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Autore: ornellagiau    09/09/2017    1 recensioni
***ATTENZIONE! La storia è stata ripubblicata come capitolo della raccolta "Sola Andata"****
La prima guerra magica è finita. Narcissa, Bellatrix e Severus si ritrovano a fare i conti con quello che è rimasto. Personaggi e avvenimenti quanto più possibile canon.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Severus Piton | Coppie: Lucius/Narcissa, Severus/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
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WIZENGAMOT

Se dalla White Horse Hill si guarda verso Sud Est si vede in lontananza una torre color carbone. 
I babbani dello Wiltshire dicono sia la torre del castello Longford, ma stranamente nessuna delle torri del suddetto castello sembra essere alta abbastanza per poter essere vista da così lontano. Si sa, i babbani credono a quello che vogliono credere, ma ad Armand Lürec, del dipartimento Investigazioni del Ministero della Magia, fu subito chiaro che non si trattava di un comune edificio storico.

Lürec aveva già fatto visita alla famiglia Malfoy tre volte nell'ultimo mese. Da quando i Potter erano stati trovati morti a Godric’s Hollow, in quella miracolosa e terribile notte in cui tutti gli incantesimi di Tu-Sai-Chi avevano smesso di funzionare.
 
Erano state settimane rocambolesche. 
All'inizio, ogni singolo Spioscopio del Ministero aveva iniziato a fischiare all’impazzata, poi avevano cominciato ad arrivare milioni di gufi e Strillettere, denunciando chi l’uno chi l’altro Mangiamorte. Era come se metà della popolazione si fosse improvvisamente risvegliata da un sonno, ricordandosi solo allora di essere stata aggredita, violentata, mutilata o uccisa, nel qual caso erano i congiunti a scrivere. Gli interrogatori e le indagini sembravano non finire mai. La lista dei sospettati continuava a crescere ogni volta che uno dei presunti Mangiamorte veniva arrestato e confessava. Malfoy, Black, McNair, Nott… sembrava la lista degli invitati all’annuale “Incontro per la conservazione del sangue magico”, non un elenco di possibili assassini pronti per Azkaban. Anche i processi si tiravano per le lunghe, e questo non piaceva per niente all’opinione pubblica ne alla stampa. La gente litigava per le strade, si accusava l’un l’altra, le famiglie dei defunti piantavano tende inamovibili nell’androne del Ministero. Tutti pretendevano giustizia. Come se la verità potesse essere semplicemente letta sulla fronte degli accusati...
La maggior parte di loro, inclusi i Malfoy, avevano saputo fornire degli alibi convincenti: chi parlava di Maledizione Imperius, chi diceva di non avuto avuto proprio niente a che fare con Tu-Sai-Chi, che doveva essere stato un impostore sotto Pozione Polisucco quello che Alastor Moody aveva pedinato a Knockturn Alley, perchè loro, per tutto il tempo, erano rimasti qui, nello Wiltshire, a cacciare lepri di campagna. 
 
Fortunatamente non tutti i Mangiamorte sembravano essere brillanti strateghi. Già la sera sucessiva al ritrovamento dei Potter, uno dei più pericolosi si era lasciato catturare in piena Londra, senza opporre resistenza o tentare di scappare. 
Lürec si ricordava ancora le risate squilibrate di Sirius Black mentre lo trascinavano dentro la sua cella ad Azkaban. Si sentivano fin da fuori della prigione, nel cortine esterno, dove un infuriato Albus Dumbledore cercava di ragionare con il capo delle guardie. 

Ma torniamo ai giorni nostri, al limpido mattino di dicembre in cui Lürec, per la quarta volta in un mese, si ritrovava davanti agli alti cancelli di casa Malfoy, lanciando scintille luminose verso il cielo per annunciare il suo arrivo. Dopo un attimo, le rigide spire in ferro si dissolsero, come se fatte di fumo, e Lürec potè passarci tranquillamente attraverso. Sicuramente, si era detto Lürec la prima volta che aveva visto il trucchetto, il cancello di metallo era un’illusione. Esso tornava al suo stato naturale di nebbia senziente quando il proprietario accordava l’accesso ad un estraneo. Una nebbia piena di fatture rivela nemici ovviamente.

“Vengo dal Ministero, devo parlare con il tuo padrone” 

Lürec era abituato a rivolgere ordini precisi agli elfi domestici. Anni di praticantato nell’ufficio Regolamentazione delle Creature Magiche gli avevano insegnato che questa era la formula più semplice per comunicare con queste creature, evitando antipatici malintesi e giri di parole. Solitamente gli elfi eseguivano la richiesta senza proferire parola e, in meno di cinque minuti, Lürec si ritrovava seduto in poltrona con dell’ottimo tè inglese ed il suo interlocutore pronto ad ascoltarlo. Stavolta invece, il piccolo elfo grigio che l'aveva atteso sulla soglia di casa Malfoy rimase immobile, strizzandosi le mani dalle lunghe dita. 

