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Autore: Sinkarii Luna Nera    12/09/2017    5 recensioni
|Dragon Ball Super|
Siamo alla vigilia del Torneo del Potere, e tutti quanti si preparano per la più grande e importante battaglia che abbiano mai affrontato, dalla quale dipenderà il futuro del settimo Universo.
In tutto questo, Lord Beerus si ritrova all'improvviso ad avere a che fare con una sua vecchia conoscenza, che mai avrebbe immaginato di poter incontrare ancora.
Dalla storia:
[ Era davvero possibile che due esseri immortali le cui vite erano andate avanti separatamente per moltissimo tempo potessero ritrovarsi di nuovo insieme, in qualcosa che somigliava molto al punto di partenza?
Pareva di sì e, anche se lei non lo sapeva, sembrava anche che lei e Lord Beerus avessero avuto pensieri molto simili sulla questione.
“Forse era veramente destino” pensò “Forse era un cerchio che, mio malgrado, doveva chiudersi in queste poche ore che mancano alla probabile fine di tutto… in un modo o nell’altro”. ]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lord Bills, Nuovo personaggio, Whis
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Reflecting Mirrors'
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5

 

 

 

 

 
 
«Ed ecco tutto, Anise».
 
Tra tisane e chiacchiere era trascorsa già qualche ora e, anche se Chichi era partita con l’idea di far parlare la sua ospite, alla fine era stata Anise a far cantare lei come un canarino.
Chichi aveva finito per raccontarle tutto quel che era successo dalla prima volta in cui Lord Beerus era venuto sulla Terra, e questo dopo averle detto vita, morte e miracoli dei componenti di tutto il gruppo, addirittura corredando le chiacchiere con delle fotografie, quando erano passate dalla cucina al salotto.
Di quella parte della conversazione -somigliante più a un monologo, a dir la verità- Anise avrebbe fatto a meno, ma si era detta “Finché chiacchiera delle sue cose non mi fa domande, e la tattica del ‘sorridi e annuisci’ esiste proprio per fingere di ascoltare mentre si pensa ai fatti propri”.
 
«Come pensavo: non è migliorato granché da quando era giovane, se mai il contrario. Voleva distruggere il vostro pianeta per uno stupido budino, ci rendiamo conto? Che poi i budini fanno anche abbastanza schifo, se la devo dire tutta, avete fior di dolci ma quello non mi piace proprio».
 
Non che la sua mente in realtà fosse riuscita a produrre qualcosa di diverso dal puro rumore bianco, almeno fino a quando Chichi non era arrivata al primo incontro con Beerus; quello le interessava davvero, mentre del matrimonio tra un nanetto pelato e una non -più -malvagia androide femmina non le importava granché, né le era utile a mettere in ordine le idee.
 
«Questo però non sminuisce ciò che ha fatto di buono per noi: non intendo mettermi a fare chissà quali lodi a Lord Beerus, ma di fatto ha salvato il nostro pianeta quando Freezer, l’ultima volta che si è fatto vedere qui, lo ha distrutto. Inoltre, quando c’è stata la questione di Zamasu non è rimasto fermo a guardare».
 
«Lo credo bene, Chichi! Questo Zamasu si è dato al deicidio totale in una linea temporale alternativa, giusto? Sarebbe stato folle da parte di Lord Beerus mostrare totale disinteresse, se le azioni di uno Shinjin diventato folle potevano incidere anche su questa linea temporale» replicò Anise «Quel che mi stupisce di più è che Rumsshi, l’Hakaishin del decimo Universo, in tutto ciò non abbia fatto nulla. L’Universo Dieci è di sua competenza, possibile che non si sia accorto di quel che stava capitando sotto il suo naso?»
 
«Quindi tu conosci anche l’Hakaishin del decimo Universo?» indagò Chichi.
 
La Lusan si stiracchiò. «L’ho incontrato una volta soltanto, dire che lo conosco sarebbe eccessivo. Dov’eravamo? Ah, sì: i guerrieri per il Torneo imminente…»
 
«Non è il tuo miglior tentativo di sviare la conversazione» disse la signora Son.
 
