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Autore: Longriffiths    16/09/2017    4 recensioni
Si sentiva diversa da tutti i suoi coetanei, e non solo per il non proprio piccolo dettaglio scuro e peloso lungo sessanta centimetri che portava avvolto intorno alla vita e sotto la gonna ogni giorno, per nascondere il fatto di essere la discendente di una razza aliena scomparsa tempo addietro con il suo pianeta natale di cui lei sentiva dentro una grave mancanza pur non avendolo mai visto, e non solo a causa del titolo che avrebbe portato se fossero ancora esistiti.
Genere: Angst, Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Pan, Un po' tutti | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Pan/Trunks
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si può?》

Il ragazzo fece capolino dopo aver bussato un paio di volte alla porta della camera di sua sorella. Questa era seduta alla sua scrivania impegnata a tingere le labbra di un rosa pallido, preparandosi per una nuova giornata di scuola iniziata già da sei giorni. Quando gli diede un permesso verbale il ragazzo si accomodò sul suo letto, notando le ante degli armadi insolitamente chiusi nel verso sbagliato,  e non era affatto tipico dela ragazza. Lei era estremamente pignola ed attenta ai particolari quasi disturbata ossessivo-compulsivamente, andava in bestia se qualcosa non era posizionato nel modo giusto, in disordine o alla rinfusa. Trunks sospirò inquieto, era preoccupato per sua sorella. Da un periodo a quella parte si comportava in modo strano. Fare a botte a scuola, distrarsi negli allenamenti, lasciare le cose libere di stare dove il vento scegliesse senza obiettare. Sapeva che Bra stava crescendo ed in quella fase della vita le donne potevano assumere atteggiamenti strani seppur dettati da una logica, ma non poté fare a meno di stupirsi negativamente di come stessero andando le situazioni, era suo fratello maggiore e molto tempo fa aveva promesso a sua madre di proteggere sempre quella che allora era solo un fagottino rosa ed indifeso, ma il suo ruolo non era mutato e per quanto potessero essere diversi caratterialmente o avere una differenza d’età che non avrebbe mai permesso loro di incontrarsi in accordo a molte cose, per lui restava sempre la sua sorellina. Non parlavano molto delle questioni personali tra di loro, ma non avevano mai avuto problemi nel confidarsi tante cose, ed anche se sapeva che chiederle cos’avesse avrebbe solo portato ad una lite, decise di provare ugualmente a farla sentire a proprio agio, mostrandole vicinanza ed appoggio. Goten gli aveva raccontato il battibecco che si era tenuto tra i due, e Trunks ne era rimasto esterrefatto. Certo, era lieto che Bra avesse tappato la bocca a Valese, al violetto stava non poco antipatica quella ragazza ed in più non sentiva alcuna empatia verso di lei, né gli piaceva affatto il modo in cui si approcciava col moro o le occhiate velenose che gettava a sua sorella. Ma Bra era una tipa razionale e matura che non si lasciava raggirare da simili giochetti, non aveva mai ceduto alle sfide di nessuno e non era normale una reazione del genere da parte sua, che provasse dei sentimenti anche lei verso il suo, anzi, il loro migliore amico?

Quella sera dalla sua confessione, Trunks si era ritrovato a pensare a come si metterebbero le cose se loro due stessero insieme. Si era reso conto che per loro che avevano una longeva prospettiva di vita rispetto ai comuni terrestri non fosse molto importante la loro differenza d’età, considerando anche il fatto che la turchina fosse molto più avanti mentalmente rispetto ai suoi diciassette anni, e che avrebbe solo potuto fargli piacere un amore tra i due anche se sentiva inesorabilmente un filo di gelosia protettiva nei confronti di qualunque ragazzo lei avesse scelto più avanti. Per Trunks, Bra era sempre troppo piccola per certe cose.

Quando la ragazza gli si avvicinò lui quasi non se ne accorse perso nei suoi pensieri, tanto che lei dovette schioccargli le dita davanti al naso per ottenere la sua attenzione.

