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Autore: Altair13Sirio    08/09/2017    1 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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Robin insistette di parlare con Billy e Coso senza che Cyborg facesse da moderatore o intermediario questa volta. Voleva essere diretto e parlare senza alcun tipo di censura con quei due che, secondo lui, gli stavano ancora nascondendo qualcosa.
<< Da quanto tempo siete stati cacciati dagli H.I.V.E. Five? >> Fu la prima domanda del supereroe ai detenuti, che adesso lo fissavano con aria stravolta e imbambolata. Si erano visti portare con grande fretta nella stanza per gli interrogatori e lì dentro avevano trovato ad aspettarli i due Titans, Cyborg e Robin. Mentre il leader se ne stava seduto al tavolino centrale della stanza, con le mani poste su di esso con grande compostezza, il suo grosso compagno robotico era in piedi dietro di lui e passeggiava lentamente avanti e indietro lungo un lato della stanza.
<< Eh? >> Fu la risposta del piccolo Coso, che assunse subito un tono spocchioso e saccente. Lui era confuso quanto il direttore del carcere, che si era ritrovato i due supereroi nel suo ufficio in modo talmente inaspettato che non aveva potuto fare altro che allestire una stanza per gli interrogatori il più rapidamente possibile. Adesso l’uomo era nella stanzetta accanto ad osservare la scena con grande interesse, curioso di cosa avrebbero chiesto i due supereroi ai suoi detenuti.
<< Mi hai capito. >> Disse Robin senza preoccuparsi di ripetere la sua domanda. Sapeva che Coso aveva le risposte che cercava, doveva solo convincerlo a farsele dare. Pensava che assumendo un tono di superiorità e continuando a zittirlo ogni volta che tentava di controbattere, avrebbe fatto presto capire chi comandava…
Il piccoletto incrociò le braccia muovendo la bocca con disappunto, assumendo un broncio obliquo che mostrava tutta la sua riluttanza a parlare ancora con i Titans, ma forse pensò che il colloquio sarebbe passato in fretta se avesse risposto alle domande senza contestare. << Un mesetto fa, quasi… >> Borbottò cercando di ricordare. << La storia la sapete già! >>
Robin abbassò lo sguardo e poggiò il mento a una sua mano, piantando molto precariamente il gomito sul tavolino bianco della stanza bianca. << La storia la conosciamo… Ma chi ci assicura che è quella vera? >> Disse sottovoce, facendo attenzione a farsi sentire dai due criminali di fronte a sé.
<< Che cosa? >> Chiese Coso quando lo sentì borbottare quelle parole. Robin scosse la testa agitando una mano, dicendogli di lasciar perdere. Stava cercando di andarci piano all’inizio; aveva intenzione di avvicinarsi lentamente al punto di quell’incontro. I due detenuti però non sembrarono capire il motivo di tanta fretta, se l’eroe aveva solo delle semplici domande come quella da porgli oppure aveva qualcos'altro in mente.
Il piccoletto cercò di incrociare lo sguardo dello spilungone per lanciargli un’occhiata confusa, ma quel giorno Billy Numerous sembrava essere assente: il suo sguardo perso nel vuoto, le pupille ridotte a due minuscole fessure circondate dalle iridi scure e un occhio traballante che continuava a chiudersi convulsamente senza un freno.
<< Dì un po’… >> Mormorò Robin sorridendo leggermente, come se volesse instaurare una discussione cordiale come aveva fatto Cyborg l’altra volta; stranamente, il piccolo Coso sembrava più disposto a parlare dell’altra volta. << In quel periodo, prima di incontrare Mumbo e Megablock, avete tentato qualche altro colpo? Vi siete uniti ad altri criminali? >>
Coso fece una smorfia disinteressata prima di rispondere con titubanza. << Sì e no… Abbiamo cercato gente che volesse fare squadra con noi, ma non andava bene nessuno. >>
<< Vuoi dire che nessuno ci voleva! >> Si voltò di scatto Billy mostrando un sorriso sghembo al compagno di cella e pronunciando rapidamente le parole, come se avesse paura di perderle. Subito dopo tornò a guardare davanti a sé, mentre Coso sobbalzava per quell’improvviso intervento e si rivolgeva al “collega” per lanciargli una smorfia stizzita.
<< Il tuo amico sta bene? >> Chiese Robin andando fuori dal discorso per un istante, piegandosi leggermente verso Coso mentre gli poneva quella domanda.
Il ragazzino si voltò infastidito e sussurrò con una mano davanti alla bocca:<< Ti sembra che questo idiota stia bene? >>
Giusto: Billy aveva quel problema delle personalità multiple che non potevano essere sfogate, senza i suoi poteri. Quella doveva essere una delle “giornate no” nominate da Coso all’altro incontro.
Cyborg alzò la voce senza preavviso e rivolse un ampio sorriso allo spilungone. << Vuoi una camomilla, Billy? >> Chiese con tono cordiale, smettendo di passeggiare lungo la parete della stanza e attendendo la risposta del detenuto.
La testa di Billy ruotò lentamente fino a fissarsi sulla linea di Cyborg e quello rivolse un sorriso ancora più grande di prima. << Con tre zollette di zucchero! >> Rispose annuendo debolmente. Cyborg fece un movimento con un braccio rivolto allo specchio che divideva la stanza dell’interrogatorio da quella di ascolto: il suo sguardo sembrò voler dire di accontentarlo, in modo che il suo umore non cambiasse troppo in peggio. Stava cercando di addolcirsi i detenuti, ma anche di tenere buono Billy, che a detta di Coso poteva essere imprevedibile.
Dopo essersi voltato a guardare il suo amico che chiedeva una camomilla per Billy, Robin tornò a rivolgersi verso l’imbronciato Coso. << Dicevamo… >> Mormorò con un cenno, intendendo che Coso continuasse la sua spiegazione.
Il piccoletto sbuffò vistosamente e abbandonandosi sullo schienale della sua sedia. Guardando con occhi inespressivi il soffitto della stanza, borbottò atono:<< Abbiamo cercato qualcuno che ci volesse in squadra, ma non ci ha voluto nessuno. >>
Robin annuì dicendogli di andare avanti.
