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Autore: EmsEms    28/08/2017    1 recensioni
Oikawa conosce la soluzione perfetta per calmare i bollenti spiriti del suo testardo migliore amico.
[UshiIwa]
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eita Semi, Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Bonjour à tout le monde,

Questo capitolo è molto corto, perché dovevo separare due parti abbastanza consistenti. Spero che vi possa piacere :3

Non è betato, quindi se trovate errori di grammatica, di sintassi, di punteggiatura etc. fatemeli notare nelle recensioni :)

Disclaimer: i personaggi non sono miei. Quella che vi offro è la mia interpretazione, quindi partite sempre dal presupposto che questa è un'AU e in quanto tale presenta inevitabili elementi OOC.

Avvertimenti: ci vado giù pesante con le parolacce a un certo punto. Sorry.


 

* * *


 

Quella mattina Iwaizumi si svegliò di soprassalto. Il cellulare sul comodino aveva preso a suonare, vibrando rumorosamente ad ogni squillo.
'Dannato Shittykawa' mugugnò a denti stretti, brandendo il malefico affare. Ancora completamente rintontito dal sonno, non si preoccupò di controllare il mittente prima di rispondere. D'altronde, a chi altro poteva venire in mente di chiamarlo alle sei e mezza di domenica mattina?
"Giuro che se mi vuoi raccontare un'altra delle tue abduzioni aliene io ti-"
"Iwaizumi-san?" domandò con tono titubante l'uomo dall'altra parte del telefono.
Hajime allontanò il cellulare dall'orecchio e scrutò lo schermo per una decina di secondi, cercando di decifrare il numero che era apparso sul vetro graffiato.
"Uuuuuuh.... Sì... Con chi parlo?"
"Sono Ushijima."
Iwaizumi si sentì uno stupido: come aveva fatto a non riconoscere la voce inconfondibile del suo terapista?
"Ah" sussultò, procedendo a schiarirsi la gola. I due piombarono in un silenzio imbarazzante, durante il quale Iwaizumi si sedette sul bordo del letto e rimase in attesa che Wakatoshi riprendesse la parola. Dall'altra parte della linea proveniva il suono ovattato di macchine che sfrecciavano sull'asfalto bagnato. Quando Wakatoshi parlò, fra un ansito e l'altro, Iwaizumi non poté fare a meno di arrossire come un imbecille. La voce di Ushijima, arrochita dalla corsa, era ancora più profonda e ipnotica.
"Mi scuso per aver chiamato ad un'ora del genere. Pensavo di averti mandato un messaggio ieri sera, ma mi sono addormentato prima di inviarlo."
A parte il respiro corto, Ushijima era formale e cortese come sempre. Hajime avrebbe dovuto trovare quel suo tono piatto irritante, eppure non provava nessuna avversione per quella sua abitudine di parlare come la segreteria del telefono. D'altronde a lavoro era circondato da persone particolarmente espressive, che si lasciavano andare ad istrioniche scenate. Conversare con un essere umano incapace di alzare la voce, quindi, era un balsamo per le sue orecchie martoriate.
"Non fa nulla. Ero sveglio" mentì Hajime, alzandosi ed osservando di sfuggita il suo riflesso nello specchio appeso al muro.
"Cosa volevi dirmi?" aggiunse il moro, infilandosi un paio di pantaloni da ginnastica e dirigendosi verso la cucina.
"Ogni domenica mattina, andiamo a correre. L'esercizio fisico aiuta a sfogarsi. Se ti va, puoi unirti."
Iwaizumi prese un sorso d'acqua, soppesando le alternative. Di solito la domenica mattina dormiva fino a mezzogiorno, e si 'sfogava' in ben altra maniera. Considerato che il suo programma di passare un altro giorno a vegetare in solitudine, era di gran lunga meno allettante della prospettiva di sbirciare i quadricipiti scolpiti di Ushijima, Iwaizumi accettò senza troppe cerimonie. Solo quando ebbe chiuso la chiamata, si accorse di aver realmente pensato alle cosce del sul terapista in modo a dir poco inappropriato.

