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Autore: Wednesday88    07/09/2017    0 recensioni
Halamshiral, capitale dell'Impero delle Maschere, è salva. La duchessa Floriane de Chalons è stata sconfitta e di Corypheus sembrano essersi perse le tracce. Il mago eretico Solas sta provando qualcosa di più del semplice affetto per Elanor Lavellan e le chiese un ballo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cole, Dorian Pavus, Inquisitore, Solas
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Un boato scosse il terreno sotto i nostri piedi. La fortezza tremò. Lunus che era dall’altro capo del salone per la prima volta alzò il capo dal cadavere del suo amato, vidi le ombre del suo volto rigato di lacrime. Riuscii a percepire il pensiero che mi colpì attraverso il suo sguardo.

Il Velo.
Confermò il Temibile Lupo, uggiolando isterico.
Non abbiamo più tempo.

Alcuni anni di relativa pace…” ridacchiò Dorian sarcastico, ignorai volutamente il commento e con un rapido movimento delle dita ricucii cauterizzando magicamente l’arto mutilato di Elanor. I suoi occhi erano colmi di lacrime, tentava di trattenerle orgogliosa com’era, ma io riuscivo a sentirle nel suo respiro. Il suo dolore mi trafiggeva come lame di ghiaccio, l’arto reciso smise di sanguinare. Non ebbi il coraggio di dire nulla, Cullen si strappò un pezzo della tunica e me la passò, bendai al meglio che potevo quel braccio lacero. Lo annodai sotto la spalla e tornai a guardare Elanor. “Ce la fai a reggerti in piedi?” le chiese Cassandra con dolcezza. Lei si guardò il moncone, “Sì, credo di sì…” C’era una grande tristezza nelle sue parole. Si tirò in piedi, barcollando un po’, Cassandra la resse con le poche forze che le rimanevano.
Un altro boato. Il tetto crepitò sinistro sopra di noi, la fortezza mi sembrò all’improvviso un immenso castello di carte in balia del vento. “Ed ora cosa facciamo?” chiese Dorian avvicinandosi a noi con mia figlia in braccio, schiacciata contro la sua giubba. La grande mano dell’uomo teneva ancora coperta la sua piccola orecchia a punta, la bimba premuta contro il petto di Dorian mi guardò spaventata. “Cercherò di aprire un portale verso un altro mondo. Cercherò di salvarvi.” Dissi. Il mio sguardo accarezzò Lunus in fondo alla stanza. La vidi accarezzare il volto di Abelas, mi avvicinai a lei. Cole mi seguiva silenzioso, mi fermò prendendomi per un braccio. “Lascia… – mi disse – lascia che ci pensi io.” Mi disse il ragazzo dai capelli di grano. Mi arrestai a pochi passi dalla donna-drago. Il suo volto contratto era una maschera di dolore, rimasi a rabbrividire in un angolo, mi strinsi il torace con le braccia, vedendola in quello stato. Sembrava una bambina: era accovacciata come una ragazzina, le ginocchia sotto il mento e un braccio attorno alle gambe, a piedi nudi. I suoi occhi erano vuoti, una sua mano accarezzava senza sosta la fredda pelle di Abelas. Cole fece un’altra dozzina di passi verso Lunus, e poi la donna-drago urlò. Urlò, urlò fino a rimanere senza fiato, poi sentii il suo faticoso ansimare. “Uccidimi!” mi gridò. “Se hai pietà di me, uccidimi elfo! Hai la forza necessaria per padroneggiare la tua magia! Fallo!” Mi chiesi brevemente se avesse previsto quel momento, se avesse immaginato la mia immobilità e l’avanzata di Cole. Vidi Lunus guardare il ragazzo con il viso deformato dal dolore, le lacrime sembravano non avere una fine, cadevano nel vuoto colpendo il volto immobile dell’elfo ambrato. “L’eternità è un tempo troppo lungo da passare da soli, Cole...” la sentii dire, il ragazzo si chinò verso di lei e le tolse una lacrima dallo zigomo. “...la mia epoca sarebbe finita tanto tempo fa, ma Mythal ebbe pietà di me cercando di salvare qualcosa che ormai era destinato ad essere perduto per sempre.” la donna-drago continuava a passarsi tra le dita i capelli insanguinati di Abelas, sembrava lo stesse coccolando, dolce e premurosa. “E poi arrivò Abelas. Bello e fiero come solo un elfo poteva essere. Si insinuò nella mia vita quasi per gioco, un mio gioco, ma si rivelò ben presto per me quella luce che riusciva a non gettarmi nel baratro della follia. Ed ora che non è più accanto a me cosa mi resta, ragazzo? – chiese più a se stessa che a Cole – Non ho più nulla per cui valga la pena di lottare. Avrei dovuto dirgli che lo amavo... ma ero troppo sciocca, troppo orgogliosa. Ho sempre dato per scontato che ci sarebbe sempre stato, che sarebbe sempre tornato da me dopo ogni battaglia. Ed ora guardalo, giace qui, tra le mie braccia e non si muove, lo chiamo e non mi risponde. Dov'è? Dov'è il mio Abelas? – il suo dolore la stava consumando, vidi le sue lacrime continuare a scendere, cadendo sui capelli dorati e sporchi dell'elfo – Sono sola, vorrei essere come quelle bestie là fuori, senza cervello né cuore, senza rimpianti né dolori... Fin zu'u kopran, Cole?” lo Spirito di Compassione la fissava senza giudicare il suo dolore, senza compatirla le si sedette affianco. “Hai suo figlio.” Vidi Lunus toccarsi il ventre ancora piatto, accennò brevemente un sorriso, ma la tristezza prese il sopravvento “Volevo questo figlio perché era suo. Lui me ne ha fatto dono per legarci ancora di più di quanto già non lo fossimo, per costruire quella famiglia, quella vita regolare che da secoli entrambi sognavamo e che ora non arriverà mai.” Il viso della donna si spostò su di me, ero pietrificato dall’ondata di dolore della donna-drago. Dimenticai perfino di respirare. “Non farlo. – disse Cole – Abelas non vorrebbe questo. Solas può aiutarci, ancora.” disse, Lunus sbuffò in una risata sforzata. “Abelas non può dirlo con certezza, – replicò sfiancata – ma penso che tu abbia ragione, spiritello. Permettetemi di portare il suo corpo con noi.” Cole e Lunus si girarono verso di me, acconsentii alla strana richiesta senza esitazione.
 
