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Autore: SophLandd    02/09/2017    1 recensioni
«Derek, promettimi che troverai qualcosa per non mollare.
Promettimi che troverai qualcuno da amare. Promettimelo.»
Gli scongiura Stiles, sull'orlo delle lacrime.
Derek aumenta la stretta, sorpreso dalle sue parole.
Non si volevano sucidare dopo tutto questo?
E adesso lo sta pregando di vivere?
«Io...te lo prometto, Stiles. Ma solo se tu farai altrettanto.» Sospira.
Le loro mani si illuminano di rosso, e Stiles sorride tristemente, annuendo.
«Te lo prometto anch'io, Derek.»
E scioglie le loro mani, alzandosi di botto, e scappando da quel posto, dopo essersi infilato velocemente la maglia. Derek non riesce a dire nulla, e pensa che probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto quel ragazzino.
Oh, quanto si sbagliava.
// Tratto dal Capitolo 2.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Derek sta seduto in uno dei tanti uffici della scuola, nel quale deve ricevere i genitori per i colloqui.

Ha davanti a sé un computer, da dove accede a tutti i voti dei suoi studenti.

Ha appena finito di parlare con la madre di una studentessa, dicendole che sua figlia non é mai attenta durante le lezioni.

Il problema era che neanche la madre, sui trentacinque anni, lo fosse. 
Quindi Derek ha cominciato a pensare se il problema fosse lui.

Anche il modo in cui la madre gli sorrideva amabilmente era simile a quello della figlia.

Adesso sta aspettando il prossimo, quando entra una figura fin troppo familiare.

Derek si alza, accennando un sorriso, e abbracciandosi con una pacca sulla spalla con l'uomo appena entrato.

«Derek, che piacere rivederti. 
Ancora non riesco a credere che l'ultima volta che ti avevo visto eri quasi un ragazzino. Sei cambiato così tanto.» Esclama lo Sceriffo, indossando un maglione bordeux invece della divisa, e sedendosi di fronte alla cattedra.

Derek, dall'altra parte, va a vedere i voti di Stiles, anche se ha giá un'idea di quali siano.

«Anche per me è un piacere, John. 
Tu invece sei sempre uguale.» Ammette, facendogli allo stesso tempo un complimento.

Dieci anni fa Derek lo considerava pur sempre come un secondo padre, e certi legami non svaniscono nel nulla.

John sorride:

«Ma adesso arriviamo al motivo per cui sono qui. Derek, come va mio figlio? 
Ti ricordi chi é, no?» Gli domanda, sempre con il sorriso sulle labbra.

Derek tossisce.
Eccome se si ricorda chi è.
Purtroppo a quanto pare Stiles non deve aver mai raccontato al padre dei suoi voti così bassi a matematica.

«Umh, Stiles, sì. Diciamo che potrebbe umh..andare meglio.» Borbotta Derek, non volendo dare una brutta notizia allo Sceriffo.

John assume un'espressione vagamente preoccupata. 
Anche se forse non poi così sorpresa.

«Stiles non mi parla mai di come va a scuola, ma ho sempre saputo che la matematica non é la sua materia, diciamo.» Mormora il padre, sospirando.

Derek annuisce.

«Stiles é un ragazzo intelligente, ma forse prende la matematica con troppa superficialità, partendo con il presupposto che non riuscirá mai a capirla.» Spiega brevemente Derek.

Lo Sceriffo cerca di seguire il suo ragionamento:

«Mi stai dicendo in poche parole che Stiles necessita di ripetizioni?»

Derek sospira.

«Se vuole passare l'anno, sì.»

Lo Sceriffo corruccia lo sguardo, pensandoci un attimo.
Derek sa bene che la loro condizione economica non è una delle migliori, e infatti John si passa una mano sul volto.

«È che non vorrei spendere soldi per qualcuno che magari è incompetente o con cui Stiles poi non si trova bene, capisci?» Parla lo Sceriffo, tra i sospiri.

«Sì, capisco.» Risponde Derek, non capendo però in realtà dove questo voglia arrivare.

Lo Sceriffo lo guarda negli occhi.

«Derek, ti chiedo un grande favore. 
So che Stiles si trova bene con te, più volte mi ha detto che sei davvero bravo. Non potresti...dargli ripetizioni tu? Ti pagherei, ovviamente...»

