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Autore: Heda_Lexa    01/09/2017    1 recensioni
Clexa AU potterverse
Una lama le marchiava la pelle e urla disumane uscivano dalla sua bocca. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era il dolore. Dolore. Tanto dolore.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 9


Le mani di Clarke scivolarono sulla schiena nuda di Lexa, ma, a differenza di quello che si aspettava la ragazza, la pelle di Lexa non era liscia. Clarke sentiva sotto ai suoi polpastrelli le cicatrici che ricoprivano la sua schiena ; interruppe il bacio e le sue mani scivolarono sul suo addome, anch’esso ricoperto da cicatrici.
“Clarke…” Lexa sospirò e cercò di afferrare le mani di Clarke che sfioravano ogni segno che marchiava la sua pelle, ma Clarke riuscì a bloccarle i polsi, rivedendo così le cicatrici che aveva già visto durante l’attacco a Hogwarts. I loro occhi si scontrarono e rimasero a fissarsi per un tempo indefinito e in un attimo Clarke si sentì morire. Vedere quello sguardo velato dal dolore e dalla vergogna e quelle cicatrici che ricoprivano la maggior parte del suo corpo le fece stringere il cuore. Una rabbia incontrollabile si impossessò di lei, ma la voce di Lexa la fece ritornare alla realtà.
“Clarke…. Non..”
“Shhhh..” Clarke si perse un’altra volta in quegli occhi meravigliosi, poi la sua bocca si appoggiò sul polso di Lexa che teneva ancora in mano e lasciò dei piccoli baci su ogni cicatrice, per poi passare all’altro.
 
 
Clarke si svegliò quando un raggio di sole le colpì il viso, aprì e chiuse gli occhi più volte per abituarsi alla luce e sbadigliò sonoramente. Quando fu completamente sveglia quello che vide la lasciò senza fiato. Lexa le dava le spalle, i capelli le ricadevano lungo la schiena nuda, sulla quale vi era un tatuaggio che Clarke non aveva mai visto prima. La spalla si alzava e si abbassava in sintonia con il suo respiro regolare e sul bicipite vi era un altro tatuaggio. Clarke fece scorrere le dita lungo il braccio di Lexa, poi lungo tutta la sua schiena seguendo la linea del tatuaggio.
Lexa sentì la mano di Clarke scivolare sulla sue pelle e piccoli baci depositarsi lungo la sua spalla.
“Buongiorno…”
“Scusa non volevo svegliarti..”
“Tranquilla, è stato un bel risveglio. Era da tanto tempo che non dormivo così bene…”
“che cosa significa questo tatuaggio?”  Lexa rimase un attimo titubante, ma alla fine decise di aprirsi.
“ il cerchio in alto rappresenta la vita e le linee che lo interrompono sono gli ostacoli che incontriamo. Ogni cerchio rappresenta una persona importante della mia vita. Quello più grande è per mio padre, i tre cerchi piccoli vicini a quello sono per Laurel, Nyko e Anya, mentre i tre in basso rappresentano Costia, Indra e….l’ultimo non è importante. I segni che uniscono il primo cerchio con gli altri sono una lingua antica. C’è scritto: "se guardi il cielo e fissi una stella, se senti dei brividi sotto la pelle, non coprirti, non cercare calore, non è freddo ma è solo amore."Io e mio padre ci mettevamo spesso a guardare le stelle sul tetto di casa nostra. Lui conosceva tutte le costellazioni e mi ha trasmesso questa passione. Ogni sera prima di stenderci sul telo mi recitava questa poesia e mi dava un bacio sulla fronte.” Sul volto di Lexa spuntò un sorriso malinconico, si girò verso Clarke e iniziò a carezzarle la guancia.
“Il significato del tuo tatuaggio è bellissimo… tuo padre doveva essere un uomo eccezionale. Sono sicura che ovunque lui sia ora è fiero della donna che sei diventata.”
“No io non credo proprio…” Lexa interruppe il contatto e si alzò dal letto. Iniziò a vestirsi ma prima che potesse infilarsi la maglia Clarke le bloccò il polso.
“Aspetta Lexa..” girando il braccio della ragazza per farla voltare Clarke notò il marchio nero sull’avambraccio sinistro.
“Perché hai il marchio di Nia?”  chiese Clarke mentre la paura iniziava a prendere il sopravvento.
“è una storia lunga..” Lexa fece per liberarsi dalla presa di Clarke ma la ragazza non era intenzionata a cedere.
“No Lexa fermati. Non puoi fuggire ogni volta. Io voglio conoscerti, voglio sapere chi sei e voglio potermi fidare di te.- Clarke fece scivolare la sua mano su una cicatrice sull’addome di Lexa, fece scorrere le dita su tutta la sua lunghezza, poi inchiodò i suoi occhi in quelli della ragazza- che cosa ti hanno fatto?”
“Clarke…ti prego.. non voglio che poi tu mi guardi con compassione e che tu provi pena per me…”
“Non lo farò Lexa, non lo farò. Voglio solo… voglio far parte della tua vita..”
Lexa fissò la ragazza davanti a lei. Aveva davvero un grande cuore e in più occasioni glielo aveva dimostrato. Voleva anche lei che Clarke facesse parte della sua vita, ma il gioco valeva la candela? se avessero vinto la guerra lei probabilmente sarebbe dovuta sparire, lasciando Clarke. Tutti quei pensieri furono interrotti dalla mano di Clarke che si appoggiò sulla sua guancia e tutte le sue paure svanirono con quel tocco delicato.
“Sediamoci- si sedettero sul letto e si guardarono intensamente negli occhi- sei sicura Clarke?”
“Si” Clarke non riuscì a dire niente di più, l’ansia e la paura di scoprire il passato di Lexa la stavano travolgendo.
“Ok allora chiudi gli occhi e prendi la mia mano.” Clarke fece come richiesto e in un attimo si ritrovò in un altro posto.
 
