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Autore: Gelatin    29/08/2017    3 recensioni
[Snow King!AU] [Sebastian/Ciel]
Nell'immenso castello del Sovrano dei Ghiacci, il giovane Ciel tenta di sopraffare la crescente attrazione che l'ha spinto a seguire il demone, lasciandosi il suo passato e i suoi cari alle spalle.
Sebastian lo istruisce alle arti magiche, è un insegnante paziente, affascinante e spaventosamente potente, che non si esime dal tentare il ragazzo coi suoi modi carezzevoli.
Sullo sfondo di un luogo perennemente immerso nella neve, inconsapevole di tutto, Elizabeth si mette in cammino, alla ricerca della persona che ha già voltato le spalle al sole.
Dal testo:
''Tu tremi'' sentenziò l'uomo, abbandonando l'enorme, candida slitta. Lo prese per i fianchi e lo adagiò accanto a sé, avvolgendolo nella voluminosa pelliccia.
Il ragazzino rabbrividì.
L'individuo lo fissò lungamente, poi si chinò su di lui, sfiorando la sua bocca in un bacio delicato, e Ciel non sentì più freddo.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri personaggi, Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Sebastian Michaelis
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Edit: i dialoghi mancanti sono stati corretti. Grazie mille a Selyasil per avermelo fatto notare



Crows In Snow
IV

 

 

La rosa, come promesso da Sebastian, non si era sciolta, rimanendo, immutata, dove l'aveva lasciata.

La studiò assorto, disegnandone i contorni con un dito. Era indubbiamente bella, e sarebbe potuto restare a fissare i giochi di luce da essa proiettati per ore se il Sovrano non l'avesse chiamato nel suo studio.

Avevano continuato a far pratica con la magia: per Ciel era sempre più facile gestire il proprio potere, e ogni complimento da parte del demone lo lusingava più di quanto non avrebbe mai ammesso. Tutti i suoi sforzi si erano concretizzati nel desiderio impellente di guadagnarsi la sua approvazione, quasi non vi fosse nulla di più vitale.

Era impossibile non lasciarsi sedurre dal modo carezzevole con cui lo lodava, dal suo tocco leggero sulle braccia quando lo supportava negli incantesimi più complessi; Sebastian era perfettamente consapevole dell'ascendente che aveva sul ragazzino, e Ciel lo sapeva. Aveva cominciato a odiare l'attrazione dannosa che l'aveva spinto a seguire il Sovrano, nonostante sapesse si trattava di qualcosa di inscindibile dalla sua anima.

Era tardo pomeriggio e il sole iniziava a morire, assorbito dall'orizzonte latteo; era rimasto intere decine di minuti a fissare il fiore di ghiaccio, dimentico dello scorrere del tempo.

Fu solo quando i riflessi policromi proiettati dall'oggetto si fecero più tenui che si destò dal suo sopore e si alzò in piedi con le ginocchia doloranti.

Il tramonto era il momento della giornata che amava di più: era bella la maniera in cui faceva risaltare il colore caldo delle rose, infrangendosi sui loro petali e sui tetti delle case; con Elizabeth ne aveva apprezzato lo spettacolo chissà quante volte.

Lì non c'erano case che i raggi potessero colpire, ma la visione era comunque d'indubbia magnificenza.

Stremato, uscì dalla sua camera per percorrere l'unica, breve, rampa di scale che lo separava dalla sommità della torre del castello.

Si appoggiò al parapetto del piccolo balconcino osservando l'orizzonte e chiudendosi nei suoi pensieri. Solo al tramonto poteva intravedere il calore dell'arancio, solo in quei minuti pure la neve cedeva la sua tinta atona per rivestirsi coi raggi solari; le sue mani sembravano meno livide, memori ancora della sua anima limpida.

Sospirò, quando una voce lo fece sussultare.

Dietro di sé, senza che l'avesse sentito arrivare, Sebastian stava fermo sull'uscio a sondarlo divertito.

''Siamo malinconici'' ghignò, prendendo posto al suo fianco.

