Sogno di una notte d'estate.

È notte, ma non tanto perché non mi piaccia uscire di giorno, quanto più perché nei locali notturni, come dice lo stesso nome, si va di notte…

Ma non fatemi perdere il filo del discorso!!

È notte,ci siamo? E come ogni sera mi sto avviando verso un bel pub che ho notato qualche sera fa per trovarmi un bella donna con cui divertirmi, magari una bella bruna, e da cui farmi una bella bevuta, quando sento venire da non troppo lontano un urlo straziante.

Delle urla, per essere sincero.

E come sempre io che non sono in grado di farmi gli affaracci miei, sono andato a vedere che cavolo stava succedendo.

Giro l’angolo e mi ritrovo davanti una ragazza, giovane e anche abbastanza bella, stesa a terra in una pozza rossa.

Molto sangue, ovunque, caldo, fresco.

Sento la gola farsi improvvisamente secca e una sete impellente quasi mi strozza.

Lo posso  già sentire scorrere caldo giù nella mia gola e colare lascivo sul mento, viscoso e denso. Sento il forte odore di ferro riempirmi le narici e le pupille dilatarsi.

So che ormai i miei occhi sono diventati rosso scuro e sento i canini strusciare sensualmente sulla mia lingua.

Ho un fremito.

Il mio cervello è completamente inebriato.

L’istinto prende il sopravvento e già prima di aver pensato di farlo, affondo i canini nella calda pelle della giugulare.

Sento il sangue scorrere nella mia bocca e godo. Gemo.

Sento questa sensazione propagarsi per ogni arteria del mio corpo. Ogni terminazione nervosa freme. Un orgasmo di emozioni che spingono per uscire fuori.

Sento il suo cuore rallentare, battito dopo battito, goccia dopo goccia e il flusso di sangue diminuire nella mia bocca.

Mi prendo un secondo per assaporare il gusto, come per il bouquèt di un vino rosso, ben ossigenato.

La guardo distesa a terra.

I capelli ormai sono sporchi del suo sangue e sul suo viso pallido risaltano le labbra, scurite dal rossetto.

La ferita all’addome ormai non sanguina più.

Le passo una mano sugli occhi sbarrati.

Poi faccio quello che devo fare.

Tiro fuori il mio coltello.

La luce della luna rifulge sull’articolata lavorazione sulla lama d’argento.

La rosa della morte.

Le trafiggo il cuore e giro il coltello. La decapito.

Voi non potrete mai capire, le sto facendo un favore. Nessuno merita di vivere questa vita d’orrore. Come si può voler vivere un’esistenza di morte e solitudine?

Ripulisco la lama e rifodero il coltello.

Mi risistemo i capelli sfuggiti dal gel e mi passo la mano sulla bocca, per cancellare anche gli ultimi segni del suo passato di mietitrice.

Gli angoli si arricciano in un sorriso saputo.

Queste labbra.

Da quante donne son state amate!

Il vampiro, il cacciatore perfetto.

Con il nostro aspetto rubiamo il cuore e con la nostra bocca la vita.

Succhiamo via l’anima.

Sensuali e seducenti, erotici e mortali.

Siamo l’ultimo desiderio, il peccato carnale.

L’ultimo.

Odio me stesso e allo stesso tempo mi amo.

Amo le sensazioni che provo, la mia forza e il mio potere.

Odio la mia essenza e i miei istinti.

Guardo le fiamme che bruciano il suo corpo.

E sento quelle che corrodono la mia anima.