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Autore: the fly    18/06/2009    3 recensioni
Pensieri di una donna tradita.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi siete mai chiesti cosa si prova (provi) a scoprire di essere stata tradita dalla persona che amate di più al mondo

Cheaters.




Vi siete mai chiesti cosa si provi a scoprire di essere stata tradita dalla persona che amate di più al mondo? Dolore, rabbia, tristezza? No, siete fuori strada. Nel momento in cui si prende coscienza della cosa, quel che si prova è una totale assenza di sensazioni. Si è come pietrificati, potrebbero anche colpirvi con una delle più potenti Cruciatus e vi farebbero il solletico. Nessuna delle sensazioni che si accavallano confuse dentro di voi prende il sopravvento sull'altra, il vostro corpo, la vostra mente non è forte abbastanza per dare spazio solo ad una di esse.

Più di ogni altra cosa è il vostro muscolo cardiaco che cercate di mettere a tacere, quell'insulso credulone che vorrebbe farvi credere che non è come sembra, che è tutto un errore, che la vostra mente si sbaglia ed è solo un po' confusa.

Non cascateci, imbavagliatelo, fermatelo nel vostro petto, perché è lui a commettere il più grande errore! E' lui che ancora ripone fiducia nella persona che vi ha mentito per costruirsi un'altra felicità al di fuori del vostro mondo, che vi esclude completamente, come se non aveste mai condiviso nulla.

Ancora non mi sono presentata, sono Ginny Weasley. Eh sì, sono la piccola strega che ha avuto il privilegio di rubare il cuore a Harry Potter e che adesso vorrebbe tanto strapparglielo dal petto per camminarci sopra!

Non sono qui per auto commiserarmi, o per suscitare la vostra simpatia. Voglio rendervi partecipi del mio addio a Harry. Se non dovesse interessarvi non ve ne farò una colpa, ma voglio sperare che prima leggerete fino all'ultima parola, poi potrete tranquillamente mandarmi al diavolo o dove più vi aggrada:


Non è me che vuoi, non è me che ami.

Lo sospettavo da un po' di tempo, dentro di me una voce lo urlava a squarcia gola, pregna di dolore inascoltato, pregandomi di svegliarmi da quel sogno, cercando di scuotermi con i suoi mille dubbi, ma io sino alla fine non ho voluto darle ascolto, non potevo.

Non volevo.

Eppure ogni segnale era così chiaro, se solo fossi stata più accorta, se solo la mia testa avesse ragionato più del mio cuore ingenuo ed innamorato. Non credo che avrei sofferto meno, questo no, ma forse mi sentirei meno patetica di come mi sento ora, mentre ti scrivo questa lettera.

Ti ho seguito Harry, non è stata necessaria una particolare occasione, erano settimane che il lavoro occupava tutto il tuo tempo per un motivo od un altro, ed io volevo solo averti per me qualche minuto. Se solo avessi saputo a chi dedicavi ogni istante della tua vita rubandone alle mia senza alcun rimorso.

Ti ho visto tra le sue braccia.

Morire sarebbe stato mille volte meno straziante.

Ho visto i tuoi occhi sorridere, illuminati da una luce meravigliosa, così calda ed avvolgente da far venire la pelle d'oca. Tutto il tuo viso, il tuo corpo ha sorriso e si è come svegliato da un pesante torpore quando il tuo sguardo ha incrociato il suo, grigio e limpido. Mai ti avevo visto così raggiante, così felice. Ho sentito una rabbia sorda e feroce crescermi dentro, tanto forte da togliermi il respiro. Ebbi una voglia impressionante di farti del male, come tu ne stavi facendo a me in quel preciso istante dedicando il tuo sguardo a lui. Avrei voluto cavarti gli occhi, quei bellissimi occhi verdi che ora non vedevano altro che lui.

Non scappai da quella visione, avrei dovuto lo so bene. Ogni volta che sollevavo gli occhi su di te sentivo il mio cuore gridare inerme, incapace di sopportare tanto dolore. Tutto si fece chiaro e nitido nella mia mente, ogni tuo strano comportamento, ogni tuo ritardo causato dal lavoro, ogni contrattempo che ti teneva lontano da me, ogni cosa si rivestì del suo volto pallido, dei suoi capelli color chiaro di luna, delle sue mani che ti toccavano reclamandoti come suo, dei suoi occhi che bramavano esigenti i tuoi.

