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Autore: Lou Asakura    03/09/2017    2 recensioni
[Davanti alle lacrime di Nami, Sanji non trovò parole da rivolgerle. Non trovò un solo modo per colmare lo strappo che le aveva causato nel cuore, non trovò un modo per implorare il suo perdono.
Con le mani che tremavano e la voce che si spezzò dopo le prime lettere, riuscì a dirle solo “mi dispiace”.
]
~ Sanji | Nami (romance not implied)
~ Whole Cake Island Spoilers! Warning
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Un rito che si ripeteva, incrollabile, ogni mattina.
Sanji si levava ai primi chiarori dell'alba, raggiungeva la cucina che ancora era ammantata di ombre, poi svelto si affaccendava ai fornelli sui quali disponeva pentole e padelle, pronte ad accogliere la colazione per l'intero equipaggio.
Pregno della soddisfazione che solo lo svolgere il suo lavoro riusciva a dargli, Sanji si allontanava poi in direzione del ponte, nell'attesa che il cibo cuocesse a dovere.
Fissava gli occhi sulle onde del mare, osservava il dondolare pigro dei gabbiani, il sole nascente che ardeva oltre l'orizzonte ed infiammava con la sua luce le spume dell'oceano. Poi, frugava nel taschino alla ricerca della prima sigaretta del giorno e con lentezza la portava alle labbra. Avvicinava le mani a coppa e faceva scattare l'accendino, dopodiché un sottile rivolo di fumo s'insinuava tra le dita.
Era più o meno allora che, puntuale, arrivava lei.
Sanji sapeva che stava arrivando fin da quando sentiva la porta della camera delle donne aprirsi e poi richiudersi lentamente. Non aveva bisogno dell'haki dell'osservazione per riuscire ad immaginare esattamente la traiettoria dei suoi passi, interrotti solo per un breve saluto a Brook e Robin -già svegli, da qualche parte sulla nave- e poi sempre dritti, verso il ponte. Quando alla fine Nami gli compariva accanto, le braccia puntellate sulla ringhiera e i capelli ancora spettinati dal sonno e mossi dal vento, Sanji lasciava che a salutarla fosse il più caloroso dei suoi sorrisi.
Per qualche beato minuto se ne stavano in silenzio, a dare fianco a fianco il benvenuto al giorno che stava per iniziare, limitandosi di tanto in tanto a qualche chiacchiera leggera – Nami si informava sullo stato della dispensa, sulla quantità delle provviste, Sanji le domandava quale fosse il porto più vicino, stabilivano insieme le cifre da spendere per l'approvvigionamento.
Infine, Sanji spegneva la sigaretta sul legno della ringhiera, infilava le mani nelle tasche e faceva ritorno, non dopo averle rivolto l'ennesimo sorriso ricolmo di calore, nel suo regno di spezie e fornelli.
Era un piccolo rito quotidiano, forse qualcosa di superfluo e inosservato ad occhi esterni, ma al quale entrambi non mancavano mai di adempiere.
Fu per quel motivo che, anche quel giorno, Sanji semplicemente sapeva che lei sarebbe arrivata. Quello che avrebbe pagato per sapere, invece, era quali fossero le parole che avrebbe dovuto rivolgerle.
Come da rito uscì sul ponte, accese la sigaretta, fissò gli occhi sul mare. La porta della camera delle donne si aprì – aveva pensato, sperato, quasi, che quel confronto gli venisse risparmiato ancora per un po' – ma non poté evitarsi il consueto fiotto irrazionale di gioia mista ad eccitazione che provò quando, infine, Nami gli comparve al fianco.
Se lei si accorse di quanto Sanji fosse nervoso, non lo diede a vedere. Niente, se non quel primo sorriso mancato e le mani del cuoco strette intorno al legno fino quasi a far sbiancare le nocche sembravano indicare che quella placida mattinata fosse in qualche modo diversa dalle altre.
Ma lo era, e Sanji riusciva a percepirlo nell'aria che si respirava tra loro. Il confronto sarebbe arrivato, lo sapeva – Nami non era il tipo da tirarsi indietro, non era codarda quanto lui.
«E quindi... alla fine ci hai concesso l'onore di tornare, Principe Sanji», esordì, senza guardarlo negli occhi.
Lui serrò la presa sulla ringhiera. Era andata dritta al punto, senza giri di parole... tipico di lei.
«...Nami-san», disse lentamente. «Preferirei che tu non mi chiamassi così».
«Be'», replicò lei freddamente, «non mi sembra di essere stata io la prima a farlo. Non è così, Lord Sanji? Nobile Principe dei Vinsmoke, troppo elevato per stare con dei reietti come noi...»
«Nami-san». Sanji la implorò, tranciando quasi di netto la sigaretta coi denti in uno slancio di rabbia. «Te lo chiedo per favore. Basta».
Lei lo guardò negli occhi per la prima volta. Poi sospirò. «....Non ti aspettare che io ti perdoni così facilmente. Forse Luffy l'ha fatto, ma io non sono come lui. Hai esagerato». Sottolineò l'ultima parola con sdegno.
E avrebbe voluto difendersi da quelle accuse, Sanji, ma sapeva di non averne alcun diritto. Con che diritto negare di aver calciato Luffy fino a quasi ucciderlo, con che diritto negare di averlo chiamato reietto, criminale, feccia, con che diritto negare di aver rinnegato il proprio capitano, di aver riempito di lacrime gli occhi di Nami? Con che diritto, anche se gli stava salvando la vita?
«...Non... non cercherò di giustificarmi», cedette infine, passandosi stancamente una mano sul viso. «Ma, Nami-san... proprio tu dovresti capire perché l'ho fatto, perché ho sentito di non avere altra scelta. Non sei stata tu la prima a rinnegarlo per lo stesso motivo, una volta?»
Sanji vide lo schiaffo arrivare, ma non fece nulla per evitarlo.
Quando riaprì gli occhi Nami gli stava davanti, turbata, che traeva sospiri profondi nel tentativo di calmarsi.
«È proprio per questo...», boccheggiò. «...È proprio per questo che avresti dovuto saperlo, razza d'idiota. Non avresti dovuto commettere il mio stesso errore! Avresti dovuto sapere che lui non si sarebbe mai arreso così facilmente! Dannazione, Sanji-kun, come bugiardo sei terribile! Quelle bugie...». Le spalle tremanti, Nami abbassò le braccia lungo i fianchi. «...Non avrebbero ingannato nessuno... non avrebbero ingannato noi... razza di stupido, avresti dovuto conoscerci bene, ormai! Sapere che insieme avremmo risolto tutto... senza bisogno di ferirvi così tanto a vicenda...». A quel punto, lacrime di rabbia iniziarono a brillarle negli occhi. «Non voglio mai più vedere due compagni che amo combattere l'uno contro l'altro. Mai».
Sanji fu pervaso dall'istinto improvviso di asciugarle le lacrime ed abbracciarla, ma si ritrovò paralizzato nei propri passi, incapace di muovere un solo muscolo. Perché Nami aveva ragione, dio se ne aveva. Avrebbe dovuto sapere meglio di chiunque altro che Luffy non si sarebbe lasciato fermare dai suoi calci, dalle sue bugie, avrebbe dovuto saperlo da quando, anni addietro, era stata la stessa Nami a mentire e rinnegarlo per prima. Come aveva potuto, dannazione, lasciare che succedesse di nuovo?
Si sentì miserabile. Davanti alle lacrime di Nami, Sanji non trovò parole da rivolgerle. Non trovò un solo modo per colmare lo strappo che le aveva causato nel cuore, non trovò un modo per implorare il suo perdono. Con le mani che tremavano e la voce che si spezzò dopo le prime lettere, riuscì a dirle solo “mi dispiace”.
Cercò dentro di sé la forza per guardarla negli occhi. Le lacrime di rabbia brillavano ancora, fiere, le labbra erano strette per trattenere i singhiozzi.
Nami allungò nuovamente un braccio verso di lui. Sanji serrò gli occhi, in attesa dello schiaffo, ma trasalì quando, invece, sentì il palmo di lei che gli si posava sul volto con inaspettata gentilezza.
Quando tornò ad alzare lo sguardo su di lei, le lacrime che le solcavano le guance non erano più dettate dalla rabbia.
«Ma... sai... sono così contenta», balbettò Nami tra i singhiozzi. «Che sei tornato».
Sanji non era mai stato bravo con le parole, sopratutto quando si trattava di lei. Fu per questo che mandò al diavolo ogni razionalità, semplicemente, si gettò in avanti e l'abbracciò.
Furono le braccia di Nami che ricambiarono la stretta a suggerirgli che, forse, era stato perdonato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice.

