Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    12/09/2017    1 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se il figlio del ghiaccio e del fuoco non fosse stato il noto personaggio che noi amiamo e conosciamo? Come sarebbe andata la storia se il legittimo erede al trono, figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark, fosse stato simile al padre quanto alla madre? Una storia che narrerà le vicende dei nostri beniamini della serie tv, con l'aggiunta di un nuovo giocatore al gioco del trono che modificherà il loro destino. La vicenda è incentrata sulla storyline di una versione originale del figlio dei due sfortunati innamorati e su come avrebbe influito la sua presenza nell'universo creato da George RR Martin. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Eddard Stark, Jon Snow, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Scomoda libertà
 
Walter si era addormentato con la testa appoggiata allo spigolo della fredda parete. Ad un tratto, dei forti rumori lo destarono. Dei soldati si stavano chiaramente avvicinando alla sua cella. Ciò non lo sorprese quanto riuscì a farlo la vista di Tyrion Lannister ammanettato, pochi istanti dopo. I soldati aprirono la sua cella e vi gettarono violentemente all’interno il folletto, il quale rotolò fino a sbattere contro la parete.
- C’è posto per entrambi! – esclamò uno degli uomini con un sorriso di scherno. Dopo di che, i cavalieri se ne andarono lasciandoli soli. Walter ancora non riuscì a credere ai suoi occhi. Era talmente perplesso, che quasi non gli venne spontaneo alzarsi per aiutare il povero nano. Cercò di riprendersi velocemente dalla sorpresa e si diresse verso di lui, dandogli una mano a tirarsi su e a sedersi.
- Mai mi sarei aspettato una cosa del genere.
- Neanche io, Snow, neanche io, credimi.
- Cosa può aver mai fatto uno del tuo rango per essere stato incriminato senza che l’influenza della tua ricca e imponente casata possa far nulla per impedirlo?
- Mio nipote, il re Joffrey, è morto questo pomeriggio, durante il suo banchetto nuziale. Sembra che qualcuno abbia versato del veleno nel suo calice. - Tyrion si sarebbe aspettato di vedere Walter sprizzare di gioia dopo quella notizia; tuttavia, il ragazzo non mostrò alcuna reazione palese, ma soltanto un accenno di un lieve sorriso. – Non è esattamente ciò che immaginavo figurandomi la tua espressione una volta saputa la notizia riguardante la morte dell’assassino di tuo padre e, presto, anche il tuo.
- In questo momento, non sono in vena di manifestazioni di gioia, considerando il quadro generale.
- Già – rispose Tyrion, ricordandosi solo in quel momento delle recenti “Nozze Rosse”, come erano state soprannominate. – Mi dispiace infinitamente per la tua famiglia e il vostro esercito. Voglio che tu sappia che non ero assolutamente d’accordo con i piani di mio …
- Lo so. Non preoccuparti. So bene quanto tu sia diverso dal resto della tua famiglia. Il mio istinto non mente mai. Ad ogni modo, come mai hanno accusato te per la morte del re?
- Mi ha “torturato” pubblicamente e subdolamente davanti a tutti i presenti, costringendomi a versargli ripetutamente del vino. Non solo ho una motivazione validissima per volerlo morto, ma sono anche quello più “accusabile” considerando il contesto e il fatto che abbia cominciato a risentire dei sintomi del veleno dopo aver bevuto dal calice che io gli avevo riempito.
- E sei stato tu?
- Vorrei essere stato io. Lo avrei voluto davvero.
- Allora basterà dimostrarlo. Non possono condannarti sulla base di queste supposizioni. Non ci sono prove concrete.
- Si vede che sei arrivato da poco ad Approdo del Re, mio giovane amico. Non si tratta solo di supposizioni. Qui ci sono degli intrighi che tu neanche puoi immaginare e spero che mai te ne troverai protagonista, per il tuo bene. La mia famiglia, con l’eccezione di mio fratello Jaime, mi odia. Sono il mostro che ha ucciso Lady Joanna Lannister. Non sono degno di vivere e di portare il nome della mia casata. Mio padre e mia sorella cercavano solo un pretesto per farmi uccidere – disse Tyrion amaramente. Walter percepì come una sfinita rassegnazione nella sua voce. – Toglimi una curiosità – riprese improvvisamente il nano, cambiando discorso. – Come diavolo sei riuscito a fare ciò che hai fatto quando hai liberato tua sorella? Hai sicuramente delle conoscenze ai piani alti per essere stato in grado di penetrare indisturbato in una città come Approdo del Re ed esserne quasi uscito vivo. Magari i Tyrell?
