Taste
Faceva
caldo e Asahi era ancora sudato dopo l’ennesimo allenamento
estenuante;
desiderava arrivare a casa e sciogliere la tensione muscolare in una
lunghissima doccia, eppure camminava lentamente e non
c’entrava niente la
stanchezza.
Nishinoya
era al suo fianco, con un ghiacciolo al limone che mangiava
voracemente,
cercando al contempo di parlare, incapace di accettare l’idea
di non poter fare
le due cose contemporaneamente.
Asahi
sorrise, guardandolo coi suoi occhi castani, in cui era intessuta in
profondità
una sfumatura di affetto difficilmente fraintendibile.
Noya
se ne accorse e l’ultimo boccone gli parve rimanere
incastrato all’altezza
della gola, tanto che si zittì. Il suo entusiasmo, la voce
squillante, la
parlantina inesauribile erano state bloccate da un semplice sguardo.
Eppure non
era uno sguardo qualsiasi, era quello di Asahi, del suo
asso.
Senza
rendersene conto, entrambi si erano fermati sul ciglio della strada,
poco
lontani da un lampione, con le scarpe tra i ciuffi di erba secca e un
po’
agonizzante che nonostante la calura estiva non voleva proprio saperne
di
inaridirsi del tutto, aspettando solo qualche goccia di pioggia per
risplendere
più rigogliosa che mai.
Un
po’ come la Karasuno, una squadra di fiduciosi ottimisti
esaltati che ignorava
il significato della parola arrendersi.
Qualche
grillo friniva poco distante, se non ci fossero state le luci
artificiali
magari avrebbero persino avvistato delle lucciole, l’aria
notturna aveva il
profumo di qualche fiore, carica di quella dolcezza che solo le estati
adolescenziali possono avere, in cui ogni giorno è un
insieme di istanti
speciali e preziosi che non torneranno mai più.
“Cosa?”
domandò Nishinoya, intuendo che il suo asso aveva qualcosa
sulla punta della
lingua che però proprio non riusciva a tirare fuori. Era
sempre così: Asahi
aveva sempre bisogno di qualche spintarella d’incoraggiamento
per partire, dopo
di che diventava un motore solido e affidabile in grado di condurre la
squadra
e i suoi amici fino alla fine, che fosse di una partita o un qualsiasi
altro
viaggio.
Il
ragazzo grande e grosso dall’aria spaventosa, in quel momento
era tutto fuorché
terrificante: si tirava le ciocche ribelli sfuggite
all’elastico e pareva aver
ingobbito le spalle per diventare più piccolo, forse col
desiderio di
scomparire.
“No,
niente… cioè, solo un pensiero stupido.”
Noya
sospirò e gli puntò contro lo stecchino del
ghiacciolo al limone, nemmeno fosse
uno spadino acuminato:
“Parla,
quante volte devo dirtelo di non tenerti tutto per te?!”
esclamò con rinnovato
vigore. Quella volta l’asso pareva aver bisogno di una
spintarella un po’ più
forte.
Asahi
però non parlò subito, si prese del tempo per
osservare i suoi capelli
assurdamente tirati su, con quella ciocca più chiara che il
libero credeva
essere così figa. Il suo sguardo fiero e luminoso, acuto
come quando in campo
seguiva l’andamento della palla, le spalle ben erette e la
maglietta bianca su
cui campeggiava il motto del giorno, le braccia scoperte sempre con
qualche
livido. Anche se non poteva volare come gli schiacciatori, Nishinoya
era quello
che, tra loro, più di tutti si librava in alto, come un
falco, toccando vette
di bravura impareggiabili e Asahi forse non era mai stato in grado di
spiegargli esattamente quanto lo ammirasse.
“Pensavo
– iniziò a dire – che sei veramente un
grande. Sei figo.”
Quella
parola, così abusata da Hinata, Tanaka e lo stesso Noya,
sulle sue labbra
sembrava strana, tanto più seria e importante. Il libero in
effetti si irrigidì
a quel complimento e un lieve rossore si fece strada sulle sue guance,
sembrava
anche a corto di parole, ma non importava perché Asahi non
aveva ancora finito
di parlare; ormai il motore si era avviato.
“Sei
figo e penso che qualsiasi ragazza ti ammirerebbe, se ti conoscesse
almeno un
quarto di come ti conosco io. E poi tu hai sempre detto di esserti
iscritto
alla Karasuno perché ti piacevano le uniformi femminili, ti
piacciono le
ragazze e le cose carine e io… io non sono niente di tutto
ciò – si grattò una
guancia, a disagio – credo di non aver ancora capito bene
perché vuoi stare con
me.”