“Voglio parlare con il signor Lucius Malfoy, vengo dal Ministero per consegnargli una lettera. Fammi entrare elfo!” ripetè Lürec con più decisione.

“Dobby… Dobby non deve…” la piccola creatura si tirava le orecchie fino alle ginocchia e mugolava frasi incomprensibili.

Lurec si passo la mano davanti agli occhi e sospirò. Anche questo era uno scenario che non gli era nuovo. Ogni tanto, i membri delle famiglia più altolocate istruivano i propri servi a rifiutare l’ingresso ad ogni visitatore. Questo provocava le reazioni più disparate negli elfi domestici, chi diventava sgarbato e spingeva indietro l’ospite in malo modo, chi lo ignorava completamente aspettando che si stancasse, e chi, come Dobby, che la prendeva molto male e si puniva per non poter adempiere ad un ordine. Secondo la sua esperienza, questa era la categoria più estenuante, in quanto faceva perdere tempo ed energie al malcapitato di turno.

“Dobby?” riprese Lürec con calma “E’ il tuo nome vero?” Dobby annuì continuando a saltellare sulle scale. “Dimmi Dobby, ti è stato vietato di farmi entrare in casa?” Dobby si schiaffeggiò il volto mentre annuiva. “Ok, senti, non c’è problema. Però voglio che chiami qui fuori il signor Malfoy. Qui, fuori dalla casa, puoi fare questo?”

L’elfo era incerto, continuava a guardarsi attorno e a tirarsi l’orecchio destro, ma alla fine disse:

“Il padrone non è nella casa. Dobby non può chiamare il padrone se lui è…” si zitti e riprese a pestarsi la fronte con i piccoli pugni chiusi.

“E la signora Malfoy?” Lürec non aveva intenzione di mollare “E’ in casa lei?” Dobby si contorse piegando la testa e pestando i piedi. Al mago parve di vederlo annuire dietro le lunghe dita. 

Agì in fretta. Tirò fuori la bacchetta e se la puntò alla gola, pronunciò un chiaro “Sonorus”, afferrando per un braccio Dobby, prima che l’elfo potesse schizzare via e chiudere la porta, sicuramente insonorizzata. 

“Signora Malfoy, sono Armand Lürec, vengo per conto del Ministero con un’importante comunicazione per suo marito Lucius Malfoy. La prego di lasciarmi entrare e riceverla voi per lui, altrimenti sarò costretto a…”

Dall’interno del maniero si udì il pianto di un neonato e il cigolare di una porta pesante. Dal buio della sala d’ingresso emerse la figura di una donna in abito scuro e prima che Lürec potesse vederla in volto la sentì strillare:

“Dobby! Vai subito di sopra e rimetti a dormire Draco!”

L’elfo si divincolò dalla stretta del mago e corse via piagnucolando, proprio mentre una giovane donna dal viso pallido si affacciava al portone. 
Aveva i capelli lunghi e dorati, gli occhi color melassa e le labbra sottili. Lürec non ricordava di aver mai incontrato Narcissa Malfoy prima d’ora, ma conosceva benissimo sua sorella, che entrava e usciva dall’ufficio Importazioni del Ministero. Tentò di ritrovare nel viso della donna davanti a se quell’aria spensierata e rilassante che sempre lo avvolgeva ogni volta che incontrava Andromeda Tonks, ma dovette presto accettare il fatto che tra le due sorelle c’era una differenza abissale sia fisica che spirituale. 

“Lei è molto scortese lo sa?” disse Narcissa Malfoy tagliente “Se tenta ancora di disturbare mio figlio mentre riposa…”

“Signora Malfoy,” la interruppe in fretta Lürec che ci teneva a non perdere tempo in inutili battibecchi “mi dispiace molto di essere arrivato in un momento poco opportuno, ma ho un’importante convocazione dal Ministero da consegnare a suo marito e già per tre volte nello scorso mese ho tentato di consegnarvela ma ho trovato la casa sempre vuota. Ora se lei fosse così gentile da consegnargli questo…” tirò fuori dal mantello un plico giallo e fece per porgerlo alla donna davanti a se, ma lei lo fermò con una mano sottile.

“Mio marito ha già parlato con il Ministero ampiamente e in maniera molto dettagliata. Non capisco che cos’altro possiate volere da una famiglia rispettabile come la nostra, se non deliberatamente disturbare la nostra quiete.” i suoi occhi dardeggiarono sul volto del mago. Era un osso duro, pensò Lürec.

