Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: whitecoffee    03/09/2017    0 recensioni
[ slow updates ]
❝«Quindi mi state dicendo... che questa ragazza mi ha visto nudo... tutto il tempo?!» Esclamò JungKook, sollevando il tono di voce di qualche decibel, verso la fine della frase. Arrossii come non mai, mentre lui si copriva il volto con le mani.
«Non che ci sia stato poi molto, da vedere» commentò YoonGi, facendogli un cenno con il capo.
«Yah!» Ribatté il maknae, ferito nell'orgoglio.❞
- Dove Sim Olivia si finge un ragazzo per ottenere il posto di assistente manager dei Bangtan Sonyeondan... ma non tutto va come previsto.
manager!AU | cross!dressing | dorm!life | boyxgirl
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

 track 01.  ► N e w   L i f e



“Masked, I advance.” 
René Déscartes



 
 

Dobondong-do, ore 15.30, 13 marzo 2017
 
 

La mia vita faceva schifo. E non si trattava di un qualche tipo di lamentazione a sfondo emo o avveniristico. Lo pensavo sul serio. Mi rigirai sul divano, coprendomi la faccia con la borsa dell’acqua calda. A ventidue anni suonati, vivevo ancora con mia cugina YooNa, tirando avanti come meglio potevo. Non avevo neanche un talento. Non sapevo cantare, scrivere o disegnare; non ero brava negli sports e neanche in matematica. L’unica disciplina che mi veniva facile, era imparare e parlare una nuova lingua, ma perché ero partita avvantaggiata a causa del mio bilinguismo. Studiavo lettere classiche all’università, senza avere una vera e propria certezza del perché mi fossi iscritta a quel corso di laurea, piuttosto che un altro. La mia vita sociale si riduceva al minimo, quando decidevo di voler guardare drama fino a tardi, o di aver bisogno di una maratona Netflix. Tutti i miei amici avevano già una vaga idea di quel che avrebbero fatto, una volta compiuti trent’anni. Io, invece, non ero in grado neanche di organizzarmi l’outfit per il giorno dopo. Okay, più che schifo, la mia vita era un disastro. Già meglio. I miei genitori vivevano negli States, ed avevano insistito affinché io avessi completato gli studi in Corea del Sud, poiché giudicavano i metodi d’apprendimento locali come più completi ed efficienti. Per carità, nulla da eccepire. L’unico vero problema, era che non riuscivo a brillare in nulla, perché non mi sembrava di trovare niente che mi facesse sentire realizzata. Ah, no, una cosa c’era.
Ero una fan sfegatata del kpop. Se avessi investito le stesse energie che mettevo nel supportare i miei gruppi, nello studio, probabilmente a quest’ora sarei premio Nobel. O almeno, era ciò che mia cugina mi ripeteva sempre. Ma andiamo con ordine.
Io non ero una qualsiasi fan occasionale che adorava la musica. Ero parte attiva dei fandoms. Sapete, quando di sera aprite Tumblr e cercate tutta quella robaccia sulle ship, i fake subs o le teorie per i mv? Perfetto. In mezzo alla spazzatura varia, c’ero anche io, che leggevo e piangevo. O ridevo, a seconda di ciò che mi capitasse sotto gli occhi. Al momento, il gruppo che stavo seguendo di più, era quello dei Bangtan Sonyeondan. Mi piacevano i loro testi, la loro casa discografica non li spremeva come limoni e, parliamoci chiaro, erano sette dei greci. E, indovinate un po’? Mia cugina YooNa lavorava come loro truccatrice. Alla Big Hit, già. Vi starete chiedendo come io non abbia fatto, ad approfittare di questo elefantiaco colpo di fortuna? Beh, lasciatemi dire che ci ho provato. Ma una ragazza di un metro e sessanta, dall’aspetto non propriamente ordinario e i tratti del volto sincretici fra oriente ed occidente, non passava inosservata. Lì dentro, soprattutto per quanto riguardasse il personale femminile, valevano regole ferree. Dovevano essere tutte già trentenni e sposate o in una relazione, per poter lavorare lì. E non importava quanto io avessi implorato anche solo di farmi lavare i pavimenti, non aveva funzionato.
