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Autore: Angie Mars Halen    29/08/2017    0 recensioni
Dopo anni trascorsi senza mai vedersi, Nikki e un’amica di vecchia data, Sydney, si rincontrano durante il periodo più difficile e turbolento per i Mötley Crüe. Questa amicizia ritrovata, però, non è sconvolgente quanto la scoperta che la ragazza vive da sola con suo figlio Francis, la cui storia risveglia in Nikki ricordi tutt’altro che piacevoli. In seguito a ciò il bassista comincia ad avvertire un legame tra loro che desidera scoprire e rinforzare in nome della sua infanzia vissuta fra spostamenti e affetti instabili. Si ritrova così a riscoprire sentimenti che aveva sempre sottovalutato e che ora vorrebbe conquistare, ma la sua peggiore abitudine è sempre pronta a trascinarlo nel buio più totale e a rendere vani i suoi sforzi.
[1987]
[Pubblicazione momentaneamente sospesa]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Nuovo personaggio, Tommy Lee, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SYDNEY





Convincere John che avevo incontrato Nikki solo qualche volta fu difficile, ma fare in modo che si rassegnasse al fatto che ci saremmo tenuti in contatto lo fu ancora di più. Dal momento che questa conversazione, avvenuta per telefono, lo aveva già alterato abbastanza, quando il sabato seguente mi recai a casa sua per prendere Francis, evitai di dilungarmi troppo perché, conoscendolo, avrebbe potuto riprendere nuovamente l’argomento e farne un’inutile tragedia.

Lo congedai con un semplice gesto della mano e mi affrettai a salire in macchina, dove Frankie mi stava aspettando in silenzio.

“Oggi andiamo a vedere gli aerei che decollano,” annunciai canterellando mentre mi allacciavo la cintura di sicurezza. “Sei contento?”

Lui abbozzò un sorriso. “Sì, mamma. È da tanto tempo che lo aspetto.”

Sospirai: da quando aveva iniziato a fare la spola tra la casa di John e la mia, non sembrava più il bambino allegro e spensierato che era sempre stato. Era sicuramente una conseguenza del cambio di abitudini che era stato costretto ad affrontare, e il massimo che potessi fare era cercare di sfruttare al meglio il poco tempo che mi spettava per stare con lui.

Con questi pensieri per la testa, svoltai nel viale che correva parallelo alla pista di decollo e guidai finché non trovai lo spiazzo polveroso in cui mi Nikki mi stava aspettando, seduto contro il guardrail rovinato e intento a guardarsi intorno con fare disinteressato. Quando riconobbe la mia auto, mi salutò portandosi l’indice e il medio all’altezza della fronte, un ghigno astuto stampato in viso.

“Non sono mai stata da queste parti,” dissi mentre scendevo dalla macchina, ma Nikki mi fece cenno di restare a bordo e salì, scatenando in Francis una reazione di pura gioia.

“Nikki!” esclamò, poi si slacciò la cintura in un attimo e balzò sul sedile anteriore, proprio in braccio al bassista. “Mi hai fatto una sorpresa! La mamma non mi aveva detto che saresti venuto con noi.”

Nikki fece in modo che Frankie si sedesse correttamente e gli circondò il busto con un braccio, felice di rivederlo. “Sì, ma la sorpresa non è finita qui. Metti in moto, Sydney. Una volta fuori da qui, ti indicherò come raggiungere la pista dove ci attende il nostro aereo.”

Sobbalzai sul sedile e spostai accidentalmente il piede dalla frizione, portando la macchina a spegnersi con un movimento improvviso.

“Il nostro aereo?” ripetei incredula. “Che cavolo dici, Sixx?”

Lui sfoggiò un sorrisetto astuto. “Prima metti in moto e segui le mie indicazioni, poi vedrai.”

