Serie TV > Poldark
Segui la storia  |       
Autore: lady lina 77    05/09/2017    1 recensioni
Seguito di Without you. Un anno dopo la nascita di Isabella-Rose, Ross e Demelza vivono una vita serena e felice a Nampara, insieme ai loro tre figli. Ma il destino si sa, è malefico. E un incidente scombinerà di nuovo le carte, facendoli precipitare in un tunnel di dolore, incertezza e difficoltà.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Demelza si sentiva strana. Si sentiva strana dalla notte appena passata, a causa dello strano colloquio-scontro appassionato avuto con Ross.

Sospirando, si appoggiò al cuscino. Era ancora molto debole e non le era consentito di alzarsi e stava passando la giornata a guardare dalla finestra il caldo sole estivo che baciava tutta la sua amata Cornovaglia. Suo marito stava lavorando in miniera, Jeremy aveva ottenuto di andare con lui e lei se ne stava in silenzio, con le sue due bambine nel letto accanto a lei.

Bella dormiva alla sua sinistra, succhiandosi il pollice. Clowance le stava mostrando un libro illustrato che le aveva dato il maestro, ma sembrava decisamente annoiata. I libri non erano proprio la sua passione e prima o poi lei e Ross avrebbero dovuto arrendersi alla cosa...

"Mamma" – le sussurrò Clowance, sfiorandole il polso – "sai che cosa penso?".

"Cosa?".

"Che adesso che sei guarita, ti meriti un regalo! E io so cosa regalarti e so anche come fare".

A Demelza venne da sorridere, davanti all'espressione seria di sua figlia. "Che cosa hai in mente?".

Clowance sospirò. "Ecco, anche se mi dispiace, dovrei smettere di leggere per oggi pomeriggio, altrimenti non posso farti il regalo. Posso smettere, vero?".

"Oh Clowance...". Sbuffando, Demelza decise di assecondarla. "D'accordo, cosa vorresti fare per me?".

Le dita di Clowance le sfiorarono il polso. "Voglio farti un bracciale con le conchigliette che trovo sulla spiaggia. Posso andare a cercarle? Non hai nemmeno un bracciale".

"A dire il vero ho un sacco di gioielli che mi avevano regalato quando vivevamo a Londra, ma non vedo la necessità di metterli qui in campagna. Soprattutto ora che sono piantonata a letto, debole e senza forze".

Clowance scosse la testa. "Ma mamma, però nessuno di quei gioielli è stato fatto da me. Io farei un bracciale bellissimo, ma posso andare in spiaggia?".

"Prudie e Jud sono al mercato, tesoro, non possono accompagnarti. E io non posso muovermi dal letto".

"Ma io voglio andarci da sola! Ho quasi sette anni, sono grande!" - protestò la bimba. "Jeremy alla mia età, ce lo mandavate da solo, in spiaggia".

Beh, era vero, non poteva dirle di no. E in fondo Clowance aveva ragione, era ormai grande abbastanza per uscire da sola nelle vicinanze. "D'accordo, ma sta attenta! E appena vedi che fa buio, torna subito a casa".

"Grazie mamma!". Lanciando il libro sul letto, Clowance le saltò fra le braccia, stringendosi a lei.

Demelza tentò di rimandere seria. "Clowance, però quando torni a casa, riprendi in mano il libro".

"Giuro!" - disse la piccola, saltando giù dal letto.

"Clowance!".

"Cosa?".

"Portati dietro Artù".

La bambina annuì, chiamò il cane e in un attimo si volatilizzò, come se non avesse aspettato altro.

Demelza la guardò correre fuori dalla porta, rendendosi conto che stava crescendo incredibilmente in fretta. Soprattutto dall'incidente di Ross, Clowance era diventata sorprendentemente indipendente, a volte sfuggente e sempre più intraprendente. Aveva mantenuto la sua faccia tosta e la sua furbizia, doti che suo padre amava alla follia in lei, sapeva essere ruffiana e ammaliante, ma era anche maturata e in alcuni momenti le sembrava distante e malinconica, soprattutto quando Ross era in casa.

Ross...

Demelza, rimasta sola con Bella addormentata, deglutì, lasciandosi cadere sulle coperte.

La sera prima era stato taciturno, dopo essere tornato dalla sua misteriosa commissione, e gli era parso talmente cupo che non aveva trovato il coraggio di chiedere spiegazioni al suo comportamento fino a sera tardi, quando erano rimasti soli nella loro camera.


"Dove sei stato?".

Ross, finendo di togliersi la camicia, si era voltato a fissarla. "A trovare un vecchio amico".

"Lo conosco?" - aveva chiesto, col sopracciglio alzato, piuttosto confusa davanti al tono freddo di suo marito.

"Direi di sì".

"E allora...?".

Ross si era avvicinato al letto, si era seduto accanto a lei e l'aveva scrutata in viso. "Sono stato a casa di Hugh Armitage... Lo conosci bene, giusto?".

