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Autore: DAlessiana    14/09/2017    2 recensioni
Edward fissava la foto, che conservava nel portafoglio, con sguardo perso e la mente affollata di ricordi.
"Parlami di lei..." la voce di Bella fu una dolce melodia che interruppe il filo di pensieri del ragazzo, che per qualche minuto si era dimenticato della presenza della sua fidanzata.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Quando il dottor Cullen tornò a casa trovò la moglie in preda ad una crisi di pianto distesa sul divano. Era tardi, l’operazione del ragazzo era durata più del previsto.
“Esme! Che succede?” esclamò Carlisle, correndo accanto alla moglie, ma Esme non rispose né smise di piangere, si limitò solamente ad appoggiare la testa sul petto del marito, lasciandosi rassicurare dalle sue braccia. Solo dopo venti minuti Esme si calmò.
“Ora vuoi spiegarmi che cosa è successo?” domandò il medico con tono dolce, mentre le porgeva un bicchiere d’acqua.
“Jasper…” la voce della moglie non era altro che un sussurro ancora schiavo dei singhiozzi, Carlisle aspettò pazientemente che si calmasse del tutto prima di incitarla, tramite un semplice sguardo, a continuare.
“Oggi quando mi hai chiamata sono andata dalla preside e lei mi ha detto che Jasper ha dato di matto quando la maestra ha chiesto ai bambini di scrivere gli auguri per la festa della mamma. Ha iniziato ad urlare che sono cattiva, perché lo abbandono e che non gli voglio bene…quando ha visto che ero andata io a prenderlo ha cominciato a fare storie e a dire che voleva te, che tu non lo avresti abbandonato come me.” Parlava con voce tremante, scossa ancora per le lacrime, prese un grosso sorso d’acqua e proseguì.
“Quando siamo tornati a casa ho provato a parlargli, ma non ha voluto sentire ragioni così gli ho detto di andare in camera sua e sono crollata. So che è solo un bambino e che non può capire la gravità della malattia, ma non voglio lasciare questo mondo sapendo che mio figlio mi odia…se solo potessi rimarrei con lui, con Edward e con te, ma questo dannato tumore non me lo permette! Carlisle, io…non ce la faccio…” e giù altre lacrime, tentando di cacciare via il dolore, la disperazione che le attanagliava il cuore. Il dottor Cullen la strinse a sé senza saper dire niente. Che cosa avrebbe potuto dire? Che sarebbe andato tutto bene quando entrambi sapevano che non era vero? La verità era che anche lui aveva paura. Come avrebbe fatto senza sua moglie? Sarebbe stato in grado di fare sia da madre che da padre?


Carlisle era corso via dopo essersi reso conto di quanto fosse stato stupido perdere il controllo così, non doveva piangere, non doveva farsi vedere vulnerabile davanti ai suoi figli. Eppure la sensazione di sollievo che aveva sentito quando Jasper si era svegliato, come se fosse ritornato a vivere solo in quel momento, lo aveva fatto crollare. Aveva dato spettacolo della sua fragilità.
“Che cosa è successo? Dove va?” domandò Jasper, con un dolore allucinante alla testa. Gli ci volle qualche minuto per rendersi conto di ciò che lo circondava. Era in ospedale, di questo era più che certo, anche perché il monitor con il bip che scandiva il battito cardiaco lo vedeva bene oltre che sentirlo…come ci era finito? D’improvviso, come un film che va troppo veloce rivide tutto. Lui e Alice che litigavano, lui che cercava di calmarla, lei che tentava di prendergli il volante per convincerlo a tornare indietro, lui che perdeva il controllo dell’auto, lo schianto, il sangue che gocciolava dalla fronte della sua ragazza…il buio che lo aveva accolto fino al momento del risveglio.
“Non lo so…sarà andato a chiamare Mark. Vado a cercarlo” rispose Edward e prima che il fratello potesse replicare era già fuori la porta.
“Alice...” sussurrò Jasper, solo nella sua stanza, anche lei si era salvata, vero? Non poteva essere morta, non poteva abbandonarlo così. Non poteva, ma soprattutto non voleva immaginare la sua vita senza di lei, senza il suo amore. La paura di perderla prese il controllo e della calde lacrime gli rigarono il volto.

No, non era andato a chiamare Mark. Si era rintanato nella sala relax cercando di riprendere il controllo del suo corpo, del suo cuore e delle sue lacrime. Doveva calmarsi. Jasper si era svegliato, era vivo, non lo aveva perso. Respirò a fondo ripetendosi quelle parole come un mantra.
“Dottor Cullen? Tutto bene?” la voce di Jack, il suo specializzando lo riportò alla realtà. Carlisle alzò lo sguardo verso di lui, il ragazzo gli sorrise offrendogli una tazza di caffè che in realtà si era versato per sé poco prima.
“Grazie.” Disse il suo mentore prendendo la tazza fumante, evitando la domanda e allora Jack capì che voleva stare da solo, ma ciò che vogliamo non sempre corrisponde a ciò di cui abbiamo bisogno, così il ragazzo si versò una seconda tazza di caffè e si sedette accanto al suo capo. Senza dire una parola, solo per fargli sapere che lui c’era. Entrambi sorseggiarono un po’ di caffè, godendosi il silenzio e la compagnia dell’altro.
Il dottor Cullen, che fino a quel momento fissava un punto indefinito davanti a sé, rivolse lo sguardo verso Jack che in silenzio continuava a bere il suo caffè. Dentro di sé l’uomo sorrise, quel ragazzo poteva anche essere un po’ sbadato, ma aveva un grande cuore e questo per essere un buon medico era essenziale, nessuno poteva insegnartelo.

