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Autore: _Agrifoglio_    26/08/2017    9 recensioni
Il 26 agosto 1789 fu emanata la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, ma Alain de Soisson, ormai disilluso, non si unisce ai festeggiamenti generali e rimane a sorseggiare una birra da solo, seduto al tavolo di una taverna, a ricordare ed a riflettere.
Genere: Malinconico, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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26 agosto 1789
 
Alain sorseggiava la sua birra da solo, seduto al tavolo di una delle tante locande parigine che, quella notte, erano nel pieno dei festeggiamenti.
Quel giorno, infatti, era stata emanata la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino ed il popolo la salutava come l’inizio di una nuova era, nella quale, all’oppressione della tirannide, si sarebbe sostituita l’affermazione di un periodo di pace, di progresso e di giustizia per tutti.
Si diceva che l’avessero pensata e scritta ispirandosi alla Dichiarazione d’Indipendenza americana e che l’avrebbero inserita nella futura Costituzione e chi sa quanti altri Stati, scrollandosi di dosso il peso del dispotismo, ne avrebbero adottata una simile o uguale!
Alain aveva preferito starsene da solo ed evitare i festeggiamenti, come sempre più di frequente gli capitava, perché, sicuramente per suo difetto, proprio non gli riusciva di condividere l’entusiasmo generale.
Gli bastava ricordare come si era conclusa la presa della Bastiglia per renderlo fortemente scettico sul roseo futuro della Francia. Era sembrato che avrebbero dovuto conquistare chi sa che, con quei fucili e quei cannoni e, alla fine della giornata, avevano scoperto che il famigerato simbolo dell’oppressione monarchica altro non era che un mucchio di pietre brunite dai secoli, presidiato da pochissimi soldati e contenente, nelle sue segrete, niente di meno che qualche manciata di falsari, di libertini e di alienati mentali. In tutto, meno di dieci. Per dare la libertà a quegli infelici relitti umani, si era combattuta una sanguinosa battaglia, culminata nell’eccidio del Governatore della fortezza e di altri Ufficiali, le cui teste erano state issate su delle picche e portate in processione per le vie della città neanche si fossero trovati ai tempi dell’odiato Ugo Capeto.
Per ottenere questo splendido risultato, alcune delle persone migliori che avesse mai conosciuto erano morte, avevano cessato di esistere come individui, avevano sacrificato le loro vite, le loro aspirazioni, i loro sogni, i loro progetti, in poche parole, tutta la loro essenza unica ed irripetibile, in nome di un ideale astratto ed inarrivabile ed egli non le avrebbe mai più riviste né avrebbe trovato consolazione nel pensiero che erano vive e che stavano bene.
Coloro che aspiravano a diventare i nuovi padroni della Francia ed a soppiantare il Re ed i suoi Ministri valevano quei sacrifici umani? Erano degni di calzare le scarpe a coloro che erano morti dietro ad un ideale?
Alain si poneva questi interrogativi e scuoteva la testa. Da quello che aveva intuito di Robespierre e di Saint Just, per quel poco che li aveva conosciuti, la risposta, con suo gran rammarico, non poteva essere che negativa. Le loro espressioni, i loro gesti, le loro parole sapevano di esaltazione e di estremismo e non di saggezza e di spessore politico e, quando c’era da giudicare una persona, difficilmente si sbagliava. Era caduto in errore una volta, nel valutare il suo biondo e fiero Comandante, ma, in quel caso, il pregiudizio e l’odio di classe gli avevano ottenebrato il raziocinio.
– Con gente di tal fatta – pensava Alain, buttando giù un altro sorso di birra – le efferatezze della Bastiglia non saranno che un gioco da educande a paragone di quello che ancora ci aspetta.
Bernard Châtelet, invece, era entusiasta, festeggiava, toccava il cielo con un dito. Credeva fermamente nel valore dei suoi compagni di lotta, era accecato dagli ideali rivoluzionari e ci avrebbe scommesso la testa che quel 26 agosto 1789 sarebbe stato l’inizio di una nuova età dell’oro.
– Speriamo che la sua delusione non sia troppo cocente.
Non era un cattivo diavolo quello Châtelet, dopo tutto, altrimenti non avrebbe sposato Rosalie. Gli piaceva Rosalie. Non avrebbe mai sposato una come lei, troppo tranquilla e per bene per i suoi gusti, ma era una delle poche donne alle quali avrebbe tributato, senza pensarci due volte, gli onori dovuti ad una madre. Era una donna da rispettare, non da sposare.
– “Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti”. Interessante! Ciò significa che, in futuro, qualunque individuo, con lo studio e la preparazione, potrà crearsi una posizione e fare valere i suoi giusti e sacrosanti diritti e che i politici avranno sempre a cuore l’affermazione di tali istanze e non le calpesteranno mai per far prevalere il volere dei grandi gruppi economici, nazionali o sovranazionali né le sacrificheranno per squallidi giochi di palazzo. “Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune”. Ah, ecco, hanno già iniziato a mettere le mani avanti ed a creare l’eccezione, prima ancora di avere sancito la regola.
– “Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo”. Niente mazzette, quindi, niente corruzione, niente nepotismi, niente svendita dello Stato ai poteri forti, niente di niente, soltanto il cittadino ed il suo benessere.