《Che ne dici se oggi io e te andassimo in città?》

《Oggi ho scuola Trunks, la mamma mi ucciderebbe.》

《La mamma non lo saprà. Prendo lo scooter, ti aspetto di sotto.》

Dopo un attimo di esitazione in cui la ragazza non comprese appieno il perché di quella richiesta inaspettata ma piacevole d’altronde, accettò mostrandosi pacata anche se internamente molto sorpresa e felice di trascorrere qualche momento in più con il suo adorato fratello. Il ragazzo scese le scale della sua abitazione salutando affettuosamente la scienziata ed i nonni, rivolgendo al padre solo un piccolo cenno col capo, informando i presenti che avrebbe scortato la turchina al posto loro poiché doveva andare a ritirare alcune cose in centro. Nel garage di famiglia c’era il suo mezzo di trasporto terrestre che i genitori avevano acconsentito a fargli usare una volta presa la patente, che usava al posto del volo per confondersi tra la folla quando passeggiava in mezzo alle genti. Lo scooter rosso fuoco si sollevò dal suolo non appena egli mise in moto fermandosi davanti la porta d’ingresso. La ragazza lo raggiunse pochi minuti dopo saltando in sella, ed il loro ‘destriero’ sfrecciò nella luce del primo mattino. Trunks scortò Bra in un piccolo vicolo in cui poter premere il pulsante che avrebbe trasfigurato lo scooter in una Capsula, per poi camminare assieme a lei verso un lounge bar in cui i due sostarono per consumare una ricca colazione composta da una decina di croissant ciascuno, qualche bottiglietta di succo e due cappuccini grandi, ma il ragazzo non accreditò il tutto sulla carta della propria madre come tutta la famiglia era solita fare, egli infatti pagò in soldi liquidi per non destare sospetti ai genitori. I due spesero l’intera mattinata in compere il cui fratello maggiore si sbizzarrì nell’accontentare la propria sorella nonostante il loro padre non approvasse poi così tanto il suo genere di vestiario, ed in vista del Torneo Tenkaichi entrambi acquistarono nuove tute da combattimento che più rispecchiavano il loro stile ed in cui si sentivano a loro agio, che esprimessero tutto ciò che i ragazzi volevano lasciar intendere agli sfidanti: timore ed inquietudine nell’affrontare quei fratelli avvolti nel loro kimono fabbricato in modo da aderire perfettamente ai loro corpi delineati invece di scendere morbido sino ai piedi, dalla stoffa nera ed oro la cui cintura rosso fuoco adornata da simboli scuri giapponesi formava la parola ‘fenice’, uno splendido animale mitologico in grado di produrre melodie incantevoli, guarire le ferire con le sole lacrime, e risorgere dalle proprie ceneri ogni qual volta l’animale perisse. Nel corso del loro giro, si fermarono al centro di un parco immenso in cui era tradizione per i turisti gettare monete all’interno dell’imponente fontana che lo caratterizzava, esprimendo un desiderio. Una sola monetina bastò ai due che attuarono insieme quel gesto tanto semplice da sembrare banale, come se il loro desiderio fosse quello di entrambi, come se non avessero altro che interessi e aspettative comuni. Ai loro stati d’animo quel piccolo momento fraterno bastò a sottolineare ancora quanto il loro bene reciproco fosse autentico e indissolubile, l’uno innamorato dell’altra di un amore che neanche un matrimonio puro e duraturo più di ottant’anni avrebbe potuto eguagliare. Lo stesso sangue pronto a donare vita ed anima per l’altro. Malgrado il ragazzo nonostante le imposizioni della turchina di dividere i compiti non le avesse permesso di spendere un centesimo neanche per la fontana, ella con la scusa di avere urgenza fisiologica s’intrufolò in un negozio chiedendo del bagno mentre egli aspettava fuori, Bra acquistò un piccolo dono che avrebbe consegnato al suo più grande amore quella sera stessa, per ringraziarlo di quella giornata e di tutto ciò che faceva per lei. Si sentì in colpa, una tremenda sensazione le strinse lo stomaco al pensiero di dover buttare tutto quello all’aria, ma tentò di scacciarlo, lei non era il tipo di persona che si tirava indietro e che si rimangiava la parola. Guardando l’orologio si accorse l’ultima campanella della scuola sarebbe suonata in meno di mezz’ora, così si diressero verso una gelateria acquistando dei coni a quattro gusti, dirigendosi verso un posto in cui liberare la Capsula che li avrebbe riportati a casa.

