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Autore: Elen91    26/08/2017    8 recensioni
[Dal testo: Gli occhi di Oscar si spalancarono e incontrarono quelli di André, mentre lui le posava una mano dietro la schiena e l'attirava a sé. Oscar sentì un brivido caldo e intenso scivolarle lungo la spina dorsale, a quel contatto morbido e innocente, e il cuore prese a batterle forte nel petto.
Oscar sollevò una mano e la appoggiò piano alla spalla di André, e iniziarono a volteggiare lentamente sull'erba fresca e profumata di rugiada, seguendo il ritmo imposto dalla melodia, che un poco si perdeva nel frinire delle cicale e dei grilli e nel battito veloce dei loro cuori.
I corpi si muovevano fluidi e aggraziati, come se fossero nati per avvolgersi ed appartenersi, come se fossero uno la metà dell'altra.]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dancing in the dark



Baby, I'm dancing in the dark
With you between my arms
Barefoot on the grass,
Listening to our favorite song
When you said you looked a mess,
I whispered underneath my breath
But you heard it,
Darling, you look perfect tonight
(Perfect – Ed Sheeran)



Una brezza frizzante soffiava lieve e profumata di rose, in quella fresca serata di tarda estate. Gli unici suoni a disturbare l'assoluta quiete erano lo scroscio lento dell'acqua delle fontane della Reggia e la dolce musica che proveniva dalla sontuosa sala da ballo.
Oscar esalò un sospiro e si portò le mani alla testa per massaggiarsi le tempie. Era molto tardi e lei era esausta; non le erano mai state congeniali quelle feste da ballo pompose e frivole, con le persone che si perdevano in pettegolezzi, salamelecchi e altri chiacchiericci inutili su abiti e gioielli e cibi e vini, ostentando le loro ricchezze e il loro status. E così, dopo aver trangugiato il secondo bicchiere di vino, si era avviata verso i giardini, con la scusa di dover fare un giro di perlustrazione, lontano da quella sala dorata e calda, gremita di abiti dai colori sgargianti e dalle stoffe pregiate, e che odorava di cipria e di profumi sontuosi, tanto forti e dolci da essere quasi nauseanti.
Un rumore di passi dietro di lei la distrasse e la costrinse a mettersi all'erta; si voltò nella direzione da cui provenivano e, nella luce soffice e argentata della luna, che si stava facendo strada a fatica fra le nuvole che si stavano addensando in cielo, riconobbe la figura familiare di André che le veniva incontro.
André le sorrise, osservandola con attenzione. “Va tutto bene, Oscar?”
“Sì, tutto bene”
Oscar tentò di suonare convincente e, probabilmente, lo sarebbe stata per qualcuno che non la conoscesse a fondo quanto la conosceva André. Ed, infatti, lui non le credette.
“Ti stavi annoiando da morire, vero?” commentò, nel tono della voce una nota divertita. “Ti ho vista sbadigliare almeno tre volte”
“L'unico momento in cui mi sono sentita sveglia è stato quando il Conte d'Armagnac mi ha chiesto un consiglio riguardo al suo fucile” borbottò lei di rimando.
André si lasciò sfuggire una risata soffocata. “In questo caso... Che ne dici di rendere questa serata meno noiosa?” chiese, protendendo una mano verso di lei, e il tono si fece improvvisamente serio. “Mi concederesti questo ballo, mia bella mademoiselle?
Oscar si avvide che la musica che proveniva dalla Reggia era sfumata in note più lente e dolci. Quella melodia le ricordò il colore rosso vermiglio e le sfumature dorate e rosate delle meravigliose albe che aveva visto ad Arras, con André; il profumo salato, fresco e familiare del mare cristallino che s'apriva a pochi passi dalla sua villa di famiglia in Normandia e delle estati che vi aveva trascorso, sempre con lui; il sapore dolce e succoso delle prime fragole di stagione, di cui lei e André si erano fatti innumerevoli scorpacciate.
Quella musica le parlava di lui, di loro. Mentre Oscar annuiva e posava la mano su quella di André, sorprendendosi di quanto la sua apparisse piccola e sottile e delicata in quella di lui, la mente si colmò di un ricordo remoto eppure vivido come non mai.

