Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    20/09/2017    1 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se il figlio del ghiaccio e del fuoco non fosse stato il noto personaggio che noi amiamo e conosciamo? Come sarebbe andata la storia se il legittimo erede al trono, figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark, fosse stato simile al padre quanto alla madre? Una storia che narrerà le vicende dei nostri beniamini della serie tv, con l'aggiunta di un nuovo giocatore al gioco del trono che modificherà il loro destino. La vicenda è incentrata sulla storyline di una versione originale del figlio dei due sfortunati innamorati e su come avrebbe influito la sua presenza nell'universo creato da George RR Martin. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Eddard Stark, Jon Snow, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il drago e la Montagna
 
- Richiedo un processo per combattimento! – esclamò Tyrion Lannister al suo processo, dopo il suo immenso discorso liberatorio. Tutti i presenti rimasero interdetti.
- E chi intendi scegliere come cavaliere che combatterà per te? – gli chiese quasi divertito suo padre.
- Non è un cavaliere. È il figlio bastardo di Ned Stark, Walter Snow.
A quelle parole, la folla dei presenti rimase ancora più sconvolta, mentre Cersei si alzò in piedi. – Sì, “amici miei”… - disse Tyrion rivolgendosi a tutte le persone sedute nella sala, dietro di lui - … qui nella capitale abbiamo uno Stark. È stato lui a rapire mia sorella e a salvare la sua di sorella, Sansa Stark. Il re ve lo ha tenuto nascosto, mentendovi e dicendovi che fosse uno straniero dalle origini sconosciute. Quest’oggi, io lo rendo pubblico, in modo che tutti sappiano chi è, perché è qui, che combatterà per me e quali sono le sue condizioni.
Udendo ciò, Oberyn collegò i pezzi e avendo sentito, in passato, che Ned Stark avesse avuto un bastardo da Ashara Dayne, gli fu tutto chiaro e sorrise piacevolmente sorpreso.
- Richiede addirittura delle condizioni?? – chiese Cersei con una voce divertita e innervosita nello stesso tempo.
- Le sue condizioni comprendono che, se dovesse vincere, voi lo lascereste andare via da Approdo del Re come una persona libera.
Cersei scoppiò in una fragorosa risata.
- Il ragazzo pensa di essere nella posizione di avanzar richieste? – disse Tywin accennando un mezzo sorriso anche lui.
- Cosa c’è, padre? Temete per caso di subire un’ulteriore umiliazione da lui? Temete che il Nord possa vincere contro il Sud pubblicamente?
- Questi giochetti non funzionano, Tyrion.
- Sapete benissimo che, se rifiutaste, dimostrereste di avere paura di quel ragazzo. Ammettereste la sua vincita, di nuovo, come quando ha liberato Sansa sotto ai vostri occhi. Dimostrereste di avere paura di un semplice bastardo del Nord. Se siete così certo di vincere, perché non accettate? Se siete così certo che lui morirà durante il duello contro il vostro campione, perché esitare? In fondo sarebbe un modo ancora più umiliante e doloroso per farlo morire, proprio come avevate previsto all’inizio, prima che fuggisse. Se non accetterete di lasciarlo libero in caso di vincita, lui non combatterà e rimarrà nascosto. Non lo avete trovato fino ad ora, come potete affermare di riuscire a trovarlo in futuro? Non sareste mai in grado di prenderlo e di assicurarlo alla giustizia. Siete sicuro che il vostro campione lo batterà, giusto? Allora, non vi rimane che acconsentire alle sue condizioni e guardarlo morire sotto i vostri occhi. Otterreste due piccioni con una fava, dato che, in tal caso, morirei anche io. Non era quello che volevate fin dall’inizio?
Cersei capì che Walter aveva tirato fuori tutta la scaltrezza e l’arguzia di cui era capace e li aveva incastrati proprio come polli. Quel ragazzo, ancora una volta, gliel’aveva fatta sotto il naso. Cersei non poteva permettere che ciò accadesse. Se avesse duellato sarebbe potuta andare in due modi: o sarebbe morto, e non era quello che lei voleva; oppure avrebbe vinto e sarebbe scappato via, e non avrebbe voluto neanche questo. Si trovava con le spalle al muro e sapeva già quale sarebbe stata la risposta di suo padre a tali provocazioni.
