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Autore: Longriffiths    15/09/2017    3 recensioni
Si sentiva diversa da tutti i suoi coetanei, e non solo per il non proprio piccolo dettaglio scuro e peloso lungo sessanta centimetri che portava avvolto intorno alla vita e sotto la gonna ogni giorno, per nascondere il fatto di essere la discendente di una razza aliena scomparsa tempo addietro con il suo pianeta natale di cui lei sentiva dentro una grave mancanza pur non avendolo mai visto, e non solo a causa del titolo che avrebbe portato se fossero ancora esistiti.
Genere: Angst, Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Pan, Un po' tutti | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Pan/Trunks
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sinistra. Destra. Calcio, calcio, gomitata.

Destra. Ginocchiata. Salto. Calcio, calcio.

Non pensava di poter resistere a lungo alla forma Blue. Aveva da poco imparato a reggere il combattimento oltre il limite del Super Saiyan all’interno della Gravity Room, e suo padre non si stava risparmiando nuovamente con lei. Era il suo modo di impartirle forza e determinazione, sforzarla al massimo delle possibilità ch’ella credeva di possedere, per dimostrarle quanto i limiti fossero solo una questione mentale che una guerriera del suo taglio potesse facilmente superare senza sforzi. Ma non aveva mai sperimentato qualcosa di tanto impegnativo, il solo tentare di colpire l’uomo dinanzi a lei le estirpava energie da ogni muscolo del corpo rendendole impossibile quell’allenamento fin troppo tosto.  Il fiatone opprimeva il petto della giovane rallentando i movimenti, e ad ogni colpo subito nel momento in cui Vegeta toccava sua figlia, ella sentiva parte delle energie essere risucchiate gradualmente via dalle sue vene, fin quando esausta crollò al suolo sulla schiena. Tentò di rialzarsi con le gambe tremanti ed un occhio socchiuso, evitando accuratamente di dar retta a quell’impertinente misera goccia di sudore che le solcava la parte destra del volto partendo dalla tempia che valeva a dire solo una cosa: sconfitta. Aveva miseramente fallito per la quarta volta consecutiva. Non lo accettava, non voleva arrendersi. Lei era sua figlia, era il Delfino di una grande dinastia e non era nel suo stile sottomettersi alle situazioni. Lei affrontava tutto con coraggio fino a quando non si sentiva prosciugata nell’anima dallo sfinimento, non si piegava ad un paio di botte date senza troppa convinzione. Ed in più, non avrebbe sventolato bandiera bianca mentre i guerrieri più forti mai esistiti appartenenti al team Z che avevano scelto di assistere incuriositi allo scontro, non avrebbe reso suo padre deluso da lei, non avrebbe mollato. Prese un profondo respiro posizionando i palmi delle mani sul fronte sinistro del corpo piegate l’una nell’altra nella stessa posizione, generando una sfera violacea che presto crebbe provocando un bagliore accecante, che costrinse i terrestri presenti a ridurre gli occhi a fessura per poter osservare. I capelli turchini cadevano liberi dal suo codino fluttuando ove il vento del suo attacco appreso proprio da suo padre li mandava, lunghi fino all’allaccio del reggiseno nascosto dal corsetto rigido della Battle-Suite blu che indossava, capelli che si era sempre rifiutata di tagliare malgrado le infinite ramanzine dei suoi maestri che definivano quella capigliatura inadatta al combattimento, poiché i nemici avrebbero potuto afferrare i suoi crini per spingere la testa all’indietro e reciderle la gola. Insomma, un minimo di aspetto femminile doveva pur conservarlo oltre alle unghie perfettamente squadrate e laccate ogni settimana di un diverso colore. Si lasciava coccolare e viziare dai dipendenti di sua madre che gestivano aziende e negozi annessi. Ella era  l’inventrice di molteplici prodotti anche nel campo del benessere personale, e Bra era convinta che il suo destino da principessa non potendo prendere atto sul pianeta Vegeta, aveva lo stesso andamento sulla Terra. Aveva praticamente tutto ciò che desiderava, più o meno.

Quando la nube di fumo si dissolse nell’aria, ne uscì una figura a braccia conserte ancora munito dei capelli del medesimo colore di quelli della giovane Saiyan, in due differenti stadi. La turchina sgranò gli occhi portandosi le mani in volto presa dalla frustrazione più assoluta. Non gli aveva procurato neanche un graffio. Maledisse se stessa lanciando un urlo colmo di fastidio, mentre suo padre sbuffava tornando alla sua forma base.