“Sono certo che sappiate che il Ministero è sulle tracce di altri Mangiamorte…” 

Narcissa Malfoy schiocco le labbra indignata.

“Altri? Non sono stata abbastanza chiara? La famiglia Malfoy non ha niente a che fare con il gruppo di stregoni fuorilegge che si definisce Mangiamorte, e le sarei grata se la smettesse di presentarsi a turno alla porta di tutti i nostri congiunti alla ricerca di informazioni che non possiamo darle.” il suo tono, seppure mai esagerato, era così duro che non ammetteva repliche. Lürec temporeggiò un attimo poi decise che era il momento di sfoderare le armi pesanti. 

“Forse la famiglia Malfoy è innocente, ma altrettanto non si può dire della famiglia Black.” questa volta non fu interrotto “Signora Malfoy siamo sulle tracce di almeno quattro individui che lei e suo marito conoscete bene.” Tirò fuori dal mantello la foto di tre maghi e una strega vestiti di nero che si smaterializzavano dalla cima della White Horse Hill. “Sono stati visti aggirarsi in questi luoghi sia da babbani che da maghi residenti, e poiché ci sono state minacce e sparizioni tra molti dipendenti del ministero, lei capirà, che stiamo facendo tutto il possibile per rintracciarli.”

Mentre parlava Narcissa aveva rivolto lo sguardo alla foto in bianco e nero. I quattro maghi sembravano essersi smaterializzati appena dopo essersi accorti che qualcuno li spiava, ma non velocemente abbastanza da evitare che i loro volti venissero ritratti perfettamente dalla fotografia magica. Non c’erano dubbi su chi potessero essere.

“Queste persone non sono state in contatto con noi.” disse Narcissa con voce piatta e inespressiva “I Malfoy sono stati completamente scagionati, non ho altro da dire al riguardo.”

Lürec la guardò per un attimo poi procedette:

“Non voglio discutere con lei di questo ora, Signora Malfoy. In questo plicco sono descritti tutti i dettagli, compresi il giorno e l’ora in cui lei e suo marito dovrete presentarvi al Ministero per discutere dei fatti.” appoggio la busta di pergamena sul gradino davanti a se, visto lei non sembrava intenzionata a riceverlo dalle sue mani “Il mio dovere è concluso. La ringrazio, per l’ospitalità…” Si sistemò soddisfatto il cappello e face per andarsene quando un manciata di fogli volanti lo colpì alle spalle. 
Cercò istintivamente la bacchetta ma Narcissa fù più veloce.

“Imperio!” 

Non si era mossa dalla sua posizione, la bacchetta le spuntava giusto qualche centimetro oltre il bordo del vestito. 

“Tu, Armand Lürec tornerai al Ministero e dirai a tutti che non sei riuscito a consegnare la lettera nemmeno stavolta, che la casa era vuota, e che solo i fantasmi ti hanno accolto e detto di tornare alla prossima neve. Dirai a Scrimgeour che l’udienza non si può fare senza consegna di persona e lo convincerai a spostare la data.” Disse tutto questo come recitando una preghiera, gli occhi fissi sul viso allucinato di Lürec. Dopo un silenzio che sembrò durare ore, il mago annuì, si voltò e raccolse la lettera. Senza una parola si avviò verso il cancello dalla sbarre eteree.

“Oblivion” sussurro Narcissa osservandolo andar via. 

SS

“Una fortuna che il Ministero non riesca ancora a tracciare le maledizioni senza perdono” 

Un uomo dai capelli scuri sedeva su una poltrona di velluto nel salotto. Narcissa lanciò un’occhiata torva all’ospite, chiudendosi alle spalle la pesante porta di faggio.

“Per quanto pensi di poter continuare ad incantare i funzionari del ministero? Prima o poi Moody si accorgerà che c’è qualcosa che non va nel suo tirapiedi francese e verrà di persona,” il mago si alzò in piedi “e non verrà solo.”

Lei si voltò impaziente.

“Vuoi dirmi cosa sei venuto a fare Severus? O devo tirartelo fuori a forza?”

