Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    10/09/2017    1 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se il figlio del ghiaccio e del fuoco non fosse stato il noto personaggio che noi amiamo e conosciamo? Come sarebbe andata la storia se il legittimo erede al trono, figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark, fosse stato simile al padre quanto alla madre? Una storia che narrerà le vicende dei nostri beniamini della serie tv, con l'aggiunta di un nuovo giocatore al gioco del trono che modificherà il loro destino. La vicenda è incentrata sulla storyline di una versione originale del figlio dei due sfortunati innamorati e su come avrebbe influito la sua presenza nell'universo creato da George RR Martin. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Eddard Stark, Jon Snow, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Le lacrime del drago, dei lupi e della leonessa
 
Cersei si rigirò nel suo letto senza prendere sonno. Le Cappe Dorate erano riuscite a catturarlo. Tuttavia, aveva liberato sua sorella Sansa, ed era ciò che lui voleva, quindi aveva vinto lui. Cersei sapeva che questo gli sarebbe bastato e che non gli sarebbe importato se ci avrebbe rimesso la vita. Non sarebbe importato nulla a Walter. Alla donna risultava bizzarro chiamarlo in quel modo, con il suo vero nome. Per mesi non glielo aveva rivelato e per lei era sempre stato il bastardo Stark che si faceva chiamare “Evan”. Ora invece aveva un nome, un’identità. Alla fine, aveva mantenuto la promessa e l’aveva lasciata andare non appena gli era stata riconsegnata Sansa. Oramai, la loro convivenza forzata era conclusa e lei era a casa sua. Tuttavia, non si sentiva ancora in pace. Il pensiero che lo avessero catturato e che lui fosse ancora lì, ad Approdo del Re, era fisso nella sua mente e non la lasciava dormire. Quel giorno, poco dopo la cattura del ragazzo, era anche ritornato suo fratello Jaime. Era stata infinitamente felice di rivederlo, ma il loro rincontro dopo mesi passati lontani l’uno dall’altra, non era stato come se lo aspettava. Lui era cambiato. E Jaime, affermava lo stesso di lei. Erano cambiati entrambi, forse troppo. Ma l’importante era che, ora, erano finalmente insieme, lei, Jaime, Joffrey, Myrcella e Tommen. Insieme sarebbero riusciti a risolvere qualsiasi problema.
 
Walter fu condotto da due Cappe Dorate al cospetto di re Joffrey, nella sala del trono. Questa era vuota, eccetto per alcuni dei consiglieri del re e Cersei, seduta accanto a suo figlio. Erano gli stessi che erano presenti il giorno prima nella sala del consiglio, dove era accaduto il tutto. Mancava solo Tyrion all’appello. Il ragazzo fu spinto malamente dinnanzi al re, il quale lo guardò dall’alto del suo trono.
- Quante diavolo di possibilità aveva di scappare?!? – chiese Joffrey adirato ad una delle due Cappe.
- Vostra maestà, questo ragazzo è un fuoriclasse, è silenzioso e scattante …
- Non voglio ascoltare le vostre scuse!!! È a dir poco inammissibile che una sola persona sia riuscita a penetrare dentro la Fortezza trascinandosi dietro la regina reggente come prigioniera, e che, come se non bastasse, vi sia sfuggita via senza fatica portandosi dietro Sansa Stark!!
- Senza contare, mio re, che il ragazzo sarebbe riuscito tranquillamente a fuggire insieme a sua sorella se solo non fosse incappato in un infortunio alla gamba. Ritengo che l’utilità delle Cappe Dorate si stia riducendo sempre di più, dovreste sostituirle con cavalieri più preparati – affermò Ditocorto.
- L’avete trovata?? Dove diavolo è quella puttana Stark?! – scattò Joffrey rivolgendosi nuovamente ad una delle Cappe.
- Al sicuro, in un luogo in cui non potrete più neanche sfiorarla con i vostri artigli velenosi – rispose improvvisamente Walter rivolgendogli uno sguardo di fuoco e sprezzante. A quelle parole, uno dei due uomini che lo tenevano fermo, gli diede un forte colpo sulla gamba infortunata, facendolo urlare e cadere in ginocchio. Dopo di che, gli tirò i capelli all’indietro per fargli alzare il volto verso l’alto, di nuovo verso il re.
