Capitolo 2
I
Maestri della Luce non tornarono a dormire sulla
Limoviole.
Zungurii e Sophia prepararono una cena veloce e la granroriana
offrì
loro di restare per la notte. Quando espressero i loro dubbi su quanto
gli
altri ribelli si potessero sentire a loro agio con loro lì,
Sophia li convinse
che non ci sarebbe stati problemi e che sarebbe stato un piacere.
Serjou
tornò sulla Limoviole e Zungurii lo seguì per
andare
a prendere qualche sacco a pelo. Lui, Hideto e Yuuki avevano infatti
deciso di
dormire fuori dalla tenda, grazie anche al clima mite del regno, mentre
Mai,
Kenzo e Aileen avrebbe dormito sulle brandine insieme a Sophia e Fresia.
Fresia
e Aileen tornarono a cena quasi finita e si misero a
mangiare in silenzio. Mai a quel punto le aveva annunciato che, dopo
lunghe
discussioni, avevano concluso che il suo aiuto in quanto Maestra del
Nucleo
Progenitore sarebbe stato utile per trovare Magisa nella fortezza. La
Guerriero
Verde aveva abbassato lo sguardo sul piatto e aveva mormorato un grazie.
Hideto
e Yuuki, tornato Zungurii, augurarono a tutti la
buona notte e uscirono a sistemarsi ai piedi degli alberi
più vicini alla
tenda. Il Guerriero Blu non era ancora tanto d’accordo sulla
presenza di Aileen
nella missione ma, aveva ammesso ai due amici, si rendeva conto che
girare a
vuoto il castello avrebbe portato a un fallimento certo.
Dentro
alla tenda, Mai e Kenzo continuarono ad armeggiare
per diverso tempo con delle ricetrasmittenti per essere sicuri che il
giorno
dopo le comunicazioni fossero il più possibile sicure da
orecchie indiscrete.
Aileen era rimasta a chiacchierare un po’ con le altre due
granroriane ma poi
si era scusate ed era andata a dormire. Fresia e Sophia avevano quindi
iniziato
a parlare e ridere sottovoce nel dialetto del loro villaggio,
sistemando alcuni
vestiti utilizzati dai ribelli.
Era
la vigilia del salvataggio di Magisa, o perlomeno del
tentativo, ma come erano andate le cose aveva riempito ciascun Maestro
della
Luce di dubbi e insicurezze.
Hideto,
Zungurii e Yuuki avevano chiacchierato a lungo o,
meglio, era stato Zungurii che aveva cercato di risollevare il morale
raccontando
episodi divertenti che lo avevano visto coinvolto in quegli anni. Poi,
lentamente, quando ormai l’accampamento era avvolto
dall’oscurità e illuminato
solo dalle deboli torce delle sentinelle, Hideto e Zungurii si erano
addormentati. Yuuki, invece, era rimasto sveglio a fissare il cielo
stellato
sopra di loro, un fresco venticello che portava via il caldo del
giorno. Il
ragazzo ripensò a quanto successo quella sera e strinse i
pugni fino a farsi
venire le nocche bianche.
Hideto,
accanto a lui, si mosse nel sonno e Yuuki rilassò le
mani. Fino a quando Aileen non glielo aveva rinfacciato, non si era
reso conto
quanto avesse cercato di ignorare i suoi sensi di colpa da quando era
arrivato
a Gran RoRo. Forse non avrebbe mai potuto ottenere il perdono per tutti
i suoi
errori e i suoi fantasmi lo avrebbero tormentato per sempre. Ma in nome
della
sorella si era ripromesso di cambiare, di proteggere ad ogni costo il
mondo che
amavano. Anche se avrebbe significato tenere d’occhio quella
ragazza che non
voleva essere considerata una principessa in attesa d’aiuto.
Il
Guerriero Bianco infilò la mano nella tasca ed estrasse
una carta. La luce della luna che sorgeva la illuminò. Yuuki
sorrise
malinconico, sfiorandone la superficie liscia con un dito.
“Hououga,
c’è qualcosa di
familiare in lei. Vero?”
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La
mattina dopo Sophia e Fresia avevano accompagnato le due
ragazze a rinfrescarsi in un ruscello poco distante. Prima di
allontanarsi, Mai
aveva intimato scherzosamente ad Hideto di non ficcanasare nei loro
mazzi,
lasciati dalle due nella tenda per evitare che si bagnassero, ottenendo
così
una poco convinta risata dai ragazzi.
Zungurii
portò frutta e pane dalla Limoviole e i
ragazzi si
sistemarono fuori dalla tenda per fare colazione, approfittando
dell’aria
ancora fresca del mattino. Attorno a loro, l’accampamento
stava riprendendo il
lavorio del giorno precedente, per lo più ignorando il
gruppo di Maestri della
Luce.
Hideto
afferrò un frutto simile ad un’arancia e storse il
naso davanti al thermos di succo di frutta.
“Venderei
il mio mazzo per una tazza di caffè!”
Kenzo
aveva riso e si era servito di una fetta di dolce.
Zungurii si era grattato la testa e aveva sorriso imbarazzato.
“Mi
spiace. Stiamo finendo le scorte. Presto dovremo andare
a rifornirci. Però non penso che Sophia e Fresia si
offenderanno se prendiamo
un po’ del loro tè.”
“Meglio
che niente”, aveva sospirato il Guerriero Blu.
Yuuki
si era alzato prima che lo potesse fare Zungurii.
“Vado a prenderlo io”, ed era entrato nella tenda.
Pochi
minuti dopo era uscito con tazze e teiera e anche le
ragazze li avevano raggiunti. Sophia fu felice che avessero iniziato a
preparare il tè e riempì le tazze raccontando
loro l’esilarante equivoco che
aveva accompagnato l’arrivo di Dan, Zungurii e Magisa durante
la loro prima
avventura.
Finita
la colazione, arrivò il momento di salutarsi. Sophia
e Fresia offrirono loro una pila di abiti e scarpe granroriani che i
Maestri
della Luce, e soprattutto Mai ancora in infradito e vestiti da
spiaggia,
accettarono con gratitudine. Le due granroriane augurarono loro buona
fortuna
qualunque fosse il loro obbiettivo e Aileen e Fresia condivisero un
lungo
abbraccio. Poi salirono a bordo della Limoviole e si
lasciarono alle spalle
l’accampamento.
La
tensione nel gruppo dei Maestri della Luce, una volta
rimasti soli, tornò a farsi sentire. Serjou raggiunse
M.A.I.A. ai comandi per
impostare la rotta verso la capitale. Tutti gli altri si sedettero sui
divanetti. Kenzo scambiò uno sguardo con Mai e poi
posò sul tavolino tre
ricetrasmittenti.
“Ci
abbiamo lavorato tutta la sera, io e Mai. I segnali non
dovrebbero essere intercettati.”
“Questo
regno non è dei più
sviluppati tecnologicamente, forse i vostri sforzi saranno
sufficienti.”
Il
ragazzino lanciò un’occhiata infuocata al robot e
la
ragazza al suo fianco gli strinse una mano sul braccio per evitare che
il tutto
degenerasse di nuovo.
“Ne
prenderò uno io. L’altro è per te,
Hideto. Kenzo terrà
la terza.”
Il
Guerriero Blu prese l’oggetto che gli tendeva Mai e se lo
sistemò nell’orecchio. “Quindi presumo
restiamo con i gruppi decisi ieri?”
Mai
annuì. “È la cosa migliore. Io,
Zungurii e Yuuki
cercheremo di aprire la strada a te e Aileen. Grazie agli abiti che ci
hanno
dato avremo più possibilità di passare
inosservati.”
“Speriamo
nessuno si ricordi di noi”, esclamò alla fine
Hideto posandosi sul divano e intrecciando le mani dietro la nuca.
“Comunque mi
sentirei meglio se non ci portassimo dietro il Nucleo
Progenitore.”
Aileen
strinse le mani sulla gonna e gli lanciò
un’occhiata
gelida. “So
cavarmela, Guerriero Blu. E
senza il Nucleo come pensi di poter trovare Magisa?”
“Sarà,
ma se non avessi fatto la scenata della bambina
viziata saresti rimasta sulla Limoviole.”
“Quel
che è stato è stato, no? Pensiamo a salvare
Magisa”,
provò a dire Zungurii cercando di riappacificare gli animi.
“Zungurii
ha ragione. Il Nucleo ci sarà utile, aumenterà le
possibilità del nostro successo. È inutile
continuare a discutere.”
Hideto
sbuffò alle parole di Yuuki. “Io non stavo
discutendo. È solo un dato di fatto.”
“Sono
una Maestra della Luce anche io!”, sottolineò con
tono
secco Aileen.
La
Guerriero Viola si alzò in piedi lentamente, aspettando
che quelli attorno a lei si fermassero da soli. Quando non successe,
passò
brevemente la mano sulla fronte e sospirò.
“ADESSO
BASTA!”, Maestri della Luce e granroriani si
zittirono uno dopo l’altro, l’attenzione che si
spostava su Mai.
La
ragazza incrociò lo sguardo con tutti i presenti, non
escludendo nessuno da quel muto rimprovero. Si sentiva già
tesa come una corda,
avrebbe pagato oro per potersi sfogare un po’ della propria
inquietudine con
qualche pattern. In quel momento
apprezzava molto di più la facilità con cui Dan
era riuscito a aggregare tutti
loro prima a Gran RoRo e poi nel futuro. Non era sicura di poterci
riuscire, ma
almeno uno di loro doveva provare a tenere tutti gli altri uniti.
“Siamo
una squadra adesso. Comportiamoci come tale.”
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Le
vie della città erano affollate, brulicanti di
attività.
Nel brusio di voci tra quelle case di pietra rossa e ordinate stradine
di pietre
levigate, si potevano sentire giochi di bambini, affari che venivano
conclusi,
venditori che offrivano la merce della campagna. Facendo attenzione, si
riusciva a sentire anche il rumore dei mezzi che percorrevano le
arterie
laterali, interdette ai passanti, per poi allontanarsi lungo la strada
che si
connetteva alla sopraelevata che brillava in lontananza. Poco fuori il
centro
abitato, c’era la stazione dei treni, dove un paio di binari
permettevano di
collegare la capitale ai pochi centri importanti del regno.