Derek sussulta, preso alla sprovvista. 
Per il momento mette da parte il fatto che Stiles abbia detto quelle cose di lui.
Come può rifiutare? 
Deve molto allo Sceriffo, e alla fine non gli dispiace aiutare Stiles.

John aspetta ansioso una sua risposta.

«Va bene, John. E no, non accetteró nessun soldo. Lo sai che devo molto a te, e prendilo come un modo per ringraziarti, anche se di sicuro non basterà.» Accenna un sorriso Derek.

«Dio, Derek, sei davvero un bravo ragazzo. Sono contento che sei il professore di mio figlio.» Esclama John, e Derek si imbarazza un pò.

Poi i due parlano altri cinque minuti del più e del meno, quando Derek si ritrova a pensare che Stiles quella mattina non c'era a scuola.

Infatti gli aveva anche mandato un messaggio, non che fosse così tanto preoccupato, ma per sapere cos'aveva.

Erano passati due giorni da quando aveva visto il ragazzino discutere con i suoi amici a mensa, ma non aveva capito bene il perchè.
Sa solo che il giorno dopo non si è prioprio fermato a pranzo.

«Jonh, umh, ma sbaglio o suo figlio oggi non é venuto a lezione?» Cerca di mostrarsi indifferente Derek. Lo Sceriffo assume un volto triste in pochi secondi.

«Oh, sì. È voluto rimanere a casa.»

Derek si chiede come mai abbia cambiato anche tono della voce.
Ora é più spento.

«Sta male? Perché in caso quando tornerà dovrò rispiegargli l'argomento che ho iniziato oggi. 
É molto complicato.» Gli spiega Derek.

Lo Sceriffo abbassa il volto.

«Oggi é l'anniversario della morte di Claudia. Si rinchiude tutto il giorno in camera, non vuole vedere nessuno. Neanche me.» Sussurra John, e Derek raggela sul posto.

Merda, non se lo ricordava proprio. 
Se lo avesse saputo prima...

«Io...mi dispiace, volevo davvero bene a Claudia....» Cerca di scusarsi Derek. Aveva conosciuto quella donna, anche perché era morta un anno prima della sua famiglia, ed era davvero gentile e generosa.

«Non devi scusarti, Derek. Davvero.»

John dopo qualche minuto se ne va, dovendo tornare al lavoro, e Derek comincia a capire perché Stiles anche il giorno prima fosse più giù del solito.

Poi pensa che non ha nulla da fare per il resto della giornata, visto che i colloqui sono finiti, e ripensando a Stiles capisce che infondo qualcosa da fare ha.

---

Stiles è chiuso in camera sua, steso sul letto, con gli occhi rivolti verso il soffitto.

È così da un tempo indefinito, e cerca di non pensare a nulla.
Cerca di non pensare a che dannato giorno é oggi.

Suo padre per fortuna é al lavoro, e tornerá più tardi. 
Tanto lo Sceriffo sa bene che Stiles non vuole mai vedere nessuno.
Prima era passato Scott insieme a Lydia. Li ha lasciati fuori casa finché non hanno capito da soli che non gli avrebbe mai aperto.

É da quando hanno discusso che tutti del gruppo cercano di parlare con Stiles, ma in questo momento non se la sente di parlare con qualcuno, specialmente con loro.

Sono undici anni che sua madre non c'è più ormai, ma ogni anno prova lo stesso dolore.

Ricorda ancora suo padre che, quando era più piccolo, gli aveva raccontato che sua madre aveva una malattia.

Non è mortale, diceva.
Non morirà, aggiungeva.
È qualcosa di curabile, gli spiegava.

Invece alla fine, contrariamente alle aspettative di tutti, l'aveva uccisa..

L'odore nauseante dell'ospedale, l'odore di morte che Stiles in sala d'attesa annusava, mentre suo padre parlava con il medico.

Suo padre che andava da lui piangendo. 
Che gli sussurrava con frasi scollegate che sua madre non ci sarebbe più stata. Mai più.

Cercava ogni anno dalla sua morte di non dimenticarsi di lei, di non lasciare che la sua figura sfumasse nei suoi ricordi.

Eppure la voce l'ha dimenticata, e per questo si odia ancora adesso.