Oscar mosse il piedino destro in avanti, concentrandosi per ricordare i passi che le aveva insegnato poco prima Nanny, che l'aveva lasciata ad esercitarsi con André. Lui, però, non fu molto collaborativo e, invece di seguirla e portare il piede sinistro indietro, lo portò in avanti come lei e lo scontro fu inevitabile.
“Ahi” piagnucolò André, scostandosi bruscamente da lei. “Mi hai pestato di nuovo i piedi, stupida”
Le piccole sopracciglia bionde di Oscar si aggrottarono e la boccuccia si arricciò in un'espressione contrariata. “Stupido sarai tu, che non riesci a seguirmi”
“Ma tu sei una femmina! Sei tu che dovresti seguire me”
Oscar pestò un piedino per terra. “Io sono un maschio!” in quelle parole vi mise tutta la rabbia che una bambina di sette anni poteva provare. “E voglio imparare a danzare come un maschio, quindi tu devi fare la parte della dama”
Oscar non comprendeva che utilità potessero avere quegli stupidi esercizi di danza; li considerava una perdita di tempo, e avrebbe preferito di gran lunga allenarsi con la spada, o andare a cavallo, ma suo padre le aveva detto che per un nobile era indispensabile saper danzare e lei aveva dovuto rassegnarsi, suo malgrado.
“Ma mia nonna ha detto che dovresti imparare a danzare anche come una dama” protestò André. “Poi se la prenderà con me, se non facciamo come ha detto lei e non ci alterniamo”
“Io non voglio!” Oscar mise il broncio e incrociò le braccia al petto. “Perché devo imparare a danzare come una dama, se sono un maschio? Se mio padre sapesse che Nanny continua a trattarmi come una femmina...”
Oscar sentì gli occhi pizzicare un poco e si voltò, dando le spalle ad André e serrando forte le manine in un pugno.
I maschi non piangono. Suo padre glielo aveva ripetuto centinaia di volte.
E lei era un maschio e non si poteva proprio permettere quelle lacrime, anche se essere trattata come una femmina bruciava e la faceva infuriare e la confondeva.
André esalò un sospiro rassegnato. “D'accordo. Farò come vuoi tu. Sarò io a seguire te”
Oscar si voltò e le labbra le si incurvavano in un sorriso grande e luminoso, che le fece brillare anche gli occhi. “Grazie. In cambio, più tardi ti aiuterò ad esercitarti con la spada, e stasera potrai avere anche la mia fetta di torta”