….sì, lo so, un'altra fanfic su questa saga. SCUSATE SE È COSI' PIENA DI SPUNTI INTERESSANTI
Sinceramente non mi piace per nulla come l'ho scritta, ma vabbè, a questo ormai ci siamo abituati. Mi sento in dovere di dare qualche spiegazione sul comportamento di Nami: non è che in realtà lei fosse davvero arrabbiata con Sanji, ma sappiamo tutti che è molto orgogliosa e riesco ad immaginarmela perfettamente che, una volta calmate le acque dopo la fuga da Big Mom, decida di fargliela pagare almeno un po' e fargli “pesare” il suo perdono. Insomma, Sanji ha effettivamente esagerato con Luffy, e Nami ha sempre risentito enormemente dei conflitti all'interno della ciurma, ne è sempre stata molto toccata. Odia vedere i suoi compagni ferirsi tra loro, quindi riesco ad immaginarmela mentre decide di farla pagare a Sanji almeno un po', pur avendolo già perdonato dentro di sé. E no, anche se alcuni la pensano così, non credo sinceramente che Nami si fosse bevuta le bugie di Sanji durante il combattimento con Luffy. Semplicemente, come ho già detto prima, se l'è presa con lui perché ha esagerato nel cercare di allontanarli con la forza. Se davvero gli avesse creduto, se davvero pensava che Sanji volesse uccidere Luffy e che fosse quindi una minaccia, perché avvicinarsi con tranquillità e senza il minimo timore per dargli uno schiaffo? Senza dubbio era ferita dal suo comportamento, da quell'occhiata fredda che le ha rivolto, ma non penso sinceramente che gli abbia mai creduto -non dopo che lei stessa ha recitato la stessa messinscena ad Arlong Park.
Detto ciò......................... questa fanfic continua a non piacermi. Scusatemi, prima o poi pubblicherò qualcosa di decente GIURO

 

 

   
 
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