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Autore: paige95    14/09/2017    1 recensioni
[Storia appartenente alla serie "Un amore incompreso"]
Ha toccato anche a me questa storia, ma fino ad oggi non avevo mai pensato di avere un altro figlio. È una grande responsabilità sia accettare che rifiutare. E poi c’è mio padre, che non credo acconsentirà tanto facilmente di macchiare la sua discendenza. Ora un nuovo pensiero mi frulla in testa e spero con il cuore di prendere la decisione più giusta.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Goten, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Un amore incomprenso '
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Un piccolo amore, ma un grande distacco
 

 
P.O.V Vegeta
 
Stamattina Bulma è strana, non mi ha ancora rivolto la parola e non riesco a capire cosa possa aver combinato. Forse non è nemmeno arrabbiata. Forse è triste? È sovrappensiero da diverse ore ormai e non sono in grado di comprendere cosa possa averla ridotta in questo stato.
 
Mi sta stufando questo silenzio.
 
“Bulma! Ma si può sapere cos’hai, stamane?”
 
Interrompe quello che sta facendo e alza gli occhi su di me, ma non sono carichi di odio - ammetto di non essermi rivolto a lei con modi gentili - sono piuttosto assenti, mi guardano, ma non mi vedono. Le sue pupille si riempiono improvvisamente di lacrime. Le ho solo rivolto una domanda, con quelle poche parole non posso aver peggiorato il suo umore a tal punto.
 
“Vegeta, non so come dirtelo”
 
Quella considerazione mi spaventa. Penso subito ai miei figli, ai miei nipoti.
 
“Cosa è successo?”
 
D’istinto mi avvicino a lei. Scoppia in un pianto disperato e si butta fra le mie braccia.
 
Mi paralizza questo gesto improvviso. Non so perché, ma non la avvolgo tra le mie braccia. Sono sempre il solito idiota insensibile. Lei però nemmeno si aspetta un mio slancio di affetto, è troppo chiusa nel suo dolore.
 
Dopo qualche secondo di sfogo, torna a fissarmi negli occhi.
 
“V-Vegeta, ci porteranno via Nicholas”
 
Non riesco ad assimilare subito quello che vuole dirmi. Non ha senso che qualcuno voglia portarci via il bambino così presto. Chi può essere?
 
Mia moglie tenta di prendere un respiro e spiegarmi.
 
“L’assistente sociale ha scoperto del divorzio e questo non rende più Bra e Goten adatti per l’affidamento”
 
Non capisco cosa sia passato per la mente di mia figlia. Mi ha fatto una testa tanto - anzi mi hanno fatto - per accettare quel ragazzo nella nostra famiglia ed ora lei è stata la prima a pensare di lasciarlo?!
 
Ma ci deve essere una soluzione, intendo oltre a ricorrere alla violenza, perché non mi pare un buon biglietto da visita in questo caso.
 
Devo farmi venire in mente un piano.
 
P.O.V Bra
 
Continuo a non credere che oggi verrà l’assistente sociale a portarci via il nostro bimbo. Sì, perché ormai lui è il nostro Nicholas, esattamente come lo sono Lily e Charlie. Perché anche se non l’ho partorito, questo piccolo fagottino, che ora risposa tra le braccia, mi è entrato nel cuore e, quando lo verranno a prendere, anche una parte della mia anima andrà via con lui.
 
Goten è qui accanto a noi, ma non riesce a stare fermo, continua a camminare avanti e indietro. Sta ancora pensando ad una soluzione? Ma la dannata soluzione a tutti i nostri problemi non c’è stavolta, quindi è inutile che fondiamo il cervello per trovarla.
 
“No, Bra, io non me lo lascio portare via”
 
Non comprendo le sue parole, ma si è bloccato davanti a me e ci fissa come se ci fosse una minaccia incombente e ci dovesse mettere in salvo. Non ha tutti i torti, perché la minaccia incombe veramente sulle nostre teste.
 
Prende delicatamente Nicholas dalle mie braccia e sussurra per non svegliarlo.
 
“Dobbiamo andarcene prima che arrivino”
 
Che? Spero di aver inteso male. Vuole scappare? Nascondersi?
 
“Goten, ma sei impazzito?? Ci arresteranno. Altro che divorzio, poi avremo anche la fedina penale macchiata”
 
“Io non vedo proprio altre soluzioni”
 
Semplice, perché non ci sono.
 
“Mi dispiace, Bra, non avrei mai dovuto firmare quei documenti con tanta leggerezza”
 
Ora Nicholas riposa tra le braccia di mio marito e sento il petto vuoto dal calore di quel bambino.
 
“Bra”
 
Alzo la testa non appena Goten richiama la mia attenzione su di sé.
 
“Il bambino scotta! Non te ne sei accorta?”
 
Assolutamente no. Ho due figli e non mi accorgo quando un bambino ha l’influenza?! Devo essere decisamente molto provata.
 
Mi alzo e mi avvicino a Nicholas con l’intento di tastargli la fronte. È bollente, ma noto anche qualcos’altro: ha piccole macchioline rosse sul collo.
 
“Goten, credo abbia il morbillo”
 
Anche lui esamina attentamente il bambino e conferma i miei timori, i quali diventano maggiori se penso che Lily e Charlie non lo hanno ancora passato.
 
“Dobbiamo portare i bambini via di qui, altrimenti rischiano di ammalarsi anche loro”
 
Mi avvio subito verso le scale per preparare i nostri figli, ma mio marito mi richiama indietro.
 
“Bra, portali dai miei”
 
Lo ascolto e riprendo il cammino. Mi blocco nuovamente per comunicargli un nuovo pensiero.
 
“Goten, non possono portarcelo via in questo stato, ha bisogno di cure”
 
Almeno credo.
 
 
P.O.V Goten
 
Mia moglie è uscita con Lily e Charlie almeno mezzora fa ed io cerco di abbassare la febbre a Nicholas, ma è ancora molto alta.
 
Il bambino non mi dice nulla, ma continua a fissarmi con occhietti lucidi. È coricato sul divano e gli bagno la fronte con una pezza inzuppata di acqua fredda.
 
“Tesoro, vedrai che starai meglio, devi solo avere un po’ di pazienza”
 
Continua a fissarmi, ma ora lacrime di dolore scendono lungo le sue paffute guance.
 
“N-non voglio andare via”
 
Provo a contenere quella sofferenza asciugando i suoi occhi, ma è inutile.
 
Suonano alla porta, interrompendo i miei vani tentativi di calmare Nicholas.
 
Apro e come previsto davanti a me si trova l’assistente sociale.
 
“Buonasera, signor Son”
 
È diffidente, non vedo la solita cordialità e così anche io mi irrigidisco.
 
“Nicholas è malato e non può essere spostato”
 
La donna rimane interdetta alle mie parole e allunga lo sguardo oltre me per appurare che dica la verità.
 
“È morbillo”
 
Provo a spaventarla, magari teme per un eventuale contagio. Spero che possa essere ancora infettata.  
 
Finalmente gli occhi tornano su di me.
 
“Mi chiami quando il bambino starà meglio”
 
Gira i tacchi e se ne va. Mi lascia esterrefatto. Ho davvero ritardato la nostra separazione? O meglio, Nicholas lo ha fatto. Ma se vogliamo essere ancora più precisi, il destino ci ha messo lo zampino e questo mi fa tirare momentaneamente un sospiro di sollievo.
 
 
Continua…
   
 
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