«Vero, non è il mio miglior tentativo» concordò l’altra «Del resto, dopo qualche ora di successi dovevo pur fallire una volta. A te invece non capita spesso di doverlo fare, giusto?»
 
«Fare cosa?»
 
«Sviare conversazioni! Ma forse anche conversare in generale» aggiunse Anise, raggomitolandosi sul divano. «Se si esclude tua nuora, e al massimo Bulma, qui non ti rimangono molte persone con le quali discorrere di argomenti diversi da allenamenti, combattimenti e similia. Sbaglio? La componente femminile del gruppo è in minoranza».
 
«Sì, effettivamente è così. Tutti appassionati di combattimenti, monotematici e spesso fuori casa, i nostri uomini!» ammise Chichi, con un sospiro «Si salva soltanto mio figlio Gohan, che come ho detto prima è un brillante professore universitario. È anche in grado di combattere, ma non è fissato come suo padre. Ho investito molto nella sua istruzione, e devo dire che ne ho ricavato molte soddisfazioni» sorrise, fiera «Sono certa che lui e Videl saranno in grado di garantire alla piccola Pan una vita sana, felice ed equilibrata».
 
“Sì, se non verremo cancellati tutti” pensò Anise. «Da due genitori di retto senso non ci si può aspettare altro, immagino».
 
«Esatto» annuì Chichi «Proprio cos- aspetta! Tu hai nuovamente sviato la conversazione!»
 
Per la prima volta in quella giornata, la lince rise. «Dici?»
 
«Sì, dico!»
 
«Allora riprendiamo il discorso. Già, di cosa stavamo parlando?» chiese Anise, con aria innocente.
 
«Parlavamo di… eh… ecco, parlavamo di… oh, mi hai fatto perdere il filo!» sbottò la donna.
 
«Evidentemente non era importante».
 
«Sì, in effetti è più importante sapere come intendi comportarti stasera» ribatté Chichi, incrociando le braccia davanti al petto.
 
«Come dite su questo pianeta… “touché”!» Anise guardò fuori dalla finestra «Sono ancora sorpresa che non si sia fatto vivo».
 
«Sorpresa in bene?»
 
Anise annuì. «Di certo però verrà da me appena sarà calato il sole, e per allora farò meglio a non trovarmi qui. Mi hai dato tempo per staccare un po’il cervello e farmi una ragione di quel che è successo, ma non ti coinvolgerò oltre».
 
Chichi si alzò dal divano, con l’intenzione di andare a prendere dei biscottini. «Non ritiro nulla di quel che ho detto in precedenza, perché quel che hai detto su lui e tua sorella non è leggero, ma tu per prima quando ne hai parlato a casa di Bulma lo hai parzialmente giustificato…»
 
«Non lo ho “giustificato”, ho soltanto detto le cose come stanno» replicò Anise, un po’sulla difensiva.
 
«Hai anche detto che non lo odi più, che non vuoi assolutamente danneggiarlo» continuò Chichi «e che però non dà sufficiente considerazione ai tuoi desideri…»
 
«E per l’appunto è vero anche tutto questo, ma-»
 
«Lui tuttavia non è qui, adesso. Da quel che dici deve aver voglia di vederti, e persino io che lo conosco poco so che se c’è una cosa che odia è attendere» proseguì dalla cucina «Eppure non c’è. Perché tu non vuoi».
 
«È difficile capire da quale parte stai» commentò Anise.
 
«È difficile capire da quale parte stai tu, piuttosto! Sei scappata come se ti avesse inseguita un cane feroce, hai supplicato Whis di darti una mano, hai bevuto come una spugna quando ti ha detto di no e hai detto quella cosa su tua sorella, ma poi… quel che hai detto tu, l’ho ripetuto io poco fa!» esclamò la signora Son, tornando in salotto con un vassoio colmo di biscotti «Vero, è una divinità distruttrice e ragiona in maniera diversa da un mortale, ma mentirei se dicessi che è il male puro».
 