Mai,
Yuuki e Zungurii, intabarrati negli abiti offerti da
Sophia, si strinsero tra loro per non rischiare di perdersi. O
incrociare i
gruppetti di soldati in lucenti uniformi rosso-dorate che pattugliavano
le
strade.
I
due terrestri avevano provato ad immaginare che cosa avrebbero
trovato tra quelle vie, così vicine alla roccaforte. Un
clima oppressivo,
soprusi da parte dei soldati, volti rassegnati o spaventati, erano
tutte
ipotesi che avevano più volte attraversato la loro mente.
Ma
niente li aveva preparati a quello. Tutti sembravano
felici. In quella cittadina non c’era nulla che facesse
pensare ad
un’oppressione. Gli
stessi soldati
scherzavano con gli abitanti, accogliendo con le risate gli scherzi di
un
gruppo di bambini. Sembrava veramente la Gran RoRo che avevano
immaginato dopo
la loro vittoria. Dopotutto, quale città non ha delle forze
dell’ordine che
controllino la sicurezza? Erano come i corpi di polizia che avevano
sulla Terra.
E
più volte l’Imperatore veniva lodato. Dal
più ricco dei
venditori al più povero degli abitanti, dal soldato di
pattuglia alla mamma che
ringraziava della tranquillità con cui poteva allevare i
figli.
L’incongruenza
con il racconto di Zungurii e degli altri era
solo fonte di fastidiosa insicurezza. Più volte, mentre
camminavano lungo le
stradine senza dare dell’occhio, si chiesero quale fosse la
verità.
Non
sembravano toccati neppure dal fatto che Battle Spirits
fosse stato di fatto abolito, reso solo un fantasma di quello che era
stato un
tempo. Non più strumento di libertà e filosofia
di vita, ma semplice passatempo
per annoiati.
Se
Yuuki e Mai fossero stati superficiali, già dopo cinque
minuti, avrebbero potuto facilmente chiamare bugiardi i compagni di
viaggio di
un tempo. Ma c’erano dei dettagli subdoli, quasi invisibili,
che rendevano
inquietante quell’apparente idillio.
Ogni
volta che qualcuno li superava, li squadrava dalla
testa ai piedi e distoglieva subito lo sguardo, affrettandosi a
superarli.
Erano sguardi veloci. Se non stavano attenti, non se ne accorgevano
neppure. Ogni
sguardo celava lo stesso messaggio: diffidenza.
E
certo nessuno poteva averli riconosciuti. Non solo perché
i loro capelli, così diversi da quello tipici del regno,
erano nascosti dai
vestiti. Ma anche perché non erano più i
ragazzini di un tempo.
I
due Maestri della Luce si scambiarono uno sguardo trovando
conferma delle loro inquietudini. Era tutto troppo perfetto.
La
piazza si aprì davanti a loro, dominata dall’alto
muro
della fortezza e ai lati dagli edifici più importanti che
facevano da corona
alla piazza e finivano poco prima delle mura. In un angolo lontano, si
riuscivano ad intravedere dei mezzi simili ai classici taxi gialli. Era
lì che
si accumulava il maggior numero di venditori, allineati principalmente
ai bordi
della piazza.
Il
cancello della fortezza era aperto, il che facilitava il
loro piano. Ma c’erano delle guardie, come si sarebbero
aspettati, che
rendevano tutto più difficile. Era ridicolo pensare di poter
riuscire a passare
senza venir interrogati. Senza contare che la folla, ottimo
nascondiglio per
loro, non si avvicinava alle mura, lasciando un ampio e deprimente
spazio
vuoto.
Ad
un cenno di Zungurii, i tre si fermarono dietro ad un
angolo, attenti a non farsi sentire da nessuno.
“Come
vi sembra?”
Mai
sistemò una ciocca di capelli sfuggita. I suoi occhi
continuavano a vagare sulla piazza.
“Se
vogliono fare credere che tutto sia perfetto, ci stanno
riuscendo benissimo.”
L’espressione
del granroriano si rabbuiò e uno sbuffo uscì
dalle sue labbra. “È quello che odio di
più di questa situazione. Se guardi le
città, anche i villaggi volendo, sembra tutto quello che
sognavo mentre
lottavamo contro il Re del Mondo Altrove. C’è
anche un sacco di gente che sta
cercando di ignorare gli antichi pregiudizi!”
“Però?”,
lo incoraggiò Mai.
“Però
c’è qualcosa che non va”,
replicò Zungurii avvilito,
“qualcosa che mi impedisce di apprezzare veramente tutti i
miglioramenti di
questi anni. Gran RoRo sta morendo e sembra che nessuno se ne renda
conto.”
“Quando
mai qualcosa durante le nostre avventure è stato
semplice?”, commentò acidamente Mai.
Un
paio di granroriane con in mano grosse ceste e
accompagnate da alcuni bambini sbucarono dal vicolo vicino a cui si
erano
fermati. I tre si zittirono e finsero di dirigersi al mercato,
fermandosi poco
distante la prima bancarella e occhiandone la merce. Quando il
gruppetto passò
accanto a loro, Yuuki e Mai strinsero i lembi del mantello con
più forza e
tennero lo sguardo basso.
Rimasero
immobili ancora per diversi secondi, finché il
venditore, un granroriano dai tratti felini, si accorse di loro e
rivolse loro
un ampio sorriso accennando alla merce esposta con un braccio e
iniziando a
parlare con entusiasmo, probabilmente decantando i pregi dei suoi
prodotti,
spille, fermacapelli, bracciali e collane di cuoio e perle colorate, ma
senza
che i due umani riuscissero a capirne una sillaba.
Prima
di attirare troppo l’attenzione, Zungurii si fece
avanti, si fece mostrare qualche gingillo per poi scegliere due
braccialetti e
pagarli. Accettando con un cenno del capo i ringraziamenti del
venditore,
Zungurii iniziò ad allontanarsi seguito in fretta dagli
altri due. Affiancati,
rientrarono tra la folla che gironzolava attorno alle bancarelle.
Dopo
qualche istante, Zungurii allungò la mano verso Mai
porgendole uno dei due braccialetti. Quando si accorse che la ragazza
lo
fissava perplessa, il granroriano arrossì.
“È per te.”
La
Guerriero Viola, pur sorpresa, sorrise. “Grazie, ma non
era necessario.”
“Dovevo
pur prendere qualcosa”, borbottò il granroriano
infilando l’altro braccialetto in tasca. “Ne ho
preso uno anche per Aileen.”
“Sei
stato veramente carino”, ribadì Mai e Zungurii
ridacchiò strofinandosi il naso. Poi, la ragazza si
voltò verso Yuuki. “Cerchiamo
di trovare un modo per entrare.”
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La
ricerca si rivelò più complicata del previsto.
Come avevano
immaginato, tutti coloro che si avvicinavano al cancello venivano
brevemente
controllati e solo poi gli veniva permesso il passaggio. Da quando
erano
arrivati, erano entrati diversi granroriani con carretti pieni di
viveri o
ceste colme di panni probabilmente lavati al vicino torrente. Anche se
avessero
provato a passare, le guardie si sarebbero rese subito conto che loro
due erano
umani. Innervositi dallo stallo in cui si trovavano, i tre ripreso a
percorrere
per la quarta volta gli spazi tra le bancarelle. Di quel passo, i
venditori
avrebbero pensato che erano o clienti indecisi o clienti molto avari.
Più volte
si scambiarono sguardi nervosi. Cosa avrebbero fatto se non trovavano
un
passaggio per entrare?
Un
sacco pieno di riso si svuotò ai loro piedi facendo
fermare i tre. Attorno a loro, altri granroriani li imitarono. A pochi
passi di
distanza, un granroriano piuttosto massiccio e dai folti capelli scuri
fissava
sdegnato e furioso un ragazzo dai tratti felini, immobile e tremante
dietro un
bancone, i grandi occhi verdi dilatati.
“Io-io
non so veramente. Co-come possa essere successo,
signore. Controlliamo sempre con cura-”, mormorò
stringendo a sé una ragazzina
più piccola ma molto simile a lui.
Il
granroriano sbuffò e sbatté un pugno sul bancone,
facendo
sussultare i due. “Non l’ho fate abbastanza bene
allora!”
Poi
allungò una mano e afferrò il povero ragazzo per
il
bavero della casacca, sollevandolo di peso e trascinandolo oltre il
banco. “È
la seconda volta che trovo dei vermi nel sacco!”
La
ragazzetta strillò e corse via, disperdendosi nella folla
che fissava mormorante la scena, più di qualcuno con una
chiara espressione
spaventata sul volto. Un granroriano dietro all’energumeno,
cercò di attirare
la sua attenzione e farlo fermare, venendo ignorato bellamente.
“Vi-vi
sconterò il pre-prezzo del sacco”,
esclamò
flebilmente il ragazzo.
“Pensi
di cavartela con così poco, piccolo furfante? Vendere
merce avariata e poi far pagare gli ignari clienti?”
E
alzò un pugno per colpirlo. Yuuki e Zungurii si fecero
avanti.
“Io
lo lascerei andare.”
La
voce del Guerriero Bianco attirò l’attenzione del
granroriano che lasciò scivolare a terra il venditore,
voltandosi con sguardo
rabbioso verso i due. Mai superò i due amici e sorresse il
giovane granroriano
ancora pallido dopo lo scontro.
“Io
lo guadagno spaccandomi la schiena, il mio denaro! Non
posso farmi derubare, ho una famiglia da mantenere!”
“Ma
si è scusato e vi tornerà parte del
denaro”, ribadì
Zungurii cercando di suonare conciliante. “Non è
sufficiente?”
Il
granroriano strinse i pugni. “No! Rimarrei sempre con del
riso avariato!”