Il ragazzino gli rispose con uno sbuffo e quello che voleva essere un diniego appena borbottato.

''Che succede, la mancanza di casa ti consuma?'' lo provocò con tono ironico.

''Nulla del genere'' lo zittì, infastidito ''Posso sapere cosa ci fai tu qui, piuttosto?''

Il demone non si scompose, appoggiando la testa su una mano e sporgendosi dalla balconata.

''Non posso passare a salutare il mio apprendista? Per quale insegnante scriteriato mi hai preso?'' rispose teatralmente.

Ciel non aggiunse altro, continuando a guardare l'orizzonte.

La presenza del demone al suo fianco, incombente, lo metteva in un imbarazzante disagio; gli sarebbe piaciuto poter dire di essersi abituato al suo fascino o alla sua impenetrabile facciata, ma non era così.

L'imprevidibilità di Sebastian lo spaventava e attraeva al contempo: simile a un predatore, sapeva della sua fatalità, eppure, ammaliato, non riusciva a starne lontano.

''Ho trovato questo, nella giacca del tuo cappotto'' il Sovrano protese la mano.

Ciel osservò sorpreso il petalo sul palmo del demone, rosso e florido, quasi fosse miracolosamente scampato al tempo stesso. Non aveva idea di come fosse finito lì: poteva esservi svolazzato per uno strano scherzo del destino o poteva averglielo messo lui stesso ed essersene semplicemente dimenticato.

Incomprensibilmente, il suo cuore perse un battito.

Ricordò le parole del demone sull'eternità del ghiaccio e fissò il petalo incontaminato dinnanzi a sé.

''Perché l'hai tenuto?''

Non fece in tempo a dire nulla che le dita di Sebastian vi si chiusero sopra, nascondendolo alla sua vista; quando esse si riaprirono il petalo era completamente gelato. In un istante, questi era in frantumi.

''Se ti piacciono tanto le rose, posso crearne quante ne vuoi.''

Ciel scosse la testa: ''Non sapevo neppure della sua esistenza.''
Il Sovrano lo studiò a lungo, incastrando gli occhi nei suoi.

Quando riprese a parlare, il ragazzino si era quasi perso nel cremisi delle sue iridi, di un colore sorprendentemente più vivo di quello del petalo che aveva appena distrutto.

''Non è possibile tu sia nostalgico, vero?''

Il giovane gli rivolse un'occhiata curiosa, poi fece un nuovo segno di negazione: ''Smettila di dire sciocchezze.''

Sebastian fece un parso avanti, slanciandosi su di lui. La sua mano gli afferrò il viso e lo strattonò verso l'alto, costringendolo in punta di piedi.

Ciel, atterrito, fissò le sue pupille allungate scandagliargli l'animo.

''Non c'è modo di tornare indietro'' sibilò ''La tua anima mi appartiene, sappilo''

Il ragazzino tremò a quello sguardo, incapace di divincolarsi: il fascino fatale del demone si riversava su di lui con singolare prepotenza. La paura si mischiò a un'eccitazione primordiale e incontrollabile che gli serpeggiò sotto la pelle, facendolo rabbrividire.

Non diede peso alla minaccia, spostandosi a fissare le sue labbra pallide e sottili, tese in una smorfia differente dal solito sogghigno beffardo; l'unica cosa a cui fu capace di pensare fu la magnificenza sublime della sua espressione furente, infiammata.

Sebastian lo lasciò andare, il sorriso tornato a campeggiare sul suo volto, quasi dimentico dell'impeto d'ira che l'aveva preceduto.

''Spero lo terrai a mente.''

Ciel non mosse un muscolo: era tornato a poggiare i piedi al suolo, ma oltre quello non si era concesso nessun altro movimento.

''Lo so bene, perché ricordarmelo?'' sbuffò, riportando gli occhi all'orizzonte.

''È anche questo il compito di un insegnante, no?'' rispose con leggerezza.

Il ragazzino non disse altro.