«Ammetto di aver temuto che avesse preso quella strada, non sapendo cos’ha combinato in tutto questo tempo» ammise Anise, agguantando tre biscotti «Ma tutto sommato pare non averlo fatto, e dopo centinaia di milioni di anni presumo che il suo modo di essere si sia stabilizzato così. Poteva andare peggio».
 
«Peggio, tipo?»
 
«Poteva piovere».
 
Seguì un lungo, lunghissimo momento di totale silenzio.
 
«Io rischio di diventare scema, se continuo a darti retta!» sbottò Chichi, togliendole perfino i dolci dalle mani «Scema!»
 
«Ma i miei biscotti!… sono alla cannella!» protestò debolmente Anise.
 
«Te li restituisco se mi dici com’era Lord Beerus quando lo hai conosciuto!»
 
Tanto valeva cercare di patteggiare, perché non sembrava esserci altra maniera di tirarle fuori le cose di bocca. Chichi non era assolutamente abituata ad avere a che fare con persone di quel genere, sornione, sfuggenti al punto da essere in grado di parlare di sé solo con del vino nel corpo e sempre pronte a trincerarsi dietro una bizzarra ironia. Il solo tipo di atteggiamento con cui riuscisse a trovare una vaga somiglianza era quello di Whis, il quale però era ben più educato.
 
«Era un felino viola, con iridi viola, orecchie grandi e una fame altrettanto grande. Ora rendimi il maltolto!»
 
«Non era quel che intendevo, e tu lo sai benissim- ehi!» esclamò la donna, quando si ritrovò coinvolta in una “lotta” per i biscotti.
 
Niente da fare, pensò Anise, quella donna era proprio testarda, e aveva anche una forza fisica assai superiore rispetto a quel che dava a vedere, nonché alla sua; non sarebbe mai riuscita a riavere i biscotti, non in quella maniera. Normalmente avrebbe lasciato perdere senza problemi, ma quelli erano biscotti alla cannella: un dettaglio che cambiava tutto.
Lei avrebbe negato se gliel’avessero fatto notare, ma a volte, quando c’erano in ballo sia questioni molto serie che mangerecce, Anise nel pensare più a queste ultime somigliava un po’a Beerus!
 
“Certo che è deboluccia” pensò Chichi, respingendo con immane facilità ogni inutile tentativo della lince. «Non te li restituisco, scordatelo, prima parla! Su, non ti chiedo tanto!» insistette.
 
A quel punto Anise parve rinunciare, con uno strano sorriso sul volto. «Se vuoi darmi il biscottino che hai tra le gambe, a me va bene lo stesso».
 
«COOOME?!» strillò Chichi, allibita, arrossita, e… senza più biscotti in mano.
 
«Tranquilla, sei una bella donna ma a me piacciono i maschi» disse Anise una volta tornata a sedere composta, infilandosi in bocca i biscotti recuperati «E i soli biscotti che mi interessino sono questi».
 
«Tu sei… tu sei… fai innervosire le persone peggio di quanto faccia Goku, e se c’è una cosa che Goku sa fare bene è proprio quella!» sbottò la donna «Eppure ti ho fatto una domanda abbastanza innocua, e a fronte di tutto quel che ti ho raccontato io non è nulla!»
 
«Non che io ti abbia mai chiesto di raccontarmi di come Majin Bu sia andato a finire in casa del tuo consuocero. D’accordo» concesse infine «rifai la domanda… se non hai perso di nuovo il filo del discorso».
 
«Com’era Lord Beerus quando lo hai conosciuto?» ripeté Chichi.  "Per aver notato che ha le iridi viola, deve averle guardate molto bene e molto da vicino" aggiunse mentalmente.
 