Aveva spalancato gli occhi nel sentir pronunciare quel nome. Hugh Armitage era finito nei meandri dei suoi ricordi e da settimane, mesi, non pensava a lui. Non aveva avuto tempo, certo, ma era anche e soprattutto la sua mente che si era rifiutata di pensarlo. Hugh rappresentava un suo momento di smarrimento e debolezza, dove dolore e solitudine erano stati i suoi unici compagni. Hugh era stato un grande pericolo per il suo matrimonio e lo sapeva benissimo che se avesse ceduto, non avrebbe fatto altro che seguire un suo desiderio dettato dall'istinto. Ma alla fine, e ringraziava il cielo per questo, aveva prevalso l'amore vero, complicato ma indissolubile per Ross e per la sua famiglia. Ed era riuscita a dire no, prima di commettere il più grande errore della sua vita. Ross non l'avrebbe perdonata con facilità se fosse successo e soprattutto, lei non avrebbe mai perdonato se stessa.

Sapeva che il confronto con Ross su quanto accaduto con Armitage sarebbe arrivato, una volta che suo marito fosse guarito, ma restava il fatto che questo era un momento che aveva sempre temuto. E il momento era arrivato. "Perché sei andato da lui? Ti ho raccontato tutto quello che è successo, non mi credi?". Beh, in realtà gli aveva raccontato quasi tutto... C'erano quei baci però, di cui Ross non sapeva niente... E che ora pesavano sulla sua coscienza come un macigno.

"Io ti credo e ti crederò sempre! Ma ora che sono in me e ora che ti conosco DAVVERO, voglio sapere la verità".

Si era alzata in piedi a quelle parole, lo aveva fronteggiato e nella sua mente, in quel momento, erano scorsi i momenti di paura, disperazione e solitudine dopo l'incidente alla miniera, la stanchezza infinita di tenere insieme i cocci della sua famiglia, il dolore di sentirsi rifiutata dall'uomo che amava. E la rabbia prese il posto dell'angoscia. Avvicinò le mani al suo petto e gli diede una leggera spinta. "La verità Ross, è che stavo male! E ora la conosci anche tu, perché l'hai vissuta attraverso di me, la sensazione di impotenza che si prova quando vedi chi ami morire lentamente. Tu fai tante cose, corri mille pericoli perché ami farlo e perché hai la dannata convinzione che a te andrà sempre tutto bene! E non ti fermi mai a pensare a cosa succederebbe se invece non ce la facessi... Non pensi a noi, non pensi a me in quel momento. Amo tutto di te, persino i tuoi lati più egoistici... Ma permettimi di sentirmi smarrita e di perdermi, se ti succede qualcosa di male... Se sbagli tu, posso sbagliare anche io".

Ross parve smarrito davanti a quel suo sfogo. "So come ti sei sentita e so anche che eri disperata... Ma voglio sapere come, QUANTO hai sbagliato con Hugh. Questo me lo devi, credo...".

Senza forze, si era accasciata sul letto. "Avrei potuto sbagliare molto, lui mi piaceva, ne ero attratta. Non era amore, non era assolutamente niente di paragonabile a ciò che provo e sempre proverò per te. Ma mi faceva sentire bene, era come vedere in lui una luce in mezzo al buio. Era tutto difficile, tu eri difficile, Clowance era scappata di casa con Valentine Warleggan, c'era la casa da seguire, gli affari, la miniera e non c'era nulla che potesse consolarmi. E lui era gentile, mi venerava come una dea... E cedere sarebbe stata la cosa più facile del mondo. Ma non l'ho fatto perché ho capito che, per quanto faticoso fosse, io era per te che volevo lottare. Ci sono stati alcuni baci, questo sì. E poi gli ho detto addio e a lui non ho più pensato. Volevi la verità ed è questa".

Ross, per lunghi istanti, era rimasto in silenzio. I suoi occhi neri l'avevano scrutata a lungo e lei mai, nemmeno per un istante, aveva abbassato lo sguardo. Era difficile capire se fosse deluso, arrabbiato o sollevato... La guardava e basta. "L'hai baciato?" - chiese infine, con voce rotta.

"Sì".

"E... e... ti è piaciuto?".

Sentì stringersi il cuore davanti al timore che leggeva in quella domanda di Ross. E scosse la testa. "Un bacio è un bacio... Sono le sensazioni che sa regalare, che lo rendono speciale. E io non ho sentito nulla se non una gran voglia di tornare da te. Hugh era solo un sogno, un'isola felice ma immaginaria. Il mio presente, la mia vita vera siete tu e i bambini".

Ross non disse nulla, la abbracciò e la baciò sulla fronte e stettero in silenzio, per lunghi istanti, l'una fra le braccia dell'altro.

"Sei arrabbiato?" - riuscì infine a chiedere.

Ross sospirò fra i suoi capelli. "Forse un po'... Ma credo mi passerà prima di sera".

Lo aveva guardato in viso e ora sembrava più tranquillo. "Se lo fossi, se lo fossi a lungo, ne avresti mille ottime ragioni".

