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Autore: Louilalla    30/08/2017    1 recensioni
~Hold me in this wild, wild world
'cause in your warmth I forget how cold it can be
And in your heat I forget how cold it can get.
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Era precipitato in quel limbo torpido, ed ora faticava ad uscirne. Nella sua testa si ripeteva che non lo meritava nemmeno, per cui stava inesorabilmente smettendo di lottare per uscirne. Affrontava passivo la sofferenza e il mondo circostante, percependo chiaramente pezzi di cuore frantumarsi schiacciati dal peso della realtà.
Ma tutto questo era solo dentro di lui; all'esterno, era un ragazzo come tanti, dai capelli insolitamente chiari e sogni impolverati nel cassetto sezione dimenticatoio.
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«Ti stringerò sempre, Scorp. Se quello di cui hai bisogno è un abbraccio, te lo darò. Conforto? Ci sarò. Conversazione? Sai che sono logorroico, ma so anche ascoltare le persone. Vicinanza? Ti raggiungo ovunque tu sia, anche nell'uragano di pensieri, mi farò trovare. Capito?»
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Ci si becca dentro :)
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Warmth

 

Scorpius Malfoy non era un tipo da pregiudizi, era anzi piuttosto schivo e menefreghista quando si parlava del resto della popolazione mondiale. Disinteressato ai sentimenti a causa di una profonda lacerazione ancora sanguinante nel petto, era un ragazzo magro e atletico, il tipico bad boy dai capelli scompigliati, occhi maliziosi, una tendenza stilistica e musicale grunge. Il suo carattere spigoloso e imprevedibile lo faceva una persona indisposta e insofferente, per molti anche insopportabilmente egocentrico. Molto più semplicemente, Scorpius era un eccellente attore, capace di recitare il suo personaggio per molto tempo senza mai arrancare. Ma ultimamente qualche pezzo stava cedendo lungo la strada, e lui era troppo rotto e stanco per potersene accorgere. Sinteticamente si stava perdendo, e non c'era nessuno disposto a ritrovarlo. Aveva allontanato tutti, nel tempo, convinto che non avesse affatto bisogno di quel "tutti". Affezionarsi era da deboli. I forti sono capaci di proseguire con il solo motore delle proprie gambe, infaticabili. Più passava il tempo, più il suo cuore atrofizzato iniziava a percepire la delusione, la malinconia, la nostalgia, la stanchezza. E lui non sapeva per quanto sarebbe ancora rimasto in quel limbo agonizzante, perseguitato dal timore di essere rifiutato e rimanerne leso per il resto dei suoi giorni. In fondo, si diceva, chi mai resterebbe a darmi una mano, se io per primo ho voltato le spalle a tutti?; su questo fronte non poteva avere torto. E così, mutilato, viveva a metà i giorni, scanditi dal ticchettare incessante dell'orologio della biblioteca. Sedeva sempre lì, nei pomeriggi estivi, con davanti un vuoto cosmico da fissare e una mano a sorreggersi la testa stanca, appesantita dai pensieri ronzanti, rumorosi, impietosi, i quali succhiavano via sonno e voglia di vivere. Era precipitato in quel limbo torpido, ed ora faticava ad uscirne. Nella sua testa si ripeteva che non lo meritava nemmeno, per cui stava inesorabilmente smettendo di lottare per uscirne. Affrontava passivo la sofferenza e il mondo circostante, percependo chiaramente pezzi di cuore frantumarsi schiacciati dal peso della realtà.

Ma tutto questo era solo dentro di lui; all'esterno, era un ragazzo come tanti, dai capelli insolitamente chiari e sogni impolverati nel cassetto sezione dimenticatoio. Era una testa calda, irascibile ma scaltro, intelligente e sarcastico, indisposto ma presente (volenti o nolenti). Ed ora una falla nel cuore lo stava facendo affondare sempre più, destando sospetti tra le sue più care conoscenze ("amici?, non crede di conoscere questa parola").

 

.

 

«Scorpius?»

 

La voce calda e rauca di Albus lo risvegliò dal loop nel quale era caduto, costringendolo ad alzare gli occhi dal suo vuoto per annegare nelle iridi scure del Potter.

«Che ci fai qui, Albus?».

Di solito, durante le vacanze estive, Scorpius si rifugiava nella biblioteca del quartiere per cercare la solitudine e il silenzio necessari per rilassarsi e pensare, talvolta anche a lasciarsi travolgere dal fiume in piena dei pensieri. Non ricordava nemmeno di averne mai accennato al suo amic – no, compagno. Essere disturbato e/o socializzare era l'ultima cosa che voleva in quel momento.

Albus si strinse nelle spalle.

«Coincidenza. Uh beh, mi chiedevo anche se stessi bene. Ultimamente sei... Strano

Uh, ma allora qualcuno ancora perdeva tempo appresso a lui! Da non credere. Ed effettivamente non ci credeva nemmeno un po'. Non era strano. Solo stanco, ecco tutto. Si sentiva schiacciato su tutti i fronti: da una parte una famiglia esigente, dall'altra amici (che per imposizione Malfoyana nemmeno poteva considerare tali perché recanti il cognome Potter) che premevano per aiutarlo quando lui l'aiuto non lo voleva, e dentro una solitudine opprimente che lo riempiva di malinconia e tristezza.

