Fanfic su artisti musicali > Super Junior
Segui la storia  |       
Autore: FunnyYoungMe    28/08/2017    1 recensioni
Kyuhyun vive una vita come quella di molti ragazzi della sua età: va a scuola, ha una famiglia che lo ama e degli amici che gli sono sempre vicini. Ma è proprio così? A cosa è dovuta la lontananza del suo migliore amico? Jongwoon è chi dice di essere, o solo finzione? Perché lo guardano tutti con sguardi preoccupati?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yesung
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fai attenzione alla tua ombra. Ogni uomo ha un fratello che è la sua copia esatta. È muto e cieco e sordo ma dice e vede e sente tutto, proprio come lui. Arriva nel giorno e scompare la notte, quando il buio lo risucchia sottoterra, nella sua vera casa. Ma basta accendere un fuoco e lui è di nuovo li, a danzare alla luce delle fiamme, docile ai comandi e senza la possibilità di ribellarsi. Sta disteso per terra perché glielo ordina la luna, sta in piedi su una parete quando il sole glielo concede, sta attaccato ai suoi piedi perché non può andarsene. Mai. Quest'uomo è la tua ombra. È con te da quando sei nato. Quando perderai la tua vita, la perderà con te, senza averla vissuta mai.
GIORGIO FALETTI - 



“Come sta?”

“Non molto bene. Non vuole mangiare, perciò gli abbiamo dato la flebo. Inoltre, rifiuta ogni tipo di contatto e quando non rispettiamo il suo volere, comincia ad urlare; ieri ha persino lanciato il piccolo vaso che era sopra il tavolino contro la parete, a qualche spanna dalla testa dell'infermiera.”

Sono davvero convinti che io non li senta parlare, nonostante non si trovino in camera ma in corridoio? Sono stanco di stare qui in ospedale dove mi trattano come un demente che non riesce a fare nulla per conto proprio.

Sono tre giorni che ho appreso la notizia di Kyuhyun e ancora non me ne capacito. Non aiuta il fatto che non mi abbiano ancora tolto 'sta cavolo di benda da sopra gli occhi, altrimenti mi sarei già guardato allo specchio per appurare se quanto mi avesse detto fosse vero.

I miei genitori sono venuti ieri, ma non è servito a nulla, anzi, mi sono solo alterato, finendo per lanciare un cavolo di vaso che ho trovato sul tavolino di fianco al mio letto da qualche parte della stanza. Volevo che uscissero e mi lasciassero solo perché dovevo assimilare ancora le parole di Heechul.

“Jongwoon, come stai oggi?”

“Starei meglio, dottore, se mi togliesse la benda e smettesse di parlare alle mie spalle”, replico piccato, incrociando le braccia e volgendo la testa verso dove presumo si trovi lui.

“Sono i tuoi genitori e non vedo perché debba nascondergli le cose.”

“Non sono i miei genitori. Io… Io sono…” Ma mi mordo il labbro.

Non posso dire ad un dottore che non sono chi lui dice che io sia, altrimenti so già dove andrei a finire una volta dimesso da questo posto e non credo di voler essete rinchiuso in un manicomio. Però è anche vero che non so chi sono. Fino a qualche giorno fa ero convinto di essere una persona che scopro essere morta; non è facile da digerire questa notizia.

“Dicevi?”

“Niente”, rispondo. “Piuttosto, quando mi dimette?” Aggiungo quando lo sento armeggiare con i macchinari ai quali sono attaccato.

“Be’, i tuoi parametri, così come i tuoi valori, sono stabili e normali, perciò non c'è alcun motivo per cui dobbiamo trattenerti ancora.”

“E la mia vista?” Domando, preoccupato che una volta tolta la benda, io non veda più nulla.

“L'abbiamo controllata più volte mentre eri in coma, ma è tutto a posto ed è uno dei motivi per cui sono qui ora.”

“Come?” Domando sorpreso.

All'improvviso sento delle mani dietro la testa che cominciano a srotolare la benda. Quando finalmente mi leva l'ultimo strato, sotto istruzione del medico di stare attento, apro gli occhi lentamente. Mi sorprende notare che la stanza si trova al buio e che l'unica fonte di luce proviene da quella che arriva dalla porta aperta.

Riesco ad intravedere un tavolino dall'altra parte della stanza appoggiato contro la parete con un divano posizionato alla sua destra. Giro il capo e mi trovo a fissare il viso di un uomo sui cinquant'anni coi capelli brizzolati e dal sorriso gentile.

“Mi vedi?”

“S-sì.”

“Se hai bisogno di altro, chiama pure l'infermiera. I tuoi genitori sono andati a firmare le carte per la dimissione.”

“Grazie”, mormoro abbassando lo sguardo sulle mie mani strette in grembo.