«Lord Beerus a quei tempi era…» fece una breve pausa, forse per scegliere con attenzione le parole «Divertente. Un po’scombinato, a volte perfino un po’buffo, ma non in senso negativo. Aveva anche un “qualcosa”, non so come definirlo, che riusciva a darmi… pace. Io non sono una che sorride spesso, non lo sono mai stata, avevo sempre un po’ di questo “male di vivere”, come lo chiamavano. Il Beerus di allora riusciva a farlo scomparire, e io sorridevo, ed era bello. Ecco com’era quando l’ho conosciuto, almeno per i primi due anni» concluse Anise «Spero che tu sia soddisfatta».
 
Chichi iniziò a chiedersi se, sotto sotto, Anise avesse più voglia di parlarne di quanto voleva far apparire. Prima evitava le domande, poi all’improvviso iniziava a parlare di sé: quella donna -lince era un controsenso continuo. «Ma se le cose stavano così, se tuttora ne parli in questo modo, cos’è successo negli anni seguenti?... tua sorella-»
 
«Ai tempi era viva e vegeta».
 
«Allora c’entra forse… lui ti aveva detto di essere il Dio della Distruzione, vero?» le chiese Chichi, sperando che continuasse a rispondere alle sue domande «Non è che per due anni te lo ha taciuto, e poi...»
 
«No. È stato molto onesto, e io rispettavo e comprendevo il suo ruolo. Nell’Universo serve equilibrio» continuò Anise «Troppa morte e distruzione lo trasformerebbero in una landa desolata, troppa vita finirebbe col consumarlo in termini di spazio e di risorse, entrambi limitati, e dunque a distruggerlo. Quello dell’ Hakaishin non è un compito facile, ma è necessario che qualcuno lo svolga, ed è toccato a lui. Solo che prima lo faceva con discernimento e con serietà, cose che già dai vent’anni in poi sono venute in buona parte a mancare, e ora niente, a quanto pare non ha problemi a distruggere un pianeta anche solo per un budino mancato».
 
Era brutto essere odiato, temuto e maledetto per il proprio lavoro, specialmente quando si era giovani com’era Beerus ai tempi; assumere il giusto distacco era doveroso per continuare a svolgere un simile compito senza sprofondare nella disperazione, ma ciò sarebbe stato diverso da “hai mangiato i miei budini quindi distruggo il pianeta”.
O almeno, così pensava Anise.
 
«E tu eri con lui mentre distruggeva pianeti…»
 
«Fosse anche così, sei tu che l’hai detto: non io!»
 
«ma-»
 
Un fascio di luce proveniente da fuori illuminò il salotto, ed entrambe le donne si alzarono di scatto per guardare fuori.
 
«È Whis… ed è da solo» osservò Chichi «Questo è strano».
 
«Meno di quanto tu creda» ribatté Anise, alzandosi dal divano per recarsi rapidamente fuori, dal nuovo arrivato. «Mi sembrerebbe strano se ti avesse mandato Lord Beerus, piuttosto sarebbe venuto qui di persona. Devo presumere che tu sia qui di tua volontà, e che lui al momento sia impegnato in altro?»
 
«Presume bene» confermò Whis «Per la precisione, si è addormentato dopo un’abbuffata colossale».
 
«Ehi! Si era detto che Anise doveva essere lasciata in pace fino a stasera» li raggiunse Chichi, parandosi davanti a Whis con le mani sui fianchi «Non ha alcun bisogno di ulteriori pressioni, chiaro?!»
 
«Ti ringrazio per la difesa, Chichi, ma credo che Whis sia venuto qui principalmente per dirmi quando e come sono “resuscitata”» disse la Lusan, mimando le virgolette «O almeno, questa sarebbe la cosa più sensata. Allora?»
 
Giusto, c’era anche quella questione, che Chichi aveva dimenticato tra chiacchiere varie, finte proposte oscene e descrizioni di tempi e rapporti lontani che suggerivano, forse, un po’di nostalgia. Capiva il perché di quella bugia, ma le faceva comunque un po’specie vedere la nonchalance con la quale Anise si preparava a mentire, e le faceva ancor più specie vedere Whis lì a concertare menzogne assieme a lei. Quella forse era la parte più strana di tutte: non che fosse coinvolto al momento, ma che si fosse lasciato coinvolgere milioni di anni prima!
 
