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Autore: _MartyK_    02/09/2017    3 recensioni
Myung Jae è una ragazzina nordcoreana di sedici anni che abita vicino al confine tra Corea del Nord e Corea del Sud. Stanca della sua vita misera e monotona, una notte decide di fare l'impossibile, sfidando il caso e rischiando la vita: oltrepassare il confine per andare al sud.
Jimin è sudcoreano, ha diciassette anni appena compiuti e una passione sfrenata per la danza classica e quella moderna.
Il loro sarà un amore travolgente: riusciranno a superare le difficoltà o avranno la meglio le barriere politiche?
Dal capitolo 1:
Non era brava ad immaginare, anche perchè non conosceva il vero significato del termine. Tutto ciò che poteva immaginare ce l'aveva a pochi chilometri da casa e non poteva accedervi per uno stupido capriccio lungo più di sessant'anni.
[...]
Stava per addormentarsi se il fischio del treno non l'avesse fatta sobbalzare per lo spavento.
Sentì le rotaie muoversi sotto i suoi piedi e vide la ferrovia, le panchine e gli alberi circostanti muoversi all'indietro rispetto a lei e capì.
Il suo sogno era appena iniziato.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Sono nordcoreana-

Una semplice frase era bastata a far crollare il mondo addosso a Jimin. Il castano dischiuse la bocca e si allontanò bruscamente da lei, le sopracciglia erano aggrottate e lo sguardo sorpreso e impaurito al tempo stesso.
Non riusciva a pensare, non dopo aver ascoltato una cosa del genere.
E anzi, avrebbe voluto essere di un'altra nazionalità proprio per non comprendere quelle parole. Avrebbe preferito addirittura che fosse una ricercata e cose simili, ma non una nordcoreana, non una che venisse da .

Myung Jae d'altro canto parve mogia e un po' delusa, diciamo che non si aspettava una reazione così esagerata. Il salterello all'indietro poi le ricordò gli sguardi di sufficienza delle persone che aveva incontrato per strada il giorno prima.
Abbassò lo sguardo come al suo solito e deglutì, non trovando le parole giuste per esprimersi.

- Io ehm... non credevo fosse così grave- mormorò con voce piccola. Jimin alzò lo sguardo e lo puntò sui suoi occhi, perplesso.

- Così grave? Ti rendi conto di ciò che dici?! Vieni dalla Nord Corea, dalla dittatura, sei una ricercata e se ti scoprono potrebbero uccidere entrambi!- ed ecco che ricominciò a sbraitare e a scuoterla prendendola per le spalle.
Le lacrime ricominciarono a scendere dagli occhi di Myung Jae e rigarono malamente il suo viso. Tirò su col naso e scosse la testa affranta.

- Non è colpa mia se sono nata nel posto sbagliato, non ho scelto di essere così orrenda!- urlò dal dolore, divincolandosi dalla presa del ragazzo - che nel frattempo si era indebolita - e abbandonando il salotto rifugiandosi in camera da letto, quasi come se fosse sua.
Jimin provò a rincorrerla e a farle cambiare idea, ma invano. Myung non ne voleva sapere.

- Torna qui, ti prego- le disse cercando di aprire la porta. Non ci riuscì, la maniglia era bloccata. Si era chiusa dentro.

- Myung Jae, Myung Jae! Non volevo dire quelle cose- si scusò.

- Invece tu volevi dire proprio quello- ribadì la ragazza dall'altra parte della casa. Jimin sospirò e sbuffò frustrato.

- Fammi entrare-

- Vattene-

- Myung Jae è casa mia, fammi entrare!- gli sembrava tutto così assurdo.
Cacciato a calci nel culo dalla propria camera per i capricci di una ragazzina, si rifiutava di crederci.

- Ho detto vattene! Voglio stare da sola!- la sentì urlare e allora capì. Si passò una mano fra i capelli, un po' pensieroso, e annuì a se stesso.