Quindi, ero ancora da YooNa, sul divano a passare un’altra giornata inutile. All’università, avevo già dato tutti gli esami della sessione e i corsi non sarebbero ricominciati che ad Aprile. Ero ufficialmente in vacanza per un mese intero. Sarei stata alla disperata ricerca di un lavoro, ma a quanto pareva, nessuno aveva bisogno di cameriere, babysitters o bartenders, ultimamente. Fortunatamente, avendo lavorato per tutto l’inverno al centro commerciale di Seoul, avevo messo abbastanza soldi da parte, per non pesare economicamente sulle spalle di mia cugina. Tuttavia, rimanere ogni giorno a casa a non far niente, era davvero debilitante. Avevo già visto almeno due volte tutte le stagioni di Sex and The City, film compresi, e cominciato la nuova serie tv di Hilary Duff, “Younger”. Non stava uscendo nuova musica ed ero in pari con tutti i drama e le bands che seguivo. Non avevo, letteralmente, nulla da fare. Mia cugina mi aveva comprato l’edizione integrale della Ricerca del Tempo Perduto, ma a star dietro a Swann per troppe ore, poi ci lasciavo anche io il cervello. Avevo pure concluso tutte le fanfictions che avevo lasciato in sospeso. Davvero, non c’era mansione che non avessi completato. Ero talmente disperata, che avevo cominciato ad imparare le coreografie di quei pochi girl group che mi piacessero. Sapevo Boombayah a memoria, avrei potuto esibirmi nelle piazze.
«Okay Liv, la tua vita sta per cambiare» esclamò mia cugina, aprendo la porta d’ingresso e fiondandosi dentro di gran carriera. Non aspettandomi né lei, né la sua voce, a quell’ora, sobbalzai e caddi dal divano, urlando per il dolore della collisione con il pavimento. Ecco. Visto? Il momento prima ci si chiede se tutto abbia senso, quello dopo vostra cugina vi fa un agguato da lavoro, spalancando usci neanche fosse l’imperatore Kuzco. Boom, baby.
«YooNa, porca putt…»
«Tieni a freno il tuo repertorio da scaricatore di porto e guarda qua» m’interruppe, lanciandomi un oggetto di plastica addosso, mentre si dirigeva in cucina, in gran ticchettare di tacchi a spillo. Osservai quel che mi parve un badge, con tanto di cordino per appenderlo al collo, firmato “Big Hit Entertainment”. Che diamine…?
«Non capisco» le dissi, guardandola riapparire in soggiorno. Ella si gettò i lunghi capelli biondi alle spalle e si accovacciò alla mia altezza, posandomi entrambe le mani sulle spalle. YooNa era una gran bella donna, nel fiore dei suoi trent’anni. Sapeva come valorizzare i suoi tratti orientali senza apparire volgare né banale e poi aveva un ottimo gusto nel vestire. Mia madre, quando voleva sminuirmi, mi diceva sempre che non sarei mai stata come lei. E aveva ragione. Io vestivo con larghe felpe, jeans strappati e Vans. Mi truccavo impiegando fin troppo eyeliner e spesso e volentieri mi tingevo i capelli di colori strani. L’eleganza e la femminilità di YooNa erano mondi lontani anni luce, dal mio. E ne ero perfettamente consapevole. Ecco perché non me la prendevo mai più di tanto, quando le nostre differenze emergevano. Come in quel momento, per esempio. Lei indossava un impeccabile tailleur rosso e nero, abbinato a delle décolleté con poco tacco, ineccepibile. Io indossavo la vecchia felpa degli EXO, con il nome di Park ChanYeol sulle spalle e un paio di shorts slargati dai colori assurdi, uniti a dei calzettoni bianchi alti fino al ginocchio. Per non parlare dei capelli, i quali avevano ancora le punte blu, per il mio ultimo esperimento con le tinte.
