica, resistendo all’impulso di gridargli contro che al contrario lui non l’aveva fatto soffrire e lo amava incondizionatamente. Se solo avesse dato alla loro relazione una sola possibilità, tra tutte quelle che aveva fornito a Danielle, sarebbe stato tutto molto diverso.

- No, sei solo un idiota.- ribatté con rabbia, sentendo una sorta di soddisfazione a vedere del dolore nei suoi occhi, e con la stessa grinta di poco prima continuò: - Sei uno stupido a darle tutte queste possibilità, quando sai che lei ti farà soffrire. Credi di meritare un amore come quello? La tua testa ti dice che è quello che merita uno come te? Per questo non provi mai a dirle che no, ne hai abbastanza di lei? È questo il problema? Lasci sempre che lei decida tutto. Quando lasciarvi, quando tornare assieme e quando chiuderla di nuovo. Non è amore quello, Liam. È masochismo e idiozia.-

- Cosa ne sai tu dell’amore, Louis. Non hai mai avuto una relazione seria in tutta la tua vita e non hai il diritto di giudicare la mia.-

Non seppe dove trovò la forza di non reagire di fronte a quell’accusa, alla dimostrazione che la loro relazione non aveva avuto lo stesso impatto su loro due e che Liam l’aveva forse persino dimenticata. La voglia di gridare che aveva amato e amava ancora profondamente stava diventando soffocante. Perché Liam non capiva? Perché Liam continuava a distruggerlo e lui non gli sfilava il coltello dalle mani per pugnalarlo come stava facendo ripetutamente il suo amico? Chi tra i due amava nel modo peggiore? Danielle sarebbe tornata presto, la loro relazione avrebbe ripreso il naturale corso e lui sarebbe rimasto solo a guardarli dimenticare le sofferenze e amarsi. Come lui voleva fare. Come lui desiderava Liam.

Agì d’impulso quando strinse le dita tra le ciocche di Liam, tutto preso in un’infinità di scuse sullo sfogo imperdonabile avuto, e spinse le labbra contro le sue, bloccando in quel modo le parole inutili che stava pronunciando in farfugli senza senso. Si separò subito dopo da lui con il respiro affannato, le guance di un rosso acceso quanto quelle dell’amico, e si lasciò sollevare dalle sue mani improvvisamente decise, sedendosi sulle sue gambe e chinando il viso per riprendere a baciarlo con più convinzione.

Sorrise contro la sua bocca quando riuscì per la prima volta a sfiorare con le dita i suoi addominali contratti, fece scorrere la mano fino all’elastico dei suoi boxer e schiuse le labbra in un verso sorpreso quando Liam ritirò la lingua con uno scatto e “Non ci siamo lasciati, Lou. Non ci siamo lasciati” che ripeteva in un mantra con il fiato corto. Gli sistemò la maglia con un sospiro, capendo di aver già perso l’opportunità di avere almeno per poche ore Liam tutto per lui, e nascose la delusione dietro un’espressione indifferente quando le mani dell’amico si strinsero al viso per studiarlo.

- Tutto bene, Lou?-

Costrinse le labbra a tendere verso l’alto, impossibile non notare la falsità di quel sorriso, e mosse il capo in un cenno, rispondendo: - Come sempre, Liam.-

Era sicuro Liam stesse valutando quanto poteva insistere ancora per fargli svelare tutta la verità; entrambi sapevano sarebbe bastata un’ulteriore domanda per far crollare quell’apparente sicurezza che aveva costruito in pochi secondi. Bastava solo Liam pronunciasse il suo nome e gli avrebbe rivelato tutto quanto. Liam però era in silenzio e le sue dita tremavano sul viso di Louis. Non avrebbero mai affrontato quella situazione. Sarebbe rimasta sempre quella fragile spaccatura tra loro: Liam che lo illudeva, lui che ci ricadeva e Liam che non capiva.

Si spostò dalle sue gambe in fretta, la presa delle sue dita così fragile da non averlo trattenuto, si lasciò cadere con il sedere sul tappeto, dandogli le spalle per costruire meglio quel muro di indifferenza attorno al cuore, e si concentrò sul respiro di Liam che con fatica tornava alla sua regolarità. Si sistemò contro il divano, poggiando le braccia sulle sue cosce per usare le sue gambe come braccioli di una poltrona invisibile, e piegò il viso su un lato per osservare il tremore delle sue mani che diventava via via più controllato.