- Cosa intendete fargli, vostra maestà? – chiese l’uomo rispettosamente.
- Devo ancora decidere quale tortura riservargli. Ce sono così tante che devo ancora sperimentare! Quale cavia migliore di uno sporco Stark che ha anche rapito e quasi ucciso mia madre?? La morte sotto tortura è la peggiore e più umiliante di tutte.
- Se posso esprimere il mio umile pensiero, Somma Eccellenza, ritengo che non sia una saggia decisione aggravare ulteriormente i rapporti già travagliati con la famiglia Stark. Come ben sapete, il loro esercito è in netto vantaggio per il momento, e se venissero a sapere che un figlio, seppur bastardo, del defunto Protettore del Nord, è stato giustiziato, la situazione diverrebbe irrecuperabile – disse Lord Varys avvicinandosi al re.
Joffrey si ritrovò fremente d’ira. Un’ira che divampava nonostante, inutilmente, qualcuno cercasse di placarla.
- Che decida la regina reggente, dunque! – sbottò stufo il re. – Mia madre è colei che ha sofferto di più della crudeltà di quella feccia, essendo stata rapita e tenuta in ostaggio per mesi da lui! Sono certo che deciderà la pena più giusta e soddisfacente!
Cersei fu presa alla sprovvista. Per tutto il tempo, si era sentita come se stesse sognando nel ritrovarsi finalmente dalla parte del potere e non della prigioniera, come si era oramai abituata. Si sentiva finalmente sé stessa, tuttavia, si sorprese di non provare alcun desiderio di fare al suo rapitore tutto ciò che si era ripromessa di fargli. Percepiva di volersi vendicare amaramente ma, al contempo, non riusciva a vederlo trattato in quel modo, non desiderava che marcisse in una cella o che morisse giustiziato. Forse, quello era solamente uno stato temporaneo dovuto a tutto ciò che aveva passato. Ad ogni modo, non riuscì a rispondere a quella richiesta, dunque rimase in silenzio. Joffrey era sconvolto: sia sua madre, che suo zio Jaime, sembravano due persone diverse dopo il periodo di prigionia. Non erano più quelli che conosceva, e ciò lo destabilizzò molto più della presenza di quel bastardo tanto indisponente nei suoi confronti e della perdita di controllo su Sansa Stark.
- Ah, è così?? Mia madre non riesce a decidere poiché qualsiasi pena sarebbe troppo scialba per un individuo simile?! Bene! Vorrà dire che la scelta spetterà a me, come è giusto che sia!
- Eccellenza, suggerisco di rimandare tale impegnativa decisione di qualche giorno: vi ricordo che i preparativi per il vostro matrimonio con lady Margaery sono giunti quasi al termine, domani arriveranno gli ospiti più importanti per partecipare alla cerimonia, tra cui il principe Doran Martell. Sono sicuro che a mente lucida e fredda, dopo tutte le celebrazioni, sarete in grado di prendere una decisione molto più proficua sul destino del bastardo Stark.
- Avete ragione, Lord Varys. La mia bellissima sposa e il mio glorioso matrimonio mi aspettano! Ad ogni modo, si tratterebbe solo di scegliere quale tortura riservargli per porre fine alla sua insulsa vita nel più ignobile dei modi! – esclamò Joffrey ritrovando il sorriso. – Nel frattempo, rinchiudetelo nelle prigioni!
- Sarà fatto – disse una delle Cappe.
- Vostra Maestà, vorrei mettervi al corrente di un altro possibile pericolo: se il popolo sapesse che il bastardo di Ned Stark è riuscito a giungere fin qui e a liberare l’unica Stark nelle nostre mani, da solo, l’immagine della corona ne risentirebbe. Ciò potrebbe incoraggiare altre casate a ribellarsi al potere, credendo di poter ingannare il re senza troppa fatica, proprio come ha fatto questo ragazzo.
- Dunque, cosa suggerireste di fare, Lord Varys? – gli chiese Joffrey riconoscendo il ragionamento del suo consigliere.
