Gente in vetrina.
Gente che vuole guardare.
Gente che crede di vedere.
Gente che non sa osservare,
che pensa di sapere
ma neppure si sforza di ascoltare.
Gente che cammina,
tenendosi per mano passeggia.
Poi fanciulli che giocano.
Una bambina immagina,
corre,
scappa avvolta nel suo vestito bianco e rosa,
grida.
L’attenzione di una madre distratta
dalla figlia strillante è tutta attratta.
Poi pausa.
Nel fragore pomeridiano della città in fermento,
pochi, fragili attimi di silenzio vegono spezzati
da vecchi che fanno a gara tra chi ne ha viste di più.
Tre donne e un anziano fra loro,
con colori che hanno smesso di esistere,
colori passati,
colori antiquati,
colori sfumati tra lamenti appassiti,
nel tempo ripetuti.
Infine, Giulia scopre un fiore.
Odoroso e profumato,
sovrasta la puzza di un mare inquinato,
la puzza di un luogo corrotto
che, dicono, sia sempre stato così.