Un tremore ci scosse violento, riportandoci con i piedi per terra, precipitammo violentemente nella cruda realtà. “Riportate i feriti qui!” ordinò Elanor guardando anche Cassandra. “Ti prego Cass, facciamo come dice. Qui non siamo al sicuro.” la donna sbuffò disgustata, mi guardò “Se fallisci, elfo, prima che io muoia, sta sicuro che ti ucciderò.” ignorai la minaccia della Cercatrice. Cercai di la calma, cercai di capire come fece Avallac’h, chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi. “Puoi davvero farlo?” chiese Dorian stupefatto. “Non lo so. – Risposi sincero. – Un Saggio elfico non molto tempo fa mi dimostrò essere in grado. In ogni caso non abbiamo alternative. Ho bisogno di te, amico mio. La tua conoscenza della magia temporale mi sarà di grande aiuto.” Lo stupore superò la rabbia che covava da più di un anno nei miei confronti, mantenni la mia concentrazione sulle parole appena sussurrate da Avallac'h quando aprì il portale. Quello richiese molta concentrazione e anche una perdita totale di riservatezza nei miei pensieri. Brancolai percependo le perplessità e le paure di tutti i superstiti. Riuscivo appena a concentrarmi abbastanza, i loro pensieri urtavano contro i miei strindendo come unghie su un vetro. Allargai le braccia e racimolai la mia mana. Mi concentrai. Dorian al mio fianco fece altrettanto, sentivo la sua potente magia unirsi alla mia e tra le nostre mani si formò una sfera dai colori brillanti, tingeva i nostri palmi di arancione e rosso. Dorian mi guardò, la lanciammo davanti a noi, un portale si aprì. I suoi contorni erano molto diversi da quello aperto da Avallac’h, ringhiai. Un attimo dopo il portale si chiuse, esplodendo come una bolla di sapone. Nel silenzio deluso che seguì il nostro tentativo fallito, trovai uno spazio per imprecare. La magia della dislocazione deve basarsi sui ricordi di chi viaggia. disse cupo Dorian. “Ammesso che tu non abbia intenzione di portarci nell’Oblio, dubito ci muoveremo da qui.” Aveva ragione. Frustrato e rabbioso mi presi il viso tra le mani. Il Lupo venne al mio fianco, ma chiusi la mia mente alla sua premura. Guaì sedendosi.
 