- Se Vostra Somma Imminenza lo consente, proporrei di riferire a chiunque non sia stato presente ieri nella sala del consiglio insieme a noi e a chi altro non conosca ancora l’aspetto e l’identità del ragazzo, che si tratta di una spia sconosciuta, alleata del Nord, ma dalle origini e dal passato oscuro; in modo da poter attribuire la colpa di tale mancanza da parte della corona, alle capacità ignote dell’individuo in questione. D’altronde, gli unici ad aver visto il bastardo e a sapere che si tratta di lui, siamo noi consiglieri, ad esclusione del Gran Maestro Pycelle, voi, vostra madre, vostro zio Tyrion e le Cappe Dorate che lo hanno catturato. Dobbiamo solo chiedere a questi pochi individui di mantenere il segreto. E se Sansa Stark dovesse tornare viva e vegeta dalla sua famiglia e raccontare la verità, sarebbe la sua parola contro quella della corona. Ovviamente il popolo crederà al suo re.
- E sia. Nessuno dovrà sapere che si tratta del bastardo di Ned Stark. Il traditore e rapitore che è penetrato nella Fortezza e ha liberato Sansa Stark, sarà semplicemente un mercenario dalle origini sconosciute per chiunque altro.
 
- Qual è il titolo di questa splendida canzone? – chiese Cat a Roose Bolton, rimanendo incantata nell’ascoltare la meravigliosa melodia che l’orchestra aveva cominciato a suonare nell’imponente sala in cui, a breve, si sarebbe celebrato il matrimonio di suo fratello con una delle figlie di Walder Frey.
- “Le Piogge di Castamere”, mia signora.
- Come mai questo nome?
- Venne scritta per celebrare la vittoria di Tywin Lannister contro la casata ribelle dei Reyne, sradicata senza pietà dal Lord di Castel Granito.
Cat si sorprese di quella spiegazione. La donna si chiese come mai Lord Walder Frey avesse deciso di far suonare proprio quella melodia al matrimonio che stipulava l’alleanza tra le loro due casate, considerando che, proprio in quel momento, stavano combattendo una guerra contro i Lannister. Decise di non farsi ulteriori domande e si diresse verso il suo amato fratello, il quale, radioso, attendeva l’inizio della cerimonia e l’arrivo della sua sposa.
- Ti piace davvero tanto la lady che Lord Walder ha scelto per te, non è vero, fratello? – gli chiese Cat distogliendolo dalle sue fantasie e sorridendogli premurosamente.
- Non appena l’ho vista oggi, il mio cuore ha smesso di battere, Cat. Non mi aspettavo di certo una tale bellezza dalle figlie di Walder. Sono sicuro che nascerà un sincero amore tra noi due. Almeno lo spero.
- Ma sentiti! Cerca solo di non spaventare quella povera ragazza, Edmure. Per lei deve essere tutto nuovo e sembra molto giovane. Quanti anni ha?
- Diciassette anni.
- L’età di Walter – disse improvvisamente Cat pensando ad alta voce e sorridendo malinconicamente.
- So che ti mancano molto, sorella mia. Vedrai che, non appena la guerra sarà terminata, riuniremo di nuovo tutta la tua famiglia. Oltretutto, la fedele Brienne dovrebbe già essere giunta ad Approdo del Re e aver ripreso Sansa. Vedrai che troverà anche Arya e Walter. Per quanto riguarda Bran e Rickon, sono convinto al cento per cento che siano ancora vivi. Si odono molte voci in giro e se si trovano davvero con i Reed, saranno certamente al sicuro. Inoltre, Jon acquista sempre più fama come ranger. Vedrai che darà filo da torcere a chiunque si metterà contro di lui, esattamente come suo padre Ned.
A Cat salirono delle lacrime agli occhi nell’udire quelle parole rassicuranti di suo fratello, riguardo i suoi figli lontani da lei, che le mancavano più che mai.