SS

Narcissa Malfoy non adorava ne disprezzava l’operato del Signore Oscuro. 
Ripulire la comunità magica e ridonare splendore alla dinastia Purosangue erano ideologie con le quali era cresciuta, quindi le sembravano normali, il modo giusto di comportarsi per ogni famiglia magica che si rispetti. Quando Andromeda era fuggita di casa con quel tizio mezzo babbano, Narcissa, come il resto della sua famiglia, aveva smesso di rivolgerle la parola e si era comportata come se la sorella non fosse mai esistita. Ad Hogwarts aveva stroncato sul nascere i pettegolezzi messi in giro da Marion Dullivan sulla sua presunta relazione con Polkins di Tassorosso e, quando Lucius l’aveva invitata al ballo del diploma, accettare le era sembrata la cosa più saggia da fare. 
Allo stesso tempo, era riuscita a mantenersi abbastanza in disparte rispetto al gruppo di stregoni sempre più influenti che si facevano chiamare Mangiamorte. Non condivideva con Lucius quella sete di potere che gli faceva brillare gli occhi ad ogni convocazione, ne era affascinata in maniera morbosa dalla magia oscura, come lo era l’altra sua sorella, Bellatrix Lestrange. 

Delle sorelle Black, Narcissa sapeva di essere sempre stata la più pacata e ragionevole. Tra la più grande, ossessionata dal Signore Oscuro, e la media che aveva disonorato la famiglia, Narcissa sentiva sulle sue spalle la responsabilità di portare avanti onorevolmente il nome della sua famiglia, senza gesti estremi o avventati. Le sue giornate scorrevano tranquille in quella che si poteva definire una vita agiata e giusto un poco noiosa. Certo, la sua infatuazione per Lucius si era spenta già pochi mesi dopo il matrimonio e le mancava l’aria frizzante della Londra magica dove era cresciuta, ma erano tutte cose a cui poteva abituarsi, ed era fermamente decisa a farlo. 

Una delle poche persone che portavano qualche novità nella sua vita, era Severus Snape. 
Da quando si era sposata, Severus aveva cominciato a piombare inaspettatamente a casa Malfoy ogni volta che era adirato o deluso dal mondo. A Narcissa piacevano le sue visite, conosceva Severus da quando era un bambino di 11 anni, e già ad Hogwarts si era ritrovata a prendersi cura delle ferite della sua anima. Ascoltava il suo silenzio, riusciva a strappargli un sorriso raccontandogli qualcosa di buffo su Dobby o gli ultimi pettegolezzi di Rita. Ogni tanto finivano spontaneamente a fare l’amore, così senza pretese, giusto per distrarsi. Narcissa sapeva che Lucius faceva lo stesso con la sorella di Rodulphus e chissà con quante altre diplomande ministeriali, ma non se ne preoccupava. Andava bene così, era un patto silenzioso tra moglie e marito.
Da un paio di mesi però, Severus era cambiato. Aveva cominciato ad essere più teso e irrequieto, si faceva vedere a casa Malfoy sempre meno spesso e Narcissa ascoltava preoccupata i racconti del marito, su come il giovane Snape fosse stato accettato nel circolo ristretto del Signore Oscuro, ricevesse istruzioni segrete che nessun altro Mangiamorte conosceva e passasse ore da solo nel laboratorio dei Lestrange.

Proprio a casa Lestrange, una caldissima notte di quell’estate, Narcissa si era imbattuta dopo tanto tempo nel giovane mago.
Severus stava piegato su alcune piante nell’enorme orto magico di Rodulphus. Tra quei cespugli verdi si poteva trovare di tutto, ogni erba mai sperimentata nella storia dell’alchimia, fiori il cui profumo ti paralizzava la mente, rovi capaci di risucchiare il sangue di coloro che vi si erano punti. Non c’era da stupirsi che Severus Snape trovasse quel logo affascinante oltre ogni limite, ma il terrore e la foga che Narcissa gli lesse in volto, quando lui si voltò, la fecero tremare nel buio. Solo un’altra volta l’aveva visto in quello stato, ad Hogwarts subito dopo gli esami NEWT di lei e gli OWL di lui. Allora aveva pensato che il suo essere sconvolto avesse a che fare con qualche esercizio sbagliato o simili, ma quella notte, nel giardino dei Lestrange, Narcissa capì che qualcos’altro di gravissimo e doloroso era accaduto e che Severus era alla ricerca disperata di un rimedio. Gli si avvicinò piano, scansando alcune radici raccolte di fresco che ingombravano il sentiero.

“Severus, che stai facendo?” domanda idiota, ma non le venne in mente nient’altro che potesse esprimere la sua preoccupazione. “Andiamo, i fuochi sono già accesi, Rodulphus e Bella ci aspettano…” fece per chiudere le dita sottili attorno al suo braccio, ma Severus scatto e la spinse via, gli occhi neri brucianti nel buio.

“Lasciami in pace Narcissa” sibilò, la voce acuta e tagliente. Teneva in mano una fiala verde dove dondolava del veleno. “Vattene hai capito? Vattene via!”

