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Autore: fri rapace    18/06/2009    11 recensioni
“Ah, non te l’avevo mai detto? Io ho la patente da anni!”
“No!” gemette Remus, rabbrividendo vistosamente.
“Sì, invece!” sorrise raggiante Tonks. “Solo che fino ad oggi il Ministero mi ha sempre negato un' auto in prestito…”
“Chissà come mai.”
“Cosa?”
“Uhm… niente.”
“Ma oggi, tad-dam!” si tolse una chiave dalla tasca dei jeans e la sventolò sotto il naso del marito (...)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con un lupo in macchina “Ah, non te l’avevo mai detto? Io ho la patente da anni!”
“No!” gemette Remus, rabbrividendo vistosamente.
“Sì, invece!” sorrise raggiante Tonks. “Solo che fino ad oggi il Ministero mi ha sempre negato un' auto in prestito…”
“Chissà come mai.”
“Cosa?”
“Uhm… niente.”
“Ma oggi, tad-dam!” si tolse una chiave dalla tasca dei jeans e la sventolò sotto il naso del marito, che la fissava come se fosse sul punto di emettere un fascio di mortale luce verde.
“No! Questo è un piano architettato da Kingsley per vendicarsi della tua linguaccia! Ti avevo detto di non dirgli che il suo orecchino è uguale al paio che la tua zia Babbana ottantenne indossa sempre per andare al mercato del pesce, ma perché devo pagare io per i tuoi sbagli?”
Tonks decise di ignorarlo, e mostrò la chiave a Teddy. Il bimbo si alzò sulle punte dei piedi, sgranò gli occhi e dopo aver lanciato uno sguardo curioso al papà si gettò a terra ridendo a crepapelle.
“Bravo Ted, finalmente un poco di entusiasmo!”
“Quello non è entusiasmo,” obiettò Remus, scuro in volto. “Ride perché sa…”
Tutto il colore scivolò via dal suo viso già pallido. “Io non posso salire in macchina! Non posso!”
“E perché no?” chiese delusa. Potevano andarsene un po’ a spasso, magari fare una piccola gita fuori città, l’aria di campagna gli avrebbe fatto bene (al Ministero aveva dato ad intendere che l’auto le serviva per una non meglio specificata Missione Auroresca) e lui faceva il guastafeste.
“Sono un lupo mannaro!”
Tonks mise il broncio. “Questa è la tua scusa per tutto.”
Lui, sempre più pallido, si schiacciò una mano sullo stomaco. “Sto per vomitare.”
“Per la Carrozza Capottata di Merlino! Non sei ancora neppure salito in macchina.”
“Mi basta immaginarlo,” disse sconsolato. “E non dire capottata, per favore…”
Ma lei non si lasciò impietosire, era sicura che si sarebbe divertito. “Muoviti!”
Teddy stava ancora ridendo, sdraiato per terra. Remus, funereo, lo raccolse e se lo buttò sulla spalla.
“Troppo entusiasmo,” osservò Tonks, insospettita.
“Non è entusiasmo,” ribadì l’uomo con voce strozzata.