Senza osare ribattere, abbandonai la piazzola e mi diressi dove Nikki diceva, ritrovandomi presto a oltrepassare un cancello aperto e sorvegliato da una guardia armata che conduceva proprio sulla strada interna al territorio dell’aeroporto. Proseguii finché non raggiunsi l’area riservata agli hangar, con Frankie che si guardava intorno estasiato, le mani appiccicate al finestrino e la bocca spalancata per la sorpresa, specialmente quando passammo di fianco a un piccolo jet nero con le rifiniture color crema.

Nikki mi fece fermare a pochi metri dall’aereo e, dopo aver incaricato un addetto a posteggiare la mia auto all’interno di un hangar, tese un braccio in direzione del jet con fare teatrale. “Hai visto, Francis? Questo è l’aereo che mi ha portato fino a New York.”

Gli occhi di mio figlio scintillarono. “Wow! Posso salire e vedere com’è dentro?”

Nikki sogghignò rivolto a me. “Certo che puoi. È vero, Syd, che può?”

Mi portai le mani sul capo più per l’incredulità che per la necessità di liberare il viso dai capelli che il vento secco e tiepido faceva svolazzare. Approvai l’idea di Nikki senza pensarci due volte, con grande gioia di Frankie che, tra un saltello e l’altro, si piazzò in capo al gruppo e salì i gradini che conducevano all’ingresso dell’aereo. Aspettai che varcasse la soglia e, ancora sulle scale, fermai Nikki tenendolo per un lembo del chiodo.

“Come hai fatto a trovare questo affare?” domandai.

“Non stavo scherzando quando ho detto che è l’aereo della band,” rispose divertito dalla mia espressione. “Di solito è posteggiato da un’altra parte, ma adesso si trova qui perché tra poco partiremo per il Giappone e questo aeroporto è più comodo per tutti.”

Inarcai le sopracciglia. “Quindi il tour è ancora in corso? Sta durando tanto.”

Nikki fece spallucce e si appoggiò alla ringhiera di metallo delle scale. “Durerà fino al prossimo anno e proseguirà fino in Europa. Sono sicuro che troveremo un modo per affrontarlo.”

Il suo sguardo preoccupato e le mani che si contorcevano nervosamente erano più che eloquenti. Era evidente che ci fosse qualcosa che lo preoccupava e, a giudicare da come il suo umore era cambiato nel giro di pochi secondi, doveva trattarsi di un problema non indifferente.

“Non hai una bella cera,” gli feci notare.

Abbassò lo sguardo sui gradini metallici e dalla vernice scalfita.

“Lo so. Ho provato a rimettermi in riga, ma non sembro esserne capace,” sollevò gli occhi e prese a fissare l’orizzonte, sul quale si adagiava una scia di umidità spessa e opaca, in cui si potevano intravedere i contorni vibranti delle palme. “Ho perso così tanto peso da non avere più un solo indumento che non mi stia largo. Credo che ritenterò la fortuna quando sarò tornato dal Giappone, sempre ammesso che torni indietro.”

Abbracciarlo mi risultò istintivo, come mi capitava quando Frankie si spaventava per qualcosa, e da quel breve contatto percepii il cambiamento fisico che aveva subìto nelle ultime settimane.

“Tu, invece, che programmi hai per l’anno nuovo?” domandò prima di riprendere a salire le scale.

“Sono stata contattata da uno studio fotografico di Hollywood e ho un colloquio a metà gennaio,” annunciai, poi entrai e la voce mi morì in gola per lo stupore. Per una ragazza abituata a vivere in appartamento e a passeggiare per Venice Beach, quella specie di salotto con poltrone di pelle, frigorifero e divani era una reggia con le ali.

Francis si trovava immobile davanti a un tavolino bianco, gli occhi strabuzzati e ormai certo di aver trovato l’aereo dei suoi sogni.

“Tu viaggi sempre qui?” domandò a Nikki, il quale annuì divertito e gli annunciò che doveva ancora vedere la parte più bella. Gli tese poi una mano e lo condusse nella cabina, dove il pilota si stava assopendo sul suo sedile. Frankie si accomodò al posto del copilota, tutto preso dalla miriade di tasti e leve.