- E sia. Tra cinque giorni si svolgerà il duello che decreterà il vincitore del processo per combattimento. Walter Snow si sfiderà con Ser Gregor Clegane. L’incontro è concluso – decretò Tywin, non lasciando ai presenti neanche il tempo di metabolizzare la notizia. Cersei si aspettava anche la decisione di suo padre riguardante lo sfidante. La donna si avvicinò a lui mentre tutti stavano lasciando la sala. – Padre, non potete farlo.
- Rilassati. Sai bene che contro Ser Gregor Clegane qualsiasi uomo verrebbe inesorabilmente sconfitto.
- E intendete piegarvi in questo modo?
- Non mi sto piegando, anzi: avrei mostrato debolezza se non avessi accettato la proposta di quel lupo bastardo. In questo modo avremo la sua morte assicurata senza doverci disturbare a trovarlo. Cos’è che ti turba, esattamente? – La donna non rispose a quella domanda. Tywin la scrutò con uno sguardo indagatore. – Non pensare che non mi sia accorto che la descrizione che mi hai dato di quel ragazzo non corrisponde affatto a lui. Mi sono informato sull’aspetto del bastardo di Ned Stark.
- Ho dovuto farlo perché, altrimenti, avreste avuto sospetti sulla sua vera identità.
- Sembra quasi che tu non voglia che muoia – disse infine suo padre voltandole le spalle e abbandonando la sala.
 
Oberyn si presentò nuovamente al bordello il giorno dopo il processo, chiedendo esplicitamente di vedere Walter Snow. Oramai la notizia si era sparsa ovunque, perciò Ditocorto non si sorprese che il principe dorniano sapesse chi fosse davvero il ragazzo che stava nascondendo al bordello.
Oberyn bussò alla porta della sua stanza e Walter gli diede il permesso di entrare aspettandosi che fosse Ditocorto.
- Voi? Cosa ci fate di nuovo qui?
- Quando ho realizzato chi eravate, ieri, al processo, e ho inteso ciò che avete intenzione di fare, grazie alle parole di Tyrion, sono rimasto perplesso. Quanti anni avete? Venti o poco più?
- Da oggi diciotto.
- Nonostante ciò, penso che abbiate le palle e le potenzialità per battere la Montagna. – Poi l’uomo si avvicinò di più a lui, concentrato. – Ashara aveva gli occhi diversi. Erano di un viola più chiaro, con qualche sfumatura di ametista.
- Non mi avete ancora detto perché siete qui.
- Dovete sapere che, se Tyrion avesse comunque deciso di optare per un processo per combattimento, anche senza la vostra proposta, mi sarei offerto io di combattere per lui contro la Montagna.
- Non pensavo che aveste così a cuore Tyrion.
- Non lo avrei fatto per lui. Sospettavo che avrebbero scelto Gregor Clegane come loro campione. Non so se conoscete la atroce storia della mia sfortunata sorella.
- Ho udito qualcosa al riguardo.
- Quel mostro ha stuprato Elia, l’ha uccisa a sangue freddo e ha ucciso anche i suoi figli, quando quell’infame di suo marito Rhaegar se la stava spassando con vostra zia! Penso di essere stato il solo ad aver sempre provato dei sentimenti così negativi nei confronti di quel drago, e, a quanto pare, facevo bene. Ho un gran conto in sospeso con la Montagna. Per questo mi assicurerò che voi siate pronto per batterlo e ucciderlo.
- Avete intenzione di allenarmi? – gli chiese Walter con sguardo sfrontato e quasi divertito.
- Vi sentite già così pronto?? Non credo che vi farebbe male un po’ di allenamento in questi quattro giorni prima del duello. Per quanto siate forte e veloce, Ser Gregor è una vera e propria macchina da guerra. Voi siete solo un ragazzo e …
- Non mi sono mai considerato tale e non comincerò a farlo ora.
- Bene. Questo è lo spirito che volevo vedere in voi! Ora sbrigatevi e raggiungetemi nella soffitta!
 
Oramai mancava solo un giorno al duello ed era arrivato il momento degli addii. Sia che avrebbe perso, sia che avrebbe vinto, non avrebbe più rivisto quelle persone che in poco tempo erano divenute a lui tanto care. Oberyn aveva trascorso ogni giorno al bordello per tenere Walter in allenamento in vista del grande duello. Le cose erano cambiate molto, ma oramai, il ragazzo si stava abituando ai cambiamenti repentini. Tuttavia, ciò non aveva permesso che la quotidianità con Beccah spezzata così brutalmente, non gli mancasse terribilmente. Ma, ormai, le cose erano andate in un modo, e non avrebbe potuto far nulla per tornare indietro e cambiarle. Come non poteva ritornare indietro per salvare Cat e tutto l’esercito Stark, per impedire la morte di suo padre e per trattenere quest’ultimo e le sue sorelle dal partire per Approdo del Re. Walter aveva imparato a guardare avanti, non per dimenticare tutto quello che gli era stato fatto, ma per trovare un modo per riscattare e ripagare tutto quel male.