* * *

Hajime si riteneva un uomo atletico, nonostante avesse smesso di frequentare la palestra negli ultimi tempi.
Dovette però ricredersi nel momento in cui il gruppo capitanato da Ushijima Wakatoshi scattò verso il cancello del parco, facendogli mangiare la polvere. Stremato dai quaranta minuti di corsa ininterrotta, Iwaizumi rimase indietro, gambe che supplicavano pietà e felpa incollata alla schiena madida di sudore.
Alla fine dovette gettare la spugna, visto che i suoi polmoni stavano letteralmente per esplodere. Una volta che Hajime si fu asciugato il sudore dal viso, un'ombra nera entrò nel suo campo visivo.
Preso com'era dal voler raggiungere il resto della compagnia, non si era accorto che qualcuno oltre a lui era stato lasciato indietro.
"Ehi" chiamò Hajime, cercando di ricordarsi il nome del ragazzo. Quest'ultimo non solo non lo degnò nemmeno di uno sguardo, ma accelerò il passo, in modo da porre distanza fra di loro.
Ad Iwaizumi ribollì il sangue: odiava essere deliberatamente ignorato, in particolare se ad ignorarlo era un ragazzino delle superiori.
Prima che potesse cantargliene quattro, una voce alle sue spalle catturò la sua attenzione.
"Lascia perdere Kyoutani. Non è un tipo di molte parole. A malapena risponde ad Ushijima."
Iwaizumi dovette abbassare lo sguardo per incontrare quello divertito del suo interlocutore.
Yaku stava trottando dietro di lui, aria rilassata e capelli castani zuppi di nebbia e sudore. Portava un k-way rosso e un paio di pantaloncini da calcio vecchi, su cui svettavano macchie di terra ed erba che nessun lavaggio sarebbe riuscito ad eliminare.
"L'unica cosa che devi sapere sul suo conto, è che non è un cattivo ragazzo" aggiunse Yaku, buttando rumorosamente fuori l'aria dai polmoni.
Anche Iwaizumi aveva il fiatone, ma non era intenzionato a lasciarsi sfuggire l'unica possibilità di scoprire qualcosa sull'adolescente musone.
"Si è unito al gruppo un mese fa. A quanto pare è stato indirizzato da un assistente sociale."
Morisuke si interruppe per lanciare uno sguardo di sottecchi al rabbioso teenager. Iwaizumi avrebbe voluto indagare più a fondo, ma non sapeva come porre la fatidica domanda senza suonare invadente, o maleducato. Fortunatamente, Yaku era abbastanza intuitivo da cogliere il suo interesse senza che Hajime avesse bisogno di aprire bocca.
"Potrà sembrare un teppista, o un piromane, ma la vera motivazione per cui è finito a fare lavori socialmente utili, è per violazione di domicilio. Non è come pensi però... Non ha mai rubato nulla. Semplicemente, se l'è presa con le persone sbagliate..."
"Le persone sbagliate?" ripeté Iwaizumi, respiro condensato nell'aria fredda del mattino.
"Sì. Come ogni adolescente che si rispetti, odia il sistema."
I pochi ricordi confusi che Hajime aveva della sua adolescenza, erano conditi da un senso di sconforto imperante e da un'immotivata misantropia. Dunque poteva comprendere in una certa misura la rabbia del biondo.
"Solo che odia un sistema ben funzionante... Quello dei rifugi per gli animali..." continuò Morisuke, sicuro di aver catturato l'attenzione di Iwaizumi.
"I canili" precisò poi, abbozzando un mezzo sorriso.
"In poche parole, si intrufola di notte nei canili ed apre le gabbie. Queste sue bravate gli sono valse il soprannome di Mad Dog."
Iwaizumi inchiodò in mezzo alla stradina dove stavano correndo. Morisuke stava per chiedergli se si fosse appena sentito male, quando una risata soffocata lo rassicurò che Hajime non si era fermato per il dolore alla milza.
L'idea che dietro a quella facciata minacciosa ci fosse un improvvisato paladino che lottava per la libertà degli ignari quadrupedi era tanto assurda da risultare surreale. Una volta che Hajime si fu ricomposto, i due tornarono a correre, e fra una battuta e l'altra raggiunsero il resto della compagnia, che nel frattempo aveva rallentato il passo.