«Cos'ho di strano?» replicò schietto, stretto nelle spire dei pensieri.

«Sembri sofferente...»

«Le apparenze ingannano.»

«Le ombre pure.»

«Che c'entra?»

«Guardami.» Albus prese il viso di Scorpius fra le tiepide dita, facendo collidere il tepore dei suoi polpastrelli con il freddo della pelle cerulea dell'altro. Con un gesto morbido dei pollici gli accarezzò cauto le guance, costringendolo così a fissarlo intensamente negli occhi.

«Hai gli occhi opachi, Scorpius. Stai comprimendo qualcosa dentro per non farlo uscire. E non dormi da giorni, si vede, hai delle occhiaie orrende; in questo momento, sei l'ombra di te stesso. Chi vuoi ingannare?»

Era una domanda innocente, la sua, pronunciata senza pretese né violenza. Con un po' di volontà avrebbe potuto scansargli le mani dal viso, mandarlo a quel paese senza tante cerimonie e andarsene, tenendosi per sé tutte quelle parole che, come aveva indovinato Albus, premevano per essere dette.

«Ti sbagli, non ho nulla da dire.»

Albus non si mosse, né tantomeno Scorpius si scansò. Il silenzio era tornato a regnare bella biblioteca, rotto solo dal ticchettio insistente dell'orologio. 

Albus appoggiò la calda fronte contro quella dell'altro, beandosi delle sue iridi piombo lievemente sgranate e del suo respiro caldo sul collo.

«Mi offendi così... Credi non ti conosca?»

Scorpius non rispose, concentrato a cercare di trattenere sospiri di pace. 

«Non è svuotandoti che riempirai il tuo vuoto, Scorp... Ok?»

In balia completa del turbine burrascoso dei pensieri, avrebbe voluto dirgli tanto – aprirsi, regalargli quel fardello che si trascinava appresso da anni, riordinarsi almeno la testa, ma l'unica cosa che fu in grado di replicare fu uno «Smettila di preoccuparti per me, non ne ho bisogno» seguito da un tremito - leggero come un battito d'ali di farfalla, ma Albus lo percepì ugualmente.

«Non ne hai bisogno, o non vuoi?» 

«Vattene. Voglio stare da solo.»

«Se davvero volessi mi avresti scansato già da prima. Avanti» gli scosse piano il viso, affondando le iridi scure in quelle gelide del ragazzo di fronte, «reagisci. Ti prego. Non sopporto vederti così...»

Scorpius si scansò, turbato, scosso, spaventato dalla portata delle sue paure.

«Così come? Io sono questo, sono fatto così. Non... Smettila. Io... non voglio. Non...» Una calda lacrima sfuggì dallo specchio delle sue iridi, aprendo uno squarcio nella muraglia eretta a protezione del suo ego. Scombussolato si alzò, stringendo gli occhi per smettere di piangere, ma non ci riuscì. Se le asciugò violentemente, voltandosi verso la parete per non farsi vedere.

«Io...»

«Basta, non ci pensare. Non è troppo tardi, chiaro? Scorp, ti prego, ascoltami...» 

Ma l'altro ragazzo era precipitato nel limbo dei dubbi, e la voce di Albus gli arrivava a malapena ovattata alle orecchie. Non era lucido; sentiva tutto dentro crollare sotto il peso delle emozioni come un fiume in piena. Avrebbe voluto dirgli tanto, cascate di parole, proposizioni chilometriche, fili di pensieri sconnessi e profondi che gli brulicavano nella testa da tempo. Ma

«Non. Ho. Nulla. Da. Dirti. Stammi alla larga.» fu l'unica frase che lasciò flebile le sue labbra. Almeno suo padre sarebbe stato contento, per una volta. 

 

Il suo esile corpo sparì dietro uno scaffale, evidentemente diretto verso l'uscita della biblioteca. Albus sospirò affranto, accasciandosi stancamente sulla sedia prima occupata da Scorpius. Era dannatamente preoccupato per lui, possibile che più tentava di aiutarlo e più lui respingeva ma mano che gli tendeva? Non riusciva proprio a stare al passo dei pensieri del compagno, anche se non era difficile intuirne la grave portata. Albus sapeva che sarebbe bastato ancora poco per stracciare la misera maschera di carta che Scorpius indossava, solo che dannazione, cosa gli mancava? Aveva tutto - una famiglia (a grandi linee), un'istruzione eccellente ad Hogwarts e una mente brillante, senza contare gli amici che possedeva dentro il castel- un momento. Amici? Era forse quello il problema di Scorpius? Temeva di non meritarli? Albus si ricordò dei giorni precedenti alla partenza del quarto anno ormai passato per Hogwarts, durante i quali il padre gli aveva raccontato della strana ossessione che provava nei confronti di Draco Malfoy – aveva detto che, vedendolo così superbo e distante, credeva di sapere quale fosse il suo punto debole, nonché la sua più grande mancanza: il calore. Harry aveva accennato al fatto che Draco non aveva mai posseduto dei veri amici, che non si lasciava mai aiutare, che usava i suoi falsi ideali come scuse al suo comportamento sbagliato. E non era un po' ciò che stava succedendo a Scorpius?