La stanza era buia, illuminata solo dalla luce delle fiaccole che si trovavano nel corridoio. Al centro di essa si trovava Lexa, incatenata a mani e piedi. La testa le ricadeva in avanti e sotto di lei vi era una pozza di sangue. Clarke fece per avvicinarsi ma lo scatto di una serratura e il rumore di passi sulle scale la fecero immobilizzare. Si guardò intorno cercando qualcosa con cui nascondersi quando una mano afferrò la sua; si voltò di scatto e vide Lexa di fianco a lei.
“è solo un ricordo.. non siamo realmente qui. Non possono farti niente.”
Clarke non fece in tempo a rispondere che la porta della cella si aprì ed entrarono due figure: Echo e Roan.
Quest’ultimo si avvicinò a Lexa, l’afferrò per i capelli e iniziò a strattonarla per svegliarla. Gli occhi della ragazza si aprirono piano piano e Roan mollò la presa lasciando che la testa di Lexa cadesse all’indietro.
“è l’ora del divertimento” sulla faccia di Echo si disegnò un ghigno malefico mentre posizionava sul tavolo una busta pieni di attrezzi per la tortura. Sfilò un coltello e si avvcinò a Lexa.
“Vediamo un po’… oggi direi di iniziare dalla schiena.”
Clarke vide lexa irrigidirsi e stringere tra le mani le catene. Il coltello scivolò sulla sua pelle e la risata di Echo si mischiò all’urlo disumano di Lexa. Roan si avvicinò e marchiò l’addome di lexa con un tizzone incandescente.
“Crucio” Echo aveva scagliato la maledizione cruciato contro Lexa che si dimenava e urlava.  
Le torture continuarono per un tempo che a Clarke parve interminabile. Il sangue colava dal corpo di Lexa e si aggiungeva alla pozza di sangue sotto di lei. Roan tirò un ultimo pugno nello stomaco della ragazza prima di andarsene.
“ Se guardi il cielo…. e fissi una stella….. se senti dei brividi… sotto la pelle….non coprirti…. non cercare …calore…. non è freddo… ma è…. solo amore” Lexa ripeteva queste parole a oltranza mentre calde lacrime le rigavano il volto.
Clarke fece per avvicinarsi ma in un attimo il ricordo cambiò e si ritrovò in una grande stanza priva di arredamento con il pavimento di marmo nero. In fondo alla sala vi era uno scranno sulla quale era seduta una donna. Capelli biondi e occhi color ghiaccio, sulla sua faccia vi erano strane cicatrici e segni bianchi. Aveva un portamento regale e alla sua destra si trovavano Echo e Roan mentre alla sua sinistra un uomo con uno strano tatuaggio sul capo che Clarke non aveva mai visto. Davanti alla donna, per terra, vi era Lexa e i mangiamorte erano in piedi ai lati della stanza.  Lexa aveva solo una fascia a coprirle il seno e un paio di pantaloni tutti strappati a causa delle torture. Le mani erano legate dietro la schiena da delle catene e se non fosse stato per il lieve movimento delle spalle che si alzavano a tempo con il suo flebile respiro si poteva pensare che fosse morta. Nia si alzò dal suo trono e si diresse verso la figlia, si abbassò e la prese per i capelli portandole a essere faccia a faccia. La scrutò con disgusto e la lasciò cadere all’indietro mentre si rialzava.
“Siamo qui oggi riuniti per assistere all’ascensione di mia figlia. Oggi Lexa riceverà il marchio nero e diventerà una di noi. Per molti anni i miei seguaci più fedeli l’hanno cercata per riuscire a ridarmi un corpo e a riacquistare la forza e il potere di un tempo. Non è stata un’impresa facile, Kane l’aveva nascosta bene, ma come sapete, l’amore è debolezza, e grazie a questo siamo riuscite a trovarla…. direi che abbiamo parlato anche troppo.  Echo , Roan.”
I due mangiamorte si avvicinarono a Lexa, la misero in ginocchio, le sciolsero le catene e le bloccarono il braccio sinistro. Nia tirò fuori la bacchetta e la poggiò sull’avambraccio di Lexa: il marchio nero si formò mentre quest’ultima si dimenava e cercava in ogni modo di liberarsi. Quando il marchio fu completo Nia tornò a sedersi sul trono e ordinò ai suoi scagnozzi di riportare Lexa in cella.
 
