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Autore: Sunako_7    07/09/2017    4 recensioni
Una sera d'estate Nishinoya e Asahi camminano assieme, l'asso della Karasuno è cullato dai suoi dubbi e dal vento caldo della sera. Sarà in grado Noya di spazzarli via?
Dal testo:
Asahi sorrise, guardandolo coi suoi occhi castani, in cui era intessuta in profondità una sfumatura di affetto difficilmente fraintendibile
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Asahi Azumane, Yuu Nishinoya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Taste

 

 

 

Faceva caldo e Asahi era ancora sudato dopo l’ennesimo allenamento estenuante; desiderava arrivare a casa e sciogliere la tensione muscolare in una lunghissima doccia, eppure camminava lentamente e non c’entrava niente la stanchezza.
Nishinoya era al suo fianco, con un ghiacciolo al limone che mangiava voracemente, cercando al contempo di parlare, incapace di accettare l’idea di non poter fare le due cose contemporaneamente.
Asahi sorrise, guardandolo coi suoi occhi castani, in cui era intessuta in profondità una sfumatura di affetto difficilmente fraintendibile.
Noya se ne accorse e l’ultimo boccone gli parve rimanere incastrato all’altezza della gola, tanto che si zittì. Il suo entusiasmo, la voce squillante, la parlantina inesauribile erano state bloccate da un semplice sguardo. Eppure non era uno sguardo qualsiasi, era quello di Asahi, del suo asso.
Senza rendersene conto, entrambi si erano fermati sul ciglio della strada, poco lontani da un lampione, con le scarpe tra i ciuffi di erba secca e un po’ agonizzante che nonostante la calura estiva non voleva proprio saperne di inaridirsi del tutto, aspettando solo qualche goccia di pioggia per risplendere più rigogliosa che mai.
Un po’ come la Karasuno, una squadra di fiduciosi ottimisti esaltati che ignorava il significato della parola arrendersi.
Qualche grillo friniva poco distante, se non ci fossero state le luci artificiali magari avrebbero persino avvistato delle lucciole, l’aria notturna aveva il profumo di qualche fiore, carica di quella dolcezza che solo le estati adolescenziali possono avere, in cui ogni giorno è un insieme di istanti speciali e preziosi che non torneranno mai più.
“Cosa?” domandò Nishinoya, intuendo che il suo asso aveva qualcosa sulla punta della lingua che però proprio non riusciva a tirare fuori. Era sempre così: Asahi aveva sempre bisogno di qualche spintarella d’incoraggiamento per partire, dopo di che diventava un motore solido e affidabile in grado di condurre la squadra e i suoi amici fino alla fine, che fosse di una partita o un qualsiasi altro viaggio.
Il ragazzo grande e grosso dall’aria spaventosa, in quel momento era tutto fuorché terrificante: si tirava le ciocche ribelli sfuggite all’elastico e pareva aver ingobbito le spalle per diventare più piccolo, forse col desiderio di scomparire.
“No, niente… cioè, solo un pensiero stupido.”
Noya sospirò e gli puntò contro lo stecchino del ghiacciolo al limone, nemmeno fosse uno spadino acuminato:
“Parla, quante volte devo dirtelo di non tenerti tutto per te?!” esclamò con rinnovato vigore. Quella volta l’asso pareva aver bisogno di una spintarella un po’ più forte.
Asahi però non parlò subito, si prese del tempo per osservare i suoi capelli assurdamente tirati su, con quella ciocca più chiara che il libero credeva essere così figa. Il suo sguardo fiero e luminoso, acuto come quando in campo seguiva l’andamento della palla, le spalle ben erette e la maglietta bianca su cui campeggiava il motto del giorno, le braccia scoperte sempre con qualche livido. Anche se non poteva volare come gli schiacciatori, Nishinoya era quello che, tra loro, più di tutti si librava in alto, come un falco, toccando vette di bravura impareggiabili e Asahi forse non era mai stato in grado di spiegargli esattamente quanto lo ammirasse.
“Pensavo – iniziò a dire – che sei veramente un grande. Sei figo.”
Quella parola, così abusata da Hinata, Tanaka e lo stesso Noya, sulle sue labbra sembrava strana, tanto più seria e importante. Il libero in effetti si irrigidì a quel complimento e un lieve rossore si fece strada sulle sue guance, sembrava anche a corto di parole, ma non importava perché Asahi non aveva ancora finito di parlare; ormai il motore si era avviato.
“Sei figo e penso che qualsiasi ragazza ti ammirerebbe, se ti conoscesse almeno un quarto di come ti conosco io. E poi tu hai sempre detto di esserti iscritto alla Karasuno perché ti piacevano le uniformi femminili, ti piacciono le ragazze e le cose carine e io… io non sono niente di tutto ciò – si grattò una guancia, a disagio – credo di non aver ancora capito bene perché vuoi stare con me.”