La sua voce suonava rauca mentre pronunciava il solito “Ti voglio tanto bene, Lou”, ma era certo di essere l’unico con un pugnale conficcato nel cuore e le lacrime incastrate negli occhi mentre con eccessiva leggerezza ribatteva: - Anch’io te voglio, Liam.-

 

///

 

Nothing goes as planned
Everything will break
People say goodbye
In their own special way
All that you rely on
And all that you can fake
Will leave you in the morning
But find you in the day

Oh, you're in my veins
And I cannot get you out
Oh, you're all I taste
At night inside of my mouth ~ (In my veins, Andrew Belle)

 

Tre anni prima, giugno

 

Strinse le dita attorno alla maniglia mentre osservava il ragazzo di fronte a lui. Avrebbe tanto voluto che quell’indifferenza che stava esibendo in viso, fosse uno specchio di quel che provava dentro. Non era così, non sarebbe mai stato così. E forse per quel motivo Liam tornava a cercarlo ogni volta. Sapeva che non avrebbe mai avuto la forza di cacciarlo e non dargli tutto, ogni cosa che gli chiedeva. Il conforto di un abbraccio mentre lui sanguinava dal desiderio di avere solo un poco di più.

Non quella volta, pensò mentre la stretta attorno alla maniglia si rafforza per la rabbia.

Era colpa di Liam. O meglio, era colpa di Danielle che decideva di andarsene in Europa e lasciava solo Liam, ancora una volta. Questa volta forse per sempre, gli sussurrava sadicamente una voce nella testa che lo invitava ad aprire quell’ultima volta le braccia a Liam.

Danielle era partita. Danielle aveva deciso di frequentare la scuola di danza in Europa, una volta concluso il liceo. Danielle non sarebbe tornata a Houston per settembre. La relazione con Liam non sarebbe ripresa al suo ritorno perché non sarebbe tornata, o almeno non subito. Forse per la vacanze natalizie? Forse poteva finalmente avere Liam per lui, ora che la strega stava dall’altra parte dell’oceano. Forse si era finalmente liberato di lei.

Ricacciò indietro la speranza che la sua comparsa aveva riportato con sé, Liam non l’aveva raggiunto per dare una possibilità alla loro storia.

- Perché sei venuto da me?-

Perché non sei andato da Josh? Perché torni da me ogni volta? Perché non vuoi uscire dalla mia testa?

- Non lo so, Louis. Non lo so. Ho bisogno di te.-

Prese un respiro tremante quando quella supplica fece su di lui lo stesso impatto degli anni precedenti; un pugno nello stomaco dato dalle sue mani unite in preghiere, dai suoi occhi scuri e dal tremolio delle sue labbra.

Non credeva di avere tanta rabbia dentro, si stupì per come suonò con durezza la replica: - Dov’eri quando io avevo bisogno di te, Liam?-

Il senso di colpa che passò dagli occhi di Liam, che causò un singhiozzo che gli scosse tutto il corpo in un nuovo supplicante “Louis, ti prego”, lo accolse con una sorta di soddisfazione. Poteva togliersi quel maledetto pugnale dal petto e spingerlo contro Liam con frasi affilate dalle sofferenze del passato.

La voce di Liam si spezzò al “Ho bisogno del mio migliore amico”, ma non si lasciò impietosire e con la stessa freddezza di prima, un pizzico di acidità nella voce, ribatté: - Ora sono di nuovo il tuo migliore amico?-

- Louis.-

Scosse il capo per rispondere all’ennesima supplica, pronunciata a fatica tra i denti, di Liam e si sporse verso di lui per scagliare con più forza le parole contro di lui mentre sibilava: - Ho trovato qualcun altro che mi succhi il cazzo senza spezzarmi il cuore. E lo fa sicuramente meglio di quel che avresti potuto fare tu.-

- Io non ho bisogno di te.- aggiunse poi con una pausa fredda tra una parola e quella successiva, solo per spingere quel pugnale più in profondità nel petto di Liam che si aggrappava alle mani con le dita che tremavano in modo incontrollabile e finalmente piangeva a causa sua. Finalmente si vedeva rifiutato da lui e piangeva mentre tra i singhiozzi farfugliava: - Mi dispiace, Louis. Mi dispiace per tutto. Per ogni cosa, Louis. Per tutto. Ho bisogno di te, ti prego.-

Diede uno strattone alle mani per liberarle della sua fragile stretta e ringhiò: - Ora è tardi, Payne.-

Insistette con eccessiva durezza sull’utilizzo del cognome, un modo infantile per fargli male e mostrargli che era tutto cambiato, sbatté con forza la porta per chiudere fuori il suo viso contratto dalla confusione, dalla sorpresa e dalla sofferenza.