“L’hai fatto venire qui apposta per aprirci l’aereo?” domandai sottovoce accennando al pilota sonnolento.

Nikki indietreggiò di un passo per chiudere la porta della cabina. “In realtà, dato che partiremo domani, è qui per controllare che il jet funzioni come si deve. Ho pensato che sarebbe stato carino da parte sua far vedere la cabina a Francis.”

Sapevo che sarebbe partito ma, da come lo aveva detto poco prima, avevo pensato che il tour sarebbe iniziato almeno una settimana dopo, non l’indomani. Quando glielo confessai, Nikki sorrise e si accomodò su un divanetto.

“Ho chiesto di potervi incontrare per salutarvi prima della partenza,” disse mentre prendevo posto di fianco a lui.

Mi lasciai sprofondare contro i cuscini in tinta con la stoffa del divano e sospirai. “Vi stanno proprio spremendo come limoni, vero?”

Nikki stava per rispondermi quando la porta della cabina si aprì e Frankie schizzò fuori, le braccia aperte per imitare le ali di un aereo, diretto verso di noi. Quando fu abbastanza vicino, con la sua risata che riecheggiava contro la fusoliera, saltò sul divanetto e scivolò dalla mia parte.

“Hai visto com’era bello, là dentro, mamma?” domando senza smettere di sorridere in quel suo modo contagioso.

Lo trascinai a sedere in modo corretto e gli scompigliai i capelli. “Sì, è proprio bello! Hai ringraziato il pilota?”

“Sì.”

“E Nikki?”

Francis si fermò per una frazione di secondo per poi guizzare via dal mio abbraccio e girarsi verso il bassista esclamando un forte “grazie, Nikki!”, che strappò un sogghigno anche al pilota, che ora stava scendendo le scale per lasciarci soli. Nikki, incantato da quel bambino che gli saltava davanti più felice che mai, tese le braccia verso di lui e il gesto fu sufficiente perché Frankie si gettasse tra di esse. Nikki lo strinse a sé e prese a cullarlo dolcemente, un luccichio nuovo nei suoi occhi verdi, mentre Frankie continuava a ridere.

Francis lo abbracciò più forte e appoggiò il viso contro la sua spalla. “Ti voglio bene, Nikki.”

Nikki si voltò subito verso di me, gli occhi strabuzzati dallo stupore, visibilmente confuso.

“Hai sentito? Ti vuole bene,” dissi sottovoce.

“Anch’io gli voglio bene, e ne voglio anche a te.”

“Lo sapevo già,” dissi prima di lasciarmi sfuggire una carezza che posai sulla sua guancia. Nikki sembrò gradire il gesto, tanto che cercò di trascinare nell’abbraccio anche me, aiutandosi con la mano non impegnata a sorreggere Francis.

“Il pilota ha detto che domani partite e andate in Giappone,” esordì mio figlio sollevando il viso dalla giacca di pelle del bassista. “È vero?”

Quando Nikki confermò, Frankie assunse un’espressione triste, gli occhi bassi e fissi sul pavimento rivestito di moquette grigia.

“Guarda che torno, non è che me ne resto in Giappone per sempre,” gli fece notare Nikki dopo aver attirato la sua attenzione solleticandogli il naso. “Quando sarò di nuovo qui andremo a fare un giro in spiaggia. Io, te e la mamma.”

Frankie lo guardò sospettoso. “Porti anche Whisky?”

“Sì, certo.”

“Non vedo l’ora che torni,” cinguettò Frankie, poi scese dal divano per riprendere la sua esplorazione.

“Secondo te cosa ci trova di così adorabile in me?” domandò poi Nikki senza distogliere lo sguardo dal bambino, ora intento a studiare un’ala dal finestrino con estrema curiosità.

“La sincerità dei sentimenti,” risposi senza esitare. “Oltre al fatto che un ragazzino della sua età la percepisce meglio di un adulto, tu riesci a comportarti in modo spontaneo quando sei con lui.”