Stiles chiude gli occhi, come sopraffatto dai ricordi. 
Che senso ha continuare a vivere se tutto questo dolore lo strazia ogni giorno? Se deve ogni giorno fingere che vada tutto bene?

Se non ha niente a cui aggrapparsi per cercare di resistere in questo mondo di merda?

Deve pur esserci qualcosa per cui vale la pena soffrire così tanto.
O meglio, qualcuno.

Lo sa che ha fatto una promessa, ma non sa quanto riuscirà ancora a mantenerla.

Riapre gli occhi, fissando le stelle fosforescenti sopra di sè.
Le aveva attaccate sua madre lì, per quando era piccolo...

"Mamma, che sono quei cosi luminosi sopra la mia testa??"

Gli sembra quasi che Claudia fosse ancora lì, seduta al limite del suo letto.

"Sono stelle, tesoro. Prima o poi tutti diventeremo delle stelle, ricordatelo."

Giá, adesso sua madre é una di loro.
Stiles ogni tanto guarda il cielo, sperando di riconoscerla in uno di quei puntini dorati.

Stiles improvvisamente sente un rumore, e quasi salta dal letto, accorgendosi che qualcuno nell'oscurità della stanza sta cercando di entrare dalla finestra che ha lasciato aperta.

Spaventato prende la mazza da baseball, che tiene vicino al letto, alzandosi e avvicinandosi cautamente alla persona che è quasi dentro ormai.

Stiles ha dalla sua parte il fatto che é nascosto nel buio, e fuori un solo lampione illumina la figura, tracciandone esclusivamete i contorni.

Se deve morire almeno dignitosamente.

Fa per avventarsi con la mazza da baseball sullo sconosciuto e presunto ladro-assasino, con il battito a mille e con una paura che quasi lo immobilizza, quando quest'ultimo trova l'interruttore per la luce del comodino, e Stiles si blocca di colpo.

«Derek??!?!» Urla, con il fiato corto per la paura che si é preso.
La lampada illumina fiaccamente la stanza.

Derek è davanti a lui, con un sacchetto marrone in una mano, e con lo sguardo terrorizzato. Aggiungiamo anche che la mazza da baseball è a pochi centimetri dal suo volto.

«Dio, Stiles, che diavolo ci fai con una mazza da baseball?!» Grida l'altro, prendendo le distanze dalla pericolosa arma.

Stiles gesticola nervosamente:

«Dovrei piuttosto urlare io cosa diavolo ci fai tu in camera mia! E anche come sei arrivato fin quassù!»

Derek si tocca il capo, imbarazzato.

«Umh, sono salito sull'albero. 
E, emh, visto che oggi non c'eri a lezione ti ho portato gli esercizi svolti in classe.» Borbotta Derek, mentre Stiles si siede sul letto.

«Potevi darmeli domani, Derek. 
E cosa c'é in quel sacchetto?» Gli fa notare Stiles.

Derek si siede sul letto, accanto a lui, ma guardando davanti a sè.

«Venendo qua sono passato davanti al Burgher King, e visto che è ora di cena...ecco, ne ho approfittato. 
Non so cosa ti piace, quindi ho preso un pò di roba.» Gli spiega Derek, imbarazzato.

Stiles accenna un sorriso guardandolo di sottecchi. Sa bene che dal loft di Derek a casa sua non c'é nessun burgher king. O almeno non è di strada.

Stiles non pensava neanche a mangiare, ma adesso che sente quest'odorino provenire dalla busta non può che aprirla immediatamente.

«Mangiamo qui?» Domanda Derek, indicando il letto.

Stiles é già con un panino in bocca.

«Ssì, pecchè??» Biascica masticando, a tal punto che Derek scuote la testa sorridendo.

«Perchè non c'eri oggi a lezione?» Chiede con finta curiosità Derek, ben sapendo il motivo.

Stiles finisce di mangiare, per poi guardare un punto indefinito del pavimento.

«Non avevo voglia.»

Derek corruccia lo sguardo.

«Stiles, lo so che stai mentendo.»

Stiles evita ancora il suo sguardo, abbassando di più il volto.
Chiude le mani a pugno.

«Penso che tu conoscevi...mia madre, Derek. Ecco, è il suo anniversario...» Sussurra Stiles, mettendosi una mano sopra il volto.

«Sì, era una donna fantastica.» Sorride Derek, più che contento che il ragazzino si sia aperto con lui.
Stiles annuisce, nascondendo in parte il volto tra le mani.

