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Autore: _Fire    01/09/2017    5 recensioni
AU Malec || Magnus!Badboy
Alec è al suo primo anno quando incontra Magnus Bane, senza sapere il suo nome.
Le loro strade si incrociano nuovamente al terzo anno di Alec, ma il ragazzo che aveva visto piangere quel giorno di due anni prima non c'è più: ha lasciato posto a un ragazzo sfacciato e arrogante.
Come una stella che si trasforma in un buco nero.
Alec riuscirà a portare un po' di luce sul suo cammino o verrà inghiottito dall'oscurità?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Magnus rilesse quegli ultimi messaggi con Alec, dal momento che non riusciva ancora a dormire.
L'altro l'aveva già contattato prima di allora, però non gli aveva mai risposto, credendo che così sarebbe stato più facile per entrambi andare avanti. Ma dopo aver parlato con Catarina, non era più tanto sicuro della sua decisione. Certo, era arrabbiato con Alec, però doveva anche mettere in conto come dovesse essere stato per lui vedere spuntare all'improvviso Camille, e soprattutto rendersi conto che lei aveva qualcosa che lui non aveva: il suo passato.
I suoi pensieri erano pieni di ma e di però, si rese conto, scuotendo la testa.
La verità era che aveva risposto ad Alec che non cambiava nulla solo per non ammettere né a lui né a se stesso che nel profondo l'aveva già perdonato.
Comunque, nonostante ciò, da un lato credeva davvero che non cambiasse nulla, perché finché non avesse raccontato tutto ad Alec ci sarebbe stato sempre un vuoto tra di loro. E magari, se l'avesse fatto, Alec non si sarebbe fidato di lui come prima. Pensare a queste cose lo faceva stare male, perché proprio quando aveva ricominciato ad amare gli si presentavano tutti questi casini.
Il sesso era più semplice. Ma non sarebbe riuscito a tornare al suo stile di vita passato, non dopo Alec. Si comportava come se avesse ancora un fidanzato, quando era stato lui a lasciarlo.
Aveva già vissuto una brutta rottura – quella con Camille era stata anche più che brutta – ma non si era sentito così. In quel caso dopo il dolore iniziale era arrivata la rabbia, e la voglia di rivincita. Ora, invece, era vuoto. La rabbia era svanita dopo qualche giorno, sostituita dal sapore amaro del rimpianto e della nostalgia.
«E sono passate solo tre settimane.»
Pensò di accettare la proposta di Catarina di guardare un film insieme mangiando gelato, sperando che l'avrebbe aiutato almeno un po', come si vede in TV.
Appoggiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi, pensando che la mattina dopo sarebbe andato al supermercato migliore che riusciva a trovare.
Gli sarebbe servito un gelato davvero buono per sentirsi meglio.
 
