Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    16/09/2017    1 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se il figlio del ghiaccio e del fuoco non fosse stato il noto personaggio che noi amiamo e conosciamo? Come sarebbe andata la storia se il legittimo erede al trono, figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark, fosse stato simile al padre quanto alla madre? Una storia che narrerà le vicende dei nostri beniamini della serie tv, con l'aggiunta di un nuovo giocatore al gioco del trono che modificherà il loro destino. La vicenda è incentrata sulla storyline di una versione originale del figlio dei due sfortunati innamorati e su come avrebbe influito la sua presenza nell'universo creato da George RR Martin. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Eddard Stark, Jon Snow, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il drago e la regina di rose
 
Walter spalmò un altro strato di burro sopra la fetta di pane mentre Rebeccah era in attesa, seduta accanto a lui.
- Hai finito? Sono almeno cinque minuti che sto aspettando – lo ribeccò la ragazza impaziente, bevendo l’ennesimo sorso di spremuta.
- Le “ricette tradizionali” hanno bisogno di tempo, Beccah. Non puoi avere fretta.
- Sentirselo dire dalla persona meno paziente al mondo fa uno strano effetto – sorrise lei. – Allora, vuoi almeno accennarmi in cosa consiste questa “famosa ricetta” inventata da te e da tuo fratello??
- Io e Jon, fin da quando eravamo piccoli, spalmavamo infiniti strati di burro e di marmellata sopra le pagnotte. Vinceva chi arrivava a più strati senza far cadere a terra la torre di burro e marmellata.
- E poi la mangiavate?!
- Certo.
- Ma è disgustoso!
- Vedrai che ti piacerà – le disse ammirando il suo lavoro finito e porgendole la fetta di pane con delicatezza.
Era trascorsa ormai una settimana da quando i due si erano conosciuti, e da quel giorno, la loro amicizia si erano consolidata sempre di più. Rebeccah aveva vent’anni, ma per Walter, era come una sorella più piccola. Per la ragazza era un miracolo aver trovato finalmente qualcuno con cui potesse parlare, un amico con cui passare il tempo dentro un luogo che, pian piano, le toglieva sempre più pezzi d’anima. Lei si era fidata, e fin da subito gli aveva raccontato il suo passato, il come fosse finita lì a causa del fallimento dell’attività della sua famiglia, la quale era divenuta troppo povera per mantenere due figli; nonostante lui non potesse dirle nulla sulla sua storia. Gli altri ragazzi e ragazze che lavoravano al bordello erano, per lo più, superficiali e attaccati alle cose materiali. Per questo si erano trovati così bene l’uno con l’altra e trascorrevano la maggior parte del loro tempo insieme, quando Rebeccah non era impegnata con i suoi clienti e quando Walter non era in giro a Fondo delle Pulci.
- Mi stavo chiedendo … - disse la ragazza mentre addentava l’altissima fetta di pane – perchè non hai cambiato il tuo aspetto per non farti riconoscere se ti stai nascondendo? Insomma, sarebbe più facile e meno rischioso. Potevi farti crescere la barba, tingerti i capelli o tagliarli.
- Non servirebbe a nulla, credimi: delle persone hanno già provveduto ad “eliminare” tutti quelli che avrebbero potuto riconoscermi – rispose Walter amaramente.
- Tra qualche giorno compirai diciotto anni, giusto? – chiese lei cambiando discorso e capendo che quell’argomento doveva affliggerlo.
- Me lo stai ripetendo da tre giorni, da quando lo hai scoperto.
- Potremmo preparare qualcosa di buono e nuovo da mangiare! Poi potremmo visitare qualche luogo diverso di Approdo del Re, invece che rimanere qui o a Fondo delle Pulci! Vedrai, sarà una giornata splendida! Quando ero a casa mia, con la mia famiglia, ogni volta che uno di noi compiva gli anni, andavamo tutti insieme a fare un giro a cavallo, visitando posti nuovi, per tutta la giornata!
Walter la guardò sorridere ed entusiasmarsi e sorrise di rimando, contagiato dalla sua radiosità. Tuttavia, in quel momento, Petyr Baelish bussò alla porta della stanza di Walter e, dopo il permesso dei due, entrò. – Rebeccah, mia cara, Lord Rupert è qui per te. Sai quanto odio che i miei clienti attendino. Sbrigati a scendere – disse viscido, richiudendosi la porta alle spalle. Il viso della ragazza si rabbuiò completamente, ma, come al solito, cercò di non darlo a vedere davanti a Walter.