«Era così...intelligente. Quasi quanto te, Derek. E mi raccontava cose che non sapevo, storie o leggende... L'ascoltavo sempre...meravigliato...» 
Si confida, sull'orlo delle lacrime.
Dio, ha resistito tutto quel tempo senza piangere, proprio ora deve scoppiare?

Derek strabuzza gli occhi:

«Stiles, è per questo che pendi sempre dalle mie labbra quando ti racconto quelle cose...?»

Stiles sorride tristemente.

«Sì, Derek. Credo fosse anche uno dei motivi per cui quella sera ho...ho deciso di farti fare quella promessa...» Mormora.

Derek gli si avvicina con il corpo:

«Stiles non é che ti dà fastidio? Il fatto che ti ricordi tremendamente di tua madre? Perchè posso smettere di...»

Stiles a quel punto guarda quei bellissimi occhi verdi, bloccandolo:

«No, Derek. Non devi, perfavore.» Quasi lo implora.
E Derek sorride.
E Stiles rimane qualche secondo a contemplare quel sorriso.

«Ti va di vedere... qualche video di me e mia madre? Ho dei dvd che ha fatto mio padre, ma non li ho mai guardarti...» Chiede Stiles, mordendosi il labbro, insicuro.
Non sa neanche perchè l'abbia chiesto a Derek, ma sente che grazie a lui può avere la forza necessaria per non crollare davanti a quei filmati.

A Derek si illuminano gli occhi:

«Non potrei esserne più felice.» Ammette, e Stiles allora si alza dal letto, prendendo il pc.

Tremando si avvicina al secondo cassetto di uno degli armadi, sotto lo sguardo attento di Derek, e ne tira fuori due dvd.

Si risiede sul letto, accanto a Derek, e posa il pc sulle loro gambe, tremando ancora un pò.

I loro corpi sono a stretto contatto, e Stiles esita qualche secondo nell'inserire il disco nel computer.

«Stiles, non sei obbligato...» Gli ricorda Derek.

«Ho aspettato anche troppo.» Lo interrompe Stiles, cliccando poi sulla cartella.

Il primo filmato inizia con una scena di un bambino appena nato, e di una Claudia giovane che lo tiene in braccio.

Stiles si ritrova a rivedere la sua versione molto più piccola e grassottella, e i suoi occhi diventano lucidi nel sentire come sua madre gli parla.

Adesso si ricorda la sua voce.

Suo padre sta filmando.

Qualche minuto dopo Stiles ha sui due anni, e sta giocando questa volta con John a nascondino. 
La voce di sua madre che ride in sottofondo.

Sono tutti momenti della sua infanzia, quando ancora sua madre era presente, e grazie questi Stiles si rende conto quando lei lo amasse.

Appoggia la testa sulla parete, con sotto il sedere il cuscino, e cerca di trattenere le lacrime.

«Stiles...tutto bene?» Chiede preoccupato Derek, che non aveva staccato gli occhi neanche un secondo dal piccolo Stiles, di cui si ricordava sempre di più.

"John, John! Stiles ha detto la sua prima parolaccia! Avrà sicuramente ripreso da te..."

Stiles porta i suoi occhi nocciola in quelli di Derek, che sono fin troppo vicini.

"Mamma, mamma, mi vuoi bene??"

«S-Sì.» Balbetta, cercando di mantenere una respirazione regolare.

"Troppo figliolo, io e tuo padre ti amiamo, non dimenticarlo mai."

Derek gli stringe la mano, cercando di dargli conforto e forza, mentre le loro dita si intrecciano.

Stiles fissa un attimo le loro mani, tornando a respirare normalmente, e riportando l'attenzione sul video.

Adesso lui e sua madre stanno stesi su un prato, accanto ai resti di quello che doveva essere un pick-nick.
Il piccolo Stiles sta dormendo sopra a sua madre, mentre John li riprende.

"Amore, nostro figlio non ti fa male? Comincia a pesare abbastanza..."

"Sì, John, ma non lo sveglierei per nulla al mondo..."

Il video scorre inesorabile, e dopo una mezz'ora Stiles ha sei anni. 
Sua madre sembra invecchiata di botto, e suo padre non ha più il sorriso spensierato rispetto ai filmati precedenti.