- E va bene me ne vado. Io per i fatti miei e tu per i fatti tuoi- borbottò fra sè.
Allontanò la sua mano dalla superficie liscia e un po' irregolare della porta in legno della stanza e stette con le braccia a penzoloni. Scosse la testa e se ne andò in camera sua, sbattendo la porta e chiudendosi a chiave.
Almeno nessuno avrebbe rotto le scatole.

Myung Jae, dal canto suo, sgranò gli occhi nel sentire quelle parole pronunciate dalla sua bocca. In un certo senso non voleva che se ne andasse, era sul punto di dirglielo ma l'orgoglio non glielo permise.
Fottuta, fottutissima dignità del cavolo, si disse sbattendo una mano a terra.
Poggiò la schiena contro la porta e si portò le gambe al petto, circondando le ginocchia con le braccia e poggiando la fronte su di esse, esausta. Non l'aveva mai avuta una dignità e ora tirava fuori tutta la sua testardaggine con l'unica persona che si era degnata di aiutarla?

Dio solo sapeva quanto si sentiva contraddittoria e infantile. Patetica.

D'altronde però aveva incominciato lui. Si convinse di questo e fece sì con la testa, come a darsi ragione.
Chiuse un attimo gli occhi e sospirò amareggiata, non si accorse dei movimenti e dei rumori che provenivano dalla stanza accanto, era troppo occupata a piangersi addosso.











A cena la situazione non migliorò affatto. Verso un'ora decente Jimin si decise ad abbandonare la sua camera per andare in cucina, dicendosi che l'eremita era una cosa che si addiceva più a Yoongi.
Rise al solo pensiero e fischiettò a tratti, spalancando le ante di alcune dispense e controllando che ci fosse ancora del cibo. Aprì il frigorifero e si ritrovò di fronte ad ogni ben di Dio possibile e immaginabile, in effetti non era passato molto tempo dall'ultima volta che aveva fatto la spesa.

Per qualche strano motivo i suoi pensieri andarono a finire a Myung Jae. Era così nervoso che aveva saltato la lezione di ballo, non riusciva ad allenarsi se aveva la mente occupata e i coreografi non avrebbero perdonato i suoi errori.
Ricevette una trentina di messaggi da Jungkook e da Taehyung, uno in particolare lo sorprese: stai cambiando. Ed era da parte di Tae.
Quando lo lesse scoppiò a ridere, quale razza di persona cambia in meno di quarantotto ore? Era ovvio che il suo amico stesse delirando.

E poi non aveva voglia di ribattere, era stanco. Per tutto il pomeriggio non fece altro che sonnecchiare e guardare video virali su YouTube, di uscire e rischiare di incrociare lo sguardo da cucciolo abbandonato di Myung non se ne parlava proprio.
Alla fine fu costretto a farsi coraggio, però. Merito del languorino insistente allo stomaco.

Cucinò della carne in padella e nel mentre ascoltava le canzoni che passavano su MTV. Verso le otto e mezza invocò il nome della ragazza per avvisarla della cena.
Lei ci mise un po' a giungere a tavola, sia perchè si vergognava e sia perchè non aveva poi tutta 'sta fame. D'un tratto si sentì una porta aprirsi e chiudersi e Jimin capì che si trattava di lei.
Cercò di essere più disinvolto possibile. Myung si tappò la bocca e tirò un sonoro sbadiglio, stropicciandosi gli occhi e massaggiandosi le tempie.
Il castano provò a fare conversazione.

- Hai dormito?- domandò mentre impiattava. La corvina annuì semplicemente e stette all'impiedi, torturandosi le mani e mordicchiandosi le unghie.
Imprecò mentalmente nel notare che erano talmente corte da non riuscire più a mangiucchiarle.

- Tu hai dormito?- farfugliò non alzando minimamente lo sguardo. Jimin sussultò alla domanda.