Quel che provai in quel momento sarebbe dovuto bastare a fermarmi, invece vi seguii caparbiamente, sorda ad ogni lamento che sentivo provenire dal petto tagliente come una lama affilata e rovente.

Vedere come lui ti toccava, guardare il tuo corpo reagire ad ogni sua carezza, fremere per averne altre sempre più intense, sentire la tua bocca ansimare il suo nome.

Quel nome che ho odiato con tutta me stessa e che anche tu hai maledetto più volte, mi faceva contorcere dalla rabbia.

Non mi hai mai stretto così, mai ti sei abbandonato al piacere così completamente quando ero io a donartelo.

Le tue labbra non hanno mai baciato così le mie, erano forse finti tutti i tuoi baci? Freddi e distaccati, come se sfiorare le mie labbra fosse un orrendo sacrificio. Questo penso mentre ti vedo baciare lui con un tale trasporto e una tale dolcezza da far star male.

Il mio corpo ti disgustava forse quando lo hai posseduto?

Pensavi già di stringere tra le mani i suoi fianchi magri, mentre sfioravi i miei morbidi e pieni con gesti esitanti?

Pensavi di accarezzare il suo torace piatto invece che i miei seni?

Immaginavi già di stringere il suo uccello nella tua mano mentre violavi il mio corpo?

Cosa in lui ti ha stravolto tanto da farti cancellare tutte le angherie, tutto il fango che ti ha sputato addosso?

Mi resi conto di una realtà orribile, mentre ti guardavo perderti nell'oblio dell'estasi.

Tu lo amavi!

Non era solo lussuria pura e semplice che trovava sfogo attraverso la danza di due corpi eccitati: il modo in cui lo hai tenuto stretto a te, il modo impercettibile in cui le tue labbra hanno accarezzato il suo orecchio bisbigliando qualcosa... Non ebbi bisogno di sentire quel che gli sussurrasti, sapevo che erano quelle maledette parole che dicesti anche a me e che ingannarono il mio cuore rendendolo cieco a qualsiasi altra cosa non fosse l'amore che provavo per te.

Questo, più di ogni altra cosa mi rende cieca alla tua felicità.

Non ti ho forse reso felice io?

Non ti ho forse amato con tutta me stessa?

Quanto più forte può essere il suo amore, quanto può essere speciale per valere più del mio?

Non riesco a perdonare me stessa per aver creduto nel nostro amore, non posso perché so che non avrei nessuna speranza di riaverti per me, ogni mio sforzo sarebbe vano.

Non mi importa se con lui sei felice, la tua felicità mi uccide, giorno dopo giorno e questo non posso perdonartelo, Harry, non adesso...”


Vi aspettavate un addio struggente? Pensate forse che le mie brucianti lacrime abbiano bagnato la pergamena mentre scrivevo queste parole?

Non sono triste, affranta o delusa. Harry non leggerà mai quel che ho scritto, non gli dirò nulla. Me ne andrò senza che sappia niente, nemmeno si accorgerà della mia assenza.

No, non sto affatto pensando di togliermi la vita, sarebbe inutile. La mia mano è ferma e decisa mentre un altro filamento argenteo fuoriesce dalle tempie lento e sottile. Lo depongo insieme agli altri, li osservo fluttuare leggeri nel bacile di pietra, fluidi come immersi nell'acqua più limpida.

Devo farlo, dopo sarà tutto più facile. Una nuova vita, altri ricordi.

Codardo da parte mia? Incomprensibile dite?

Vorrei conservare tutti i bei ricordi, lo vorrei con tutta me stessa, ma il tempo che passa non mi sarebbe di nessun aiuto se li portassi con me, scaverebbero la stessa profonda e lacerante ferita che fanno in questo preciso momento. Devo lasciarli andare, ti lascio andare Harry.

Esito per un attimo, poi la mia mano porta la bacchetta sull'orlo del bacile, non posso tirarmi indietro. Un sussurro che nella mia mente riecheggia come un grido disperato.

“Evanesco”

Addio Harry.



  
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