- Sì. Hai ragione. Sono al sicuro. - Suo fratello le diede un delicato bacio sulla fronte per rassicurarla ancor di più. – Edmure, pensi che abbia sbagliato a rifiutare di sposare uno dei figli di Lord Frey?? Insomma, il modo migliore per stipulare un’alleanza con loro e ottenere il permesso di attraversare le torri, era tramite un matrimonio, ma, ovviamente, essendo Jon un confratello, Walter un bastardo, Sansa sposata a Tyrion Lannister, Bran, Arya e Rickon tutti e tre dispersi oltre che troppo piccoli perchè io potessi permettere una cosa del genere; l’unica Stark disponibile per un matrimonio con uno dei suoi figli e la più profittevole, sarei stata io. Posso ancora avere dei bambini e con questa scelta avrei reso onore a tutta la Casa Frey, oltre che allo stesso Walder e …
- Cat – la bloccò lui appoggiandole le mani sulle spalle per attirare la sua attenzione. Doveva essere delicato con lei, poiché era forte dentro, ma era sempre stata come un leggiadro fiore sensibile a qualsiasi minimo tocco, esternamente. – Hai fatto la scelta giusta. Abbiamo fatto la scelta giusta. Non avresti potuto risposarti così presto dopo la morte di Ned. Il tuo cuore è ancora spezzato e ci vorrà un bel po’ prima che possa ritornare com’era. Amavi infinitamente tuo marito e, probabilmente, non riuscirai mai più ad amare qualcuno in questo modo. Io sono tuo fratello, un Tully purosangue, colui che sta portando avanti questa guerra. Per Walder è altrettanto onorevole dare in sposa una delle sue figlie a me. Non devi assolutamente sentirti in colpa, sorella mia.
Cat si lasciò cullare nuovamente dalle sue parole, nonostante i suoi timori non svanirono. Tuttavia, decise di non pensarci e di godersi la cerimonia.
Non appena la sposa attraversò l’enorme salone, posizionandosi accanto ad Edmure, la musica si placò e Lord Frey cominciò a parlare. Cat si accorse subito che quel discorso stesse prendendo una piega strana. Non sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco. Mai nessuno avrebbe potuto immaginarlo. Prima che se ne rendesse conto, la donna si ritrovò immersa in una carneficina. Tra tutto quel sangue, sprofondata nella peggiore disperazione, Cat tentò l’ultima opzione che le era rimasta, la più stupida e la più dolorosa: afferrò la giovane moglie del crudele Lord Frey e gli parlò, o meglio, gli urlò contro. – Lord Frey, perché ci state facendo questo?!?
- Mi chiedete perché?? Avete davvero il coraggio di pormi questa domanda dopo che avete rifiutato di far sposare i miei figli con i vostri, ognuno con una scusa differente?? Avete rifiutato persino di rendere voi stessa disposta al matrimonio, soltanto perché vostro marito è morto e ora volete cucirvela per sentirvi meglio con voi stessa!
- Non erano quelle le mie intenzioni!! Vi prego!! Vi supplico, Lord Frey, è una donna d’onore che vi parla! Prendete me, ma lasciate andare mio fratello! Lui è la mia famiglia! – lo supplicò, poi rivolgendo lo sguardo a suo fratello Edmure, il quale la guardava in trance a pochi metri di distanza. – Edmure, ti prego, vai! Per favore!! Trovali per me! Trova i miei ragazzi, Edmure, e vendica Ned! Vivi per me e crescili per me! Salvati!! Edmure, per favore!!
- Nessuno di voi uscirà da questa sala – decretò Walder Frey. A quel punto, Cat raccolse tutte le ultime forze che le erano rimaste e strinse la gola della ragazzina insieme alla daga puntata su di essa.
- Giuro sul mio onore di Tully, giuro sul mio onore di Stark, che se non lascerai andare mio fratello, ucciderò tua moglie!!
Sul volto del vecchio si stampò un ghigno divertito e aspettò a risponderle, quasi come volesse farla permanere in quella vana speranza ancora un po’. – Me ne troverò un’altra – concluse. Quelle parole segnarono la fine per la forte e coraggiosa donna dalla chioma rossa. In quel momento, capì che sarebbe terminato tutto. In quell’istante, davanti ai suoi occhi, comparvero loro, le ragioni della sua felicità e della sua stessa vita: le urla gioiose di Rickon, il suo cibo, il suo nutrimento; il linguaggio nascosto di Bran, la sua terra, il suo punto fermo; le smorfie e gli sguardi di Arya, la sua pioggia impetuosa e avvolgente; la voce soave e delicata di Sansa, il suo fiore bellissimo e dal profumo lenitivo; gli occhi dalla profondità viva e quasi surreale di Walter, il suo fuoco eterno e vitale; e il raro quanto immenso sorriso di Jon, il suo ghiaccio, la sua neve che dava vita al Nord stesso.