Yuuki
e Zungurii si prepararono all’attacco del granroriano
che pareva imminente, gli occhi neri di furia e i pugni alti davanti a
sé.
“FERMI
TUTTI!”
Il
grido immobilizzò tutti e folla e contendenti si
voltarono verso la sinistra. Davanti a loro c’era un gruppo
di soldati, uno dei
quali teneva per mano la piccola granroriana di prima. Appena vide
quello che
molto probabilmente era il fratello, lasciò la presa e corse
con le lacrime
agli occhi e un sorriso sollevato verso di lui, gettandoli le braccia
al collo.
Mai, a quel punto, si allontanò dai due e raggiunse i due
amici.
Intanto,
il granroriano che era a capo dei soldati si fece
avanti, fissando il granroriano e Yuuki, Zungurii e Mai rimasti isolati
dal
resto della folla che era arretrata fin dall’inizio, ancora
di più all’arrivo
dei soldati. Il suo sguardo era vagamente annoiato, infastidito che la
tranquillità venisse disturbata per una sciocchezza simile.
Alla fine, il suo
sguardo si posò sul granroriano che aveva attaccato il
ragazzo.
“Vi
verrà tornato il prezzo del sacco. D’ora in poi
cambiate
rifornitore, se la merce non vi soddisfa. Se vi vedo girovagare ancora
attorno
questa bancarella o seminar zizzania, verrete punito secondo la
legge.”
Il
granroriano abbassò il volto per nascondere una smorfia e
annuì. Il giovane afferrò i soldi da una sacca
appesa alla cintura e porse le
monete. L’energumeno le afferrò bruscamente e
infilò il denaro in tasca. Poi si
voltò di scatto e si allontanò tra la folla,
seguito dal suo amico visibilmente
sollevato.
Il
comandante dei soldati si voltò quindi verso Mai e gli
altri, mentre uno dei soldati porgeva il sacco raccolto da terra ai due
fratelli.
“La
prossima volta non immischiatevi. È il nostro lavoro
occuparci che la tranquillità sia mantenuta”,
affermò scrutandoli. “Chi viene
colto a partecipare a delle risse, riceve come premio un bel giro delle
prigioni. Sono chiaro?”
I
tre annuirono e il soldato tornò a voltarsi verso i suoi
uomini. “Ora andatevene e che tutti continuino ad occuparsi
del proprio, come
se non fosse successo niente”, aggiunse rivolto a tutta la
folla.
Il
Guerriero Bianco guardò oltre le spalle dei soldati,
scrutando tra la folla di granroriani che lentamente si stava
disperdendo. Dopo
ottant’anni, era plausibile che pochi li avrebbero
riconosciuti come i Maestri
della Luce. Nessuno degli abitanti della città sembrava
avere nemmeno la minima
idea che due delle strane persone che avevano davanti fossero degli
umani. Poi,
il suo sguardo si fermò sul volto di una figura
incappucciata, all’apparenza
proveniente da uno dei villaggi vicini, come tanti altri vestito in
rosso e
marrone. E nei suoi occhi scorse inequivocabile la certezza di essere
stati
riconosciuti.
“Ci
hanno scoperto!”, sibilò Yuuki afferrando il
braccio di
Mai e voltandosi repentinamente.
La
ragazza e Zungurii lo imitarono all’istante. Accelerarono
i passi, consci di non poter mettersi a correre onde evitare di
attirare
l’attenzione prima del previsto. Ma non riuscirono a fare che
pochi passi prima
che una voce maschile superasse il brusio della strada.
“SONO
I MAESTRI DELLA LUCE!”
Scoppiò
il finimondo. Yuuki, Mai e Zungurii scattarono prima
che il grido si disperdesse nell’aria.
“SOLDATI!
INSEGUITELI!”
Nella
furia della corsa, cercarono di fare attenzione a non
travolgere nessuno, ma la confusione rendeva impossibile capire
veramente in
quale direzione stessero andando. Urtarono bancarelle che si
rovesciarono a
terra. Attorno a loro grida di paura, sorpresa e anche odio.
Prima,
non si erano accorti di quanto grande fosse la
piazza, ma ora sembrava un’impresa impossibile riuscire a
raggiungere i vicoli
senza essere catturati.
“Da
questa parte!”
Un
manipolo di soldati sbucò dalla viuzza a pochi passi da
loro, che si erano illusi potesse essere la loro via di fuga. I tre
ragazzi
frenarono bruscamente per infilarsi in fretta e furia tra
un’altra fila di
bancarelle che, loro malgrado, li costringeva a tornare verso il centro
della
piazza. Nonostante le grida e i rumori di oggetti che si infrangevano a
terra,
i pesanti passi dei soldati erano sempre più vicini.
“Stiamo
tornando indietro!”, Zungurii sentì il sudore
scendergli lungo il collo. La loro situazione si stava facendo sempre
più
complicata e le prigioni sempre più vicine.
“Non
possiamo fare altro!”
Mai
riuscì appena a finire di parlare. A pochi passi da loro
un’intera bancarella di vasi e terrecotte venne rovesciata,
gli otri che
intasarono lo spazio già stretto e i cocci di vasi infranti
che riempirono il
selciato. I tre non fecero in tempo a fermarsi e inciamparono tra
ciotole e
pentole, perdendo ben presto l’equilibrio e ritrovandosi a
terra, i cappucci
dei loro mantelli ormai scivolati dalla testa.
Un
silenzio surreale scese in pochi istanti sulla piazza e,
quando anche la corsa dei soldati si interruppe alle loro spalle,
sapevano che
la loro fuga era finita.
“IN
PIEDI!”
Yuuki
e Mai si scambiarono velocemente uno sguardo,
consapevoli di non poter evitare di eseguire il comando. Zungurii,
accanto a
loro, aveva già le mani alzate e diverse pistole puntate
addosso.
“Signore,
anche questo è un Maestro della Luce?”
Il
granroriano di fronte a loro, evidentemente colui che
aveva il grado più elevato, si voltò con fastidio
verso il sottoposto.
“Lui
ti sembra forse un umano, idiota?!?”, sbraitò il
comandante. “Sarà solo uno di quei maledetti
ribelli!”, sibilò colpendo con un
calcio lo stomaco di Zungurii. Mai e Yuuki sussultarono e la ragazza si
portò
le mani al viso, mentre il loro amico si strine la pancia tossendo.
“Tornando
a voi”, il soldato granroriano tornò a fissarli
con uno sguardo nero di rabbia. “HO DETTO IN PIEDI!”
Il
Guerriero Bianco si alzò lentamente, lo sguardo gelido
fissò sul soldato. Dietro al comandante, alcuni degli altri
uomini del plotone
arretrarono di un passo. La Guerriero Viola, accanto a lui, invece,
iniziò a
tremare e si appoggiò a Yuuki per mettersi in piedi.
“Vi
prego,” sussurrò Mai, gli occhi ormai pieni di
lacrime.
“Non-non fateci del male!”, singhiozzò e
si portò una mano alla bocca.
Il
granroriano scoppiò a ridere, una risata fredda,
inquietante nel silenzio della piazza.
“Potevi
pensarci prima, bambolina. Magari con te saremo più
buoni,” annunciò, facendo scorre lo sguardo dalla
testa ai piedi della ragazza.
Anche altri dei soldati scoppiarono a ridere, mentre altri ancora
abbassarono
lo sguardo.
Mai
boccheggiò, per poi nascondere il viso dietro entrambe
le mani e scoppiare a piangere ancora più forte. Yuuki le
passò un braccio
attorno alle spalle per sorreggerla, il corpo della ragazza
scossò sempre più
violentemente dai singhiozzi.
“Non
riuscirete a vincere!”
Il
comandante alzò gli occhi al cielo, esasperato.
“Perché
quando venite catturati dite sempre le stesse cose?”
Avanzò
di un passo e si fermò di fronte al Guerriero Bianco,
gli sguardi incrociati che nessuno dei due voleva abbassare.
“Vi
piegheremo!”, sibilò e Mai, se possibile, venne
scossa
ancora di più dal pianto. “ALLE
PRIGIONI!”
A
quell’ordine, due soldati afferrarono Zungurii per le
braccia e lo costrinsero ad alzarsi. Altri circondarono Yuuki e Mai con
le
pistole pronte a sparare, intimando loro di muoversi.
Il
comandante rimase immobile, un sorriso soddisfatto che
gli piegava le labbra e un riflesso nero che brillava nei suoi occhi.
Attorno a
lui, quando i soldati iniziarono a muoversi, bisbigli e mormorii
tornarono a
farsi sentire tra la folla. Tremante, un granroriano si
avvicinò lentamente, il
berretto stretto convulsamente tra le mani.
“Signore…”
Il
soldato si voltò verso di lui. “Che
vuoi?”
“Il
mio bancone. Ec-ecco”, il granroriano deglutì,
“è tutto
andato distrutto.”
Il
comandante rimase in silenzio e osservò i cocci rossi che
ricoprivano il terreno. Il gruppo di soldati che teneva prigionieri i
Maestri
della Luce si fermò. Il comandante, intanto,
tornò a fissare il granroriano.
“Quante
volte gli umani hanno distrutto il tuo lavoro?”
“Cos-”
“Immagino
producevate vasi e terrecotte prima di ottant’anni
fa.”
Il
venditore sbatté le palpebre e annuì.
“Certo. La mia
famiglia le produce da diverse centinaia di anni.”
“Quindi,
ti ripeto, quante volte il tuo lavoro è stato
distrutto da quegli umani? O distrutto dagli abitanti dei regni
più forti prima
ancora?”
Lo
sguardo del venditore si illuminò di comprensione. Il
comandante si voltò verso il resto della folla.
“Quando
vedrete i ribelli, signori, pensate ad oggi. Pensate
a ciò che ho detto. Chi si è curato di noi prima
del nostro Governatore e del
nostro illustre Imperatore? CHI?”
“È
vero. Un tempo eravamo solo feccia per gli altri
regni…”
“E
gli umani? Hanno portato innovazioni…”
“Sì,
ma per loro siamo ancora rimasti feccia!”
