Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: whitecoffee    07/09/2017    3 recensioni
❝“Potresti abbassare il volume della tua maledetta musica? Sono almeno quarantacinque minuti che non faccio altro che sentire “A to the G, to the U to the STD”. Per quanto tu sia bravo a rappare, il mio esame è più importante. Grazie”
-W
“N to the O to the GIRL to the KISS MY ASS”
-myg
“Senti, Agust Dick, comincia a calmarti, che non ci metto niente a romperti l’amplificatore e pure la faccia.”
-W❞
rapper/photographer!YoonGi | non-famous!AU | boyxgirl
-
» Storia precedentemente pubblicata sul mio account Wattpad "taewkward"
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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VIII.
Young Friends vs. The Banshee




«My neighbour told me that I got bad brains
But I’m alright though (We’re alright though)»

(5 Seconds of Summer She’s Kinda Hot)


 
 Y O O N G I  
 

«Perché ci sono tutti questi post-it sulla tua porta, YoonGi?»
«La fredda vicina di casa del nostro adorato fotografo l’ha presa per una bacheca di Facebook».
Lanciai una matita addosso a TaeHyung, che si riparò celermente dalla mia ira alzando le braccia, ridendo. Stavo correggendo uno dei miei testi, e lui ascoltava musica stravaccato sul divano. Ecco, i lati negativi dell’aver consegnato le chiavi del mio appartamento a mezzo mondo. Praticamente, vivevo con dei coinquilini abusivi. Mi alzai, raggiungendo JungKook in corridoio. Era fermo sulla soglia, i grandi occhi scuri spalancati, intenti a leggere il nostro breve scambio di messaggi.
Lui era il più giovane della comitiva, frequentava la stessa scuola di drammaturgia di quell’altra testa vuota, ed era stato introdotto nel giro di amici più o meno nello stesso periodo in cui anche TaeHyung aveva cominciato a frequentarci. Allungai una mano, sbrigandomi a staccarli prima che lui potesse leggere quelli più sessualmente espliciti. C’era una tacita regola, all’interno del nostro gruppo, nei suoi confronti. Non si parlava di rapporti, e le parolacce dovevano essere contenute. Era stato il più grande della comitiva a deciderlo, quando aveva scoperto la giovane età di JungKook. “Non possiamo lasciare che un sedicenne ascolti tutte le nostre stupidaggini, potrebbe essere diseducativo”. E JiMin aveva ricevuto uno scappellotto sulla testa, quando aveva cercato di fare presente che gli adolescenti avevano una mente molto più contorta dei ventenni. Lo sentii sbuffare, nel momento esatto in cui rimuovevo il biglietto sull’ “amichetto”. Pericolo scampato.
«Hey, stavo leggendo» protestò, dandomi un’amichevole gomitata.
«Non è roba per diciannovenni, questa».
«Che palle, YoonGi, non ho quattordici anni. Non sono nemmeno più vergine, quindi piantatela con il vostro proibizionismo».
«Ma insomma! Linguaggio!» Intervenne TaeHyung, materializzandosi al mio fianco e spruzzando dell’acqua in faccia al più piccolo. Come i domatori del circo facevano con le tigri, durante il processo di ammaestramento.
«Che cazzo?» Esclamò il moro, e ciò gli costò una nuova nebulizzazione. Guardai perplesso la scena, chiedendomi dove avesse potuto trovare quell’oggetto in casa mia, e come gli fosse venuto in mente di utilizzarlo. JungKook lo fissava, sconvolto, mentre l’altro reggeva il suo sguardo, impassibile.
«Abbiamo finito?» Domandai, rivolgendomi ad entrambi. TaeHyung non batté ciglio.
«Con i giovani d’oggi ci vuole disciplina. Disciplina!» Precisò, spruzzando ancora. L’altro incassò in silenzio, ritraendo brevemente il capo e chiudendo gli occhi.
«Se ti azzardi a farlo un’altra vo…» lo minacciò il moro, ma le sue parole vennero stroncate dall’acqua. Egli si pulì il volto con la manica della felpa, scoccando un’occhiata assassina al più grande.
«Corri» disse soltanto, e ciò ebbe il potere di far filare via il suo amico urlando. Sospirai, sentendoli rumoreggiare in giro per l’appartamento.
«Rompetemi qualcosa, e mi assicurerò che nessuno dei due sarà più in grado di procreare, in futuro» li minacciai, alzando la voce per farmi udire al sopra del loro infantile frastuono. Mi sbrigai a rimuovere il resto dei bigliettini e richiusi la porta. Mi diressi in sala da pranzo per cestinarli, e trovai TaeHyung sotto il tavolo, armato del suo fedele nebulizzatore, pronto ad utilizzarlo contro un furente JungKook.
«Esci fuori, maledetto!» Esclamò il moro, tirandolo per un piede. L’altro protestò, aggrappandosi alla gamba più corta del tavolo, ottenendo di farlo quasi cadere su di sé. Le loro urla cominciarono a darmi fastidio.
«Non…» esordii, ma qualcosa fu più forte e rumoroso di me. Qualcuno, per meglio dire.
«È mai possibile che non si riesca a studiare niente, in questo maledetto appartamento? Giuro che se vi sento un’altra volta, vengo a prendervi a calci finché non andate a segnarvi per il coro natalizio di voci bianche del quartiere! E lo farò, non m’interessa quanti siete e quanti anni avete!»
I due ragazzi sotto il tavolo si paralizzarono sul posto, spalancando gli occhi. Io trattenni a stento una risata. Li guardai calmarsi immediatamente, quasi come se a sgridarli fosse stata la loro stessa madre.
«Cos’era?» Domandò JungKook, sussurrando spaventato e rivolgendomi un’occhiata traumatizzata. TaeHyung si affrettò ad uscire dal suo nascondiglio, spazzando via la polvere dai suoi jeans battendovi sopra dei colpetti con le mani.
«Ecco a te l’autrice dei post-it sulla porta di YoonGi» ribatté, in un mormorio. Il moro mi guardò, preoccupato.
«Sul serio?»
Annuii. Ecco cosa mi perdevo, ogni volta che ascoltavo la musica ad alto volume nelle ore notturne. Ed ecco anche perché mi paresse di sentire qualche rumore strano, ogni tanto. Era la sua voce che cercava di comunicarmi disagio. Chissà quante perle mi ero perso.
«Winter» precisai, parlando a voce bassa e scandendo bene il suo nome. JungKook si alzò, passandosi una mano nei capelli corvini, elaborando.
«A me pare tutt’altro che fredda» rifletté, ricordandosi del commento che il suo amico aveva fatto appena era entrato. TaeHyung si strinse nelle spalle.
«Mi chiedo se lei urli così anche quando…» e lasciò cadere la frase, perché mi sfilai una Vans e gliela tirai dietro, facendolo schizzare in salotto con una mano premuta sulla bocca per non ridere.
«Pervertito» commentò JungKook, mentre andavo a recuperare la mia scarpa perduta saltellando s’un piede. Vidi il nostro amico comune riemergere dal salone con passi affrettati.
«Tu sta’ zitto» ribatté, protendendo un minaccioso dito indice nella sua direzione, al quale egli rispose facendo finta di avanzare verso di lui. Lo guardai scappare nuovamente. Perché dovevo avere due amici così idioti?



 

 

   
 
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