- Cat … - udendo quella voce a lei tanto cara e familiare, si voltò verso suo fratello, con le lacrime che fluivano via dalle sue guance come cascate. – Non piangere, Cat. Andrà tutto bene … - Edmure l’aveva sempre consolata, protetta e rassicurata fin da piccola e lo stava facendo anche in punto di morte. Una delle sue colonne portanti, quella che mai avrebbe pensato sarebbe potuta crollare, ora era in piedi a pochi metri da lei mentre Roose Bolton gli si avvicinava e gli sussurrava “I Lannister vi portano i loro saluti” pugnalandolo allo stomaco.
Cat tirò fuori dalla sua gola un urlo talmente atroce, che i presenti temettero potesse essere udito a chilometri di distanza. Uno di quei rari urli che la vecchia Nan avrebbe chiamato “aliti di distruzione eterna”. Mentre quel tremendo dolore usciva dalla bocca spalancata della donna, questa tagliò la gola della ragazzina che aveva tra le braccia. Qualche secondo dopo, la vita dello splendido e forte fiore rosso delle terre dei fiumi, fu recisa via, forse più per porre fine a quell’incessante urlo che stava facendo tremare le pareti di tutta la torre. Catelyn Tully cadde a terra, nel lago di sangue che sgorgava dalla sua gola, rimanendo con gli occhi fissi sul cadavere di suo fratello.
“Ma ora le piogge piangono nella sua sala,
senza nessuno a udire quel pianto.
Sì, ora una madre piange nella sua sala,
senza che i suoi cuccioli possano udire quel pianto.”
 
Walter era seduto sul pavimento freddo e umido della cella, con la schiena appoggiata al muro e il volto rivolto da un lato, con gli occhi spenti e fissi in una delle fiaccole accese. Ad un tratto, il ragazzo udì il rumore di alcuni passi che si avvicinavano. Pensò che gli stessero per portare la cena, dato che aveva trascorso già tre giorni in cella e più o meno ricordava gli orari in cui gli lasciavano i pasti. Capì che si stava sbagliando, quando una figura incappucciata comparve al di là delle sbarre. Non avrebbe mai immaginato che sotto quel cappuccio potesse esserci Cersei Lannister. Walter le accennò un sorriso amaro e derisorio. – Cosa ci fai qui? Sei venuta per il gusto di vedermi finalmente dalla parte del prigioniero? Deve essere davvero soddisfacente per te, anche se non abbastanza, immagino. O sei qui per ricordarmi che tra qualche giorno attuerai la tua tanto agognata vendetta, proprio come avevi promesso?
- Sono qui per darti delle notizie – disse la donna seria. A ciò, Walter preferì alzarsi in piedi e avvicinarsi alle sbarre per udire meglio ciò che avesse da dire.
- La tua gamba è peggiorata molto – gli disse lei notando quel particolare mentre il ragazzo si avvicinava.
- Senza le dovute cure è normale che peggiori. Dunque? Cosa vuoi?
- Ieri notte è successo qualcosa. Catelyn Stark con suo fratello e tutto l’esercito Stark, sono stati uccisi dai Frey in casa di questi ultimi durante la celebrazione del matrimonio che avrebbe stipulato la loro alleanza – disse lei tutto d’un fiato. Walter sembrò non metabolizzare subito. Rimase alcuni secondi fisso su Cersei come se sperasse di aver capito male. Poi, quando prese coscienza, il suo sguardo cambiò completamente e si svuotò.