- Volevo almeno finire la mia colazione ma, a quanto pare, non ne avrò modo … mi raccomando, finisci tu di mangiare anche la mia parte, so che ne sei capace! – esclamò rialzandosi e sorridendogli.
- Lord Rupert non era uno di quelli che … l’altra volta non ti ha …? – le chiese lui preoccupato.
- Non fa niente, Walter, va bene. Sono abituata a questo, come ben sai. Goditi il tuo giro a Fondo delle Pulci e non sforzare troppo la gamba. Ci vediamo più tardi!
- Stai attenta … - fu solo in grado di dirle lui mentre la guardava uscire dalla sua stanza. Quella ragazza era così fragile e così forte, al tempo stesso, che Walter a volte non riusciva a spiegarsi come potesse sopportare tutto ciò. Trascorrendo del tempo in quel bordello, aveva compreso quanto fosse dura per coloro che lavoravano al suo interno. Molti clienti erano violenti e, spesso, avevano richieste strane che dovevano sempre essere soddisfatte dalla ragazza o dal ragazzo che avevano scelto. Mentre alcuni riuscivano ad abituarsi a ciò, per altri, come Rebeccah, non era così semplice, perciò per questi ultimi doveva essere un vero incubo.
 
Walter bussò di nuovo alla porticina della “tana” del suo giovane amico. Finalmente qualcuno gli aprì. – Oh, sei tu, mio caro! Scusami se non ti ho sentito subito, i bambini fanno molta confusione! Entra pure! – gli occhi della donna si illuminarono nel vederlo. Oramai, Walter era come un fratello maggiore per il giovane Alain e trascorreva molto tempo nella loro tana, facendo svagare e divertire anche gli altri orfani.
- Buongiorno, Dana – le sorrise il ragazzo, abbassandosi per riuscire ad entrare nella porticina. Dana era una donna sui cinquant’anni, un’arzilla “mamma” di quasi tutti gli orfani di Fondo delle Pulci. Si prendeva cura di loro da sempre e desiderava solo il meglio per quei bambini.
- Mi raccomando, caro, non abbassarti il cappuccio quando sei qui in giro, altrimenti attireresti troppo l’attenzione!
- Sì, me lo dici sempre, non preoccuparti, Dana – la rassicurò lui dandole un bacio sulla guancia. – Dov’è Alain?
- Evan!! – esclamò una delle bambine, correndogli incontro non appena lo vide.
- Ehi, Aida! – la salutò il ragazzo prendendola in braccio insieme ad altri due.
- Ci sai proprio fare con i bambini – disse Dana guardando la tenera scena.
- Mi piacciono; inoltre ho dei fratellini piccoli, perciò sono pratico.
- I miei “cuccioli” mi hanno detto che stai insegnando loro delle tecniche per rubare – lo rimbeccò la donna facendo la finta offesa.
- Esattamente, devono conoscere le regole base per riuscire a rubare come si deve! Dana, mi stupisce che tu non abbia addestrato bene i tuoi bambini! – scherzò lui.
- E da dove verrebbe tutta questa esperienza nel campo?
- Piccoli giochi e scherzi che mi divertivo a fare da piccolo … e anche da più grande.
La donna perse la speranza lascandosi intenerire ancora di più.
- Evan, finalmente sei venuto! Andiamo, oggi abbiamo molto da fare! – esclamò Alain sbucando da un angolo con la sua chioma castana e i suoi occhi grigi e vispi.
 
- Dunque, ascoltami bene, Erin – disse Walter accovacciandosi e mettendosi alla stessa altezza della ragazzina. – Dovrai fare esattamente ciò che ti dico: salta sopra il tendone del bancone delle arance, distrai il venditore facendogli credere che vuoi rubarle tu, così darai il tempo agli altri di nascondersi sotto il banco, riempire un cesto di arance e scappare via. Dovrai distrarlo il tempo necessario.
- Come?
- Sii creativa, l’improvvisazione è la scelta migliore in questi casi! Ora va’ – la incoraggiò. La ragazzina sorrise decisa e cominciò a correre verso la bancarella di arance. Walter rimase ad osservare l’intera scena concentrato, fin quando tutti i bambini corsero via con il cesto pieno. Erin, per distrarlo, aveva rubato la sottospecie di “parrucchino” fatto da peli di topo, che il venditore indossava.
- Hai visto?! Sono stata brava?? – gli chiese lei soddisfatta, sventolando il disgustoso ammasso di peli sporchi. Walter non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere. Fece appena in tempo a spronare i suoi “allievi” a correre via prima che l’uomo si accorgesse di tutto.