Clarke si ritrovò di nuovo nella stanza di Lexa, le loro mani ancora intrecciate. Alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli della professoressa. Con la mano libera accarezzò la guancia di Lexa che si lasciò cullare dai brividi che il tocco di Clarke le provocava.
“La sconfiggeremo Lexa.. vinceremo questa guerra….non potrà più farti del male.”
“Lo spero davvero” un triste sorriso spuntò sulle labbra di Lexa. 
“Sei stata molto forte, non credo che altri sarebbero sopravvissuti a tutto questo. Una madre non dovrebbe neanche pensare di fare una cosa del genere alla propria figlia.”
“Lei non è mai stata una madre.. il potere è l’unica cosa che le interessa e farebbe qualunque cosa pur di ottenerlo.”
“Come hanno fatto a trovarti?” chiese Clarke senza neanche pensarci e si maledisse subito per questa sua mancanza di tatto. Lexa si era già confidata tanto, probabilmente nessuno oltre a sua sorella sapeva cose così intime di lei, e se continuava a tirare la corda avrebbe rischiato di farla allontanare di nuovo.
“è una storia lunga Clarke. Ora devo andare Anya mi sta aspettando. Starò via qualche giorno, ma tornerò prima che tu inizi a sentire la mia mancanza- un leggero sorriso spuntò sulle sue labbra- è meglio se torni anche tu al dormitorio o si domanderanno dove sei finita.”
“Dove andrai?”
“è top secret, non posso dirti niente, ma stai tranquilla, non è nulla di pericoloso.” Lexa si sporse e diede un bacio sulla guancia a Clarke, poi si sistemò la camicia nera e uscì senza dire una parola.
 
 
 
“Mi vuoi almeno dire quanto starai via?”
“Raven smettila di domandarmelo ti ho detto che non lo so.” Anya si alzò dal letto scocciata e iniziò a prepararsi.
“Perché non mi hai detto niente prima? Potevi almeno parlarmene..”
“Non ero sicura di partire.” Raven si alzò dal letto e raggiunse la sua ragazza, l’abbracciò da dietro e iniziò a darle piccoli baci sulla spalla.
“Scusami.. lo sai che mi preoccupo quando devi andare in missione.” Anya si voltò e circondò la vita di Raven con le sua braccia.
“Non devi preoccuparti, tornerò sempre da te.” La distanza tra le due venne azzerata e le loro labbra si incontrarono per l’ennesima volta. Anya si staccò dolcemente e lasciò un bacio sulla fronte di Raven prima di voltarsi e uscire dalla stanza.
 