Cat. Catelyn Stark. La donna che era esattamente come una madre per lui; la madre che non aveva mai avuto. Colei che lo aveva amato e venerato come un figlio legittimo. La donna forte che gli aveva insegnato molto di ciò che sapeva; la stessa che, da piccolo, credeva fosse indistruttibile. Era morta. Era morta lontano da lui e non avrebbe potuto fare nulla. Era morta lontana dai suoi figli e dalla sua famiglia. Era stata tradita. E con lei era svanita ogni possibilità di vincere la guerra e vendicare suo padre e ogni malvagità che era stata inflitta agli Stark. Era tutto finito. L’esercito non esisteva più. Sembrava un incubo, qualcosa di surreale. Il Nord non dimentica. Il Nord non avrebbe mai dimenticato.
- Come? – chiese improvvisamente il ragazzo ridestandosi da quei pensieri.
- Cat non voleva dare in matrimonio nessuno dei suoi figli ai figli di Walder Frey. Non era disposta neanche a mettersi a disposizione lei stessa. Dunque, gli aveva offerto suo fratello, l’erede di Casa Tully, sperando che potesse valere quanto uno Stark. Così, Lord Frey si è alleato con noi e ha teso un’imboscata a tutto l’esercito Stark al matrimonio, d’accordo con mio padre.
- Quindi è di nuovo colpa vostra. Siete sempre voi – disse Walter cercando di trattenere una risata nervosa mentre stringeva il metallo delle sbarre tra i suoi pugni.
- Ho pensato che fosse giusto che tu lo sapessi – gli disse Cersei non staccando gli occhi dai suoi.
- No, tu non fai mai qualcosa perché pensi sia giusto farla! Qual è il vero motivo per cui me l’hai detto, Cersei?? Perché sei qui?? Tu desideravi vedermi crollare davanti ai tuoi occhi dopo l’ennesima disgrazia che tu e la tua famiglia avete arrecato alla mia!! Si tratta di questo, vero?! Tu provi un malsano gusto in questo!! Ti diverte immensamente! Bene! Ora, immagino tu sia soddisfatta. Starai sprizzando di gioia nel vedermi così.
- Che tu ci creda o no, non sono qui per questo. Sono venuta semplicemente per darti la notizia.
- Se prima ti odiavo al punto di volerti uccidere con le mie mani, ora vorrei farti morire tramite tremende sofferenze. Le stesse sofferenze che voi Lannister avete fatto provare a noi. Anzi, anche di più. Fin quando non mi riterrei soddisfatto – disse allontanandosi da lei e dando un fortissimo colpo alla parete con le nocche, provocandosi delle profonde lesioni. Poi ne diede un altro e un altro ancora.
- Walter. Hai intenzione di morire prima che ci pensi mio figlio a farlo? Vuoi morire in questo buco, uccidendoti con le tue mani?
- Sta’ zitta!! Non parlarmi!! Non parlarmi mai più, non venire qui, non guardarmi negli occhi, non pronunciare il mio nome, né quello di alcun componente della mia famiglia in mia presenza!! – le urlò avvicinandosi di nuovo. – Vattene via da qui. Meriti solo disprezzo e odio, Cersei Lannister. Hai sempre meritato solo quello. Solo la tua famiglia riesce ad amarti. Se cerchi un amore diverso, l’amore di qualcun altro, faresti meglio a metterti l’anima in pace perché non avrai mai niente da nessuno. Prega solo che il tuo veleno si fermi prima di uccidere anche te. - Cersei rimase in silenzio a quelle parole. Improvvisamente, non sapeva più cosa dire. Si sentiva inerme di fronte a tanto dolore, per la prima volta. – Che cosa ci fai ancora qui? Vattene via, iena!!! – le urlò così forte e violentemente da convincerla ad ascoltarlo. Cersei si tirò su il cappuccio e se ne andò.
Quando la donna fu fuori dalla sua vista, Walter si lasciò andare ad un pianto disperato, un pianto sconosciuto ad uno come lui. Si accovacciò su sé stesso e affondò la testa tra le gambe tremanti, coprendosi il volto con le mani insanguinate. Quella notte, le lacrime del drago si udirono anche fuori dalle prigioni in cui era tenuto incatenato.