Il
brusio della folla si fece sempre più forte. Il
comandante posò una mano sulla spalla del venditore.
“Oggi,
hai reso un grande servigio al nostro mondo. Siine
orgoglioso!”
Il
venditore granroriano annuì, il timore sostituito dalla
commozione e dalla fierezza. Ma il comandante non aveva finito.
“I
Maestri della Luce non sono i nostri salvatori! Hanno sconfitto
il Re del Mondo Altrove è vero, ma se ne sono andati
incuranti del dopo.
Ricordate, senza il nostro Imperatore saremmo tornati ad essere lo
zerbino
degli altri regni! Lunga vita all’imperatore!”
“LUNGA
VITA ALL’IMPERATORE!”
Il
grido si alzò nella piazza ad una voce sola, imponente ed
inquietante allo stesso tempo.
Mentre
le voci gridarono unite la celebrazione dell’Imperatore,
il comandante raggiunse i suoi uomini e con un brusco cenno del loro
capo
intimò loro di muoversi. Quando raggiunsero il portone della
fortezza, dietro
di loro la folla aveva ripreso il normale andirivieni e anche i rumori
erano
tornati ad esser quelli normali, voci e grida di mercato.
A
ridosso delle mura, era rimasto un unico gruppo di
granroriani, chi abitante del villaggio Gurii o del villaggio Miao
Miao, chi
ancora di altri villaggi del regno, tutti vestiti in abiti
dall’aspetto
identico e dalle tonalità del marrone e del rosso. Erano
tutti i servitori che
lavoravano nella fortezza, chi nelle cucine, chi per pulire, chi ad
occuparsi
delle astronavi. Come ogni mattina, erano stati incaricati di comprare
al
mercato tutto quello che poteva servire e l’inseguimento dei
Maestri della Luce
aveva attirato anche la loro attenzione.
Quando
passò il gruppo di soldati con i Maestri della Luce,
più di qualcuno cercò di cogliere uno scorcio del
granroriano che aveva ancora
una smorfia di dolore, della ragazza, i cui singhiozzi continuavano
imperterriti, e del ragazzo che aveva osato sfidare il comandante dei
soldati e
aveva fissato anche loro con sguardo glaciale.
Proprio
il comandante si fermò davanti a loro, gli occhi
ridotti a fessure.
“Cosa
state perdendo tempo! Muovetevi!”
I
servitori sobbalzarono e annuirono precipitosamente mentre
il comandante si allontanava, al seguito dei suoi uomini. Uno dopo
l’altro
attraversarono anche loro il cancello della fortezza e si dispersero
nel
cortile in base ai loro compiti. Dietro di loro, due soldati tornarono
a fare
la guardia all’entrata.
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Del
gruppo di servitori, una mezza dozzina si diresse verso
le cucine. Svoltarono subito verso destra, la direzione opposta a
quella presa
dai soldati, e raggiunsero una delle ali della fortezza. Le grandi
finestre,
aperte, permettevano di vedere i ripiani pieni di pentole, vasi pieni
di cibi e
bottiglie e sulle fiamme erano già sistemati diversi
pentoloni da cui
cominciava ad uscire un odorino ricco e speziato.
I
primi servitori si affrettarono a infilarsi tra il via vai
dei cuochi e degli aiutanti, che si spostavano da un ripiano
all’altro in cerca
degli ingredienti necessari. Gli ultimi due, invece, avanzarono
più lentamente,
guardandosi attorno con attenzione. Uno dei due era un granroriano
simile a
Zungurii per tonalità di pelle e capelli, anche se di
corporatura molto più
snella e con gli occhi blu, e l’altra con chiazze beige
chiaro e orecchie a
punta era inconfondibilmente una delle abitanti del villaggio Miao Miao.
La
ragazza posò la sacca di spezie che aveva in mano e
arricciò il naso.
“Urgh…
mi chiedo come facciano a mangiare questa roba così
piccante!”
Il
ragazzo portò un dito alle labbra. “Parla piano. O
vorrai
farti scoprire?”
L’unica
risposta della granroriana fu un’alzata di occhi al
cielo.
“Muovetevi
pelandroni!”
I
due sobbalzarono e si voltarono di scatto, occhi sgranati
per il terrore di essere stati scoperti. Davanti a loro c’era
la granroriana
più grande e possente che avessero mai visto, fatta
ovviamente esclusione per
le abitanti del Regno di Zaffiro. Era alta almeno due metri e
altrettanto
larga, grosse braccia muscolose e un mestolone brandito, effettivamente
capace
di sembrare un’arma in quelle mani.
Entrambi
arretrarono, fino a trovarsi contro le mensole
delle spezie.
“Niente
perdigiorno nella mia cucina! Filate a sistemare i
prodotti della dispensa!”
Indicò
loro la direzione con un gesto secco del mestolo da
cui partirono alcune gocce di sugoe nessuno dei due ebbe il coraggio di
dissentire. Annuirono e scattarono, rischiando quasi di spingersi
l’uno con
l’altro. Solo quando chiusero la porta della dispensa alle
loro spalle,
riuscirono a tirare un sospiro di sollievo.
La
ragazza si sedette contro il muro e il ragazzo vi si
appoggiò.
“Che
esperienza terrificante,” esalò spostando lo
sguardo
sulla compagna. “Hai le orecchie storte.”
Sbuffando,
la granroriana si portò le mani tra i capelli
verdi e si sistemò il cerchietto con annesse orecchie che le
avevano permesso
di passare per abitante del villaggio Miao Miao senza problemi.
“Cerca
di trovare un’altra uscita. Non ho alcuna intenzione
di incontrare di nuovo quella terrificante cuoca!”
“Su
questo sono d’accordo con te, Aileen.”
Mentre
la granroriana si rimetteva in piedi e controllava
che la coda, altro elemento del suo travestimento, fosse a posto,
Hideto
esplorò la grande dispensa. Per loro sfortuna,
l’unica porta sembrava essere
quella da cui erano passati. Il Guerriero Blu stava per arrendersi e
tornare
dalla compagna, quando si accorse che in alto sulle pareti
c’erano le griglie
della ventilazione, che con un po’ di fortuna sarebbero state
abbastanza grandi
per entrambi.
“Vieni!”
Hideto
spostò alcuni barili di lato e ne impilò un paio
per
creare un appoggio per farli salire. Non appena finì, Aileen
lo aveva raggiunto
e aveva notato la griglia.
“Sicuro
che passiamo?”
“Dobbiamo
sperarlo, non ci sono altre uscite.”
Il
ragazzo spostò la tunica e iniziò a cercare in
una delle
tasche del giubbotto che aveva sotto. Dopo qualche istante,
tirò fuori un
piccolo cacciavite.
“Voilà!
Questo dovrebbe andare bene!”, esclamò soddisfatto
per
poi passarlo alla granroriana, che lo guardò confusa, e
incrociare le mani
davanti a lui.
“Forza.
Ti do una mano a salire, così sviti la griglia.”
Aileen
alzò un sopracciglio e posò una mano sul fianco.
“Chi
ha deciso che tu dai gli ordini?”
“Sono
il Maestro della Luce con più esperienza tra i
due.”
“Lo
sai, vero -”, borbottò la ragazza posando il piede
sulle
sue mani e spingendosi sulle casse “- che io sono Maestra
della Luce da quasi
settant’anni?”
Hideto
le sorresse il piede fino a quando la granroriana
riuscì a sistemarsi sulle casse abbastanza in equilibrio.
Poi, rimase in attesa
mentre lei cominciò a provare le varie punte sulle viti.
“E
quanti sovrani folli con megalomaniache idee di
evoluzione hai aiutato ad eliminare?”
Aileen
aprì la bocca per rispondere per poi chiuderla
bruscamente e scuotere la testa. “Maschi,”
sibilò provando la quarta punta.
Dopo un paio di tentativi, la vite cominciò a girare.
Sorrise e strinse il
pugno. “Sì!”
Questo
attirò l’attenzione dell’altro Maestro
della Luce.
“Funziona?”
La
ragazza annuì e, nei minuti successivi, tolse una dopo
l’altra le viti passandole ad Hideto. Alla fine, gli
passò il cacciavite, che
lui rimise nella tasca, e lentamente, onde evitare di farla cadere,
tolse la
griglia. Quando il metallo strusciò il muro, si
sentì un debole cigolio ma fu
così debole che nessuno dalle cucine avrebbe potuto
sentirlo. Nonostante questa
certezza, i due emisero un sospiro di sollievo quando fu evidente che
nessuno
li avesse ancora scoperti.
Ogni
minuto, però, era prezioso dato che da un momento
all’altro chiunque sarebbe potuto entrare. Aileen si
infilò nello stretto
passaggio e si mosse nel canale di ventilazione per un paio di metri.
Poi,
rimase in attesa che Hideto la raggiungesse. Dietro di lei
sentì il ragazzo
salire sulle casse, ma non potendo voltarsi era impossibile capire a
che punto
fosse.
Furono
minuti lunghissimi, intervallati dai rumori che
faceva il Guerriero Blu nel salire. La granroriana stava quasi per
chiamarlo e
chiedergli a che punto fosse, ma un piede la colpì sulla
gamba.
“Stai
attento!”
“Vorrei
vedere te, gattonare all’indietro. Ho a malapena
spazio per muovermi!”
Aileen
aggrottò la fronte per poi sgranare gli occhi solo
pochi istanti dopo, rendendosi conto di come era salito il compagno di
squadra.
“Sei
salito all’indietro?!?”
Alle
sue spalle, si sentì un rumore metallico e poi la luce
nel canale si attenuò.
“Dovevo
pur rimettere la griglia in qualche modo. O
avrebbero dato subito l’allarme,” sibilò
Hideto mentre finì di sistemare il
meglio possibile la griglia. Doveva solo sperare che nessuno, nelle
cucine, si
accorgesse della loro assenza. Una volta soddisfatto del risultato
ottenuto,
estrasse l’auricolare e se lo sistemò
nell’orecchia.
“Ho
attivato le comunicazioni. Kenzo mi senti?”