Nikki scosse il capo, un po’ confuso. “Non sono mai stato il preferito di nessuno.”

“Avrai pur avuto una fidanzata o qualcosa del genere, no?”

Scrollò le spalle e si lasciò sprofondare nel divano. “Sì, però se mi fossi comportato in modo decente non avrebbe tagliato i contatti, come hanno fatto tutti.”

“Forse,” gli diedi ragione, poi gli diedi una pacca sulla spalla. “Però a volte siamo costretti ad allontanarci dalle persone a cui vogliamo bene perché ce lo impongono le circostanze.”

“Era bello quando eravamo piccoli,” disse con voce commossa e nostalgica. “Ti ricordi quando andavamo sulle colline a fare le fotografie?”

Annuii divertita dal ricordo delle innumerevoli serate passate a fumare erba sul tettuccio della sua auto scassata e rumorosa, con la macchina fotografica pronta a immortalare il tramonto e la birra calda a portata di mano.

“Credo che dovremmo tornarci,” saltò su Nikki con convinzione.

“Lassù ci sono solo turisti,” risposi seccata. “Però, quando sarai tornato, potremmo cercare un altro posto tranquillo in cui andare. Sai, ci sto riprendendo la mano. Ultimamente sono sempre impegnata a fare fotografie dato che voglio essere in forma per quando, a gennaio, comincerò a lavorare in quello studio di cui dicevo prima.”

“Tienimi aggiornato riguardo i tuoi progressi, allora,” esclamò strizzando l’occhio, poi si alzò dal suo posto e si stiracchiò. Avrebbe dovuto essere a Hollywood entro due ore, quindi preferì cominciare ad avviarsi per evitare di rimanere imbottigliato nel traffico. Scese le scale con Francis che gli trotterellava dietro, ancora impegnato a guardarsi intorno, mentre io mi domandavo quanto quel tour in Asia sarebbe stato utile per lui. Sapevo che la prossima volta in cui ci saremmo rivisti lo avrei trovato in condizioni ancora più preoccupanti, e il solo pensiero non faceva che accrescere il magone che provavo tutte le volte in cui mi ricordavo che, oltre a essere un mio amico, Nikki era anche una persona tormentata che non sapeva più come uscire dalla fossa che si era scavato con le sue stesse mani.

“Allora ci vediamo dopo Natale?” domandò il bassista.

Annuii in fretta, colta di sorpresa dopo essere stata distolta dai miei ragionamenti cupi. “Certo, però promettimi che cercherai di tenerti lontano dai guai.”

Nikki si strinse nelle spalle, affermando che avrebbe fatto il possibile, poi si chinò all’altezza di Frankie per salutarlo con un buffetto affettuoso sulla guancia. “Lo farò. Tu, intanto, datti da fare con la macchina fotografica. Hai bisogno di ritornare a fare quello che hai sempre voluto.”

Detto questo, mi rivolse un frettoloso cenno di saluto e si diresse verso uno degli hangar, da cui lo vidi uscire sfrecciando a bordo della sua motocicletta prima ancora che riuscissi a mettere in moto la mia auto. Lo osservai fare lo slalom tra gli aerei parcheggiati sulla pista e non partii finché non varcò il cancello, sollevando dietro di sé una notevole quantità di polvere.

“Ma poi Nikki viene a trovarci davvero, dopo Natale, mamma?” chiese Francis non appena misi in moto.

Sospirai mentre facevo manovra per uscire dal posteggio. “Sarà molto impegnato, ma spero di sì.”

“Okay...” mormorò, poi tornò a guardare gli aeroplani parcheggiati, perdendosi in altri pensieri.




N.D’.A.: Ciao!
Tripla dose di capitoli!
Come sempre, grazie a chi continua a leggere e seguire nonostante i mille ritardi. ♥
Un abbraccio e alla prossima,

Angie






   
 
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