 
Gli invitati erano già quasi tutti seduti alle proprie postazioni. Il re sembrava più rilassato del solito mentre la sua consorte gli riservava attenzioni che qualsiasi Lord avrebbe desiderato da una donna. Margaery era bellissima nel suo splendido abito e nella sua acconciatura ricercata, tanto da attirare gli sguardi di tutti gli uomini e i ragazzi presenti al banchetto. La cerimonia era andata come previsto e, ora, i due, erano re e regina dei sette regni.
Anche Cersei risaltava nella sua bellezza quel giorno, ma mai quanto Margaery, la quale annebbiava tutte le dame.
- Regina reggente – Cersei fu distratta dall’uomo che le si avvicinò rivolgendole quel saluto e facendole un breve inchino.
- Principe Oberyn – rispose lei, quasi non guardandolo neanche.
- Cerimonia fantastica, devo dire. Vi faccio i complimenti per vostro figlio e per sua moglie. Una ragazza davvero affascinante e incantevole. – Era classico di Oberyn lanciare continuamente frecciatine di quel genere.
- Sì, deliziosa.
- Volevo dirvi nuovamente che mi dispiace per vostra figlia Myrcella. Fa sempre male l’abbandono improvviso e forzato dei proprio figli. Ma, prima o poi, tutti devono crescere. A Dorne ci prenderemo di certo cura di lei.
Cersei non aveva ancora smesso di pensare alla partenza della sua splendida bambina, avvenuta il giorno precedente. Non sopportava l’idea che sua figlia potesse essere tra le mani di quelle dannate vipere. Era stata costretta a cederla per una stupida alleanza con i dorniani, voluta da suo fratello Tyrion. Cersei aveva trovato un motivo in più per odiare a morte quel folletto. La donna spostò lo sguardo su di lui, il quale era seduto alla sinistra di suo figlio. Gli lanciò l’ennesima occhiata fulminante che il nano notò, così come tutte le altre.
- Perdonatemi, principe Oberyn. Dovrei parlare con mio fratello Jaime – disse Cersei congedandosi da quell’uomo fastidioso e avvicinandosi al suo gemello, una compagnia certamente migliore.
- La donna che Catelyn Stark ha incaricato di portarti fino ad Approdo, dov’è?
- Se ne è andata. Ha seguito Sansa Stark con la speranza di trovarla prima che qualcuno possa farle del male. Forse, in questo modo riuscirà anche a trovare il suo fratellastro e sua sorella.
Cersei si ricordò in quel momento che neanche Jaime conosceva la vera identità di colui che aveva liberato Sansa e che in quel momento era rinchiuso nelle prigioni di Approdo. In ogni caso, se la donna era stata incaricata da Catelyn Stark, di trovare anche Walter, anche se avesse saputo la verità, non sarebbe rimasta ad Approdo del Re con la speranza di liberarlo miracolosamente: ormai il destino del ragazzo era segnato.
- Immagino che se Sansa Stark non fosse riuscita a scappare prima, tu non le avresti mai permesso di portarsela via come Catelyn Stark ti ha chiesto di fare – affermò Cersei, come se la risposta fosse scontata. Tuttavia, suo fratello non rispose e continuò a guardare la folla di invitati che si godevano l’immenso banchetto. – Com’è che si chiama? Brienne di Tarth? Sembrava così impacciata quando si è presentata a me. Mi è apparsa più con le sembianze di un uomo, che di donna. Povera creatura, la natura non è stata così benevola con lei.
- Al contrario del tuo rapitore, invece. Quei pochi che l’hanno visto in volto, affermano che sia un ragazzo di una bellezza strabiliante – disse Jaime con un tono pungente; lo stesso che aveva utilizzato Cersei poco prima.
- Cosa stai insinuando?
- Nulla.
- Dopo aver trascorso sei mesi come sua prigioniera, dopo tutto quello che mi ha fatto, non desidero altro che mio figlio lo punisca come meriti e che soffra terribilmente davanti ai miei occhi. Mi offende che tu possa pensare diversamente.
- Non ne dubito. Ma non è passata inosservata la tua visita notturna di tre giorni fa.
- Gli ho detto di ciò che era accaduto alla sua famiglia solamente per vederlo distrutto e piegato in una morsa di dolore. Di certo non gli ho mai salvato la vita, come, invece, tu hai fatto con “l’innocente e indifesa” Brienne – concluse Cersei stizzita allontanandosi da lui.