I suoi piedi si mossero in automatico per portarlo verso la sala, puntò gli occhi sul ricciolino che stava seduto ad aspettarlo e scosse il capo quando s’impuntò a chiedergli chi fosse alla porta.

- Nessuno d’importante. Non più.- ribatté con eccessiva durezza di fronte alla cautela che dimostrava di avere Harry nei suoi confronti. Tenne le braccia tese ai lati del corpo, i pugni chiusi e gli occhi bassi mentre le dita del ragazzino si muovevano con delicatezza sulla guancia per raccogliere tutte le lacrime. Sollevò un braccio per stringere la sua mano con le dita e incrociò il suo sguardo solo per un attimo; i suoi occhi verdi e premurosi che da dicembre avevano cercato di dargli il conforto amichevole di cui aveva bisogno, il suo carattere bizzarro che tentava di distrarlo nei momenti di solitudine e il sorriso dolce che gli riservava nei corridoi della scuola per dargli coraggio.

Cercò di aprire la bocca per parlare, ripetergli che non era nulla d’importante e poteva riprendere il suo discorso sulla madre e il nuovo fidanzato che non gli piaceva per nulla, ma nel silenzio della stanza suonò solo un singhiozzo. Sfregò l’avambraccio contro gli occhi per cancellare le lacrime e si lasciò stringere nel suo abbraccio, spingendo il viso contro la sua spalla e percependo tutto il corpo tremare con quel pianto che sfogava ancora una volta per colpa di Liam.

Non era solo, quella volta non era solo.

- Fammi dimenticare tutto, Haz. È insopportabile.-

Aveva lasciato Liam alle spalle ‒ in lacrime, tremante, distrutto. Eppure gli sembrava di essere l’unico ancora con il cuore spezzato.

 

///

 

You’re a spark without flame
I’m a desert in the rain,
You’re a mountain and I’m a stepping stone

So walk away from your pride
It’s a demon in disguise
And it won’t help you to calm the swelling tide ~ (Human, Gabrielle Aplin)

 

(Ritorno al )presente, dicembre

 

Sembrava quasi a Louis di aver fatto un improvviso balzo nel passato; il cappuccio della felpa che non era servito a riparare l’altro ragazzo dalla pioggia, le sue ciocche gocciolanti e il pallore del suo viso mentre con un cenno lento gli chiedeva il permesso di entrare. 

- Ormai è diventata una tradizione.- commentò con un’alzata di spalle indifferente, spostandosi dalla porta per far passare Liam che rispondeva alla sua battuta con un sorriso debole. - Non è la prima volta che mi allaghi casa, stai tranquillo.- aggiunse quando gli sembrò l’amico stesse cercando di occupare meno spazio e non sporcare troppo in giro.

Osservò il cenno del suo capo, i suoi occhi sfuggenti, e incrociò le braccia al petto con uno sbuffo per farlo procedere con il motivo che l’aveva portato fin lì il giorno dopo il loro litigio. Aveva sbagliato a gridargli contro quel giorno, raggiungerlo a casa e sfogare quel che la stupida mancanza di un simbolo aveva riportato a galla. Non avrebbe dovuto, ma era stato impossibile trattenere tutta quella sofferenza e non sfogarla nell’acidità che ormai sembrava contraddistinguerlo.

- Ruth non mi ha permesso di raggiungerti, altrimenti ti sarei corso dietro.-

Sollevò le spalle alla scelta delle sue parole caute, picchiettò le dita contro l’incavo dei gomiti e seguì il movimento della sua mano tra i capelli bagnati e mossi, inarcando un sopracciglio quando sulle sue labbra comparve un sorriso. Spiegazione che stava racchiusa nel successivo “Poi è comparso Zayn”.

Il comportamento di Liam lo stava innervosendo, era certo volesse dire qualcosa per come prendeva il respiro, poi lo vedeva scuotere il capo e sbuffare, come se non fosse soddisfatto della piega che nella sua testa aveva preso una certa frase. Si schiarì la voce per mostrargli di essere spazientito e corrugò la fronte quando Liam sputò fuori un frenetico “Mi dispiace”.

