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Autore: Happyaku    17/06/2009    1 recensioni

Una infanzia felice sorretta dall'amore di una madre, un triste incidente e una nuova vita.

Ma fai attenzione, perchè  il Mostro è astuto. Si sa celare dietro a chiunque, vestito del manto bianco della pecorella.   

(Classificata al terzo posto al contest: "Contest: Ninna nanna... e horror" di Princess of Rose)

Genere: Malinconico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Zetsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Color me of Black"



Steso con la pancia sul tappetto, un bambino giocava da solo con i suoi balocchi.

Ora faceva saltellare un cavallino di pezza, o faceva combattere due bambole ninja, ricordando le storie che ha scuola gli insegnavano sui grandi shinobi dei tempi antichi.

Si rigirò sulla schiena, diventando una montagna, dove dove fece passare il suo modellino del treno dello Stato della Neve, che sua madre gli aveva promesso che sarebbero andati a vedere quell'inverno.

Non vedeva l'ora.

Fingendo il suono della locomotiva, immaginò che il treno stesse per affrontare il passo più difficile del suo viaggio, il ginocchio-montagna.

Lo oltrepassò con un po' di fatica, il rumore della locomotiva  accelerato.

Superato il pendio del piede, il bambino condusse il giocattolo lungo le linee circolari del tappeto come se fossero binari.

Oh, no! pensò, In vista ci sono dei banditi! 

Prese con una manina bianca un pupazzetto che colpì il treno facendolo capovolgere, pronto ad appropriarsene.

"Oh, no! Grande Ninja dell' Erba. Salvaci!" mormorò afferrando con l'altra mano il secondo ninja di pezza.

"Eccomi", mimò con una voce più profonda.

"Zetsuuu" urlò una voce femminile oltre la porta.

"Sei già a letto?" continuò, sempre più vicina mentre le scale scricchiolavano sotto i suoi piedi.

Con una risatina silenziosa, il bambino abbandonò tutti i giocattoli per correre sotto le coperte a  nascondersi, ma i suoi piedini avevano di sicuro tradito le sue intenzioni.

Però non importava, perché ogni sera  la mamma ci cascava sempre.

"Oh, ma il mio bambino è già a letto" la voce ora era molto più chiara, calda d'amore materno.

Zetsu, tirò fuori gli occhietti gialli, a vedere cosa stava facendo la donna, le manine bicolore trattenevano la coperta fino sopra al naso.

La madre di Zetsu incrociò gli occhi del suo bambino, che scomparì sotto le coltri con una risatina argentina. La donna continuò il gioco sorridendo, avvicinandosi al letto, sedendosi su un lato.

"Ora, come farò a dormire, senza il bacio del mio bambino?"

A sentire la sua voce triste, Zetsu si alzò subito a sedere, buttando le coperte che lo coprivano.

"No, mamma. Sono sveglio!"

"Oh, non me ne ero accorta! Mi hai fatto una marachella!" disse con il sorriso nelle parole, prima di iniziare a solleticarlo sui fianchi.

Mamma, sapeva sempre quali erano i suoi punti deboli! Non era giusto, pensò il piccolo.

Vedendo il sorriso crucciato di suo figlio l'espressione della donna si addolcì ulteriormente.

Zetsu lo osservò incantato, dimentico di ogni cosa.

La sua mamma era la più belle di tutte, decise.

Come lui aveva la pelle di due colori e i capelli verdi, anche se molto più scuri e lunghi.

Però la cosa che gli piaceva di più erano le mani calde e gentili e il buonissimo odore che aveva.

Una volta suo zio gli aveva raccontato che nel suo clan, solo le donne, come sua mamma, avevano un odore così buono, invece gli uomini, come suo zio, avevano la tipica pianta sulle spalle.

Anche se non aveva capito tutto bene, Zetsu aveva deciso che quando sarebbe diventato grande avrebbe avuto una pianta grandissima.

"Mamma, quando mi crescerà la pianta?" chiese, ancora abbracciato da sua madre.

"Oh, Amore. Quando diventerai più grande" gli rispose dolcemente, accarezzando le delicate foglioline che stavano appena spuntando dalla sua pelle.

"E diventerò come mio Zio?"

"Si, anche meglio" rispose sorridendo allo sguardo determinato di suo figlio, che improvvisamente si fecero tristi.