Mentre i piccoli si gustavano le succose arance, offrendole anche a coloro che stavano chiedendo l’elemosina lì di fianco, Walter fu richiamato da qualcuno. Il ragazzo si voltò verso un uomo con un cappuccio molto ingombrante a coprirgli il volto, il quale, gli fece segno di avvicinarsi.
- Bambini, torno subito – disse lui raggiungendo quell’individuo che preferì accostarsi in una bottega di un vicolo semivuoto. Dopo di che, Lord Varys si tolse il cappuccio. - È un piacere rivedervi, mio giovane amico.
- Cosa ci fate voi qui? – gli chiese il ragazzo seccato.
- Sarebbe troppo pretendere un po’ di riconoscenza da voi?
- Decisamente.
- Lo immaginavo – disse Varys ridendo. – Ma sappiate che, per quanto possa valere la mia parola per voi, io non sto appoggiando i piani della regina reggente. Vi sto proteggendo esclusivamente per il vostro benessere. Ci tenevo a chiarire ciò.
- Bene, ora che siete in pace con voi stesso, se non vi dispiace, ritorno dai bambini – disse Walter voltando le spalle al Ragno e facendo per allontanarsi.
- Mi ricordate molto qualcuno – disse improvvisamente Varys, attirando di nuovo l’attenzione del ragazzo, il quale si fermò e si voltò di nuovo verso di lui. – Vi ho osservato in questi giorni, come avrete immaginato. Anche il principe Rhaegar Targaryen si infilava un mantello con un cappuccio e passava molto del suo tempo per i vicoli più malfamati di Fondo delle Pulci, facendo continue e cospicue donazioni agli orfanotrofi. Gli piaceva sentirsi vicino al suo popolo. E quando si mischiava tra i popolani, il suo aspetto attirava molto l’attenzione nonostante indossasse il cappuccio, proprio come succede a voi.
- Ah sì, il principe drago. Ho sentito sempre parlare molto bene di lui. Un uomo straordinario, se non per il fatto che ha rapito e stuprato mia zia.
- Non credo che le cose siano andate in tal modo, avendo conosciuto personalmente il principe, ma queste sono solo mie umili supposizioni infondate, d’altronde – disse Varys avvicinandosi ancora a Walter e osservandolo. - Non avete proprio nulla di Ned Stark.
- Me lo hanno già detto.
- E vi hanno anche detto che somigliate un po’ a vostra zia Lyanna, piuttosto? Si tratta di piccoli sguardi, qualcosa nel vostro atteggiamento e i vostri capelli folti e neri.
- Conoscevate così bene anche mia zia?
- No, ma l’ho osservata molto – concluse il Ragno rinfilandosi il cappuccio. – Spero di conversare nuovamente con voi molto presto, Walter – dopo di che, si allontanò da lui.
 
Quando Walter ritornò dai bambini che aveva lasciato soli, scoprì che era appena giunta anche la regina Margaery. In quella settimana l’aveva vista altre tre volte, dunque ormai conosceva la frequenza delle sue visite al popolo. Non appena la ragazza scese dalla carrozza, un bambino, con movimenti scattanti, le sfilò un braccialetto di perle dal polso, sotto lo sguardo incredulo della dama e del cocchiere. Tuttavia, il bambino non scappò via con il bottino, ma sorrise a Margaery e gli porse il braccialetto che le aveva appena rubato. – Principessa, avete visto come sono bravo a rubare?? Siamo diventati tutti più bravi da quando Evan è con noi! Ora non abbiamo più fame come prima! Ma non temete: voi siete la nostra principessa, non ruberemo mai e poi mai a voi! – A quelle parole, la maggior parte delle persone che avevano assistito alla scena si pietrificarono, compreso Walter, preso in causa, poco lontano da lì: d’altronde, il piccolo aveva pur sempre rubato, anche se per gioco, alla regina dei sette regni, oltre ad aver affermato di esser divenuto un ladro migliore.
L’unica a sorridere dolcemente invece di pietrificarsi, dopo un momento iniziale di stupore, fu proprio Margaery, la quale si abbassò per stare alla stessa altezza del bambino, e gli riconsegnò il braccialetto che gli aveva appena ridato. – Puoi tenerlo tu. A me non serve – gli disse baciandogli la fronte.
- Ne siete sicura???
- Ovviamente! Sono certa che non mi stesse neanche bene! – lo rassicurò lei.
- Vostra maestà, volete che chiami le guardie?! Insistete sempre per non portarle con voi ogni volta che venite qui a Fondo delle Pulci, ma oggi è stato commesso un reato grave! La vostra vita è stata messa in pericolo! – esclamò il cocchiere allarmato avvicinandosi a lei.