- L’hai già detto una quantità eccessiva di volte.-

- E ognuna è piena di verità.-

Si strinse nelle spalle quando affrontò lo sguardo confuso e concentrato di Liam, tenendo le braccia incrociate e preparandosi al colpo preannunciato da quella sua solita espressione contrita.

- Mi dispiace per ogni errore che ho fatto con te.-

Spinse i polpastrelli contro l’incavo dei gomiti per non mostrare le emozioni e vecchie ferite, schioccò la lingua contro il palato e cercò di fermare tutto, fargli dimenticare lo sfogo del giorno precedente, chiamandolo per nome. Liam però scuoteva il capo e lo stava totalmente ignorando mentre sembrava quanto lui desideroso di continuare a ignorare quel che avevano sepolto da anni.

- No, ascolta. Non avrei dovuto illuderti che tra noi…- Trattenne il respiro per prepararsi al colpo delle sue parole, vedendo la sua mano sfregare il viso e il suo sospiro pesare sulle spalle. - Eri… no, tu sei l’amico più importante che ho. Avevo così paura di perderti che ho pensato di poterti trattenere in quel modo. Credevo ti sarebbe bastato.-

Louis distolse subito lo sguardo dal suo viso quando intuì da un movimento che sarebbe stato in fretta costretto a incrociare i suoi occhi, scosse il capo e borbottò: - Non m’importa. Quella è una storia passata. Non avrei dovuto rinfacciartelo ieri.-

Liam però sembrava avesse perso l’esitazione di poco prima, ignorò quelle parole e continuò: - Mi dispiace di averti fatto soffrire in quegli anni e di non aver mai tentato una volta di farti aprire con me. Sapevo c’era qualcosa che non andava ma non volevo venisse alla luce.-

- Ti ho detto che…-

La successiva supplica che avrebbe voluto mettere nel “non voglio parlarne” venne coperta dalla voce di Liam che, con la solita insistenza, dichiarò: - T’importa, Louis. O non avresti usato quelle parole. Mi dispiace di averti fatto sentire così per tutto questo tempo. Non sei mai stato un semplice divertimento per me. Era solo il gesto disperato di un idiota che non voleva perdere il suo migliore amico.-

Si focalizzò su quel “gesto disperato” e sibilò: - Grazie per avermi confessato di aver limonato con me solo per pietà. Mi mancava questa notizia. Fantastico.-

- Louis…-

Scosse il capo per bloccare dal principio i tentativi di Liam di spiegarsi, farlo ragionare su quel che aveva confessato, e lo spinse con le mani contro la stoffa bagnata della felpa che indossava, sputando fuori quel che aveva trattenuto per anni.

- No, basta. Sei venuto fin qui per scoperchiare il passato e farmi del male? Non ti è bastato ferirmi anni fa? Devi solo continuare a spezzarmi il cuore anche quando non ti amo più.-

Ignorò il verso sorpreso di Liam, finalmente forse aveva capito quanto quella relazione insignificante avesse contato per lui, e spalancò la porta per riuscire a spingerlo fuori di casa mentre insisteva dicendo: - Ora te ne puoi andare. Ti sei tolto anche questo sassolino dalla scarpa e puoi fingere di non avere più colpe.-

- Louis.-

Scosse il capo e si scansò l’attimo prima che la sua mano potesse posarsi sulla spalla, incrociando le braccia al petto per non agire in modo istintivo al sospiro sofferente di Liam e a come la sua voce suonava cauta, incerta, mentre mormorava: - Ero solo passato a chiederti scusa per tutto. Non volevo togliermi nessun sassolino. Volevo solo liberare entrambi da questo peso.-

- Sempre così altruista.- sibilò con un movimento annoiato degli occhi, li puntò sul ragazzo che annuiva con un debole sorriso e continuò a osservarlo senza fare nulla mentre lo salutava con un cenno impacciato e sollevava di nuovo il cappuccio per ripararsi dalla pioggia.

Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi con un sospiro, sciogliendo la posizione rigida che aveva assunto, e fece un passo nella sua direzione, chiamandolo con un “Hey, idiota” e dandogli il tempo necessario per voltarsi prima di avvolgere le braccia attorno alla sua vita e tenerlo stretto sotto la pioggia che li bagnava entrambi.