Iwaizumi aveva difficoltà a contenere il cuore nei confini della cassa toracica, un po' per la tachicardia in corso causata dallo sforzo fisico e un po' perché Ushijima Wakatoshi trasudava testosterone da ogni poro.
Ormai erano fermi da una decina di minuti, ma nella precedente ora e mezzo di corsa Iwaizumi aveva avuto modo di osservare la forma atletica di Ushijima in tutta la sua gloria. Anche in quel momento non riusciva a staccare gli occhi dalle gocce d'acqua che scivolavano dagli angoli della sua bocca mentre beveva da una borraccia, con quella sua fronte aggrottata nel perenne sguardo truce. Sembrava un angelo spedito sulla terra per spazzare via tutti i peccati dell'umanità.
Proprio nel momento in cui stava per rivolgergli la parola, un grido squarciò il silenzio, riuscendo addirittura a zittire Tanaka.
Tutti si girarono verso la fonte di tale baccano, per trovare una donna in lacrime. Poco più in là, due uomini stavano litigando furiosamente, insultandosi a vicenda. In quel momento, Aone, che fino ad allora era rimasto in silenzio ad ascoltare, con la sua solita espressione impenetrabile, si irrigidì. Tanaka prese lo slancio verso la ragazza che stava piangendo, ma prima che potesse spiccicare parola, Ushijima lo afferrò per un polso. L'aria si era improvvisamente fatta carica di elettricità, ed Iwaizumi poteva sentire la punta delle dita formicolare dalla tensione che si era creata.
Il viso di Aone si era rabbuiato, e il resto della compagnia sembrava visibilmente turbato da quel cambiamento.
"Cosa sta succedendo?" chiese piano Iwaizumi, senza indirizzare la domanda ad un interlocutore preciso. A rispondere fu Semi, che era silenziosamente apparso alla sua sinistra. La sua voce era pressoché impercettibile, e se Hajime non avesse teso le orecchie, non avrebbe compreso neanche una parola di quello che stava dicendo.
"Aone... Non riesce a tollerare le liti. Non so molti dettagli, ma a quanto pare ha mandato all'ospedale un uomo. Si è intromesso in una rissa fuori da un pub per fermare due tipi che se le stavano dando di santa ragione e ne ha inavvertitamente colpito uno. È rimasto in coma per una settimana. Non era colpa di Aone, ma lui si è addossato la responsabilità e... Beh, adesso sta cercando una qualche espiazione per quello che ha fatto, anche se si tratta di un incidente..."
Iwaizumi non sapeva bene cosa pensare. Non riusciva a capacitarsi del fatto che Aone fosse finito in quel circolo per una sola scazzottata. A quanto pare il suo aspetto da Yakuza era solo una facciata: quell'uomo era semplicemente incapace di controllare la sua forza.
"Ci penso io."
Quelle parole lasciarono le sue labbra prima che Iwaizumi potesse formulare un vero e proprio piano. I suoi piedi si mossero spontaneamente sul cemento ancora umido per il temporale notturno, e in men che non si dica, Hajime si ritrovò a picchiettare sulla spalla di uno dei due uomini.
"E tu che cazzo vuoi?" sputò lo sconosciuto, presa ancora salda intorno al colletto del suo avversario.
"Lascialo andare. State disturbando tutti e come se non bastasse state spaventando la signorina."
Negli occhi di Iwaizumi non traspariva nessuna esitazione. Il suo sguardo inflessibile gli conferiva un'aria decisa, e al contempo intimidatoria. Lo straniero, inizialmente a corto di parole per la sorpresa, assunse nuovamente il tono furibondo con cui poco prima si era rivolto a lui.
"Fatti gli affari tuoi stronzo. Quella puttana può gridare quanto gli pare. Così impara a tradirmi."