《Pensi di andare da qualche parte in questo modo? Sei fuori strada Echalotte, non stai eseguendo nulla di ciò che ti avevo detto. Sei lenta, sconnessa e non stai prestando attenzione. Sei una frana, mi domando cosa abbia preso da me, in tutti questi anni non hai combinato quasi niente. Vatti a cambiare, per oggi basta così.》

《Ma, padre..-》

《Silenzio! Continuerò ad allenarti quando sarò sicuro che la tua volontà sia fondata. O combatti per essere presa in considerazione e basta?》

《No! Io lo voglio davvero per me stessa!》

《Allora dimostralo! Vieni da me solo quando sarai capace di trasformarti. Fino a quel momento sei esonerata dagli allenamenti, e questa è la mia ultima parola Bra.》L’alieno superò sua figlia senza degnarla di uno sguardo, lasciandola lì in balia dei suoi pensieri in piedi nel mezzo del prato rovinato dalle loro sfere d'energia, a guardarlo allontanarsi come un’allocca. La turchina invertì le normali posizioni dei piedi calandosi in terra a gambe incrociate con entrambe le mani sulle ginocchia, ed una lacrima a colare giù dalla punta del suo naso brillando cristallina alla luce del sole. Bulma fissò suo marito contrariata alzandosi per seguirlo intenta a riprenderlo per il suo comportamento tutt’altro che accettabile nei confronti del suo sangue, sapeva quanto fosse importante per ambedue le parti, ma ciò non rendeva consono il modo in cui aveva trattato la ragazza. Nessuno dei presenti osò avvicinarsi a lei che in quel momento era una perfetta bomba ad orologeria sul punto di esplodere. Lentamente gli spettatori lasciarono le loro postazioni rientrando in casa, si sarebbero congratulati con lei per la grinta più tardi. Bra non si era mai sentita tanto umiliata in vita sua. Vedersi sbattere in faccia tutti i traguardi che non riusciva a raggiungere era una vergogna inimmaginabile che proprio non sopportava, specialmente da suo padre che per la giovane era un esempio da seguire, lei era la sua bambina, la sua principessa, e se c’era qualcosa che odiava infinitamente al mondo era leggere la delusione a causa sua negli occhi dei suoi genitori. Suo Padre stava spendendo tempo ed energie mettendoci tutto se stesso per assecondare la sua voglia di crescere nella potenza come aveva espressamente richiesto, mentre lei non era in grado neanche di eseguire una trasformazione. Batté furiosa come una bestia i pugni al suolo provocando due enormi fori, quando una mano dalla presa salda piacevolmente accaldata strinse la sua spalla. Alzò lo sguardo trovandosi dinanzi il rassicurante sorriso del suo secondo maestro, che non fece altro che influire sul suo cupo stato d’animo rabbuiando ulteriormente il suo volto. Goku sedette di fronte a lei imitando la sua postura, alzandole il viso dal mento. Quell’uomo l’aveva sempre trattata come fosse una figlia, con lui era libera di parlare di qualsiasi cosa, di sfogarsi. Quando aveva un problema, in base all'entità di esso consultava il moro prima di andare a parlare con la propria madre che solitamente poi riportava al marito, per un consiglio o una strada da prendere per risolverlo. Nonostante egli fosse ingenuo e abbastanza distante dalle responsabilità, era in grado di trasmetterle saggezza e suggerirle cosa fare e come. Goku aveva preso sotto la sua ala insieme al suo eterno rivale -non più così tanto insopportabile per lui- la turchina e la sua dolce nipote, e non aveva distinzione di bene poiché entrambe erano cresciute in casa propria, e la maggiore non aveva mai dimostrato gelosia nei suoi confronti. Teneva alla vita di una quanto a quella dell’altra. E dal canto suo, Bra lo adorava.

Bambolina, non devi reagire così. Tuo padre non dice sul serio. 》

《Oh si invece e tu lo sai bene. Perché? Perché Goku, non ne sono capace. Che cosa c’è che non va in me? Tutti voi potete farlo, perché i miei capelli non diventano biondi..》

《Non hai niente di sbagliato piccola, è solo che ti alleni da qualche anno e non hai un vero motivo per riuscirci.》

