Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Rohhh    23/08/2017    2 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao ragazze!
Pensavo di non arrivare a pubblicare oggi e invece inaspettatamente ci sono riuscita!
Il capitolo è piuttosto lunghetto e spero che non vi venga pesante da leggere! Non potevo dividerlo altrimenti o avrei  stravolto del tutto il prossimo che, devo avvertirvi, non sarà proprio una passeggiata di felicità. ( perché sì, non odiatemi, per favore :D)
Detto questo, sono di nuovo in un periodo incasinatissimo e spero di mantenere comunque un ritmo di aggiornamento non troppo lungo, un po' come ora!
Un grazie immenso alle nuove lettrici, e a chi mi sostiene ancora in questa mia piccola e insignificante fatica!
Un abbraccio!

 Cap. 24 Gelosie e solite debolezze

 

Ashley camminava lentamente, mettendo in fila un passo dopo l'altro senza fermarsi, la sua postura era rigida e forzata, quasi come se al posto della colonna vertebrale si trovasse un pezzo di legno, le spalle tese e le mani, sudaticcie e congelate, le teneva sepolte nelle tasche del giaccone, in un atteggiamento di totale chiusura verso il mondo esterno.

Mosse le sue iridi castane nervosamente verso un gruppo di ragazze e ragazzi che era in procinto di incrociare lungo la strada per poi abbassarle in fretta nel momento esatto in cui le passarono accanto.

Udì qualche risatina che probabilmente non c'entrava nulla con lei ma che le manie di persecuzione, che quel pomeriggio avevano deciso di tormentarla, non esitarono a farle credere che fossero rivolte a lei.

Sbuffò sommessamente e si chiese quanto ridicola dovesse sembrare agli occhi degli altri, ingobbita e con l'andatura sciolta e aggraziata di un robot difettoso.

Si sentiva al centro dell'attenzione e aveva la sgradevole impressione che la gente non facesse altro che fissarla per ridere di lei e delle sue sventure, come se fossero al corrente di ciò che l'aspettava al termine di quella passeggiata davvero poco spensierata.

Non era sola, al suo fianco Terence teneva più o meno la sua stessa andatura, aveva le mani nelle tasche esattamente come lei e quando Ashley si voltò per osservarlo, notò sul suo viso un'espressione contratta e seria che poco si confaceva al suo umore, di solito allegro e solare.

Ashley si rabbuiò in volto, era colpa sua se il suo amico era ridotto in quello stato e quello che di lì a poco gli avrebbe dovuto comunicare poteva soltanto peggiorare la situazione.

Quel pomeriggio aveva deciso finalmente di spegnere le sue speranze, dicendogli la verità, quella che aveva provato a fargli accettare già più di un mese prima ma che lui si era ostinato a respingere, illudendosi che qualcosa sarebbe cambiato.

E qualcosa nel cuore di Ashley era mutato, in effetti, anche se non nei suoi confronti, solo che lei questo non aveva ancora imparato ad accettarlo.

Non si erano parlati molto da quando il ragazzo era venuta a prenderla sotto casa e tra di loro aleggiava un'aria gelida da fare invidia al Polo Nord. Persino la lunga schiera di alberi spogli, che costeggiava il viale sul quale camminavano da ormai un quarto d'ora, sembrava conferire all'atmosfera un tocco spettrale e inquietante mentre l'unico rumore che li accompagnava era quello delle foglie morte, calpestate dai loro stessi passi.

Ashley desiderò trovarsi in qualunque altro posto in quel momento tranne che lì, con lui, in attesa di affrontare un argomento che faceva urlare la parola 'disagio' a ogni singola cellula del suo corpo.

Doveva farlo, però, non poteva più rimandare ed era stanca di evitare le sue paure. Terence meritava di avere una risposta definitiva e anche la sua salute mentale avrebbe giovato dalla liberazione di uno dei pesi che si trascinava sulle spalle.

Il segreto peggiore, quello che portava ancora indelebile sulla pelle e nei ricordi, non era ancora pronta a rivelarlo, anche se si faceva strada dentro di lei la consapevolezza che prima o poi sarebbe successo.

«Tutto bene al lavoro?» chiese poi Terence, interrompendo il silenzio imbarazzante con una delle più classiche domande per rompere il ghiaccio quando non si sa cosa dire.

Ashley sussultò, si era ormai abituata a quel mutismo e sentire la voce del suo amico la spiazzò, mettendola in confusione.

«Come?» balbettò, maledicendosi per la figura da perfetta deficiente.

«Dicevo, è andato tutto bene stamattina a lavoro?» ripetè Terence, lanciando una rapida occhiata alla rossa, che trovò pallida e in difficoltà, tutti segnali che non lasciavano presagire niente di buono.

«Ah, sì...il sabato c'è sempre più confusione degli altri giorni ma non mi lamento» rispose semplicemente, la sua voce tradiva una certa agitazione nonostante il sorriso incerto che le aveva occupato il viso.

Terence annuì col capo, poi tornò a puntare gli occhi scuri sul lungo viale che avevano davanti.

Ashley deglutì più volte poi si sforzò di continuare in qualche modo la conversazione per evitare di rimanere l'unica tra loro due a non sapere come diavolo comportarsi.

«E tu? Ti stai godendo il meritato riposo?» chiese, sperando di non risultare troppo finta o idiota.

«Sì, per adesso sto cercando di rilassarmi, anche se ho intenzione di iniziare un master per perfezionarmi e nel frattempo credo proprio che frequenterò l'azienda di mio padre, per fare un po' di pratica» le comunicò, calmo ma terribilmente freddo.

Ashley rabbrividì, poi adocchiò una panchina libera e ringraziò il cielo per avergliela concessa: almeno avrebbero potuto fermarsi e finirla di percorrere senza sosta quel viale che le stava mettendo addosso più ansia del dovuto.

«Ci sediamo?» propose di slancio, come se d'improvviso avesse ritrovato l'entusiasmo, Terence si limitò ad accogliere la sua richiesta e poco dopo erano seduti l'uno accanto all'altra, di nuovo in silenzio.