«A te piacciono i BTS, vero?» Mi chiese lei, sorridendo. Annuii. «E faresti di tutto, pur di lavorare alla Big Hit, no?»
«YooNa, cos’hai combinato?» Le domandai, sollevando un sopracciglio. Allora, lei m’indicò il badge con un cenno del capo.
«Bang PD-nim ha appena assunto un aiuto manager che abbia più o meno l’età dei ragazzi, affinché possa comprendere meglio i loro bisogni ed assicurare loro un’esperienza più umana di popolarità» spiegò. Wow. E quindi? «Il punto è che questo qui è uno sfigato patentato, un idiota. E, Liv, il lavoro è così adatto per te, che… non ho resistito».
«YooNa…»
«Gli ho preso il badge e anche i documenti. Dovrai solo fingere di essere lui e tutto andrà bene. Nessuno si accorgerà della differenza, ci sarò anche io lì con te, andrà tutto bene».
Il mio cervello staccò la connessione a “documenti”. Mia cugina aveva preso l’identità a quel tizio… per farmi lavorare con i BTS? Era folle. Impossibile. Non riuscivo nemmeno a tradurlo in pensieri di senso compiuto. Erano solo vaghe immagini, che galleggiavano molle sulla superficie dei miei ricordi. Non poteva essere.
«Non abbiamo molto tempo, Liv. Dobbiamo andare a comprare dei vestiti da uomo e una parrucca decente, perché domani comincerai a lavorare con i ragazzi» m’intimò YooNa, prendendomi per un braccio ed aiutandomi a sollevarmi dal pavimento.
«YooNa, smettila di scherzare» commentai, avvertendo un leggero senso di nausea. Improvvisamente, sentii un dolore alla testa, segno che lei mi avesse appena colpita con la mano. Ouch.
«Sveglia! Io non scherzo mai, sul lavoro!» Esclamò. «Ti ho davvero procurato questa roba e faremo meglio a sbrigarci, perché se tu ti facessi vedere in major entro stasera, sarebbe cosa buona e giusta».
«Ma… non ha senso! Dov’è ora questo ragazzo? Come hai fatto a prendergli i documenti?» Chiesi, mentre lei mi spingeva verso l’ingresso, aiutandomi ad indossare le Vans prima di uscire.
«Ubriaco, in uno dei camerini inutilizzati dei ragazzi. Dovrebbe essere anche mezzo nudo e coperto di fiori, con almeno due bottiglie di Yamazaki vuote in braccio. Ho inscenato una piccola festicciola di benvenuto insieme alle altre truccatrici, che sono d’accordo con me per farti lavorare lì. Sono tutte madri di figli maschi, quindi non devi aver paura che svendano il tuo segreto. Mi hanno praticamente cresciuta, sono persone fidate» raccontò, sistemandosi i capelli ed aprendo la porta. «Con tutto quello che ha bevuto, è probabile che non si sveglierà fino a domattina. Dai, Liv, sbrigati. Ma lo vuoi o no, questo lavoro?» Mi chiese, appoggiandosi le mani sui fianchi e guardandomi con aria severa. Sembrava mia madre, quando faceva in quel modo. Mi arrotolai una ciocca castano-bluastra attorno al dito.
«Certo che lo voglio, ma… ma è legale? Si può fare?» Domandai, incerta. Sentii YooNa sbuffare, prendendomi per un braccio e sbattendomi fuori da casa sua.
«Ovvio che no. Ecco perché nessuno deve sospettare nulla. L’addetto che ha fatto il colloquio a MinSoo ha un problema nel riconoscere i volti e lui non ha ancora parlato con nessun altro. Con un po’ di fortuna, andrà tutto secondo i piani. Ti racconterò meglio in macchina, sbrighiamoci».