– “Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo o individuo può esercitare un’autorità che non emani espressamente da essa”. Perfetto! Nessun centro di potere, nessun gruppo economico, forte o fortissimo che sia, potrà mai prevalere sullo Stato, sedurlo, circuirlo o coartarlo, a detrimento dei diritti e degli interessi legittimi dei cittadini, importanti o umili che siano e le forze politiche, nel legiferare, avranno sempre di mira il bene superiore dello Stato e la giustizia e mai il do ut des.
– “La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri”, “La Legge ha il diritto di vietare solo le azioni nocive alla società. Tutto ciò che non è vietato dalla Legge non può essere impedito e nessuno può essere costretto a fare ciò che essa non ordina”. Auguriamoci, dunque, che la legge ordini sempre cose giuste, finalizzate all’interesse generale e non a fare regali a Tizio, Caio o Sempronio….
– “Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purché la manifestazione di esse non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla Legge”, “La libera manifestazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge”. Ciò vuol dire che tutti, ma proprio tutti, potranno manifestare la propria opinione e che nessuna forza politica tenterà mai di addomesticare il libero pensiero del cittadino facendogli credere ciò che vuole, ricorrendo alla blandizie, alla minaccia del male peggiore, al paternalismo, al populismo ed avvalendosi del collaborazionismo di compiacenti pennivendoli e di pessimi teatranti di regime. Nessun partito politico farà ricorso alla stampa di regime, comprandosi testate giornalistiche da utilizzare a sostegno delle proprie iniziative e per scavare la fossa agli oppositori. Anzi, sì, potrà accadere, se lo vorrà l’ordine pubblico.
– “Per il mantenimento della forza pubblica e per le spese d’amministrazione, è indispensabile un contributo comune: esso deve essere ugualmente ripartito fra tutti i cittadini in ragione delle loro capacità”. Tutti pagheranno le tasse, nessuno evaderà e lo Stato non tartasserà sempre le solite categorie di individui, dimenticandosi delle altre. Splendido!
– “Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata né la separazione dei poteri stabilita, non ha una costituzione”. Nessuno dei poteri dello Stato tenterà mai di prevaricare o di mettere la mordacchia agli altri due….
– “La proprietà essendo un diritto inviolabile e sacro, nessuno può esserne privato”. Tutto molto bello ed interessante, ma basta prevedere delle tasse troppo elevate e questo inviolabile e sacro diritto diventerà, al più presto, un gravoso fardello e, per respirare, il cittadino dovrà auto privarsene; “salvo quando la necessità pubblica, legalmente constatata, lo esiga in maniera evidente e previo un giusto e preventivo indennizzo” ed anche qui hanno già iniziato a mettere le mani avanti ed a creare dei distinguo. E quest’indennizzo sarà veramente giusto e preventivo?
Alain emise un gran sospiro, scolò quel che rimaneva del suo boccale e ne ordinò un altro.
Era decisamente troppo vecchio per credere alle favole.
Robespierre e Saint Just arringavano con voce stentorea ed occhi lampeggianti e già si intravedeva, nei loro modi, un principio di insofferenza per chiunque l’avesse pensata diversamente da loro. Bernard Châtelet gongolava mentre sua moglie, silenziosamente ed instancabilmente, aveva già iniziato a mettere in atto la sua strategia per farlo rinsavire ed allontanare dal pericolo. Non voleva subire altri lutti, la dolce Rosalie.
Intanto, c’era già chi parlava di rinominare i mesi e di rinumerare gli anni.
Egli, dal canto suo, si augurava cose molto meno utopistiche ed infinitamente più concrete, prima fra tutte che la Nazione, qualunque fosse stata la sua futura forma di governo, monarchica o repubblicana, sarebbe riuscita a colmare la voragine del debito pubblico ed a radunare degli statisti lungimiranti, preparati ed onesti, perché, fintanto che lo Stato fosse stato strangolato dai debiti e ricattabile e la politica fosse stata debole o ideologicamente condizionata, avrebbero sempre comandato altri gruppi di potere che tutto avrebbero avuto a cuore meno che il bene dei cittadini.
Per parte sua, aveva già dato. Non si sarebbe ritagliato alcun ruolo in questa Francia dalle aspettative infinite e dal futuro incerto e, anzi, aveva già adocchiato un fazzoletto di terra in riva al mare, da coltivare in solitudine, dove potere inumare sua madre e sua sorella, in barba a qualsivoglia divieto o precetto.  
Quella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, probabilmente, avrebbe fatto piacere ad André. Di certo, non gli sarebbe servita, perché, affinché la società e la mentalità si evolvano, devono avvicendarsi le generazioni, non essendo sufficienti enfatici proclami.
Non sarebbe certo bastata quella Dichiarazione a far sì che, in un’epoca qualsiasi, gli attendenti sposassero le nobildonne e vivessero felici insieme a loro senza problemi e senza recriminazioni, comunque si fossero denominate, in futuro, le due categorie. Le scelte individuali, matrimoniali, lavorative e personali sono sempre state influenzate dalle aspirazioni, dai bisogni concreti e da quello che, quotidianamente, si scorge nella propria cerchia familiare ed amicale e che si impara, negli anni, a considerare indispensabile e, quindi, a desiderare. In poche parole, dalla vita di tutti i giorni e non certo dalla suddivisione della società in categorie astratte.
– Riposa in pace, amico mio. Sei morto ad un soffio dall’aver raggiunto i tuoi traguardi o dal pensare di averli raggiunti, ma sappi che esiste una sola cosa peggiore del non realizzare i propri sogni: realizzarli.
Atteggiò, quindi, la bocca alla sua consueta smorfia ironica e levò in alto il boccale di birra.
– Buon compleanno, André!
   
 
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