Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh! Arc-V
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Autore: Yuri Sama    08/09/2017    0 recensioni
Un ragazzo sadico e dal cuore di ghiaccio, una ragazza allegra e premurosa. Il destino continua a separarli, eppure, per qualche strano motivo, finiscono col ricongiungersi ogni volta. Dei misteriosi personaggi sembrano essere interessati a loro, ma non soltanto: in giro per il mondo risiedono dei giovani con lo stesso volto di quello del misterioso ragazzo, così come dispongono di cinque pericolose creature sigillate in carte di cui qualcuno vuole entrarne in possesso. Questi avvenimenti muteranno totalmente la vita dei cinque duellanti, in particolar modo quella dei due...
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Yugo, Yuri /Joeri, Yuto, Yuya Sakaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maiami City, grande città futuristica parecchio conosciuta per la sua tecnologia incentrata sui duelli del maggior diffuso gioco d'intrattenimento del mondo, nonché il famosissimo duel monsters. Fu lì che tutto andò a progredirsi, grazie ai vari studi portati avanti dalle menti scienziate più esperte del luogo, fino ad arrivare al nuovissimo Sistema ARC, capace di rendere solidi gli ologrammi delle creature rinchiuse nelle carte. Era una giornata come tutte le altre. L'aria era pura, il limpido cielo azzurro accarezzava la terraferma e le varie strade non potevano fare a meno di venir affollate da centinaia di mezzi, così come l'intera cittadina. E tra tutte quelle persone, ero presente anch'io. Stavo gironzolando per il luogo, sola, con aria piuttosto nervosa e la testa fra le nuvole: ero una ragazzina sui quattordici anni circa. Avevo dei lunghi capelli tendenti ad un castano chiaro con due piccoli fermagli tra essi, e occhi del medesimo colore. Invece, per quanto riguardava la mia statura, potevo dire che era sulla media. Indossavo sempre una collana dalla particolare gemma con attaccati ad essa quattro pendenti dalle forme decisamente bizzarre; a seguire un abito rosso sangue con tratti neri e gialli un po' dappertutto, terminante oltre le mie ginocchia anche se di poco, le maniche erano pressoché lunghe ma lasciavano le spalle un tantino scoperte, una cintura con un cerchio in mezzo che sosteneva una piccola borsetta dietro la schiena. Alle mani portavo, invece, un bracciale dalle borchie appuntite e un comune guanto. Infine, una semplice gonna sopra ad un paio di pantaloncini, e lunghe calze che arrivavano fino alle piante dei piedi che fungevano da semplici stivali senza tacchi. Era passato non molto tempo da quando me l'ero svignata, infuriata come non mai. Esatto, avevo avuto una piccola discussione, che tuttavia, mi aveva portata a questo. L'atmosfera, in giro, sembrava tranquilla, fino a quando, però, non fui avvistata dalle solite Forze Speciali, le quali si erano date al mio inseguimento per l'ennesima volta. Era di continuo la stessa storia: non facevano altro che ripetere che erano convinti di acciuffarmi e portarmi da un uomo sotto ordine suo, un certo signor Akaba mi sembra, e a quanto pare doveva trattarsi del presidente della Leo Corporation di cui tutti parlano. Senza nemmeno badare a pensare, mi nascosi nel primo piccolo vicolo che trovai dinanzi a me. Passati un paio di minuti, sentii qualcuno provenire dalle circostanze: cercai di trattenere il respiro quanto più potevo in modo da non attirare troppo l'attenzione, ma approfittai poi della distrazione dell'individuo per stenderlo con una bella batosta a sorpresa alle sue spalle. Proseguii quindi nella mia fuga, ma guardandomi alle spalle, vidi una massa di persone che mi veniva dietro ordinandomi di fermarmi. Ovviamente non avrei affatto dato retta loro. Piuttosto, continuavo a correre con le mie ultime energie rimaste, cercando di avvistare disperatamente qualche altro nascondiglio che mi avrebbe potuta salvare. «Anf... Anf...» «Arrenditi, adesso! Tanto lo sai anche tu che è solo fiato sprecato, Rosa!», «Ben detto, e oggi siamo più determinati che mai! Stavolta non ci scapperai, maledetta peste!» «Diavolo, ci