- Sai, ho visto i poster del tuo amico e penso che quei tizi lì facciano buona musica. E poi ho girovagato un po' per la stanza, spero non ti dispiaccia. Voglio dire, non è perchè sono maleducata, è che sono curiosa e mi piace il vostro modo di fare... mi piace tutto di voi- ammise alla fine.
Un po' perchè sentiva che la conversazione stesse finendo male, un po' perchè voleva svuotare il sacco.

L'altro continuò a non rispondere, si limitò ad indicarle il posto vicino a lui. Si sedettero quasi all'unisono e cominciarono a mangiare, o meglio, Jimin cominciò a mangiare. Myung Jae fissò il piatto e abbassò lo sguardo, suscitando la curiosità del compagno.

- Non ti piace il petto di pollo?- chiese preoccupato.

- N-non è questo, è che...-

Jimin la bloccò senza fare troppe storie.

- Allora mangia!- non era un ordine, era più una raccomandazione.
Myung Jae scosse la testa e fu a quel punto che sentì due dita di Jimin posarsi sotto al suo mento, tanto per alzarle lo sguardo, e del cibo che entrava nella sua bocca. Sgranò gli occhi quando si accorse che era stato lui ad imboccarla. Arrossì all'inverosimile e si staccò, allontanando la mano del ragazzo.
Egli trattenne le risate e mangiò la sua parte. Lei fece finta di masticare controvoglia.

- Com'è?-

- Buona- bofonchiò con le guance piene di cibo.

- Sembri uno scoiattolo- affermò il castano. Myung gli rivolse un'occhiataccia.

- Un buffo scoiattolo, dovrei chiamarti daramjwi- ridacchiò lui. La ragazza cambiò argomento.

- Senti, mi dispiace. Insomma, non dovevo reagire in quel modo e poi sei così gentile da trattarmi come una sorella o che so io...-

- Scusami tu, mi sono sentito malissimo quando ho capito di averti ferita. Non sono razzista, è che cerca di capirmi, stai rischiando davvero la vita stando a Seoul. E penso che anch'io sia in pericolo, dato che ti sto dando protezione-

Myung Jae annuì e ingoiò il boccone di cibo.

- Forse sarebbe meglio se la smettessi, non voglio che rischi per una come me- mormorò, sperando che non l'avesse sentita.
Ma così non fu, Jimin aveva ascoltato ogni singola sillaba pronunciata dalla sua bocca.

- E se ti dicessi che sono disposto a rischiare?-

La corvina spalancò la bocca e balbettò mugolii incomprensibili. Jimin la bloccò.

- Ormai non bisogna tirarsi indietro- rise.

- Ma...-

- Niente ma. Finiamo di cenare e poi guardiamo un film, okay?- propose lui tutto pimpante.
E a Myung non restava altro che accettare, mostrando il mignolo e incrociandolo con quello dell'altro.

- Pace?-

 - Pace-

Ridacchiarono per una manciata di secondi, poi la ragazza ricominciò a mangiare, stavolta con gusto. Prese la carne con le bacchette e si portò velocemente i bocconcini alla bocca, masticando voracemente e come se non ci fosse un domani.
Il buco allo stomaco era scomparso, Jimin sorrideva come un idiota mentre la fissava.

- Perchè mi guardi?- chiese a bruciapelo lei. Vide il ragazzo scrollare le spalle.

- Mi piace guardarti mentre mangi-

Fu a quel punto che la ragazza si chiese da dove tirasse fuori tutta quella spavalderia e quella sfacciataggine. Non si imbarazzava neanche un pochino, un po' lo invidiava.

- Qui è normale quando un ragazzo fissa una bella ragazza mentre questa mangia, è una cosa carina- spiegò lui.

- Capisco, ma mi metti in soggezione-

- Allora non ti guardo-

- Vuol dire che mi adatterò-

Jimin osservò la sua espressione di sottecchi e si lasciò sfuggire un sorriso ingenuo. Myung Jae era davvero imprevedibile.