* * *
 
Alec scese in cucina per prepararsi un panino da mangiare mentre studiava. Sebbene gran parte della sua mente fosse ancora occupata dal pensiero di Magnus, tra meno di un mese si sarebbe diplomato, quindi si stava costringendo a concentrarsi sugli esami.
Non appena si allontanava dai libri, però, diventava più difficile. In quel momento, ad esempio, realizzò che tra meno di un mese ci sarebbe stato anche il ballo di fine anno, al quale fino a tre settimane prima era convinto l'avrebbe accompagnato Magnus.
Ora non sapeva neanche se ci sarebbe andato.
La parte più ottimista di lui lo spingeva a continuare a scrivere e a chiamare Magnus, sperando che prima o poi gli avrebbe risposto e avrebbero potuto sistemare tutto, ma l'altro continuava imperterrito nel suo silenzio.
Silenzio interrotto solo da un non cambia niente della sera precedente. 
«Invece cambia eccome.» pensò. Se Magnus l'avesse perdonato gli avrebbe potuto dare una possibilità di dialogo, anche se non fossero tornati insieme subito. Ad Alec bastava parlargli: c'erano tante cose che voleva – e doveva – dirgli.
Annunciandosi con un colpo di tosse, Isabelle entrò nella stanza. Alec si rese conto che erano soli, visto che Jace aveva portato Max in fumetteria.
Ora che ci rifletteva, dovevano essersi messi d'accordo, infatti gli era sembrato strano vedere Jace così impaziente di uscire.
Isabelle rimase in silenzio per un po', preparandosi il the. Poi si sedette su una sedia, appoggiò i gomiti al tavolo, tenendo in mano la tazza, all'altezza della bocca, ma senza bere, con gli occhi fissi su di lui.
«Pensavo che potessimo parlarne, dopo tre settimane.»
«Tre settimane da cosa?» tentò lui.
Isabelle sbuffò. «Non fare il finto tonto con me. Mi ricordo come stavi dopo che Magnus era partito, e ora stai ancora peggio, quindi c'è una sola spiegazione che mi viene in mente.»
«Ero convinto che avrebbe funzionato, stavolta.» mormorò semplicemente lui, sedendosi di fronte ad Isabelle e lasciando perdere il panino. Gli era passato l'appetito.
La sorella posò la tazza sul tavolo e la spinse verso di lui. «Non mi piace il the.» spiegò, con un piccolo sorriso.
Alec ne bevve un sorso, anche perché si sentiva la gola improvvisamente secca.
«Non devi raccontarmi niente.» disse Isabelle. «Puoi anche solo insultarlo, se ti fa sentire meglio.»
Nonostante tutto, Alec ridacchiò. Non poteva negare di essere stato tentato di sfogarsi in questo modo, qualche volta, ma non sarebbe stato giusto.
«Qualche insulto me lo meriterei anche io.» ammise.
A quel punto, spiegò a grandi linee ad Isabelle ciò che era successo, e fu come una confessione. Alla fine, la sorella assunse una strana espressione, a metà tra il divertimento e il senso di colpa, entrambe emozioni che lui non comprendeva.
«Izzy, cosa hai fatto?»
«Io ho pensato che fosse successo qualcosa di simile all'ultima volta, e ho mandato dei messaggi a Magnus dove gli chiedevo cosa ti aveva fatto e...» esitò. «beh, diciamo che non sono stata molto carina.»
Alec, all'inizio mortificato per quello sbaglio, si ritrovò a ridere sotto i baffi con la sorella.
«Cosa ti ha fatto capire che magari eri giunta ad una conclusione sbagliata?»
«Stamattina ti ho sentito registrare un messaggio in segreteria a Magnus, e ho pensato che non avresti voluto parlare con lui se ti avesse tradito.»
«Ora sai che è anche colpa mia.» mormorò Alec, tornando serio.
Isabelle gli accarezzò il dorso della mano. «Penso che il tempo delle colpe e delle accuse sia finito, mentre quello che c'era tra di voi no. Sai che non sono una incline al perdono, ma vi ho visto insieme, e per quello ne vale la pena. E poi» aggiunse, sdrammatizzando. «io non darei questa soddisfazione a Camille.»
«Hai ragione.» rispose lui, sincero. «Da quando sei diventata così saggia?»
«Ho imparato dal migliore.» ribatté lei, alzandosi. Prima di uscire dalla cucina, lo abbracciò velocemente da dietro, con la testa nell'incavo del suo collo. «E per questo so che capirai cosa fare.»
Alec sperò con tutto il cuore avesse ragione anche su questo.
 