mancavano soltanto questi qui alle calcagna...» pensai tra me stessa, non considerando più a dove stavo andando. Per un momento le mie orecchie udirono uno strano verso, ma non potetti arrestarmi neppure per un misero attimo e vedere da dove provenisse, poiché non mi davano tregua, anche se mi fu parsa la vaga sensazione che non fosse del tutto nuovo per me. Nel mentre mi capitò di passare di fianco ad una ragazza. Tra tutta la gente che avevo visto finora, porsi mente in principio che fosse una forestiera, ma non potetti incrociare il suo sguardo per confermarlo. Si era accorta dell'incredibile trambusto tra me e gli uomini che gridavano come dei forsennati, e si distaccò dai suoi passi. Non decise di voltarsi e verificare ciò che stava accadendo dietro a sé, sebbene percepisse qualcosa di insolito nell'aria. Valutò, anzi, che la cosa più saggia da fare fosse non intromettersi, pertanto se ne andò via silenziosa. M'imbattei in due direzioni diverse: ne imboccai una a casaccio, dopo averci continuamente riflettuto dall'indecisione. Ma mi resi conto troppo tardi che avevo preso solamente un vicolo cieco, e il gruppo mi aveva già raggiunta. Arrivati a quel punto non avevo altra scelta se non sfidarli a duello, perciò attivai il mio duel disk. «Ti sei scavata la fossa da sola, quanto mi dispiace! Avanti, posa quell'affare e noi non ti faremo niente. Su, non fare i capricci e vieni con noi dal signor Akaba...» Avevano cominciato ad avanzare verso di me, con dei sorrisi beffardi nei volti di ognuno. Indietreggiai, ringhiandogli contro. «Scordatevelo pure, branco di svitati, non ci penso nemmeno a farmi consegnare da certi tipi come voi, né tanto meno ho intenzione di presentarmi da questo tizio!» «Ma gli ordini sono ordini! Mi dispiace.» ribatterono, avvicinandosi ulteriormente. Non ero affatto sicura se ne fossi potuta uscire vincente da quella situazione, ma dovevo pur provarci. «Lasciate andare immediatamente la ragazza!» ordinò una voce maschile. I miei inseguitori alzarono il capo verso l'alto, come feci anch'io: un ragazzo dal freddo sguardo si trovava sul tetto di un'enorme edificio, fissando verso il basso. In modo folle si gettò da un'impressionante distanza, ma atterrò con grande maestria, facendo intravedere meglio la sua figura: era un giovane della mia stessa età. Aveva i capelli viola e in parte rosa con due frange rivolte all'insù e altre all'ingiù, sopracciglia ben pronunciate e gelidi occhi. Aveva addosso una giacchetta, violacea come il resto del suo vestito che gli arrivava quasi al di là delle gambe, inoltre questo aveva qualche striscia gialla e blu, due polsini spessi e piccole tasche all'altezza dei fianchi; sotto la giacca portava anche una cravatta, alle spalle invece un mantello rosso non eccessivamente lungo. E per finire, un paio di pantaloni azzurri infilati in degli stivali argentei-neri in pelle. Senza contare che era anch'egli premunito di un duel disk attivo all'avambraccio sinistro. Gli uomini esaminarono con attenzione il duellante, da capo a piedi. «Ma tu guarda... Oggi due piccioni con una fava! Ci hai risparmiato la fatica di cercarti, grazie... Yuri.» «Ma davvero?» il ragazzo sogghignò, come per farsi beffe di loro. «Non dubito che siate bravi in fatto di battute, ma io piuttosto vi consiglierei di scappare. Spero proprio sappiate correre rapidamente.» con quello, Yuri volse la sua vista su di me. Ciò nonostante, immediatamente scostai la mia in modo tutt'altro che sollevato. «Tsk, cos'è, vuoi metterci paura facendoci voler credere alle tue stupidaggini?!» «Io volevo soltanto avvertirvi...» il giovane distolse lo sguardo da me e sorrise, confondendo completamente le forze che mi avevano circondata. E da lì avvertimmo un tremendo ruggito in notevole vicinanza, esattamente lo stesso di poco fa. «Oh peccato, è già arrivata.» Voltandomi potetti ammirare una gigantesca pianta dalle sembianze di una mostruosa chimera, con una bocca smisurata e piena zeppa di fauci spaventose, avvolta da un grosso fiore. Altre le si potevano notare in un paio delle sue liane raccapriccianti. E a quanto pare, si mostrava