“Forte e chiaro, Hideto.
Cominciavamo a preoccuparci.”
Il
ragazzo sorrise. “Abbiamo avuto solo qualche
contrattempo. Siamo nel sistema di aereazione.”
“Roger.”
“Ragazzino,
cerca di darti una mossa!”
Il
Guerriero Blu alzò gli occhi verso l’alto e mosse
la
testa, finendo per sbattere contro il soffitto del canale. Dietro di
lui,
Aileen soffocò una risatina.
“Se non mi distrai,
cassetta di cavi ambulan-”
“Ragazzi,
per favore! Non stiamo facendo una passeggiata! Vi
devo ricordare che essere ficcati in un canale di ventilazione non
è proprio il
massimo della comodità?”
“Ops, scusa. Vi do
subito la direzione.”
Hideto
annuì, anche se Kenzo non poteva vederlo, e
inclinò
la testa. “Ti darò le indicazioni man mano che ci
muoviamo. Cerca di stare
attent-”
Un
colpo secco allo stinco, lo fece zittire. “Non sono nata
ieri, se permetti!”
Il
Guerriero Blu aprì la bocca per ribattere, ma
cambiò idea
e roteò gli occhi. “Kenzo, cerca di farci uscire
da qui il prima possibile.”
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Quando
il plotone di soldati con prigionieri al seguito
arrivò alla loro meta, il pianto di Mai non si era
interrotto. La ragazza
continuava a essere squassata da singhiozzi incontrollabili.
Già più di qualche
soldato aveva un’espressione che era un misto di irritazione
e disagio, non
sapendo bene come comportarsi con questa fantomatica Maestra della Luce
che
scoppiava in urla disperate non appena la sfioravano.
Il
comandante, dismessi parte dei soldati e ordinato loro di
tornare ai loro posti, fissò stralunato i suoi sottoposti.
“Che
state aspettando, idioti! Perquisiteli!”
Quasi
scattando sull’attenti, un soldato corse a prendere il
dispositivo che permetteva di individuare la presenza di
ricetrasmittenti o
sensori mentre altri due si avvicinarono a Yuuki e Zungurii e li
perquisirono
in cerca di armi nascoste. Quando il primo finì di
controllare Yuuki, lasciando
spazio al collega con il dispositivo, il soldato si avvicinò
a Mai. Deglutì e
sfiorò il braccio della ragazza.
“VI
PREGOOOOO! NON-NON FATEMI DEL MALEEE!”
Il
povero soldato saltò indietro di un passo portandosi le
dita nelle orecchie. “Vi giuro, signora. Vi-vi ho appena
sfiorata!”
Mai,
in tutta risposta, scosse la testa e scoppiò a piangere
ancora più forte, il viso nascosto dalle mani. Yuuki e
Zungurii lanciarono
sguardi furiosi verso il povero soldato, che arretrò ancora
con le mani
sollevate davanti a sé.
“Non
essere ridicolo”, sbraitò il comandante spingendo
di
lato il sottoposto. “È una prigioniera come tutti
gli altri.”
Con
decisione, il granroriano afferrò il braccio di Mai. E
lei scoppiò a piangere ancora più forte, a urlare
e singhiozzare neanche la
stessero torturando a morte. Il comandante sgranò gli occhi
e si rese conto che
gli altri due prigionieri non gli saltavano alla gola solo per le armi
puntate
contro di loro.
Lasciò
il braccio di Mai e si allontanò verso l’uscita.
“Per
la luce del nucleo, controllate che non abbia ricetrasmittenti e
sbatteteli in
una cella!”
“Signor
sì, signore!”
Il
granroriano si fermò a metà delle scale e
lanciò uno
sguardo di disprezzo verso la ragazza scossa dai pianti.
“Mi
chiedo come abbia contribuito a sconfiggere il Re del
Mondo Altrove! Spaccandogli i timpani?”
I
soldati faticarono a trattenere una risata e il comandante
si voltò verso di loro, il volto deformato dalla rabbia.
“MUOVETEVI!”
Non
se lo fecero ripetere due volte. Il soldato esaminò con
il dispositivo la prigioniera singhiozzante, per due volte e
mantenendosi a
debita distanza. Quando confermò l’assenza di
ricetrasmittenti, i colleghi
condussero i tre prigionieri in una cella e li spintonarono dentro,
chiudendo
le sbarre alle loro spalle.
Non
appena entrata, Mai si lasciò scivolare a terra, il
corpo che tremava ancora. Zungurii si posò contro la parete,
per poter
riprendere fiato con più calma, e Yuuki afferrò
le sbarre e fissò i soldati che
si allontanavano. Il Guerriero Bianco non distolse lo sguardo fino a
quando gli
ultimi passi si persero nella distanza e la porta delle prigioni venne
chiusa
con un tonfo.
Poi,
spostò lo sguardo sulle celle che davano sul corridoio
da entrambi i lati. Fino al punto in cui si trovavano, tutte le celle
erano
vuote, anche se alcune mostravano chiari segni di essere state abitate
fino a
poco tempo prima. Cercò di sporgersi, per quanto possibile,
per vedere se le
celle oltre alla loro contenessero dei prigionieri e, in particolare,
Magisa.
Ma per quanto riuscì a vedere, nessuno si sporse o fece un
segno. Con tutto la
confusione che avevano fatto, se la Maga fosse stata lì, li
avrebbe riconosciuti
sicuramente. Non si riusciva a vedere, però, quanto
proseguisse il corridoio
anche per la scarsa luminosità data dalle piccole
finestrelle. E, dietro di
lui, Mai continuava a singhiozzare come in preda ad atroci dolori.
Yuuki
sospirò e si voltò verso la cella, un cubicolo di
pochi metri quadri chiazzato di umido e ragnatele, posando il suo
sguardo sulla
Guerriero Viola. Incrociò le braccia e sollevò un
sopracciglio.
“Mai,
credo che tu possa smetterla. Anzi, per favore, per la
mia salute mentale, finisci questo teatrino.”
La
ragazza si zittì di botto, il corpo immobile. Poi,
riprese a tremare ma questa volta era per le risate, che la ragazza
aveva
trattenuto a stento dal momento in cui li avevano arrestati. Mai si
alzò,
nascondendo la bocca dietro una mano e usando l’altra per
asciugarsi le
lacrime, stavolta vere, che il troppo riso le impediva di trattenere.
“Ci
sono cascati in pieno!”
A
quelle parole, sul volto di Zungurii apparve un enorme
sorriso e anche il granroriano scoppiò a ridere. Yuuki si
limitò stringere tra
due dita il dorso del naso, ripetendosi nella mente tutti i buoni motivi per cui faceva ancora parte
dei Maestri della Luce.
“Però
devi ammettere che ho recitato la parte di inerme
damigella-”, esclamò Mai
virgolettando le sue parole con le dita, “- in modo
esemplare.”
“Ti
proporrò per il premio oscar”, affermò
il Guerriero
Bianco con la massima serietà possibile.
La
ragazza ghignò e lo affiancò vicino alle sbarre.
“Grazie.
In effetti era al terzo posto dei miei obiettivi, dopo vincere il
premio di
miglior blogger e salvare Gran RoRo senza
farci ammazzare.”
“Cos’è
il premio oscar?”
“Perché
ho come l’impressione di stare facendo da balia?”
“Suvvia,
Yuuki -”, replicò Mai con un sorriso stampato in
volto colpendolo con un gomito, “- sappiamo tutti che in
fondo ci vuoi bene.”
“Molto in fondo.”
La
Guerriero Viola scosse la testa e tornò a concentrarsi
sulle celle fuori dalla loro. Non sembrava esserci veramente nessuno,
il
silenzio era quasi opprimente, lugubre. A quanto sembrava, nel Regno di
Rubino o
erano tutti rispettosi delle leggi o chi veniva catturato riceveva in
fretta la
sua punizione.
“Nessuna
traccia di Magisa, vero?”
“Nessuna”,
confermò Zungurii affiancando i due Maestri della
Luce. “Anche se potrebbero averla spostata. Alcune celle
sembravano essere
state occupate fino a poco tempo fa.”
Mai
sospirò e si andò a sedersi sulla striminzita
brandina
che costituiva l’unico giaciglio dell’altrettanto
striminzita cella.
Fortunatamente, e se tutto andava come nei piani, non avrebbero dovuto
passarci
troppo tempo. Portò le mani sui capelli e tolse il fermaglio
che bloccava le
ciocche. Ignorando i capelli scivolati ai lati del suo viso, la ragazza
girò il
fermaglio e sganciò la ricetrasmittente attaccata alla base.
Poi, la sistemò
all’orecchia e premette il tasto di attivazione.
“Avverto
Kenzo che qui abbiamo fatto un buco nell’acqua.”
“Peccato,
speravo sarebbe stato più facile”,
commentò
Zungurii con espressione triste.
“Speriamo
Hideto e Aileen abbiano più fortuna”, aggiunse
Yuuki posandosi contro il muro.
A
loro non restava che restare in attesa del segnale che
avrebbe dato inizio alla seconda parte del loro piano.
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“Hideto, ho appena
ricevuto la conferma che Magisa non si trova nelle prigioni.”
“Ok.”
Il
Guerriero Blu si voltò verso il corridoio che avevano
appena superato. Il sensore sistemato da Kenzo, M.A.I.A. e Mai non
aveva dato
loro nessun segnale. Secondo loro, il dispositivo avrebbe dovuto essere
in grado
di captare perlomeno il segnale della presenza di persone, qualcosa che
riguardava la traccia del calore corporeo o roba del genere. Quello era
già il secondo
piano e ne mancavano ancora tre. Avevano già incrociato tre
gruppi di soldati
in pattugliamento e una dozzina di servi.
O
il dispositivo non funzionava o avevano spostato Magisa e
tutti i loro sforzi erano stati vani. E, visto che Aileen non sembrava
aver
ricevuto alcun input dal Nucleo Progenitore, entrambe le opzioni
avevano la
stessa validità.
