“Caro James,
incredibilmente dopo tanto tempo ho trovato la forza di scriverti una
lettera. Sono passati anni eppure mentre ti scrivo queste parole dentro di
me c’è sempre la folle speranza che tu possa leggerle . Immagino già il tuo
viso scettico e quello sguardo sorpreso, indeciso sulla possibilità di
essere vittima di un mio ennesimo scherzo oppure no. Non sono mai stato un
tipo da lettere, da frasi ad effetto o da grandi gesti e forse non sono
stato nemmeno un grande amico per te .
Nessuno è perfetto, ma io di pregi in me non ne ho mai visti. Eppure tu ne
trovavi tanti. A sentirti ero l’amico migliore che potessi trovare, il più
fedele, il più simile a te. Ho detto più volte che sarei morto piuttosto
che tradirti e forse è così. Ma non mi è stata data la possibilità di
provarlo, di dimostrarti quanto io tenessi a te, a Lily e a Harry.
Harry è nei guai. Si trova in una situazione molto più grande di lui, che
ancora non comprende e che forse non comprendo neppure io. La mia inutilità
inizia a pesarmi più degli anni passati ad Azkaban…”
Sirius si accorse di non poter continuare. Iniziava a rendersi conto di
quanto stupido fosse scrivere una lettera ad un morto, soprattutto quel
“morto”.
Prese il foglio di pergamena e lo nascose nel cassetto, sotto una pila di
cartacce impolverate. Era una di quelle giornate dove sentiva tutto il peso
del dolore , della rabbia e del rancore sulle sue spalle. Vivere in uno
stato continuo di sensi di colpa, ampliamente alimentati da Molly , non lo
stava di certo aiutando. Neppure il pensiero di rivedere finalmente Harry
riusciva a distrarlo.
“E’ l’atteggiamento che ti frega…” affermò alcune sere prima Tonks
“Dovresti essere più positivo, potevi essere ancora rinchiuso ad Azkaban e
nutrirti di topi”
“E invece sono rinchiuso nella vecchia casa dei miei genitori, grande
miglioramento” rispose lui seccato dall’eccessivo ottimismo della ragazza.
“Si” intervenne Remus “Ma devi ammettere che il vitto è decisamente
migliorato .Però, se ne senti la mancanza, dei topi li troviamo in poco
tempo”
La serata si concluse con Tonks e Remus che, ignorandolo per tutto il
tempo, si sedettero su un divanetto a chiacchierare dei tempi passati ad
Hogwarts.
Tutta quella felicità e allegria non faceva altro che infastidirlo . Era
sbagliato, lo sapeva, ma odiare tutto e tutti era una protezione a cui non
voleva rinunciare. Soprattutto dopo la cena di quella sera.
Harleen Dini, un nuovo acquisto dell’ordine e cara amica di Tonks, era
riuscita ad irritarlo tanto da portarlo a lasciare il tavolo fingendo di
stare poco bene. Da quello che aveva capito, appena uscita da Hogwarts
aveva intrapreso una carriera nella magisprudenza, diventando ben presto un
ottimo avvocato. Erano tutti entusiasti di averla nell’ordine, ma nessuno
si rendeva conto di quante celle di Azkaban erano vuote grazie a lei e di
quanti colpevoli erano in libertà a causa della sua smania di raggiungere
incarichi più prestigiosi all’interno del Ministero. Erano all’inizio della
cena quando aveva iniziato, sotto suggerimento di una divertita Tonks, a
raccontare di quante volte aveva salvato Mundungus dalla galera.
Dopo pochi minuti, non potendone più, si era alzato dal tavolo e si era
rintanato nella camera che divideva con Remus. Lui si era sorbito 12 anni
di galera da innocente e lei si divertiva a far scagionare ladri e
delinquenti. La vita era decisamente ingiusta e mai come in questi momenti
sentiva la necessita di avere qualcuno accanto, qualcuno come James.
Mentre metteva nuovamente a posto il calamaio, sentì dei passi salire le
scale e si affrettò ad infilarsi tra le coperte. Non aveva nessuna voglia
di sentire l’ennesima predica di Remus sul suo comportamento asociale.
Si rigirò sul fianco sperando che l’arrivo imminente di Harry riuscisse a
migliorare il suo umore.