Solo che Ashley sapeva che stavolta toccava a lei prendere l'iniziativa.

Pose le mani sulle ginocchia e schiarì lievemene la voce.

«Senti Terence io...volevo dirti che durante questo mese ci ho pensato, ho riflettuto su di noi, ho provato a immaginarmi con te e...sono arrivata alla conclusione che i miei sentimenti non sono cambiati dall'ultima volta in cui ne avevamo parlato. - riuscì a confessare, con la voce tremolante e lo sguardo rigorosamente fisso in basso, poi riuscì ad alzarlo per guardare in viso il ragazzo – Non sono innamorata di te, mi dispiace» gli disse con un soffio di fiato, evitando di perdersi in parole inutili che avrebbero solo allungato l'agonia per entrambi.

Rimase a fissarlo, Terence non cambiò molto la sua espressione, in fondo se l'aspettava anche se spesso la speranza è cocciuta e non ne vuole sapere a morire finchè non finisce ammazzata senza pietà.

Gli occhi del ragazzo, a cui era stato appena spezzato il cuore, si piegarono leggermente verso il basso, coprendosi di una lieve ombra che solo un attento osservatore avrebbe potuto scorgere, poi le sue labbra si distesero in un sorriso amaro.

«Beh...in realtà l'avevo già immaginato, non mi hai mai dato segnali che facessero intuire il contrario ma...a volte ci illudiamo di esserci sbagliati per continuare a sperare e...mi sono comportato da perfetto imbecille. - sorrise imbarazzato, grattandosi la nuca con una mano, indeciso se guardarla negli occhi o continuare a fissare il sole ormai calante di fronte a loro - Comunque sono felice che tu abbia deciso di mettere in chiaro le cose, forse avevo bisogno di sentirmelo ripetere due volte per convincere questa mia testaccia» continuò, adesso la sua voce sembrava più tranquilla e stava assumendo il suo solito tono socievole e scherzoso. Probabilmente stava cominciando a realizzare la realtà dei fatti e a farsene una ragione.

Ashley non smise di fissarlo per assicurarsi di non avergli fatto troppo male e che non si fosse disintegrato del tutto il loro rapporto di amicizia.

Teneva a lui, Terence era stata la prima persona in assoluto che in quella città sconosciuta e frenetica le avesse teso una mano nel momento del bisogno, aiutandola quando aveva perso tutte le speranze di farcela, procurandole una casa, un gruppo di persone amiche a cui fare riferimento in mezzo alla sua solitudine più totale e persino, indirettamente, un lavoro.

Non poteva certo dimenticare ciò che era successo ed era soprattutto per quei motivi che si sentiva così colpevole nel frequentare Matt, anche se il loro odio si era rivelato infondato e stupido.

Fino a che punto era giusto tradire colui al quale doveva praticamente quasi tutto ciò che aveva ottenuto finora, per seguire il suo banale 'egoismo', e fino a quale punto, al contrario, era corretto sacrificare il suo cuore e i sentimenti che cominciava a provare verso il nemico, per rimanere fedele fino alla fine alla gratitudine e all'amicizia che la legava ai due fratelli e al resto dei ragazzi?

Domanda difficile, troppo.

«Terence, io ti devo tanto, se non fosse stato per te quel giorno...non so cosa avrei potuto fare o dove sarei adesso e... te ne sarò eternamente grata. - sussurrò Ashley, posandogli dolcemente una mano sulla schiena e carezzandolo, mentre un fremito scosse il castano a quel contatto – spero solo che, nonostante questo, potremo continuare a essere amici, non vorrei che le cose tra di noi dovessero cambiare» aggiunse, tremando e arrossendo un poco perché quella richiesta poteva sembrare azzardata da fare a chi ha scoperto da circa dieci secondi di non essere corrisposto dalla stessa ragazza che adesso gli propone una semplice amicizia.

«Ma no, stà tranquilla, non sono più un ragazzino – la confortò subito lui, annullando le sue previsioni catastrofiche a riguardo – siamo entrambi maturi e intelligenti da riuscire a lasciarci tutto alle spalle. Certo, avrei preferito un finale diverso, non posso negarlo ma...beh, vuol dire che il destino ci ha riservato altro, no?» affermò sicuro, alzandosi di scatto in piedi e stiracchiando le braccia addormentate e in tensione per via di tutta l'ansia accumulata fino a quel momento, col volto molto più disteso.

Un rifiuto era sempre un evento sgradito ma in fondo non si era trattato nemmeno di una sorpresa, Terence aveva solo sentito dalla voce della diretta interessata ciò che il suo cuore aveva già compreso da tempo.

Ashley rimase qualche secondo seduta e assunse un'espressione molto pensierosa.

Terence era riuscito a superare quel rifiuto e a non gettare alle ortiche la loro amicizia solo per questioni di cuore ma...avrebbe reagito con la stessa maturità quando avrebbe scoperto che era stata con Matt e che loro due si vedevano?

Scattò a sua volta in piedi per tentare di scacciare quel pensiero spaventoso e si portò a fianco del suo amico, che si voltò verso di lei sorridendole, illuminato dal sole che tramontava.

«Dai, non pensiamoci più, amici come prima!» esclamò, contagiando anche lei con quell'ondata di ottimismo, poi i due, senza tanta fatica, si ritrovarono a stringersi un un abbraccio per sancire la loro amicizia salvata.

Ashley poggiò la testa sulla spalla di Terence e gli cinse la schiena con le braccia, mentre lui faceva lo stesso, tenendola vicina.

Nonostante il ragazzo non fosse mai riuscito a stabilire con lei un collegamento profondo e avesse sempre avuto paura di affrontare quell'alone di oscurità, che Ashley pareva emanare quando era persa nei suoi brutti ricordi, era comunque un amico sincero e un appoggio sul quale poteva contare e il calore della sua stretta le fece piacere e la rincuorò.

Sorrise e socchiuse gli occhi ma quando li riaprì, si trovò davanti una scena che avrebbe preferito evitare.

Qualche decina di metri più avanti, lungo quello stesso viale, erano riuniti su una panchina Matt e alcuni ragazzi del suo gruppo, tra i quali Ashley, nel panico generale, fu in grado di riconoscere Luke e Jessica.