Walter sorrise divertito da quelle supposizioni. – So che è difficile da credere, ma ho fatto tutto da solo. Mi ha aiutato solo un ragazzino che ho trovato a Fondo delle Pulci, con i vicoli più tortuosi della città.
Tyrion continuava a guardarlo sorpreso, indeciso se credergli o no. Ma sentiva che poteva fidarsi di quel ragazzo. – Notevole. Davvero notevole. Così come lo è il fatto che tu sia riuscito a rapire mia sorella e a portartela dietro come ostaggio per sei mesi senza cedere alla tentazione di ucciderla. Come diavolo hai fatto??
I due cedettero alle risate. – Non lo so neanche io. Ho un autocontrollo che non mi aspettavo di possedere.
- È stato molto nobile da parte tua venire fin qui per salvare tua sorella, sapendo che, quasi sicuramente, ci avresti potuto rimettere la vita. È stato sconsiderato, ma nobile. A tal proposito, voglio che tu sappia che non l’ho sfiorata neanche con un dito e …
- Posso immaginare anche questo – lo bloccò Walter rassicurandolo con lo sguardo.
- Bene, ora ci troviamo qui entrambi. Con una condanna sulle spalle e in attesa di morte certa.
- Già. Una situazione alquanto paradossale.
- Nonostante tutto, sei stato molto fortunato: scamperai tutte le atroci torture che ti avrebbe sicuramente riservato il mio diabolico nipote. Tommen è solo un dolce e ingenuo ragazzino come tanti, dunque morirai con una semplice, e a suo modo indolore, esecuzione.
- Non è una grande rassicurazione, in realtà. Ho sofferto torture ben peggiori di quelle che mi avrebbe riservato Joffrey.
- È davvero un peccato che tu debba morire in questo modo, Walter Snow.
- Neanche tu dovresti morire così, Tyrion Lannister.
- Sai, altre volte mi sono ritrovato in una situazione del genere: accusato per un crimine che non ho commesso e processato e condannato a morte per questo.
- Come da Lysa Arryn.
- In quel caso, sono riuscito a salvarmi la pelle grazie alla richiesta di un processo per combattimento. Io, ovviamente, non sono nella posizione di poter combattere alla pari con un uomo. Tuttavia, in quell’occasione trovai qualcuno che lo fece al mio posto.
- Amo altre arti, molto più di quella del combattimento. Tuttavia, devo ammettere che, in alcuni casi, è la più utile di tutte.
- Sai anche combattere? E come te la cavi?
- A Grande Inverno dicevano che ero bravo. E sembra che lo sia anche qui, dato che mi sono beccato un colpo in faccia da una delle Cappe Dorate per questo.
- Potresti valutare di scagionarti tramite un processo per combattimento, proprio come ho fatto io. Non avresti neanche bisogno di richiedere qualcuno che combatta per te. Puoi farlo tu stesso.
- Qualcosa mi dice che tentare di aver salva la vita per vie oneste, in questo posto, non sia una delle scelte migliori.
- Cosa hai intenzione di fare? – gli chiese curioso il folletto.
- Lo vedrai. Ci farò uscire da qui.
 
Lord Varys si aggirò per i corridoi della Fortezza Rossa. Era sera inoltrata e l’eunuco intravide la regina reggente, appena uscita dal luogo in cui era tenuta la salma del suo defunto primogenito. Il viso della donna era rigato da decine di lacrime. Nonostante il suo stato, a Cersei non passò inosservata la presenza del Ragno Tessitore. - Lord Varys.
- Mia regina. Vi reco ancora le mie più sincere condoglianze per la  tremenda perdita.
Ormai Cersei sapeva capire quando Varys avesse in mente qualcosa, nonostante il suo sguardo costantemente mellifluo e il sorriso falso sul volto.
- Dove state andando?
Varys si voltò verso di lei, arrestando il suo cammino. - Devo sbrigare alcune faccende, mia regina. – In quel momento, fu come se gli sguardi e i pensieri dei due, entrarono in sintonia e, senza dire nulla, fu come se già avessero compreso cosa passasse per la mente dell’altro. - Qualcosa vi turba in particolare? Se posso fare qualsiasi cosa, chiedete pure.