In quel momento Iwaizumi sentì la sua testa svuotarsi. Per la prima volta dopo tanto tempo, nessun pensiero affollava la sua mente. C'era solo un ronzio ininterrotto, che riempiva le sue orecchie e si faceva sempre più vicino. Concentrato su quel suono, non si accorse che le dita della mano sinistra erano affondate nelle pieghe della giacca dell'uomo davanti a sé e che l'altra mano si era chiusa in un pugno.
"Fermo" tuonò una voce fuoricampo. Il ronzio cessò tutto d'un tratto e qualcosa di prepotentemente duro colpì il suo viso. Iwaizumi sentì il crocchiare delle nocche contro la sua mascella e in quell'esatto istante, il mondo ripartì. Le urla acute della donna ripresero da dove erano rimaste, perforandogli i timpani, e il dolore cominciò a propagarsi dal punto in cui era stato colpito. Iwaizumi stava per contraccambiare il pugno, quando due braccia solide lo trascinarono via dal tipo. Hajime continuò ad agitarsi sul posto, ma Ushijima non allentò la presa con cui lo aveva immobilizzato.
"Lasciami" ringhiò Iwaizumi, fuori di sé.
"Devi calmarti" rispose semplicemente Ushijima.
"Sono calmo" ritorse Hajime, con lo stesso tono rabbioso con cui gli aveva intimato di lasciarlo.
Semi, Aone, Kyoutani, Yaku e Tanaka osservavano la scena, senza azzardarsi ad intervenire.
"Non sei calmo" osservò Ushijima. "Prendi un respiro profondo."
Quel suggerimento non fece altro che alimentare il fuoco che bruciava sotto la sua pelle.
"Ho detto di lasciarmi, cazzo" insistette il moro.
Ushijima fece come richiesto, ed Iwaizumi rischiò di capitombolare per terra per la foga con cui si era dimenato fra le sue braccia. Subito fece per correre in direzione dell'uomo che gli aveva assestato il colpo, ma Ushijima si frappose di nuovo fra lui e il suo obiettivo. Hajime si avvicinò minacciosamente a Wakatoshi e puntò i piedi per terra davanti a lui. I loro petti erano a pochi centimetri di distanza e Ushijima poteva sentire il respiro accelerato di Iwaizumi carezzargli la pelle del collo. I suoi occhi neri erano assottigliati in uno sguardo carico di odio.
"Togliti di mezzo."
"No. Ti farai male."
Iwaizumi rise, una risata breve e amara.
"Non sarò io quello a farsi male."
"Basta così, Hajime. Con la violenza non si risolve nulla."
"E quindi secondo te cosa dovrei fare? Stare a guardare?" sibilò Iwaizumi, passandosi la lingua sul labbro tumefatto.
"No. Devi semplicemente parlargli e sistemare le cose senza venire alle mani. E devi smetterla di farti consumare così dalla frustrazione. Non puoi prendertela con chi non c'entra nulla."
"Non capisco di cosa tu stia parlando. Quello stronzo sta disturbando tutti."
"No, Hajime, sei tu che stai facendo una scenata. So quello che provi, e non è questo il modo giusto per affrontare la cosa."
"Tu non sai proprio nulla" ribatté Hajime, digrignando i denti. Cosa ci faceva lì, con quell'impostore? Tutte quelle belle parole non servivano proprio a nulla: non era cambiato di una virgola e non aveva intenzione di cambiare. Improvvisamente tutti i 'pazienti' di Ushijima gli sembrarono ridicoli, lui compreso. Cosa cercavano di ottenere? Non esisteva una cura per quello che era semplicemente il carattere di una persona. Avevano scambiato Wakatoshi per una specie di messia, ma a lui appariva così com'era: un patetico senza palle.
"Me ne vado" sbottò alla fine Hajime, facendo dietro-front.
"Iwaizumi..." lo chiamò Ushijima, inutilmente.
Hajime si fece largo attraverso il capannello di uomini tirando una spallata a Semi. Sarebbe tornato a casa, e avrebbe portato avanti il lavoro di quella settimana. Non voleva perdere un minuto di più con quegli sfigati.

