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Autore: Bagabu28    30/08/2017    0 recensioni
"-La verità è che lo spirito di noi cacciatrici non è interessato ad altro se
non allo sconfiggere e cacciare mostri, al prepararsi alle
battaglie...perché questo è ciò che noi siamo.-
Lui mi guardò torvo, non molto convinto dalle mie parole. Così
lentamente si avvicinò e si sedette accanto a me. Poi quasi sussurrando
affermò:
-Ti dirò una cosa Diana, la vita non è solo pensare alla prossima lotta.
Devi goderti i momenti.-
-I momenti?-
-Sì. La vita è fatta di momenti, belli o brutti. Vale la pena di viverli,
sempre.- concluse sorridendo."
Sequel della mia fanfiction "La luna blu", la storia è ambientata circa durante le avventure del 4° libro della saga “Eroi
dell’Olimpo”, ovvero durante “La casa di Ade”. Protagonista indiscussa
della storia, anche questa volta è Diana Morrison, la sedicenne “figlia” di
Artemide. La sua missione è apparentemente semplice: riportare
un eroe incontrato nel bosco al Campo Mezzosangue. Tuttavia durante il
suo viaggio la giovane semidea si troverà ad affrontare ostacoli di ogni
genere...compresi quelli sentimentali.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amazzoni, Artemide, Nuovo personaggio, Talia Grace, Will Solace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I colori della Luna'
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SPAZIO AUTRICE: Dopo due anni dalla scrittura dell’ultima fanfiction, mi è finalmente tornata l’ispirazione. Mi sono sempre detta di voler scrivere un sequel della mia fanfiction più riuscita “La luna blu”, tuttavia avevo paura di scrivere qualcosa di basso livello, qualcosa non all’altezza della prima storia. Così ho lasciato perdere per ben due anni, finché, guardando insieme a mia sorella un film intitolato “La rivolta delle ex”, una commedia romantica, mi venne un’idea. Così abbozzai su un foglio qualche spunto per la trama, i personaggi, l’ambientazione ecc. Ed ecco cosa ne è uscito! Vi lascio alla lettura! Fatemi sapere cosa ne pensate :-) 
PS: consiglio vivamente di leggere il prequel di questa storia che si trova all'indirizzo:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3172187&i=1 
 
Capitolo 1
Se si fosse trattato di un normalissimo toro, non avrei avuto nessun problema a sconfiggerlo, ma quando sei un semidio non ti può mai capitare un toro normale! Ti pare? Sarebbe troppo facile!
Era una tranquilla giornata di caccia, simile a tutte le altre da quando avevo deciso di unirmi al gruppo delle cacciatrici di Artemide. Ovviamente mio padre non l’aveva presa bene ma dopo qualche discussione si era finalmente arreso ad accettare la mia scelta facendomi giurare che sarei andata a trovarlo almeno una volta all’anno. Partita da casa alla ricerca delle cacciatrici insieme al mio fedele amico a quattro zampe, il mio cane-lupo Larry, trovare il loro accampamento non era stato affatto facile, dal momento che si spostavano continuamente. Tuttavia dopo qualche mese di ricerca, seguendo le loro tracce, ero riuscita a individuarle in un bosco del nord. Mia “madre” mi aveva ovviamente accolto a braccia aperte e nonostante fossi la più grande di età, aveva subito accettato la mia richiesta di unirmi a loro. Da quel giorno era iniziato il mio addestramento. Tutte le mattine, all’alba, Artemide e la luogotenente Talia ci insegnavano nuove tecniche per cacciare e per combattere in battaglia. In poco più di un anno avevo imparato a controllare i miei poteri di guaritrice e a migliorare la mia mira con l’arco. Avevo fatto molta amicizia con Talia, non solo perché era la ragazza più vicina alla mia età ma anche perché ci eravamo accorte di avere molti tratti in comune. Mi aveva raccontato così tante storie affascinanti sul mondo dell’antica Grecia che mi aveva fatto incuriosire ogni giorno di più.