Come mai ci troviamo qui?》

《Volevo parlare un pò con te. Prima correvi da me ogni volta che ti succedeva qualcosa, ora non conversiamo quasi più.》La turchina sghignazzò.

Questo perché è il periodo in cui quelli della tua età sono stupidi.》

《Ha parlato quella che ora rompe i denti alle persone pubblicamente.》

《Mi ha provocato chiaro? Se quel cretino ha un problema che venisse lui a portarmi a fare un giro. Nel senso.. beh hai capito.》

《Bra, è sbagliato, lui è..-》

《Falla finita! È proprio per questo che non voglio parlare con te, siete entrambi dei coglioni che non capiscono un emerito cazzo di quello che succede, sindacate perché sono esplosa ma non uno di voi si è chiesto che cosa mi ha portato a tutto ciò, vi importa sapere il motivo ma non di conoscere la ragione! A voi non interessa niente di me, di quello che sento e che voglio! Siete tutti uguali su questo pianeta, perfino tu!》

《Bra, ciò che vuoi non esiste non puoi vivere in una fantasia, acconciare i capelli come se al posto di quel fermaglio dovesse esserci una tiara, la nostra razza si è estinta! Nostro padre è un principe senza regno ne reame ed io e te siamo terrestri quanto tutti gli abitanti della Terra, e tu possiedi un solo nome!》

In quel preciso momento, la turchina si sentì crepata internamente allo stesso modo d’un flebile vetro colpito con violenza da un ciottolo di strada, poté persino udire il suono della sua anima frantumarsi ed i pezzi di essa sbattere nel baratro del proprio io, infrangendosi in mille piccoli pezzi ognuno. Suo fratello stava insinuando che comportandosi in quel modo lei stesse soltanto cercando di attirare l'attenzione di Goten sottolineando il fatto che fosse una follia in quanto fidanzato, come se non lo sapesse, come se il pensiero non la tormentasse abbastanza. Stava completamente deviando il senso del discorso in una direzione totalmente errata dalla corrente realtà di Bra, ed in più la stava deliberatamente accusando di perdere la cognizione del vero rinnegando le proprie origini da parte di madre. Si sentì profondamente insultata da quelle parole tanto dure che in pochi attimi le strapparono tutto ciò che aveva costruito in tutta la sua vita, si sentì privata persino del piacere di fantasticare sulla vita che avrebbe potuto condurre se il destino avesse scelto un finale diverso per la loro stirpe, in cui lei si identificava per l’ottanta percento e nutriva un legame emotivo e spirituale nato dai racconti che il suo eroe le aveva sempre narrato da piccola sulla grandezza della loro razza e quanto forti e valorosi fossero i guerrieri che la contraddistinguono, e a causarle quel male tagliente era stata la persona più importante della sua vita, che delle sue vere intenzioni non ci aveva azzeccato neanche una virgola. Indietreggiò scuotendo il capo, le gote arrossate dall’agitazione che aveva preso possesso del suo corpo. Le sue iridi acquamarina persero la loro lucentezza. 《Non hai capito niente.》Pronunciando quella frase in tono velenoso e offeso, Bra spiccò il volo lasciando suo fratello fermo in strada ad invocare il suo nome nel tentativo di fermarla.