《..Come?》

《Bra, devi perdere il controllo! Sentire ogni parte del tuo corpo fremere per infliggere dolore. Quando incombeva l’ultima minaccia qui tu eri una bambina, tu non hai motivo di arrabbiarti, non devi proteggere niente da nessuno capisci?》Le parole del Saiyan non le risultarono tanto strane dopotutto, era una risposta plausibile ai suoi dubbi a riguardo, ma sentì ugualmente che non le piacque affatto. Non poteva trasformarsi solo quando qualcuno che amava era in pericolo anche se per tutti loro era sempre stato così. La sua rabbia verso la vita impedita che conduceva imprigionata in un’immagine che non era il riflesso della sua anima non era forse abbastanza? La sua determinazione e brama di raggiungere i propri traguardi non erano abbastanza forti, evidentemente. Ma il suo maestro aveva ragione, fondamentalmente lei non aveva nessun ostacolo da oltrepassare, nessuna vita da proteggere, nessun rivale da superare in quel campo. L’unica sua rivale era la ragazza che vedeva ogni volta che andava a lavare la faccia, nello specchio del suo bagno. Per un attimo pensò ai racconti di sua madre riguardanti le vicende dei suoi genitori da ragazzi, di come quel periodo antecedente e conseguente ai Cyborg aveva stravolto le vite di tutti facendo sbocciare un amore in un periodo oscuro che tutti credevano surreale e irrealizzabile, quei mostri che ora erano la madre e lo zio di una delle sue amiche più fidate. Di come suo fratello tornato indietro dal futuro salvando la vita di tutti, e del modo in cui si era trasformato. Ma ella non aveva intenzioni di perdere i propri maestri come era accaduto a lui. Sua madre aveva anche raccontato -anche se Vegeta avrebbe voluto che i suoi figli non lo sapessero mai- di come il loro padre aveva raggiunto lo stadio di Super Saiyan. Tralasciando la sua partenza e l’abbandono della madre in gravidanza a cui i due ragazzi avevano associato una spiegazione più che sufficiente dati i trascorsi dell’uomo in veste di assassino, lui ci era riuscito stando lontano da tutto e da tutti, da solo nello spazio sconfinato, proprio dove la turchina desiderava essere.

《Perché non hai usato la Kamehameha? Poteva aiutarti molto.》

《Papà non sa che me l’hai insegnata.》Sussurrò la ragazza alzando lo sguardo su di lui con aria complice e divertita. Il Saiyan intuì ciò che la ragazza sottintese in quella chiara risposta, ridacchiando e strizzandole un occhio. Le sfregò poi una mano sulla testa scompigliandole i capelli facendo per alzarsi e tornare all’interno dell’abitazione. Ella si rabbuiò ancora, forse stava sbagliando tutto, magari le serviva solo un posto dove poter trovare la quiete necessaria per una meditazione profonda, e un campo di battaglia dove poter sprigionare il proprio potere senza reprimerlo e senza costrizioni all’attenzione dei danni, senza nessuno a dirle cosa fare e come. Aveva solo bisogno di lasciarsi trasportare dalla propria natura, ce l’aveva nel sangue e in ogni filamento delle cellule, era il suo codice da prima ancora che nascesse. Era nata per essere grande, speciale, e lo sarebbe diventata in un modo o nell’altro. Lei ne era sicura, se lo sentiva ogni giorno di più.

Soltanto una volta aveva sperimentato la Stanza dello Spirito e del Tempo, quando sei anni addietro aveva scelto di voler intraprendere la strada dei suoi pari. Nel corso di quell’anno si era abituata ad un tipo diverso di gravità che le aveva permesso di eseguire le sue lezioni nella Gravity Room, ed aveva imparato a volare insieme a tutte le basi del combattimento. Poteva ancora vedere gli sguardi orgogliosi degli uomini della sua famiglia se chiudeva gli occhi tornando col pensiero al giorno del suo decimo compleanno, quando durante l’abituale discorso del festeggiato aveva annunciato la sua decisione. Le facce piacevolmente sorprese dei suoi zii acquisiti, lo sguardo rassegnato di sua madre che malgrado avesse altre aspettative per lei, l’aveva sempre appoggiata. La sua migliore amica raggiante che aveva scelto di seguire quelle orme qualche mese dopo di lei. Com’era possibile che in quegli anni avesse fatto così pochi progressi?

Forse Pan aveva ragione. Lei apparteneva alla Terra più di quanto pensasse. Proprio come Goku aveva esplicitamente detto, per mezzo di assenti minacce se l’era presa comoda badando più alla sua crescita spirituale ed intellettiva padroneggiando parte delle doti di sua madre, e solo ora sentiva addosso il peso del suo bighellonaggio, ora che si era resa conto di non poter affrontare neanche il suo team. Certo la sua forza era notevole e non era di certo una che aveva paura di sporcarsi le mani, ma era giunto il momento di cambiare atteggiamento. Basta con le stronzate, basta con la scuola, basta vivere la giornata aspettando qualcosa che non sarebbe mai successo. La svolta alla sua vita doveva darla in prima persona senza l’aiuto di nessuno.