«Non so se tu hai idea di chi sia Zamasu…» esordì Whis.
 
«Sì, la qui presente signora Son me ne ha parlato. Tra desideri e linee temporali ha fatto un bel disastro, ma cosa c’entra con me?»
 
«Un anno fa, Lady Anise, lei è resuscitata. È accaduto quando Zamasu ha espresso il suo desiderio di immortalità con le Super Sfere. Quello e le manipolazioni temporali hanno creato una strana interferenza che tra i suoi effetti ha avuto quello di riportare in vita lei e Rubedo, che le è immediatamente saltato dentro…»
 
«”Ru” chi?» domandò Chichi, alquanto perplessa, non sapendo nulla di quella faccenda.
 
«Grazie a questo è riuscita a lasciare il pianeta» continuò Whis, ignorandola «Poi si è impadronita di un qualche mezzo di trasporto, mentre “schiacciava” quel che restava di Rubedo. Infine è arrivata sulla Terra. Ecco tutto».
 
«Hai già dato questa versione a Lord Beerus?» gli chiese Anise.
 
«Sì!»
 
«E ha veramente creduto questa storiella che sta a malapena in piedi?»
 
«Sì!» confermò Whis.
 
«Sarà pure un Hakaishin ormai vecchio quasi come questo mondo, ma sotto sotto è rimasto il solito beag miamit» sospirò Anise, definendolo “piccolo ingenuo” nella propria lingua madre.
 
«Fortunatamente per noi, è così» annuì l’angelo «Del resto non ha avuto molte esperienze che potessero contribuire a “svegliarlo” un po’; ha passato tutto questo tempo a mangiare, distruggere, guardare anime su GodTube e dormire, soprattutto questo» si avvicinò a un orecchio della lince «Da dopo la sua “morte”, Lady Anise, ha iniziato a dormire più che poteva… e infine è diventata un’abitudine» le sussurrò.
 
«Una vita invidiabile» ribatté lei con aria impassibile, a voce altrettanto bassa. Qualunque fosse il motivo per cui lui le aveva dato quell’informazione, non intendeva dargli soddisfazione.
 
«Io rientro in casa» si fece sentire Chichi «Goten cena presto, e la preparazione del piatto che intendo cucinare per lui è piuttosto lunga e complessa».
 
E soprattutto era inutile restare lì fuori con quei due: avrebbe voluto stare ad ascoltare, ma a che pro tentare di farlo, se sussurravano? O sapendo che, se proprio non avessero voluto farsi capire, avrebbero potuto iniziare a parlare chissà quale lingua diversa da quella comune? Rinunciare non era da lei, ma in quel caso non c’erano molte alternative, e così fece, lasciando
soli in giardino i due .
 
«Eh, bien» Whis fece spallucce «La moglie del signor Goku è più discreta di quanto sembrasse».
 
«Ha solo rinunciato in partenza. Vuoi dirmi dell’altro, Whis? Magari hai una qualche idea geniale dell’ultimo minuto per evitare di finire a vivere tutti insieme appassionatamente nel caso…» “Questo Universo sopravvivesse” «Lo sai».
 
«Mi spiace, non ho alcuna idea. Più che altro, lei è proprio sicura di voler tornare a dividere il suo cammino e quello di Lord Beerus? Ho avuto modo di ascoltare cose che mi hanno instillato qualche dubbio. Lord Beerus non si è propriamente addormentato ora, sa?»
 
«Quell’arnese» Anise indicò il bastone che Whis teneva in mano «Dovresti infilartelo in un punto molto preciso».
 
«Oh, suvvia, non sia volgare! Non è colpa mia se ho sfiorato un nervo scoperto» disse l’angelo, facendo nuovamente spallucce.
 
«Quando mai ho detto che è un nervo scoperto? Non amo essere spiata o che quel che dico venga ascoltato in un secondo momento, tutto qui. Che razza di impiccione, è proprio vero che certe cose non cambiano mai» alzò gli occhi al cielo, innervosita «Sei il solito rompip-»
 
«A-hem» tossicchiò Whis.
 