La giovane aprì la porta d’entrata sbattendola con una furia tale da spezzare le assi che la tenevano attaccata al muro salendo dritta in camera propria, chiudendosi a chiave al suo interno ignorando i colpi che la propria madre stava battendo per farsi aprire. Pochi minuti più tardi il ronzio del motore riempì la camera della ragazza che indispettita abbassò la finestra, desiderando che la luna sorgesse in fretta. Asciugandosi col dorso della mano una lacrima traditrice sfuggita al suo controllo, Bra aprì il suo armadio tirando fuori un borsone abbastanza grande per ospitare tutte le tute e le uniformi che stava preparando accuratamente sul suo letto. Una volta che tutto fu pronto, ella nascose la borsa sotto il letto procurandosi un foglio di carta, su cui lasciò scorre l’inchiostro lasciandosi trascinare da tutte le parole che il suo cuore sentiva di dover finalmente liberare, dopo essersi calmata e resa conto che Trunks agiva spinto dalla premura poiché voleva solo il suo bene. Stette quasi un’ora a scegliere il modo in cui iniziare il suo discorso, finché tutto le venne naturale e allora non riuscì quasi più a fermarsi.

 

Il buio incombeva nella stanza della turchina così come in tutta la struttura che ora ospitava i sogni più profondi dell’inconscio di coloro che l’abitavano. Al plenilunio mancavano solo un paio di giorni, e come se si trattasse di un normale ciclo mensile della natura di ogni donna, lei ne pativa i sintomi. Quel suo ciclo non era normale, una volta ogni mese sua madre doveva somministrarle una siringa colma di una soluzione che avrebbe tenuto a bada i suoi muscoli impedendone la dilatazione, un medicinale rassomigliante ad un vaccino studiato e messo a punto da lei in persona per molti anni servendosi del suo DNA e di quello di suo padre, un medicinale che non avrebbe mai messo sul mercato nonostante fosse un’invenzione pazzesca, ma nessun terrestre al mondo ne avrebbe mai avuto bisogno. Una volta al mese a partire dal tramonto del sole veniva barricata in modo da non fare entrare in casa neanche uno spiraglio di luce lunare, o sarebbero stati guai per tutti. E Bra ne sentiva i sintomi eccome. Ogni muscolo doleva e le gengive bruciavano da morire, era perfino incapace di tenere fermi gli spasmi che involontariamente la sua coda subiva, per questo in quel momento se l’era annodata stretta in vita in modo che non toccasse nulla e non svegliasse nessuno. Quel mese non ci sarebbe stato bisogno di alcuna puntura, ma scelse saggiamente di portarne una scorta con sé. Tra le mani aveva un sacchetto in cui nella flebile luce del laboratorio stava riempiendo con Capsule di ogni tipo. Cibo ed acqua a volontà, una doccia, un kit di pronto soccorso, una tenda da campeggio con materiale da scout incluso, provette con dei liquidi la cui natura chimica poteva essere utile in diverse situazioni, del materiale da appunti ed una torcia. Poteva bastare si disse, gli abiti li aveva già raccolti al rientro da quella giornata fantastica rivelatasi un incubo poche ore dopo, che aveva fatto crescere in lei la voglia di mettere immediatamente in atto il suo piano. Sospirò passando dinanzi la stanza dei suoi genitori, per salutarli mentre essi erano ignari di tutto. La pagina giaceva sotto il cuscino del suo letto, sapeva che prima o poi l’avrebbero trovata, si augurava solo di ricevere la loro comprensione. Suo padre non l’aveva più allenata dalla loro piccola discussione, per cui non aveva nulla da perdere. Ma quanto avrebbre sentito la loro mancanza.. le braccia ed i baci di sua madre così dolce e amorevole ed i permessi dati da suo padre quando voleva impedirle di fare qualcosa ed invece cedeva ogni volta. Aprì la porta osservandoli riposare, sui volti le loro espressioni erano calme e riposate nonostante non si fosse presentata a cena ne aveva risposto ai tentativi di approccio della sua famiglia nel corso del pomeriggio, ma si disse che aveva fatto bene, se si fosse lasciata guidare dai sentimenti avrebbe esitato e non poteva. Aveva una missione ora, e doveva portarla a termine. Richiuse la porta sospirando avviandosi verso quella di suo fratello, aperta. Ridacchiò notando il modo strano in cui dormiva, avvolto nelle coperte che poco gli proteggevano dal freddo, con una metà del materasso fuori dal suo normale asse. Entrò lentamente senza far rumore a passo felpato, per spostargli la frangia dalla fonte e depositare un bacio su di essa, lasciando sul marmo della finestra una piccola scatola acquistata quella mattina di nascosto, in cui dentro era posata una medaglia con su scritto in giapponese ‘eroe’.