* * *
 
«Ho comprato vaniglia, cioccolato e cookies n' cream.»
Senza esitare, Magnus le porse il barattolo di gelato al primo gusto, ricevendo un sorriso da Catarina. Sapeva che era il suo preferito dai tempi del liceo. Lui cookies n' cream e Ragnor cioccolato. Pensare all'amico gli provocò una strana sensazione.
«Dov'è Ragnor?» chiese all'improvviso.
All'inizio, preso dalla storia di Alec, non gli era venuto in mente che magari Ragnor poteva anche essere tornato. In tal caso perché non l'aveva chiamato?
«Ha deciso di rimanere in Europa.» rispose Catarina, con lo sguardo basso. «Dice che vuole esplorare tutte le opportunità che il continente può offrire.»
«Sì, sembra proprio una cosa che direbbe.» annuì Magnus, sorridendo, nonostante gli dispiacesse che l'amico si stabilisse così lontano. «Perché non me l'hai detto prima? Lo sapevi da quando sei tornata.»
«Quando ti ho visto così giù per Alec, non volevo aggiungere anche questo.»
«Ha scelto una città in particolare dove vivere?» domandò Magnus, cercando di evitare per un altro po' l'argomento Alec.
«Apertamente non ancora, ma tanto io so che sceglierà Londra.»
Nella maggior parte dei casi, Catarina aveva ragione, e Magnus stavolta era d'accordo con lei. Londra era una delle città che avevano visitato quando lui era ancora in viaggio con loro, e ricordava quanto Ragnor ne fosse rimasto entusiasta.
«Lo penso anche io.»
Dopo un po', circa a metà del film che lui e Catarina avevano scelto, si fermò con il cucchiaio di gelato in mano a mezz'aria.
«Che c'è?» domandò Catarina, stranita.
«Non mi ha salutato.» ribatté lui. «Non mi ha neanche salutato!»
Catarina sorrise di fronte al piccolo moto di rabbia dell'amico. «Non sapeva come dirtelo, aspettava che lo facessi io. Sai com'è Ragnor.» spiegò, eloquentemente. «Non voleva che le cose diventassero strane. Continua a scrivergli normalmente, come hai fatto fin'ora.»
«Dovrei far finta che non si trasferirà dall'altra parte del mondo?!»
«Se è quello che lui vuole...»
Magnus sbuffò. Sì, sapeva com'è Ragnor, e gli voleva bene, quindi l'avrebbe fatto per lui. «Okay.»
«Adesso che mi ci fai pensare, comunque» riprese Catarina. «prima di andarmene mi aveva chiesto di dirti una cosa.» si interruppe per mettere il film in pausa. «Sperava che Alec Lightwood valesse davvero la pena di perderti il viaggio, che magari sarebbe riuscito a distruggere il muro che ti eri costruito intorno al cuore.»
Magnus abbassò lo sguardo. Dannato Ragnor, ci aveva preso in pieno. Alec ci era riuscito eccome.
«Era questo il suo messaggio?»
«No.» Catarina lo guardò negli occhi. «Il messaggio era che se quel ragazzo fosse riuscito a perdonarti nonostante tutto, avresti dovuto fare qualsiasi cosa per tenertelo stretto, altrimenti saresti stato uno stupido.»
Magnus fece ripartire il film senza una parola. Forse avrebbe preferito non ricevere nessun saluto, ma sapeva che l'amico aveva ragione. Quanti l'avrebbero perdonato e si sarebbero impegnati con lui dopo quello che aveva fatto ad Alec? Lui stesso non l'avrebbe fatto.
«Sono uno stupido, Ragnor.» pensò.
 