- Voi eravate nella sala del consiglio quel giorno. Avete visto in volto il bastardo di Ned Stark.
- La vostra memoria non vi inganna, Maestà.
Un presentimento tormentava la mente di Cersei in quel momento. Avrebbe dovuto accertarsi se fosse solo tale. – Che idea vi siete fatto su di lui? Perché avete suggerito a mio figlio di nascondere la sua identità a tutto il reame?
Varys sorrise alla donna, con uno di quei sorrisi che poteva esprimere tutto e niente. In cuor suo sapeva che, per la prima volta, i loro piani, forse, avrebbero combaciato.  – Quell’individuo ha attirato il mio interesse, mia regina. Vorrei scoprire di più su di lui.
- Scoprire di più? Quali segreti può nascondere un ragazzo del Nord nato da un rapporto illegittimo?
- Secondo informazioni note, dovrebbe essere figlio di Ned Stark e di Lady Ashara Dayne. Come ben sapete, sono vissuto qui a corte per molto molto tempo, mia regina; da prima dello scoppio della ribellione di Robert.
- Anche io, Lord Varys. Qual è il punto?
- Ne sono consapevole. Tuttavia, io sono portato a notare dettagli che, solitamente, passano inosservati alla maggior parte dei più esperti osservatori. Mi accorgo di particolari che potrebbero sembrare futili, ma che, in realtà, sono fondamentali per la costruzione di un puzzle. – Oramai Cersei aveva imparato a decifrare il linguaggio enigmatico di Varys. – Ho osservato molto, mia regina, e ho notato dettagli che voi, forse, avete tralasciato. Conoscevo Lady Ashara Dayne come conoscevo molti altri uomini e donne che vivevano a corte. Ci sono delle caratteristiche di Walter Snow che mi hanno fatto sorgere alcune domande, alle quali intendo dare risposta – Cersei non riuscì bene ad intendere i dubbi che tartassavano il complesso individuo che le era di fronte; tuttavia, ciò bastò per farle comprendere le sue intenzioni future. L’eunuco si avvicinò maggiormente a lei e continuò. – Sono convinto, avendo avuto modo di osservare anche voi, che, per questa volta, i nostri obiettivi corrispondano tra loro, anche se per motivazioni differenti – disse infine il Ragno, rivolgendole un riverente inchino e congedandosi da lei, mentre lo sguardo di Cersei continuava a seguirlo, prendendo pian piano coscienza di cosa avesse davvero intenzione di fare.
 
Quella notte, Walter illustrò il suo piano di fuga a Tyrion, il quale si sorprese ancor di più di come il ragazzo fosse convinto di riuscire ad attuarlo.
- C’è un’unica falla in questo ingegnoso piano: la tua gamba è in gravi condizioni e non ti porterà molto lontano. Inoltre, anche di notte Approdo è tempestata di Cappe Dorate e soldati in ogni dove. Anche di più rispetto a prima, dopo quello che hai fatto qualche giorno fa. Questi due fattori, sommati tra loro, ti renderanno quasi impossibile farcela. E lo renderanno impossibile anche a me.
- Lo so’, ma devo rischiare.
- Ami il rischio, lo capisco. Forse è dovuto anche alla tua età, ma sono convinto di non aver mai conosciuto nessun ragazzo avere una tale incuranza verso il pericolo e la morte. Mi spaventi e mi piaci allo stesso tempo. In molte occasioni, ciò potrebbe salvarti ma, prima o poi, finirà per ucciderti.
- Non morirò senza averci provato. Se sei con me, hai alcune possibilità di farcela ma non molte, non te lo nego.
Tyrion rifletté un po’ prima di rispondere. – Se andassi da solo, la probabilità di una tua riuscita si alzerebbe. – Il nano interpretò il silenzio di Walter a quell’affermazione, come una conferma. – Io non sono capace di correre, tanto meno di correre ad una velocità comparabile alla tua. Ti rallenterei soltanto. Se devo decidere tra un fallimento sicuro per entrambi e una qualche possibilità di riuscita solo per te, opto per la seconda.
- Ma Tyrion …
- Questa è la mia decisione. Hai ancora tutta la vita davanti e molto da dimostrare a questo mondo, Walter. È giusto così. - Il ragazzo intuì, dal tono del nano, che non ammetteva repliche. Avrebbe voluto convincerlo a cambiare idea, ma sapeva che sarebbe stato inutile. - Buona fortuna, Snow.