"E' vero. Ma io una volta ho fatto ben di peggio e quell'esperienza mi ha insegnato che a volte si sbaglia, che è umano. Io che ti ho fatto tanto male da costringerti ad andartene di casa, non posso giudicare te, soprattutto visto quello che ti ho fatto passare. E' umano sbagliare ed è umano trovare un appiglio, un qualcosa di bello per non affondare, quando va tutto male".

Aveva sorriso, annuendo. "Io non ho mai amato che te".

"Lo so. E mi dispiace di averti fatta soffrire, è l'ultima cosa che potrei desiderare". Ross aveva guardato distrattamente fuori dalla finestra, accarezzandole i capelli. "Hugh sta male e credo che stia morendo".

A quelle parole, sentì una fitta al cuore e un profondo dispiacere. "Lo so, lo sapevo che era malato, me lo disse l'ultima volta che ci siamo visti".

"Quando vi siete baciati?".

"Quando ci siamo baciati...".

Ross scosse la testa. "Ha tentato di averti, giocando la carta della pietà?".

"Ross...".

"Beh, avrebbe potuto essere una buona tattica, no?".

Ross lo disse sorridendo, in tono leggero, stemperando la tensione creatasi fra loro. Demelza lo guardò, sospettosa. "Non lo hai preso a pugni, vero?".

"No, sarebbe stato poco onorevole gonfiare di botte un moribondo. Ma mi sarebbe piaciuto".

Lo baciò affettuosamente sulla guancia, sprofondando il viso nel suo collo. "Sono fiera di te, Ross".

"Cosa provi, nel sapere che sta così male?".

Decise di essere sincera. "Pena, pietà, dispiacere. E' un ragazzo così giovane e con un futuro così splendente davanti...".

"Solo questo?".

"Solo questo, Ross".


La conversazione era finita così e non avevano più menzionato Hugh durante la serata e la notte. Eppure era ansiosa... Lei e Ross discutevano spesso ma era la prima volta che un uomo si intrometteva fra di loro.

Accarezzò i ricciolini di Bella e si appisolò esausta, aspettando che suo marito o i suoi servi o i suoi figli più grandi facessero ritorno.

Fu svegliata dopo un tempo indefinito, dal tocco gentile di Ross. Era arrivato in camera senza che se ne accorgesse e si era avvicinato a lei con passo felpato, tanto che nemmeno Bella si era svegliata. "Ross?". Si guardò attorno, era ancora chiaro e non doveva aver dormito molto. "E' ancora presto, è un onore averti a casa a quest'ora".

Ross si sedette accanto a lei, baciandola sulla fronte. "Finché non sarai guarita del tutto, credo che mi vedrai spesso in giro per casa".

"Sto bene, ci sono Prudie e Jud che si occupano di me".

"Ma un marito sa farlo meglio". Le strizzò l'occhio, baciandola questa volta sulle labbra.

Demelza sorrise. Sembrava sereno e per nulla turbato. "Beh, sono contenta che tu sia qui".

"Anche io".

"E Jeremy?".

"Ha voluto rimanere alla miniera a giocare con gli altri ragazzini". Ross si guardò attorno guardingo. "E Clowance?".

"E' andata in spiaggia a raccogliere delle conchiglie. Vuole farmi un bracciale".

Ross spalancò gli occhi, impallidendo. "In spiaggia? DA SOLA?".

Demelza sorrise a quella reazione. Ross non avrebbe mai smesso di essere iper-protettivo verso la sua principessina, soprattutto ora che aveva recuperato la memoria. Anche se il loro rapporto era ancora lontano da ciò che era un tempo... "Da sola, sì! Ho pensato che fosse abbastanza grande per allontanarsi senza guardie del corpo".

Ross la guardò storto, molto più storto di quando la sera prima gli aveva parlato dei baci con Hugh. "Sei matta?".

Le venne da ridere ma si trattenne, per non svegliare Bella. "Ross, ma non eri tu che mi raccontavi che a cinque anni passavi i pomeriggi in spiaggia a giocare con Francis?".

"Che c'entra?".

Demelza sospirò. "Si è portata dietro Artù, sta tranquillo. Anzi no, se sei così in ansia, perché non la raggiungi?".

A quell'invito, Ross si incupì. "Perché non ha piacere a stare da sola con me e lo sai benissimo".

Sospirando, Demelza scosse la testa. "Clowance ti adora ed ha bisogno di te. E' testarda come tutti i Poldark, orgogliosa e con la testa dura. Ma sa anche amare come i Poldark, in maniera intensa e profonda. Sei tu l'adulto e sei tu che la conosci meglio di tutti. Devi farlo tu il primo passo, Ross. Va da lei, non stare a pensarci troppo, lasciati guidare dal tuo cuore e la ritroverai, la tua bambina".

Ross sorrise, un sorriso quasi timido. "Mi era meno complicato andare da Hugh Armitage".

Demelza rispose al sorriso. "Lo so, Clowance è un osso più duro". Usò un tono leggero, era felice che Ross sapesse scherzare su Hugh...

"E allora... vado?".

"Vai!" - lo incitò.

E Ross la ascoltò. Le diede un altro bacio sulle labbra e poi lentamente si avviò verso la spiaggia.



  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Poldark / Vai alla pagina dell'autore: lady lina 77