- “La mia vita è stata messa in pericolo”? E come, esattamente, sarebbe accaduto ciò? Perché un innocuo bambino mi ha fatto un ingenuo scherzo?
- Non credo che questo furfantello sia così innocuo, Maestà, dato che ha affermato di essere un ladruncolo. Magari, la prossima volta potrebbe rubare sul serio! – esclamò l’uomo afferrando il bambino per il braccio e strattonandolo.
- Vi prego, cessate questo ingiusto maltrattamento. Questo ragazzino non mi ha arrecato nessuna offesa – si impose decisa la regina.
Ma quando Walter udì i lamenti del piccolo, non riuscì più a trattenersi, così si fece avanti, avvicinandosi. – Non sapevo che fosse divenuto un reato non lasciarsi morire di fame – disse provocatorio dirigendosi verso il cocchiere e fulminandolo mentre lo sovrastava in altezza.
- Questo ragazzino è con voi??
- Sì, è con me e non ha fatto nulla di male, perciò vi esorto a lasciarlo andare.
- Siete un ragazzo parecchio impertinente! – esclamò irritato e offeso l’uomo sfoderando la sua arma e puntandogliela addosso.
- Se osate fare del male ad uno dei due, vi farò processare e sbattere in prigione! – esclamò spazientita Margaery.
- Ma, mia regina …
- Niente ma. Lasciate andare il ragazzo e anche il bambino. - A ciò, l’uomo rinfoderò la spada e risalì sulla carrozza, al suo posto. - Perdonate l’impulsività del mio cocchiere. A volte, in questo posto, viene sopravvalutato il concetto di “sangue reale, dimenticando che siamo tutti esseri umani meritevoli dello stesso rispetto.
Walter si sorprese che la regina gli stesse addirittura chiedendo perdono per l’accaduto. Dopo di che, Margaery si rivolse al bambino. – Tutto bene, piccolo?
- Sì, sto bene, principessa – rispose sorridendo e correndo via, raggiungendo i suoi amici.
- Saprete già chi io sia, ma, perdonatemi, non mi abituerò mai alle vecchie formalità e abitudini: io sono Margaery – disse la ragazza accennandogli un sorriso. La regina era alta, carismatica, intelligente e sicura di sé, quanto dolce e gentile, e ciò riusciva a trasparire anche all’esterno. Solitamente era Walter quello che quasi intimoriva per la sua presenza ma, in quell’unico caso, i due se la battevano alla pari.
- Io sono Evan. È un piacere conoscervi.
- Anche per me. Sapete, vi ho notato durante le ultime mie visite qui a Fondo delle Pulci. Siete da poco in questa città?
La ragazza era più attenta e perspicace di quanto credesse.
- Sì, sono arrivato da poco – rispose lui ricambiando sinceramente quel sorriso.
- Vi dispiace se continuiamo la nostra conversazione seduti da qualche parte? Queste scarpe sono scomodissime – disse con uno sguardo tra il sofferente e il divertito. A ciò, Walter la condusse in un muretto lì vicino e si sedettero entrambi. – Aspettate … avete detto “Evan”?? – chiese lei rivolgendogli un’espressione di realizzazione. – Dunque siete voi il nuovo “allenatore” dei piccoli orfani?
- Proprio io, in carne ed ossa.
Il viso di Margaery era ornato da un sorriso divertito. - Sono felice che qualcuno si stia prendendo cura di loro. Io cerco di fare quello che posso ma …
- Fate già molto per quei bambini, credetemi – la rassicurò lui.
- E quando non li “allenate” nell’arte della truffa, cosa siete solito fare?
Walter sperò che quella domanda non arrivasse mai; invece, eccola lì. Nonostante fosse stato anche più contento del previsto nel conoscere Margaery, preferì non averla mai incontrata soltanto per non doverle rispondere a quella maledetta domanda. Devo dire ad una regina che lavoro in una casa dei piaceri. Ma cosa è andato storto nella mia vita per arrivare a questo momento? si chiese esasperato mentre la ragazza attendeva la sua risposta.
- Io lavoro nel bordello di Lord Baelish. – Walter si costrinse a non guardare la faccia di lei in quel momento, ma dovette farlo: sembrava sorpresa sì, ma meno di quanto si immaginasse. Almeno il suo sguardo non era deluso o imbarazzato.
- Oh … capisco. Beh, non c’è niente di male: d’altronde ognuno deve utilizzare le sue doti e i suoi doni come meglio può per andare avanti – disse la regina.
- Sì, infatti – la voce di Walter era un misto di amara ironia e disagio.
- Se lavorate lì, allora sicuramente vi sarà capitato di vedere mio fratello Loras.
- Frequenta il bordello?
