Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Blablia87    05/09/2017    5 recensioni
Piccola raccolta di one shot e flash a tema Johnlock.
Poco più che brevi barlumi, senza una precisa collocazione temporale.
(Il rating può variare)
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prompt
: “Hugging”
Tipo di coppia: Slash (Johnlock)
Rating: Verde
Avvertimenti: Parent!lock

 
 
 

Charging
 
 
 

John appoggiò, con un sonoro sbuffo, una grossa valigia nera davanti a sé.
Recuperò poi un borsone in pelle chiara, portandoselo sulla spalla con un movimento rapido che lo face indietreggiare di un mezzo passo. Sistemata con un breve saltello la tracolla, stando attento a non caricare il peso sopra la cicatrice, attese - guardandosi attorno distrattamente - che il rullo girevole restituisse anche l’ultimo bagaglio, un piccolo trolley rosa. Quando lo vide comparire dietro la curva a gomito del circuito gommato abbassò gli occhi, incontrando una massa di capelli chiari e disordinati.
«Andiamo, tesoro» bisbigliò alla bambina seduta, gambe incrociate e braccia conserte, ai suoi piedi.
«Ma papà!» protestò lei, sollevandosi controvoglia. «Sto facendo il gioco degli abbinamenti!»
John sorrise, passandole una mano tra i ciuffi spettinati.
«Sono sicuro che li avresti indovinati tutti, miele» le disse, con voce morbida e venata di stanchezza. «Ma ho davvero bisogno di riposare.»
Si piegò in avanti, sollevando il piccolo trolley dal nastro e posandolo a terra. Poi, con una leggera spinta, lo fece scorrere verso di lei.
«Papo me lo avrebbe fatto fare» borbottò la bambina, imbronciandosi. Per un attimo, il tempo di uno sospiro sconsolato, sembrò una copia in miniatura di Sherlock.
Somigliava sempre a lui, in momenti come quelli. Negli anni aveva incamerato ed assunto tutti i movimenti e le espressioni più peculiari del detective, quasi a compensare - in modo amorevole e istintivo - con i segni caratteriali la mancanza di quelli più strettamente genetici.
«Ne sono certo» rise il medico, iniziando a trascinarsi lungo il corridoio che conduceva all’uscita.
 
«PAPO!» La voce cristallina di Rosie rimbombò all’interno della piccola hall degli arrivi nazionali. John non aveva fatto in tempo a capire che l’urlo di gioia arrivasse da sua figlia che lei, abbandonato il proprio bagaglio al suo destino, era già corsa oltre i nastri bianchi, le braccia sollevate in una richiesta perentoria e disarmante di affetto.
La ritrovò qualche secondo dopo avvinghiata alle gambe di Sherlock che, chino in avanti, si accingeva a posarle un bacio sulla fronte.
«Lo sapevo che saresti venuto!» gridò la bambina, girandosi poi di scatto verso John con un’espressione trionfante sul volto. «Te lo avevo detto che non si sarebbe dimenticato!» esultò, le guance arrossate dalla felicità.
John si lasciò guidare docilmente dall’azzurro delle iridi del detective – che adesso erano fisse su di lui - fino a loro, facendo cadere a terra il borsone non appena fu sufficientemente vicino da riuscire ad appoggiare la fronte contro il petto di Sherlock, chiudendo gli occhi.
Lui, sorpreso, si irrigidì appena. Dopo un attimo di smarrimento, lentamente, alzò le braccia circondando in modo impacciato la vita del medico.
A quel contatto John rilassò le spalle, lasciandosi andare completamente contro l’altro.
«Ehi, così mi schiacciate!» protestò Rosie qualche attimo dopo, liberandosi con una risata dalla prigione di gambe nella quale si era ritrovata bloccata.
«Com’è andata, questa prima riunione familiare dopo anni?» sussurrò Sherlock all’orecchio di John, facendo un occhiolino alla piccola.
«Mi ci vorrà una settimana per riprendermi» bisbigliò lui, con una mezza risata. «Mi sei mancato…»
«Anche tu» rispose il detective, sorprendendosi per la serena facilità con la quale si era lasciato andare ad un’ammissione simile.
«Dev’essere vero, se mi hai concesso persino un abbraccio…» disse il medico, spingendo con ancora più forza il viso tra la stoffa profumata del cappotto dell’altro.
«Andiamo a casa, o volete continuare ad abbracciarvi per tutta la sera?» domandò Rosie, alzando le mani verso l’alto ed enfatizzando un’espressione di divertito fastidio.
«Ancora un attimo, tesoro» rispose John, la voce soffocata dal tessuto del soprabito di Sherlock. «Papà è stanco, e gli abbracci sono un ottimo modo per far scomparire la fatica, lo sapevi?»
«Davvero?» domandò lei, alzando gli occhi su Sherlock in cerca di conferma.
«Esistono, in effetti, vari studi che confermano una reale correlazione tra contatto fisico e ristoro psichico...» annuì lui, sentendo John ridere contro il suo petto.    
Rosie rifletté per qualche secondo, seria. Alla fine si avvicinò, circondando con le braccia le gambe di entrambi.
Rimasero così -  immobili e uniti mentre attorno a loro l’aeroporto continuava a brulicare di vita - fin quando, circa un minuto più tardi, Rosie non si staccò sbadigliando. «Adesso sono stanca io» sussurrò, socchiudendo gli occhi.
«Vuoi un abbraccio per ricaricarti?» le domandò John, appoggiando un rapido bacio sulle labbra di Sherlock prima di separarsi del tutto da lui.
«Meglio un gelato…» rispose lei di getto, improvvisamente sveglia.
John si girò verso il detective, sorprendendolo a metà di un entusiasta movimento di assenso.
«Siete davvero incredibili, voi due» Il medico scosse rassegnato la testa, trattenendo a stento una risata.
«Perché mai?» chiese Sherlock, sollevando le sopracciglia con fare innocente.
«Perché? Perché la vetrata interna della gelateria affaccia sui nastri della riconsegna bagagli, ecco perché.»
«Davveeeero?» proruppero insieme Sherlock e Rosie, assumendo la stessa identica espressione di finta sorpresa.
«E va bene… vi concedo due abbinamenti valigie-passeggeri e un cono gelato. Ma poi andiamo dritti a casa, o vi costringerò ad abbracciarmi continuativamente per le prossime ventiquattro ore.»
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
 
Il rientro è stato decisamente più movimentato di quanto avessi previsto.
Con enorme fortuna sono riuscita a trovare subito un impiego ma, naturalmente, iniziare una nuova avventura lavorativa ha significato aggiungere altri impegni a quelli – già piuttosto numerosi! ^_^’ - derivanti dal trasloco.
Oggi, per la prima volta in assoluto dal nostro arrivo, ho trovato un po’ di tempo per sedermi e scrivere una nuova OS per la raccolta.
È davvero una sciocchezza, me ne rendo conto, ma per me vuol dire tanto essere riuscita a farlo.
 
Grazie, come sempre e di cuore, a chiunque abbia letto fin qui.

E ancora una volta grazie per tutte le meravigliose recensioni. Troverò il tempo di rispondere, promesso!
 
A presto,
B.
 
 
   
 
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