Con la coda dell'occhio vedo l'uomo uscire e lasciarmi da solo. Non che mi dispiaccia, visto che devo fare ancora una cosa. Devo farlo per togliermi il dubbio, anche se ho già visto le mie mani e non sono…

Mi alzo dal lettino e vado nel bagnetto attiguo, accendendo la luce e trovando quello che mi serve alla mia sinistra. Mi ci avvicino con gli occhi chiusi e, quando poso le mani sul lavabo, lentamente apro gli occhi.

La mia smorfia riflette il mio disappunto, ma soprattutto il mio dolore. Davanti a me, ad osservarmi, c'è un volto dai lineamenti delicati, dalle labbra leggermente sottili, dagli occhi neri e profondi… e dai capelli neri.

Una lacrima mi scivola lungo la guancia e mi porto la mano su di questa per asciugarla, notando che lo specchio riflette i miei gesti. Ed è in quel momento, in cui crepo la superficie vitrea con la mano, che sento il mio cuore spezzarsi di fronte alla realizzazione di quanto mi è stato detto. Kyuhyun è morto, e io sono Jongwoon.
 



Domani esco dall'ospedale e i miei genitori verranno a prendermi. Peccato non sappiano che non mi troveranno qui in camera.

È mezzanotte e dopo aver indossato dei vestiti che ho trovato nell'armadietto della stanza, sporgo la testa in corridoio, guardandomi bene ai lati. Non c'è anima viva in giro oltre all'infermiera seduta al banco informazioni del reparto.

Cerco un cartellino che mi indichi dove si trova l'uscita e una volta trovato, mi incammino verso di esso accucciato a terra, cercando di non farmi beccare dalla ragazza che in quel momento sta fissando lo schermo del computer.

Gli unici rumori che si sentono sono dei lievi mormorii provenire da alcune stanze e il picchiettare dei tasti prodotto dall'infermiera. Mantenendomi nascosto dalla sua visuale e strisciando i piedi per non fare rumore, vado verso l'uscita, continuando a ripetermi nella testa di stare calmo.

Sono sicuro che una volta dimesso, i miei genitori mi avrebbero portato a casa e non mi avrebbero lasciato fare quello che sto facendo, probabilmente preoccupati della mia sanità mentale. Per questo sto scappando dall'ospedale, perché così posso raggiungere quel posto e… e ricordare. Voglio affrontare il mio dolore a testa alta, senza nascondermi dietro le rassicurazioni dei miei famigliari, dei miei amici, e vedere con i miei occhi quel fatidico posto. Potrà essere una cosa scema, ma non credo di poter vivere senza farlo, devo almeno questo a Kyuhyun. Lui mi ha protetto e voglio ripagarlo in qualche modo.

Tra un pensiero e l'altro sono riuscito ad arrivare al piano terra e devo ammettere che è stato abbastanza semplice scendere. La parte difficile sarà uscire, dato che nell'atrio c'è la reception, alla quale ci sono tre persone in questo momento, e alcune guardie disposte ai lati delle porte d'ingresso.

Capisco che da qui non posso uscire, per cui mi dirigo verso le scale di emergenza per scendere nel garage sotterraneo, evitando di utilizzare l'ascensore dove ci sarà sicuramente una telecamera. Scendo le scale ancora cercando di fare silenzio, rallegrandomi che ormai è fatta e che finalmente sarò fuori da lì.

Pensavo che le gambe, dopo qualche minuto a camminare, si sarebbero stancate, visto che è da un po' che non le usavo per lungo tempo, ma in questi pochi giorni ho fatto della terapia e credo stia dando i suoi frutti.

Una volta arrivato al parcheggio, mi dirigo correndo verso la rampa d'uscita e continuo fino a quando non sento che mi manca l'aria. Mi fermo in mezzo al marciapiede e mi guardo intorno, cercando di capire dove mi trovo e come arrivare dove voglio andare.

L'ospedale si trova ad un centinaio di metri alle mie spalle e intorno a me ci sono degli edifici, alcuni che riconosco. Sorrido quando mi rendo conto che non sono molto lontano da quel posto e allora riprendo a camminare, mantenendo la testa china di modo che, se dovessi incontrare qualcuno che conosco, questi non noti che sono io.

Cammino per una mezz'ora e arrivo al posto che volevo raggiungere. Guardo la strada e noto dei segni a terra, probabilmente che indicano dove è accaduto l'incidente. Alla mia destra si trova l'appartamento dove abita la famiglia di Kyuhyun e dall'altra parte si trovano i cespugli davanti ai quali mi ero fermato prima di attraversare la strada e raggiungere lui.

Raggiungo gli arbusti e mi siedo sulla panchina, guardando la palazzina dove abitava Kyuhyun. In quel momento i ricordi mi assalgono.