Coso strinse le spalle. << Non so… Forse non abbiamo una reputazione abbastanza “cattiva” da meritarci di fare squadra con altra gente! Forse sono tutti una massa di femminucce che hanno paura di provare qualcosa di nuovo! Forse noi siamo gli unici in grado di funzionare bene da soli…! >>
<< Calma! >> Fece pacatamente l’uomo mascherato, mostrando di aver afferrato il punto di vista di Coso. << Fatto sta che non avete lavorato per quasi un mese… E poi? Anche Mumbo aveva rifiutato? >>
Coso piegò la testa da un lato e rispose lentamente, assumendo un’espressione insolita:<< Naah… Non proprio. Noi e lui avevamo… Qualche amico in comune che ci ha trovato un lavoretto da fare. >> Finì di parlare con più scioltezza poggiando i gomiti sul tavolo e rivolgendo uno sguardo sicuro di sé a Robin.
Quella faccia così calma non lo convinceva per niente. Robin sentiva che gli stava nascondendo qualcosa, ma doveva restare calmo:<< Ovvero, rapinare la banca. >> Disse puntandogli un dito contro con complicità. Coso annuì ghignando, senza aggiungere altro. Era ovvio che, alla fine, il colpo non fosse andato bene… Non c’era bisogno di chiedere altro su quello, ma Robin fu curioso di andare più a fondo sul loro rapporto con Mumbo il Magnifico:<< E questo “amico in comune” che ha fatto? Aveva pronto un lavoretto per voi? Conosceva qualcuno a cui serviva della “manodopera”? >>
Coso dondolò la testa lateralmente, evitando lo sguardo di Robin. << Più o meno… Diciamo che stavamo tutti cercando un lavoretto da fare insieme, e visto che Mumbo non aveva il fegato di provare il colpo da solo, abbiamo deciso di unirci a lui! >>
<< E a Megablock! >> Gli fece eco Robin con tono di complicità. Cyborg non lo poteva vedere in faccia, ma era sicuro che si stesse divertendo un mondo a fare quelle domande a Coso, mentre allo stesso tempo stava bruciando per andare dritto al sodo.
Coso rispose con un secondo di ritardo, ripetendo la stessa cosa che aveva detto il supereroe:<< E a Megablock… >> Ma sembrò poco entusiasta di confermarglielo.
Ci furono un paio di colpetti rapidi e felpati alla porta, poi questa si aprì e un giovane agente in camicia bianca si avvicinò portando una tazza piena di un liquido giallo e caldo. Una sottile schiumetta ruotava placidamente sulla sua superficie mentre al suo interno galleggiava una bustina piena della polverina che dava all’acqua quell’aroma inconfondibile, attaccata a una sottile cordicella il cui capo pendeva fuori dalla tazza. C’era anche un piccolo stecco di plastica poggiato sopra la tazza, che Billy avrebbe dovuto usare per girare l’infuso nella sua tazza e mescolare ancora di più il liquido.
L’agente poggiò la tazza di fronte a Billy Numerous, che si accorse del suo arrivo solo quando se lo vide davanti. Assunse un’espressione sorpresa e deliziata quando vide la camomilla sul tavolo e sospirò con meraviglia, prima di afferrare la cordicella della bustina di camomilla e cominciare a masticare il sacchetto con dentro la polvere della camomilla.
Nessuno fece caso allo stravagante gesto del detenuto e Robin decise di continuare con le sue domande:<< E scommetto che tu ancora non voglia dirci chi sia stato ad “assumervi”… >>
Coso fece una smorfia dietro cui si nascondeva un ghigno. << Non ho mai parlato di un mandante… >>
Robin distolse lo sguardo per un attimo e osservò un piccolo orologio che portava al polso. Lo aveva messo quella mattina per poter sempre tenere d’occhio l’orario e assicurarsi di non arrivare in ritardo un’altra volta da Luna. << Capisco… E sai dirmi chi sono quelli che non hanno voluto lavorare con voi? >>
Coso cambiò espressione e aggrottò le sopracciglia. << A che ti serve saperlo? >> Chiese confuso, pensando che l’intento dei supereroi fosse stanare Mumbo.
Robin strinse le spalle. << Giusto qualche informazione da mettere insieme; processo di eliminazione… Se collaborate, potreste ottenere una riduzione della pena… >> Robin fece leva sulla carta della buona condotta e sperò che Coso e Billy fossero già stufi della vita in carcere.
I due detenuti si lanciarono occhiate dubbiose, mentre Billy continuava a masticare la bustina di camomilla e lentamente risucchiava anche la cordicella che gli pendeva sulle labbra. Dopo qualche istante passato in silenzio, il piccolo detenuto strinse le spalle noncurante:<< In fondo non potete certo arrestarli per non aver voluto lavorare… >> E detto questo cominciò a fare un po’ di nomi: più andava avanti, più Robin si rendeva conto di quanti criminali a piede libero ci fossero a Jump City. Tutti quelli nominati da Coso probabilmente non c’entravano con la loro indagine, quindi non avrebbe dovuto preoccuparsi di informarsi dei loro ultimi movimenti. Alle sue spalle, Cyborg depennava da una lista tutti i nomi detti da Coso.
<< Avete cercato lavoro proprio ovunque, se siete andati a parlare addirittura con Control Freak… >> Commentò Robin senza nascondere un piccolo sorrisetto divertito.
<< Non me ne parlare! >> Ghignò Coso sarcastico con fin troppa familiarità mentre il supereroe controllava ancora una volta l’orologio al polso.
<< E dimmi… Siete stati in contatto con Johnny il Rancido, recentemente? >>
Quando fece quel nome, gli occhi di Coso cambiarono per un momento: la sua espressione dura e imperscrutabile sembrò venire intaccata e non essere più sicura come prima. Durò solo un attimo, ma Robin notò chiaramente quel movimento di sopracciglia che gli permise di capire che esisteva un collegamento con gli H.I.V.E. Five e Johnny il Rancido.
<< Non mi pare… Forse lo abbiamo incontrato quando cercavamo lavoro, ma anche lui era nella nostra stessa situazione. >> Rispose lentamente Coso distogliendo lo sguardo e grattandosi la nuca rasata. << Johnny è sempre stato un amico… Ricordo quando, tempo fa, gestiva un giro di scommesse al porto… Un’altra volta lavorava al mercato nero di Jump City… E’ sempre stato un gran lavoratore, simpatico e pronto a spaccare la faccia agli sbirri! >> Il ragazzo si piegò indietro e finì per mettere le mani dietro la testa, unendole come se si stesse prendendo il sole.