Narcissa continuò a guardarlo per un attimo ancora, voleva capire cosa gli fosse successo, aiutarlo. Poi il solito pensiero egoista le si insinuò nella mente: Ma che m’importa. Già, che le importava di cosa faceva quel mago pallido di notte a Salsbury, del perché se ne stesse li a sussurrare formule sconosciute facendo danzare la bacchetta. Lei aveva la sua vita, suo figlio e la sua casa protetta da alti cancelli. Non aveva da perdere tempo con i guai degli altri, nessun Black l’avrebbe fatto.
Così girò sui tacchi e si allontanò nell’afa buia, camminando a passo spedito verso il suo posto ai margini della foresta. Il tempo continuava a scorrere pacato e tranquillo.

Poi arrivò il 31 ottobre 1981 e la vita di ognuno di loro smise di essere la stessa.

SS

La torre aveva cominciato a bruciare. Poteva vedere le fiamme tra le cime degli alberi mentre camminava veloce al fianco di Lucius. Il cielo brillava elettrico per i fulmini e il temporale stava per arrivare.

Solitamente, quando Lucius veniva convocato nel cuore della notte, lei rimaneva immobile. Lo guardava vestirsi in fretta e furia, buttarsi addosso il mantello da Mangiamorte e correre giù per le scale verso il camino.
Quella notte era stato diverso. 
Il bruciare del Marchio aveva fatto urlare Lucius di dolore, un tuono innaturale aveva fatto andare in frantumi le finestre e l’intera casa, come se fosserole fondamenta stesse a contorcersi, aveva tremato mentre gli incantesimi Disillusione del il Signore Oscuro svanivano nella pioggia.

“Dove? Dove?” aveva chiesto ripetutamente al marito, ma questi ancora strabuzzava gli occhi e gemeva come se qualcuno lo stesse spellando vivo. 

Dalla finestra infranta entrò un corvo grigio, un brandello di pergamena nel becco. Era il corvo dei Goyle, che abitavano oltre il bosco di betulle. Il messaggio si leggeva appena sulla superficie logora del foglio strappato da un vecchio libro o da un giornale ammuffito.

E’ finita. Ce ne andiamo stanotte.
Nascondetevi!


Mentre Lucius continuava a tremare dal dolore, Narcissa si alzò in fretta, fece volteggiare la bacchetta ricomponendo le vetrate infrante e percorse tutta la casa al buio, sussurrando gli incantesimi protettivi più potenti che conosceva, cercando di non dimenticare nessun angolo, sigillando la casa da qualsiasi visita indesiderata. Prese suo figlio Draco, che beatamente dormiva senza accorgersi di niente, lo portò nelle segrete assieme all’elfo domestico e li chiuse entrambi nella cella impenetrabile, la più sicura della casa, così piena di potenti incantesimi, che nessuno, neanche il ministero sarebbe stato capace di entrarvi.

“Dobbiamo andare da Bellatrix” disse infine, rientrando nella camera da letto. “Andiamo Lucius!” 

Aveva bisogno di vedere sua sorella, e di vederla viva. Se quello che Sylvia Goyle aveva scritto era vero, Bellatrix sarebbe stata in uno stato di follia e disperazione che Rodulphus non era in grado di gestire. Solo un Black sa come consolare un altro Black. 

E infatti Bellatrix era fuori di sè. Rodulphus e Rabastan la tenevano con la forza lontana dal camino, a cui, probabilmente nella foga di usare la metro polvere, Bella aveva appiccato un fuoco maledetto che ora saliva, incendiando l’intera ala est del maniero. Come Lucius poco prima, la strega gridava e si contorceva, in un dolore che Narcissa sapeva non essere soltanto fisico. 

“Lucius, Narcissa, grazie a dio siete arrivati! Aiutateci a spegnere quest’incendio presto!”

Mentre i tre uomini tenevano a bada l’Ardemonio, Narcissa si gettò tra le braccia della sorella che ora singhiozzava incontrollabilmente.

“Devo…devo andare da lui! Ha bisogno di me…lui ci ha chiamati tutti…” 

“Bella, cosa è successo, era qui questa sera?” Narcissa cercava di calmarla, ma la sorella era riversa sul pavimento, piangeva disperatamente. Tra un gemito e l’altro Bellatrix riuscì a raccontarle.

“Lui, il Mio Signore, ha portato qui un prigioniero poco fa, un topo di fogna. Ha detto che avrebbe saputo presto il luogo… il luogo dove si nasconde… Io…io ho detto che l’avrei seguito, io l’ho scongiurato, Cissy”

“Si lo so, lo so” Narcissa le accarezzava piano i capelli scuri.