Matt la fissava e, sebbene fosse piuttosto lontano, Ashley riuscì chiaramente a distinguere l'azzurro tagliente dei suoi occhi che la trafiggevano come solevano fare di solito e ancora di più in quell'istante.

Imprecò mentalmente: perché diavolo quel ragazzo compariva sempre nei momenti meno opportuni? E, ancora peggio, come mai le importava tanto che avesse potuto fraintendere l'abbraccio amichevole tra lei e Terence, che in realtà rappresentava l'opposto di ciò che poteva sembrare ad occhi esterni?

Da quando si preoccupava dell'opinione di Matt sulla sua vita sentimentale?

Intanto lui continuava a guardarla, immobile, con quell'aria seria e misteriosa, anche un po' provocante, ed Ashley lo odiò per quella sua maledetta capacità di trincerarsi dietro una maschera di freddezza e non fare intuire ciò che provava, anche se, avrebbe giurato di scorgere quasi del disappunto in lui o forse della delusione.

Fece appena in tempo a staccarsi dall'abbraccio di Terence che intravide una ragazza nel gruppo di Matt, alta e dai capelli castani, chiari e liscissimi, farsi strada tra gli altri, avvicinarsi al biondo e aggrapparsi al suo braccio, sorridendogli e guardandolo con degli occhi che avrebbero potuto essere sostituiti tranquillamente con due cuoricini rosa.

Una leggera morsa al petto le fece perdere un battito quando vide Matt vacillare, come fosse indeciso su come comportarsi, lui che di solito trasudava determinazione da ogni poro, e infine distogliere lo sguardo per dedicarlo alla ragazza sconosciuta, che lo invitò poi a sedersi accanto a lei, mentre continuava a ridere e parlargli senza sosta.

Evidentemente aveva una nuova ammiratrice ed Ashley si meravigliò di aver realizzato solo in quell'attimo, solo dopo la scena di quella ragazza attaccata a lui, che Matt, oltre ad essere una faccia di bronzo non indifferente e un idiota sfacciato, era anche bello, affascinante e carismatico e che doveva avere chissà quante tizie che gli giravano intorno.

Lo aveva sempre visto da solo da quando lo conosceva, eccezione fatta per la sua ex Jessica, con la quale lui le aveva rivelato di avere avuto una relazione di letto dopo la fine della loro storia, mentre non le aveva mai parlato di nessun' altra, nonostante si fossero visti addirittura fino al giorno prima.

Perché non le aveva detto nulla di quella?

Era forse la prima volta che vedeva una ragazza ronzargli attorno a quel modo e quella nuova consapevolezza la fece sentire spaccata in due.

Una parte di lei ne era felice, magari era la volta buona che Matt avesse trovato una ragazza, qualcuno con cui condividere i giorni, che gli fosse stato accanto e che avesse potuto sostenerlo nei suoi momenti bui e, oltre a quello, lei stessa avrebbe tratto giovamento da un suo presunto fidanzamento.

Se Matt avesse cominciato a frequentare qualcuna, di certo i loro incontri si sarebbero ridotti, se non azzerati, e lei non avrebbe avuto più motivo di mentire a casa o di nascondere qualcosa che non esisteva più.

Ma sì, avrebbe dovuto incoraggiarlo e spingerlo tra le braccia di altre, era la cosa giusta da fare.

Allora, perché sentiva la testa girare, il cuore fare malissimo a quel pensiero e le gambe diventare così molli da non reggerla?

Cos'era quel terribile senso di vertigine e di smarrimento che l'aveva ingoiata, quasi non riuscisse più a immaginare la sua vita senza tra i piedi quel dannato ragazzo?

«Ashley va tutto bene?» la riprese Terence, accorgendosi del suo momento di confusione.

«Sì, ma certo! Ho solo avuto un leggero capogiro, non mangio da pranzo e ho un po' di fame» disse alla svelta, liquidando con quella scusa il vero motivo che si celava dietro la sua reazione improvvisa, che aveva spiazzato anche lei stessa.

«Vuoi andare a mangiare qualcosa?- le propose il ragazzo, premuroso come al solito, aggrottando le sopracciglia quando intravide Matt e i suoi amici poco più avanti – Sì, sarà meglio che andiamo. Questo posto non mi piace più.» asserì poi pungente, facendo riferimento alla presenza del biondo.

Ashley scambiò un'ultima occhiata con Matt, totalmente confusa, poi si voltò e annuì a Terence, girando le spalle e lasciandosi dietro quell'immagine che così tanto era riuscita a turbarla.

Luke osservò da lontano la scena, vide Ashley allontanarsi con Terence dopo quell'abbraccio incomprensibile e buttò subito un'occhiata preoccupata al suo migliore amico, che trovò ostaggio di quella odiosa Christie, con l'aria apparentemente calma e per nulla scomposta.

Automaticamente cercò gli occhi azzurri di Jessica, che a loro volta stavano intercettando i suoi, con un'intesa silenziosa che i due non avrebbero mai pensato di poter avere.

La bionda fece una smorfia di sdegno, rivolta velatamente a Christie, per poi sbuffare e innalzare un sopracciglio in direzione di Luke, scuotendo la testa con rassegnazione e facendogli intendere che la situazione era tragica e che in qualche modo avrebbero dovuto tenere sott'occhio quel trambusto.

Di certo avrebbero dovuto parlarne.

Ashley intanto era ormai fuori dalla visuale di Matt, camminava di nuovo accanto a Terence, con gli ultimi strascichi della strana e spiacevole sensazione provata poco prima.

«Matt ti ha fatto davvero così male, in passato?» domandò all'improvviso al suo amico, senza neanche sapere da dove fosse uscito il coraggio di affrontare l'argomento proprio con lui.