 

Flashback

 

Quella mattina avevo deciso che l'avrei fatto, che avrei detto a Kyuhyun cosa mi stava passando per la mente in quel periodo in cui non volevo vederlo. Sapevo che una volta fatto, non mi avrebbe più parlato, ma non potevo vivere con quel segreto ancora per molto e dovevo approfittare di quel giorno per fargli un regalo, perché per me lo era, era un dono. Stavo donando il mio cuore ad un ragazzo che sicuramente mi avrebbe odiato da quel giorno in poi.

Kyuhyun non lo sapeva, non era a conoscenza del fatto che ero bisessuale, ma solo perché non avevo mai avuto il coraggio di ammetterlo, né a lui né alla mia famiglia e ai miei amici. Approfittando il suo compleanno, in cui compiva finalmente diciotto anni, avrei fatto coming out ed ero pronto a qualunque scenario, anche a quello in cui lui mi avrebbe dato un pugno e mandato al diavolo. Ma cosa potevo farci? L'amore rende stupidi ed io lo ero.

Mi piaceva Kyuhyun nonostante lui non avesse mai fatto nulla perché accadesse, perché io sviluppassi dei sentimenti per lui. Alla fine dei conti, era un ragazzo riservato, chiuso e alle volte anche arrogante, ma il mio cuore era andato oltre a queste caratteristiche, accettandole e desiderando che queste sarebbero cambiate una volta mi fossi avvicinato a lui. Ed è stato così.

Anche se non ci somigliavamo affatto ed eravamo l'uno l'opposto dell'altro, eravamo riusciti a far nascere un'amicizia sincera, in cui ci sostenevamo a vicenda ed era bello, ma volevo di più. Volevo che i suoi sorrisi da innamorato fossero per me e non per qualunque ragazza, che le sue carezze e i suoi baci fossero destinati solo a me.

Tutti sogni, i miei, ma erano ciò che mi dava gioia e che mi rallegrava, facendomi dimenticare l'odio che avrei sentito sulla mia pelle una volta ammesso di essere attratto da entrambi i sessi.

Feci uno squillo a Kyuhyun, come eravamo soliti fare ogni volta che ci aspettavamo a vicenda fuori dalla casa dell'altro e presi un respiro, pregando perché le cose andassero bene. Quando lo vidi uscire dalla porta della palazzina, sorrisi e cominciai a camminare verso di lui dopo aver guardato ai lati.

Ero già a metà strada quando sentii Kyuhyun urlare qualcosa e quando voltai la testa verso destra, vidi due fanali venirmi incontro. Sentii qualcuno spintonarmi prima di colpire con la testa il cemento e vedere tutto nero.

 

Fine flashback

 

Sento una lacrima scivolarmi lungo la guancia e mentre l’asciugo, noto una busta bianca nascosta tra i rami dei cespugli. Sporgo la mano e prendo la lettera, stringendola forte al petto e cominciando a piangere.

Mi fa male il cuore e la testa comincia a pulsarmi e in mezzo a questo dolore, sento qualcuno che mi chiama. Mi volto verso la voce, dall'altra parte della strada, e vedo una figura nascosta nell'ombra.

“Jongwoon hyung”, mi chiama la voce.

Guardo la figura, cercando di capire chi sia ma non è possibile perché si mantiene lontana dalla luce del lampione.

Quando mi vede esitare, la figura si avvicina al cono di luce. Riconosco la persona e sorrido come non mai. Mi alzo da dove mi ero accucciato e comincio a camminare verso quella persona, una mano stretta al petto con la lettera tenuta tra le dita.

Con la coda dell'occhio vedo delle luci e sento il suono di un clacson, ma non m'importa. L'unica cosa che voglio ora è raggiungerla, avvicinarmi e abbracciarla per non lasciarla più andare.

Lo vedo sorridermi e trovo il coraggio di dirgli quelle parole.

“Ti amo, Kyuhyun.”

Il mio corpo viene colpito e batto la testa a terra. Il buio mi avvolge e l'unica cosa che sento è la voce di Kyuhyun che mi risponde.

“Ora sei con me.”


Ed eccomi qui, ne approfitto che sto usando il computer per pubblicare l'ultimo capitolo.
Cosa dire? Spero vi sia piaciuta nonostante la fine. Sinceramente, non sapevo come farla finire all'inizio e non mi convince nemmeno questo finale, ma ahimè, così ho deciso e fatto.
Scriverla non è stato facile, specie perché sarebbe la mia prima long angst e ammetto che il cuore mi si è spezzato durante l'intera stesura, soprattutto per la fine che hanno avuto...  Mi spiace tantissimo per entrambi i protagonisti, però non volevo qualcosa di così scontaro, anche se alla fine lo è comunque...
Vabbè, finisco con questa nota... Spero commentiate e mi diciate come vi è sembrata la storia, se vi è piaciuta, se avreste preferito un'altra fine ecc.; ci tengo tantissimo :)
Alla prossima! ;)
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Super Junior / Vai alla pagina dell'autore: FunnyYoungMe