- Anche a te, Lannister.
Detto ciò, i due attesero il momento propizio. Walter sapeva bene che i soldati a guardia delle prigioni si tenevano sempre ad una distanza di sicurezza dalle celle. Per nessun motivo si avvicinavano, poiché conoscevano bene gli intenti dei prigionieri. Un giorno, aveva udito un uomo provare ad attirare una delle guardie iniziandogli a parlare di una puttana dalle notevoli doti con la quale aveva intrattenuto dei rapporti. Un altro aveva finto di sentirsi male, ma nessuna di queste tecniche aveva funzionato. Sarebbe servito qualcosa di ben più elaborato per eludere la sorveglianza di Approdo del Re.
Il ragazzo, come tutti gli altri giorni, attese che arrivasse l’uomo designato a servire i pasti. Quella sera, avrebbe portato ben due scodelle, una per lui e una per Tyrion. Non appena l’uomo infilò le mani tra le sbarre per appoggiarle a terra, Walter, con un movimento scattante, afferrò una delle forchette riposte dentro una scodella, e la infilò dritta nella mano dell’uomo, il quale urlò di dolore. La vittima non poteva neanche ritirare via l’arto ferito, poiché Walter reggeva stretta la posata che aveva trapassato la sua carne, costringendolo a rimanere con il braccio all’interno della cella.
- Mi dispiace, ma questa brodaglia che mi servite sempre è incandescente. Non è corretto tentare di ustionare la lingua dei prigionieri ad ogni pasto. Ma, se te lo stai chiedendo, non ti ho infilato una forchetta nella mano per questo motivo questa sera; tuttavia ci tenevo comunque a fartelo sapere. Così, forse, in futuro, migliorerete il servizio – disse Walter infilando l’altra forchetta nell’altra mano dell’uomo, anch’essa bloccata dentro la cella. Questo urlò ancora più forte di prima per il dolore. Udendo quelle continue grida, i soldati si avvicinarono solo per controllare, ma, non appena videro uno degli incaricati di portare i pasti ferito, dolorante e costretto con le braccia dentro una delle celle, andarono in suo soccorso, raggiungendolo. Quando furono abbastanza vicini, Walter, prontamente, afferrò le due scodelle piene di zuppa bollente, e versò quest’ultima negli occhi dei tre soldati, cogliendo l’occasione per tirare uno di loro ancora più vicino alle sbarre, rubare le chiavi, aprire la cella e tramortirli velocemente grazie alla loro vista ancora annebbiata. Il ragazzo rubò le loro armi e rivolse un ultimo saluto a Tyrion, dirigendosi verso l’uscita delle prigioni, prima che si avvicinassero altre guardie. Non appena fu fuori da quel luogo buio, impiegando più tempo del previsto a causa della sua gamba in condizioni pessime, si ritrovò finalmente sotto la luce lunare, ma si rese conto che lo stessero inseguendo; così cercò immediatamente una via sicura dove poter inoltrarsi, ma venne improvvisamente bloccato dalla mano di un uomo incappucciato. Walter, come riflesso involontario, fece per colpirlo, dunque egli si sbrigò a togliersi il cappuccio e a rassicurarlo. - Per tutti gli dei, placate le vostre furenti energie, sono qui per aiutarvi! – esclamò. Walter si sorprese di riconoscere in lui Lord Varys, uno dei consiglieri del re.
- Cosa ci fate voi qui?!
- Non c’è tempo per questo. Venite con me, vi porterò in un posto in cui né le guardie delle prigioni, né altri cavalieri, potranno trovarvi – gli disse in fretta rinfilandosi il cappuccio e facendogli segno di seguirlo. Non appena Varys imboccò un vicolo stretto e nascosto, il ragazzo dietro di lui lo afferrò per il polso e gli fece sbattere la schiena contro la parete di uno spigolo più in ombra degli altri, ponendosi di fronte a lui. - Dove mi state portando?
- Non c’è tempo per questo, mio impetuoso amico. Vi spiegherò tutto quando saremo giunti a destinazione.
- Da quando voi e io siamo amici?? Devo essermi perso qualche passaggio.
- Ho a cuore la vostra incolumità, Walter. Avevo già in mente io stesso un’articolata strategia per farvi uscire dalle prigioni questa notte, ma, a quanto pare, siete un ragazzo pieno di risorse, ancor più di quanto immaginassi.