"Perché papà non l'ha? Lo zio ha detto che i maschi del nostro clan ce l'hanno tutti"

La giovane donna, sospirò nei capelli del bambino, facendogli solletico "Il papà viene da un'altra famiglia"

"Per questo non mi prende mai in braccio?" mormorò Zetsu abbassando gli occhi sulle sue piccole manine.

"Non ti basta la mamma? Guarda che ti posso ricoprire di baci tutto il giorno, se mi dici così" gli diede un bacio scherzoso sulla guancia a dimostrazione della sua ferrea decisione. 

Zetsu non poté che ridere al contatto, soffocando il tutto con un grosso sbadiglio, che mise in mostra gli appuntiti denti perlaci.

"Domani ti preparerò i dolcetti con l'anko che ti piacciono tanto, ma ora a letto!", sentenziò la donna alzandosi.

"Nooooo, non ancora" protestò futilmente.

"Su, su" disse, rimboccandogli le coperte, mentre fuori il vento faceva tremare la finestra della cameretta.

"Mamma"

"Un?"

"Mi canti la ninna nanna?"

"Ma non sei un po' troppo grande? Hai ben sette anni ora", la donna finse di rimproverarlo con il sorriso sulla bocca.

"Ti pregooo"

"Va bene" Zetsu si accomodò sotto le copertine, portandole sotto il naso e aspettò guardandola.


"Dormi bambino nel tuo lettino,

vegliano gli angeli il tuo dormir.

Dormi bambino nel tuo lettin,

vegliano gli angeli il tuo dormir.


Fa sogni d'oro mentre la mamma

la ninna nanna canta per te.

Fa sogni d'oro mentre la mamma la ninna nanna canta per te."


Ogni volta pareva a  Zetsu  che  i versi diventassero via via più tristi, ma forse si sbagliava, si diceva, perché la mamma gli sorrideva sempre.

"Buonanotte, amore mio" Zetsu chiuse gli occhi, lasciandosi baciare sulla fronte.

Ascoltò distrattamente i passi della donna allontanarsi dalla stanza, lasciando socchiusa la porta affinché penetrasse un filo di luce per tenergli compagnia.

Rigirandosi su un lato, Zetsu sprofondò nell'odore familiare del cuscino, sorridendo beato.


Non sapeva quanto tempo era passato, ma un tonfo forte lo aveva svegliato.

Forse era stato il vento, che ululava minaccioso fuori dalla sua finestra.

Ancora tra le nebbie del sonno, distinse la voce di sua madre, dare il ben tornato a qualcuno.

Un rumore di vetro spaccato, gli fece spalancare gli occhi spaventato.

Sentiva il suono di passi frettolosi seguiti da passi pesanti correre per il piano di sotto.

Rumore di piatti rotti, di sedie rovesciate e di tonfi, popolarono l'oscurità della sua cameretta, diventata minacciosa e spaventosa.

Zetsu si nascose sotto le coperte, ogni notte succedeva la stessa cosa.

Quando la mattina seguente, Zetsu  chiedeva a sua madre perché aveva tutta la faccia rossa, gli rispondeva semplicemente che era venuto il Mostro.

Piegandosi sulle ginocchia e accarezzando il viso preoccupato di suo figlio,  gli assicurava che non doveva aver paura perché ci sarebbe stato sempre lei a proteggerlo.

Ancora botti, la porta che sbatteva un'altra volta e poi il pianto sommesso di sua madre.

Il Mostro se ne era andato. Per quella notte e Zetsu raggomitolato sotto le coperte piangeva pregando di poter diventare grande presto.


Quando ebbe otto anni, sua madre morì.

Gli avevano detto che era caduta dalle scale, ma lui sapeva che il Mostro l'aveva uccisa.

La madre si Zetsu era stata sepolta nel cimitero del suo clan insieme ai suoi antenati, sotto un grande salice piangente.

Sembrò a Zetsu che il maestoso albero stesse piangendo tutte le sue lacrime che non volevano saperne d'uscire, dolorosamente appesantendo il suo cuore.

Arrivò la sera, era solo nel cimitero, i parenti ritiratosi nelle loro casa dai loro familiari.

Suo padre si era dimenticato di lui.