Sembra tutto pronto a spezzarsi, a infrangersi. Tutto pronto ad affondare, e a non ritornare più galla.

Anche Derek se ne accorge, e aumenta la stretta della mano, guardando Stiles di sottecchi.

Si sta dimostrando davvero forte, e solo ora sta mostrando segni di cedimento.

Appena il dvd finisce Stiles si ritrova con le lacrime che gli rigano le guancie. 
Prende il secondo dvd, ma nota la scritta "Per il diciottessimo di Stiles."

Sua madre allora sapeva che stava per morire. E Stiles non se la sente di aprirlo prima, rispetterá il suo volere.

Erano davvero felici una volta.
La famiglia perfetta.
Ma tutto è destinato a finire, Stiles lo sa bene.

«Perché, Derek? Come faccio a non mollare quando non ho nessuno che resti davvero?» Si sfoga con Derek, il quale lo avvicina al suo corpo, circondandolo con un braccio.

Stiles si ritrova con il capo sul suo petto, e le sue lacrime bagnano la maglia del più grande.

«Ehi, ehi. Hai me, okay?» Cerca di consolarlo, portando una mano a giocare con i capelli castano scuro del più piccolo.

Stranamente a Stiles sembra quasi di avere un deja-vu, dopo le parole che Derek gli ha detto, ma lo scaccia via subito.

Derek sembra un pò turbato, come se i suoi ricordi di quando stava a Beacon Hills e passava del tempo con la famiglia di Stiles, e con lo stesso, gli avessero rivelato cose delle quali non si ricordasse.

«Io non lo so Derek...non lo so perchè non ho mai voluto nessuno accanto a me in una giornata come questa...ma con te ho avuto la forza di fare cose che non pensavo avrei mai fatto...» Sussurra, riferendosi al video.

Quando Derek é entrato in camera sua non ha mai avuto l'impulso di cacciarlo via, come invece ha per tutti gli altri.
Forse all'inizio sì, ma è stato temporaneo.

Anzi, era anche contento di vederlo dentro di sè.

Stiles non ha un salvagente, non ha qualcuno che lo spinga a resistere, ma forse non è troppo tardi.
Forse non é troppo tardi per aggrapparsi a qualcuno.
E sperare di non venir trascinato ancora più a fondo.

Stiles si stacca leggermente da Derek, riportando le loro mani a formarne un'unica:

«Tu...tu resterai Derek? Resterai davvero mio...amico? Nonostante me?» Mormora, ancora incredulo.

Derek lo guarda con tenerezza.

«Stiles, ricordati che ognuno ha i suoi demoni. E sì, resterò. 
Non me ne vado da nessuna parte.»

Perchè sì, anche Derek era così tormentato, ma ancora forse Stiles non aveva avuto modo di vederlo distrutto.
E non sapeva quanta fatica Derek facesse a fidarsi di qualsiasi persona.

Perchè nonostante tutto Derek stava imparando a fidarsi di Stiles, ma era qualcosa che richiedeva tempo.

E nonostante cercasse di non affezionarcisi purtroppo ormai c'era poco da fare.

Quel ragazzino era entrato nella sua quotidianità in un modo che ogni tanto lo sorprendeva solo a ripensarci, ed era sempre restato.

Era come se quella sera si fossero in qualche modo legati, e ormai non potessero fare a meno di vedersi o parlarsi almeno una volta al giorno.

Come se non potessero proprio evitarlo, come se spinti da una forza misteriosa.

Insomma, in un modo o nell'altro erano finiti per intrecciare le proprie esistenze l'una con l'altra.

Stavano uno di fronte all'altro, con le mani unite.

«Me lo prometti, Der?»

Derek guarda nei suoi occhi, e trova in essi solo tanta voglia di di avere qualcuno che lo capisca come lo capisce lui, che lo aiuti a rimergere da tutto questo.

«Sì, Stiles. Te lo prometto.»

Ma se anche Derek avesse bisogno di riemergere?

E d'un tratto la porta della camera si apre.

Stiles e Derek si scansano velocemente l'uno dall'altro, e lo Sceriffo alla porta li guarda con la bocca semi-aperta.

«Stiles? Derek?» Esclama sorpreso, confuso. 
Ma non arrabbiato, solo perplesso.

«Derek, cosa diavolo ci fai chiuso in camera con mio figlio?»

   
 
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