Il ragazzo si infilò il solito mantello tirando su il cappuccio e si avviò, per l’ultima volta, verso Fondo delle Pulci.
Bussò alla “tana” e, questa volta, Dana gli aprì immediatamente. Gli occhi chiari della donna si velarono di lacrime mentre lo guardava sulla soglia, consapevole di quello a cui sarebbe andato incontro il giorno seguente. Lui le sorrise cercando di rassicurarla e di nascondere la sua malinconia. - Ehi, Dana. Non puoi piangere appena mi vedi.
- Il tuo nome è Walter, giusto?
- Sì.
- Mi mancherai, ragazzo mio – disse lei fiondandosi su di lui e stringendolo forte a sé come se stesse per perderlo, per perdere un figlio. – Queste settimane con te qui, sono state le più belle e intense per me e per i bambini … ci mancherai infinitamente.
- Anche voi mi mancherete. Mi mancherete tantissimo.
Dopo qualche minuto, la donna si decise a staccarsi da lui e si asciugò le lacrime che scendevano copiose sul suo viso.
- Stai facendo un ottimo lavoro con loro, Dana. Lo hai sempre fatto. So che continuerai ad essere la madre che non hanno mai avuto.
- Lo spero … Ho comprato le medicine con il denaro che mi hai portato. Funzionano.
- Ne sono felice. Addio, Dana - disse infine accennandole un ultimo sorriso e uscendo dalla porticina. Non appena fu fuori dalla tana, si trovò Alain dinnanzi a sé, come se lo stesse aspettando. Il ragazzino cercava di nascondere un’espressione triste, mostrandone una più intrepida, più adulta.
- Ehi. Ora puoi finalmente chiamarmi con il mio vero nome e smettere di fingere di non sapere chi sono davanti agli altri – gli disse Walter accovacciandosi per mettersi alla sua stessa altezza.
- Ce la farai. Lo so che ce la farai. Ho visto cosa sei capace di fare – gli disse sicuro il bambino guardandolo negli occhi. Walter rimase sorpreso di fronte a tale sicurezza. Neanche lui era certo di farcela. Invece Alain sembrava riporre completa fiducia nelle sue potenzialità, come aveva sempre fatto.
- Ci proverò.
- Devi tornare a casa perché la tua famiglia ha bisogno di te. I tuoi fratellini ti aspettano – disse cercando di mantenere la voce ferma. Si vedeva che stava facendo un’immensa fatica a non cedere alla debolezza. Walter gli sorrise dolcemente mentre gli prese le spalle.
- Tu sei come me. Devi essere sempre forte per occuparti di tutti gli altri, di tutti quelli a cui vuoi bene che non sono forti quanto te. Perché vuoi farlo. E so che ne sei capace. So che ti prenderai cura di loro e che sarai abbastanza forte. Non ti arrenderai, non è da te. E anche senza le mie stupide lezioni e il mio aiuto, ce la farai benissimo.
- Mi piaceva avere un fratello – disse il bambino smettendo di resistere e lasciando che qualche lacrima scendesse giù. Walter lo abbracciò e lo strinse forte.
- Non ti dimenticherò, Alain.
- Neanche io, Walter. Anche se sarai lontano. Perché sarai lontano, dalla tua famiglia e non morirai domani.
A quelle parole, Walter sorrise ancora, trovando sempre più difficile sciogliere quell’abbraccio. Quando lo fece, il bambino gli indicò un punto. – Lei è arrivata un’ora fa. Sperava di trovarti subito. È laggiù, sta giocando con alcuni orfani.
- D’accordo. Cerca di prenderti cura anche di lei, Alain. Sembra la donna più forte e indipendente del mondo, e lo è, ma anche lei ha bisogno di qualcuno che la protegga.