Zetsu si appallottolò tra le radici del salice. Unica sua fonte di coraggio contro il buio galoppante era  la ninna nanna e l'odore della terra appena mossa  mista a quello che gli pareva il profumo della sua mamma.


Presto avrebbe avuto una nuova mamma, doveva essere felice, gli avevano detto.

Suo padre si risposava.

La prima volta che la vide Zetsu pensò che fosse bruttissima, paragonata alla sua mamma, il cui ricordo era ancora vivo nella sua memoria.

Solo una volta lo disse a suo padre. 

Non poté uscire dalla sua camera per tutto il giorno, solamente in compagnia di una guancia gonfia e la canzone di sua madre.

Sasakisan, la sua nuova madre, aveva un bambino, che non stava tanto simpatico a Zetsu.

Prima di tutto piangeva sempre, anche se aveva ancora la mamma, quando era solamente più piccolo di lui di tre anni.

Aveva sei anni.

Ogni volta che tornava da scuola il suo papà, lo prendeva sulle ginocchia e gli raccontava delle bellissime storie.

A lui non le aveva mai raccontate.

Aveva gli stessi occhi e capelli di suo padre.

Quando Zetsu non aveva niente che gli assomigliasse.

Aveva sempre ogni attenzione, anche se lui era più sdatto, più piagnucolone e più stupido di lui.

Se si faceva male, era sempre colpa sua.

Quando piangeva Sasakisan lo prendeva in braccio e il bambino affondava le mani nel seno della donna, ogni volta provocando una fitta al cuore al piccolo Zetsu.

Gli mancava la sua mamma,

e odiava Akinari.


Una volta, Akinari e Zetsu stavano giocando su un albero.

Ormai Zetsu aveva dieci anni e stava sviluppando le capacità del suo clan, quindi non aveva nessun problema ad arrampicarsi.

Al contrario Akinari non aveva neanche iniziato l' Accademia, ma lo stesso  aveva deciso di seguire Zetsu dovunque andasse e se Zetsu andava sull'albero ci voleva andare anche lui.

Zetsu scocciato sia dalle continue lamentele e sia per dargli una piccola lezione- perché non era un bene per un ninja essere così stupido-, lo portò con fatica  fino al ramo più basso dell'albero, almeno a un metro e mezzo di distanza da terra.

Zetsu lo lasciò lì, a cavalcioni. Quando avrebbe imparato la lezione, lo avrebbe riportato giù.

Niente di più semplice.

Osservò dall'alto Akinari che provava a mettersi in piedi cercando di imitarlo, fallendo miseramente.

Zetsu non fece in tempo ad afferrarlo che il bambino cadde giù e con un tonfo atterrò a terra, l'aria fu riempita da un urlo straziante di dolore.

A quanto Akinari era caduto sulla gamba, ma non sembrava rotta, concluse Zetsu inchinandosi accanto.

Ma Akinari non accennava a smettere di piangere e presto Sasakisan e suo padre furono attirati dalle grida.

La donna si precipitò immediatamente sul figlio, cercando di consolarlo mentre suo padre si piegava ad esaminare l'entità del danno.

Zetsu rimase fermo ad osservare -in fondo lui non c'entrava nulla-, ma quando suo padre lo guardò desiderò ardentemente di essere scappato via quando  aveva avuto la possibilità.

Avevo uno sguardo di fuoco, i lineamenti induriti dalla rabbia in una maschera abominevole.

Zetsu avrebbe voluto tanto  urlare che lui non c'entrava nulla, che era stato Akinari a voler salire sull'albero, ma le parole erano come pietrificate nel suo stomaco.

Osservò con le lacrime agli occhi suo padre che si avvicinava, con passi pesanti.

Fu scaraventato per terra per la forza del colpo, il sapore del sangue ad invadergli la bocca, gli occhi chiusi dal dolore.

Senza neanche il tempo di riprendersi si sentì strattonarsi per il braccio.

Fu costretto a mettersi in piedi, mentre suo padre lo trascinava in casa, Sasakisan e Akinari come dileguati nell'aria.

Zetsu fu preso dal panico, non voleva entrare in casa con quell'uomo.

Puntò i piedi ma fu trascinato con ancora più ferocia.

Cercò di urlare ma fu azzittito con un altro schiaffo.