Senza rimpianti, andò a recuperare la propria borsa indossando il capo acquistato poche ore prima, per poi aprire la sua finestra ed uscire da essa tenendosi in volo. Amareggiata richiuse il vetro poggiando per un attimo una mano aperta e la fronte su di esso, guardando per l’ultima volta per un lungo periodo di tempo quelle mura.

Partì senza voltarsi verso una landa sconfinata a parecchi chilometri dall’abitazione, sentendo il corpo fremere per ciò che stava per fare.

Arrivata a destinazione, una navicella era appostata in terra con il tettuccio aperto ed all’interno, un alieno che l’aveva vista crescere come aveva fatto con sua madre prima di lei, che si era gentilmente offerto di rischiare di morire per aiutarla. Era inutile, quando Bra chiedeva qualcosa a coloro che le volevano bene nonostante le situazioni complicate alla fine nessuno riusciva ad opporle resistenza. Quando l’uomo in questione osservò la scia di luce andare verso di lui, scese dal mezzo interstellare volgendole un saluto sarcastico non appena ella fu a fronteggiarlo.

Maestà, la sua carrozza l’attende.》

《Chiudi il becco Jaco! Non perdiamo tempo per favore o le cose andranno male.》

《Aspetta che tuo padre si svegli e per me andranno orribilmente..》

La turchina sorrise divertita avvicinandosi al Pattugliatore Galattico avendo percepito la paura che trasudava dal suo tono di voce, stringendogli la guancia per poi posare un bacio lungo e rumoroso. Le gote dell’uomo presero colore in segno d’imbarazzo, e per rompere quella tensione improvvisa le intimò di sbrigarsi a saltare a bordo. La ragazza non se lo fece ripetere due volte, lanciando il borsone sulla piattaforma che l’avrebbe scortata all’interno della navicella, salendo su di essa. Quando lo sportello stava per chiuderai, una voce femminile attirò la loro attenzione fermando i motori d’accensione del mezzo. Pan stava volando a tutta velocità nella loro direzione, e quando l’amica se ne accorse non fece in tempo ad uscire dall’abitacolo che fu travolta da un uragano che la stava abbracciando talmente forte da spingere a cadere in terra entrambe. Bra non sapeva se ridere, o piangere, nel dubbio fu scossa da una crisi che minacciava entrambe le reazioni. L’amica, aveva già gli occhi arrossati.

Pan, che diavolo ci fai qui?》

《Ti ho seguita, pensavi che ti lasciassi andare senza salutarmi?!》 La minore ridacchiò stringendola anche più forte, mentre l’alieno minacciava di decollare entro pochi secondi. Si staccarono a fatica tenendosi entrambe le mani, sentendo che una parte di loro sarebbe rimasta con l’altra durante l’assenza che le avrebbe separate.

Ti prego sta attenta, è pericoloso lì fuori. A loro penserò io, il tuo segreto è al sicuro.》

《Me la caverò, è sempre casa mia. Grazie di cuore, Pan.》

《Mi mancherai Bra.》

《Mi mancherai tanto anche tu.》

La turchina salì a bordo e finalmente, la navicella partì perdendosi sempre di più ad un’incredibile velocità nel manto oscuro dello spazio sconfinato, mentre una lacrima bagnava il volto della bruna a terra, intenta ancora a salutare il vuoto.

 

 

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Salve a tutti!

Beh, la nostra Bra ha compiuto un’azione abbastanza sconsiderata, ma quando il cuore detta la strada è impossibile non seguirlo. Ed ora cosa farà?

Ringrazio anche solo chi da uno sguardo ai miei capitoli, ma specialmente tutti quelli che seguono la mia storia tra cui Ionewolf87 per averla inserita tra le seguite insieme ai precedenti, e coloro che mi lasciano un piccolo parere, vi rimgrazio tutti infinitamente ragazzi♡

Alla prossima!

   
 
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