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Autore: CrazyPrepared    17/09/2017    3 recensioni
Questa è la storia di come mi innamorai.
Lo so, questa frase sembra l'inizio di una stupido, sciocco libro romantico, e il solo il cielo sa quanto aberrante e disgustoso io abbia sempre considerato il sentimento chiamato amore, quella... debolezza, quella fragilità.
Non mi interessa cosa penserete di me, non mi interessano i vostri giudizi o le vostre perplessità, dopotutto nessuno può sovrastarmi. Io regno sulle Anti-Fate, io sono il Re, io sono una delle creature più intelligenti e geniali mai esistite in questo Universo, e probabilmente anche in altri.
Regniamo insieme io e lei, governo con l'unica creatura che sia stata in grado di aprire una breccia nel mio spirito nel mio spirito e nel mio cuore, quel cuore che era morto ormai da troppi secoli.
Questa è la mia storia, la nostra storia. La storia mia, di Anti-Cosmo, e di Anti-Wanda, l'unica persona che mi fece comprendere che quell'insensato detto “Gli opposti si attraggono”, dopotutto, ha un fondo di verità.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: AntiCosmo, AntiWanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminare nei lunghi e freddi corridoi dell'enorme Castello reale, tutt'al più completamente da solo e in questo caso durante un'accesa sommossa popolare, non aveva mai spaventato Anti-Cosmo. Fin da quando era piccolo, praticamente un lattante alle prese coi suoi primi voli, i suoi educatori gli avevano insegnato a non avere timore di nulla, ad essere più forte degli altri bambini e sconfiggere i suoi più bassi istinti naturali: nessuna paura, nessuna fuga o resa da parte di un Principe, da parte del rampollo che un giorno sarebbe divenuto il nuovo Re. 
Le Anti-Fate di illustri origini come lui, cresciute nel lusso più totale ma al contempo perennemente costrette nelle poco accoglienti mura dei palazzi nobiliari, non erano solite avere una bella o felice infanzia, al contrario. 
Certo, gli aggettivi “felicità” e “bellezza” non potevano di certo rappresentare la loro oscura e disgraziata razza nella maniera più assoluta, ma qualche volta anche per loro era possibile provare quella bizzarra scintilla elettrica lungo la schiena, quello strano calore nel petto... erano gioia e amore, forse? 
Gioia e amore... degli strani sentimenti descritti nei preziosi libri custoditi nella sua biblioteca privata, dentro quei polverosi volumi colmi di parole capaci di darti un'idea su come ci si potesse sentire, o cosa si sarebbe potuto provare nell'essere felici, innamorati della propria anima gemella. 
Ma quelle erano probabilmente solo parole vuote, finte, senza vero significato. Sprazzi d'inchiostro nero e pesante uniti insieme per formare lettere, versi, capitoli e infine testi completi che la gente avrebbe letto per sognare almeno un po', per sperare che anche per loro, un giorno o l'altro, l'amore sarebbe arrivato ad illuminare le loro buie, inutili esistenze.
Poveri illusi. 
Le cose non funzionavano affatto così, e AC era troppo scaltro per cascarci. Lui non era “nella media” ma ben oltre, la sua arguta mente primeggiava in ogni campo studiato e raggiunto dai suoi predecessori, lasciando alle sue incuranti spalle sguardi di ammirazione e invidia. Se l'intelligenza era un dono, il giovane Principe ne aveva ricevuto uno molto, molto generoso da Madre Natura.

