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Autore: Gremilde    08/09/2017    0 recensioni
La battaglia sta imperversando cruenta nella scuola. Harry ha visto Severus uccidere Silente.
Lo ha visto proteggere Draco.
Ha bisogno di parlare con lui. Di chiedergli perché ha fatto un simile gesto.
Deve capire. Deve assicurarsi che quello che ha visto negli occhi neri del tuo insegnante non è stato frutto della sua immaginazione...
Ha bisogno di sapere perché, Severus lo sta tenendo lontano dalla verità...
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Severus
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La pergamena mezza bruciata, si materializzò nell’ufficio di pozioni con un misero pop. Nel silenzio della stanza, non potei fare a meno di sobbalzare, preoccupato che fosse qualcuno e non qualcosa ad avermi raggiunto. I rumori della battaglia imperversavano ed io, mi ero “nascosto” lì dentro per trovare un po’ di respiro e di energie, lasciando che Auror più addestrati di noi studenti si accanissero contro i Mangiamorte di Voldemord. Io mi ero battuto contro l’Oscuro Signore in un duello senza esclusione di colpi. Avevo dato fondo a quasi tutta la mia riserva magica ma, grazie all’amore, lo avevo battuto; adesso, restavano da catturare i suoi tirapiedi.

Ero corso lì per cercare di trovare lui. Severus Piton. Lo avevo visto uccidere il Preside. Lo avevo visto aiutare Malfoy. Dopo tutto quello che avevamo passato, dopo tutte le volte che avevo affidato la mia vita nelle sue mani, avevo diritto ad una spiegazione. Pulii una lacrima dalla mia faccia con un gesto secco, mi voltai e osservai la pergamena, odiandola come se fosse il mio peggior nemico.

Non appena la toccai, una melodia si insinuò nella mia testa.
Spaventato, lasciai andare il documento e la musica cessò.
- Una pergamena incantata. – dissi a me stesso massaggiandomi i seni nasali, troppo stanco per cercare una qualche maledizione legata al documento.
Sospirando, la toccai nuovamente e la musica ripartì più forte e determinata di prima:

“Ho lasciato troppi segni
Sulla pelle già strappata
Non c’è niente che si insegni prima che non l’hai provata…”

"Harry” era la scrittura di Piton, l’avrei riconosciuta tra mille, sentii una morsa stringermi il cuore, mi costrinsi a continuare a leggere “so che non è molto coraggioso da parte mia lasciarti questa stupida pergamena nel mio studio, ho la presunzione che verrai a cercarmi per avere delle spiegazioni, con quella furia e quel coraggio tipicamente Grifondoro che ti ho sempre inviadiato. Io, invece, da buon Serpeverde, non ho avuto il coraggio di affrontarti in una convesazione a viso aperto ed ho preferito lasciarti questo pezzo di carta. Nessun altro, oltre te, sarà mai in grado di leggerla”.

Le parole si sbiadirono, e la canzone ripartì:
Sono andato sempre dritto come un treno
Ho cercato nel conflitto
La parvenza di un sentiero
Ho sempre fatto tutto in un modo solo mio
E non ho mai detto resta se potevo dire addio
Poche volte ho dato ascolto a chi dovevo dare retta
Ma non ne ho tenuto conto
Ho sempre avuto troppa fretta”

Non appena le ultime parole della canzone cessarono, la pergamena si animò nuovamente
Non ho conosciuto molto affetto nella mia vita. Sono sempre stato un uomo duro. Arcigno. Ho preso quello che la vita mi offriva senza donare niente in cambio. Non ho disdegnato le attenzioni di uomini e donne che si sono avvicinati a me, o per la mia fama di Pozionista o perchè affascianti dal mio essere un Mangiamorte. Non si sono mai interessato del perchè. Ho sempre preso quello che volevo offrirmi, senza dire grazie. Dopo la morte di tua madre, ho chiuso il cuore ai sentimenti esterni giurando che mai e poi mai avrei provato qualcosa per qualcuno.” Mi asciugai una lacrima rabbiosa dal viso e continuai a leggere “Poi sei arrivato tu. Potter. E con il tuo arrivo, le mie prospettive sono cambiate. Le mie priorità sono cambiate. Non appena ti ho consociuto, non ho potuto fare a meno di odiarti. Tu, così simile a tuo padre da farmi venire il mal di stomaco ogni volta che ti puntavo gli occhi addosso. Ho capito solo con il tempo che era una somiglianza solo fisica la vostra. Tu non sei James. E, come se non bastasse, con gli occhi di tua madre a tormentarmi. Ho pensato che fosse una punizione per tutti gli errori che avevo commesso averti nella mia vita, moccioso insolente. Tu, il connubio perfetto della strega Evans e del mago Potter; ma così dannatamente Harry. Forte. Coraggioso. Determinato Grifondoro con una punta di Serpeverde che ti ha salvato la vita molte più volte di quante possa averlo fatto io.” Davanti a quelle parole, non riuscii a trattenere un sorriso, la pergamena sbiadì nuovamente, facendo ripartire la canzone che stavo iniziando ad odiare:

"Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Da tutte le mie contraddizioni
Da tutti i torti e le ragioni
Dalle paure che convivono con me
Dalle parole di un discorso inutile
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori

Ho commesso molti errori nella mia vita Harry. Mi sono fidato delle persone sbagliate. Non ho chiesto aiuto quando ne avevo bisogno. Ho allontanato da me chi mi voleva bene.
E, quando mi sono reso conto che stavo sbagliando, ho cercato di rimediare in ogni modo possibile.
Alcuni errori sono riuscito a correggerli. Per altri… Sono arrivato tardi. Ed ho fatto ammenda.
Per tutta la vita ho fatto ammenda. Continuando a proteggerti.
Prima perché mi sentivo obbligato. Dopo perché… Beh, lo sai moccioso insolente… Perché non potevo farne a meno.

- Severus! – un singhiozzo mi sfuggì dalla gola, quella pergamena sapeva di “addio”.

Devi essere forte, Harry. Non smettere mai di avere fiducia nel prossimo. Non perdere mai la speranza che l'amore è la più forte tra le armi a tua disposizione.
Io ho impiegato troppo tempo per capirlo. Non diventare arido come me, Harry. Ama, ama con tutto te stesso.
Combatti per le cose, per le persone in cui credi. Sulle tue spalle grava il peso di salvare. Immagino quanto questo ti spaventi, ma ricorda che non sarai da solo.
I tuoi amici ti staranno vicino. Tutti combatteranno e moriranno, se necessario per te. Per aiutarti a compiere la tua missione.
Lo stesso Albus è morto perché tutto si compisse. Era molto malato, la malattia lo stava uccidendo lentamente debilitando non solo il suo fisico, ma anche ma la sua mente. Una malattia incurabile che nessuna delle mie pozioni è riuscita a rallentare. Troverai tutti i suoi ricordi nello studio del Preside. Sulla scrivania c'è un portagioie contente i suoi ultimi ricordi e anche i miei. Li potrai usare per riabilitare il mio nome, se vorrai, dopo che sarò morto.
Non piangere, moccioso insolente. Non mi piace vedere i tuoi occhi verdi pieni di lacrime, soprattutto se a farti piangere sono stato io.
Adesso, Harry, è il mio turno. Devo concludere quello che ho iniziato. Devo proteggerti, a costo della mia vita”

Il fiato mi si bloccò in gola. Sentii i polmoni bruciare come se avessi inalato qualche pozione tossica.
“concludere quello che ho iniziato”? a cosa diavolo ti stai riferendo Piton? Un dubbio assalì il mio cervello quando rilessi una frase della canzone che aveva scritto in calce “Almeno tu, rimani fuori dal mio diario degli errori”. Paura. Un senso di panico mi pervase, dovevo trovarlo. Dovevo assolutamente trovare quel dannato Potion Master. Non c’era più tempo da perdere.