Hideto
si rese conto di essere fermo da un po’ troppo e
tornò a voltarsi avanti. Nel farlo il suo sguardo si
posò sulla granroriana,
che stava avanzando con circospezione verso le scale che li avrebbero
condotti
al terzo piano. Sarebbe dovuta essere stata lei a indicare loro dove
era
Magisa, con i poteri del Nucleo individuare la Maga sarebbe dovuto
essere un
gioco da ragazzi. Il Nucleo era attivo senza la misteriosa
luminosità bianca?
Il Guerriero Blu non ne aveva idea. Lei stava cercando, o almeno
così
continuava a ripetere. Era possibile, ma lui aveva imparato a non
fidarsi
subito. Vista soprattutto la recidività con cui la
granroriana aveva mentito
loro nei due soli giorni che si conoscevano. Non avevano neppure
iniziato e già
aveva provato a tener nascosto il fatto di avere il Nucleo Progenitore.
Cos’altro
poteva celare loro?
“Muoviti
o ci scopriranno!”
La
raggiunse rapidamente e i due si fermarono ai piedi della
scala, nascosti dietro l’enorme statua di un dragone.
“Kenzo,
siamo alle scale. Dicci come proseguire.”
“Il piano superiore
sembra avere una planimetria simile ai piani precedenti. Ma fate
attenzione,
dovrebbero esserci le stanze dove il Governatore amministra il suo
potere.”
Ovvero
più soldati. In silenzio, il Maestro della Luce
attese che l’amico gli fornisse la collocazione delle stanze
più a rischio.
Poi, sbirciò rapidamente lo schermo del dispositivo che una
volta tanto non
indicava la presenza di granroriani in avvicinamento.
“Saliamo.
Finite le scale, svolta a destra.”
Aileen
annuì e iniziò a salire, tenendosi contro il
muro.
“Lo sai, sarebbe più facile se fossi tu a
guidarci, invece che continuare a
darmi le indicazioni.”
“È
meglio così.”
Il
perché non mi fido
risuonò nel silenzio nonostante non l’avesse
detto, ma era evidente che fosse
quello il motivo. Aileen si morse un labbro e non disse nulla, ma
quella
situazione cominciava ad infastidirla. Se ne era accorta quasi subito,
dal
fatto che in nessun momento il Guerriero Blu aveva distolto lo sguardo
da lei. Si
sentiva sorvegliata.
Arrivarono
al piano superiore e proseguirono nella direzione
indicata da Kenzo. Ancora corridoi di pietra rossastra e finestre che
si
aprivano sul deserto o sui boschi che ricoprivano le pendici delle
montagne. Se
non avessero avuto una piantina, si sarebbero sicuri persi.
Non
fecero molti metri prima di incrociare un duo di
soldati. Hideto e Aileen tennero la testa bassa e rimasero vicino al
muro. I
due li degnarono appena di uno sguardo e poi proseguirono. Nonostante
tutto, i
due Maestri della Luce non poterono che tirare un sospiro di sollievo.
Erano
sicuri che il loro arraffazzonato travestimento sarebbe stato scoperto,
ma era
un conforto riuscire ogni volta a passarla liscia.
“Percepisci
Magisa? È qui da qualche parte?”,
bisbigliò il
ragazzo quando fu sicuro che i soldati fossero abbastanza distanti.
Aileen
si fermò, la fronte aggrottata. “No. No, non sento
niente.”
Hideto
alzò un sopracciglio. Forse era lui troppo prevenuto
nei suoi confronti, ma ogni piano che passava e ogni volta che glielo
chiedeva,
la granroriana sembrava sempre più insicura. Un gruppo di
granroriani, uomini e
donne, vestiti in eleganti tuniche rosse, marroni e beige uscirono da
una sala
presidiata da quattro soldati. Quest’ultimi si inchinarono al
loro passaggio e
i granroriani si sparsero in gruppetti. Quando alcuni di quelli
arrivarono
davanti a loro, Hideto e Aileen si inchinarono sudando freddo. Dovevano
essere
i consiglieri del Governatore. Era solo da sperare che fossero in
quella stanza
per una riunione a distanza e non perché il Governatore
fosse lì.
Una
volta allontanati i consiglieri, i due superarono
velocemente il tratto di fronte ai soldati. Li oltrepassarono con
sguardo basso
e non rallentarono fino a quando non smisero di sentire gli sguardi dei
soldati
su di loro. Svoltato in un nuovo corridoio, Hideto afferrò
il polso di Aileen e
la trascinò tra due piante simili a felci.
“Senti,
comincio a perdere la pazienza. È possibile che tu
non sia stata in grado di individuare Magisa?”
“Pensi
che sia così facile? Se pensi di poter fare meglio,
ti lascio volentieri il mio posto.”
Il
Guerriero Blu roteò gli occhi. “Non è
questo il punto. Ma
il nostro tempo sta arrivando agli sgoccioli. Quanto tempo pensi
passerà prima
che si accorgano che siamo degli intrusi?”
Aileen
incrociò le braccia e sbuffò. “Sto
facendo del mio
meglio. Potresti anche fidarti un po’ di più di
me. Non saresti così insistente
se al posto mio ci fosse uno dei tuoi amici!”
“Io
non mi fido dei miei amici perché sono amici. Io mi fido
perché ne abbiamo passate così tante assieme che
so che puntiamo allo stesso
obbiettivo. Che in caso di bisogno siamo lì uno per
l’altro. E tu?”
La
Guerriera Verde strinse le labbra e abbassò lo sguardo.
“Tu
ci hai mentito, quando vi avevamo chiesto espressamente
di non farlo. E sul Nucleo Progenitore”, esclamò
il ragazzo per poi sospirare e
scuotere la testa. “E non è neppure quello che
più mi infastidisce, che mi rende più
difficile fidarmi di te.”
A
quelle parole, Aileen tornò ad alzare lo sguardo confusa
da quell’affermazione. “E allora
perché?”
“Perché
pensi di essere l’unica ad aver dovuto fare dei
sacrifici, che quello che hai passato è peggiore di quello
che hanno vissuto
gli altri. Tu non sai niente di quello che abbiamo sopportato in questi
sei
anni. Saranno pochi, ma alcune delle cose che ci sono successe ci
basteranno per
una vita. Credimi.”
Sentirono
dei passi avvicinarsi e i due ripresero a
camminare. Prima di riavviarsi, però, Hideto
affiancò Aileen ancora una volta.
“Abbiamo
quasi perso le nostre famiglie a causa delle
bugie”, sibilò con voce dura, anche se si sentiva
il dolore nascosto in fondo,
“Yuuki è quasi morto a causa di idioti che hanno
creduto ad un sacco di
panzane. Ci scuserai se siamo un po’ suscettibili alle
menzogne.”
Aileen
annuì, deglutendo, e nessuno dei due disse più
nulla.
Ripreso a camminare e sperare che una delle porte che superavano
contenesse al
suo interno Magisa.
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Mai
raggiunse il fondo della cella, sbuffò e si voltò
tornando a camminare lungo i pochi metri che la separavano di nuovo
dall’altro
muro. Zungurii e Yuuki, seduti sulla brandina per evitare di
intralciarla, la
guardavano, il secondo abbastanza divertito, il primo con un vago color
verdastro in volto.
“Mai,
devi per forza andare avanti e indietro tutto il
tempo?”
“Sì”,
replicò la ragazza incrociando le braccia e tornando a
voltarsi. “E tu non dire nulla!”, aggiunse in
direzione del Guerriero Bianco,
il quale si limitò ad alzare il sopracciglio.
“Credo
di cominciare ad avere un po’ di nausea”, si
lamentò
il granroriano.
“Si
chiama mal di mare, Zungurii.”
A
quel punto, Mai esalò un verso esasperato e fece cenno ai
due di farle spazio. Yuuki ghignò e si alzò in
piedi, lasciandole il posto. La
ragazza si sedette e posò la testa al muro.
“Ho
paura che sia successo qualcosa. Perché ci mettono
così
tanto?”
“La
fortezza è grande”, suggerì Zungurii
cercando di non
mostrarsi troppo soddisfatto dal fatto che Mai avesse smesso di cercare
di
creare un solco nella pietra. “E poi lo avete detto voi,
Hideto ci sa fare.”
“Senza
contare che li avrebbero già portati qui in cella, se
fossero stati catturati”, aggiunse Yuuki.
“Avete
ragione. Speriamo facciano in fretta.”
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“Allora?”
“Ci
sto provando”, sibilò Aileen aprendo gli occhi che
aveva
chiuso poco prima per cercare di concentrarsi. Il corridoio si stendeva
davanti
e dietro di loro, uguale a tutti gli altri. Cambiava solo
l’ala della fortezza
in cui si trovavano e il numero di porte.
“Lo
dici da un pezzo, abbiamo già setacciato tre piani. Magisa
è nella fortezza o no?”
La
granroriana inspirò, cercando di riacciuffare
quell’energia che aveva sentito dentro di sé
quando finalmente era riuscita ad
aprire il portale per la terra. Percepiva il potere del Nucleo dentro
di sé, ma
lo sentiva estraneo. Incrociò lo sguardo impaziente di
Hideto e scosse la
testa, lacrime nervose che le inumidirono le ciglia. Era una stupida.
“Non
lo so!”
Il
Guerriero Blu sgranò gli occhi e aprì la bocca
per dirle
qualcosa, ma sussultò un attimo dopo voltandosi di scatto
nella direzione da
cui erano venuti. Lontani, si sentivano rumori di passi e di voci
sempre più
vicine. Afferrò il polso di Aileen e la trascinò
dentro una delle stanze,
vuota, che avevano superati pochi istanti prima. La spinse dentro e
chiuse la
porta alle loro spalle, posando l’orecchia sul legno.
Era
un gruppo di soldati.
“-
le novità? Sono riapparsi i Maestri della Luce.”
“Davvero?”,
esclamò un altro quasi eccitato.
“Chiusi
ora che parliamo nelle prigioni. Che faccia tosta.
Ricomparire così, dopo ottant’anni.”
“Sarebbe
bello duellare con loro. Hanno sconfitto il Re del
Mondo Altrove!”