- Sei un idiota, Payne.-

Spinse il pugno contro il suo stomaco quando sentì la risata scuotere il corpo che tentava di abbracciare e poggiò il mento sulla sua spalla mentre ascoltava la sua voce e i farfugli:  - Non sei mai stato un divertimento, un gioco, per me. Te lo giuro, Lou. Non volevo illuderti, farti del male. Avevo paura di perderti e ho sbagliato tutto. Ti voglio bene, lo sai. Volevo solo darti quello che volevi tu… per non perderti.-

- Mi ripeto, sei un idiota.-

Si separò dall’abbraccio dopo poco e strinse le dita sulla manica della sua felpa, trascinandoselo dietro mentre borbottava di dargli dei vestiti asciutti perché non voleva avere sulla coscienza qualche brutta malattia. Si bloccò con un sospiro quando chiuse il temporale fuori, i suoi rumori, e ruppe il silenzio che era andato a crearsi, sussurrando: - Dispiace anche a me.-

Si voltò per affrontare l’occhiata confusa di Liam e agitò appena una mano, la passò sul viso e sospirò, dicendo: - Non volevo dire quelle cose su Zayn.-

- Non voglio che lui ti faccia soffrire.- riprese per legarsi a quel che gli aveva gridato contro il giorno precedente, passò una mano sul viso con uno sbuffo e borbottò: - O che tu faccia soffrire lui.-

- Non ho intenzione di farlo soffrire.-

Spinse un pugno contro la sua spalla quando vide la sua fronte incresparsi, probabilmente tutto preso a ricordare ogni momento in cui era successo l’esatto opposto, e picchiettò l’indice contro il suo petto, insistendo: - Tu meriti un amore quanto tutti gli altri. E sono davvero felice che tu l’abbia finalmente accettato.-

Si scambiò un sorriso con Liam, conoscendo perfettamente il significato della sua occhiata.

Meriti un amore che ti renda felice.

 

 

Show me that you’re human, you won’t break
Oh, love your flaws and live for your mistakes
And beauty’s on the surface wearing thin
Come closer show the marks upon your skin
Show me that you’re human ~

 

 

 

 

Angolo Shine:

Scrivere questa sottospecie di spin-off, aka “la sofferenza” è stato stranamente molto semplice e veloce. Oserei dire anche terapeutico e divertente. (Grazie a “Forever Young” per avermi dato la possibilità di cimentarmi in questo breve intenso sofferente viaggio nel LiLo)

Spero di aver spiegato in queste poche frasi lo strambo rapporto Liam/Louis dell’universo alternativo car washiano. Louis innamorato perso di Liam, Liam che è un cretino, Louis che di conseguenza è costretto a soffrire e dopo anni di autodistruzione dietro un imbecille (con tutto il bene che voglio a questo Liam) capisce che è il momento di dare un taglio a quello strano circolo e pensare un poco a se stessi. Un ringraziamento a Harry per la breve e intensa partecipazione.

Credo di aver risolto con questa gran parte del mistero (se non tutto) che si nasconde nel passato di Louis. E bon, mi sono affezionata tanto a lui ed è stato complicato non immaginare un “What if…” dove tutto va per il meglio per lui e la sua cotta impossibile.

Svelati anche un sacco di particolari sul rapporto Liam/Danielle, sul famoso sorriso citato in “Rise up” che Liam ha solo per il football (e Zayn ♥) e su quel che accadde quel giorno movimentato dell’estate di tre anni prima. Per chi fosse confuso dalla cronologia degli eventi di quella giornata si procede nell’ordine: Danielle parte per l’Europa, Liam va da Louis per chiedere consigli su come comportarsi perché, al contrario di Josh, è crudelmente onesto quando si tratta di Danielle, Louis però lo caccia e Liam spera di sistemare tutto il caos nella sua testa con una corsa. Una corsa che lo porta a incontrare Zayn (O meglio che porta gli occhi di Zayn a posarsi sul sedere di Liam) e quando torna a casa l’idea di aver appena perso la persona più importante della sua vita (chi lo sa se è Danielle o Louis…) gli provoca la crisi cui le sorelle assistono e che viene citata in “You can reclaim your crown” (15^ parte di Car Wash).

Questo è quanto, per il momento.

Per ulteriori dubbi, perplessità, pareri contrari potete commentare qui o cercarmi su Twitter.

Ricordo che il prossimo spin-off è interamente Zayn/Liam per farmi perdonare di questo angst e lo pubblicherò il 29 perché spero - mi sto illudendo - che in cambio l’universo mi dia la gioia di una reunion Ziam, o qualcosa che gli si avvicini. (Chi è riuscito a liberarsi di loro mi contatti e mi offri il segreto del quieto viver, grazie ♥)

 

 

   
 
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