Un’esplosione magica mi rischiarò le spalle. La sua luce accecante costrinse Dorian a proteggersi il viso. “Emma solas him mar din'an. Lethallin.” Quella voce. Pensai. “Cos’è successo?” chiese fredda la voce maschile. Non ebbi il coraggio di voltarmi. Sapevo benissimo di chi si trattasse, per questo non avevo la forza di vedere il suo viso. “Abelas…” disse a voce greve di paura. Lo sentii avvicinarsi a me e prendermi per una spalla, mi voltai rimanendo convinto a non incontrare i suoi occhi color acquamarina. “Dimmelo, Fen’Harel. Merito una spiegazione. Ho sentito il cristallo della mia spilla esplodere, ed ora vedo…” le parole gli si smorzarono in gola. Non ebbi il coraggio di giustificarmi. Avallac’h mi guardava in un miscuglio di dolore ed incredulità. Lasciai che il caos di quella stanza parlasse al posto mio. “Abelas si è sacrificato per salvare la mia bambina.” dissi cercando di non sembrare uno stupido ingrato, non credei nemmeno per un istante di esserci riuscito. Avallac’h abbassò lo sguardo. “Arrabbiarsi con te non serve ormai a molto Lethallin. Sono stato attirato qui ed ora questo mondo sta per essere distrutto. Non ho più nemmeno il fiato per maledirti. Mio fratello ha pagato con la sua vita il prezzo richiesto dall’Antico Sangue.” un boato sordo fece staccare alcuni pezzi di intonaco dal soffitto, Cassandra e Cullen si spostarono. Un grosso pezzo di legno precipitò dal soffitto schiantandosi contro un qunari pietrificato che si frantumò sotto il suo peso. “Ho poca energia magica per aprire velocemente un portale verso il mio mondo e tu hai la mana ancora più bassa della mia.” “Questa fortezza non reggerà a lungo…” puntualizzò Dorian guardando il viso cereo del Saggio elfico. Avallac’h si portò una mano al mento, pensieroso. “Ci sono io.” disse con quieta decisione Elanor. Avallac’h si girò verso Elanor guardandola negli occhi, la squadrò. Vide il braccio amputato e poi si voltò verso di me, mi guardò comprensivo sorridendomi complice. Per me fu un pugno in pieno volto. “Ora capisco perché ti sei innamorato di lei fratello.” tornò a voltarsi verso Elanor, le porse la mano invitandola a raggiungerlo che lei prese avanzando verso il Saggio, lui le sorrise guardandola negli occhi viola e le baciò delicato il palmo della mano “Sono stato scortese. Io sono Crevan Espane aep Caomhan Macha, ma tu da’len, puoi chiamarmi Avallac’h.” Elanor si inchinò innanzi all’elfo dagli occhi acquamarina “Sei pronta, bambina?” le chiese un’ultima volta. Lo sguardo di Elanor si posò sul mio viso e vidi l’incertezza invadere il suo volto, il suo sguardo mi rese rabbioso e aggressivo, ma non potevo fare nulla se non aspettare e sperare. “Aprirò un portale per Cintra. Vi troverete davanti ad un territorio martoriato dalla guerra e denso di pericoli, ma se volete sarete al sicuro. Dubito che questo mondo possa ovvrirvi alternative migliori dato che a breve non esisterà più.” Le sue parole astute stavano seminando incertezza in me. “Fallo, te ne prego.” rispose Elanor stanca ma ostinata, vidi la bocca di Avallac’h arricciarsi. Conoscevo di cos’era capace il Saggio e la sua espressione su quel viso triangolare non fu di alcun aiuto a placare la mia frustrata ansia. Mi misi al fianco di Elanor, le poggiai una mano sul fianco carcando di dare a lei la sicurezza che io in quel momento non avevo. Avallac’h mi guardò, sembrava quasi divertito. “Il Lupo deve marcare il suo territorio. – sogghignò Avallac’h – Rilassati Fen’Harel.” mi rassicurò, non che ne avesse bisogno. Vidi i marchi sotto gli occhi del Saggio vibrare di forza. Brillavano nei loro riflessi metallici, sentii il peso del corpo di Elanor crollarmi addosso, la ressi, la vidi chiudere gli occhi e respirare sempre più stanca. Avallac’h continuava ad assorbire la sua magia, inspirando profondamente. Vidi i marchi sul suo volto contorcersi vivaci. Lo vidi abbassare il viso di scatto. I suoi occhi erano vuoti, senza pupille, azzurri come l’acqua del mare in una giornata di sole terso, le lasciò la mano e questa volta scandì bene le parole: “Aevon vort!” l’altra riva, pensai, sorrisi alla semplicità delle parole. Avallac’h mi guardò. Il portale si aprì davanti ai miei occhi, scuro e bordato di azzurro, come lo ricordavo. Rimasi stupefatto. Baciai la testa di Elanor e la presi in braccio. “Ora che hai imparato, usa questa magia con attenzione. La magia della dislocazione fisica solitamente richiede un lungo tempo di preparazione e prosciuga le energie del mago che la lancia. Grazie al mio Spirito sono in grado di essere estremamente veloce nel rigenerare la mia magia. Ci vogliono tanto tempo e tanta pratica.” mi avvisò con un sorriso triste. Di tempo a disposizione il Saggio ne ebbe un’infinità, setacciando lo spazio ed il tempo in cerca di Lara. Continuò a sorridermi con aria triste sapendo la deriva dei miei pensieri.
 
I miei giorni a Skyhold finirono come una partita a Grazia Malevola interrotta, in un risultato equilibrato e incerto, tutte le possibilità erano come sospese. A volte mi parve crudele questa fine, altre volte la pensavo come una benedizione, perché rimaneva forse una speranza di ritornare. È come l’anticipazione che un abile menestrello crea quando fa una pausa, lasciando crescere il silenzio prima di lanciarsi nell’ultimo ritornello della canzone. Talvolta un vuoto può sembrare una promessa da mantenere.
 
Abelas mi manca spesso. So che non incontrerò mai più uno così. Mi ritengo fortunato per ciò che da lui ho ricevuto. Il rispetto prima e l'amicizia poi. Non penso che mi legherò di nuovo in quel modo a qualcuno, non credo conoscerò un’amicizia leale e profonda come quella.
 
Ho Elanor, ho Ainwen e i miei compagni. Avallac’h e Cirilla si sono uniti a noi, al nostro gruppo, a quella che Elanor chiama famiglia.
Tutto questo mi basta, e non chiedo altro.
 
Sto bene.
   
 
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