- Lo farò – lo rassicurò il bambino dandogli un ultimo saluto con la mano e andandosene. Walter lo guardò andare via, poi si diresse verso il punto che gli aveva indicato per l’ultimo addio e, forse, anche il più doloroso. Il ragazzo vide la regina mentre aiutava un ragazzino a prendere dell’acqua da un pozzo e ogni tanto lo schizzava per indispettirlo ingenuamente. Non appena ella si accorse di lui, il suo sguardo cambiò e si intristì nonostante era palesemente felice di vederlo. La ragazza si allontanò dai bambini e lo raggiunse. - Dobbiamo parlare di molte cose, non è vero? – gli chiese lei.
- Già. Vieni, camminiamo un po’. - I due cominciarono a camminare per i vicoli di Fondo delle Pulci. – Mi dispiace per non averti potuto dire nulla su di me.
- Non devi scusarti. Capisco in pieno. Non oso pensare cosa stessi passando. Rinchiuso in te stesso, senza la possibilità di poterne parlare con qualcuno. Posso solo immaginare come ti sentissi. Avrei voluto essere una persona con cui confidarti, ma comprendo bene il motivo per il quale non l’hai fatto.
- Ora sai che il mio nome non è Evan, che sono un bastardo, che sono il figlio di Ned Stark, che vengo dal Nord e che sono io il rapitore di Cersei, “colui che ha svergognato e umiliato la corona” liberando Sansa.
- Sai, ho cominciato a provare simpatia verso quel ragazzo ricercato dalle origini sconosciute di cui tutti parlavano, soltanto perché aveva liberato Sansa. Ho stretto un forte legame con tua sorella quando era qui. Soffriva molto e aveva bisogno di un’amica, come ne avevo bisogno anche io. È una ragazza dolce, sensibile e intelligente. Non vedevo l’ora che qualcuno potesse mettere fine al suo tormento e liberarla, affinché potesse tornare a casa sua, il Nord che tanto le mancava.
Walter rimase piacevolmente sorpreso da ciò. Non poteva immaginare che sua sorella e Margaery fossero diventate amiche.
- Ne sono felice. Quando sono scappato di prigione, Lord Varys mi ha fatto nascondere al bordello di Ditocorto. Dopo varie minacce da parte di Cersei e l’alta probabilità di essere catturato di nuovo se solo avessi provato a fuggire, ho deciso di sfruttare quel tempo che avevo come potevo. E mi sono pian piano abituato a questa vita. Quello del bordello era solo un camuffamento. Non ho mai lavorato lì e mai lo avrei fatto, neanche sotto tortura.
- Ne sono felice e rincuorata – ammise lei. – Cosa vuole ancora Cersei da te?
- Non lo so’. Non so cosa aspettarmi da quella donna, ma spero che, quando sarò abbastanza lontano da qui, si dimenticherà di me. Fai molta attenzione a lei, Margaery. So di cosa è capace e sembra odiarti più di quanto odi gli altri.
- Lo so bene, ma posso vantarmi di saperle tenere elegantemente e degnamente testa – disse lei accennando un sorriso.
- Non avevo dubbi. Mi chiedo come fai a vivere in questo posto senza cadere in un esaurimento.
- Sono abituata ad ambienti del genere. Molti pensano che per riuscire a vivere qui bisogna diventare come loro, ma non è realmente così. Basta sapersi adattare ed essere capaci di prendere tutto ciò che ci capita, che vediamo e che udiamo, nel giusto modo, senza per forza dover cambiare la nostra natura.
- Sì, hai ragione, lo penso anche io. Avrei voluto che avessimo più tempo.
- Anche io. Da quando ho cominciato a venire tutti i giorni qui, Tommen ha iniziato a farmi domande su domande e ho dovuto mentirgli, trovando banali scuse. Gli voglio molto bene e voglio salvaguardarlo da quello che potrebbe diventare stando qui e con l’influenza di sua madre, ma il mio cuore non apparterrà mai a lui – disse la ragazza malinconicamente.
- Sono certo che arriverà l’uomo che riuscirà a meritarti. E sarà molto fortunato.
- Ti prego, non dire così. Non migliori le cose …
- Entro qualche tempo riusciremo a dimenticarci l’uno dell’altra. Succede così quando due persone sono costrette a separarsi. La vita, ad ogni modo, va avanti.
- Già. E tu riuscirai a trovare una donna degna di starti accanto?
- Non ne ho così bisogno.