Ripensò
al giorno in cui Noya, tirando fuori tutto il suo coraggio, gli aveva
domandato
di uscire e alla risposta affermativa che gli era salita prontamente
alle
labbra, come se non fosse stata possibile nessun’altra
possibilità. C’era stato
imbarazzo tra di loro all’inizio, camminavano e si guardavano
di sottecchi,
dimentichi del modo in cui stavano insieme ogni giorno. Solo pensando a
ciò,
ricordandosi di tutte le ore spese spalla a spalla,
l’imbarazzo si era poi
sciolto e avevano iniziato a chiacchierare senza più
preoccuparsi di dover
dimostrare qualcosa all’altro. Erano stati loro stessi, era
stato naturale,
come era stato poi naturale arrivare a baciarsi, guardarsi negli occhi
e
desiderare di farlo un’altra volta.
Nishinoya
sgranò gli occhi, incredulo, fissandolo come se avesse
davanti un
incomprensibile test di inglese.
“Ma
di che parli?” domandò, sbattendo più
volte le palpebre.
Asahi
si innervosì e cominciò a muoversi scompostamente
sul posto, a fare gesti
inutili con le mani, mentre cercava di balbettare:
“No,
ecco… è che prima eri così…
insomma, io…”
A
porre fine ai suoi vaneggiamenti ci pensò Noya mettendogli
una mano sul petto e
stringendo tra le dita forti la sua maglia, quasi come se avesse
premuto un
interruttore magico.
Asahi
lo guardò in silenzio, mordicchiandosi ansiosamente il
labbro inferiore, mentre
il libero invece sfoderava uno dei suoi sorrisi più belli e
rideva, divertito:
“Non
so proprio di cosa diavolo parli, Asahi! Ti fai un sacco di problemi
solo
perché non puoi vederti coi miei occhi – gli
spiegò – sembri tanto grosso e
minaccioso, ma la maggior parte del tempo sei incerto e timido, vai nel
pallone
per niente e arrossisci peggio di una ragazzina, cosa
c’è di più carino di questo?”
La
sua risata squillante si spense nel buio della sera, l’ultima
eco venne
trasportata lontano dal vento caldo e Noya si fece serio in viso,
stringendo
con un po’ più forza la maglietta
dell’asso, come non poteva invece tenere
stretto il pallone durante il gioco.
“Eppure,
quando chiami la palla, quando ti vedo davanti a me che salti e
schiacci, così
sicuro di te, così maestoso e bello… penso sempre
che non esiste niente di più
figo. Ogni volta che schiacci, Asahi, ogni volta mi innamoro un
po’ di più,
come puoi avere dei dubbi?”
L’asso
trattenne un attimo il respiro davanti a quelle parole così
schiette. Come
sempre Nishinoya parlava senza filtri, capace di dire le cose
più sconcertanti
con una semplicità disarmante; una cosa tutt’altro
che facile, esattamente come
il ruolo che ricopriva.
Asahi,
per una volta, non perse tempo a porsi domande inutili, non si
lasciò
risucchiare dai dubbi e le paranoie, bensì agì
d’istinto, chinandosi e baciando
il ragazzo coraggioso che amava a sua volta.
Lo
sentì sussultare, ma non indietreggiò e
baciò le sue labbra che sapevano di
limone, dolci, ma con quel retrogusto lievemente aspro e tagliente,
esattamente
come era il libero della Karasuno.
Asahi
gli posò anche una mano sulla guancia e non la
scostò quando si allontanò
appena, per guardarlo e dirgli:
“Posso
saltare così solo perché so che dietro di me ci
sei tu, Yuu. So che ci sei tu a
sostenermi, per questo posso volare.”
Il
torace di Nishinoya si gonfiò, come a voler respirare quelle
parole, e rimase
un istante bloccato così, senza buttare fuori
l’aria, quasi volesse trattenere
più a lungo il loro gusto sul palato. Poi però
gli sorrise, esaltato e affilato,
con quegli occhi brillanti e i capelli elettrici che solo lui poteva
portare a
quel modo.
“Sempre
Asahi, sempre. Continuiamo a farlo insieme, un’altra
volta.”
“Sì,
un’altra volta” confermò
l’asso, chinandosi per baciarlo nuovamente su quelle
labbra che sapevano di limone e vittoria.
Un’altra
volta, un’altra e poi
un’altra ancora.
L’angolino
oscuro:
Faccio il mio ingresso a gamba tesa anche su questo fandom con questa
piccola
sciocchezzuola fluffosa e diabetica. Noya è in assoluto il
mio personaggio
preferito e quando l’ho visto assieme ad Asahi è
stato colpo di fulmine! Sono
perfetti insieme, e in fondo il libero della Karasuno è
quello che più di tutti
gli infonde fiducia e lo sostiene, guardandogli le spalle, sono
meravigliosi
*sospira*
Spero
che questa OS vi sia piaciuta e che nonostante il fluff i personaggi
non siano
OOC, per qualsiasi cosa, critica, insulto, voglia di discutere sono
sempre a
disposizione, quindi ditemi pure cosa ne pensate senza paura. Alla
prossima,
sto già pensando qualcosa per Tsukki e Kuroo XD