Non poté che piangere, cantando muto  la canzone di sua madre come una latitania.


Aveva urlato a squarciagola, ma nessuno era venuto ad aiutarlo.

Anzi gli erano sembrati che i colpi del padre fossero diventati ancora più pesanti ogni volta che lo pregava di fermarsi.

I suoi vestiti giacevano stracciati, imbrattati del suo stesso sangue.

Non riusciva più a muovere neanche un dito, gli occhi appannati dalle lacrime fissavano il motivo del tappeto che da piccolo usava per giocare.

Sul polso bianco poteva chiaramente distinguere i lividi per essere stato stretto troppo con i lacci di una corda.

Lo aveva fustigato.

Zetsu chiunse strettamente gli occhi.

Non voleva più ricordare il rumore della cintura che affondava nella sua schiena, l'odore del sangue che il suo corpo aperto emanava come un frutto maturo.

Il sorriso di suo padre, le sue mani.

I suoi occhi.

Zetsu si sforzò con tutte le forze di scordare quelle immagini, ricercando affannosamente la figura di sua madre, ma come una candela al vento la fiamma del suo ricordo era spirata al vento.

Non sarebbe più riuscito a dimenticare la faccia del Mostro.

Dalle labbra spaccate, una voce rotta cercò di scacciare il silenzio soffocante,

" Dormi bambino nel tuo lettino, vegliano gli angel..."


Il vento soffiava rabbioso tra gli alberi del giardino, nuvole cariche di pioggia minacciavano la luna piena che illuminava a giorno la notte.

Gli avevano detto che quella era la notte degli spettri e dei demoni.

Era vero.

Akinari cercò di rimpicciolirsi il più possibile sotto il tavolo dello studio del papà.

Tutto il piccolo corpo di sette anni, era scosso da tremiti incontrollabili.

Lì era al sicuro, si rassicurò.

La mamma e il papà sarebbero venuti presto a salvarlo.

Tese le orecchie, in ricerca di quel rumore tra i bisbigli delle vecchie assi della casa.

Sentì uno scricchiolio.

Akinari si fece ancora più piccolo.

Non era Lui.

Erano di sicuro i topi.

Un altro scricchiolio, il rumore felpato di un passo.

Anzi, decise, quello era un incubo. Tra poco si sarebbe risvegliato e la mamma lo avrebbe consolato.

La maniglia della porta si abbassò lentamente.

Il papà gli avrebbe detto che era un piagnone, arruffandogli i capelli.

La porta si aprì con un lamento.

E Zetsu...

"...egli angeli il tuo dormir. Fa sogni d'oro mentre la mamma la nin..."

Si tappò le orecchie con forza. Non riusciva più ad ascoltare quella canzone.

"..nanna canta per te. Fa sogni d'oro mentre la mam..."

La voce si avvicinò. Akinari con lo sguardo sbarrato nel buio seguì il rumore appiccicaticcio dei piedi sul pavimento.

"...la ninna nanna canta per te..."

La luna, cinica spettatrice, illuminò la stanza della sua luce sterile, liberatasi dalle gravide nuvole nere.

L'attenzione di Akinari fu subito catturata dalla lunga lama luminosa del coltello, che suo padre adoperava per tagliare la carne.

L'unico rumore che  riempiva le sue orecchie era quello delle gocce di sangue che dopo pause asfissianti, cadevano a terra a formare una scia di macchie sul pavimento di legno.

Akinari iniziò a singhiozzare osservando da sotto il tavolo i piedi imbrattati di sangue  fermarsi  davanti a lui.

"Va via, va via, va via...", ripeté come un mantra, ma non c'era nessuna salvezza per lui.

Urlò quando fu trascinato per un braccio fuori dal suo nascondiglio, scalciò, si divincolò, ma fu tutto inutile, troppo il divario tra i loro corpi.

Fu portato nel centro della stanza e lì abbandonato pesantemente a singhiozzare.

La figura minuta del suo aggressore, si ergeva con alle spalle l'enorme cerchio lunare.

"Ti prego.." gli sembrava che quei occhi fossero ancora più luminosi dell'enorme luna che aveva davanti.

La sagoma alzò il coltello contro l'astro lunare.

"Zetsu..."  pianse con un fil di voce Akinari.