parecchio assetata... Gli uomini la osservarono in preda al panico, i loro duel disk si disattivarono in automatico. Furono totalmente vittime del terrore, come se avessero visto qualche cosa di negativamente soprannaturale in quella creatura. «M-ma che diavolo di mostro è mai quello...?!?!» Yuri si lasciò sfuggire una risata sarcastica alla loro paura. «Predapianta Chimerafflesia! Cosa ve ne pare?» ciò detto, il gruppo scappò atterrito dall'enorme belva, la quale, però, non diede loro scampo: senza alcuna pietà, li travolse uno per uno in una serie di violenti colpi che li misero al tappeto. I danni subiti erano reali e anche terrificanti, ma apparentemente il ragazzo godeva questo fatto. Poi procedette in mia direzione con un sadico sorriso apparso appena sul suo viso, i corpi giacenti a terra degli uomini e la grande pianta che scomparve proprio come un comune ologramma. Retrocedetti ancora, finché non mi ritrovai letteralmente con le spalle al muro. «Allora...» mormorò. «Non dici niente, mia cara?» domandò ordunque, e approfittò del fatto che me ne stavo imbambolata per sbarrarmi la strada, fermandosi dirimpetto a me. «Cosa vuoi?» gli chiesi, fredda, non volendo assolutamente fissarlo negli occhi. Yuri sembrava divertito dalla mia reazione, ma poi afferrò il mento e rivolse il mio volto verso il suo, mantenendo una distanza minuscola da me. Aggrottai la fronte mentre i miei occhi fissavano i suoi. «Parlarti, stupida ragazzina.» il tono del giovane mutò in uno ancor più macabro, ma serio. Poi ritirò la sua mano e fece qualche passo all'indietro. Digrignai i denti. «Lasciami in pace, Yuri!!» gridai, su tutte le furie. «Ti ho già detto che non voglio saperne nient'altro di questa storia!» «Tu ora mi sentirai, e te ne starai zitta una volta per tutte.» controbatté il ragazzo. E inaspettatamente, afferrò il mio polso. Gli diedi uno sguardo perplesso. «...?» «Vieni con me.» tirò il mio braccio al fine di condurmi da lui, ma le gambe non volevano cedere, per cui non feci il minimo passo, ma rimanetti ferma dov'ero e mi divincolai dalla sua presa. Yuri sorrise maliziosamente, vedendo il mio temperamento. «Oggi non è proprio giornata, vero?» «Vattene...» borbottai. Il maschio mi fece cenno come per dire no, in mia risposta, in modo alquanto provocatorio, per giunta. Cominciai a perdere la pazienza col passare dei minuti, e lo appresi sentendo ribollire dalla rabbia tutta la faccia. Corrucciai le sopracciglia e, impulsivamente, lo urtai e corsi via senza dire nient'altro. Lo spregevole sorriso di Yuri si trasformò in un ghigno. Lasciò il vicolo per vedermi allontanare man mano da lui e ridacchiò leggermente dopo essersi leccato le labbra, come se or ora qualcosa gli fosse passato per la testa. «Cara, cara Rosa... Sei così prevedibile. Non la passerai tanto liscia, e questo te lo garantisco.» disse con voce da spina nel fianco, proseguendo con una curiosa tranquillità. In quel momento, gli capitò di passare accanto ad un ragazzo. Quest'ultimo si arrestò e girò la testa con discrezione, percependo in Yuri una forte presenza agghiacciante; ma fece, dopodiché, per tornare sul suo cammino, evitando di rimuginarci troppo o aggiungere qualche parola in proposito. Per quanto mi riguardava, non avevo la minima intenzione di fermarmi, per timore che Yuri potesse sopraggiungermi e costringermi a seguirlo. Eppure non sentivo niente di niente, passi, rumori, e tutto ciò era così strano. Vidi uno stretto e scuro spazio tra alcune case, giusto nella miglior occasione: mi nascosi all'istante, e dapprima ispirai e respirai per recuperare le forze perse nel correre più lontano possibile. Poi, cautamente, mi apprestai a controllare: Yuri non c'era. Non c'era nessuno. Poggiai il capo contro il muro con affanno tutt'ora pesante, e mi soffermai a riflettere. «Non è qui. Ma allora... dov'è?» diedi una seconda occhiata all'esterno. «Non posso permettermi di farmi ritrovare da Yuri... No e poi no! Ma il problema più grande è che pare ce l'abbia seriamente con me... Avrò fatto bene a scappare? No... cosa dico? Argh, non so cosa diamine mi prenda tutto ad un colpo!» Proprio mentre