- Dato che avevate in programma di liberare me, perché non farlo anche con Lord Tyrion? Lui non ha la vostra stima?
- Lord Tyrion è una delle persone che io stimo di più al mondo, ma, purtroppo, non posso donargli la libertà: un nano è molto difficile da nascondere in una città come questa, specialmente se si tratta di Tyrion Lannister. Non servirebbe a nulla farlo scappare per poi lasciare che venga catturato di nuovo.
- Mi state dicendo che intendete nascondere me, invece?? – il ragazzo si lasciò andare ad una breve risata sconvolta. – Io me ne andrò via di qui! Non resterò un minuto di più in questa città maledetta!
- Come intendete superare tutte le guardie poste in ogni angolo di Approdo, a partire dalle Cappe Dorate? Ci siete riuscito una volta, ma non ce la farete una seconda, considerando che ora siete un ricercato, che la sorveglianza è raddoppiata appositamente a causa vostra e per evitare che si ripetano situazioni come queste, e che avete una gamba che, se non viene curata ora, sarà destinata all’amputazione. - Walter era una persona ragionevole e la sua razionalità gli faceva riconoscere in pieno la veridicità delle parole e delle conclusioni dell’eunuco. – Si tratta solo di una situazione temporanea. Quando starete meglio e quando troveremo un modo per eludere la sorveglianza maniacale posta nella città, potrete andarvene. Ma, per il momento, siete costretto a temporeggiare. Persino io, il Ragno Tessitore, colui che possiede spie fin oltre i sette regni, non sono riuscito a farvi scappare prima a causa della sorveglianza esagerata che ha organizzato re Joffrey.
- Anche se voleste nascondermi, ci sono persone che conoscono il mio volto …
- Ciò non costituisce un problema. Sarà una delle prime cose di cui mi occuperò.
- Che cosa intendete … ?
- Non dovete preoccuparvene. Ora, per l’amor del cielo, seguitemi prima che i soldati penetrino anche qui – concluse Varys riprendendo a camminare fugacemente, facendosi seguire da Walter.
Il Ragno aveva ragionato molto sul luogo dove avrebbe potuto nascondere quel ragazzo. Gli serviva un nascondiglio che non destasse sospetti ma che, al contempo, non includesse rinchiudere Walter in un buco senza finestre, come una seconda cella. A quel punto, non sarebbe servito a nulla quel salvataggio, dato che Tommen era un ragazzino dall’animo buono, perciò avrebbe anche potuto decidere di farlo permanere in prigione a vita, invece di ucciderlo, con i giusti consigli. Gli serviva un luogo in cui il ragazzo fosse a suo modo libero, un luogo in cui il Ragno avrebbe potuto studiarlo per scoprire di più su di lui, tenerlo sotto controllo senza farsi notare. Dopo vari ripensamenti, Varys giunse alla sua conclusione, ma sapeva che non sarebbe affatto piaciuta a Walter.
I due si fermarono davanti ad una delle porte di un vicolo e Varys bussò.
Dopo qualche secondo, Petyr Baelish aprì la porta, mostrando una delle espressioni più sincere e stupite che avesse mai rivolto a qualcuno in vita sua.
- Varys … cosa ci fai qui e come mai ti stai portando dietro il bastardo di Ned Stark?? Non dovrebbe trovarsi dentro una cella?
- Sono alla tua porta per chiedere umilmente il tuo aiuto, amico mio – rispose Varys serio. – Ma ora facci entrare prima che i soldati ci raggiungano. Quando saremo dentro e al sicuro, ti spiegherò tutto quanto.
Walter udì degli strani rumori provenire dall’interno della casa. Non fu difficile distinguere la natura di quei suoni.
Ditocorto fece entrare i due e li condusse in una stanza vuota, lontana da occhi indiscreti.
- Le mie ragazze e i miei ragazzi sono tutti impegnati con i loro clienti, dunque nessuno ci udirà.
A quelle parole, Walter capì di non essersi sbagliato.
- Sono obbligato a chiederti un enorme favore, Petyr. Necessito un nascondiglio per il ragazzo e questo è il luogo più sicuro in cui nasconderlo.
- Che cosa?! – esclamò Walter incredulo.