L'ultima cosa che vide fu la luce riflessa di lacrime che cadevano copiose su un sorriso ampio e candido.

In una maniera malata, gli ricordò il sorriso di suo padre.

"Dormi bambino nel tuo lettin..."


Aveva iniziato a piovere copiosamente, il cielo a piangere come il salice al funerale di sua madre.

La porta sbatté un'altra volta.

Dall'esterno, la casa sembrava orribilmente aperta , gli stipiti della porta formavano una bocca nera spalancata, pronta a inghiottire chiunque fosse entrato .

Zetsu si girò verso la luna, non le era mai sembrata così grande come quella notte.

Portò le mani vicino al viso. Odoravano di sangue.

Chissà se mai se ne sarebbe andato dalla parte della sua pelle bianca? si domandò distratto.

Sorrise.

Aveva ucciso il Mostro.

La sua mamma ora poteva riposare in pace. Non si doveva più preoccupare per lui.

Era diventato forte.

Oramai non era più un bambino.

Lo aveva ucciso.

Aveva ucciso il bambino che si nascondeva sotto le coperte, quando la madre veniva picchiata.

Il sorriso divenne più ampio.

Fece un passo barcollando sull'erba lucida di pioggia, quasi scivolando per i tremiti che lo percorrevano. 

E poi un altro...

e un altro...

...verso una tenera oscurità d'oblio, con l'unica compagnia di una nuova voce, che rantolava fuori dal suo animo.


"...vegliano gli angeli il tuo dormir. Fa sogni d'oro mentre la mamma..."




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A parte il fatto che mi sono sentita uno schifo per avergli pima creato e poi frantumato una  infanzia più o meno serena con l'amore della madre, sono abbastanza compiaciuta del mio lavoro. Forse lo schema di base risulterà molto semplice, basta pensare che ai giorni nostri  le violenze domestiche sono all'ordine del giorno. 
Tanto per chiarire qualche domanda che ti potrebbe sorgere: Zetsu e sua madre fanno parte di un facoltoso clan nello Stato dell'Erba e questo portò il padre di Zetsu a un matrimonio combinato. Ed ecco spiegato, almeno in parte, la scontentezza e le consecutive azioni del papà del nostro amato ninja bicolore.
Alla fine, il perdere controllo di Zetsu, non dovrebbe apparire troppo repentino visto il fatto che già fu traumatizzato da piccolo e il processò continuò per almeno due anni, aggiungendo la gelosia per la fihgura paterna e la fredezza del medesimo nei suoi confronti, unica figura a cui poteva fare riferimento. E di certo non aiuta il continuo ripetere della canzone della madre, che come un fantasma continua a presenziare nella memoria di Zetsu.
Rispetto alla madre, il nostro giovane Zetsu potrebbe essere diagnosticato di soffrire del complesso di Edipo e questo si aggiungerebbe alla decisione di uccidere il Mostro, una volta riconosciuto come tale.
Zetsu uccide Akinari per un motivo ben preciso, rivedendo in lui il se stesso piccolo e indefeso, che non era riuscito a proteggere la madre, quando era giovane.
Così assassinando il fratellastro, uccide anche il senso di colpa che aveva continuato a nutrire verso se stesso.
Alla fine, ho messo la frase in neretto, perchè intendo sottolineare un cambiamento. La nascita della parte nera di Zetsu, non presente precedentemente, poichè avere una doppia personalità non è un'aspetto scontato del suo clan. L'altra sua metà, nasce in risposta di un sistema di autodifesa contro le situazioni spiacevoli del mondo esterno, anche se poi in futuro si evolverà in una vera e propria personalità.
In ongi caso, Zetsu non diviene un ninja traditore in quel momento.
Infatti verrà preso sotto l'ala protrettrice del suo clan materno che insabbieranno l'assasinio, sia per non svelare alla pubblica opinione i fatti privati del clan, sia per mantenere intatto la sua posizione all'interno del Villaggio. Per lo stesso motivo, il clan  non era intervenuto prima per aiutare la situazione difficile della madre e poi allontanando Zetsu dalla casa del padre alla sua morte.
Non è una svista la presenza di una locomotiva tra i giochi di Zetsu, infatti nel terzo film di Naruto è presenta una scena di combattimento dove è coinvolto un treno-locomotiva nello Stato della neve.


  
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