Finalmente, era arrivato il momento clou del banchetto: la parte d’intrattenimento e il taglio della torta. Due occasioni che il re aveva appositamente e accuratamente preparato per la totale denigrazione del suo odiato zio Tyrion. L’intrattenimento si basava su uno spettacolo di nani che impersonavano i diversi re e lord della varie casate con i loro stemmi. Vi erano i Targaryen, i Baratheon, i Lannister e gli Stark. Alla fine del molesto spettacolino, il nano che impersonava la casata Baratheon, vinse su tutti gli altri. Tutti i presenti si sforzarono di sorridere dopo quella tremenda performance, ma non fu un’impresa facile. Persino Margaery, la quale riusciva sempre a trovare qualcosa di buono nel suo crudele consorte, non riuscì a mostrare apprezzamento.
Dopo di che, arrivò il momento del taglio della torta, preceduto da un altro raccapricciante spettacolo per gli invitati: Lord Tyrion venne trattato come il peggiore degli schiavi da Joffrey, il quale gli richiese più volte di servirgli del vino, umiliandolo svariatamente anche versandogli lo stesso liquido rosso sopra la testa. Margaery cercò di far cessare quella tremenda tortura per il nano, spronando suo marito a tagliare insieme a lei la splendida torta che era appena giunta al loro cospetto. Joffrey, come al solito, si fece distrarre dai modi e dalle parole dolci della bella Tyrell e tagliò la torta alquanto atrocemente con una spada, uccidendo anche alcune delle colombe che erano state poste all’interno del dolce, pronte a volare via una volta consumato. Dopo di che, il re afferrò il calice di vino che aveva ordinato nuovamente a suo zio di riempirgli, e bevve tutto d’un fiato. Inizialmente sembrò andare tutto nella norma, almeno fino a che Joffrey non cominciò a tossire violentemente. Il ragazzo dalla chioma dorata stava quasi perdendo l’equilibrio mentre tossiva con tal violenza.
In quel momento, a Cersei cadde il mondo addosso. Non poteva essere. Non poteva essere vero. La donna si alzò immediatamente dal suo posto, iniziando a correre verso il suo primogenito, spingendo via la regina Margaery e fiondandosi su di lui. Joffrey si accasciò a terra, con la testa appoggiata sulle sue gambe, sotto lo scompiglio generale di tutti. Jaime si fece spazio tra la folla e si fiondò anche lui accanto ai due. Il re faticava a respirare, aveva il viso completamente viola, con le vene in superficie, gli occhi divenuti da verdi a bordeaux e il sangue che sgorgava a fiumi dal naso e dalla bocca. Quella visione fu troppo per Cersei. Il suo bambino. Il suo bambino stava morendo. Avevano osato far del male al suo leone, quello a cui teneva di più. Un pezzo del suo cuore sarebbe crollato se fosse successo davvero, o forse, tutto il suo cuore. Nessuno avrebbe potuto toccare la sua famiglia. Nessuno avrebbe potuto fare del male al suo Joffrey.
- Mio tesoro, ti prego non lasciarmi!! Non lasciarmi!! – urlò la regina reggente continuando ad accarezzare la chioma bionda di suo figlio e piangendo e singhiozzando, indifesa come una bambina. Prima che il suo leone potesse spirare, alzò il braccio indicando suo zio Tyrion, il quale, ancora sconvolto, aveva ancora il calice svuotato dal nipote tra le mani. In quel momento, ogni cosa fu chiara a Cersei. Tutto il suo odio verso quel mostro di suo fratello si stava concretizzando e stava finalmente trovando il suo sfogo.
- Prendetelo! Prendetelo!! Prendetelo!!! Lo voglio morto!!! – urlò la donna mentre i cavalieri della Guardia Reale afferravano il folletto e lo portavano via. – Joffrey, Joffrey, ti prego, rispondimi, figlio mio!! – continuò a dire lei accarezzando la pelle viola e fredda del ragazzo e accovacciandosi su di lui, lasciando che le sue lacrime si mischiassero a quel sangue contaminato eternamente.
   
 
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