* * *
 
Alec uscì dalla classe, riponendo disordinatamente i suoi libri nell'armadietto. Non vedeva l'ora di tornare a casa e riposarsi almeno mezz'ora, prima di riprendere a studiare. Le giornate a scuola diventavano sempre più intense, visto che mancava solo qualche settimana al diploma.
Si diresse come ogni giorno verso il campo di basket sul retro, e mentre percorreva il corridoio gli sembrò di vedere uscire dalla segreteria – più avanti sulla strada – una figura familiare.
«Impossibile.» pensò, ma accelerò il passo per raggiungerlo. Quando arrivò, si aspettava che fosse già andato via, invece lo trovò lì, appoggiato al muro, le lunghe braccia incrociate sul petto.
«Che ci fai qui?» chiese, con voce roca. Lo aveva chiamato al telefono, gli aveva scritto, aveva persino contemplato l'idea delle lettere, con tante di quelle cose da dire. Ma ora che Magnus era lì davanti a lui, bellissimo come sempre e freddo come poche volte, non ne trovava neanche una.
«Catarina doveva ritirare della documentazione per l'università, ma aveva un impegno, così sono venuto io.» Magnus liquidò la faccenda con un gesto della mano, nascondendo il fatto che in realtà era stata una sua scelta andare. «Puoi approfittarne per parlare.»
Alec gli rivolse uno sguardo interrogativo. Era rimasto per ascoltarlo?
«Pensavo volessi parlarmi.» spiegò l'altro. «Viste le tue telefonate e i messaggi. Sia tuoi sia di tua sorella. Sai che stavo per bloccarla?»
Sebbene fosse l'ultima cosa che avrebbe pensato di fare in quel momento, Alec ridacchiò. «È molto impulsiva e si era fatta una sua idea di cosa fosse successo.»
«Dalle sue parole posso immaginare quale.» rispose Magnus, anche lui, suo malgrado, con un sorriso.
«Avresti potuto non aspettarmi.» disse Alec, tornando serio.
«E tu saresti potuto andare via.» ribatté l'altro. «E non dico solo in questo momento. Perché hai continuato a cercarmi? Non eri arrabbiato con me?»
«Sì.» ammise schietto, sentendo che le parole finalmente gli venivano in mente. «Lo sono stato, però avevo torto. Ho sbagliato, e mi dispiace, davvero. Credo che tu lo sappia già, ma ti giuro che non farei mai di nuovo una cosa simile. Ma la ragione per cui l'ho fatto...» Alec si fermò e guardò Magnus dritto negli occhi. Ci aveva riflettuto per un settimane, e sapeva che quello che stava per dire avrebbe potuto o farli lasciare per sempre o metterli sulla giusta strada per sistemare le cose. «Non posso stare con te sentendo di non conoscerti del tutto. Prima non ne sapevo abbastanza dell'amore per capire come potesse essere.» sospirò, temendo che quelle sarebbero state le ultime cose che avrebbe mai detto a Magnus. «Perciò se non sei disposto ad aprirti, preferisco non stare con te. Pensavo che mi sarebbe bastato anche solo un po' del tuo cuore, invece voglio tutto. Perché tu hai sempre avuto più di un po' del mio, Magnus, molto più.»
Si aspettava che Magnus gli avrebbe risposto a tono o lo avrebbe lasciato lì, e invece un secondo dopo si ritrovò le labbra dell'altro sulle sue. Era passato abbastanza tempo dall'ultima volta, eppure si abbandonò naturalmente al bacio.
Dopo poco, Magnus si staccò brusco. Era da quando aveva visto Alec che voleva farlo, ma sapeva che non era giusto, non finché non avesse deciso cosa fare. Alec aveva ragione e lui doveva riflettere, per il bene di entrambi. Solo che quando Alec aveva cominciato a scusarsi, tutto il resto era scivolato via dal suo corpo, lasciandogli solo il desiderio di sentirsi ancora una volta come quando stavano insieme.
«Stai per partire di nuovo per l'Europa, per caso?» fece Alec, con un orribile déjà-vu del giorno del diploma di Magnus. Superata la sensazione che lo aveva travolto inizialmente, pensò che quello sarebbe potuto essere un bacio d'addio.
«Mi dispiace.» disse l'altro, riferendosi sia al bacio sia a tutto il resto. «E ti perdono, ma...»
«Non dirmi di nuovo che non cambia niente.» lo interruppe Alec, e la sua esclamazione non suonò brusca come avrebbe voluto, finendo per somigliare più ad una supplica.
«Volevo dire che devo pensarci.»
«Spero che lo farai sul serio.»
Magnus gli accarezzò la curva del mento e gli sussurrò un'ultima verità prima di andarsene.
Comunque ti assicuro che avevi più di po'  del mio cuore anche tu.










 

Note dell'autrice:
*si nasconde con le mani*
Okay, ho davvero ansia per questo capitolo, ci tenevo che venisse fuori bene perché è importante, e da qui prende anche nome tutta la storia. Mi farebbe quindi molto piacere se mi faceste sapere secondo voi com'è andata    
Passando agli avvenimenti veri e propri, come promesso c'è stato la scena Isabelle/Alec, che non può mai mancare, e in un certo senso Magnus è stato aiutato anche da Ragnor, sebbene non fosse lì in prima persona. A proposito di lui, ho scelto Londra ovviamente perché nei libri era il Sommo Stregone della città. Il confronto tra Magnus e Alec ve lo avevo in un certo senso anticipato in pagina e direi che serviva proprio ai due ;)
Ora vi lascio, con la (vana) speranza di aver reso un po' meno brutto l'arrivo di Settembre con questo nuovo capitolo.
Grazie sempre a chi segue questa storia. 

Alla prossima,



 | Per eventuali spoiler che potrei pubblicare nell'attesa, o anche solo se vi andasse di parlare con me, vi lascio la mia pagina autrice!
   
 
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