Quella giornata tuttavia era cominciata proprio come tutte le altre: stavo facendo una battuta di caccia nella foresta all’alba con altre due ragazze e Larry al mio fianco. Stavamo rincorrendo due telchini (cose di tutti i giorni insomma). Arrivati a un bivio, i due mostri presero direzioni diverse. Senza bisogno di parole, con un rapido scambio di sguardi, io e le mie compagne ci separammo: io e Larry da una parte, loro due dall’altra. Il mio telchino correva molto veloce, tanto da farmi venire il fiatone. Spostai rami, saltai torrenti, mi asciugai il sudore continuando a correre. Tuttavia, una volta raggiunta la distanza minima di tiro, presi l’arco e scoccai una freccia che prevedibilmente andò a conficcarsi nel collo del mostro che si disintegrò all’istante. A quel punto, fiera della mia caccia del giorno, richiamai Larry con un fischio. Stavo giusto incamminandomi verso l’accampamento delle cacciatrici quando all’improvviso sentii un grido d’aiuto nelle vicinanze. Senza pensarci due volte, presi l’arco e iniziai a correre nella direzione da cui proveniva l’urlo. Larry sempre al mio fianco ovviamente. Più mi avvicinavo, più sentivo un rumore sempre più forte come di una mandria di tori impazziti. Be’ se fosse stato così, sarebbe stato meglio. Arrivai finalmente ad un precipizio alla fine della foresta. Circa una ventina di metri sotto di me c’era una radura nella quale vidi un giovane uomo che fuggiva da quello che all’apparenza poteva sembrare un grande toro. La scena inizialmente mi sembrò comica. Tuttavia guardando meglio, notai che il mostro da cui fuggiva il ragazzo, aveva sì la testa di toro ma era per metà umano!
Non potevo credere ai miei occhi, quello era il Minotauro. Dovevo assolutamente fare qualcosa, non potevo starmene lì ferma ad assistere alla morte di quel giovane innocente. Per di più ero una cacciatrice, cacciare mostri era il mio dovere. Tuttavia ero paralizzata dal terrore, non avevo mai visto qualcosa di così imponente e terrificante. Inoltre da quando ero entrata nel gruppo delle cacciatrici, avevo affrontato mostri di tutte le taglie ovvio, ma sempre in gruppo, con le mie compagne accanto. Per fortuna ci pensò Larry a risvegliarmi dalla mia temporanea “pietrificazione” con un abbaio abbastanza forte da attirare l’attenzione del mostro. Esso si fermò un istante voltandosi verso di noi ma un momento dopo ci lasciò stare e continuò a rincorrere il povero malcapitato.
Allora io, decisa a riottenere la sua attenzione, gli tirai contro due frecce che purtroppo non bastarono a disintegrarlo ma lo ferirono lievemente. Dalle fauci del mostro, chiaramente infastidito, uscì un lamento straziante che non lasciava presagire niente di buono. Forse sarebbe stato meglio fuggire. E invece no, ancora più convinta di prima agitai le braccia in alto urlando con aria di sfida: -Ehilà sono proprio qui, razza di finto toro!! Prova a prendermi se ci riesci!-
Il mostro non se lo fece ripetere due volte, infuriato come non mai, si girò verso di me e prese la rincorsa come se fosse stato in una corrida. Peccato che io non avessi idea di come fare il matador. Continuai imperterrita a tirare frecce contro quell’essere mostruoso per cercare di rallentare il più possibile il suo avvicinamento in attesa che mi venisse un’idea su come sconfiggerlo. Tuttavia visto che le mie frecce non stavano avendo molto successo, decisi di cambiare arma. Afferrai la mia spada e saltai giù dal dirupo (sì lo so che era un salto di venti metri, ma l’essere insieme cacciatrice e figlia di Artemide mi aveva donato doti incredibili in battaglia). Corsi più veloce che potei verso quel mostro attaccandolo alle gambe e infilzando la mia spada lungo i polpacci per indebolirlo. Purtroppo, dopo aver sferrato un po’ di colpi, il mostro si innervosì un po’ troppo e mi diede un calcio così forte da farmi fare un volo di una decina di metri. Nella mia caduta persi la spada a una distanza troppo grande per poterla riafferrare in tempo. Non avevo però perso la mia faretra né l’arco. Prima che potessi anche solo pensare di mettere le mie mani su una freccia, il minotauro si avvicinò minaccioso colpendomi con violenza allo stomaco. Il dolore fu atroce, ma per fortuna il mio corpo guariva in fretta. Larry cercò di fermarlo mordendolo alle caviglie ma venne facilmente allontanato dal mostro. Poi, improvvisamente, per qualche secondo il mostro fu distratto da un’altra persona.