 

 
Gangnam-gu, ore 19.30
 

Dopo un pomeriggio in cui mia cugina mi ebbe espresso il suo piano e ciò che il mio nuovo lavoro mi avrebbe permesso di fare, ero terrorizzata. Per non parlare dello shopping. Non fraintendetemi, ero perfettamente conscia del fatto che avrei vissuto con i Bangtan per chissà quanto e che li avrei visti ogni giorno e in ogni momento della loro vita. Avrei, però, dovuto fingermi un ragazzo. Avrei dovuto indossare abiti maschili, la parrucca e perfino un binder, a causa della mia terza abbondante. Inoltre, avrei dovuto pianificare tutti gli attimi delle loro giornate, dandomi da fare affinché loro rispettassero le schedule e non rimanessero indietro sulla tabella di marcia. Avrei dovuto ricordare di rivolgermi a me stessa con il maschile e di andare nel bagno degli uomini. Inoltre, il mio nome sarebbe stato Lee MinSoo, non più Sim Olivia.
In sostanza, avrei dovuto fingere di essere qualcuno che non ero. Il tutto, perché mia cugina era convinta che quel lavoro fosse tagliato su misura per me ed era convinta che i ragazzi meritassero il meglio, per le loro vite. Ed, evidentemente, quel tizio al quale aveva sottratto badge e documenti, non aveva i requisiti necessari. Non che io mi credessi migliore di lui. Anzi, semmai era il contrario. Ma così non appariva per YooNa, la quale era arrivata a spendere una cifra esorbitante in abiti maschili, abbigliandomi come Park HyungSik in uno dei suoi drama, scegliendo solo vestiti di alta sartoria e dal taglio elegante. Perfino la parrucca, di un punto piuttosto naturale di nocciola, sembrava la vera capigliatura di un ragazzo. In macchina, mi aveva insegnato come metterla e come sistemare le forcine, di modo che non si notassero. Il binder mi stava stretto e mi comprimeva così tanto il seno, che credevo di svenire da un momento all’altro. Ma mia cugina mi disse che era normale, i primi tempi. Poi, ci avrei fatto l’abitudine.
Una cosa alla quale non avrei dovuto badare, era la postura. “Sei abbastanza uomo da non avere bisogno di altri suggerimenti”, mi aveva detto, ridacchiando. Il che era piuttosto vero, mio malgrado. Mia madre si lamentava sempre che mi sedessi come una scimmia, in barba ai precetti di femminile eleganza che si era sempre data pena d’insegnarmi.
«Allora, ripetimi come ti chiami» disse YooNa, mentre guidava verso il grande edificio della Big Hit. Erano le sette e mezzo di sera, il sole era da poco morto dietro agli alti grattacieli della metropoli, tingendo il cielo di rosso ad occidente, mentre ad oriente il nero inchiostro già mangiava il tenero azzurro del giorno. Ed io ero seduta accanto a lei, vestita da uomo di tutto punto, indossando la parrucca ed esercitandomi ad assumere un atteggiamento virile. Se mi fossi osservata allo specchio, non mi sarei riconosciuta. I miei vecchi abiti giacevano abbandonati sui sedili posteriori, in una massa informe di cotone misto. Incredibile come, fino a poche ore fa, pensassi che la mia vita fosse un inutile casino inestricabile.
«Lee MinSoo, ventidue anni, vivo a Dobondong-do e sto frequentando l’università. Ho fatto il colloquio con il signor Oh, questa mattina alle dieci. Sono stato assegnato ai Bangtan come apprendista manager. Conosco il kpop ma preferisco i girl group. Non sono gay e so parlare fluentemente almeno tre lingue: inglese, francese e coreano» elencai, sperando di non mancare alcun punto. YooNa annuì.
«Che rapporto hai, con me?» Domandò ancora.
«Nessuno. Sei la noona truccatrice che mi ha accolto in major, tutto qui» ribattei, pronta. Nel frattempo, ella svoltò, immettendosi nell’ampio parcheggio della Big Hit. Appena spense la macchina, mi posò una mano sulla spalla.
«Questa è l’occasione della tua vita, non sprecarla e non farti prendere dall’ansia. Capisco che comportarsi da ragazzo sia difficile, ma sento che un’opportunità del genere non tornerà mai più. Sono a conoscenza del punto che ciò che stiamo facendo è sbagliato, e che se qualcosa dovesse andare storto, passeremmo un sacco di guai. Ma voglio rimanere positiva. Okay?» Mi chiese, ed io annuii. Aveva ragione, vivere come un uomo era difficile, ma non impossibile. Era vero, non sapevo nulla di managerialità, ma avrei imparato. Potevo farcela. Lo sapevo. Non potevo deludere YooNa e mandare in fumo tutti i rischi che ella si fosse addossata, solo per me. Per la prima volta, nella mia vita, sentivo che sarei stata in grado di portare a termine un compito, perché ci ero tagliata e perché quella era la strada giusta per me. Okay, avevo una forte spiritualità, dovevo ammetterlo. E che c’era di male? Ai nostri giorni, ognuno poteva credere in quel che voleva. D’altronde, se davvero non ci fosse stato nessuno lassù a guardarmi, una botta di fortuna del genere, non mi sarebbe mai arrivata. Sembrava quasi un miracolo. Sentii le dita di YooNa stringersi alla mia spalla, al di sopra del tessuto del cappotto leggero.
«Si va in scena» decretò.
«E andiamo» ribattei, aprendo la portiera e scendendo dalla macchina. Ce l’avrei fatta. Avevo il mondo nel palmo della mia mano. Va bene, le mie tette erano strizzate in diverse bende ed un maledetto binder che non mi faceva respirare, ma potevo andare avanti. Mulan aveva salvato la Cina, fingendosi un uomo. Io avrei saputo gestire sette giovani adulti problematici. Vai, Liv. È la tua partita, e la giocherai al meglio. Lo sappiamo entrambe. Presi un gran respiro e seguii mia cugina nell’edificio. Non si tornava più indietro.




   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: whitecoffee