In quel momento, la turchina avvertì una strana sensazione scorrere all’interno del suo corpo, un formicolio diverso dal solito che le solleticò ogni vena riscaldandole il sangue. Adrenalina, pura adrenalina prese possesso di lei in seguito ad un’idea malsana che andò ad insinuarsi nella mente della giovane, accendendo la sua coscienza ed il suo buon senso che immediatamente risposero al richiamo della tentazione. In quel momento, Bra si sentì combattuta. Forse era davvero arrivata l’ora di scegliere.

Di scatto prese il volo entrando in camera sua dalla finestra socchiusa, scavando nello zaino scolastico in cerca del telefono cellulare. Rapidamente si sfilò un guanto che apparteneva al completo della tuta che indossava con i denti dal dito indice, e compose un numero avvicinando l’apparecchio al suo organo uditivo sinistro, attendendo la voce umana che avrebbe sostituito quel ritmo d’attesa robotico. Quando la voce della sua cara zia le sfiorò l'orecchio, la giovane sorrise parlando più piano possibile.

《Zia Tigths? Oh io molto bene, lì come procede? Ne sono lieta. Ascolta, non è che potresti darmi il numero di Jaco?》

Al termine della chiamata avvenuto qualche minuto più tardi, Bra lesse sul display la composizione numerica che la donna le aveva inviato per sua fortuna senza fare domande, e premette su di essa attendendo nuovamente una risposta, impaziente.

《Jaco? Sono io. Ho un grosso favore da chiederti, devi farlo per me, ti giuro che è davvero importante. Almeno ascoltami! Non è che per caso sei di passaggio sulla Terra? Più o meno domani, magari?》

Dopo una lunga conversazione fatta di temi che comprendevano suppliche e ragioni, motivazioni e minacce non troppo gravi, la figlia del principe spedì letteralmente la sua coscienza in un luogo freddo e remoto del suo cervello, chiudendola in un baule a doppio fondo che sigillò gettando via la chiave. Mentre l’acqua scorreva copiosa giù dai suoi capelli che aderivano alla schiena e le lavava via il terreno e le paure risucchiate dallo scarico della doccia, Bra diede interiormente il suo prematuro addio a tutto quel che l’aveva resa ciò che era sino a quel momento. Promise a se stessa di rendere fiero suo padre, bramava leggere sul suo volto la soddisfazione e sentirsi dire che era orgoglioso di lei. Nonostante la turchina fosse l’unica oltre la propria madre a manovrarlo come più le piaceva sciogliendo il suo animo inespugnabile, egli non transigeva quando di mezzo c’era il nome della propria razza di cui lui avrebbe dovuto essere sovrano, e Bra avrebbe dovuto conquistare il suo cuore anche in quel contesto. Trunks canzonava continuamente il proprio padre facendogli notare quanto sua sorella fosse la figlia preferita, accusa a cui il Saiyan rispondeva con un verso di contestazione, ma il violetto sapeva che sotto sotto aveva un debole per lei, maggiore di quello che provava per lui. Se lui da piccolo si sbucciava un ginocchio, il principe gli intimava di non piangere in quanto uomo e rialzarsi. Se succedeva a lei, era capace anche di darle il ‘bacio che cura la bua’. Ma non per questo -ed entrambi lo sapevano-, egli provava un bene differente per loro. Vegeta si era sacrificato per il suo primogenito, e lo avrebbe fatto ancora e sempre.

Quando fu completamente asciutta, stese una crema candida e profumata sul corpo come era solita fare sua madre da quando era una bambina, per poi infilarsi sotto le lenzuola e comporre l’ennesimo numero telefonico di quella giornata.

Pan? Ho bisogno di te. Ho deciso, ha vinto Mr. Hide.》

 

 

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Salve a tutti! 

Cosa dire, non si possono reprimere gli istinti a lungo, prima o poi si rischia di implodere, e la nostra Bra ha ceduto, ma è ancora in tempo per cambiare idea. Riuscirà a distinguere la scelta giusta da quella facile?

Io ringrazio tutti voi che leggete questa storia creata per caso, un grazie speciale a glitterina00 che mi supporta sempre e paige95 che mi ha spinto a scriverla e che come lei è sempre presente, e grazie di cuore a _purcit_, Ray46, paige95 e Ele_81 che hanno inserito la mia storia tra le seguite, grazie a tutti voi!

Alla prossima♡♡♡

   
 
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