«Non puoi immaginare quanto – rispose deciso Terence, con la fronte corrucciata e i tratti del viso irrigiditi – è meschino, credevo fosse mio amico ma mi ha umiliato agli occhi della mia famiglia e di tutti e non glielo perdonerò mai – sibilò il ragazzo, visibilmente nervoso, mentre Ashley ascoltava senza commentare – ma in fondo che razza di persona è una che riesce a farsi odiare e cacciare via da casa persino dai suoi stessi genitori?» aggiunse con cinismo e crudeltà, facendo arrestare Ashley, che a quel punto si sentì colpita nel più profondo della sua anima.

«Una come me» ribattè seria, rigida come una statua e con gli occhi fissi in quelli attoniti di Terence.

«Ma che dici, Ashley? Tu non hai niente a che fare con lui e non devi minimamente paragonarti a quel viscido serpente. Nel tuo caso è diverso, tu...beh, tu non sei come lui, la tua situazione non è...» cominciò a farfugliare, senza essere in grado di portare a termine il discorso perchè si rese conto di non saperne nulla di Ashley, del suo passato, della sua vita e rimase imbambolato a fissarla, boccheggiando come un pesce lesso.

«Entriamo? Sto morendo di fame» intervenne lei piatta e con un sorriso finto, troncando l'argomento e con quello anche ogni tentativo di Terence di dare una spiegazione a qualcosa di cui non aveva idea e forse mai l'avebbe avuta.

 

 

Se c'era una cosa buffa era la coincidenza che due persone formulassero la stessa, identica idea per risolvere una questione in sospeso; e se c'era una cosa ancora più buffa era che decidessero di attuarla nel medesimo momento, finendo per incontrarsi esattamente a metà strada, faccia a faccia.

Dopo il chiarimento con Terence, Ashley aveva ripreso le sue normali attività, ma c'era un tarlo che continuava a tormentarla e che non le faceva godere appieno la piccola serenità riconquistata dopo aver sistemato la situazione con il suo amico.

Si trattava dell'immagine degli occhi di Matt, fissi su quell'abbraccio altamente equivocabile.

Se c'era una cosa che la infastidiva da morire era pensare che qualcuno potesse fraintendere le sue azioni, attribuendole pettegolezzi errati. Questo valeva in generale ma l'effetto era amplificato in quel caso perché Ashley aveva più volte rivelato a Matt di non avere un interesse romantico nei confronti del suo ex amico e non voleva che la credesse al pari di una banderuola senza personalità, pronta a cambiare direzione a seconda di come mutava il vento.

E poi c'era anche un secondo motivo, più difficile da spiegare e cioè che qualcosa di irrazionale dentro di lei non voleva che Matt pensasse che il suo cuore batteva per qualcuno perchè...il perché non lo sapeva o, per meglio dire, preferiva ignorarlo.

L'idea di dover rivedere lo studio di Matt, il luogo teatro delle loro debolezze e dell'evento che aveva sconvolto il loro rapporto, non la faceva gioire dall'entusiasmo, ma il bisogno di parlargli era decisamente più forte.

Il destinatario dei suoi pensieri, a sua volta, non era riuscito a cancellare l'immagine di Ashley tra le braccia di Terence, e per quanto si sforzasse di rimanere indifferente, nella pratica non gli veniva poi così semplice.

Quel pomeriggio si era concentrato subito su altro, aveva persino assecondato le attenzioni di quella Christie, più appiccicosa di una sanguisuga, per distrarsi e provare a non fare prevalere quei sentimenti che la rossa non avrebbe mai approvato nè ricambiato, di questo era ormai quasi sicuro.

Non aveva funzionato granchè e, dopo alcuni giorni di silenzio, si era reso conto di avere bisogno di vederla, di spiegarle, anche solo di parlare un po'.

Si era rammollito peggio di Luke e, se solo l'amico l'avesse scoperto, non gli avrebbe lasciato tregua, avrebbe cominciato a convincerlo che tutto si sarebbe sistemato, che un giorno l'amore avrebbe trionfato, che doveva crederci così come facevano lui e Melissa e che avrebbero vissuto tutti felici e contenti come in quelle storie romantiche di quart'ordine da sognatrici incallite.

Peccato che lui non nutrisse nemmeno un granello di tutta la speranza che invece animava Luke.

Forse però poteva ancora raggiungerla all'uscita del negozio, farsi fare la solita lavata di capo assurda per essersi permesso di farsi vedere lì', come un qualunque fidanzato in attesa che la propria bella finisse di lavorare, per poi condire il tutto con qualche insulto e una risata e magari un bacio, nella migliore delle ipotesi.

Quando si trovarono l'uno di fronte all'altra, in mezzo a una strada trafficata, alle 9 di sera e illuminati solo dalla luce dell'illuminazione urbana, credettero di trovarsi nell'ennesimo scherzo del destino.

Ashley sbiancò, per un attimo si congelò sul posto ma poi con un movimento rapido, afferrò Matt per la manica del suo giubbotto e lo trascinò in un cono d'ombra, meno al centro dell'attenzione.

«Matt?» chiese, una domanda così ovvia che fece innalzare un sopracciglio al proprietario di quel nome.

«Sì, credo di chiamarmi ancora così» le rispose con irriverenza, sguainando il suo ghigno migliore.

«Deficiente! Quello che volevo dire è...» ma si bloccò, neanche il tempo di finire la frase.

Già, che cosa doveva dirgli?

«Tu piuttosto, che ci fai in questa zona? Non credevo che Michelle abitasse in un quartiere così periferico e poco chic» incalzò lui, senza lasciarle il tempo di ordinare i suoi pensieri confusi in un discorso sensato e privo di balbettii.

«Non ci abito infatti ma questa è la strada che percorro di solito per ...» e per l'ennesima volta si interruppe, indecisa se rivelare la verità o fare finta di nulla.

«Per?» la pressò Matt, comodamente poggiato al muro, con le braccia incrociate e un'espressione divertita stampata sul viso.

«Per raggiungere la catapecchia che ti ritrovi come studio fotografico, maledizione!» confessò infine Ashley, stremata e rossa sulle guance, per la rabbia e per il suo orgoglio definitivamente morto.

Si aspettava una battutina maliziosa sul motivo di quella visita o qualche altro commento ironico ma il biondo la stupì.