Non riuscì più ad ammirare il paesaggio: il Sovrano divenne uno spettacolo nettamente più divino, e la sua attenzione fu rapita da lui e lui soltanto.

Il sole morì e il cielo decolorò in un fosco blu; il pallore del demone si accentuò a quella flebile luce, rendendolo una visione ancor più eterea.

I suoi sensi erano troppo sviluppati perché non si accorgesse delle attenzioni di Ciel.

Incastrò ancora il suo sguardo, poi protese un braccio per avvolgergli le spalle: il suo peculiare profumo gli inondò le narici, e il ragazzino non ebbe la forza di scansarsi.

Lasciò lo riaccompagnasse nella propria camera, serrato nel suo abbraccio, facendo defluire lontano i ricordi, le rose e il tepore della primavera, non desiderando altro che rimanere per sempre stretto nel calore gelido di quel gesto.

 

''Non distrarti.''

Il demone lo colse di sorpresa, intento a mirare il vuoto. Lo aveva incaricato di ricopiare alcune rune e le nozioni basilari di un numero interminabile d'incantesimi; gli doleva la mano con cui reggeva la piuma e, a furia di intingere lo strumento nell'inchiostro, il male si era esteso all'intero braccio.

''Sto solo prendendo una pausa, sono stanco.'' ribatté sommessamente, facendo virare lo sguardo a Sebastian, seduto sul suo trono.

Accomodato su una pila di cuscini, poggiò i gomiti sul basso tavolino, nauseato dalle pagine ingiallite sotto al suo naso.

''Imparerai ben poco continuando a lamentarti'' lo rimbeccò Sebastian, accavallando le lunghe gambe ''Devi fare dei sacrifici se vuoi diventare grande.''

Ciel corrugò la fronte:''Imparerò ben poco pure senza una mano.''

Il Sovrano ridacchiò, singolarmente di buon umore. In un'altra occasione si sarebbe limitato a zittirlo con un ordine secco, costringendolo a continuare nonostante il dolore.

''Quando sarai abbastanza preparato ti porterò fuori di qui, in giro per il mondo, cosicché tu possa far pratica: esercitarsi dal vero è senz'altro più utile''

Il ragazzino lo guardò sorpreso, non celando un barlume di entusiasmo.

La sua città era il confine più ampio che avesse potuto visitare fino alla venuta del Sovrano: mai vi si era allontanato e mai aveva pensato di farlo. Ai tempi gli andava bene così, e l'unica cosa che la sua mente puerile riusciva a concepire era che stare a giocare a vita con Elizabeth sarebbe stato piacevole e divertente.

A pensarci adesso si dava dello stupido.

''Ci sono posti splendidi che ti piacerebbero certamente'' continuò Sebastian ''Ma non pensare sarà semplice: molti maghi e demoni hanno un carattere bellicoso, e scoprirai presto che esistono più creature di quante tu non creda. Poche di esse sono amichevoli e rimangono comunque inutili alla tua formazione.

Dovrai sporcarti le mani di sangue per ottenere potere, inizia ad assimilare ciò da ora.''

Troppo distante. Tutto troppo lontano affinché Ciel potesse immaginarlo sul serio.

Il pensiero di uccidere qualcuno non lo aveva mai sfiorato, eppure non lo inorridiva; forse per il gelo calato su di lui, forse per l'astrazione momentanea del concetto, l'idea di fare una cosa del genere gli parve un prezzo più che accettabile.

Voleva divenire potente, voleva Sebastian potesse essere fiero di lui.

Che pensiero sciocco. L'allievo che supera il maestro. Dubitava ci sarebbe mai riuscito: tra secoli, magari, se non anche millenni. Il Sovrano era estremamente anziano, caratteristica a cui doveva buona parte della propria forza; si domandò se vi fossero demoni più potenti di lui, per quanto non ne avesse mai sentito parlare. Probabilmente solo Lucifero stesso. Avrebbe dovuto domandarglielo; avevano parlato tanto di magia ma poco delle creature capaci di utilizzarla: il soprannaturale era un qualcosa che aveva sempre confinato alla tradizione e di cui non gli aveva ancora chiesto adeguatamente.