Baelish si fermò a guardarlo per un attimo, poi si rivolse nuovamente a Varys. – Esteriormente è perfettamente credibile, d’altronde io offro bellezze ricercate e fuori dagli schemi ai miei clienti. Per questo vengono tutti da me. Tuttavia, ho dei dubbi sulla sua indole. – Poi Ditocorto ritornò a guardare Walter. – Rilassati, lavorare nel mio bordello è un opportunità che molti uomini vorrebbero: i soldi non mancano mai e si presentano spesso donne molto belle, essendo frequentato per lo più da nobili.
- È solo un nascondiglio, niente più che un camuffamento. Il ragazzo non prenderà mai parte alle perverse attività che si svolgono nella tua casa dei piaceri. Non sarà costretto a fare nulla che lui non voglia fare. Deve solo sembrare che sia così, dall’esterno, in modo da non far sorgere sospetti su di lui né al popolo e né ai nobili e ai piani alti. È una situazione temporanea, finché la sua gamba non si sarà ripresa e finché non riuscirò a trovare un modo per farlo fuggire da qui in sicurezza, nonostante la stretta e ossessiva sorveglianza di cui ora è dotata Approdo del Re, la quale aumenterà non appena si spargerà la voce che è scappato. I soldati tempesteranno persino i vicoli più malfamati di Fondo delle Pulci pur di trovarlo. Dobbiamo attendere che la situazione si plachi un po’.
- Questa idea è ingegnosa. Non vi sarebbe neanche il problema di dover trovare una scusa credibile alle mie puttane riguardo l’arrivo improvviso di una nuova presenza e sul perché si nasconda semplicemente qui, senza lavorare: finché vengono profumatamente pagati, non fanno domande. Dunque, potrei offrirti il mio generoso aiuto, Lord Varys. Tuttavia, non mi hai ancora detto quale sia il mio guadagno in tutto ciò.
- Attendevo il momento in cui me lo avresti chiesto. Ebbene, dimentichi, amico mio, che il soggetto in questione era molto caro alla tua amata e defunta Cat. - Nell’udire quel nome, lo sguardo di Ditocorto mutò completamente. – Nonostante fosse un figlio illegittimo di suo marito, lo amava esattamente come se fosse uscito dal proprio grembo; dettaglio interessante, non trovi? - Ditocorto sapeva che Varys avesse ragione. Quel Ragno aveva sempre saputo quali tasti toccare con lui. Era in grado di persuaderlo e maneggiarlo e ciò lo infastidiva. Senza contare che, quel ragazzo, aveva rovinato i suoi piani di rapire Sansa e portarla con sé dopo la morte di Joffrey. Solo per tale motivo, avrebbe meritato il suo odio. – Inoltre, ciò è in linea anche con gli interessi della regina reggente. Io ho piani ben differenti per il ragazzo, ma sembra che lei abbia dei conti in sospeso con lui. Farle credere di aiutarla nei suoi intenti, non potrebbe far altro che giovarti, non credi?
Quelle parole insinuarono un dubbio in Walter, ma, per il momento, preferì ignorarlo.
Baelish si ritrovò costretto dal suo eterno amore per la donna che aveva perduto e dai suoi ambiziosi interessi. Sicuramente, ciò l’avrebbe aiutato ad ottenere dei risultati in futuro, poteva sempre sfruttare la situazione a suo vantaggio, così, per il momento, decise di rinunciare ai suoi piani già rovinati riguardanti la giovane Sansa, e di concentrarsi sul compito che gli era stato assegnato. - Bene, dunque è deciso – rispose finalmente Ditocorto, accennando un sorriso sornione.
Invece a Walter non andava affatto bene. Quei due avevano l’aria di essere dei calcolatori e degli ingannatori nati, ma non avrebbero dovuto sottovalutarlo. Anche lui era sempre stato bravo in questo e di certo non era così ingenuo da credere alle loro parole. Riconosceva che l’eunuco avesse ragione, ma non poteva restare in quel luogo. Aveva sempre odiato quel tipo di luoghi. Anche se si sarebbe trattato solo di permanere lì passivamente, magari trascorrendo tutto il tempo a mangiare e dormire, non poteva rimanere con le mani in mano in quella città. Non era mai stato il suo forte pazientare sapendo che avrebbe potuto fare qualcosa e rendersi utile. La sua famiglia aveva bisogno di lui ed era rimasto fin troppo tempo in quel torrido covo di ratti. Non gli importava se la sua gamba lo avrebbe intralciato e sarebbe peggiorata a dismisura, non gli importava se la sorveglianza non aspettava altro di trovare un ragazzo pronto a scappare dalla città: lui doveva fare qualcosa. Avrebbe rischiato, oppure avrebbe temporeggiato un po’ in un altro luogo nascosto, ma non lì. Non in una casa del piacere, a contatto ventiquattro ore su ventiquattro con un viscido ruffiano e con l’altro ad osservarlo da lontano, mentre Cersei aveva tutto il tempo per scegliere cosa fare di lui, sapendo dove trovarlo. Decise che il giorno seguente sarebbe fuggito via e avrebbe fatto a modo suo.