“E’ andato da solo, mi ha rifiutata… ha lasciato quel topo nei sotterranei ed è andato…”

Mentre era li che ascoltava sua sorella, Narcissa capì che l’impossibile era accaduto. Il Signore Oscuro era stato sconfitto. Ma come? Da chi? Potter? No, non poteva essere, si ricordava di quel Gryffindor altezzoso e scansafatiche. Era bravo ad incantare le ragazzine, ma non avrebbe avuto chance contro un mago serio, qualcuno che conoscesse un minimo di Incantesimi avanzati… Della ragazza poi, quella mezzosangue dai capelli rossi, di lei Narcissa non se ne preoccupava nemmeno, era sicuramente morta senza neanche accorgersene. Il bambino, l’obbiettivo che da mesi tutti i Mangiamorte si affannavano a rintracciare, anche lui doveva essere morto. Forse erano arrivati troppi Auror, forse, e Narcissa tremò al pensiero, Dumbledore stesso lo aveva affrontato e li, tutti sapevano che lo stesso Signore Oscuro temeva ancora il vecchio mago…

“Narcissa! Dobbiamo andarcene di qui!” sentì Lucius urlare “Gli Auror stanno arrivando!” Evidentemente Bellatrix non era stata previdente come sua sorella appena gli incantesimi dell’Oscuro erano svaniti.

Lampi di luce blu attraversarono il salone. Almeno 5 maghi ministeriali si erano appena materializzati accanto al camino in fiamme. Non ne era sicura, il buio e il fumo le accecavano la vista. Fece per tirare su la sorella dal pavimento di marmo e spingerla verso gli altri, ma la strega bruna strillò forte rivolta agli Auror.

“Venite! Venite a conoscere i fedeli servitori del Signore Oscuro!” come risvegliatasi da un sogno, fece roteare la bacchetta e scagliò una Cruciatus sul mago più vicino, che cadde a terra gridando. 

Ma non potevano pensare di combattere, gli Auror erano troppi.

“Bella! Dobbiamo andare via!” Narcissa strattonò la sorella per un braccio mentre altri maghi apparivano dall’aria calda.“Bella dobbiamo andare adesso! Lascialo!” 

“Non ancora” sibiló la strega. Lanciò uno Stupeficium, afferrò l'Auror per la camicia e si smaterializzo.

SS

Severus non aveva ancora risposta alla sua domanda.

“Allora? Ti hanno impastato la lingua?” lo canzonò Narcissa, facendo fluttuare un bicchiere di sidro verso di lui. Non aveva particolarmente voglia di litigare, ma neanche era dell’umore giusto per sorbirsi ore di botta e risposta con un Mangiamorte avvilito. Già aveva Lucius per questo.

Severus afferrò il calice, ma non bevve nulla.

“Vieni con me ad Hogwarts” disse improvvisamente, come se le parole gli fossero sfuggite di bocca. “Parlerò con Dumbledore. Lui può darti protezione, chiudere tutte le accuse contro la tua famiglia, ad Hogwarts sarai al sicuro dal Ministero” 
 
Narcissa rimase in silenzio, due respiri completi, poi le venne da sorridere e non riuscì a trattenere una risata nervosa.

“Quindi, è vero” disse appoggiandosi alla scrivania “Sei andato a leccare il culo al vecchio pazzo e l’hai convinto a nasconderti” Severus non rispose “Che cosa gli hai raccontato per farti accogliere come figliol prodigo, eh? Hai spifferato tu il nascondiglio di Rodulphus? E’ per questo che quegli idioti del Ministero ci stanno addosso?” aveva alzato la voce, di sopra Draco si mise nuovamente a piangere ma Narcissa continuò “Sei solo un codardo. Io non mi abbasserò mai ad implorare pietà…”

Severus la afferrò per le spalle, piantando gli occhi neri nei suoi celesti.

“Non capisci?! É l’Ordine della Fenice che sta cercando Bellatrix e Rodulphus. E Rabastan e Crouch. Li cercano da quando Frank Longbottom è sparito e si stanno preparando ad arrestarli. Io posso depistarli, ma non posso fermarli” fece una breve pausa come se stesse valutando se continuare o meno “Non dopo la geniale scorribanda di Bellatrix il mese scorso”

I due si guardarono, un attimo lungo un'eternità. Infine, Narcissa si riscosse, divincolandosi dalla stretta del mago.

“Tu sei pazzo Severus. Sei pazzo se pensi che lascerei mio figlio e mio marito…la mia famiglia…”

“Porta anche Draco allora!” esclamò lui appoggiandosi alla scrivania.