"Harry, ti prego di non venirmi a cercare. Mentre voi siete impiegnati nella battaglia finale; mentre state distruggendo gli ultimi Horcrux che avete trovato, io ho deciso di occuparmi di Nagini. Quel maledetto serpente deve morire, esattamente come deve morire il suo padrone. Ho preso la mia decisione. Ho protetto Draco perché ho dovuto. Sua madre Narcissa, mi ha legato con un Voto Infrangibile. Se non avessi rispettato i termini dell’accordo, sarei morto.” Mi sembrò di vedere il suo sorriso beffardo “Morirò ugualmente, ma almeno potrò provare a salvarti la vita, sento che questa è la cosa giusta da fare. Non mi seguire Harry. Non sprecare il tuo tempo per me"

Paura. Rabbia. Dolore. Queste emozioni forti e contrastanti, scossero la mia anima nel profondo. Le parole sulla pergamena scomparirono, tornò quella canzone odiosa:

Ho giocato con il fuoco
E qualcuna l’ho anche vinta
Ma ci è mancato poco
Mi giocassi anche la vita
Ho lasciato troppe volte
La mia impronta sopra un letto
Senza preoccuparmi troppo
Di cosa prima avevo detto
Ho guardato nell’abisso di un mattino senza alba
Senza avere un punto fisso
O qualcuno che ti salva"


Anch’io, Harry, ho giocato con il fuoco. Sono diciassette anni che gioco con il fuoco. Che lascio che la rabbia e il tormento dell’Oscuro Signore si impossessino di me. Ma ora è arrivato il momento di dire basta. Di mettere la parola fine a tutto questo. Basta con morti di persone innocenti. Basta con i suoi deliri da pazzo. È un essere crudele. Fidati di me, Harry. Ho troppi rimpianti nella mia vita per non giocarmi ora, in questo momento il tutto per tutto. Devo riscattare la mia anima immortale, così che quando rincontrerò tua madre e la mia, proverò meno vergogna. Non seguirmi in quest’impresa folle, Moccioso Insolente. Non ricordarmi che potrebbe esistere un noi alla fine di tutto questo. Sai bene che non mi sono mai preoccupato di coltivare relazioni durature. Ho sempre dato e preso ciò che volevo, quando volevo.Ma, hai ragione, con te non l’ho mai fatto. Non mi sembrava giusto usarti così, tu meritavi qualcosa di più... Qualcosa di meglio che io, ormai, non sarò più in grado di darti...

- Severus Piton. – borbottai mentre le lacrime mi rigavano le guance e lasciavano tracce bianche nella fuliggine – Giuro su tutti gli Dei che se Nagini non ti uccide, lo farò io! Come puoi anche solo pensare di scrivere queste cazzate, eh professore? Perché non dovrei ricordarti che potrebbe esserci un “noi” alla fine di tutta questa merda? Perché vuoi lasciarmi anche tu come stanno facendo tutti? – e mi piegai sulle gambe, troppo sconvolto per restare ancora in piedi.

Di nuovo, le parole sulla pergamena si mossero e la canzone terminò con l’ultima strofa:
Ma almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Da tutte le mie contraddizioni
Da tutte le mie imperfezioni
Dalle paure che convivono con me
Dalle parole di un discorso inutile
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Almeno tu, almeno tu
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori

Una furia cieca si impossessò di me, non volevo rimanere fuori dal suo “diario degli errori”, non volevo che mi proteggesse né dal suo passato, né dal suo presente o dal suo futuro.
Io volevo essere presente in quelle pagine, volevo esserci per aiutarlo ad affrontare le sue paure. Volevo essere con lui per aiutarlo a fare pace con la sua coscienza, per aiutarlo a capire che non era colpa sua se molti eventi erano successi; se la vita di molte persone era cambiata.
Lui l’aveva fatto con me, aiutandomi e spronandomi (anche in modo brusco e insolente) quando volevo gettare la spugna.
Non era il momento per piangere. Era il momento di reagire.

Chiusi la pergamena con dolcezza e la misi nella tasca posteriore dei jeans dove sentii qualcosa di familiare: la Mappa del Malandrino. Ringraziando i miei protettori celesti, mio padre, Sirius e Remus, presi la mappa e con voce roca recitai la formula per far apparire le immagini:
- Giuro solennemente di non avere buone intensioni.
La mappa si popolò di persone. Troppe persone. Vidi tanti nomi, alcuni che mi erano praticamente sconosciuti. Pensai subito ai Mangiamorte ed agli Auror, non pretendevo certo di conoscerli tutti.
- Ma certo! – urlai sbattendo la mano sulla fronte – Non è sulla Mappa perché è nella Foresta Proibita!