- Neanche io ho così bisogno di un uomo. - I due sorrisero sommessamente e tacquero per un po’. Fu la regina a rompere il silenzio. – Percepisco come se ti fosse successo qualcosa. Ho imparato a leggere i tuoi occhi e li vedo velati da un sentimento che prima non scorgevo. È normale che siano tristi, esattamente come i miei, in un momento del genere, ma non sembra trattarsi di questo …
- È che … sono successe tante cose da quando sono qui e … cinque  giorni fa è morta una persona alla quale tenevo molto nel bordello. Era una delle persone migliori che abbia mai conosciuto e vederla morire in quel modo, sapendo che potevo evitarlo, come avrei potuto evitare tante altre morti, è stato … lacerante. Grazie a lei, grazie a te, grazie ad Alain, agli altri bambini e a Dana, sono felice di essere venuto ad Approdo del Re ed essere rimasto imprigionato qui. Voi siete gli unici motivi per i quali non mi pento del mio tempo trascorso in questo luogo simile ad una sorta di inferno per me.
- Mi dispiace tanto per la tua amica. E mi dispiace che tu te ne vada lontano anche se è ciò che vuoi e che è giusto. Mi auguro che tu domani vinca quel duello, Walter, lo spero con tutto il cuore e pregherò per te affinché ciò avvenga e tu possa essere libero, come meriti di essere.
- Grazie, Margaery. Dunque, questo è un addio – disse lui, stavolta indeciso su come comportarsi. Perciò, dopo qualche secondo, si decise e la abbracciò. La ragazza ricambiò calorosamente quell’abbraccio seppellendo il viso nel suo petto. Quando si staccarono, Walter le diede un semplice bacio sulla guancia. – Sarebbe troppo doloroso fare altrimenti, perciò è meglio limitarsi a questo – le sussurrò mentre si allontanava dal suo viso.
- Sì, sarebbe troppo doloroso … - confermò lei – ma soffrirò volentieri – aggiunse la ragazza prendendogli il viso tra le mani, spingendolo giù e baciandolo, dimostrando la sua solita audacia. Fu un bacio dal sapore dolceamaro, breve e sfuggente per limitare le ferite, ma sofferto perché tanto atteso e desiderato, bramato come un mercenario bramava un baule colmo di lingotti d’oro e disperato per la consapevolezza e il peso dell’addio che portava con sé. Le labbra dei due ragazzi erano morbide a contatto tra loro, fredde e calde allo stesso tempo, quanto energiche e smaniose di avere di più, ma bloccate, e lontane le une dalle altre troppo presto e troppo in fretta. I due si sorrisero un’ultima volta e, con grande fatica, le loro mani si divisero, lasciandosi andare.
Non appena il ragazzo si allontanò da Margaery, intravide, in un angolo, un uomo incappucciato che lo stava guardando come per attirare la sua attenzione, e lo riconobbe subito; così si avvicinò. - Volevate dirmi addio anche voi, Lord Varys? – gli chiese in tono divertito.
- Non mi aspettavo che avreste compiuto una scelta simile. Mi colpite sempre di più, Walter. Siete una creatura complessa, una creatura che non mi sarebbe dispiaciuto studiare un po’ di più.
- È arrivato finalmente il momento che aspettavate.
- A cosa vi riferite?
- Il momento in cui vi ringrazio.
- Ora vi fidate di me?
- Non del tutto, ma se non fosse stato per voi, sarei probabilmente stato catturato una volta scappato di prigione.
- Mi dispiace avervi dovuto costringere a permanere in un luogo tanto inopportuno e inadatto a voi, oltretutto con un elemento come Lord Baelish.
- La prossima volta che lo rincontrerò, spero di avere prove a sufficienza per incastrarlo e consegnarlo alla giustizia. Mi auguro di non scoprire qualcosa di compromettente anche su di voi, amico mio – gli disse infine Walter, appoggiando una mano sulla sua spalla mentre gli accennava un sorriso sincero, e andandosene successivamente. Varys, contento di tale appellativo, lo guardò svoltare in un vicolo e allontanarsi dalla sua visuale. – Spero di rivederti presto e di poter vegliare su di te anche a distanza, Walter. Quando ci rivedremo, ti dirò chi sei.