A quel ricordo, un angolo delle labbra si sollevò appena nell'accenno di un sorriso. Gli occhi di Oscar si spalancarono e incontrarono quelli di André, mentre lui le posava una mano dietro la schiena e l'attirava a sé. Oscar sentì un brivido caldo e intenso scivolarle lungo la spina dorsale, a quel contatto morbido e innocente, e il cuore prese a batterle forte nel petto.
Oscar sollevò una mano e la appoggiò piano alla spalla di André, e iniziarono a volteggiare lentamente sull'erba fresca e profumata di rugiada, seguendo il ritmo imposto dalla melodia, che un poco si perdeva nel frinire delle cicale e dei grilli e nel battito veloce dei loro cuori.
I corpi si muovevano fluidi e aggraziati, come se fossero nati per avvolgersi ed appartenersi, come se fossero uno la metà dell'altra.
Gli occhi ancora immersi in quelli di lui, ombreggiati d'argento alla fievole luce della luna, che la tenevano incatenata con un'intensità disarmante; le parve si potessero leggere dentro, loro due, fino infondo all'anima. Era una sensazione che la intimoriva, un dolore nuovo, dolce e struggente che le fece sussultare il cuore.
La musica all'interno si era fatta più veloce e allegra, ma loro, ormai, non seguivano più il ritmo. Danzavano una melodia tutta loro, lenta e dolcissima e suadente e quasi sensuale.
Oscar si strinse di più a lui, posando il capo al suo petto. Erano tanto vicini che Oscar poteva percepire il respiro caldo di lui sulla pelle del viso e, a quel soffio leggero, un altro brivido le corse lungo la spina dorsale.
I giardini erano ora illuminati soltanto dalla tenue luce dorata che proveniva dalle migliaia di candele accese all'interno della Reggia, perché la luna era stata inghiottita dai nuvoloni minacciosi che continuavano ad addensarsi in cielo, con sempre maggior prepotenza.
Anche l'aria, che fino a quel momento era tiepida e profumata di rose, ora si era fatta più fresca e gonfia del sentore della pioggia che avrebbe preso a cadere di lì a poco.
Oscar non vi fece caso, e neppure André parve notarlo. Erano troppo immersi l'uno nell'altra, nei loro corpi stretti che ancora ondeggiavano lenti, nell'intensità di quell'abbraccio che li aveva resi una cosa sola.
Oscar si scostò appena, risollevando il viso su di lui, e i loro occhi si incatenarono per un istante infinito, sospeso e fuori dal tempo, un istante in cui esistevano solo loro e quell'indissolubile legame che, ineluttabilmente, li spingeva l'uno verso l'altra.
Entrambi avvertirono le tiepide gocce di pioggia che avevano iniziato a bagnare i loro volti, ma non se ne curarono.
Lo sguardo di Oscar si abbassò, scivolando sulla bocca di André e, istintivamente, seppe che anche i suoi occhi erano fissi sulla sua. Percepì il volto di André avvicinarsi al suo, piano, quasi esitante, fino a che le loro labbra si sfiorarono.
Al principio, fu un bacio lento, soffice e delicato. Oscar si lasciò colmare da quelle labbra morbide e calde, dal sapore dolce di lui, mentre le mani di André si chiusero sul suo viso e lei immerse le dita sottili nei riccioli fradici di lui, per attirarlo con più forza a sé.
Poi, a mano a mano che la pioggia si faceva più intensa, l'istinto avvolse tutto, guidando ogni gesto, ogni respiro, ogni battito del cuore. Tutto divenne desiderio, caldo e rosso e intenso.
Le bocche si schiusero, per approfondire quel bacio che si fece a poco a poco più sensuale e irruento, in un rincorrersi di languide lingue che si muovevano e intrecciavano una sull'altra, e sapori densi e morbidi che si mescolavano, e di piccoli morsi sulla carne rossa, piena e umida.
Si scostarono un poco, quando ebbero bisogno di riprendere fiato, fronte contro fronte, i respiri spezzati.
André le scostò con dolcezza una ciocca di capelli che le era finita davanti agli occhi, portandola dietro l'orecchio. “Ti amo” le sussurrò, la voce morbida e calda che tremava appena.
“Anche io ti amo, André”
Se lo ripeterono mille e mille volte, con gli occhi e con le labbra e con le mani e con la voce, danzando nell'oscurità, in quella notte di musica, luna e pioggia.


Nda: Questa è una piccola OS scritta di getto, dopo aver ascoltato la canzone citata all'inizio, da cui ho anche preso ispirazione per il titolo. È un semplice what if, un momento totalmente avulso dal contesto sia dell'anime che del manga. Non so se l'esperimento sia riuscito o meno, ed essendo la prima volta che scrivo su di loro probabilmente non lo è, ma mi sentivo comunque di pubblicarla. Spero vi piaccia, e che vi abbia trasmesso almeno un po' delle emozioni che ho provato io scrivendola e mi scuso in anticipo se, al contrario, risulterà una schifezzuola :)
Ringrazio chiunque la metterà fra le preferite/ricordate e, naturalmente, chi recensirà.
Ele.



  
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