«Anche io stavo venendo da te, in negozio» ammise a bassa voce, serio, con gli occhi insolitamente dolci e un sorriso così sincero e spiazzante che le fece mancare un paio di battiti.

Rimasero qualche istante in silenzio, poi Ashley, senza rendersene neanche conto, si trovò più vicina a lui e Matt, delicatamente azzardò e le cinse i fianchi con un braccio, stringendola di più a sè.

Non aveva niente a che fare con l'abbraccio di Terence, tenero ma pur sempre quello di un amico. Si sentì invadere da un calore profondo che mandò in estasi ogni suo senso, per non parlare della sensazione di serenità istantanea che la avvolse coma una morbida coperta nelle serate invernali.

Lui era il suo posto preferito, la sua oasi di tranquillità.

«Ho chiarito con Terence» disse in fretta, con gli occhi bassi, senza dare alcuna spiegazione per quella rivelazione apparentemente inutile.

Matt sorrise, sentì le mani della ragazza, puntate sul suo petto, irrigidirsi leggermente così le raggiunse e gliele strinse.

«Sì, ho visto, e credo gli sia andata anche bene, a quanto pare» commentò, il suo tono era ugualmente scherzoso ma meno rilassato, sembrava colorato da una vena amara.

«Non hai capito niente, infatti! Quell'abbraccio era solo di amicizia!» ribattè infastidita, non appena si rese conto che il ragazzo, come previsto, aveva frainteso tutto.

«Pensavo avesse sancito la storia d'amore più paparazzata dell'anno! Il rampollo di una delle famiglie più prestigiose e in vista della città, che si fidanza ufficialmente con una misteriosa forestiera, venuta da chissà dove!» disse, imitando il tono di un giornalista d'assalto che realizza lo scoop della sua carriera.

«Sì come no! O forse avrebbero dovuto dire 'con una perfetta stronza che lo tradisce col suo acerrimo rivale'. Pensa un po' che notiziona, eh? Ma si può sapere per chi mi hai presa? Pensi davvero che sarei capace di fare un doppio gioco del genere?» sbottò seccata e piuttosto offesa, sganciandosi dalla stretta delle braccia di Matt intorno alla sua schiena e allontanandosi da lui di qualche passo.

«So che non lo faresti, è solo che...vederti abbracciata a lui...» si lasciò scappare senza controllo, in balia delle sue emozioni, e stavolta toccò ad Ashley prendersi la rivincita per prima.

«Vedermi con lui, cosa?» domandò con tono provocante, lanciandogli un'occhiata vittoriosa.

«Niente, lascia stare» si arrese lui, consapevole di non poterle rivelare il fastidio che aveva provato nel vederla con un altro, sapendo che lei avrebbe come minimo dato di matto.

«Siamo pari adesso – decretò Ashley soddisfatta, facendosi giusto un po' assorta quando vide che Matt aveva perso il suo piglio combattivo e la sua sicurezza e stava mostrando il suo lato fragile, ancora una volta – pare che oggi nessuno dei due sia in grado di portare a termine un discorso decente» osservò infine, un pizzico di tristezza a sporcare la sua voce.

«Già» ammise Matt, quasi rassegnato, rimanendo a guardarla, il blu dei suoi occhi così intenso e carico degli stessi sentimenti che Ashley sentiva agitarsi in petto.

«Tu piuttosto, eri in dolce compagnia.» cambiò argomento, interrompendo quella parentesi e distogliendo velocemente lo sguardo.

«Cosa? Parli di Christie?» chiese lui, aggrottando le sopracciglia confuso.

«Non so come si chiama, era la ragazza castana che ti stritolava il braccio!» gli chiarì, non potendo evitare di sembrare acida e gelosa e strappando una risata a Matt, come conseguenza.

«Allora si tratta di lei, è una ragazza nuova, un'amica di Pam. Credo ci stia provando con me, è carina ma...sai, non è il mio tipo» concluse con un tono suadente, mentre accompagnava quell'ultima frase con una lenta e languida occhiata all'intera figura di Ashley, che provò dei brividi piacevoli come se avesse le sue mani addosso ad accarezzarla.

«Bah, a me sembra una gran bella ragazza, devi avere proprio dei gusti strani, tu!» esclamò contrariata ma allo stesso tempo sollevata dal suo non ricambiare la nuova ammiratrice, finchè il tocco della mano di Matt la fece sussultare.

Il ragazzo le prese un polso e con dolcezza disarmante la condusse dietro un cartellone pubblicitario, distante qualche passo da loro e che li avrebbe nascosti ai passanti e alle automobili.

Ashley lo seguì, senza fare opposizione, i suoi muscoli si distesero quando finalmente sentì le man di Matt che le carezzavano i capelli e poi scendevano sul viso, lo racchiudevano mentre lei, ormai trascinata da quella marea inarrestabile, chiudeva gli occhi, gli cingeva la schiena e si abbandonava a un nuovo bacio, dolce e anche un po' più romantico del solito, nascosto da occhi indiscreti e avvolto dalla penombra, che riusciva a donare un'atmosfera intima anche a quella strada di periferia, spoglia e grigia.

Indugiò sulle sue labbra, le lasciò e riprese più volte prima di staccarsi da lui e guardarlo con l'aria a metà tra chi è appena stata in paradiso e chi viene colta in flagrante a rubare caramelle.

Ecco che tutti i suoi santi e benedetti proposito andavano beatamente a farsi fottere.

«Direi di sì, ho dei gusti proprio strani» ribadì Matt, sorridendo sulle sue labbra e facendole tremare le gambe per il significato di quelle parole.

Odiava e allo stesso tempo amava il modo enigmatico e irriverente che aveva per girare attorno alle cose ed evitare di dirle apertamente, lasciandole vaghe, allusive e di libera interpretazione, capaci di fare impazzire chiunque nel tentativo di dargli un senso preciso.

«Dovrei schiaffeggiarti, lo sai? La tentazione è proprio forte e poi...avevamo promesso di non...di mantenere le distanze.» mormorò incerta, con ancora la fronte contro quella di Matt e le mani aggrappate alla sua giacca di pelle.