''Non credo sarà un problema. Uccidere qualcuno, intendo.'' sospirò in risposta, ricavando da parte del Sovrano un'occhiata a metà tra lo stupito e il divertito.

''Per essere un umano hai una carenza di morale notevole.'' sogghignò questi.

Ciel arricciò il naso, fissandolo di traverso:''Di chi credi sia la colpa?''

''Di certo non mia'' il demone si arricciò distrattamente una ciocca corvina attorno al dito ''Se ho congelato il tuo cuore è perché sapevo avresti potuto benissimo sopravvivere senza; ci sono persone dall'etica talmente ferrea che avrebbero finito con l'impazzire in breve tempo a causa della dicotomia tra la propria moralità e la mancanza di stimoli. Tu non sei tra questi''

Il giovane si chiuse nelle sue riflessioni, analizzando l'affermazione di Sebastian: era davvero un essere umano tanto abietto da poter accettare tali immoralità pure in una condizione normale? Si era sempre visto come un ragazzo comune, incapace di fare del male a qualcuno. Ma ora che il demone gli diceva una cosa del genere non ne era più tanto sicuro.

''Evita di crucciarti, è una cosa piuttosto comune'' lo rassicurò il Sovrano ''Persone del genere sono quasi impossibili da trovare. Gli esseri umani tendono al male poiché rientra nella loro natura: quasi sempre la propria felicità comporta la pena di altri. E quale persona non desidera essere felice? La tua rarità sta nella tua propensione alle arti magiche, non nella tua spietatezza, se è questo che ti preoccupa'' lasciò andare la ciocca di capelli che ricadde, liscia e morbida, lungo la sua guancia ''Hai fatto molti progressi. Proprio come pensavo, hai un talento innato.''

''Sono stato scelto dal Sovrano dei Ghiacci, è ovvio io abbia talento.'' motteggiò il ragazzino, sporgendosi sul tavolo per fissarlo con un ghigno compiaciuto.

Sebastian ricambiò l'espressione e abbandonò il suo posto, andando a raggiungerlo ai piedi del tavolo: sembrava ancora più alto e imponente, magnifico, colpito trasversalmente dalla pallida luce.

''Sei proprio un ragazzino sfrontato'' poggiò un palmo sul tavolo, chinandosi alla sua altezza. Ciel fu incantato dalla sua pelle perfetta ''Dovrei punirti, lo sai?''

Il demone era indubbiamente di buon'umore.

Per quanto il sarcasmo fosse una costante nel suo comportamento, quel giorno in particolare niente sembrava poterlo indisporre.

Il giovane ne fu divertito, e si allungò anch'egli puntellandosi sulla medesima superficie.

''Mi farai ricopiare l'intero tomo?''

Sebastian rimase in silenzio per qualche secondo, il sorriso ormai allungato allo stremo.

Erano tanto vicini che sarebbe bastato allungarsi giusto un altro po' per poterlo baciare. Tale pensiero, tuttavia, non fece in tempo ad articolarsi nella sua testa che il Sovrano si era già scansato.

''Esattamente.''

E così dicendo si allontanò dal salone, lasciandovi un Ciel paonazzo e confuso.

 


Warning! Don't feed the author!
Okay, sono in ritardo di un giorno e me ne scuso. Con questo caldo il mio pc si surriscalda ogni dieci minuti, e scrivere qualcosa senza che questo si spenga di colpo è quasi impossibile --finirò col defenestrarlo.
Eccocci nuovamente alle mirabolanti avventure di Ciel e Sebastian! Quest'ultimo è un gran mattacchione, ma non so per quanto ancora porterà avanti il suo ''british humor'' senza essere assalito dal suo allievo prediletto.
As always, grazie a tutti quelli che seguono la storia e alle bellissime recensioni che mi lasciate! Vado a cercare di combattere il caldo!
Alla prossima!
   
 
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