<< Erano bei tempi, eh? >> Commentò Cyborg alzando lo sguardo con un sorrisetto amichevole rivolto a Coso. Accanto al ragazzino, Billy Numerous aveva finito di masticare la bustina di camomilla e aveva finalmente iniziato a bere l’infuso: soffiava debolmente nella tazza di tanto in tanto, mentre la teneva con entrambe le mani e la schiena incurvata quasi a proteggere quel suo piccolo ristoro caldo e rilassante, minuscola evasione dalla dura e claustrofobica vita del penitenziario.
<< Dubito che possiate incriminarlo per cose che ha già scontato! >> Ribatté spocchioso il piccolo Coso sghignazzando al pensiero dei Titans che procedevano alla cieca nelle loro indagini – qualunque esse fossero.
<< Non credo che sarebbe comunque possibile… >> Commentò cupo il supereroe mascherato abbassando lo sguardo per un momento. Tutto a un tratto, nella stanza calò una atmosfera tetra e pesante che lasciò perplesso Coso e fece alzare lo sguardo con curiosità a Billy. Cyborg rivolse uno sguardo compassionevole al suo amico prima di farsi avanti e mettergli una mano sulla spalla, come per farlo reagire in qualche modo ma con l’intento di dargli forza in quella situazione.
Sembrava che Coso e Billy non fossero al corrente della morte di Johnny il Rancido, sarebbe stato difficile dar loro quella notizia…
<< Passiamo oltre. >> Disse a un certo punto Robin alzando la testa e tornando ad essere più vitale che mai. Coso non ne sembrò entusiasta, ma la sua perplessità sparì per essere sostituita da una costante noia. << Ora vorrei farti qualche domanda un po’ più specifica sul tuo rapporto con gli altri H.I.V.E. Five… >>
<< Andiamo sul personale? Oh, non vedo l’ora… >> Commentò sarcastico Coso tornando ad incrociare le braccia con aria di superiorità.
<< Può farlo? >> Chiese stranito Billy accanto a lui.
<< Temo di sì. >> Rispose noncurante Coso, come se si fosse già rassegnato. Quel giorno sembrava molto più accondiscendente a parlare del loro incontro precedente con Cyborg: ormai era come se i Titans fossero di casa da quelle parti.
Robin sospirò e annuì lentamente. Si spostò sulla sua sedia e cominciò a parlare:<< Prima dell’arrivo di Soldato Hive e Cheshire, come andavano le cose da voi? >>
Coso inarcò un sopracciglio con molto sarcasmo e rispose:<< Che razza di domanda è? A che ti serve sapere questo? >>
<< Per favore, rispondi e basta. >> Ribatté subito Robin senza staccargli gli occhi di dosso.
Coso assunse un’espressione contrariata, come se fosse costretto a fare ciò che gli chiedeva Robin ma ne fosse profondamente contrario e infastidito; anche Cyborg non capiva bene quale fosse il motivo di una simile domanda. Se il loro piano era quello di capire dove fosse finito Mumbo e provare il collegamento tra gli H.I.V.E. Five e Johnny il Rancido, a che serviva quella domanda?
Coso sbuffò vistosamente prima di rilassare le spalle e poggiare una mano sul tavolo con grande fastidio. << E va bene… >> Disse con tono stizzito. << Vuoi sapere come andavano le cose prima che Soldato Hive e Cheshire si unissero agli H.I.V.E. Five? D’accordo! Andava tutto come al solito… >> Rispose in modo poco chiaro, ma lasciando intendere che una spiegazione sarebbe arrivata presto. << Io passavo giornate intere nel mio laboratorio, studiavo e lavoravo ai nuovi colpi, preparando armi e tattiche che potessero aiutarci a portare a buon fine le nostre missioni… Billy, qui, era sempre attivo. Non stava fermo un momento e ogni giorno finiva per litigare con qualcuno, se non con uno dei suoi stessi cloni… >>
Billy Numerous sghignazzò divertito ripensando ai giorni turbolenti descritti da Coso.
Il ragazzo andò avanti:<< Mammut mangiava sempre tutto quello che noi mettevamo da parte e così ci costringeva ad andare a rapinare il supermercato quasi tutti i giorni! Ho anche pensato di mandarlo da solo qualche volta, ma quella testa vuota non è adatta ai colpi in solitaria… >>
Un pensiero condiviso attraversò la mente di entrambi i supereroi: un supermercato. Che potesse trattarsi dello stesso supermercato dove Soldato Hive e Cheshire avevano appiccato il fuoco quella notte? E se sì, che collegamento poteva esserci?
<< See-More e Kyd Wykkyd stavano sempre assieme… Non parlano quasi per niente, se lo fanno la conversazione è a senso unico, però è ovvio che entrambi apprezzano la compagnia dell’altro… Sinceramente non so perché Soldato Hive abbia tenuto See-More e cacciato solo noi. >> Concluse Coso facendo alzare lo sguardo ad entrambi i supereroi nella stanza.
<< Che vuol dire? >> Chiese Cyborg sciogliendo le braccia che aveva incrociato e avvicinandosi al tavolo dove erano seduti i detenuti.
Coso strinse le spalle. << Non voglio essere cattivo dicendo questo, ma See-More non è esattamente un “combattente formidabile”… Non è tanto intelligente e le sue abilità non sono poi così speciali. Se quel cervello di pattume di Soldato Hive ha cacciato noi due perché ci riteneva incapaci, avrebbe dovuto fare lo stesso con lui! >> Lo sguardo di Coso si illuminò per un attimo.
Robin abbassò lo sguardo pensieroso, poi cercò quello di Cyborg per lanciarsi dei segnali: c’era un motivo per cui See-More non fosse stato cacciato come Coso e Billy; qualcosa di rilevante alle loro indagini?