- Sì. I suoi capelli sono lunghi ma un po’ meno dei vostri e ha dei gusti un po’ inusuali per un uomo.
- Ah, sì, dovrei averlo visto una o due volte – gli rispose lui capendo cosa intendesse dire.
- A volte è difficile per noi due adempiere ai nostri incarichi ora che siamo ad Approdo del Re e abbiamo molte più responsabilità.
- Immagino lo sia per voi, in particolar modo, dato che siete la regina dei sette regni.
- Già. – Nonostante stesse parlando di argomenti angusti per lei, lo sguardo di Margaery non mostrava alcun segno di debolezza. Era brava a dissimulare le emozioni, esattamente come lui. – Sono ancora in lutto per la morte di mio marito, il re Joffrey, ma, ora che sto conoscendo anche il piccolo Tommen, vi confesso che le cose sono molto più facili. – Stava ammettendo che quel tiranno dispotico e sanguinario del suo, ormai, ex marito, non era facile da trattare, neanche per una donna dal carisma noto come lei. Da alcuni era considerata un’astuta calcolatrice, scaltra quanto subdola, poiché riusciva sempre ad adattarsi ad ogni situazione, senza mostrare alcuna debolezza. Ma per Walter era semplicemente una ragazza dalla mente brillante, molto brava a nascondere le sue paure. L’umanità e la bontà di Margaery erano palesi a chiunque avesse degli occhi con cui guardare, e solo gli stupidi e gli invidiosi potevano credere che stesse solamente fingendo. - Ora, lasciatemi indovinare: a meno che non siate un parente alla lontana dei Targaryen, quegli occhi e quei tratti mi lasciano presupporre che non siete di qui. Dunque, vediamo … provenite da oltre il mare stretto, da qualche lontana città sconosciuta? 
- Indovinato.
- E come siete finito da Essos alla casa dei piaceri di Lord Baelish ad Approdo del Re??
- È una lunga storia, mia regina.
- Chiamatemi Margaery, vi prego.
Il Ragno Tessitore era rimasto nell’ombra, ancora incappucciato, ad osservare il tutto.
- L’avresti mai detto? Che il Nord si sarebbe incontrato con il Sud di nuovo? – disse improvvisamente un altro uomo incappucciato affiancandosi a lui mentre osservava anch’esso i due. Varys riconobbe la voce del suo eterno nemico, Petyr Baelish.
- Ti riferisci a Rhaegar Targaryen e a Lyanna Stark?
- È accaduto in questo modo anche vent’anni fa, giusto? La ragazza del Nord ha incontrato per caso il ragazzo del Sud ed è scoccata una scintilla tanto letale, da dare inizio ad una guerra. Solo che, in quella situazione, i ruoli erano invertiti. Andiamo, amico mio: sappiamo entrambi che la versione del rapimento e dello stupro è quanto di più falso e poco attendibile esista al mondo, una menzogna che poteva essere diffusa solo da uno come Robert Baratheon. Abbiamo visto entrambi quegli sguardi tra i due, quegli sfiori di mani delicati e nascosti durante i balli e i banchetti. Hanno visto tutti gli occhi della giovane lupa nel momento in cui il principe drago le ha donato la Corona di rose d’Amore e di Bellezza dopo aver vinto il torneo di Harrenhal.  Ma nessuno ha voluto prestare attenzione a dei dettagli così evidenti. Non lo stai vedendo anche tu, ora? Non li vedi i loro occhi? Già da questo primo incontro, i loro corpi, i loro sguardi, tutta la loro essenza si sta abituando a non fare a meno della persona che hanno di fronte. Sono rapiti, incantati, ammaliati dalla presenza dell’altro. Si stanno piano piano drogando di queste emozioni che diverranno sempre più intense, proprio come è accaduto ai due amanti sfortunati che noi tutti conosciamo. Chissà, forse scoppierà un’altra guerra a causa loro. – Mentre ascoltava quelle parole, Varys continuava ad osservare Margaery e Walter parlarsi, guardarsi e sorridersi, l’una accanto all’altro. – La maledizione dell’amore tra il drago e la regina di rose.
Non appena il Ragno udì quella frase e la parola “drago” in essa, si allarmò. Cercò di non darlo a vedere; con Petyr non poteva permettersi errori di nessun tipo. – “Drago”? – chiese, convinto che Ditocorto si stesse riferendo ai due ragazzi che erano di fronte a loro.
- Sì, Rhaegar e Lyanna – confermò Baelish.