 
Cersei, quella mattina, fu richiamata da suo padre. Oramai l’allarme della fuga del suo misterioso rapitore e salvatore della giovane Stark, si era sparso per tutto Approdo del Re. La donna bussò alla porta e suo padre le diede il permesso di entrare. Neanche alzò lo sguardo per guardarla, essendo impegnato a consultare alcune scartoffie. Il giorno prima suo figlio era morto, e lui non si era neanche disturbato per dirle che gli dispiaceva. Classico di Tywin Lannister.
- Mi avete fatto chiamare?
- Sì, siediti. – La donna obbedì e attese che suo padre le prestasse un minimo di attenzione. – Siete in pochi ad aver visto il volto di quel ragazzo qui ad Approdo del Re. Tu sei quella che ci ha trascorso più tempo, perciò potrai fornirmi una descrizione più dettagliata di lui per dare inizio alle ricerche – le disse l’uomo non spostando il volto da quelle carte. Cersei sapeva cosa avrebbe dovuto fare, ma scelse di non farlo, per seguire i suoi piani, già avvantaggiati dalle azioni di Varys. Ora che Tommen era al potere, avrebbe dettato lei le regole del gioco.
- Volete una sua descrizione?
- La più fedele che riesci a farmi.
- È un ragazzo di statura medio/bassa, occhi e capelli scuri, nessun segno particolare.
- Abbiamo centinaia di uomini che possiedono tali caratteristiche ad Approdo del Re. Sicura che sia tutto qui?
- Mai stata più sicura.
 
Il vecchio medico terminò di fasciargli accuratamente la gamba, poi gli parlò di nuovo. – Non dovete attendere così tanto per curare delle ferite del genere. Se aveste aspettato un altro giorno prima di chiamare un medico, avreste perso completamente l’arto.
- Sono stato un po’ impegnato per chiamare un medico … - gli rispose Walter con un sarcasmo che solo lui poteva comprendere in quel momento.
- Mi raccomando, pulite e disinfettate la ferita ogni giorno con l’unguento che vi ho lasciato e limitate gli sforzi al minimo. Vi consiglio di rimanere a letto per almeno una settimana.
- Grazie infinite per la vostra disponibilità. Quanto vi devo per ripagare le vostre cure ad uno dei miei ragazzi? – gli chiese gentilmente Ditocorto avvicinandosi ai due.
- Oh, non siate sciocco, Lord Baelish, mi è bastata la splendida nottata che ho trascorso con una delle vostre ragazze, l’altra notte! Qual era il suo nome? Lilian!
- Allora, vorrà dire che riserverò Lilian solo per voi ogni volta che deciderete di deliziarci con la vostra visita – gli rispose Baelish sorridendo. Walter alzò gli occhi al cielo schifato. Non vedeva già l’ora di lasciare quel luogo. Oramai era mattina inoltrata, dunque avrebbe aspettato il pomeriggio per andarsene. Il ragazzo non fece in tempo a formulare il pensiero mentre il medico usciva dalla casa, che un’altra figura, questa volta incappucciata, entrò. Ella si abbassò il cappuccio e Walter si accorse che era proprio colei che non voleva vedere. Cersei gli riservò un sorriso derisorio, poi si rivolse a Ditocorto, il quale le fece un riverente inchino.
- Lord Baelish, lasciateci soli. – L’uomo obbedì e si chiuse la porta della stanza dietro.
- Come va la gamba? – gli chiese lei notando la fasciatura appena fatta.
- Sei venuta a dirmi quanto tu sia felice di vedermi fingere di essere una delle puttane di Baelish?