Tornato a guardare i due detenuti di fronte a sé, Robin cercò di sembrare più naturale possibile:<< E quindi non andavate molto d’accordo con gli altri? Hai detto che capitavano spesso delle liti… >>
Coso sbuffò facendo dondolare la testa. << Non esattamente… >> Rispose. << Eravamo come una famiglia; eravamo tutti quanti delle teste calde là dentro, quindi è ovvio che ci fossero dei malintesi… Ma non direi che ci fosse un clima teso. >>
Eppure, se sono stati cacciati, qualcosa doveva pur esserci… Pensò Robin, continuando a credere che ci fosse qualcosa che i due detenuti non gli stavano dicendo. Doveva fare di tutto per spremere ogni minuscola informazione che potesse aiutarlo a risolvere quel caso.
Robin si schiarì la voce e nel frattempo lanciò un’altra occhiata all’orologio. << E se c’era un legame così forte e stretto tra voi… Perché siete stati cacciati? >>
Coso distolse lo sguardo con aria seccata, evitando di proposito gli occhi del supereroe. << Immagino che sia perché non gli andavamo più a genio! >> Rispose con tono brusco, quasi come se volesse evitare quell’argomento. Robin incurvò la schiena in avanti e pressò saldamente le mani sul tavolino, sperando di apparire più minaccioso, poi avanzò lentamente e costrinse Coso a guardarlo negli occhi.
<< A chi? >> Chiese l’uomo.
Coso sembrò non capire il senso di quella domanda. << A… A quegli avanzi di perdenti, chi altri? >> Sbottò distogliendo lo sguardo infastidito. Robin tornò al suo posto e lo osservò con aria dubbiosa, sicuro che ci fosse altro.
<< Vuoi dire che di punto in bianco, l’intera squadra ha deciso di voltarvi le spalle? >> Chiese toccandosi il labbro superiore con la punta dell’indice destro.
Coso reagì di scatto alzando la voce:<< E’ stato quell’idiota di Soldato Hive, va bene? Sarà riuscito a convincerli in qualche modo e…! >> Ma in pochi istanti si ritrovò senza parole, con lo sguardo di Robin che lo intimidiva e gli metteva una grande pressione.
Robin avanzò ancora una volta e sussurrò in modo minaccioso:<< Ne sei sicuro? >>
Gli occhi di Coso guizzarono da tutte le parti per sfuggire al supereroe mascherato. Balbettò qualcosa di incomprensibile mentre la sua fronte lucida e tonda cominciava a sudare copiosamente:<< Ce… Certo che ne sono sicuro! Cioè, più o meno… Non lo so come ha fatto! >>
<< Mi sembra difficile che un gruppo così affiatato come il vostro si divida improvvisamente per mano di due nuovi arrivati… >> Commentò Robin senza staccargli gli occhi di dosso. Mentre Coso cercava di trovare una risposta valida per il supereroe, Billy Numerous se ne stava accanto a lui a fissare l’uomo con aria più rilassata di prima, dopo aver finito di bere la sua camomilla.
A un tratto Coso sembrò alterarsi. << Va bene, adesso basta! >> Disse saltando sulla sedia e facendo indietreggiare Robin. << Mi sono stufato di queste domande, voglio tornarmene in cella! >> Il piccoletto incrociò le braccia come un bambino capriccioso e allontanò lo sguardo dal volto di Robin. Assunse un’espressione come offeso e si rifiutò di rispondere ad altre domande. Fu quell’atteggiamento che fece reagire in modo poco razionale il supereroe, che a quel punto si era stufato di fare lo “sbirro buono”.
Robin sbatté i pugni sul tavolo facendo sobbalzare tutti i presenti, poi allungò le braccia fino ad afferrare il colletto della tuta di Coso e tirò il suo gracile e leggero corpo a sé per potergli parlare faccia a faccia. << Stammi a sentire, piccolo insolente che non sei altro! >> Esclamò adirato.
Coso cominciò subito a sbraitare e ad agitarsi, mentre intanto Billy accanto a lui si voltava spaventato e Cyborg scattava per cercare di far calmare Robin. << Aiuto! Mi sta aggredendo! >> Urlava il ragazzino.
Robin ignorò la presa di Cyborg dalla spalla e continuò a guardare Coso dritto negli occhi. << Mia moglie è stata quasi uccisa da quel gruppo di idioti che stai cercando di proteggere e sospetto che loro siano coinvolti con la morte di Johnny il Rancido, quindi se sai qualcosa è meglio se sputi il rospo immediatamente! >>
<< Non puoi fare…! Aspetta, che?! >> Coso sembrò subito cambiare tono mentre intanto Robin smetteva di urlare ma rimaneva a fissarlo con una smorfia quasi disumana. << Il Rancido è morto? Stai scherzando? >>
<< Non è possibile, vero? >> Billy Numerous girò la testa con aria persa prima di posare lo sguardo sul volto amareggiato di Cyborg, che annuì lentamente con tristezza.
Gli occhi di Coso, da increduli, cambiarono gradualmente fino a mostrare una grande tristezza e il piccoletto cominciò a respirare con fatica mentre Robin lo teneva ancora sollevato dal colletto della tuta. Non appena ebbe visto la sua tristezza, il supereroe lo lasciò andare e lo ripose nuovamente sulla sua sedia, aspettando che si riprendesse.
<< Come… Come è successo? >> Chiese a un certo punto, mostrando di non essersi ancora ripreso, ma volendo provare a reagire in qualche modo a quella notizia incredibile. Forse sperava che ricevendo qualche spiegazione in più, si sarebbe potuto convincere di quella cosa, oppure non credeva ancora alle parole di Robin.
Robin abbassò lo sguardo con un’espressione dispiaciuta sul volto. << Era stato avvelenato. Forse dalle stesse droghe che aveva prodotto alcuni mesi fa… >> Disse menzionando anche il traffico di droghe illegali condotto dal Rancido.
<< Capisci ora perché stiamo facendo tutte queste domande? Doveva esserci per forza qualcuno a guidare il Rancido, ed è stato proprio Soldato Hive a informarci della sua morte. Se lui e quella persona sono collegate, forse possiamo far luce su questo mistero… >> Spiegò con calma e chiarezza Cyborg, cercando di essere meno pesante possibile, come se quello bastasse a non ferire Coso: il ragazzino aveva smesso di respirare a fatica, ma si era chiuso in una bolla senza ascoltare o rispondere a niente, mentre invece Billy accanto a lui sembrava assimilare tutte le informazioni che gli erano arrivate fino a quel momento, e si era messo a fissare il muro oltre i supereroi scioccato.