Tonks, che sulle prime guidava piegata sul volante, concentratissima, decise che era il caso di rilassarsi, visto che le riusciva di evitare di stirare la gente e schiantarsi contro le altre auto con inaspettata disinvoltura.
Teddy, seduto composto sul sedile di dietro, guardava incuriosito il padre, e poi lei, il padre e poi lei… come se stesse assistendo a una partita di tennis e si aspettasse da un momento all’altro qualche colpo di scena.
“Adesso che fai?” chiese Remus, vedendola adagiarsi comodamente contro lo schienale di pelle nera. Lo sbirciò, non lo aveva mai visto tanto spaventato. Uno stupido giretto in auto stava avendo su di lui un effetto più deleterio che non l’attacco di venti Mangiamorte pronti a farsi un set di morbide pantofole con la sua pelliccia lunare.
“Nulla, guido. Ora mi ricordo meglio come si fa, così posso rilassarmi.”
“Eh?”
Notò che si era aggrappato con le mani alla seduta del sedile, come se si aspettasse da un momento all’altro di essere eiettato fuori dall’auto.
“Ho detto…”
“Abbassa il finestrino!” le ordinò svelto.
“Abbassatelo da te!”
Come si permetteva di darle ordini a quel modo?
Non ribatté, limitandosi a lanciarle uno sguardo irato.
“Merlino! sei più pallido della civetta di Harry!”
“La civetta di Harry è bianca, non pallida!” obiettò, la voce che si faceva flebile.
“E’ lo stesso… oh, guarda, quel semaforo è arrossito!”
“Oh… Dio…” gemette lui. Fu talmente convincente che Teddy, il visetto tondo rabbuiato in un’espressione di viva preoccupazione, si sporse verso il papà tirando all’inverosimile la cintura di sicurezza e gli accarezzò piano una guancia.
“Grazie, piccolino, ma è meglio se stai seduto bene.”
“Uffa, Remus! Quanto sei noioso, oggi. Lo so che è diventato rosso per fermare il traffico e non perché quella semafora così sexy laggiù gli ha strizzato il suo bell' occhione giallo.”
“Semafora?” ripeté stravolto, senza degnarsi neppure di voltare la testa nella sua direzione.
“Vuoi smetterla di fissare il finestrino? Sei troppo grosso, da lì non puoi scappare.” Aggrottò la fronte, lo sapeva che era quello il suo piano, saltare fuori con un balzo lupesco dal finestrino e correre più veloce che poteva il più lontano possibile dall’auto. Gliel’avrebbe fatta pagare cara! Non era così pessima come autista da meritarsi tutto quello!
“Non voglio scappare.”
“E allora perché continui a fissare quel dannato finestrino?”
“Non resisto più…” mollò a malincuore il sedile con la mano destra e se la schiacciò sulla bocca.
Tonks si si sentì un po’ in colpa, era sbattutissimo, un vero straccio.
“Oh… ma stai davvero così male?”
“Sì,” Parlava con la mano premuta sulla bocca e la sua voce, già fioca, risultava quasi incomprensibile. “Ma ho un altro problema, molto più grave.”
“Quale?”
“Ecco…” iniziò, scivolando più giù lungo il sedile e senza staccare un secondo gli occhi dal finestrino. “Io sono un lupo.”
“Sai che novità...” osservò annoiata.
Lui proseguì senza prestarle attenzione. “Un lupo… una specie di cane selvatico…”
“Vatico!” confermò Teddy, annuendo serio.
Tonks non capiva dove intendesse arrivare.
Remus si lasciò sfuggire un lamento attraverso le dita serrate. “Ted, fa vedere alla mamma cosa fa il pastore tedesco di Colin in macchina… in fretta, ora che siamo fermi.”
“Cì? Posso?”
Remus sembrava molto imbarazzato. “Sì” sospirò alla fine con aria profondamente infelice.
“Mamma, tila giù il finettino.”
Curiosa di sapere cosa avevano in mente i suoi due uomini, si affrettò ad accontentarlo con un rapido colpo di bacchetta.
Teddy sporse fuori la testa mentre Remus, che si era voltato verso di lui, lo teneva per la vita con entrambe le mani.
Al bimbo spuntarono sulla testa due orecchie triangolari e pelose, mentre la lingua si allungava e il viso gli si riempiva di un fitto mantello.
Remus si guardava nervosamente attorno, ma nessuno prestava loro attenzione, e comunque al più avrebbero pensato che il bambino indossava solo un costume molto ben fatto.
“Oh, che carino,” gongolò Tonks. “Il mio cucciolotto! Appena papà ti tira dentro la testolina pelosa ti mangio di baci!”
Teddy protestò scrollando vigorosamente la testa, incapace di parlare con quelle sembianze… ma poi scattò il verde e Tonks ripartì lentamente, mentre lui faceva spenzolare la lingua fuori dal musetto allungato, il viso lupesco trasfigurato in un’espressione di beatitudine assoluta.
Non poté fare a meno di notare che Remus lo guardava con… con… invidia? E mordendosi vistosamente la lingua tra i denti gli tirò il capo dentro l’auto, facendolo sedere composto sul sedile a allacciandogli con cura la cintura di sicurezza.
“Lo capisci quanto è umiliante? E io non resisto…” mormorò affranto, tornando a rannicchiarsi sul suo sedile e picchiando forte la fronte contro il finestrino.
Tonks scoppiò a ridere, cercando di mantenere un minimo di contegno, visto che stava guidando. Ma quella era un’occasione che non poteva perdere, troppo gustosa!
E lei che credeva che Remus soffrisse solo il mal d’auto, comprensibile, visto quella che era la sua natura, e comprensibile era anche il suo istinto… oltre che molto più spassoso della nausea.
Mormorò a fior di labbra un incantesimo, facendo abbassare il finestrino contro cui il suo povero lupachiotto stava ancora pestando la fronte e nello stesso tempo chiese a Teddy. “Cucciolo, la macchina fotografica, lì nella mia borsa!” l’aveva portata per scattare qualche foto della loro piccola gita fuori città.
“Cì!” il bimbo gliela porse entusiasta.
“No!” supplicò Remus, ma buttando subito dopo la testa fuori dal finestrino.
Tonks incantò il volante e si apprestò a fare un servizio fotografico di prim’ordine.
“Questa l’attacco nel mio ufficio al Ministero… questa è per la mamma, questa per l’ufficio di Rem, questa per Kingsley…”
“Quetta pel Teddy” si intromise il bimbo.
“Certo! Questa per…”
“Queshta ‘e ‘a paghi!” biascicò Remus guardandola in cagnesco con la lingua a penzoloni. “Queshta…” non finì la frase, perdendosi nella beatitudine del momento.









Il caldo mi fa molto male, me ne rendo conto... questa one shot l'ho scritta in un quarto d'ora, e credo sia la più scema che abbia mai concepito ^^
Ps-grazie sissy88 e Lupinuccia per le recensioni che mi avete lasciato ;-)


   
 
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