“No Severus! Ascolta tu ora!” tra i due calò il silenzio “Bellatrix era sconvolta dopo che l’Oscuro è sparito, ma sa badare a se stessa… Lucius è costantemente in viaggio per rafforzare i suoi accordi diplomatici… ora come ora, non ho bisogno di protezione, ho bisogno di tranquillità.”

Severus fece una smorfia, come se stesse ingoiando un filtro amaro. La conversazione era chiaramente finita. Si allontanò dalla scrivania e fece per uscire dal salotto. Sulla porta esitò un attimo e si voltò. 

“Pensaci bene Narcissa.” disse senza guardarla “Lei non farebbe per te quello che tu stai facendo per lei” e senza aspettare risposta si chiuse la porta alle spalle.

SS

Nessun Back o Lestrange tornò piu al maniero abbandonato.
Lucius e Narcissa lessero un paio di giorni dopo sul Profeta che la casa era stata perquisita da cima a fondo, svuotata di qualunque artefatto Oscuro vi fosse stato lasciato, e che nelle segrete erano stati trovati maghi e babbani in catene. Erano sicuramente stati torturati con la Cruciatus, spiegava l’articolo, o avvelenati da uno dei moltissimi filtri ritrovati nel laboratorio di alchimia, attualmente ancora sotto analisi del reparto Pozioni e Alchimia Illegale del Ministero. 

“A Snape verrà un colpo quando lo saprà” aveva detto divertito Lucius, non sapendo ancora che la testimonianza di uno di quei prigionieri avrebbe portato il Ministero ad accusare proprio lui di coinvolgimento con i Mangiamorte. 

Guardando la foto del salone messo a soqquadro, Narcissa si chiese se tra quei prigionieri ci fosse anche colui che aveva rivelato al Signore Oscuro il nascondiglio dei Potter. Era certa infatti che non si trattasse di Sirius Black, come il Ministero si era affrettato a far credere. Narcissa si ricordava di suo cugino, ed era giusta alla conclusione che non era assolutamente possibile che Sirius fosse stato segretamente un Mangiamorte. Lucius lo avrebbe saputo, Snape lo avrebbe saputo. E poi, fosse stato Sirius il mago che il Signore Oscuro aveva condotto li quella notte per interrogarlo, Bellatrix lo avrebbe certo percepito, avevano sempre avuto la spiccata capacità di fiutarsi a vicenda quei due, sin dai tempi di dell’adolescenza, quando si rincorrevano per i boschi duellando.

Fu Dobby ad essere mandato furtivamente a casa Lestrange di notte, a recuperare ciò che ancora non era stato sequestrato. Pezzi di argenteria, una coppa dorata, libri antichi e qualche ingrediente di pozioni. L’elfo aveva riportato tutto questo assieme a quello che pensava essere un grande tesoro, ma che si riveló essere unicamente un mucchio di vetri rotti e fusi assieme dall’Ardemonio. Tra questi, Narcissa riconobbe delle fiale verdi vuote, come quelle che aveva visto tra le mani di Severus quella sera d’estate. Probabilmente stava lavorando ad un filtro per le torture, forse era stato proprio quello a far rivelare al topo di fogna senza nome il nascondiglio dei Potter. Forse il Signore Oscuro aveva ucciso il prigioniero appena ottenuta l’informazione desiderata, in un impeto di entusiasmo. Nessuno ancora sapeva spiegarsi cosa fosse successo. Con un lieve movimento della bacchetta, la strega fece sparire quei cocci inutili. Fece fluttuare nell’aria il resto degli oggetti recuperati e si diresse verso i sotterranei.

SS

Alla fine Lucius e Narcissa Malfoy comparirono al ministero il giorno prima di Natale, ma non per difendersi. 

Una settimana prima, proprio nel villaggio a qualche chilometro dal Malfoy Manor c’era stata una terribile battaglia tra Auror ministeriali e quattro Mangiamorte. Questi erano stati catturati, ma avevano venduto cara la pelle. 
Ad Alastor Moody era saltato via un occhio, e diversi Auror si erano beccati le Cruciatus di Bellatrix, la quale ora sedeva incatenata alla sedia nel centro del Wizengamot, un risolino folle sulle labbra.

Narcissa incrociò lo sguardo della sorella, dall’altro delle gradinate riservate i parenti degli accusati, e quasi dovette ridere vedendo Bellatrix schioccarle un bacio a distanza. E’ completamente andata, pensò tra se. Aveva insistito lei per scontrarsi in campo aperto con gli Auror del Ministero anche se Narcissa le aveva ripetuto mille volte che appena lei e Rodulphus avessero messo il naso fuori dalla cella imperturbabile tutti i maghi e streghe dell’Ordine della Fenice gli sarebbero piombati addosso. 