Correndo come se avessi un’orda di demoni alle calcagna, raggiunsi la Foresta Proibita.
Sentii delle voci. Maledizioni, incantesimi di attacco e di difesa.
Una feroce battaglia stava imperversando anche lì. Da quello che potei notare, stavano vincendo i buoni così non persi tempo e ripresi a correre cercandolo.
Mentre correvo senza meta, sentii la sua voce che mormorava:
- Almeno tu… rimani fuori… Dal mio diario degli errori...
Lo raggiunsi, era stato colpito e perdeva molto sangue.
- Severus! – urlai inginocchiandomi al suo fianco.
- Moccioso insolente. – mi accolse con un sorriso stanco – Ti avevo detto di non venire. Era un… - un colpo di tosse lo zittì – Un ordine il mio.
Asciugai con un gesto gentile il rivolo di sangue che gli era uscito dalla bocca, la situazione era più grave di quanto immaginassi.
- Sai che non sono mai stato tanto bravo a rispettare le regole. – gli dissi con dolcezza.
- Potter. – mormorò e chiuse gli occhi, stanco.
- No, Severus. Non ti addormentare. Non puoi addormentarti proprio adesso sai?
- Che senso ha restare qui, Harry? – mi chiese – Tutti mi credono un traditore e un assassino. – un sorriso triste gli increspò le labbra.
- Io no. Mi hai detto dei tuoi ricordi, di quelli di Silente. Li userò. Li useremo insieme, Severus. – dissi e gli presi la mano, era ghiacciato - Mi hai capito  bene? Insieme per riabilitare il tuo nome. Non ti permetterò di morire, non adesso.
- Dovevi restare al sicuro. – mi disse – Lontano da me.
- Io voglio fare parte del tuo diario degli errori. Voglio dimostrarti che non sono un errore. Che non mi spaventano le tue contraddizioni. Che sono forte abbastanza per affrontare le mie e le tue paure. – lo avevo detto di getto, appoggiando la fronte contro la sua.
- Insolente… - disse a fatica – Proprio di te, Potter, dovevo innamorarmi. – lo disse senza cattiveria, ma il mio cuore perse alcuni colpi.

Avrei voluto rispondere a tono, in modo scherzoso, ma l’arrivo della Fenice di Silente, mi impedì di replicare.
- Fanny. – la accolsi – Sei qui per aiutarmi?
La Fenice mandò la testa di lato, poi pianse alcune preziose lacrime, lasciandole cadere sul corpo esamine di Severus.
- Grazie Fanny. – mormorai osservandola spiccare il volo poi smaterializzai entrambi al San Mungo.
Arrivammo in Ospedale in tempo, i Medimaghi riuscirono a salvargli la vita per il rotto della cuffia, come recita un proverbio babbano.

Sono passati alcuni giorni dal ricovero di Severus in Ospedale. Io non mi sono mai mosso di qui. Di tanto in tanto, tocco la pergamena che mi ha lasciato per ascoltare qualcosa di diverso dal suono dei macchinari o quello del suo respiro regolare.
- Ti avevo detto che dovevi starne fuori, ragazzino insolente. – mi disse una mattina facendomi cadere dalla sedia.
- Severus! – gemetti – Non posso stare fuori dal tuo diario degli errori, professore. – mi avvicinai al letto, puntando i miei occhi verdi nei suoi – Voglio fare parte della tua vita. Perché anch’io ti amo.
E senza dargli il tempo di replicare, lo baciai come avrei voluto fare già molte e molte volte durante le sue lezioni. Severus chiuse gli occhi e mi abbracciò, stringendomi contro il proprio petto, approfondendo il bacio.

Ma almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Da tutte le mie contraddizioni
Da tutte le mie imperfezioni
Dalle paure che convivono con me
Dalle parole di un discorso inutile
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Almeno tu, almeno tu
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori”

In sottofondo al nostro bacio, alle nostre prime timide carezze, nuovamente il ritornello di quella canzone che mi aveva impresso sulla pergamena, sorrisi contro le sue labbra subito imitato da lui che, senza allontarnarmi da sé, disse:
- Ho capito, Potter. Non starai mai fuori né dai miei errori né dalle mie contraddizioni.
- Bravo professore. – ridacchiai – Dieci punti a Serperverde.
E, mentre il cielo si tingeva di rosso, pensai che forse era giunto anche per noi il momento di essere felici.

   
 
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