Alice Swan era da sola nella sua camera d’ospedale, sua sorella le aveva portato alcune delle riviste di cui lei andava matta in modo che potesse distrarsi. Ci aveva anche provato a sfogliarle, concentrandosi sulle mode del momento ma il suo unico pensiero era Jasper. Si era svegliato? Era ancora in coma? Era peggiorato? Le domande si succedevano una dopo l’altra nella sua mente ed ogni volta pensava al peggio, rabbrividendo. Avrebbe tanto voluto essere accanto a lui, stringergli la mano e dirgli quanto gli dispiaceva di averlo trascinato in quella follia, delle parole che gli aveva urlato in auto, ma soprattutto che lo amava…più di quanto amasse se stessa.
La porta che si apriva la riportò alla realtà e il sorriso di Jasper sparì dalla sua mente. Renée Swan entrò con passi lenti nella camera della figlia e, dall’espressione che aveva assunto il volto della giovane, capì che era l’ultima persona che voleva vedere. Andò a sedersi accanto ad Alice senza distogliere lo sguardo dagli occhi di lei. Madre e figlia si guardarono, in un silenzio teso, aspettando che una delle due parlasse.
“Alice…” fu Renée a rompere il silenzio, cercando di spezzare la tensione che era nell’aria, Alice continuò a guardala dritta negli occhi in segno di sfida.
“Mamma.” replicò con tono freddo, i momenti spensierati in cui, quando aveva cinque anni, le diceva che l’avrebbe sempre amata stringendola tra le sue esili braccia sembravano lontani anni luce.
“Sai, la cosa buffa è che dovrei essere io a trattarti in questo modo, ad essere arrabbiata con te. Sei scappata di casa, lasciando una lettera in cui mi davi la colpa di questa tua pazzia. Ti rendi conto di quante stupidaggini hai scritto? Se pensi che…” ed ecco qua, era iniziata la predica, ma stavolta Alice non sarebbe rimasta in silenzio a subire con la testa bassa scusandosi per il suo comportamento, stavolta avrebbe parlato affrontando l’autorità materna una volta per tutte.
“Basta!” esclamò la giovane esasperata. La madre si ammutolì, pietrificata dal tono usato dalla figlia. Come osava contraddirla?
“Sono stanca, mamma. Di te e delle tue assurde teorie, cosa devo fare per farti cambiare idea? Io amo Jasper! È così tanto difficile da accettare? Quello che ho scritto è la verità, sei stata tu a costringermi a scappare e sai una cosa? Jasper voleva che tornassimo a casa e per questo abbiamo litigato pesantemente, dicendoci cose che neanche pensiamo per davvero. È tutto vero, mamma. Io lo amo e non m’importa di ciò che pensi o non pensi di lui, non ti permetterò di separarci!” ce l’aveva fatta, aveva dato sfogo alla rabbia che le ribolliva dentro. Prese un grosso respiro e si preparò alla replica della madre che non tardò ad arrivare.
“Tu lo ami e io questo l’ho capito, ma non pensi che stai esagerando? Guarda a cosa ti ha portata! Hai rischiato di morire e per cosa? Per un ragazzo!” ribatté Renée nera di rabbia verso la figlia, ma soprattutto verso quel ragazzo che l’aveva resa sua complice.
“Mamma, ascoltami bene. Sono stata io a trascinare Jasper in questa follia, l’unica persona che ha tutte le ragioni per impedire la nostra storia è il dottor Cullen. Suo figlio è in coma, rischia seriamente di morire ed è solo colpa tua e mia. Giuro che se Jasper muore io…non posso perderlo, mamma…non voglio e non posso immaginare la mia vita senza di lui…” era scoppiata, non riusciva più a parlare per le troppe lacrime, aveva iniziato a scendere senza che lei se ne rendesse conto. La paura di perderlo era troppa, la paralizzava.
Renée non potè fare altro che arrendersi, la sua bambina era davvero innamorata. L’abbracciò, cercando di calmarla e Alice, dapprima restia, si lasciò consolare dalle braccia materne.



-Salve a tutti!
Stavolta ho fatto passare solo un mese, visto? Faccio pregressi ahahah scherzi a parte, spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto. Grazie, come sempre, a tutti quelli che continuano a leggere e a recensire questa storia, per me è davvero importante il vostro sostegno.
Aspetto con ansia i vostri commenti. Alla prossima! <3
  
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