“Frena
gli entusiasmi, novellino. Cercherebbero di riportare
tutto come era”, si intromise un terzo.
“Che
poi cosa vogliono capirne loro, umani che sono stati a
Gran RoRo per quanto? Qualche mese?”
Risero
e le loro voci si persero quando svoltarono in un
altro corridoio. Le loro parole gli fecero crescere il groppo di
inquietudine
che si era formato attraversando la città. Se non fosse
stato per le parole di
Zungurii e degli altri, avrebbe veramente pensato che Gran RoRo fosse
rinata.
E, invece, mentre da una parte sembrava il mondo che tutti sognavano
quando il
Re del Mondo Altrove dominava, dall’altra si stava
corrompendo, come infettato
da un virus.
Hideto
scosse la testa e decise di rimandare quelle
elucubrazioni ad un altro momento. Si voltò verso Aileen e
la trovò seduta su
una sedia, le mani strette a pugno sopra le ginocchia.
“Riesci
a spiegarmi a cosa intendi dire con quel non
lo so?”
Aileen
alzò lo sguardo, indispettita e vagamente
imbarazzata, e lo fissò avvicinarsi.
“Quello
che ho detto. Ho impiegato un mese per riuscire ad
aprire quello stupido portale per portarvi qui, ok? Un mese! Non ho
idea di
come fare ad usare il Nucleo!”
Mentre
la ragazza parlava con il tono di voce più basso che
però riuscisse anche a trasmettere tutta la sua
frustrazione, Hideto aveva
sgranato sempre di più gli occhi fino al punto in cui si era
preoccupato se
potesse venirgli un crampo. Aveva tanto chiesto di venire con loro e
non aveva
la più pallida idea di come usare il Nucleo?
“E
perché non l’hai detto prima? Prima di arrivare in
città
eri abbastanza sicura di te quando decantavi
l’utilità che avrebbe avuto il Nucleo!”
“Non
volevate che venissi appena avete scoperto che lo
custodivo! Avrei dovuto darvi ragioni in più per lasciarmi
sull’astronave?”
Il
Guerriero Blu si coprì gli occhi con la mano, sforzandosi
di bloccare la risata isterica che minacciava di uscirgli dalla gola.
Mai e gli
altri in prigione, loro due mascherati e bloccati in una stanza senza
avere la
più pallida idea di come proseguire: sembrava una
barzelletta poco divertente.
“Magari
sarebbe stato carino sapere che uno dei perni del
nostro piano non fosse così affidabile.”
Aileen
sospirò e distolse lo sguardo. “Volevo aiutarvi a
liberare Magisa.”
Hideto
non rispose e la ragazza tornò a voltarsi verso di lui,
incrociando il suo sguardo, deglutì stringendo la stoffa
della tunica tra le
dita. “Scusa.”
Il
ragazzo sospirò. “Ci toccherà
improvvisare. Ricordi come
hai fatto ad usare il Nucleo per aprire il portale?”
“Non
esattamente. Erano giorni che provavo a concentrarmi.
Poi è successo quasi un po’ per caso.”
“Ok.
E come mai questa volta non funziona?”
“Non
è ho idea”, sbottò Aileen,
“cerco di concentrarmi ma è
come se non riuscissi ad afferrarlo. E non credo che la fretta mi sia
proprio
di gran aiuto.”
Hideto
si inginocchiò davanti a lei, attirandosi gli sguardi
perplessi della ragazza. “Dimenticati della fretta.
Convinciti di avere tutto
il tempo di questo mondo. Chiudi gli occhi.”
La
granroriana, anche se poco convinta, fece come gli
diceva. Chiuse gli occhi e cercò di scordare che si
trovavano in una fortezza,
circondati dai nemici e senza una metà precisa.
Corrugò la fronte.
“Aileen,
non ti stai rilassando. Fai così, pensa a qualcosa
che ti rilassi. Una musica, un luogo. Cerca di visualizzarlo.”
La
sorgente del suo regno, pensò immediatamente la ragazza.
L’acqua cristallina dai riflessi verdi, il ronzio degli
insetti, le fronde che
sussurravano mosse dal vento.
“Brava,
sta funzionando. Ora continua ad inspirare ed
espirare.”
Le
sembrava quasi di poterla toccare, così vicina. Un
gruppetto di farfalle le passò a fianco.
“Non
pensare al Nucleo. Concentrati su Magisa, su quanto la
vuoi salvare. Trovala.”
Una
farfalla si posò sulla sua mano, luminosa, e
sentì il
suo bagliore avvolgerla. Fuori, Hideto aveva sussultato quando
un’aura
iridescente aveva avvolto la ragazza ancora ad occhi chiusi, i suoi
capelli che
ondeggiavano lievemente. Davanti alla sorgente, Aileen sorrise e poi la
sentì.
E si voltò di scatto.
Aprì
gli occhi e vide davanti a sé Hideto. La luce attorno a
lei si era spenta, ma dopo un attimo di esitazione sorrise entusiasta.
“L’ho
sentita! Magisa. È qui, non molto lontano. Forse un
piano sopra di noi.”
Hideto
balzò in piedi, a sua volta rinvigorito da quella
notizia. “Saresti anche in grado di trovarla
esattamente?”
Aileen
annuì e si rimise in piedi, una luce risoluta che
brillava di nuovo nel suo sguardo. Hideto attivò la
ricetrasmittente.
“Kenzo,
buone notizie! Sappiamo dove si trova Magisa. Non
sappiamo ancora il punto esatto, ma dovrebbe essere al piano
superiore.”
“Sono così felice di
risentirti, Hideto! Cominciavo davvero a temere che qualcosa fosse
andato
storto.”
Il
Guerriero Blu preferì non dire nulla, anche se per alcuni
minuti era stata la stessa cosa che aveva pensato lui.
“Riuscite a
raggiungerla?”
“Entro
i prossimi minuti. Faremo il prima possibile.”
Hideto
raggiunse la porta e la socchiuse, controllando che
fuori non ci fosse nessuno ad aspettarli. Poi, uscì e fece
cenno ad Aileen di
seguirlo.
“Intanto avviso gli
altri. Aspetto nuove comunicazioni.”
“Non
ti faremo attendere.”
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“Mai, hanno trovato la
prigione di Magisa.”
La
Guerriero Viola sussultò quando la ricetrasmittente prese
vita, la voce eccitata di Kenzo la costrinse a sbattere gli occhi per
scacciare
la sonnolenza dovuta alla lunga attesa.
“Ragazzi.”
Yuuki
e Zungurii, intenti fino a quel momento a discutere
delle caratteristiche dell’esercito del Regno di Rubino, si
interruppero
immediatamente spostando l’attenzione sulla ragazza, che si
era rialzata.
“Hanno
trovato Magisa. Sai dirci altro?”
“Dovrebbe trovarsi in
uno dei piani più elevati. Credo il quarto.”
“Cercheremo
di tenerci alla larga”, lo rassicurò
approfittando di quegli istanti per raccogliere i capelli.
“Aspettiamo il
segnale.”
“Mi chiedo come tu
faccia, Mai. Come fai a essere così tranquilla?”
La
ragazza sorrise e terminò di fissare il rigido chignon
con una serie di forcine. “Taekwondo, ricordi?”
“Giusto… d’ora in
poi
le tue comunicazioni verranno seguite da M.A.I.A. mentre io mi
occuperò di
seguire Hideto.”
“Il
marmocchio aveva paura di non riuscire a seguire
l’azione, Lady Viole.”
“COSA?!? Non è
assolutamente vero, Mai!”
La
Guerriero Viola sospirò. “Stiamo solo facendo un
lavoro
di squadra, M.A.I.A.”
“Grazie. Buona fortuna e fate attenzione."
"Fai spazio, Kiurò!"
“M.A.I.A.
aspettiamo il segnale.”
Sperando
che i due l’avessero sentita, Mai tolse la
ricetrasmittente per evitare di ascoltare le reciproche offese tra i
due che,
incredibilmente, erano già diventate monotone dopo neanche
un paio di giorni di
viaggio.
“Dovrebbero
essere rimasti solo due soldati a guardia della
porta.”
La
voce di Yuuki attirò l’attenzione della ragazza,
permettendole di tornare a concentrarsi sui passi successivi del loro
piano. Il
Guerriero Bianco e Zungurii erano a fianco delle sbarre
d’acciaio ed entrambi
erano più che pronti ad entrare in azione. Dopotutto,
c’era un limite a quanto
si poteva fare, e per quanto a lungo, in una cella di qualche metro
quadro.
“Sei
sicuro di riuscire a tagliare le sbarre?”
Yuuki
si limitò ad incrociare il suo sguardo.
“Assolutamente
sicuro.”
“Con
le armi rimaniamo come deciso? Io e Yuuki?”
La
Guerriero Viola annuì. “Non le ho mai usate.
Rischierei
di fare più danni che altro”, aggiunse con un
sorriso.
Ne avevano già discusso sulla Limoviole, mentre sviluppavano il piano che li avrebbe condotti nella fortezza e valutavano i problemi che avrebbero potuto dover affrontare. Nessuno dei tre, si era deciso, avrebbe portato con sé i mazzi di carte, la prima cosa che i soldati avrebbero cercato una volta che fossero stati catturati. Non che si aspettassero di potersela cavare con un duello. Fortunatamente, tra l’esperienza di Zungurii e le capacità di Yuuki e Mai, i tre non erano così inermi come avevano voluto far credere.
Un leggero ronzio proveniente dall'auricolare interruppe tutti i loro discorsi. Mai si affrettò a riportare il comunicatore all'orecchio.
"-ipeto, Lady Viole. Potete procedere."
“Ricevuto.”
Il
momento era arrivato. L’azione aveva inizio. La Guerriero
Viola ricontrollò lo chignon e la posizione della
ricetrasmittente. Poi, lo
sguardo dei tre si incrociò e la ragazza annuì,
portandosi sul fondo della
piccola cella, le gambe che sfioravano la malandata brandina di legno
appesa al
muro.