Varys si maledì da solo per aver mostrato quel minimo segnale di paura velata; come aveva fatto a dimenticare che Lyanna Stark, dopo che le era stata donata la corona di rose blu da Rhaegar al torneo, era divenuta anche la “regina di rose” nella bocca dei più? Il timore che qualcun altro, e in particolare Petyr Baelish, potesse scoprire le origini del ragazzo, le quali erano sempre più chiare davanti ai suoi occhi; e l’associazione spontanea alla rosa dorata dello stemma della Tyrell dinnanzi a lui, lo aveva fatto vacillare e sicuramente Ditocorto se ne era accorto: non si sarebbe dovuto permettere altri errori.
 
Ad un tratto, Alain interruppe i due attirando l’attenzione di Walter. – Evan! Facciamo la gara di corsa?? È arrivato il momento!  - lo esortò il ragazzino afferrandolo per il polso e tirandolo verso di sé come al solito.
- Non posso ora, Alain, non vedi? Non è da gentiluomini lasciare una ragazza da sola.
Margaery fu felice che non si fosse riferito a lei con l’appellativo di “regina”.
- Ma se non ci insegni tu, non daremo il massimo! Sei stato tu a dirci che la velocità è molto importante quando si ruba!
A ciò, Margaery guardò il ragazzo con uno sguardo sorpreso e divertito. Per quanto la regina fosse di mente aperta, questa volta Walter era lievemente in imbarazzo.
- Non potete tirarvi indietro, Evan! Non avete sentito, Alain? È vostro dovere continuare ad allenare i vostri piccoli allievi! – lo esortò lei.
- Lo faccio solo perché hanno fame e …
- Non dovete giustificarvi con me. So perché lo state facendo e vorrei che continuaste a farlo. E poi, poco fa non ho detto che ognuno deve utilizzare, e in questo caso anche insegnare, le doti che ha?? – gli disse lei ammiccandogli.
- E voi?
- Io verrò con voi ovviamente! È offensivo da parte vostra sottovalutarmi solo perché sono una donna!
- Non l’ho mai fatto e non comincerò a farlo ora – le rispose lui ripensando ad Arya e Meera. Walter si alzò in piedi e le porse la mano, così Margaery la afferrò e fece lo stesso.
- Quindi correrete anche voi con noi, principessa??? – gli chiese incredulo il bambino.
- Certo!
- Ma il vostro vestito e le vostre scarpe … - continuò Alain dando una dubbiosa occhiata al suo abbigliamento.
- Le scarpe le toglierò e il vestito lo tirerò su mentre correrò.
Sia il bambino che il ragazzo erano piacevolmente sorpresi. Walter la condusse, insieme agli orfani, nel vicolo semivuoto in cui di solito facevano le gare di corsa.
- Dunque, la gara si svolge a coppie e consiste nel correre il più veloce possibile per tutto il vicolo, fino a sbucare dall’altra parte. Tuttavia, permettetemi di dire che non è leale da parte vostra gareggiare contro dei bambini – le disse Walter accennandole un sorriso provocatorio.
- Quindi voi non gareggiate mai contro di loro??
- No, io sono solo il loro “allenatore”.
- Allora gareggiate tra voi due! Siete entrambi grandi quindi va bene! Sarete voi la prima coppia! – propose una bambina.
- Ma Evan ha la gamba ferita!  – contestò un altro.
- Sì, ma anche con la ferita corre come una scheggia! Dovete sapere, principessa, che Evan è la persona più veloce che io abbia mai conosciuto! – esclamò Alain ricordandosi del giorno in cui l’aveva aiutato a liberare Sansa.
- Ah sì? Dunque, ora che il vostro allenatore ha la gamba in queste condizioni, dovremmo essere alla pari, giusto? – disse Margaery rivolgendo a Walter uno sguardo smaliziato. – O, per caso, avete paura che io possa battervi?
Walter aveva capito che la ragazza sapeva dove andare a parare.
- Allora mettiamoci in posizione – disse semplicemente lui ricambiando lo sguardo. Margaery rispose togliendosi le scarpe e alzando i lembi troppo lunghi del vestito con le mani mentre si preparava alla partenza. Non appena Alain diede il via, i due cominciarono a correre.
 
Quando Walter tornò alla casa dei piaceri, il sole era già tramontato. Avrebbe preferito ritornare prima per controllare che Rebeccah stesse bene, ma aveva perso la concezione del tempo dopo che aveva incontrato la regina, e lo stesso era stato per quest’ultima.
Non appena rientrò, decise di salire le scale che portavano al piano superiore e bussare alla porta della stanza della sua amica per stare tranquillo. Bussò una, due e tre volte ma nessuno rispose; così decise di entrare senza permesso e, come temeva, la trovò rannicchiata sul suo materasso, tremendamente tremante e scossa dai singhiozzi. Ma il ragazzo inorridì quando notò una macchia di sangue sulla parte del vestito che corrispondeva al fondoschiena della giovane. Non si erano mai spinti fino a quel punto.