stavo per farmi delle idee sulle conseguenze di questo mio comportamento, che forse avrei potuto subire, starnutii fortemente. Poi soffiai il naso rumorosamente e me lo strofinai col dorso della mano, tenendo la testa rivolta fuori il piccolo vico. «Salute.», «Ugh... grazie...» ingenuamente, non riconobbi fin da subito chi era stato a parlarmi: quando lo capii, mi voltai di scatto, ritrovandomi davanti la faccia di Yuri. Balzai dallo spavento ed esclamai meravigliata, ma il ragazzo mi fece tacere poggiando un dito sulle labbra. «Shh.» bofonchiò. «Ti ho trovata. Non sei contenta di rivedermi, Rosa?» «N-no...!» risposi, spingendo via la sua mano. Il giovane non poteva astenersi col ghignare. Per mia sfortuna non sapevo cos'altro fare, sembrava la fine per me. «Come sei divertente! Sarà per la tua incredibile ingenuità?» lui sghignazzò. Non osai rispondere, semplicemente mi limitai a fare contatto visivo con lui, ma sentivo che tutto ad un tratto mi prendeva qualcosa. «Oh, e adesso cosa sono quei pietosi occhi? Hai forse paura?» «Smettila!» gridai furiosamente. Tornai col riprendere altro fiato; il ragazzo dalle iridi rosee notò il mio corpo tremante, e chiuse gli occhi. «E va bene, forse sto esagerando. Vorrà dire che tenderò ad essere meno sarcastico.» mi rassicurò. «Però, tu devi venire con me.» Spalancai gli occhi. Nondimeno ero ancora arrabbiata con Yuri, ma lui sapeva essere calmo quando voleva, a differenza mia. Tuttavia non decisi di dare ascolto alle sue parole, e una volta tornata in me, mi liberai dalle sue grinfie e uscii allo scoperto dal mio nascondiglio. Il maschio si voltò: nel bel mezzo della mia fuga, riuscì a manifestare con prontezza una frusta di spine che utilizzò per avvolgermi una caviglia, cosicché potesse impedirmi di muovermi: a causa di ciò ero sul punto di perdere l'equilibrio, ma mi accorsi di essere stata afferrata per la vita. Guardai di qua e di là nell'incertezza dopo aver nuovamente urlato, e il mio sguardo si posò su Yuri, un tantino infastidito. «Ti ho lasciata giocare abbastanza, è tempo di smetterla adesso.» lui disse con voce rimproverante. Gemetti per colpa del dolore che mi causavano le spine, le quali mi pungevano in maniera incredibile. Il ragazzo mi liberò e mise via la sua frusta. Poggiai i palmi degli arti superiori a terra, rifiatando faticosamente. «Però devo dire che hai messo su un'inseguimento davvero spassoso.» «Anf...» inclinai la testa per vedere Yuri ridacchiare, e io lo guardai male. Potevo dire che egli ne era consapevole, a giudicare dalla sua espressione. «Pensavi davvero che mi saresti sfuggita?» mise all'improvviso in discussione. «Andiamo, Rosa. Si sa che non una singola delle mie prede ci è mai riuscita, e tu non fai eccezione, a quanto vedo. Ma se ti può consolare, posso confessarti che un po' sono rimasto sorpreso a come tu abbia cercato di ribellarti, al contrario di tutti quelli con cui ho avuto a che fare. Stupida ma allo stesso tempo determinata... Interessante, sì.» «Anf... Vorresti dirmi che sono ufficialmente diventata la tua "preda"?» chiesi con serietà. Yuri rise e mi guardò. «Questo non è certamente il luogo adatto per parlarne, mia cara. Ma se decidi di fare ciò che ti dico io, te lo dirò volentieri.» disse astutamente, porgendomi una mano per aiutarmi a rialzarmi. Sospirai. Sentivo che ormai non avevo neanche la forza di reagire e di opporre resistenza, ragion per cui non avrei potuto fare molto. Ma soprattutto, non sapevo spiegarmi del come mai mi implicava tanto esigere delle risposte da lui. Mi rimisi in piedi da me, rifiutando l'aiuto del ragazzo. «Hmpf...» «Perfetto. Ora, mi obbedirai senza fare tante storie?» detestai annuire in sua risposta. Ricevetti un lieve sorriso furbesco dal giovane. «Bene, bene. È così che si ragiona.» Sbuffai. Yuri prese una carta in particolare dal suo deck dopo essersi guardato attorno e, una volta ghermito il mio braccio, la posizionò sul suo duel disk ed entrambi sparimmo avvolti in un fascio roseo luminoso, tralasciando piccoli luccichii che lentamente svanirono nel nulla.
   
 
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