Ripensò al giorno in cui Noya, tirando fuori tutto il suo coraggio, gli aveva domandato di uscire e alla risposta affermativa che gli era salita prontamente alle labbra, come se non fosse stata possibile nessun’altra possibilità. C’era stato imbarazzo tra di loro all’inizio, camminavano e si guardavano di sottecchi, dimentichi del modo in cui stavano insieme ogni giorno. Solo pensando a ciò, ricordandosi di tutte le ore spese spalla a spalla, l’imbarazzo si era poi sciolto e avevano iniziato a chiacchierare senza più preoccuparsi di dover dimostrare qualcosa all’altro. Erano stati loro stessi, era stato naturale, come era stato poi naturale arrivare a baciarsi, guardarsi negli occhi e desiderare di farlo un’altra volta.
Nishinoya sgranò gli occhi, incredulo, fissandolo come se avesse davanti un incomprensibile test di inglese.
“Ma di che parli?” domandò, sbattendo più volte le palpebre.
Asahi si innervosì e cominciò a muoversi scompostamente sul posto, a fare gesti inutili con le mani, mentre cercava di balbettare:
“No, ecco… è che prima eri così… insomma, io…”
A porre fine ai suoi vaneggiamenti ci pensò Noya mettendogli una mano sul petto e stringendo tra le dita forti la sua maglia, quasi come se avesse premuto un interruttore magico.
Asahi lo guardò in silenzio, mordicchiandosi ansiosamente il labbro inferiore, mentre il libero invece sfoderava uno dei suoi sorrisi più belli e rideva, divertito:
“Non so proprio di cosa diavolo parli, Asahi! Ti fai un sacco di problemi solo perché non puoi vederti coi miei occhi – gli spiegò – sembri tanto grosso e minaccioso, ma la maggior parte del tempo sei incerto e timido, vai nel pallone per niente e arrossisci peggio di una ragazzina, cosa c’è di più carino di questo?”
La sua risata squillante si spense nel buio della sera, l’ultima eco venne trasportata lontano dal vento caldo e Noya si fece serio in viso, stringendo con un po’ più forza la maglietta dell’asso, come non poteva invece tenere stretto il pallone durante il gioco.
“Eppure, quando chiami la palla, quando ti vedo davanti a me che salti e schiacci, così sicuro di te, così maestoso e bello… penso sempre che non esiste niente di più figo. Ogni volta che schiacci, Asahi, ogni volta mi innamoro un po’ di più, come puoi avere dei dubbi?”
L’asso trattenne un attimo il respiro davanti a quelle parole così schiette. Come sempre Nishinoya parlava senza filtri, capace di dire le cose più sconcertanti con una semplicità disarmante; una cosa tutt’altro che facile, esattamente come il ruolo che ricopriva.
Asahi, per una volta, non perse tempo a porsi domande inutili, non si lasciò risucchiare dai dubbi e le paranoie, bensì agì d’istinto, chinandosi e baciando il ragazzo coraggioso che amava a sua volta.
Lo sentì sussultare, ma non indietreggiò e baciò le sue labbra che sapevano di limone, dolci, ma con quel retrogusto lievemente aspro e tagliente, esattamente come era il libero della Karasuno.
Asahi gli posò anche una mano sulla guancia e non la scostò quando si allontanò appena, per guardarlo e dirgli:
“Posso saltare così solo perché so che dietro di me ci sei tu, Yuu. So che ci sei tu a sostenermi, per questo posso volare.”
Il torace di Nishinoya si gonfiò, come a voler respirare quelle parole, e rimase un istante bloccato così, senza buttare fuori l’aria, quasi volesse trattenere più a lungo il loro gusto sul palato. Poi però gli sorrise, esaltato e affilato, con quegli occhi brillanti e i capelli elettrici che solo lui poteva portare a quel modo.
“Sempre Asahi, sempre. Continuiamo a farlo insieme, un’altra volta.”
“Sì, un’altra volta” confermò l’asso, chinandosi per baciarlo nuovamente su quelle labbra che sapevano di limone e vittoria.

Un’altra volta, un’altra e poi un’altra ancora.

 

 

 

 

 

 

L’angolino oscuro: Faccio il mio ingresso a gamba tesa anche su questo fandom con questa piccola sciocchezzuola fluffosa e diabetica. Noya è in assoluto il mio personaggio preferito e quando l’ho visto assieme ad Asahi è stato colpo di fulmine! Sono perfetti insieme, e in fondo il libero della Karasuno è quello che più di tutti gli infonde fiducia e lo sostiene, guardandogli le spalle, sono meravigliosi *sospira*
Spero che questa OS vi sia piaciuta e che nonostante il fluff i personaggi non siano OOC, per qualsiasi cosa, critica, insulto, voglia di discutere sono sempre a disposizione, quindi ditemi pure cosa ne pensate senza paura. Alla prossima, sto già pensando qualcosa per Tsukki e Kuroo XD

   
 
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