- Rebeccah … - le disse fiondandosi accanto a lei e smuovendola con la mano. La ragazza ci mise un po’ a calmare i singhiozzi e a capire di chi si trattasse, per quanto fosse scossa. Non appena riconobbe il suo tocco delicato e gentile e la sua voce, si rasserenò.
- Walt … sei tu … sei tornato. Non tornavi, così sono venuta qui e …
- Mi dispiace, mi dispiace tanto! Che cosa ti ha fatto??
La ragazza non riusciva a placare i suoi singhiozzi e a parlare bene, ma si sforzò di rispondergli. – Lord Rupert questa volta non ha esagerato; ma … poi … quando lui è andato via … ne è arrivato un altro che mi ha tenuto fino ad un’ora fa e …
- Tu sei in queste condizioni da un’ora??
- Sì …
- Ditocorto ti ha fatta vedere da un medico?
- Lo sai che lui non chiama medici per queste cose … dice che è normale e che ha visto di molto peggio … - A quelle parole, il ragazzo fece per alzarsi per andare a picchiare Petyr Baelish e costringerlo a chiamare un medico, ma Rebeccah lo afferrò per il polso e lo bloccò. – No! Ti prego, non farlo … resta con me, per favore …
- Ma non puoi rimanere così …
- Il sangue ha smesso di uscire qualche minuto fa … tra poco starò meglio. Ti prego … - lo supplicò lei scoppiando in lacrime e sfogando tutto il suo dolore. Walter la abbracciò come faceva sempre e le accarezzò i folti ricci rassicurandola. – Va tutto bene, Beccah. Ci sono io qui con te. Non devi preoccuparti …
La ragazza lo strinse e urlò disperata contro il suo petto mentre le lacrime continuavano a scendere. Quella storia si ripeteva ogni due giorni, più o meno, e Walter si era abituato a ciò. Ma non riusciva più a vederla soffrire così. Avrebbe voluto fare qualcosa per lei, salvarla da quell’inferno, ma cosa avrebbe potuto fare? Fuggire e portarla con lui, togliendole la possibilità di guadagnare grandi somme di denaro per la sua famiglia in difficoltà? La sua vita era troppo dura per una dolce ragazza cieca come lei. Era grato almeno di riuscire sempre a calmarla dopo ciò che le facevano. Quelle notti dormivano insieme come due bambini accoccolati, lui le sussurrava parole rassicuranti, le faceva sentire la sua presenza, la abbracciava e poi cantava per lei. La ragazza si rilassava completamente e si lasciava cullare e coccolare, fin quando il dolore fisico e mentale non svaniva completamente. Non aveva mai scoperto di saper cantare fin quando non gli aveva chiesto lei di farlo, durante uno di quei momenti di crisi. Era solito narrare storie, ma cantare sarebbe stata una novità per lui. Aveva provato ad intonare delle parole impacciatamente su sua richiesta, e aveva appurato che Rebeccah amava la sua voce e il suo modo di cantare. Anche quella notte, Walter rimase lì con lei, sdraiato su quel letto macchiato di sangue, mentre Rebeccah era stretta a lui, con il viso devastato dalle lacrime appoggiato al suo petto. Oramai era abituato alla sensazione di singhiozzi sul suo petto, che pian piano si affievolivano fino a sparire del tutto.
- Grazie, Walter. Grazie.
- Non devi ringraziarmi – le disse dandole un bacio sulla fronte e riprendendo ad accarezzarle la schiena. Quella sera, le cantò una canzone che narrava di un lupo e della sua stella. Il lupo aveva sempre inseguito una stella, un’unica stella tra le miliardi presenti nel cielo. Era convinto che se avesse continuato ad inseguirla, l’avrebbe raggiunta. Gli anni passarono e il lupo invecchiò e morì. Ma, nel momento in cui i suoi occhi si chiusero, qualcuno glieli fece riaprire: in quel momento la vide davanti a sé, più bella e splendente che mai. La stella gli disse che in quella vita non erano potuti stare insieme, ma in quella precedente lo erano stati ed ora erano legati per sempre. La stella gli promise che, in una delle vite future, si sarebbero di nuovo riuniti e se ne andò lasciandolo riposare nel sonno della morte.
Rebeccah era rivolta inconsciamente verso la luna fuori dalla finestra mentre ascoltava quello splendido canto.