Coso aprì la bocca, poi la richiuse. Rimase a guardare il tavolino di fronte a sé per alcuni istanti, combattuto se dare le informazioni che cercavano i due supereroi oppure rimanere in silenzio: lui aveva detto che “fare la spia” era una cosa inaccettabile per un criminale, ma voleva veramente lasciare che la morte di Johnny venisse archiviata senza che il colpevole fosse stato scoperto? In fondo, bastava così poco perché la coscienza di una persona come lui potesse cambiare radicalmente… Per un attimo, il ragazzo capì ciò che aveva spinto la giovane Jella a lasciare quel mondo corrotto, sporco e degradante in cui loro galleggiavano inconsciamente, credendosi “cattivi” ma essendo in realtà solo dei semplici “pesci piccoli”. << Che… >> Mormorò incerto. << Che cosa si sa sulla sua fine? >>
Robin e Cyborg lo osservarono confusi, non aspettandosi quella domanda. Credevano che Coso avrebbe semplicemente accettato quella verità e sarebbe andato avanti, invece sembrò interessarsi alla situazione e alle motivazioni per cui fosse morto Johnny…
Cyborg abbassò lo sguardo costernato. << Sembra che la polizia abbia già archiviato il caso… Dicono che si sia trattato di un infarto, ma io non ci credo. >>
Coso alzò lo sguardo incredulo, mostrando quanto fosse contrariato. << Non hanno neanche fatto delle indagini?! >> Esclamò furioso, mentre Billy non sembrò reagire al suo scatto. La risposta di Cyborg fu un lento movimento orizzontale della testa.
<< Ora capisci, Mikron? >> Disse Robin chiamandolo con il suo vero nome per assumere un tono più umano possibile, sperando di fare leva al tempo stesso sull’umanità del ragazzino, che in un istante aveva appreso della morte di un suo amico e stava facendo di tutto per mantenere un certo contegno. << Stiamo indagando per scoprire la verità su Johnny e cercare di fare giustizia… Le vostre informazioni potrebbero essere preziose: sia voi che Johnny vi siete rifiutati di dire il nome del vostro mandante… Soldato Hive era l’unica persona a sapere della sua morte e la polizia… >> Si arrestò improvvisamente mentre gli occhi di Coso erano fissi su di lui: quegli occhi che tante volte aveva descritto come “inespressivi”, adesso gli facevano pena e gli davano prova di quella umanità del ragazzino che molti avevano sicuramente creduto non esistesse; uno che sin da bambino crea piani diabolici per rapinare in ogni dove, fare del male alla gente, e poi si unisce a un gruppo di supercriminali per conquistare il mondo, è difficile pensare che abbia un cuore. Eppure Robin aveva la risposta a quei dubbi davanti ai suoi occhi, nella tristezza di Coso che, nonostante tutto, era umano come lui: era un ragazzino, per lui il “male” era sempre stato quasi come un gioco, non si divertiva a fare veramente del male alla gente, quello era solo un modo per sopravvivere…
<< Volete fare giustizia, eh? Ma come pensate di riuscirci? >> Piagnucolò Coso strofinandosi gli occhi con una manica della sua tuta, mentre Billy Numerous tutto a un tratto sembrava cambiare atteggiamento e voltarsi verso il suo compagno di cella per rivolgergli uno sguardo dispiaciuto.
Che voleva dire? Per un attimo Robin non comprese il significato di quelle parole, poi ci ripensò un attimo: se la polizia, il cui lavoro era fare giustizia in città, non aveva fatto niente credendo che si fosse trattato solo di una fatalità, cosa potevano fare loro? Che autorità avevano?
Robin si schiarì la voce producendo un suono profondo e gutturale, sperando di poter convincere Coso con le sue parole:<< Lo so che è dura… E molto difficile da credere che ci possa essere una soluzione… >> Disse. << Ma io e Cyborg continueremo a scavare anche se tutti dovessero crederci dei folli, e alla fine porteremo in superficie la verità su questa storia! Questo però lo potremo fare solo se ci darete una mano voi! >>
Le parole di Robin erano forti, aveva un solo obiettivo in quel momento: ottenere tutte le informazioni possibili per poter scoprire la verità, e così portare giustizia a quella faccenda. Sì, perché era questo che voleva: la giustizia. Non stava cercando un modo per appagare quei sensi di colpa che lo avevano colpito dall’inizio, quando aveva saputo della morte di Johnny…
Cyborg non sapeva se Coso e Billy si sarebbero finalmente decisi a parlare, ma era certo che Robin non se ne sarebbe andato da lì senza le risposte che cercava. Inaspettatamente, Coso cominciò a parlare rivolgendo inaspettate occhiate focose ai due supereroi.
<< E va bene! >> Disse con ritrovata determinazione, mentre Billy Numerous lo guardava con occhi increduli. << Se scoprirete la verità, vi racconterò tutto quello che so su quei maledetti! >>
Quelle parole erano proprio ciò che Robin voleva sentire: sorrise finalmente, annuendo con decisione alla frase di Coso, che altro non fece che dargli la carica. << Affare fatto! >> Disse. << Dicci tutto quello che sai e noi faremo del nostro meglio! >>
Billy si voltò rapidamente verso il suo amico. La sua voce era mesta e roca, ma adesso sembrava essere tornato in sé, anche se solo per poco:<< Ne sei sicuro? >> Chiese, mentre intanto Coso lanciava un’occhiata incerta allo specchio che dava sulla saletta buia accanto alla loro stanza.
<< Certo! >> Disse passando poi a guardarlo dritto negli occhi, con un’espressione decisa quasi infiammata dalla sua determinazione. Coso doveva essere molto legato a Johnny il Rancido, oppure c’era qualche altro motivo per cui aveva cambiato idea così radicalmente. Anche Billy rivolse un’occhiata dubbiosa al falso specchio nella stanza e sembrò fissarsi lì per alcuni istanti.
<< Allora… >> Fece Robin battendo piano una mano sul tavolino e rivolgendo un’espressione di complicità al ragazzino. Coso annuì e cominciò a parlare.
<< Cosa vuoi sapere? >>
<< Comincia con gli H.I.V.E. Five. Qual è la verità sulla vostra separazione? Siete stati voi ad andarvene, oppure vi hanno cacciato loro? >> Chiese Robin, che non aveva ancora capito alcune cose su quel punto.