«Non credo ci riusciremo mai, Ashley, lo sai anche tu. Però fai come ti pare» sussurrò al suo orecchio, prima di sprofondare in un' ultima sessione di baci, che lasciò entrambi appagati e senza fiato.

Si guardarono negli occhi qualche secondo, abbracciati, Matt le lasciò un'ultima carezza, poi ristabilì un minimo di distanza tra loro.

Sgusciarono fuori da quel nascondiglio improvvisato ma il ritorno al mondo reale fu più traumatico del previsto.

A un paio di metri da loro, qualcuno aprì un portone e dopo poco da questo uscì Colleen, con la sua chioma fiammeggiante fresca di tinta e una serie di buste nelle mani,

Ashley diventò bianca come uno straccio, era lì, da sola insieme a Matt, in una strada poco frequentata e senza alcuna giustificazione e già si immaginò la sua condanna a morte.

Matt, reagì con più lucidità, capì che Ashley stava cadendo in uno stato di panico che l'avrebbe solo trascinata verso il pericolo e prese le redini della situazione.

«Ashley, guardami! – richiamò la sua attenzione, parlando sottovoce senza farsi vedere da Colleen e finalmente la rossa si voltò a fissarlo, con gli occhi spalancati dal terrore – urla, insultami, dimmene di tutti i colori, muoviti!» le ordinò, pensando all'unica strategia che potesse salvare la sua reputazione.

Lei all'inizio parve non capire, poi intuì il piano del biondo e fece in tempo ad attuarlo; Colleen infatti si girò e intercettò Ashley con Matt, dirigendosi a passo svelto per andare in soccorso ba spada tratta dalla sua coinquilina, che ovviamente credeva in pericolo.

«Vuoi spostarti e farmi passare! Sei proprio un..un...meschino!» urlò, ricordandosi dell'aggettivo che aveva usato Terence per definirlo e cercando di essere credibile, mentre recitava di fronte a Matt, che si sforzava di trattenere le risate, nonostante la situazione drammatica.

«Ehi, dolcezza, vacci piano con le parole! Sei tu che mi sei venuta addosso, non sai nemmeno camminare o pensi di poter occupare tutto lo spazio solo perché i tuoi amici credono che ogni cosa appartenga a loro!» ricambiò lui, approfittando per lanciare una bella frecciatina alle orecchie di Colleen, che si accigliò e accelerò il passo.

«Ma senti chi parla, sei un lurido vigliacco, arrogante e stronzo!» rincarò la dose Ashley, la situazione era paradossale e quasi divertente e, se non fosse stata così terrorizzata, avrebbe persino trovato liberatorio rivolgere qualche insulto al ragazzo che le stava sconvolgendo la vita.

Matt, dal canto suo, si stava ammazzando dalle risate internamente, quando Colleen mise fine a quel finto litigio, acciuffando Ashley per le spalle e parandosi davanti a lei con fare protettivo, con le mani piantate sui fianchi e un'aria minacciosa in viso.

«Senti un po', razza di biondastro inutile e idiota, non ti azzardare a toccare la mia amica o giuro che ti infilzo le mie unghie affilate fresche di ricostruzione in quella faccia di cazzo che ti ritrovi, sono stata chiara?» gli urlò contro, usando il suo solito repertorio raffinato ed elegante di insulti e minacce, veramente degno di uno scaricatore di porto.

«Vacci piano, Colleen, sei proprio la degna cugina di Michelle! – ghignò Matt, assicurandosi che Ashley fosse ormai al sicuro e tranquilla – è stata lei a intralciarmi, io non le ho fatto niente!» continuò in quella messinscena, anche se con meno veemenza, visto che l'obiettivo era stato raggiunto ed Ashley si era salvata.

«Vaffanculo, coglione!» esclamò Colleen, prima di girare i tacchi e cingere i fianchi di Ashley per portarla via.

La rossa fece giusto in tempo a lanciare un'occhiata di intesa e gratitudine a Matt per poi voltarsi e continuare a camminare con Colleen.

«Tesoro, stai bene? Ti ha fatto spaventare quel cretino?» le domandò la maggiore delle sue coinquiline, tornando dolce e amorevole, nemmeno soffrisse di disturbi di doppia personalità.

«Sì, tranquilla, anzi, grazie per essere intervenuta ma credo me la sarei cavata. É solo stato un piccolo incidente» le spiegò lei, ancora scossa per l'accaduto e per il rischio che aveva corso.

«Meno male! E poi che ci facevi qui, in questa strada solitaria a quest'ora della sera?» le chiese, con aria preoccupata ma anche un pizzico sospettosa.

«Dovevo riportare un libro a una collega che abita qui vicino! Poi ci siamo messe a parlare e si è fatto tardi!» continuò a giustificarsi, col cuore in gola.

Quando sarebbe finito quell'incubo?

Colleen le lanciò un'occhiata perplessa. «Anche io ero da un'amica, stiamo organizzando un fine settimana fuori con i rispettivi fidanzati e dovevamo definire gli ultimi dettagli» la informò, tornando allegra e perdendosi poi nella descrizione della loro mini vacanza.

Ashley sospirò, per quella volta le era andata bene ma fino a quando la fortuna avrebbe girato dalla sua parte?

 

 

 

Ashley spalancò la spessa porta in metallo del retro del locale e già sentì l'aria frizzante sul viso che le diede un enorme sollievo.

Respirò a pieni polmoni e sentì l'ossigeno arrivare in ogni singola parte del suo corpo e rigenerarla.

Era sabato sera e con i suoi amici si era recata ad una festa in un grande capannone poco lontano dal centro.

Era un evento conosciuto in città e di solito tutti i ragazzi vi partecipavano in massa per godersi della ottima musica live.

C'era andato anche Matt col suo gruppo, lo sapeva, si erano parlati in quei giorni, dopo il devastante accaduto che li aveva costretti a litigare per finta solo due minuti dopo essersi scambiati dei baci dolci e delicati, come erano diventati i loro da qualche tempo a quella parte.

Era cambiato persino il loro modo di baciarsi, più intimo e carico di confidenza, e forse nemmeno se ne accorgevano.