 
Giunse finalmente l’agognato giorno del duello. In molti erano presenti per quell’evento, nell’arena, tra cui alcune famiglie delle più importanti presenti ad Approdo, come il principe Oberyn Martell insieme ad Ellaria. L’uomo era uno dei più impazienti. Non vedeva l’ora di vedere l’assassino di sua sorella ricevere finalmente ciò che si meritava, nonostante non fosse lui ad infliggergli quella pena. Il re e la regina erano seduti nel posto d’onore, dove la visuale del combattimento sarebbe stata più confortevole. Margaery cercò di non lasciar trasparire alcun emozione per quel che stava per accadere, ma le fu infinitamente difficile questa volta, trattandosi di Walter. Cersei, la quale era seduta di lato, accanto a suo padre e a Jaime, stava provando a fare la stessa cosa, nonostante i suoi sentimenti fossero differenti nei confronti del ragazzo. La donna sapeva che, comunque fosse andato a finire il duello, sarebbe stata una disfatta per lei e non riusciva a rimanere tranquilla, tanto che Jaime se ne accorse. Tyrion era tenuto incatenato, ad un lato dell’arena, anche lui nervoso e in trepidante attesa.
Walter era appena entrato nello spazio circolare. Per la prima volta in vita sua, indossava una vera armatura che Oberyn gli era riuscito a procurare e che l’aveva costretto ad indossare. Si sentiva strano dentro quell’ammasso di metallo, più pesante e meno veloce, ma si convinse che si sarebbe abituato anche a quello. Per uno che possedeva come punti di forza l’agilità e la velocità nel combattimento, non era il massimo indossare un’armatura, ma Oberyn si era appellato alla sua maggiore esperienza e lo aveva convinto che un duello senza armatura contro un avversario come Clegane, avrebbe decretato la sua sconfitta fin da subito, così lo aveva ascoltato. Tuttavia, aveva deciso di non indossare almeno l’elmo per essere libero nella vista e nei movimenti almeno di quella parte del corpo. Ser Gregor Clegane, colui che chiamavano la “Montagna”, era uno dei pochi che superava Walter in altezza. L’uomo appariva quasi come una creatura sovrumana per quanto grosso e dalla corporatura estremamente possente. Era giudicato uno dei migliori cavalieri dei sette regni insieme a suo fratello Sandor, a Jaime Lannister e a Loras Tyrell. Walter poteva vedere il ghigno di scherno sotto l’elmo della Montagna mentre lo guardava, convinto di riuscire a uccidere con uno schiocco di dita un ragazzo che non era neanche un cavaliere. Tutti sarebbero stati intimoriti da quella bestia dalle sembianze umane, ma Walter non lo era in quel momento. Si sentiva leggero, come se non avesse nulla da perdere e tutto da vendicare. Walter guardò il suo avversario con uno sguardo vuoto e gelido. Non appena udì il suono che dava inizio al duello, Ser Gregor si avvicinò a lui sferrando il primo colpo con la spada, il quale fu parato prontamente da Walter. La rabbia sfavillava dai suoi occhi come fuoco e tutti riuscirono ad accorgersene. I due cominciarono a fare sul serio e Walter fu quello che attaccò ripetutamente, mettendo in difficoltà Clegane con i suoi colpi decisi e la sua immensa velocità, la quale, nonostante fosse frenata dall’armatura, era sempre infinitamente maggiore di quella dell’avversario che puntava, piuttosto, sulla potenza fisica. Tywin si accorse che il ragazzo era molto più abile con la spada di quanto si aspettasse, e così anche Jaime. I due erano opposti l’uno all’altro, sia come tecnica di combattimento, che fisicamente, perciò il duello si prospettò molto più intenso di quanto avessero previsto tutti. Mentre combatteva, gli sembrava di non essere più lui, non riusciva a trattenersi, a pensare, ragionare, per quanto fosse arrabbiato. La furia che sentiva dentro oscurava tutto e, di ciò, si accorsero Cersei e Margaery che lo conoscevano meglio.
- Sei agile, forte e veloce, ma questo non ti salverà. Non è abbastanza! – gli urlò la Montagna scagliandosi contro di lui con tutta la forza che aveva in corpo e prendendolo alla sprovvista. Lo aveva imprigionato a terra con il peso del suo corpo e lo stava praticamente schiacciando. Il cuore di Margaery era sul punto di scoppiare, mentre Cersei ebbe un violento sussulto che non passò inosservato. Oberyn e Tyrion temevano il peggio.
