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Autore: Ennoshicchi    03/09/2017    0 recensioni
Ennoshita Chikara. Se avesse mai dovuto scrivere la propria autobiografia, sarebbe sicuramente incominciata in questo modo: "Mi chiamo Ennoshita Chikara e sono scappato".
Buffo, no? Cominciare la propria autobiografia in questo modo, non è davvero buffo?
Ebbene sì, si chiamava Ennoshita Chikara e sì, insomma, era scappato.
Genere: Malinconico, Sportivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chikara Ennoshita
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ennoshita Chikara. Se avesse mai dovuto scrivere la propria autobiografia, sarebbe sicuramente incominciata in questo modo: "Mi chiamo Ennoshita Chikara e sono scappato". 

Buffo, no? Cominciare la propria autobiografia in questo modo, non è davvero buffo?

Ebbene sì, si chiamava Ennoshita Chikara e sì, insomma, era scappato.

Accadde durante le vacanze estive del primo anno di scuole superiori al Liceo Karasuno, prefettura di Miyagi.

Il vecchio Ukai era tornato e gli allenamenti si erano fatti molto duri, due del primo anno dopo pochi giorni avevano abbandonato.

Pochi giorni dopo, Ennoshita, saltò l'allenamento per la prima volta dalle scuole medie. Disse di essere malato.

Fece lo stesso il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, nonostante durante il mattino ricevesse le visite di Sawamura, Tanaka e Nishinoya che insistevano perché lui andasse ad allenarsi. Ma ad Ennoshita piaceva. Gli piaceva non dover affrontare un allenamento infernale o un mister arrabbiato, gli piaceva stare al fresco e mangiare del gelato sotto il condizionatore. Gli piaceva, eppure, un giorno, si presentò all'allenamento. 

Erano stati in cinque, del primo anno, a boicottare l'allenamento. Di questi, due lasciarono totalmente il club e ora sembravano più felici di prima.

Ennoshita si chiese quale fosse la scelta giusta, ma in fondo dipendeva da persona a persona. Era tornato perché i giorni in cui non giocava erano più snervanti degli allenamenti stessi, anche se sapeva che, a quel punto, la sensazione di inferiorità per essere "scappato", probabilmente non se ne sarebbe mai andata. Aveva ragione.

Era passato quasi un anno e stava giocando contro il Wakunan, era la prima volta che entrava in campo dopo un anno intero.

Nel momento in cui era entrato per sostituire Sawamura Daichi, le sue gambe erano diventate molli e si sentiva agitato. Durante la partita continuava a pensare che dato che si trovava in campo, non c'era motivo di trovare scuse, inoltre, lui sapeva già quanto era doloroso scappare.

Si era impegnato in quella partita, nonostante si sentisse in inferiore, ma nonostante ciò non era soddisfatto.

Nei bagni dello spogliatoio pianse, pianse per essere scappato, pianse perché non aveva forza di volontà, pianse perché si sentiva debole e lo era.

Vinsero contro il Wakunan, vinsero contro l'Aoba Jousai, vinsero persino contro la Shiratorizawa. Vinsero molte partite, ma lui ne aveva giocata solo una, rischiando pure di perderla. Alla fine di ogni partita vedeva i propri compagni di squadra sorridere. Loro avevano vinto, Ennoshita aveva perso. Da quando era scappato, lui, aveva sempre perso, nonostante il risultato.

Adesso portava una medaglia al collo, che dimostrava che il Karasuno era la migliore scuola della prefettura, ma in fondo di chi era quella medaglia? 

Possiamo trovare infinite risposte a quella domanda, ma tutte si ricollegano in un unico punto: quella medaglia non era sua e lui lo sapeva. 

Lo sapeva, eppure amava così tanto la pallavolo...così tanto da desiderare di non scappare mai più.

 
   
 
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