Lo aveva intravisto mezza volta tra la confusione della gente accalcata in pista, l'immancabile Christie al suo fianco, vestita in maniera succinta per esaltare il suo corpo perfetto, gli occhi da cerbiatta truccati e i capelli così fluenti da sembrare di seta.

E lui si ostinava a dire che non la trovava attraente, aveva forse dei prosciutti sopra gli occhi o la prendeva per il culo?

In ogni caso lei si era rintanata sui divanetti, odiava la confusione e la sensazione di rimanere schiacciata senza via di fuga, dato che non soffriva solo di vertigini ma anche di claustrofobia.

Terence le aveva fatto compgnia per un po' ma lei aveva sentito il bisogno di respirare dell'aria fresca e così lo aveva abbandonato dopo un'ora circa.

La scala antincendio che costeggiava il muro posteriore dell'edificio e che portava ad un cortile interno, nel quale si trovavano i bagni, era buia e poco frequentata ma Ashley riuscì a riconoscere una testa bionda fin troppo familiare, appartenente a un ragazzo che stava accovacciato su uno scalino, girato di spalle.

Il tonfo assordante che produsse la grossa porta arrugginita nell'attimo in cui le scappò dalla mano, a causa di quella distrazione, fece voltare l'unico occupante di quel luogo oscuro e gli rivelò dunque la sua presenza.

Matt assottigliò gli occhi per capire di chi si trattasse, vista la poca illuminazione che glielo rendeva abbastanza difficile, poi le sue labbra formarono un sorriso divertito quando riuscì ad attribuire un'identità inequivocabile a quella figura.

Ashley comprese di essere stata smascherata ma non si scompose, sollevò la testa fiera e, guardando dritta davanti a sè, non si lasciò distrarre dal suo sguardo ammaliante.

«Finalmente sei riuscita a sfuggire alle grinfie di Terence, vedo» commentò piatto il ragazzo nell'esatto momento in cui le gambe svelte di Ashley gli sfilarono a fianco mentre scendeva i gradini di quella scala ammuffita e deserta, occupata momentaneamente solo da lui e dall'odore acre del fumo prodotto dalla sua sigaretta.

Alla ragazza non passò inosservata la leggera vena ironica che aveva colorato la voce del biondo nel parlare e sorrise, seppur involontariamente, dinanzi alla verità delle sue parole.

Non era stata di certo un'impresa facile svincolarsi dal suo amico per riuscire a prendere una boccata d'aria fuori da quella stanza soffocante, stracolma di gente e chiacchiericcio insopportabile, che le aveva intontito le orecchie.

Matt si portò alle labbra il mozzicone che teneva serrato tra l'indice e il medio e ne aspirò un ultimo tiro, facendolo brillare ardente come una luce solitaria nell'oscurità del retro di quel locale, poi sollevò di scatto il mento e buttò fuori dalla bocca semiaperta una nuvola di fumo, socchiudendo gli occhi mentre compiva quei gesti ormai automatici.

Quando li riaprì notò con meraviglia che Ashley non aveva continuato imperterrita la sua discesa, come si sarebbe aspettato, ma si era fermata poco più avanti e adesso stava in piedi con i gomiti poggiati sulla ringhiera arrugginita della scala e con lo sguardo fisso su un punto impreciso di quel panorama notturno.

Si alzò, scese quei pochi scalini che lo separavano dalla ragazza e le si affiancò, in silenzio.

La percepì irrigidirsi impercettibilmente, portarsi una mano incerta sulla guancia e giocherellare con una ciocca di capelli sfuggita al suo orecchio, probabilmente per impedirgli una completa visuale del suo volto.

Solo allora Ashley si decise a parlare.

«In realtà stavo solo andando in bagno» ebbe cura di informarlo, per smentire la sua precedente affermazione e non dargliela vinta.

Matt ghignò, lei era sempre così: testarda, ostinata e orgogliosa ma lui sapeva come fare crollare tutte quelle barriere con una sola mossa, come una folata di vento impietosa su un castello di carte maestoso e complesso ma pur sempre fragile.

Con un movimento rapido delle braccia le cinse i fianchi e la attirò a sè, cogliendola di sorpresa e facendo aderire i loro corpi. La sentì tremare e trattenere il respiro mentre la stringeva e si beò della reazione che le aveva provocato solo con quel gesto.

«Eppure sei ancora qua – constatò senza pietà, riducendo in polvere la sua debole giustificazione – e allora dimmi, invece.. - proseguì, rafforzando di poco la stretta sulla sua schiena – da me non vuoi scappare?» le soffiò languidamente sul collo.

Ashley non rispose, emise un lievissimo gemito quando si ritrovò con la schiena premuta sulla ringhiera intrappolata e con il suo intero essere percorso da scosse di piacere che le mandavano in tilt i sensi e la facevano smettere di ragionare.

O per esempio di ricordarsi che aveva giurato di non cedere più alle lusinghe peccaminose di quel diavolo tentatore travestito da angelo.

C'era davvero troppo silenzio nel buio di quella vecchia scala esterna, così tanto che Ashley non si stupì quando riuscì persino a sentire il frusciò delle leggerissime calze scure velate, che le coprivano le gambe, mentre sfregavano contro il tessuto ruvido dei jeans di Matt nel momento in cui si era mossa per divaricarle e permettere a quel contatto di divenire più intimo, di sentirlo ancora di più vicino a lei, di assaporare nuovamente il piacere che quel semplice contatto fisico sapeva regalarle.

Puntò gli occhi senza esitazione sul viso del ragazzo e incontrò quelli di lui, sfacciati e trionfanti ma in un certo senso così simili ai suoi, così carichi di quel qualcosa che assomigliava al suo dolore e divorò il suo sguardo di nuovo come un'affamata, nutrendosi di quella sofferenza e scaricandone un po' della sua, come se solo in quel muto scambio tra loro riuscisse a trovare uno straccio di pace, quella pace che nemmeno i sorrisi e le parole confortanti dei suoi amici erano in grado di darle nella maniera in cui faceva quel dannato ragazzo.