 L'Anti-Fata dagli occhi verdi svoltò l'angolo e si diresse verso le caotiche cucine, le sue orecchie a punta riuscivano già a carpire il fastidioso cozzare metallico delle pentole, il suono della ceramica dei piatti e addirittura il bollire dell'acqua; sarebbe andato dai cuochi ad avvisare che, quella sera, non avrebbe preso parte alla cena con la sua nobile famiglia: vedere il popolo accalcarsi intorno alla sua dimora, armato di forconi, rastrelli, accette e armi improvvisate, gli aveva fatto perdere l'appetito. Sua maestà suo padre avrebbe probabilmente avuto da ridire, ma avrebbe pensato dopo a come giustificarsi. Malore, stanchezza, studio, ogni scusa sarebbe stata buona se opportunamente elaborata.
Essere un genio implicava anche il sapersi ingegnare in pochissimi secondi.
Anti-Cosmo era così sommerso nei suoi pensieri che non si accorse degli aggressori acquattati nel corridoio laterale, i quali balzarono prontamente addosso al Principe non appena egli gli sfilò praticamente davanti, bloccandolo contro la parete di mattoni e puntandogli una lama di daga alla gola. 
La schiena di AC sbatté con forza contro la ruvida pietra, lasciando il ragazzo senza respiro per un attimo e costringendolo a socchiudere le palpebre; quando le riaprì un secondo dopo, i visi magri dei cinque intrusi gli si pararono a pochi centimetri dalla faccia. Quasi riusciva a sentire il loro respiro, oltre all'orribile sensazione del gelido metallo premuto contro il suo collo, tenero e palpitante. 
Erano tre maschi e due femmine, tutti più grandi e più alti di lui (abbastanza ovvio, dato che lui stesso era l'ultima Anti-Fata nata prima del Controllo delle Gravidanze attuato dal Governo delle Fate, a causa della sua stupida controparte). La sua attenzione venne immediatamente catturata da colui che lo stava immobilizzando e minacciando con quel piccolo pugnale: egli era un ragazzo scarno, completamente privo di qualsiasi traccia di tono muscolare, e aveva dei lunghi capelli neri raccolti in una bassa coda di cavallo. I suoi piccoli occhi rossi brillarono con eccitazione e trionfo quando incrociarono quelli verdi ma stranamente calmi del nobile, spingendo un po' di più la lama contro la marcata linea della giugulare.
Ce l'aveva in pugno!

Nessuna paura, nessuna fuga, nessuna resa da parte di un Principe. 
“E così volete tagliare la gola al vostro futuro Re?” Anti-Cosmo commentò freddamente mentre il suo cervello valutava rapidamente le opzioni e pianificava un contrattacco efficace. AC dovette trattenere un ghigno saccente quando ebbe un'idea semplice ma idonea, e la sua mano sfiorò la punta della sua bacchetta, posta all'interno della sua elegante giacca azzurra di seta. “Non potete uccidermi in questo modo, devo forse ricordarvi che noi Anti-Fate siamo immortali? Presumo, o almeno spero, che voi non siate così sprovveduti.”.
“Non posso ucciderti, è vero.” l'interessato scrollò le spalle e concordò, ridacchiando dal fondo della gola. Gli altri quattro non si unirono allo scherno del loro compagno, restando in silenzio e guardandosi intorno guardinghi, temendo l'arrivo delle guardie o dei domestici. “Ma trovarsi con la gola tagliata e dei begli abiti zuppi di sangue non ha mai fatto piacere a nessuno.”.
“Hai ragione.” il futuro Re annuì con un sorrisetto e, veloce come un viscido serpente, estrasse la sua arma e la tramutò in una spada, colpendo la tempia del nemico con l'elsa adornata di gemme prezione. A causa di quella mossa ben calcolata, l'aggressore perse l'equilibrio e barcollò di lato, permettendo al Principe di assestargli un calcio in pieno petto e farlo retrocedere di almeno un metro, puntandogli contro l'affilata punta della lama. “Non pensateci nemmeno.” Anti-Cosmo scosse lentamente la testa minacciosamente, notando gli altri quattro adolescenti azzardare un timido e insicuro passo in avanti, molto probabilmente per aiutare il loro amico in difficoltà e contrattaccare. “Guardie! Guardie! Ci sono degli intrusi nel Castello!”.

Lanciando un'imprecazione a denti stretti, il giovane dai capelli neri alzò inconsciamente le esili braccia in segno di resa, deglutendo e balbettando: “N-neppure tu puoi uccidermi c-così, con l-la spada.”. La constatazione suonava ovattata dal terrore, quasi come se l'aggressore volesse convincere sé stesso o tranquillizzarsi, sopratutto constatando l'arrivo di dieci soldati armati fino ai denti, accorsi alle grida del loro padroncino.
“Non posso ucciderti, è vero. Ma trovarsi con l'addome squarciato e dei logori vestiti zuppi di sangue e interiora non ha mai fatto piacere a nessuno. Dico bene?” AC replicò sarcasticamente, appoggiando il gomito sopra un tavolino e ripetendo le stesse parole fino a poco fa rivolte alla sua persona. Scostando la spada dal corpo dell'avversario e tramutandola nuovamente in bacchetta, Anti-Cosmo fece un cenno del capo ai suoi uomini, i quali agguantarono prontamente le braccia e i toraci degli intrusi, neutralizzandoli e ammanettandoli. “Guardie, portateli via. Vedremo se una notte o due nelle segrete gli ricorderà il loro posto e gli farà comprendere cosa succede a chi attenta all'incolumità della mia famiglia, dei legittimi sovrani.”.