Infatti il giovane ragazzo che stavo cercando di salvare, aveva raccolto la mia spada e la stava impugnando con grande maestria. Aveva sferrato colpi a destra e a manca come se già sapesse quali fossero i punti deboli del mostro...come se lo avesse già affrontato…
-Scappa!! Va’ via, presto!- mi gridò mentre continuava a combattere.
-Neanche per sogno!- ribattei in risposta. Si vedeva che era stato addestrato molto bene, tuttavia non sarebbe riuscito a resistere a lungo, aveva bisogno d’aiuto. Approfittai della momentanea distrazione del mostro per rimettermi in piedi e afferrare il mio arco. Iniziai a scoccare frecce cercando di mirare ai punti deboli. Poi gridai: -Ei toro! Non ho ancora finito con te!-
Il minotauro torcendosi dal dolore rivolse di nuovo a me la sua attenzione. Questo permise al ragazzo spadaccino di arrampicarsi su un albero abbastanza alto dal quale si lanciò colpendo alle spalle il mostro e conficcando la spada proprio in mezzo alle scapole. Esso si disintegrò all’istante e il giovane cadde a terra distrutto. Allora io con il fiatone e con Larry accanto mi avvicinai verso di lui osservandolo meglio. Era castano, abbronzato, sui vent’anni e aveva un fisico da guerriero perfettamente in forma, con muscoli dappertutto.
-Ei tutto bene?- chiesi gentilmente. Lui aprì lentamente gli occhi di un azzurro intensissimo, sospirò e poi con un po’ di fatica si alzò in piedi rispondendomi: -Sì sì ho solo una ferita al braccio ma...non è niente di grave…-
-Fa’ vedere avanti…per tutti gli dei, è molto profonda!- esclamai. Lui si limitò ad alzare le spalle.
-Ma no, me la caverò, sono un esperto nell’arte del sopravvivere.- fu la sua risposta.
-Ci penso io.- ribattei. Afferrai il suo braccio, posai sopra la sua ferita le mie mani che si illuminarono in un bagliore dorato. Nonostante i miei poteri curativi funzionassero solo di notte, il sole era sorto da poco tempo quindi potei utilizzare gli ultimi residui magici della notte per guarirlo.
-Ecco fatto.- dichiarai soddisfatta. Incredulo lui continuò ad ammirare il suo braccio come nuovo e poi esclamò: -Wow! Grazie...per la ferita e per avermi aiutato a sconfiggere questo mostro…senza di voi non ce l’avrei mai fatta.-
-Non c’è problema, è mio dovere...- risposi abbassando lo sguardo...la sua voce profonda mi metteva a disagio. In fondo, era da più di un anno che non parlavo con qualcuno di sesso maschile.
-Be’ grazie comunque...sono in debito con voi. Posso sapere il nome di questa bella fanciulla che mi ha salvato la vita?- continuò in tono quasi regale lui.
-Io sono Diana Morrison, cacciatrice di Artemide...tu invece chi sei?- risposi curiosa. Egli mi prese la mano con delicatezza. -Io sono Teseo, re di Atene, figlio di Egeo.- 
Così dicendo mi baciò la mano, lasciandomi senza parole.
   
 
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