Lui era il più sbagliato e lei era spezzata e sì, sembrava tutto perfetto quando si stringevano.

Le posò le labbra delicatamente in un punto del collo, proprio sotto il lobo dell'orecchio, nel quale poco prima aveva sussurrato una domanda troppo pericolosa a cui rispondere.

Voleva scappare da lui? O meglio, avrebbe dovuto farlo?

Decisamente avrebbe dovuto, e non solo in quel momento, mentre rischiava di essere scoperta da qualcuno del suo gruppo, avvinghiata al loro acerrimo nemico.

Avrebbe dovuto smettere di perdersi in lui, di cercare quegli occhi che riflettevano un'anima martoriata come la sua, di volere le sue mani addosso e di desiderare che entrasse dentro di lei.

Sì, magari la prossima volta sarebbe stato ragionevole farlo, ma per quella sera era troppo tardi ormai.

Si sentiva già sbronza pur senza aver ingerito un goccio di alcool, era ubriaca di lui, del suo profumo misto al fumo, della sua bocca che adesso le strisciava leggera sulla guancia, solleticandola con un punto un po' screpolato nel labbro inferiore. I pugni, che aveva serrato sul petto del ragazzo come riflesso quando lui l'aveva avvicinata all'improvviso, e che ancora giacevano fermi in quel punto come congelati, di colpo si sciolsero, i palmi aperti percorsero la stoffa della sua camicia e salirono fino ad accarezzargli il collo, estorcendogli a sua volta un gemito di cui era debitrice e che la esortò a continuare nella salita fino a fermarsi dietro la sua nuca, intrecciando le dita saldamente tra i suoi capelli.

Si era svolto tutto in una manciata di secondi eppure l'intensità era stata così forte che a loro sembrò di trovarsi stretti in quel modo da minuti, forse anche da ore, e probabilmente fu per quello che in un baleno Ashley parve riacquistare un barlume di coscienza e il timore di essere vista si impadronì di lei.

Allentò le mani dai capelli biondi di Matt e le tirò indietro; il ragazzo, intuite le sue intenzioni, le carezzò le labbra con un bacio leggero, che non venne approfondito e che comunque non durò che un secondo o due.

La loro stretta disperata si sciolse, veloce come era nata, la distanza tra i corpi venne ripristinata così come quella tra le anime, forse più scariche e pulite, ma di nuovo lontane e separate.

Matt si ficcò le mani dentro le tasche dei jeans con naturalezza, fece più di un passo indietro fino a poggiare la schiena sul muro, esattamente al lato opposto a quello di Ashley, rappresentando in modo figurato quello che in fondo erano e che parevano dimenticare in quei rari momenti di follia.

Divisi e sbagliati.

Senza dire una parola Ashley sollevò lo sguardo su di lui, che placido continuava a fissarla con un'espressione indecifrabile spalmata in viso, assottigliò gli occhi come fosse di colpo offesa o volesse sfidarlo e, senza dire una sola parola, girò i tacchi e percorse correndo tutta la scala fino in fondo, sparendo inghiottita dal buio.

«Matt! Si può sapere che ci fai qui da solo?» urlò una pimpante voce femminile dalla cima della scala.

Ashley, giunta ormai in fondo, si voltò e fece in tempo a riconoscere una sagoma snella, che attribuì a Christie, che raggiungeva Matt, scendendo qualche gradino in bilico sui trampoli che aveva come scarpe, e lo abbracciava per i fianchi, esortandolo a seguirla e rientrare.

Sospirò di sollievo quando capì che anche quella volta l'aveva scampata per un pelo: sarebbe bastato indugiare solo un secondo in più per farsi scoprire al buio con lui, senza alcuna scusa plausibile.

Quegli episodi stavano capitando troppo spesso e forse avrebbe dovuto interpretarli come degli avvertimenti, per salvarsi finchè era in tempo.

Rimase ancora qualche attimo, protetta dall'oscurità in un angolo riparato, finchè non vide scomparire dietro la porta Matt e la sua spasimante, la quale si premurò di voltarsi un'ultima volta verso la scalinata, quasi percepisse qualche presenza sospetta, per poi dileguarsi.

Era giusto così ed Ashley immaginò quanto sarebbe stato tutto più semplice se Matt avesse ripreso a uscire con le ragazze, con quelle come Christie, che potevano stringerlo in pubblico, alla luce del sole, senza rischiare di buttare all'aria l'amicizia e il rispetto delle persone che l'avevano accolta quando non era che un puntino anonimo senza alcuna importanza per nessuno.

Quel nodo alla gola che provò d'un tratto non era invidia, non poteva esserlo, nè gelosia, nè tanto meno dolore.

Perchè avrebbe dovuto provare tutte quelle emozioni negative?

La cosa più sensata e positiva era proprio sperare che Matt si dedicasse ad altre piuttosto che sprecare il suo tempo con lei che, anche volendo, non avrebbe mai potuto rappresentare per lui nient'altro che un'ombra nascosta al mondo intero.

Si strinse nelle spalle, gli occhi pizzicavano ma era di sicuro colpa dell'aria gelida che le sferzava il viso, non di certo di quei pensieri.

Si infilò nel bagno delle ragazze, e si guardò allo specchio incrinato che troneggiava sopra il lavandino.

I suoi occhi erano spenti, le guance pallide, le labbra piegate all'ingiù non si impegnavano nemmeno a simulare un sorriso.

'Cos'è quella faccia desolata?' si chiese tra le mura asettiche e spoglie di quel luogo, quando si accorse che il riflesso della sua immagine riportava tutt'altro che il ritratto della gioia e della determinazione.

Sembrava solo una ragazza triste e maledettamente confusa...e forse lo era davvero.

Delle lacrime le annebbiarono lo sguardo, non permise a nessuna di loro di rigarle il volto, le anticipò, si tuffò a capofitto sul lavandino, aprì il rubinetto e si sciacquò con l'acqua fredda.

Sperando che si confondesse con le gocce salate, le portasse via e con loro anche le sue incertezze e cancellasse quel riflesso di lei che non poteva appartenerle.

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Rohhh