Dopo cena i due ragazzi decisero di guardare un film, l'unico problema era che insistevano su posizioni diverse.

- Voglio i film Disney!- esclamò Myung saltellando tutta eccitata sul divano.

- Sono infantili. Voglio vedere Fast & Furious!- protestò l'altro.

- A giudicare dal nome sembra noioso e da maschi- obiettò la ragazza.

- Lo guarderai lo stesso-

Myung Jae giocò bene la sua carta: aegyo. In realtà non sapeva nemmeno cosa significasse quel termine, ma fin da piccola era una maestra nello sfarfallare le ciglia e sporgere il labbro inferiore e farlo tremolare, assumendo una di quelle espressioni da cane bastonato.

Ebbene, si ritrovarono sul divano avvolti da un plaid a guardare Rapunzel. Jimin spense addirittura le luci del lampadario per creare atmosfera.

- Vuoi bere qualcosa?- le domandò all'orecchio. Intanto il film era appena incominciato e Myung era super eccitata. Scosse la testa e gli intimò di far silenzio.
Jimin sbuffò e buttò la testa all'indietro, sapendo che si sarebbe annoiato a morte.
Myung invece faceva sempre domande. 'Perchè la ragazza ha i capelli lunghi?', 'Perchè quello è ricercato?', 'I cavalli parlano?', 'Che bello, sono tutti così buoni e gentili!'.

Era per questo che non voleva farle vedere i film Disney, davano una visione distorta della realtà, era solo roba per poppanti. Eppure non credette di vedere Myung Jae in lacrime quando la protagonista baciò il ragazzo in fin di vita.
Sorrise fra sè e le intimò di stare con la schiena poggiata sul divano, perchè si stava prendendo tutta la coperta, compresa la sua parte, e lui aveva freddo.

Verso la fine del film, quando la noia prese definitivamente possesso del corpo di Park Jimin, egli fece per alzarsi e prendere il telecomando quando si accorse di avere un peso sulla spalla: Myung Jae si era addormentata.
Deglutì e restò fermo al suo posto, allungando una mano verso di lei e accarezzandole il viso.

- Myung, Myung svegliati- sussurrò al suo orecchio, invano però.
Levò la coperta dalle sue spalle, sperando che sentisse freddo e che si svegliasse, ma quella ragazza dormiva come un ghiro.

- Aish e menomale che hai dormito pure il pomeriggio. Lo dicevo che questi film sono ottimi anestetizzanti- borbottò, più a se stesso che alla ragazza.
Decise di fare l'unica cosa possibile, nella speranza di non disturbarla: alzarsi e prenderla in braccio.

Nel farlo Myung sembrò protestare, tant'è che sentì la sua mano sul suo petto e i mugolii con la voce impastata dal sonno. Percorse il corridoio ed entrò in camera, adagiandola sul letto e rimboccandole le coperte. Chiunque li avrebbe scambiati per fratello e sorella.

- Perchè lo hai fatto?- biascicò lei bloccandolo per il polso. Jimin le accarezzò i capelli.

- Ci sono abituato, buonanotte- alluse alla scorsa serata e abbandonò la stanza, chiudendo piano la porta e assicurandosi di non fare alcun rumore.
Myung Jae non riuscì a ribattere, Morfeo l'accolse subito fra le sue braccia ed era impossibile divincolarsi.

















































































































* * *






































































































Erano trascorsi cinque giorni da quando Myung Jae sostava a Seoul, li aveva addirittura segnati sul calendario con delle X.
Non le dispiaceva la compagnia di Jimin durante il suo viaggio, la sua nuova vita. Anzi, ormai il ragazzo ne era parte integrante.
E poi aveva avuto modo di scoprire qualcosa in più su di lui e condividere le sue passioni: si ritrovava la playlist del cellulare piena zeppa di canzoni k-pop e avevano in programma una lezione di ballo e un'uscita con degli amici.