Coso annuì ripetutamente, come se stesse cercando di accettare quel fatto di dover collaborare con i “buoni”. Prese un grande respiro e cominciò a parlare:<< La scelta è arrivata più o meno contemporaneamente da entrambe le parti: con l’arrivo di Cheshire e Soldato Hive, potevi sentire nell’aria che le cose stavano per cambiare… >> Disse parlando con familiarità. << Quel demente giallo sembrava voler diventare il nuovo capo della squadra, e assieme alla sua micia voleva cominciare una nuova “politica”… In pratica, gli H.I.V.E. Five sarebbero passati dall’essere una squadra di sicari, dopo anni di insuccessi nelle rapine. >>
Robin sentì un brivido lungo la colonna vertebrale mentre Coso diceva quelle cose, e pensò a quanto fossero stati fortunati ad avere Cyborg con loro quel giorno che Stella era stata avvelenata. << Insomma, chiunque non fosse d’accordo doveva lasciare la squadra. >>
Coso gli puntò un dito contro:<< Esattamente! Diciamo che alla fine Soldato Hive è riuscito a convincere quelle teste vuote di Mammut e Kyd Wykkyd. >>
<< E See-More? >> Chiese Cyborg, curioso del fatto che il ragazzo non avesse nominato l’altro loro amico.
Coso strinse le spalle. << Non ne so molto su di lui… Comunque Soldato Hive aveva intenzione di scaricare tutti quegli altri che reputava “inutili” e tra questi siamo capitati noi due… >> Si piantò un indice sul petto e diede un colpetto alla spalla di Billy Numerous, che ascoltava la conversazione inespressivo. << Che, guarda caso, eravamo contrari alle sue nuove scelte! >>
Robin annuì pensieroso, mentre intanto alle sue spalle Cyborg continuava ad annotare ciò che sentivano sul suo palmare posto nell’avambraccio. << E quindi vi siete ritrovati da soli… E avete cercato aiuto. >>
Coso fece l’occhiolino, come se improvvisamente fossero diventati amici di lunga data. Erano perfettamente in sintonia! << Esatto! E ti ricordi quell’amico in comune che ti ho menzionato prima? Lui ha messo me, lui… >> E indicò Billy. << Mumbo e “Testa di mattoni” in contatto con una persona… >> E qui si fermò. Rimase a fissare il vuoto per alcuni secondi, prima che Robin gli chiedesse cosa avesse.
<< Qualche problema? >> Suggerì Cyborg sperando che Coso non decidesse improvvisamente di cambiare idea, provocando una reazione spropositata in Robin.
Il ragazzo scosse la testa pensieroso. << No, è che… >> Mormorò con aria assente. << Sto cercando di ricordare il nome di quella persona. >>
Robin abbassò lo sguardo e mosse una mano lateralmente. << Chi era questa persona? >>
Coso alzò lo sguardo. << La persona per cui abbiamo fatto il colpo alla banca: non lo conosco, non lo abbiamo mai incontrato di persona. Sappiamo solo che si fa chiamare “Maschera Nera”; è un tipo molto corretto e discreto, che non vuole mai fare del male alla gente, questo lo so perché ci è stato ordinato di non fare del male a nessuno durante il colpo! >> Alzò un dito come per appuntare quel particolare. << Ma noi non siamo stati i primi a lavorare per lui: ha assoldato altra gente per svolgere un lavoretto, prima che noi lo trovassimo… >>
<< Che tipo di lavoretto? >> Chiese Robin improvvisamente curioso. Gli sembrò incredibile che fosse arrivato un nuovo criminale in città; sin dall’inizio avrebbe scommesso che si trattasse di Sladow.
Coso appoggiò un gomito sul tavolo e lanciò un’altra occhiata allo specchio a senso unico nella stanza, che divideva la loro discussione da chiunque stesse ascoltando nell’altra stanza. << Hai parlato del traffico di droghe di Johnny, prima… Devi sapere che Johnny non era solo in quegli affari: prima di essere beccato, stava lavorando con gente da fuori che produceva le droghe con i farmaci da lui rubati. Poi, quella stessa gente si occupava anche di preparare il “marketing” della loro piccola impresa, ma a metterci la faccia era sempre e solo lui: forse era perché Johnny era più conosciuto e la gente si fidava di più di lui, oppure perché avevano evidentemente previsto che le cose non sarebbero potute durare a lungo. >> Coso fece una smorfia di disappunto. << Sporchi infami… Quando i loro traffici furono scoperti, quei forestieri se la svignarono e Johnny dovette prendersi tutta la colpa, poiché nessuno sapeva niente di loro. Più avanti, quei tizi furono ingaggiati dalla stessa persona che ha ingaggiato noi… >>
<< Maschera Nera. >> Lo interruppe Robin per assicurarsi che stessero parlando della stessa persona.
<< Maschera Nera. >> Ripeté Coso con un cenno. << E li mandò a tirarlo fuori di prigione. >>
Robin lanciò un’occhiata interrogativa a Cyborg, alle sue spalle, che dalla sua altezza gli mandava uno sguardo concorde. << La storia quadra… >> Disse senza aggiungere altro, lasciando a Robin dei piccoli cenni bastanti a rassicurarlo.
Robin si voltò nuovamente verso Coso e, spinto dalla curiosità, chiese:<< Quindi questa persona è la stessa che ora ha ingaggiato gli H.I.V.E. Five? >>
Coso strinse le spalle. << Non lo so. Non potrei saperlo, perché dal giorno del colpo sono rinchiuso qui… Non so dove sia Mumbo, né cosa abbia potuto fare dei soldi della rapina. >>
<< Ma doveva esserci un posto… Tipo un ritrovo segreto! >> Sbottò Robin, non riuscendo a credere che il ragazzo non avesse alcuna idea di dove potesse trovarsi in quel momento il suo collega.