“A-Anti-Juandissimo? Dove ci portano?” una ragazza dai capelli ricci e azzurri, incredibilmente più chiari rispetto a quelli neri dell'aggressore e a quelli bluastri e scuri del Principe, cercò di dibattersi e riuscì addirittura a divincolarsi e sferrare un morso ben assestato sul braccio di un legionario, esponendo dei denti lievemente storti e un temperamento non esattamente pacifico. Beh, ciò era più o meno normale per un'Anti-Fata in pericolo, ma quel gesto sorprese non poco le guardie. 
Ma ciò che invece stupì AC fu la visione degli occhi della ragazza che, al posto di avere la classica tonalità rossa, brillavano di una luce rosata, accesa e brillante. Anche le orecchie non erano normali; invece di essere a punta e acuminate, esse erano rotonde, simili a quelle di una Fata.
“Occhi rosa? Orecchie rotonde? Questa è la prima volta che vedo queste due caratteristiche insieme.” Anti-Cosmo pensò fra sé e sé, osservando la giovane per qualche secondo in più del dovuto, con uno sguardo così intenso da poter fondere senza problemi una lastra di metallo. “Profondo” non fu interpretato della maniera corretta evidentemente, dato che l'intruso precedentemente armato di daga sibilò a protestò, attirando l'attenzione del futuro Re. 
“Tieni giù quelle luride manacce dalla mia ragazza, amico.” l'adolescente ringhiò non appena notò quello strano interesse, irrigidendo i suoi praticamente inesistenti muscoli per cercare di intimidire il nobile, ovviamente senza molto successo. “Non provare a toccarla o a farle del male, o me la pagherai molto cara.”.
“Non sei nella posizione di minacciarmi, bifolco. Sinceramente, sto iniziando a stancarmi di questo stupido teatrino, e forse è ora di darci un taglio netto.” replicò velenoso AC, voltando le spalle agli intrusi e cominciando ad incamminarsi verso le cucine, riprendendo la sua marcia. “Non preoccuparti, non ho la minima intenzione di separarvi o spezzarvi quel cuoricino innamorato. Da bravo gentiluomo quale sicuramente sei, passerai due belle nottate romantiche in un'umida cella di prigione, in compagnia della tua dolce compagna. Passate una buona serata.”
“Lurido bast-”. 
“Camminate senza fiatare!” una guardia abbaiò rabbiosamente contro i prigionieri, spingendo a manate i cinque ribelli, tenendo stretta una lancia acuminata e guidandoli verso le disgustose segrete del Castello, il luogo dove avrebbero passato le prossime due lune. “Per ordine di sua maestà il Re e sua grazia il Principe ereditario, vi dichiariamo in arresto.”.
 