«Rompisfere!» si corresse Anise «Va bene così? Sei un rompisfere!»
 
«In realtà no, non andrebbe bene ugual-»
 
«Sfere…» lo interruppe Anise, fissando il vuoto davanti a sé «Vero, ci sono le Sfere dei desideri!» esclamò, e si accovacciò sul prato, premendo sulle tempie con le dita di entrambe le mani.
 
Il classico sorriso di Whis era scomparso già da un pezzo, ma vedere Anise comportarsi in quel modo lo portò a inarcare leggermente un sopracciglio.
 
«Sfere -Sfere -Sfere…»
 
Quella posa della lince non gli era nuova, gli sembrava quasi di sentire gli “ingranaggi” del suo cervello lavorare alla massima velocità, e ciò non prometteva nulla che a lui potesse piacere.
 
«Whis» disse improvvisamente Anise, dopo circa un minuto «Quanti desideri permettono di esprimere le Sfere di questo pianeta?»
 
«Tempo fa uno, ora tre» rispose l’interpellato «Ma non vedo-»
 
«Ce l’ho!» esclamò la Lusan con sguardo febbrile negli occhi azzurro scuro, rizzandosi in piedi «Ho trovato una scappatoia!»
 
 
 
Ce l’ho! Ho trovato una scappatoia che viene incontro a tutti e due!
“A lei e Lord Beerus?”
“No, a me e a te”.
 
 
Era strano pensare che fosse davvero passato tutto quel tempo da allora, pensò Whis, perché era tutto così simile! Talmente simile che quasi si aspettava di sentirla proporre di nuovo una finta morte, ma era impossibile, giusto?
 
«Morirò di nuovo!» esclamò Anise.
 
Sbagliato.
L’aveva proposta davvero.
 
«Lady Anise, non intendo dire a Lord Beerus che ha avuto un altro incidente letale mentre lui non c’era, sarebbe stupido e inutile» disapprovò l’angelo «Per non parlare del fatto che nulla lo tratterrebbe dal cercare di riportarla in vita, e come pensa che potrei giustificare la cosa, quando il drago gli dirà che lei è già in vita?»
 
«Per ora limitati a starmi a sentire, poi commenterai» ribatté Anise «È un’idea un po’macchinosa, ma io credo veramente che possa funzionare, e tu in tutto questo dovresti limitarti a fare soltanto due piccole cose… nulla di complicato, te l’assicuro» minimizzò, con un cenno della mano.
 
«E se io mi rifiutassi?»
 
«Senti, mi rendo conto di non avere le idee troppo chiare su come comportarmi con Lord Beerus» ammise la lince «Ma nel caso arrivassi a capire che non è proprio il caso di tornare a camminare con lui lungo la stessa strada, saresti davvero così ansioso di avermi attorno contro la mia volontà? Col rischio che dopo qualche bicchiere di troppo mi scappi detto quel che non dovrebbe, cosa che farebbe finire nei guai entrambi?»
 
«Allora aveva ragione lui, a dire che non era un “no” completo» commentò Whis.
 
«La mia domanda è: nel caso diventi un “no” completo, e al Torneo vada tutto liscio per questo Universo, hai voglia o no di evitarti una seccatura?» gli domandò lei, ignorandolo.
 
La risposta sincera di Whis sarebbe stata sì, certo che ne aveva voglia, ma prima era meglio farsi dire con esattezza in cosa consistesse il piano. Nulla escludeva che il rimedio fosse peggiore della malattia, se comprendeva un’altra finta morte. «Dipende da come suddetta seccatura verrebbe evitata».
 
«Cercherò di essere chiara e concisa. Scenario: il settimo Universo ha vinto il Torneo. Torniamo tutti qui, sulla Terra, perché presumo che i guerrieri vadano riportati a casa e che Lord Beerus voglia festeggiare spazzolandosi un intero buffet da solo. Ci sei?»
 
«Ci sono» annuì l’angelo.
 