Prima, però, la ragazza aveva insistito su una questione. Era una cosa che non aveva mai fatto - forse anche un po' infantile - ma che voleva fare a qualunque costo: andare al parco e dondolarsi sull'altalena.
Jimin inizialmente si oppose dicendo che non era più una bambina, aveva sedici anni e le ragazze alla sua età si truccano, fanno i selfie ed escono insieme, ma lei era più cocciuta di un muro in cemento armato.

Insistette spiegandogli che non l'aveva mai fatto, che non aveva avuto una bella infanzia e che fino a poco tempo prima non conosceva neanche gli anime e i manga. Così il castano l'accontentò e le disse di cambiarsi e di indossare il vestitino rosa pastello che le aveva regalato il giorno precedente.
Inutile dire che quando Myung uscì dal bagno annunciandogli che era pronta Jimin la squadrò da capo a piedi un paio di volte, tanto che la ragazza fu costretta a prendergli il viso e a guardarlo negli occhi.

- Smettila di fare su e giù con la testa, sembri incantato- gli disse sorridendo.

- Bellissima. Sì, sei bellissima- mormorò arrossendo l'attimo successivo. Myung Jae sembrò non far caso al complimento, felice com'era.



Uscirono di casa, la ragazza gli prese la mano e la strinse forte, tirandolo verso di sè e facendosi condurre verso la destinazione.

- Non ce l'hai la macchina?- domandò lei mentre passeggiavano sul marciapiede.

- Non sono ancora maggiorenne, ti pare?-

Mentre erano impegnati a chiacchierare, un'auto accostò proprio di fronte a loro. Myung lasciò di scatto la mano di Jimin e sbiancò.
Si mise subito sulla difensiva, non sapeva chi fosse quel tizio. Poi si tranquillizzò, poteva essere un amico di Jimin.
Il finestrino oscurato si abbassò e rivelò un ragazzo con gli occhiali da sole e la pelle più diafana che avesse mai visto in vita sua.

- Come butta ChimChim? Sono tornato!- esclamò quello con falso entusiasmo.
 Se prima Myung si era tranquillizzata, ora guardando l'espressione terrorizzata di Jimin non potè più dire lo stesso.

Min Yoongi, questo il nome del proprietario dell'auto.


***
Annyeong popolo! Zanzanzaaaaan, Yoongi è tornato e vi avverto, non sarà per niente un bene. Avrete a che fare con un Min Yoongi moolto diverso dal solito (molto OOC, per intenderci lol). Insomma, avrà le stesse caratteristiche che mostra - apatico, leggermente asociale, sarcastico eccetera - maaaaaaa.... *me si tappa la bocca l'ennesima volta* non voglio spoilerarvi nulla o rovinerò la 'sorpresa' (? spero lo sia ahah). Credevate davvero che vi avrei lasciati felici e contenti e senza neanche un minimo di suspense? Muahahah vi sbagliate. Lo so, sono cattiva ma nel prossimo rimedierò. Promesso ;)  Ah, a proposito! Daramjwi in coreano significa proprio scoiattolo, mi sono scordata di precisarlo sorry >.<  ero curiosa di come si dicesse, poi ho ascoltato la pronuncia ed era così carina e pucciosa che aaaawww---- perfetto come soprannome u.u lo incontrerete più spesso, contateci ahah.   Per il resto, ringrazio come sempre chi segue/preferisce/ricorda la storia, chi legge silenziosamente (anche se mi farebbe piacere leggere un vostro parere, poi ognuno è libero di fare quel che vuole, non forzo nessuno) e tenacious_deep_soul 99, T O M O M I  e _ChocolateKookie_  che mi sostengono e sclerano con me xD   Bene, mi tocca scappare. Alla prossima e bacioniiiii  _MartyK_ <3
   
 
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