* * *


"Cosa hai fatto alla faccia?" indagò Oikawa, indicando il livido violaceo sul suo viso. Iwaizumi non rispose, ma si limitò a sorbire il brodo caldo, storcendo il naso quando il liquido bollente entrava in contatto con il piccolo taglio sul labbro.
"Iwa-chan, non mi dire che hai fatto di nuovo a botte con qualcuno!"
Anche stavolta, Iwaizumi non diede alcuna spiegazione al suo capo che, arrampicato su uno sgabello, lo guardava con insistenza in attesa di una risposta.
"Umph, pensavo che Ushiwaka ti avrebbe rimesso a posto, ma a quanto pare mi sono illuso..." mugugnò Oikawa, affondando le bacchette nel brodo alla ricerca di un'alga. Aveva messo su il suo caratteristico broncio, nel tentativo di farlo reagire, ma Iwaizumi non aveva voglia di giocare. Perché alla fine era l'unica cosa che facevano: Oikawa si divertiva a stuzzicarlo e lui rispondeva con insulti che celavano l'affetto che provava per quello stupido del suo migliore amico. Quel giorno però Hajime lasciò che Tooru facesse i capricci, senza rimproverarlo.
"Iwa-chan, che ti prende?" chiese Oikawa. Il tono della sua voce era cambiato radicalmente: adesso si stava rivolgendo a lui con una curiosità dettata dalla preoccupazione. Le sue sopracciglia sottili erano inarcate e i suoi occhi nocciola scrutavano il suo viso con apprensione.
"Non ci voglio andare più. È una perdita di tempo" bofonchiò alla fine Iwaizumi, gettandosi la cravatta su una spalla affinché quest'ultima non finisse nella seconda porzione di ramen che aveva appena ordinato. Oikawa rifletté un po', inclinando la testa di lato, e alla fine mormorò a bassa voce uno sconfitto 'va bene'.
Iwaizumi si era aspettato più resistenza da parte del suo capo, ma a quanto pare quest'ultimo era rimasto convinto dal tono duro della sua voce. Continuarono a mangiare in silenzio, finché Hajime non prese nuovamente la parola.
"Ushijima... Come l'hai conosciuto?"
Iwaizumi si sarebbe volentieri tirato uno schiaffo, ma ormai aveva posto la domanda, e il suo viso era già violaceo così com'era, senza bisogno di un altro livido.
Oikawa socchiuse le labbra, sorpreso da quella domanda. Iwaizumi distolse subito lo sguardo, tornando a mangiare rumorosamente il suo ramen.
"Siamo stati insieme un paio di anni fa. All'epoca era molto più cocciuto... Litigavamo in continuazione. Una volta gli ho tirato un piatto..."
Iwaizumi annuì lentamente, più a sé stesso che ad Oikawa. Come aveva fatto a non pensarci prima? D'altronde era normale, tutti volevano andare a letto con Tooru. Era una cosa naturale, logica. Oikawa era bello, intelligente e ricco.
"Non me ne hai mai parlato" commentò il moro, sguardo basso sulla sua ciotola semivuota.
"Non c'è molto da dire. Scopavamo e litigavamo. Niente di più."
Iwaizumi si immobilizzò. Una sensazione sgradevole, viscida si insinuò sotto la sua giacca. Aveva la pelle d'oca al solo pensiero che Ushijima avesse potuto fare del male ad Oikawa.
"Ha alzato le mani su di te?" domandò Hajime, stringendo le bacchette con un po' troppa forza.
"No... Non mi ha mai fatto male... Cioè, ci siamo azzuffati molte volte, ma mai nulla di grave. Oserei dire che me lo meritavo."
Il tono scherzoso con cui Oikawa pronunciò quell'ultima frase rasserenò il moro.
"Credimi quando ti dico che ci siamo odiati a tal punto, da dimenticare perfino perché ci eravamo messi insieme" aggiunse Oikawa, soprappensiero. Poi un sorriso obliquo fece l'apparizione sul suo viso, e Tooru tornò ad essere il solito bambino.
"Il sesso era incredibile, però" mormorò direttamente nell'orecchio di Hajime. Quest'ultimo saltò sulla sedia e gli sferrò una gomitata nel fianco.
"Sei il solito scemo, tu" sbuffò Iwaizumi, indignato. In un certo senso, quella discussione gli aveva risollevato l'umore, ma da qualche parte dentro di lui qualcosa si era incrinato. La solitudine aveva aperto uno spiraglio sufficiente per entrare, e da quella fessura era passata una ventata gelida.

 

* * *

 

Ho scelto di scrivere anche una post-messa perché volevo ritagliarmi un angolino per parlare di qualcosa che mi preme molto. È ormai da un anno e cinque mesi che scrivo su EFP (sempre che non abbia sbagliato a contare, cosa abbastanza probabile, visto che le mie conoscenze in matematica si fermano alla tabellina del cinque), e nell'arco di questo periodo di tempo ho sperimentato un po' di tutto, dalla commedia, al genere pseudo-storico, all'angst. Mai mi sarei immaginata che sarei arrivata a postare su internet le mie storie, e che qualcuno le avrebbe trovate degne di un commento. Quindi voglio ringraziare chi mi ha aiutata a continuare per questa strada, di persona o scrivendomi su EFP. Grazie per avermi reso una patata felice *^*

 

PS nel prossimo capitolo farò luce sulle enigmatiche parole di Ushijima ;) Iwa ha bisogno di un abbraccio u.u

  
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