“Che vengano!” aveva riso lei “La faremo pagare a quei traditori, gli faremo sputare il verità sui Potter e riporteremo il nostro Padrone al potere!” Rodulphus, Rabastan e Barty jr le pendevano dalle labbra. “Cissy tesoro, non capisci, saremo noi a dettare le regole! Useremo il caro Frank qui come merce di scambio. Gli amichetti di Dumbledore hanno il cuore tenero, non sopporteranno di vederlo soffrire ancora…” 

Purtroppo, Bellatrix si era sbagliata.

Il processo trascorse veloce. Nessuno degli accusati, tranne Barty jr, si dichiarò innocente ne cercò di difendersi. Quando Crouch chiese se avessero intenzione di collaborare con il ministero rivelando nomi di altri complici, Bellatrix sputò verso la cattedra con disgusto.

“L’Oscuro Signore non ha complici.” urlò facendosi sentire oltre le esclamazioni del pubblico “L’Oscuro ha fedeli servitori e tu li hai tutti qui davanti a te Crouch! Noi aspetteremo il suo ritorno! Fino alla morte se necessario, ma non lo tradiremo mai” 

Nella sua pazzia, Bellatrix non aveva mai chiesto a Narcissa di schierarsi. Come per un tacito accordo, le due sorelle sapevano di potersi fidare l’una dell’altra. Narcissa era sicura che la sorella, anche se fosse stata catturata, cosa di cui era certa la mattina che le consentì di smaterializzarsi fuori dalla cella imperturbabile, non l’avrebbe tradita. 

Visto Severus?! Il sangue non mente. Bellatrix è altrettanto pronta a mentire per me, quanto io lo sono per lei…

Ora Bellatrix veniva trascinata fuori dalla sala dai Dissennatori, lontana dalla sua vista, per quella che credeva essere l’ultima volta. 

“E’ difficile vedere un consanguigneo rovinarsi con le sue mani” disse una voce anziana alle sue spalle.

Un vecchio con un lungo mantello celeste stava appoggiato al parapetto due file più in alto.

“Preside, non l’avevo vista durante la l’udienza” disse Narcissa seccamente.

“Oh, oramai queste occasioni sono abbastanza noiose per un vecchio come me. Colpevole, innocente, è tutta questione di scelte dopo tutto. Ma a questa volevo proprio presenziare, volevo vedere come delle persone che hanno appena rovinato la vita di una famiglia possano ancora guardarsi in faccia”

“La nostra famiglia sta benissimo, grazie mille” rispose lei facendo per andarsene, Lucius era già fuori dall’aula.

“O ma io parlavo dei Longbottom. Non avete sentito? Pare che durante la battaglia Frank e Alice Longbottom siano stati torturati così profondamente dalla Cruciatus di Bellatrix che ora si trovano a St Mungo, senza speranza di riprendersi…” 

Ovviamente Narcissa sapeva dei due Auror imbecilli che si erano messi contro Bellatrix, uno di loro era lo stesso che per tante notti aveva sentito gridare dai sotterranei di casa sua.

“Ogni mago dovrebbe saper valutare il proprio nemico. Mia sorella è sempre stata una strega molto potente, ed un pò fuori dalle regole. Avrebbero dovuto abbandonare il combattimento.” lo pensava davvero, non si sentiva per niente in colpa.

“Lasciano un figlio sapete?” Dumbledore finse di non averla sentita “Neville, un bambino molto sveglio. Dovrebbe avere circa l’età di Draco, può essere che saranno compagni ad Hogwarts…”

“Non credo che mio figlio andrà ad Hogwarts.”

“Ah si… Durmstrang eh?” 

Narcissa scosse le spalle, senza voler dire ne si ne no.

“Be io ci penserei meglio Narcissa se fossi in voi” Dumbledore si sfilò gli occhiali e cominciò a pulirli nel mantello “Hogwarts ha sempre accolto a braccia aperte tutti i suoi studenti, offrendo un posto sicuro ad ognuno, anche quando i tempi sono stati incerti…” il mago la guardò incatenando i loro occhi celesti “Draco potrebbe andare incontro a pericoli non necessari a Durmstrang, quando Voldemort deciderà di tornare…” 

Gli occhi sottili del vecchio la tenevano immobilizzata. Senza saper ribattere, Narcissa lo guardò rimettersi gli occhiali, fare un breve inchino e allontanarsi verso l’uscita. 
Nella sala, era rimasta sola, a pensare al futuro, quello di suo figlio, e a quelle prospettive che fino ad allora era riuscita a lasciar perdere… Dopo tutto, erano solo i sogni folli di Bellatrix...



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NdA:
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