 
Lexa stava aspettando Anya da un po’ quando la vide arrivare di corsa.
“Alla buon’ora eh”
“Scusami Lex.. ho avuto un contrattempo..” disse Anya tutta affannata dalla corsa.
“e il tuo contrattempo si chiama Raven?” chiese Lexa divertita.  
“Può darsi..” un enorme sorriso si disegnò sul volto di Anya.
“Non ti ho mai vista così felice An.. ti meriti tutta la felicità di questo mondo… è molto fortunata ad averti.”
“Io sono fortunata… molto fortunata.- Anya rimase un attimo in silenzio poi riprese- sono sicura che troverai anche te la tua felicità.”
“Magari un giorno…”
“Lexa ma sei sicura di quello che stiamo per fare? Se non fosse solo una stupida storiella? Se fosse vero ?”
“Se fosse vero ne prenderemo atto e ne subiremo le conseguenze.. ma devo sapere. Lo devo a me stessa, a te, a mio padre, ai nostri genitori e a Costia… questa guerra sta facendo troppi morti… dobbiamo fermare tutto questo.. costi quel che costi.”
“Sai che ti seguirò ovunque sorellina. Se te sei pronta lo sono anche io. Andiamo.” Le due ragazze si presero per mano, si guardarono per un istante e poi si smaterializzarono.
 
 
 
“Clarke… Clarke! Fermati” Raven stava camminando più veloce che poteva per raggiungere l’altra ragazza che sembrava non sentirla proprio.
“Raven scusami non ti avevo sentito.”
“L’ho visto.. ma perché sei in giro a quest’ora?” il panico prese possesso di Clarke, sapeva di non riuscire a mentire ma non poteva dire a Raven cosa era successo con Lexa.
“Ehmm mi sono svegliata presto stamani e ho fatto un giro…” Clarke stava per iniziare a balbettare, ma Raven non sembrava davvero interessata alla sua risposta.
“Ho capito.. ieri sera io e O’ non ti abbiamo vista rientrare, ma noi poi siamo rimaste a dormire fuori.. è stato un problema per te dormire da sola?”
“oh ..ehm.. nono ho immaginato che foste con Lincoln e Anya… a proposito come va con lei? Con queste feste non abbiamo avuto modo di parlare molto.. ”Clarke cercò subito di sviare il discorso e Raven non se lo fece ripetere due volte.
“Bene bene lei è fantastica.. solo che stamani è partita per una missione top secret e non mi ha voluto dire niente.. cerca sempre di sminuire le cose ma io mi preoccupo lo stesso.”
“Credo che lo faccia per farti stare più tranquilla.. comunque andiamo a fare colazione così mi racconti tutte le cose. Sono molto curiosa di sapere come è andata tra voi due.” Raven alzò gli occhi al cielo mentre Clarke rideva e insieme si diressero verso la sala grande.
 
 
 