- Riusciremo mai ad essere liberi? – gli chiese la ragazza quando Walter terminò.
- Sì, lo saremo. Te lo prometto – disse lui. Aveva preso la sua decisione: l’avrebbe portata via di lì. Avrebbe trovato il posto adatto a lei, un luogo che potesse darle l’amore e la felicità che quella ragazza meritava.
Quando constatò che Rebeccah dormisse profondamente, Walter fece attenzione a non svegliarla e scese al piano inferiore, intenzionato a trovare Ditocorto. Lo vide nella sua stanza ed entrò immediatamente.
- Non si bussa più?
- Devi smetterla di trattarli come giocattoli!! Lo sai che cosa le hanno fatto oggi quei sudici maiali?? Di questo passo, entro qualche settimana la uccideranno! Mi stai ascoltando?!
- Un po’ di sangue è più che normale dopo qualche richiesta particolare. Passa tutto entro qualche giorno, non angustiarti troppo per la tua amica.
Walter cominciò a non vederci più dalla rabbia. – Dì ai tuoi clienti di stare alla larga da lei per un po’ o di andarci piano, sempre che siano capaci di tenerselo nei pantaloni non appena si trovano di fronte ad una donna! Altrimenti, puoi avvertirli che glielo taglierò.  Stai pur certo che lo farò davvero!
- Dirò loro che è cagionevole di salute e di non farle richieste troppo strane. È il massimo che posso fare.
Walter sentiva che quella sera non avrebbe trovato sfogo alla sua rabbia. All’improvviso, sul tavolino della stanza dell’uomo, trovò una daga dall’impugnatura semplice e non troppo appariscente. In quel momento, un flash attraversò la sua mente: quando era ancora a Grande Inverno e stavano indagando sul sicario mandato per uccidere Bran, Cat era andata ad Approdo del Re e lì aveva scoperto che Petyr Baelish avesse venduto la famosa e costosa daga utilizzata dall’uomo, a Tyrion Lannister. O, almeno, così lui aveva affermato. Ciò aveva conseguentemente spinto Cat ad accusare e rapire Tyrion.
- La daga che Catelyn ti ha mostrato quando è venuta ad Approdo del Re, poco prima che mio padre morisse … - A quelle parole del ragazzo, Ditocorto si ridestò. – Hai affermato di aver venduto quella daga a Tyrion …
- Esattamente.
- Ma se non è stato Tyrion a mandare il sicario, dovevano sicuramente essere stati Cersei e Jaime, essendo stati scoperti con le mani nel sacco da mio fratello …
- È la soluzione più logica. Sappiamo tutti che …
- Ma quando ho rapito Cersei … - lo interruppe Walter afferrando distrattamente quella normale daga e avvicinandosi all’uomo. – … lei sembrava sorpresa quando le ho parlato del sicario mandato da lei e dal suo gemello per uccidere Bran. Ormai so riconoscere quando Cersei mente e posso affermare per certo che, in quel momento, stava dicendo la verità ed era sinceramente sorpresa. – Walter puntò l’arma sulla gola di Ditocorto, continuando. – Tutto questo mi porta ad un dilemma: chi ha mandato quell’uomo ad uccidere mio fratello se non sono stati né Jaime e Cersei, né Tyrion?
Baelish deglutì cercando di non scomporsi. In quel momento, pensò di essere davvero spacciato, per la prima volta in vita sua. Quel ragazzo lo aveva scoperto. Era troppo perspicace e aveva sbagliato a sottovalutarlo, come era solito fare con tutti gli altri. Avrebbe dovuto mostrare la massima attenzione con lui, esattamente come faceva sempre con Varys. – Hai qualcosa da dire, Petyr Baelish, per difenderti dall’accusa di aver tentato di uccidere Brandon Stark? – gli chiese Walter abbassandosi a pochi centimetri dal suo viso, con un tono che metteva i brividi.
- Sono stata io a mandare quel sicario. Ditocorto può essere accusato di innumerevoli crimini, ma non di questo – disse Cersei Lannister entrando nella casa e nella stanza.
Walter si voltò verso di lei incredulo. – Che cosa??
- Ti sono sembrata sincera perché sono brava a mentire, Walter. Almeno una volta, sono riuscita ad ingannarti. Sai bene che io e Jaime avevamo molti più motivi di lui per volere quel ragazzino morto. Puoi continuare a credere ciò che hai sempre creduto, perché è la verità.
Non appena Walter abbassò la daga, Baelish si toccò la gola e Cersei gli rivolse uno sguardo che l’uomo intese perfettamente. Ho mentito e ti ho salvato, questa volta, viscido verme. Ma non succederà di nuovo. 
   
 
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