«Qui entri in scena tu» continuò Anise «Con la prima delle due piccole cose che dicevo: lo devi addormentare per un’oretta in qualche maniera, magica o non magica, è a tua discrezione. In questo lasso di tempo io raccoglierò le Sfere. Sono di vetro, hanno una superficie riflettente, grazie alla Dimensione degli Specchi posso trovarle abbastanza in fretta
» proseguì «Una volta raccolte le porterò all’altro capo del pianeta ed evocherò il drago, grazie ai racconti di Chichi so come si fa. I miei tre desideri saranno: che crei un corpo uguale identico al mio, al quale manchi solo un’anima per vivere» sollevò il pollice «Che la mia anima, la mia coscienza e i poteri che derivano da quel che rimane di Rubedo vengano trasferiti nel nuovo corpo» sollevò l’indice «E infine, che a un’ora e mezzo a partire da quel momento avvenga esattamente l’inverso, ossia che coscienza, anima e poteri tornino nel mio corpo originale. Ritieni che le Sfere di questo pianeta possano esaudire questi tre desideri?»
 
«Sì. Però non riesco ancora a capire bene dove tu voglia andare a parare… forse perché non sono neppure sicuro di volerlo capire davvero» aggiunse, piano.
 
«Espressi i tre desideri metterò il mio corpo originale momentaneamente privo di vita nell’astronave -
per inciso, quella che mi fornisti tu milioni di anni fa- che mi sarò portata dietro in una capsula» proseguì Anise «Poi tornerò qui, grazie alla Dimensione degli Specchi, e uno di noi due sveglierà Lord Beerus. Un’ora e mezza dopo, il mio “essere” tornerà nel corpo originale, e quello nuovo cadrà a terra morto, o meglio, svuotato. Io mi risveglierò nell’astronave, e partirò immediatamente alla volta dell’Universo Cinque, che mi era piaciuto. E no, Lord Beerus non se ne accorgerà… perché sarà troppo impegnato a tenere tra le braccia quella che crederà essere la mia salma».
 
Esattamente come aveva temuto: quando la lince assumeva quella posa mentre rimuginava, non c’era da aspettarsi alcunché di buono. «Macchinoso e inutile: stesso problema di prima, lui tenterebbe di riportarla in vita. Mi aspettavo qualcosa di meglio».
 
«Non può riportare in vita un corpo che, di suo, non ha mai avuto anima… e qui entri di nuovo in scena tu. Dirai “Non riesco a trovare l’anima appartenente a questo corpo, non esiste più”» gli suggerì Anise «E aggiungerai “Temo sia dovuto al modo in cui è tornata in vita. È accaduto in seguito a un errore, a un’interferenza tra eventi temporali e potere magico che va al di là della nostra comprensione. La magia stessa ha infine rimediato all’errore, cancellando completamente la sua anima nel processo. Neppure le Super Sfere possono annullare qualcosa in cui sono coinvolte loro stesse”. Non potranno contraddirti, perché non era mai successo che qualcuno resuscitasse per le motivazioni che tu hai dato nella balla cosmica che hai detto a Lord Beerus; nessuno sa cosa sia normale e cosa no. Ecco» concluse la Lusan «Così ti sembra meglio, Whis?»
 
Il volto estremamente serio dell’angelo la diceva già molto lunga su cosa pensasse di tutta quella faccenda. «La sua idea potrebbe funzionare, sì» concesse «Lei se ne andrebbe liberamente nell’Universo Cinque e io non avrei seccature di alcun genere. Però voglio essere totalmente onesto: se lei da giovane non mi piaceva troppo, e non mi piace tuttora, è soprattutto per cose come questa. La mia posizione è diversa dalla sua, la mia specie è diversa, il mio “sentire” è inibito, ma per lei non vale lo stesso discorso, e per Lord Beerus neppure. Mi stupisce il contrasto tra quel che ha detto prima a Lady Chichi -e confermato a me- e la sua capacità di concepire simili idee, sapendo benissimo cosa comporterebbero per lui. Se questo è “non voler danneggiare nessuno”, non oso immaginare cosa sia per lei volerlo fare».
 