 
Erano passati 6 giorni da quando Lexa e Anya erano partite e nessuno aveva avuto più sue notizie. Clarke cercava di non farsi vedere troppo preoccupata per non destare sospetti ma dentro di lei la paura cresceva sempre di più. Ogni tanto chiedeva qualcosa a sua madre per conto di Raven ma le risposte erano sempre molto vaghe.
Quella mattina si trovava in camera da sola e mentre sistemava le sue cose vide i pennelli e i colori che le aveva regalato Lexa. Ci pensò a lungo e alla fine decise di provare a dipingere qualcosa, come ai vecchi tempi. Il pennello andava in su e in giù sulla tela e la mano sembrava avere vita propria. Dopo un tempo indeterminabile Clarke fissò il dipinto di fronte a sé: raffigurava Lexa di spalle, i capelli che le ricadevano su una spalla e la testa inclinata di lato. Sulla schiena era stato raffigurato con estrema attenzione il suo tatuaggio e tutte le cicatrici che Clarke ricordava di aver visto. lo sguardo era un po’ triste, come sempre era quello di Lexa, e il verde dei suoi occhi illuminava il dipinto.
Clarke sentì dei passi in corridoio e si apprestò a far sparire quel disegno. Non appena ebbe nascosto il tutto entrarono in camera O’ e Raven.
“Clarke sei pronta? Tua madre ci sta aspettando..” Disse O’
“Si arrivo subito.” La ragazza si sistemò i capelli e si levò qualche residuo di colore dalle mani, poi raggiunse le sue amiche e si diressero da Abby.
Marcus aveva dato il permesso alla donna di portare le tre ragazze fuori per un giorno prima della fine delle vacanze, così da farle stare insieme per un po’ di tempo.
“Ciao mamma..”
“Ciao Abby” dissero all’unisono le tre ragazze.
“Ciao ragazze mie.. siete pronte?” le tre annuirono e entrarono una a una nel camino dell’ufficio di Marcus per ritrovarsi a Diagon Alley.
La giornata passò tranquilla e spensierata, Abby aveva comprato dei regali di Natale in ritardo a tutte e tre poiché era stata sommersa dal lavoro e non aveva mai avuto tempo.
“Che dite, si va a mangiare qualcosa per cena e poi torniamo ad Hogwarts?”
“si potrebbe andare a quel pub vicino al negozio di Olivander?” chiese O’
“Certo andiamo.” Il gruppo si diresse verso il pub, ma quando erano vicine un forte boato fece tremare la terra e in un attimo fu il caos.
 
 
 
 
Lexa e Anya entrarono di corsa al San Mungo e si misero alla ricerca di Abby. Quando la videro la raggiunsero di corsa.
“Abby … cosa è successo? Come sta Raven?” Anya era molto tesa e il suo viso era una maschera di terrore.
“Anya calmati… Raven sta bene..solo qualche livido e qualche taglio.. c’è stato un attacco dei mangiamorte a Diagon Alley  e noi ci siamo finite in mezzo. Ma perché voi siete tornate? Avevate una missione.”
“La missione è stata portata a termine, siamo arrivate a Hogwarts poco dopo che ve ne siete andate e quando Marcus ci ha detto qualcosa su quello che è successo siamo venute qua.- Lexa cercava di sembrare più calma possibile ma dentro di sé impazziva all’idea di non sapere come stava Clarke- Octavia e Clarke stanno bene?”
“Octavia sì, Clarke durante l’attacco è stata colpita da un incantesimo e durante la caduta ha picchiato la testa… potremo capire l’entità del danno solo quando si sveglierà..” a quelle parole Lexa si sentì morire.
“Posso vederla?” chiese in un sussurro e sia Abby che Anya le lanciarono uno sguardo confuso, poi la prima annuì e l’accompagnò alla porta della camera di Clarke.
Quando fu da sola si sedette sul bordo del letto e con una mano accarezzò i capelli e la fronte di Clarke. La sua pelle era pallida e fredda e il suo respiro era molto debole. Lexa si avvicinò alla ragazza e le diede un bacio sulla fronte mentre una lacrima ricadeva dal viso di Lexa su quello di Clarke.
“Torna da me ti prego..”
Lexa sentì il cigolio della porta e si alzò giusto in tempo per non farsi vedere in lacrime sul letto di Clarke da Nylha.
“Professoressa Woods che cosa ci fa qui?”
“Ho saputo quello che è successo e il preside Kane mi ha mandato a controllare l’ospedale poiché sarebbe potuto essere un bersaglio. Nel frattempo ho fatto una visita alle mie studentesse per vedere come stavano..- Lexa guardava con perplessità la ragazza che si avvicinava sempre di più al letto di Clarke- te invece cosa ci fai qui? Non sapevo che tu e la signorina Griffin vi conosceste così bene..”
“Clarke è la mia ragazza….”
Lexa non ascoltò nient’altro di quello che Niylah le disse. La ragazza a cui aveva aperto il cuore le aveva mentito. Il suo mondo con tutte le sue certezze crollarono in quell’istante.
 
 
 
 
 
Salve a tutti! Scusate l’enorme ritardo, credevo di riuscire a pubblicare tra una vacanza e l’altra ma purtroppo non è stato così. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se vi va lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
May we meet again.
   
 
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