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Autore: Araglas34    05/09/2017    0 recensioni
Quanto può essere difficile andare a combattere per gli ideali in cui credi, di fianco alla persona che ami, ma con la consapevolezza che non potresti mai vedere crescere tuo figlio.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Black, Andromeda Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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 Consapevolezza

Era il 2 maggio del 1998. Remus sapeva che quella data sarebbe stata ricordata da tutto il mondo magico. Sia che avessero vinto loro, sia che avessero trionfato i mangiamorte. Quello era il giorno in cui ognuno, indipendentemente dai suoi ideali, avrebbe combattuto per proteggere ciò a cui teneva di più, anche a costo della propria vita. Si girò verso la sagoma dai capelli rosa che dormiva scomposta sul letto. Pareva tranquilla, il petto si alzava e abbassava in modo regolare. L’uomo si avvicinò a lei, s’inginocchiò e le sfiorò la fronte con le labbra. -Perdonami-. Odiava doverla abbandonare di nuovo, ma questa volta doveva farlo. Non voleva saperla in mezzo a una battaglia, quando una qualsiasi piccola distrazione avrebbe potuto ferirla, o peggio. Andandosene così sperava che lei se ne stesse lì, al sicuro con sua madre. Avrebbe combattuto lui per lei. Ma una parte di lui sapeva che l’auror non se ne sarebbe mai stata con le mani in mano mentre là fuori era in corso una guerra che avrebbe cambiato la vita di ogni mago. Avrebbe combattuto per regalare un futuro migliore a suo figlio. Suo figlio, sentiva ancora una strana sensazione quando ci pensava, ma quel pargolo che dormiva succhiandosi il pollice era stata la panacea che aveva sanato tutte le ombre del suo passato. Ora aveva una famiglia, ma soprattutto, lanciò un’occhiata piena di amore alla moglie, si sentiva amato come non lo era stato da anni. Non avrebbe potuto chiedere di più. Ancora si vergognava di come aveva fatto soffrire Tonks, la persona che lo considerava per quello che era, a cui non interessava niente del suo “piccolo problema peloso”. Non si sarebbe mai perdonato di come l’aveva lasciata sola, scappando come un codardo quando lei era rimasta incinta. Un vagito lo riportò alla realtà. Teddy si era svegliato e ora agitava braccia e gambe, irrequieto. -Shhhh- sussurrò Remus, accarezzandogli i capelli azzurri. Lo cullò stringendoselo al petto finché non si fu riaddormentato, il pugnetto stretto attorno al dito del padre, come per evitare che lo lasciasse. -Ti voglio bene Teddy…ricordatelo sempre- Sulla soglia lanciò un’ultima occhiata a quella stanza immersa nell’oscurità, la luce della luna filtrava appena attraverso le tende. -Mi dispiace…Vi amo- disse e una lacrima cadde dai suoi occhi grigi mentre si voltava. Giù incontrò Andromeda. Le bastò uno sguardo per capire. Annuì lentamente, facendo qualcosa che mai avrebbe immaginato di fare. Lo abbracciò, abbracciò l’uomo che aveva sempre considerato un vigliacco e un pericolo. Ma non quella notte. Si era affezionata a lui, non poteva immaginare che non sarebbe tornato. -Stai attento-. Lui la strinse più forte prima di lasciarla. -Promettimi che ti prenderai cura di loro se io dovessi morire- Suonava strano dirlo ad alta voce, ma doveva essere sicuro che fossero in buone mani. -Certo, non devi neanche chiederlo- rispose lei, la voce rotta dall’emozione. -Addio- l’uomo aprì la porta uscendo nel tiepido vento primaverile. -Remus- la voce della donna lo fece fermare -Ninfadora non avrebbe potuto trovare uomo migliore-. Quelle parole gli riscaldarono il cuore mentre si smaterializzava.  

Si svegliò di soprassalto. Aveva sentito un rumore, simile al crack di una smaterializzazione. Istintivamente allungò la mano alla sua sinistra, sperando di sentire il corpo caldo del marito. Ma quella parte del letto era fredda, abbandonata. A Tonks bastò un istante per capire cosa era accaduto. Quello che temeva sarebbe successo. Ma lei non sarebbe rimasta ferma lì a non fare niente, mentre si combatteva una battaglia per salvaguardare il bene del mondo magico, per difendere quegli ideali a cui aveva sempre creduto. No, anche lei ne avrebbe preso parte, restando al fianco dell’uomo che amava. Guardò Teddy che dormiva tranquillo nella sua culla e, per un attimo sentì il desiderio di restarsene lì con lui, a proteggerlo. Ma sapeva che non sarebbe servito; c’era bisogno di tutto l’aiuto possibile, anche una bacchetta in più avrebbe fatto la differenza. Se i mangiamorte avessero vinto non ci sarebbe stato nulla da fare, il futuro di suo figlio sarebbe stato spazzato via, distrutto da un lampo di luce verde. Se invece si fosse unita agli altri membri dell’ordine, Teddy avrebbe avuto una chance in più. Un’altra possibilità di vivere in un mondo migliore, senza la supremazia dell’odio e della paura. Lei e Remus avrebbero dato la loro vita per questo, lo sapeva fin troppo bene. Aprì l’armadio e tirò fuori un pezzo di pergamena e un piuma. Scrisse due righe alla luce della luna, l’astro che aveva imparato ad odiare. Calde lacrime le rigavano le guance mentre la sua mano scorreva, componendo parole di rimpianto ed amore per il figlio, nel caso non avesse fatto ritorno. Poi, cercando di non svegliarlo, prese il piccolo e scese le scale. Sua madre era in cucina, gli occhi lucidi, intenta a riordinare cose già al loro posto, cercando di non pensare. Quando vide la figlia in piedi, con indosso abiti comodi e la bacchetta a portata di mano, non fu sorpresa. Lei avrebbe fatto la stessa cosa e, per quanto sua figlia lo disprezzasse, loro due erano molto simili. Si avvicinò e prese il nipote tra le braccia, appoggiandolo delicatamente sulla poltrona. Tonks allora si buttò tra le sue braccia, stringendola con affetto come non aveva mai fatto prima. Andromeda cedette e lacrime cominciarono a scenderle prendendosi tra i capelli neri. Ma si ricompose subito: non voleva che lei la vedesse piangere, doveva mostrarsi forte. -Mamma…- -Lo so- la interruppe lei. La ragazza si sentì un po’ rincuorata dal fatto che sua madre, forse per la prima volta, la capisse, capisse che era suo dovere andare. -Promettimi che ti prenderai cura di Teddy- e, per la seconda volta quella notte la donna promise che lo avrebbe cresciuto come un figlio. -Vi voglio bene - disse Tonks, un braccio attorno alle spalle della madre e una mano che accarezzava i capelli blu del figlio. Poi uscì e, gettando un’ultima occhiata alla casa che aveva amato, si smaterializzò. Rimasta sola Andromeda non riuscì a trattenersi. Non doveva mostrarsi forte a nessuno. Pianse, si disperò, cullando il nipotino che aveva preso a gridare, pensando che avrebbe potuto essere l’ennesimo orfano o, che di lì a qualche ora, avrebbero potuto essere ammazzati e torturati dai mangiamorte vittoriosi.

   
 
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