Coso abbassò lo sguardo, combattuto. << Forse… >> mormorò dubbioso, come se stesse decidendo se parlare o meno. Robin lo osservò attentamente mentre i suoi occhi andavano a destra e a sinistra e le sue labbra continuavano ad essere mordicchiate dagli incisivi che ogni tanto faceva spuntare. << Maschera Nera ci aveva dato un punto di ritrovo dove incontrarlo per poter consegnare la refurtiva… Ma dubito che Mumbo sia ancora lì. >> Commentò con tono disfattista. << Conoscendolo, potrebbe anche essersi dato alla fuga con tutti i soldi… >>
Robin rivolse uno sguardo interrogativo a Cyborg, che rispose con un rapido quanto impercettibile movimento di spalle. << Non importa. Dicci dove si trova quel posto e noi faremo il possibile! >> Disse una volta tornato a guardare Coso.
Il ragazzino alzò lo sguardo con aria affranta, fissando stancamente i lineamenti del viso di Robin. Billy Numerous, dopo aver osservato con aria incredula il suo amico, si voltò a guardare con occhi stralunati i volti dei due uomini che quella mattina si erano presentati davanti a loro e che avevano voluto fargli quelle domande. Dopo una lunga pausa, Coso schiuse le labbra:<< La centrale elettrica fuori città, nella foresta che ricopre le montagne a nord. E’ lì che ci era stato detto di dirigerci. >>
Cyborg ricordò il giorno del loro scontro: i rapinatori avevano cominciato a fuggire in direzione della foresta, dove poi lui e Robin li avevano intercettati. Se non li avessero fermati lì, forse avrebbero continuato fino a raggiungere la centrale elettrica. Pensando così, forse quello stesso giorno avrebbero potuto incontrare il misterioso Maschera Nera e scoprire molte cose di più su quella faccenda… Rivolse un’occhiata dubbiosa all’amico mascherato, che annuì in silenzio; anche lui aveva pensato la stessa cosa.
<< Bene. >> Disse il supereroe mascherato cominciando ad alzarsi e facendo qualche passo attorno al tavolino. << Grazie ragazzi, siete stati molto di aiuto… >>
Coso non sembrava entusiasta di aver collaborato con i “buoni”, ma subito disse:<< Cercate di scoprirlo… >> I supereroi abbassarono lo sguardo inarcando entrambi le sopracciglia e si videro gli occhi tristi del ragazzino puntati contro. << Il vero responsabile della morte di Johnny… Scoprite la verità! >>
A sentire quelle richieste così sincere e affrante, Robin quasi si sentì male al pensiero che forse era stato lui a causare involontariamente la morte di Johnny il Rancido, ma si limitò ad un leggero cenno a Coso, per dirgli che avrebbe fatto di tutto. Era il suo lavoro, in fondo: garantire la giustizia.
Prima di uscire dalla stanza, Cyborg sembrò ricordarsi di una cosa e si voltò, facendo fermare anche Robin proprio in procinto di aprire la porta. << Oh, giusto… >> Mormorò alzando la voce. << Coso, Billy… Sapete per caso cosa possa significare “attento alle stelle”? >>
Quella domanda sembrò scuotere molto i due detenuti, che cominciarono a lanciare occhiate sorprese ai supereroi sulla porta e sguardi di sottecchi al vetro della stanza. Ci furono movimenti confusi, sospetti e rapidi come battiti di ciglia, ma poi Coso si girò e rispose:<< No… Non credo di averlo mai sentito. >>
Billy sembrò sostenere la sua stessa idea. << Perché? Dove l’avete sentito? >>
Robin lanciò un’occhiata interrogativa a Cyborg, che sembrò ignorarlo totalmente. << E’ una delle poche frasi dette da Johnny il Rancido, il giorno stesso della sua morte. >> Spiegò con calma, sorprendendo Robin del fatto che gli stesse rivelando così tanto. << Pensavo che si trattasse di un messaggio dal significato particolare, ma evidentemente stava semplicemente dicendo cose senza senso… >> Sorrise ai due detenuti, che però non capirono cosa ci fosse da essere tanto vitali, e si voltò.
<< Stammi bene, Billy. E tu, Coso, tieni d’occhio il tuo amico… >> Con queste parole, Cyborg lasciò la stanza spingendo Robin con una mano piantata sulla schiena, mentre questo cercava di chiedergli cosa stesse facendo.
Una volta fuori da lì, Cyborg e Robin furono intercettati dal direttore del penitenziario, che aveva ascoltato l’intera conversazione dalla saletta buia. << Siete stati stupefacenti! >> Esclamò rivolgendo loro grandi sorrisi. << Nemmeno i miei migliori agenti erano riusciti a strappare loro simili informazioni. Contatterò subito la centrale per far preparare una squadra a una retata alla centrale fuori città, se saremo fortunati potremo prendere l’ultimo componente della banda e il loro capo… >>
<< Non è necessario. >> Dissero contemporaneamente Robin e Cyborg, che si sorpresero a sentire di aver pensato la stessa cosa. Dopo un attimo di smarrimento, fu Robin a prendere la parola con il direttore.
<< Ce ne occuperemo noi Titans. Non siamo poliziotti, ma se si prepara una grossa squadra per un’operazione in larga scala, potremmo spaventare i criminali e farli fuggire dal loro covo… >> Spiegò con calma mentre l’uomo dalla barba incolta lo osservava incuriosito. << Spero che possiate comprendere e lasciate lavorare noi, in modo da non ostacolarci a vicenda durante le operazioni… >> Concluse con un leggero sorriso, non credendo che il responsabile del penitenziario avrebbe accettato.
Insperatamente, l’uomo sembrò molto disponibile a lasciare spazio ai supereroi. Loro non avevano l’autorizzazione legale a proseguire in un’indagine simile, ma sicuramente erano i più adatti a farlo. Non sembrò minimamente infastidito e promise di parlare con la centrale per spiegare chiaramente il loro piano…
<< Un momento, ci sarebbe un piccolo favore che vorrei chiederle! >> Intervenne Cyborg non appena il direttore ebbe accennato di voler parlare con i piani alti del loro interrogatorio. << Se possibile, potrebbe fare a meno di parlare della nostra indagine con qualcuno? So che è una cosa strana e non del tutto legale, ma in fondo stiamo investigando su un caso ufficialmente chiuso dalla polizia, qualcuno potrebbe irritarsi credendo che noi riponiamo poca fiducia nelle autorità
… >> Sembrava così imbarazzato e allo stesso tempo così a suo agio mentre faceva quella richiesta al direttore, come se stesse recitando una parte.