– Il felino è in gabbia ora, eh?! – gli urlò soddisfatto Clegane mentre recuperava la sua arma per finirlo. Il ragazzo cercava in tutti i modi di ribellarsi e di muoversi sotto quel peso enorme, ma era immobilizzato e l’armatura che aveva addosso di certo non aiutava. In quell’instante che non durò neanche un secondo, nella mente di Walter comparvero tutti i loro visi. I volti delle persone che aveva perso o che erano state ferite a causa di quel mondo ingiusto e di quei mostri contro cui stava combattendo, rappresentati dall’ammasso di carne che gli era addosso. Vide il volto grigio e spento di Rebeccah, vide la rabbia negli occhi di Alain e la tristezza in quelli di Dana, vide il sorriso malinconico di suo padre, vide il volto spaventato di Sansa, vide Bran steso su quel letto in bilico tra la vita e la morte, vide la disperazione nel viso di Cat, e vide le lacrime in quello di Arya. C’erano solo loro nella sua testa in quel momento, e tutto cominciò ad avere un senso. Mentre la Montagna stava per affondare la lama della spada su di lui, Walter, con uno scatto quasi impercettibile, gli diede una testata immensamente forte. Questa provocò una ferita sulla fronte di entrambi e fece sbilanciare Ser Gregor per un istante che diede il tempo al ragazzo di divincolarsi velocemente dalla sua presa e dargli un violento calcio sulla mandibola facendolo piombare a terra. Mentre l’uomo si riprendeva dal colpo, Walter ebbe il tempo di alzarsi e di strapparsi letteralmente via di dosso l’armatura, la quale gli copriva tutto il torace e metà dei pantaloni. Il ragazzo rimase solo con la maglia di tela bianca che gli scendeva larga sul busto, indumento che si usava mettere sotto l’armatura, e in semplici pantaloni. Sputò a terra il sangue che gli si era accumulato in bocca e recuperò la sua arma dirigendosi verso il suo avversario. Se il popolo libero combatteva senza armatura, perché avrebbe dovuto farlo lui?
- Ora sì che si ragiona – disse finalmente libero di mostrare a tutti la sua vera e fulminea velocità, il suo reale modo di combattere, dinamico, incessante e inimitabilmente audace, un misto tra la rapidità e l’impeto energico di un felino e la flessuosità di un animale strisciante. Il tutto era accentuato da quel sentimento (sempre che si potesse chiamare così) che aveva preso il sopravvento su di lui. La furia e la rabbia che scorrevano vigorose nelle sue vene pulsanti, l’odio che lo nutriva come una droga alimentandolo come un carburante tossico. Era visibile da chilometri di distanza che qualcosa era scoppiato dentro di lui, scatenato dalla visione di quei visi e da tutta la sofferenza che aveva vissuto, subito, visto e sopportato. Non aveva più un cuore in quel momento. Non aveva più niente dentro, e ciò sembrò far esitare persino il suo invincibile avversario, oltre che far salire un brivido freddo sulla schiena degli spettatori.
- Avanti, vieni qui … sono solo dei graffietti … - sussurrò Walter con voce atona, ma facendosi comunque udire da Ser Gregor. Il ragazzo gli aveva appena sferrato degli attacchi che lo avevano messo in seria difficoltà e lo avevano ferito ad entrambe le gambe. Tuttavia, la Montagna non si arrese e attaccò di nuovo, ma Walter compì un movimento deciso e scattante con la spada, il quale lo fece ripiombare a terra.
- Così non mi diverto. Alzati – gli intimò sempre con lo stesso tono di voce. Clegane, sempre più irritato, si rialzò in piedi e gli si gettò contro con tutta la sua furia e la sua forza. Walter attese che gli fosse abbastanza vicino, evitò facilmente l’attacco e, con la stessa disinvoltura, gli trapassò la pancia con la spada. La fece andare fino in fondo, fin quando la lama non sparì completamente dentro quelle carni, sbucando dalla schiena dell’uomo. Compì ciò guardandolo negli occhi tutto il tempo. Ser Gregor cadde in ginocchio ai suoi piedi, cercando comunque di non piombare sdraiato a terra e resistendo al dolore immenso che stava provando. Walter attese qualche minuto, poi gli sfilò via la spada come se si trattasse di uno stuzzicadenti conficcato in una pagnotta, lasciando che il fiume di sangue sgorgasse via dalla pancia dell’uomo.
– Non è ancora finita! – gli urlò la Montagna mentre con le mani cercava inutilmente di limitare la fuoriuscita del sangue. Ma Walter udì a malapena, poiché era andato a recuperare la lancia che aveva abbandonato al confine dell’arena all’inizio. Il ragazzo raggiunse di nuovo il suo avversario e gli conficcò la lama dell’arma che aveva appena ripreso, con tanta forza, da farla entrare all’inizio gola, fino a farla sbucare dall’occhio sinistro dell’uomo, dandogli il colpo di grazia. Il sangue di Clegane aveva schizzato sul suo viso, ma lui non si era né mosso per evitarlo, né si era infastidito per ciò.