Tale padre tale figlio, pensò, lasciando che un sorriso spontaneo gli stendesse le labbra. Ora sapeva come fare.

 

.

 

Scorpius camminava flemmaticamente verso casa, torturando con le dita il tessuto delle tasche dei jeans. Questa volta non pensava; osservava. I passanti e le loro emozioni, i fiori che costeggiavano le strade del quartiere, il ronzare dei motori delle auto babbane, le risa dei bambini e le imitazioni pessime del rombo delle macchinine. Parevano tutti così felici, lì fuori. Si sentiva fuori posto, decisamente. Se solo suo padre avesse saputo che spaziava in un'area così babbana senza schifarsi o (peggio) lasciandosi contaminare da tale ambiente, probabilmente non gli avrebbe più permesso di mettere piede dentro casa. Senza prima una depurazione intensiva, ovviamente – magari con tanto di lavaggio del cervello. 

Scosse la testa, ridacchiando da solo, catturando sguardi interrogativi di spettatori esterni, ma ignorò quelle occhiate curiose per svoltare l'angolo della strada. 

«Ehilà, Scorpius!»

La voce trillante di Albus gli fece perdere svariati battiti cardiaci – ma era per caso fuori di testa?! E perché finivano irrimediabilmente per incontrarsi? Era uno stalker o cosa?

«Ma sei pazzo per caso?!» borbottò infatti spaventato, portandosi una mano all'altezza del cuore (che ora batteva freneticamente).

«E che ci fai qui?»

«Uh, beh, ho una sorpresa per te.»

«Una... che? Senti Albus, non ho temp- ehi!»

Albus, ridendo, gli afferrò un polso e iniziò a trascinarselo dietro correndo, scartando di pochi millimetri automobili e persone. Scorpius non provò nemmeno a piantare i piedi a terra, scosso com'era nel sentire un calore piacevole diramarsi dal punto in cui le calde dita di Albus toccavano saldamente la sua pelle fredda. Era... piacevole? Inspiegabilmente, si ritrovò a sorridere. 

«Ma dove diamine..- Albus, per la sottana di Merlino, che cosa stai combinando?»

Albus, piuttosto che rispondere, inchiodò nel bel mezzo dello spiazzo davanti casa sua, facendo scontrare il petto di Scorpius contro la sua schiena; si voltò, sorridendo, tirando fuori dalla tasca dei jeans strappati un post-it stropicciato. Scorpius, visibilmente confuso, lo prese e se lo rigirò tra le dita affusolate, divorando con curiosità le poche righe che il compagno aveva scritto – in quella sua calligrafia storta e caotica ma stranamente elegante. 

Scorpius lanciò uno sguardo perplesso ad Albus, che ora aveva abbassato lo sguardo alle sue converse sporche e – e niente, sembrava non aspettarsi nulla.

«Uhm... Cosa significa?» chiese cauto.

«Leggilo ad alta voce» incalzò Albus, guardandolo con quegli occhi profondi che incatenarono le iridi chiare di Scorpius per un bel po'. 

 

Hold me in this wild, wild world

'cause in your warmth I forget how cold it can be 

And in you heat I forget how cold it can get.

 

«Sempre.»

«..eh?»

«Ti stringerò sempre, Scorp. Se quello di cui hai bisogno è un abbraccio, te lo darò. Conforto? Ci sarò. Conversazione? Sai che sono logorroico, ma so anche ascoltare le persone. Vicinanza? Ti raggiungo ovunque tu sia, anche nell'uragano di pensieri, mi farò trovare. Capito?»

Scorpius si lasciò abbagliare dalla sincerità di quelle parole, così dolci e leggere da risultare quasi effimere alle sue orecchie.

«Io ci sono, Scorp.»

E senza più pensare, Scorpius gli sorrise timidamente in rimando, con ormai una certezza consolidata nella testa: Albus Severus Potter.

 

~#~

 

Nda: Mi intrufolo anche nel fandom di Harry Potter, muahahah *si strozza e tossisce convulsamente*

Ho sempre pensato a Scorpius come un ragazzo peculiare al padre ma quasi paradossalmente opposto, mi sono divertita a caratterizzarlo come quel tipo di persona che cerca affetto ma teme di non meritarselo. Albus, poi, l'ho sempre immaginato come invece un ragazzo spigliato e sicuro di sé (quando si parla di Scorp obv c:) che tiene davvero molto al sorriso di chi gli sta accanto. Proprio per questo ho preferito mettere l'avviso di ooc, anche se non mi pare di averli stravolti troppo - almeno spero.

Insomma, se passando per questa valanga valangosa di parole lasciaste un pensiero sarei molto felicia :)

A presto!

Lou :3

   
 
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