Ore dopo, una mano si posò energicamente sulla spalla di Anti-Cosmo mentre egli stava leggendo nel silenzio tombale della biblioteca privata, comodamente seduto su una poltrona di raso e velluto e riposando le gambe sul suo poggiapiedi preferito. Trasalendo e lanciando un gemito di paura, il futuro monarca si voltò di scatto all'indietro, cercando di riconoscere e individuare chi lo avesse toccato con così poca eleganza e preavviso. “... Anti-Schnozmo, la tua innata mancanza di grazia ed educazione incomincia a seccarmi. Cosa vuoi?”. 
Scoppiando a ridere e rovesciando la testa spettinata all'indietro, il giovane dagli occhi vermigli saltò letteralmente in braccio al fratello minore, scostando il gigantesco mattone che quest'ultimo stava leggendo e avvolgendogli il collo con le braccia, amorevole e felice di vederlo. “Fratellino, so quanto odi essere disturbato mentre riempi la tua zuccona con tutte queste robacce, ma non potevo aspettare altre tre o quattro ore per vederti! Ho saputo che ti hanno quasi sgozzato, il mio povero fratellino!” il maggiore piagnucolò con sincera preoccupazione, rifiutandosi di lasciare andare AC e ignorando tutti i grugniti di nervoso che il futuro Re stava emettendo da quando era arrivato. “Per fortuna stai benone, spero che due notti nelle segrete insegnino a quei vermi chi comanda qui!”.
“Lasciami.” Anti-Cosmo spinse giù dalla poltrona AS, che cadde a terra con un tonfo sordo mentre il Principe minore si sistemava gli abiti spiegazzati e il foulard accartocciato quasi con isterismo e perfezionismo. “Come vedi sto benissimo. Se pensi che un gruppetto di patetici villici possano anche solo pensare di aggredirmi e farla franca, allora mi sottovaluti. Sei l'unico che mi considera debole e sprovveduto in questo Castello.”. 
E sei anche l'unico a preoccuparti per me e a chiedermi sempre come sto.
Massaggiandosi il didietro con una smorfia di dolore, Anti-Schnozmo arricciò il suo enorme naso e balzò nuovamente in piedi, battendo le mani con entusiasmo e balzando per tutta la stanza. “Sapevo che gliela avresti fatta vedere, a quei traditori fedifraghi! Però ciò non toglie che hai sperimentato la sensazione di una lama contro la gola, non dev'essere stato... molto bello. Ero solo preoccupato per te, è un crimine volere bene al proprio fratellino e passare del tempo con lui?”.
“Lo è se non si bussa e si appare alle sue spalle senza preavviso. A volte mi chiedo se siamo davvero parenti stretti.” Anti-Cosmo sospirò rassegnato, richiudendo il pesante volume che stava precedentemente studiando: dopotutto conosceva bene suo fratello, non se ne sarebbe andato molto presto, perciò tanto valeva rimandare la lettura alla sera successiva. “Hai parlato con nostro padre riguardo alla sommossa di questo pomeriggio?”.

“No, figurati. Conosci il vecchio, è troppo impegnato per scambiare due parole con me o con te. Starà cercando una soluzione diplomatica, almeno spero.” l'adolescente dai capelli scompigliati fece le spallucce, grattandosi la guancia e ragionando sulla delicata situazione. “Per non parlare di nostra madre, lei continua ad evitare il discorso e a mostrarsi incurante. Ci sono stati già abbastanza spargimenti di sangue e arresti, ma il popolo continua ad avere fame e a sentirsi non ascoltato. Non è una vista gradevole sai, camminare per le campagne e constatare in che tragiche condizioni è impantanata la nostra gente. E'... è brutto, e non abbiamo ancora il potere di cambiare le cose.”.
Era vero. Dopo una sanguinosa guerra contro le Fate avvenuta pochi secoli prima per conquistare la supremazia, e che aveva visto la schiacciante vittoria delle colorate creature dopo poche settimane di combattimenti, le Anti-Fate erano state costrette a dichiararsi ufficialmente sconfitte e consegnare la loro principale fonte magica (un gigantesco e antichissimo obelisco) ai vincitori, i quali avevano deciso di attuare una politica molto severa nei confronti dei perdenti che avevano osato sfidarli; solo alla nobiltà dei portatori di sfortuna era stato concesso un uso lievemente più ampio del potere magico (beh, relativamente...), al popolo era stato praticamente negato ogni diritto e le loro bacchette erano perennemente scariche, inutilizzabili. 
Per questo motivo le campagne erano quasi completamente spopolate, in città mancava il cibo e si viveva male, la criminalità e il contrabbando erano aumentatati di circa il 300% e le rivolte erano di routine. Loro erano creature magiche, e vivere senza magia era la punizione più severa che avessero potuto infliggergli. Quello era il prezzo della guerra e della sconfitta. 
“Hai detto bene, non ancora.” AC annuì e scostò le pregiate tende per guardare fuori dalla finestra, per osservare il suo mondo che lentamente si stava sgretolando a causa della miseria e della povertà. “Non ancora...”.
  
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