Con non poco sgomento, il direttore del penitenziario acconsentì a non parlare con nessuno di ciò che era avvenuto quel giorno. Sembrava ammirare molto i Titans e per questo pendeva dalle loro labbra; quella sua caratteristica aiutò molto Cyborg. Robin, tuttavia, non aveva chiaro perché il suo amico avesse fatto quella richiesta al direttore.
Quando Robin e Cyborg furono fuori dal penitenziario, entrambi si scoprirono a sudare.
<< Faceva caldo lì dentro, eh? >> Chiese Cyborg rivolgendo un sorriso al suo amico, che però sembrò preoccupato da altro.
Robin alzò lo sguardo dopo aver controllato per l’ennesima volta il suo orologio da polso:<< Cyborg, come mai hai fatto quella domanda a Coso? >> Chiese, credendo che non avrebbero dovuto accennare al loro incontro con Johnny il Rancido, la mattina prima che il centauro morisse.
Cyborg si massaggiò il collo e ruotò la testa facendo schioccare le giunture metalliche e quelle biologiche del suo corpo. << Intanto ero curioso di sapere quanto fosse vero di ciò che ci stessero dicendo e quanto invece fosse una balla… >> Confessò sorprendendo Robin, che non aveva pensato che Coso stesse mentendo durante il loro incontro. << E poi, ho voluto confermare una mia piccola ipotesi… >> Alzò lo sguardo intrigato strofinandosi il mento cromato con aria di chi aveva qualcosa in mente.
<< Che ipotesi? >> Chiese Robin non avendo idea di cosa stesse dicendo. Se Cyborg avesse avuto un’ipotesi prima di entrare nel penitenziario, gliel’avrebbe spiegata subito; doveva trattarsi di qualcosa che era nato in quella sua mente imprevedibile mentre andavano avanti con l’interrogatorio.
Cyborg si guardò intorno alla ricerca della T-Mobile, sicuro di aver parcheggiato vicino ad un cartello di segnalazione. << Forse non ci hai fatto caso mentre rivolgevi quelle domande a Coso e a Billy, ma durante il colloquio ho notato Billy lanciare spesso occhiate allo specchio a senso unico della stanza, come se fosse preoccupato di qualcosa nell’altra stanza… >>
Robin lo guardò confuso aspettando che l’amico si spiegasse meglio.
<< Inizialmente pensavo che fosse un tic, per questo ho chiesto di portare la camomilla per Billy, ma questo invece è stato solo un pretesto per lanciare ancora più occhiate al vetro… >> Cyborg fece un movimento con le mani come se stesse fingendo di avere tra le mani la stessa tazza che aveva fatto portare a Billy Numerous e fece guizzare rapidamente gli occhi da una parte all’altra, mostrando come le sue stesse mani lo coprissero da occhi indiscreti. << Insomma, più andavamo avanti e più Billy si guardava intorno. Anche dopo che Coso ha cominciato a rispondere alle tue domande, non ha smesso di lanciare occhiate allo specchio, con una piccola eccezione… >> Alzò un dito con tono di chi stava facendo una grande deduzione. << Anche Coso ha cominciato a rivolgere sguardi dubbiosi al vetro, fino a confrontarsi anche silenziosamente con il suo amico. >>
Robin prese la parola da dove aveva lasciato il suo amico:<< Insomma, tu credi che Billy stesse fingendo di essere stordito? >>
Cyborg fece ciondolare la testa con aria pensosa. << Più che altro, credo che quei due stessero soppesando bene le parole da usare, come se non potessero dire “troppo” in quella stanza! >>
Le parole di Billy Numerous tornarono alla mente di Robin, pronunciate durante il loro primo incontro nel penitenziario: “Nessuno entra mai qua dentro se non c'è qualcun altro là dentro.” Era come se i due detenuti fossero preoccupati da qualcosa che si trovasse nell’altra stanza e non volessero parlare liberamente; secondo Cyborg, quindi, questo significava che anche questa volta Coso e Billy avevano nascosto delle informazioni ai due supereroi. E se era così, cosa avrebbero dovuto fare per farli parlare apertamente?
<< Hanno paura? >> Chiese Robin incredulo. << Di cosa? >>
Cyborg rise come se volesse cambiare improvvisamente discorso e batté una mano sulla schiena del suo amico, portandolo con sé verso l’automobile parcheggiata. << E io che ne so? >> Disse ad alta voce mentre con una mano faceva voltare lo sguardo a Robin verso due agenti in divisa che si avvicinavano al penitenziario, diretti al suo interno.
Quei due uomini non sembravano sospetti, ma improvvisamente Robin ci vide molto più chiaramente: c’era qualcuno che stava controllando non solo i detenuti come Billy e Coso, ma anche loro e tutti i Titans. Coso e Billy avevano esitato a rispondere quando gli era stata rivolta l’ultima domanda da parte di Cyborg, ma in quell’attimo era sembrato quasi come se sapessero qualcosa ma non volessero rivelarlo. Perché? Chi c’era in alto in quel sistema che sembrava raggiungere e corrompere ogni cosa, e quali erano i suoi piani? Una spia? Dunque era questo il motivo della strana richiesta di Cyborg al direttore del carcere

Per il momento, Robin lasciò correre quei pensieri e decise di aspettare finché non sarebbero arrivati a casa: lì avrebbero cominciato a controllare alcune cose fino a che non avrebbero scovato qualcosa.
<< Oh, sì! >> Fece Cyborg raggiungendo la macchina finalmente e lasciando andare la stretta su Robin, che lo aveva costretto a piegarsi per raggiungere la sua altezza. << Che cos’è quell’orologio? Sbaglio o è la prima volta che te lo vedo addosso? >>
Robin osservò i vetri scuri della T-Mobile e alzò il polso con allacciato sopra quel piccolo orologio che spariva sotto ai guanti della sua tuta ogni volta che li rilasciava. << L’ho preso per poter controllare sempre l’orario e assicurarmi di non fare tardi ancora una volta… >> Spiegò con impaccio prima di aprire lo sportello dell’automobile e sedersi sul sedile del passeggero.
Cyborg sghignazzò prendendo posto alla guida del mezzo e disse:<< Per Luna? >>
Robin richiuse lo sportello e sorrise annuendo prima di poggiare il gomito allo sportello e mettersi a guardare fuori con aria assonnata. << Già. >> Disse. << Per Luna… >>
   
 
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