- Devo ammettere che è piuttosto appagante vedere uno Stark, un ragazzo del Nord, luogo in cui l’onore è tutto, anche solo far finita di prostrarsi ad una situazione del genere. Comunque, Lord Varys mi ha detto che eri qui.
- Non per molto, ancora.
- Hai intenzione di fuggire? E, dimmi, come pensi di fare con la gamba in quello stato e centinaia di cavalieri armati che ti cercano in ogni dove?
- Giusto, esistono delle persone che conoscono il mio aspetto. Siete stati bravi ad accordarvi tutti, devo ammetterlo, vi faccio i miei complimenti: tu, Varys e Baelish siete d’accordo, Tyrion è in prigione e Joffrey è morto. A proposito, sono davvero davvero felice che quel piccolo mostro dalla chioma dorata sia morto dolorosamente, volevo che tu lo sapessi! Ad ogni modo, avete tralasciato un piccolo particolare: anche alcune delle Cappe Dorate e delle guardie carcerarie hanno visto il mio aspetto. Se non sbaglio, sono sei uomini in tutto, pronti a riconoscermi se solo dovessero mettere piede in questo bordello.
Udendo quelle parole su suo figlio, Cersei dovette usare tutto il suo autocontrollo per non ucciderlo lì, seduta stante. – Ascoltami bene, maledetto cane bastardo: tu non ti muoverai di qui perché, se lo farai, riferirò a mio padre dove ti trovi e ti sbatteranno di nuovo a marcire in quella cella! Inoltre, non temere per tutti gli inutili insettini che potrebbero riconoscerti: Lord Varys ha già provveduto a farli fuori tutti e sei.
Walter rimase sconvolto a quell’ultima affermazione. – Che cosa ha fatto … ? Ha fatto uccidere sei uomini a sangue freddo soltanto per nascondere la mia identità?? Ma che diavolo avete in quelle perfide menti?!? Che cosa avete che non va??
- Oh, ti prego. Non fare tante storie per una sciocchezza come questa.
- Voi siete pazzi … siete tutti pazzi … dunque era vero: anche Varys è completamente sotto il tuo controllo e non ha assolutamente intenzione di lasciarmi uscire di qui quando riuscirò ad eludere la sorveglianza. Sono tutte tue pedine. Allora, dimmi cosa vuoi da me, dimmi in cosa consiste la tua tanto attesa vendetta, Cersei Lannister, e finiamola qui.
- Che gusto ci sarebbe se finisse tutto ora? Mi hai tenuta sei mesi in ostaggio. Ora tocca a me farti soffrire a modo mio. Così imparerai a non metterti contro ad una regina. È già davvero molto soddisfacente vedere un lupo selvaggio in gabbia, rinchiuso tra tanta lascivia e tra tanto sudiciume. Ora, ho tutto il tempo per riflettere su qualcosa che possa rendermi davvero appagata pienamente e riscattarmi per questi sei mesi.
- Dì pure a tuo padre dove mi trovo e fammi riportare in cella. La prigione e questo bordello sono la stessa cosa per me.
- Ricordati, mio giovane lupo, che ho il potere di sussurrare al mio adorato figlio Tommen, ora re dei sette regni e molto più accondiscendente di suo fratello, di farti uccidere proprio come era stato previsto all’inizio. Da morto non potresti più aiutare la tua amata famigliola e cercare la tua pestifera sorellina. Non ci avevi ancora pensato, vero? Mi avevi detto di essere certo che quel piccolo scarafaggio di Arya Stark fosse ancora qui ad Approdo del Re, nascosta a Fondo delle Pulci. Chissà, magari la vana speranza di poter trovare una ragazzina morta, potrà aiutarti a vivere queste giornate che trascorreranno molto noiose per te.
A quelle parole, Walter si alzò in piedi e le sputò di nuovo dritto in volto, proprio come aveva fatto il giorno in cui l’aveva incontrata per la prima volta e rapita. Lei lo disgustava più che mai e si pentì amaramente di non averla uccisa quando ne aveva l’occasione, anche se ciò avrebbe significato perdere la possibilità di liberare Sansa. – Ti avevo detto di non pronunciare il nome di nessun componente della mia famiglia con quella lurida bocca marcia davanti a me – le disse guardandola dall’alto. Cersei, questa volta, si asciugò il volto con nonchalance e gli rivolse un altro sorriso carico d’odio e di provocazione, rialzandosi il cappuccio e uscendo dalla casa. 
   
 
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