«Ho capito quel che vuoi dire, e proprio per questo non devi credere che un smile piano mi piaccia. È una possibile scappatoia, ma non è detto che finisca a usarla davvero, indipendentemente dal Torneo: non so come andrà stasera, non so cosa dirà o farà Lord Beerus, né cosa dirò o farò io» ribatté lei «Ma la consapevolezza di avere un modo per uscirne mi concede una scelta, ossia qualcosa che fino a poco fa non avevo. Quel che potrebbe svilupparsi se le cose finissero come lui desidera poggerebbe su una grande bugia vecchia milioni di anni, ma non sulla rassegnazione, e sono in grado di sostenere una bugia, per grande che sia».
 
«Di questo sono consapevole. Lo era in gioventù, invecchiando poteva solo migliorare» replicò Whis, asciutto.
 
«Detta così sembro una brutta persona, cosa che non sono, almeno non del tutto. Voglio solamente vivere meglio che posso e trovare quanto di più simile ci sia alla “pace”, in un modo o nell’altro».
 
«Se poi il prezzo di questa “pace” lo pagano altri, è anche meglio» aggiunse Whis.
 
«Non ho mai detto che sarebbe semplice, per nessuno. Credo sia il caso che tu ora vada» disse Anise «Come hai detto, Lord Beerus non si è addormentato poc’anzi».
 
Dopo ciò non disse altro, e Whis neppure; rimasero a fissarsi soltanto qualche istante, prima che l’angelo battesse il bastone a terra e scomparisse nel fascio di luce bianca con cui era apparso.
 
Anise fece un lungo sospiro, visibilmente sollevata che quella conversazione fosse finita.  Da un lato era contenta di aver trovato una soluzione che potesse funzionare, ma dall’altro non aveva mentito dicendo che metterla in pratica non sarebbe stato semplice -non a livello emotivo, almeno.
Fingersi morta la prima volta pur sapendo cosa avrebbe comportato era stato già meno arduo, perché si erano messi in mezzo l’odio e la rabbia, ma farlo adesso sarebbe stato diverso: quei due sentimenti erano svaniti da tempo, e i restanti erano molto confusi.
 
«Di positivo su Beerus c’è da dire che lui, invece, sa sempre benissimo quello che vuole» mormorò, rivolta al nulla.
 
«Whis è andato?» domandò Chichi, uscendo di casa «Ho visto un lampo bianco».
 
«Hai visto bene. Mi ha detto quel che doveva dirmi, e fino a stasera sono a posto» disse la lince, ostentando la più totale tranquillità.
 
«Beh, buono a sapersi» commentò la donna, non sapendo cos’altro aggiungere.
 
Era effettivamente stata discreta, limitandosi a dare un’occhiata ogni tanto da lontano, senza poter sentire quel che la lince e Whis si erano detti. Il momento più bizzarro era stato quando Anise si era accovacciata a terra, nemmeno fosse stata preda di un qualche mal di testa, ma di certo non poteva chiederle spiegazioni!
 
«La cosa buona è che ora ho una scelta, Chichi».
 
«Davvero?» si stupì quest’ultima «Whis ha trovato una soluzione?»
 
«Non lui, io stessa. Poterlo insultare a volte è d’ispirazione!» esclamò Anise, riuscendo perfino a fare qualcosa che somigliava a un breve sorriso.
 
Restava da superare soltanto l’ultimo scoglio ormai, ossia lo stesso Lord Beerus… e avrebbe mentito, dicendo di avere idea di come sperava che andasse.
 










Niente, a quanto pare Anise e L Lawliet hanno una posa più o meno in comune.
A parte gli scherzi, mi rendo conto che è un capitolo più di chiacchiere che di altro, ma volevo mostrare un lato o due di Anise che ancora non erano venuti a galla per bene.
Detto questo lascio a voi eventuali giudizi e anche un disegno malfatto dei miei.




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