“Vuoi
aprire tu le danze, Yuuki?”
Il
Guerriero Bianco sogghignò. “Con molto
piacere.”
Nella
sua mano destra si materializzò un lampo bianco che si
cristallizzò in una spada che sembrava fatta di ghiaccio,
larga una spanna.
Zungurii rimase in piedi al suo fianco, tenendo d’occhio le
sbarre. Se Yuuki
non fosse stato sufficientemente preciso, sarebbe toccato a lui tentare
di
evitare che il loro piano venisse scoperto.
Yuuki
si posizionò vicino alla porta della cella e strinse
la presa sull’elsa, individuando i punti di cui,
nell’attesa, lui e il
granroriano avevano studiato spessore e caratteristiche.
Il
lavoro finale non doveva essere solo preciso, ma doveva
essere ottenuto con il minor rumore possibile. Se le guardie li
sentivano prima
del previsto, tutto sarebbe stato più complicato.
Incrociò
lo sguardo con Zungurii, scambiando con lui un
segno di intesa. Afferrò quindi l’impugnatura con
entrambe le mani e portò in
avanti il piede sinistro. Usandolo come perno, spinse avanti la gamba
destra e
sferrò un fendente sulla serratura della cella. Il
rapidissimo movimento della
lama fu accompagnato da un debole stridore.
Il
Guerriero Bianco quindi arretrò e tutti e tre trattennero
il fiato, attenti al minimo rumore che provenisse dal corridoio.
Nessuno si
fece vivo. Rassicurati, Yuuki sferrò un nuovo veloce
fendente sui robusti
cardini che sorreggevano la porta.
La
spada scomparve dalle mani di Yuuki, segnando la conclusione
della prima parte del loro piano. Il Guerriero Bianco si
spostò di lato e
Zungurii si avvicinò lentamente, quasi temendo di respirare,
con la fronte
aggrottata dalla concentrazione. Strizzando gli occhi fissò
i cardini e la
serratura, scrutando da più angolazioni i tagli realizzati
con la spada, sempre
tenendo le mani vicino alle sbarre della porta, pronto ad afferrarla se
avessero ceduto.
Alla
fine, Zungurii annuì lentamente e si spostò senza
distogliere lo sguardo dalla porta. Trattennero tutti il fiato quasi
aspettandosi che cadesse. Il granroriano si voltò con i
pollici alzati in segno
di vittoria e un grande sorriso sul volto. Il lavoro di Yuuki era stato
perfetto.
“Non
vedo l’ora di essere fuori!”
I
due Maestri della Luce sorrisero a loro volta, per poi tornare
concentrati. Non erano ancora fuori da lì e, se tutto andava
come speravano, ci
sarebbe voluto ancora un bel po’ di tempo. Anche Zungurii
tornò serio.
“Io
sono pronto. Voi?”
Mai
e Yuuki annuirono e il granroriano si inginocchiò a
terra, la testa bassa e le braccia che stringevano lo stomaco. Mai si
gettò al
suo fianco, stringendo le mani sulla sua spalla e assumendo
l’espressione più
angosciata che poteva.
“Zungurii?
AIUTO! QUALCUNO CI AIUTI!”, gridò facendo
attenzione a far tremare la voce, quasi fosse sul punto di scoppiare a
piangere.
Anche
Yuuki la imitò, rimanendo però in piedi accanto a
loro.
“MUOVETEVI! STA MALE!”
L’eco
delle loro grida non si era ancora esaurito che si
sentì il rumore di passi affrettato dei soldati. Yuuki e Mai
si scambiarono un
velocissimo sguardo prima di riprendere le loro parti.
Un
istante dopo, i due soldati granroriani arrivarono di
fronte alla loro cella, fucili in mano e sguardi annoiati.
“Che
cosa sta succedendo?”
“SIETE
CIECHI?”, sbraitò Yuuki indicando bruscamente Mai
e
Zungurii inginocchiati. “Si è sentito
male!”
“Vi
prego, aiutatelo!”, singhiozzò Mai portandosi una
mano
alla bocca, in realtà più per trattenere un
sorriso che per altro.
Zungurii
gemette, stringendosi più forte lo stomaco. Il
Guerriero Bianco tornò a fissare con rabbia i due soldati.
“Volete fare
qualcosa?!?”
I
due granroriani si scambiarono uno sguardo. Quello più
arretrato annuì e l’altro sospirò,
tornando a voltarsi verso i prigionieri, e
infilando l’arma nella sua custodia al fianco.
“Fatevi
indietro.”
Mai
e Yuuki esitarono, la prima che continuava a lanciare
sguardi preoccupati a Zungurii e il secondo che fissava i soldati
gelidamente.
La
seconda guardia alzò la pistola e portò la mano
al
grilletto. “Ha detto indietro. E mani in alto!”
A
quel punto, i due Maestri della Luce non se lo fecero
ripetere una seconda volta. Arretrarono con le mani alzate ai lati
della testa,
Mai che tirava su con il naso.
La
guardia vicino alla porta li guardò per un istante e poi
si avvicinò alla porta, armeggiando nelle tasche per tirare
fuori la chiave. Il
collega, soddisfatto dal notare che Yuuki e Mai non sembravano
intenzionati a
farsi avanti, rilassò le braccia e abbassò
l’arma.
“Eccola!”
Il
granroriano infilò bruscamente la chiave nella toppa e
aggrottò
la fronte quando si rese conto che la porta parve ondeggiare.
Zungurii
scattò in piedi lanciandosi contro la porta.
Afferrò le sbarre e spinse con tutte le sue forze, spezzando
i cardini già
indeboliti da Yuuki e non trovando alcuna resistenza nel soldato, il
cui gridò
fu strozzato in gola dall’impatto del metallo sul petto. I
due finirono contro
le sbarre della cella di fronte.
Il
secondo soldato, colto alla sprovvista, alzò la pistola e
si voltò verso Zungurii cercando di prendere mira. Mai,
dentro la cella,
scattò.
“INDIETREGGIA!”
Con
la coda dell’occhio, la guardia si accorse di Mai che
uscì dalla cella di corsa. Ruotò puntando
l’arma verso di lei.
“Ferma
o spa-”
La
Guerriero Viola lo ignorò. Sfruttando
l’istintività nata
da anni e anni di movimenti ripetuti, puntò il piede destro
a terra e saltò
usandolo come perno. Sollevò la gamba sinistra e
ruotò colpendo con il dorso
del piede l’arma che volò via delle mani del
granroriano che strabuzzò gli
occhi. Impiegando il restante momento d’inerzia, Mai
sollevò anche la gamba
destra, ruotò su sé stessa e colpì il
soldato in volto, imprimendo la minima
forza sufficiente a stordirlo.
L’urto
fece cadere a terra il soldato, quasi a peso morto,
la testa sballottata contro la pietra.
Yuuki
non aspettò che Mai completasse la rotazione e
tornasse con i piedi per terra e raggiunse l’arma volata a
terra, scivolata a
qualche metro di distanza. Quando si voltò, la Guerriero
Viola sorrise e
inspirò per scaricare la tensione e, poco dietro di lei,
Zungurii lasciò cadere
a terra la porta. Le sbarre stridettero e coprirono il tonfo sordo
dell’altro
soldato svenuto.
Il
Guerriero Bianco li raggiunse e Zungurii prese la seconda
pistola.
“Speriamo
solo di non doverle utilizzare.”
Nessuno
di loro avrebbe voluto essere costretto a dover
infliggere un colpo letale, ma erano anche altrettanto consapevoli che
molto
probabilmente non avrebbero ricevuto lo stesso trattamento. Potevano
solo
sperare che i soldati continuassero a volerli vivi, come quando li
avevano
rinchiusi in quella cella. Se così non fosse, non si
illudevano purtroppo di
poter evitare quella scelta.
In
silenzio, trascinarono i due soldati dentro una delle
celle vuote. Li legarono e imbavagliarono alla meglio e li richiusero.
Zungurii
sistemò anche la porta recisa, nella speranza che aumentasse
la confusione
delle guardie e che il virus realizzato da M.A.I.A. fosse riuscito a
oscurare
efficacemente le loro telecamere.
Yuuki, Zungurii e Mai incrociarono lo sguardo e quest’ultima sorrise. “Andiamo a farci inseguire.”
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SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti! Con un
aggiornamento a questa storia che non giunge dopo qualche era
geologica. Sono
molto soddisfatta di me stessa. XD
Come promesso, i nostri
Maestri
della Luce sono entrati in azione. Cosa ve ne pare del loro piano?
Fatemi
sapere le vostre opinioni!
Mi auguro che tutti i
personaggi
siano IC e che si riesca a percepire che sono cresciuti da come li
avevamo
conosciuti in Brave. Come avete notato, ho scelto di far praticare a
Mai il
Taekwondo (già nei prequel avevo accennato al fatto che lei
frequentasse corsi
di arti marziali). Non sono un’esperta di arti marziali, ma
guardando qualche
video mi è sembrato quello che meglio riuscisse ad
approssimare lo stile di
combattimento di Mai nelle due serie tv. Se tra voi
c’è chi se ne intende, mi
faccia sapere il suo parere e se ho scritto qualche grande cavolata!
Nel prossimo capitolo ci
sarà il
DUELLO! Il primo vero e proprio duello di questa serie! Io sono un
po’
emozionata, e voi? Siete ancora in tempo per dirmi chi secondo voi
avrà l’onore
di combatterlo.
E siamo di nuovo ai saluti.
Grazie ai lettori, ai recensori… grazie un po’ a
tutti, anche a quelli che
magari non hanno letto nessuno dei nuovi capitoli perché
impegnati con le loro
vite. E mi raccomando, non slacciatevi ancora le cinture di sicurezza,
il divertimento
è solo all’inizio.
A presto, HikariMoon
P.S. per chi non se ne fosse
accorto, ho cambiato il nome della serie. Non più I Guerrieri della Luce, ma Battle
Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce.
Ho modificato anche un po’ la presentazione, se vi va
di andarle a dare un’occhiata.