In quel momento, Oberyn si alzò in piedi dal suo posto esultando come un bambino e urlando la vendetta di sua sorella; Tyrion stava quasi piangendo dalla gioia, mentre Margaery dovette impiegare tutte le sue forze per non urlare di felicità e sorridere, limitandosi ad un impercettibile respiro di sollievo. Cersei, invece, non era ancora tranquilla e la sua agitazione non faceva che aumentare sapendo quello che sarebbe accaduto di lì a breve. Tywin non era più in sé per la perplessità e la rabbia che albergava in lui. Il Nord aveva battuto il Sud.
Walter non si accorse né degli applausi, né delle voci o delle presenze intorno a sé. Non c’era più nessuno lì, se non lui e l’uomo che aveva appena ucciso a sangue freddo. I suoi occhi erano ancora colmi di quel fuoco freddo e privo d’anima, tanto che sentì la necessità di percepire addosso a sé quel sangue che aveva fatto scorrere, frutto della sua vendetta e del suo sfogo insaziabile. Fece ciò tramite un gesto che lasciò ancora più sconvolti i presenti: pulì il copioso sangue presente sulla lama della sua spada addosso alla sua maglia di telo bianco, facendo scorrere entrambi i lati del metallo sporco sul suo addome. Il tessuto leggero e chiaro si macchiò con il rosso scuro e vivido di quel liquido denso mentre lui sorrideva soddisfatto e appagato.
A risvegliarlo da quello stato di vuoto interiore, fu Tyrion, il quale era stato liberato e si era fiondato nell’arena, richiamando la sua attenzione, avendo capito che ci fosse qualcosa che non andasse in lui, proprio come lo avevano inteso tutti gli altri. - Walter … ? Walter, ce l’hai fatta. Ce l’abbiamo fatta! – esclamò prendendolo per un polso e smuovendolo.
A ciò, Walter sembrò risvegliarsi da quella apparente trance e lo guardò sorridendogli. – Sei libero, Tyrion. Siamo liberi – disse volgendo poi l’attenzione verso le guardie che delimitavano l’arena: queste si erano fatte largo per dare loro la possibilità di andarsene. Erano davvero liberi. Walter si asciugò il sangue dal viso con la manica della maglia e rivolse lo sguardo agli spettatori nella fila davanti, prima di andarsene. Accennò un sorriso sincero e malinconico a Margaery, la quale aveva gli occhi lucidi e luminosi come non mai e che ricambiò quello splendido sorriso. Poi rivolse lo sguardo a Cersei. La donna si era addirittura alzata in piedi, sotto lo sguardo di tutti, e aveva un’espressione più che furibonda. – Non osare … - gli disse fulminandolo sul posto.
- Questa volta è un vero addio, Cersei Lannister – le disse voltandole le spalle e cominciando a camminare per uscire dall’arena e dalla città, con Tyrion al suo fianco.
- Non osare andartene dal mio cospetto!!! Non osare, Walter!!! Torna qui!!! Me la pagherai!!! Io giuro che me la pagherai!!! – urlò con tutta la voce che aveva in gola, venendo trattenuta dalla Guardia Reale mentre tutti la guardavano come se fosse pazza.
 
- Dunque le nostre strade si dividono, Snow – gli disse Tyrion, non appena arrivarono all’uscita della città.
- Ci rivedremo, Lannister.
- Non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto.
- Non devi ringraziarmi.
- Ora dove andrai?
- C’è una nave che sta salpando per il Nord in questo momento.
- Giusto, che domande!
- Tu, invece?
- Deciderò in viaggio. A scoprire nuovi mondi, suppongo!
- Buon viaggio, amico mio.
- Anche a te. Ti direi frasi del tipo “che gli dei ti proteggano”, ma tu sei l’ultima persona che ha bisogno di protezione o di un dio – gli disse infine il folletto stringendogli la mano e allontanandosi da lui.
Walter si diresse verso la nave, assaporando finalmente l’aria di libertà e salì, rimanendo ad osservare il cielo e il mare sulla prua.
- Dove sei diretto, ragazzo? Il Nord è molto grande – gli disse un vecchio, avvicinandosi a lui.
- Alla Barriera – rispose accennando un sorriso e continuando ad osservare le onde.
 
- Per la confraternita! – urlò Olly conficcando l’ultima pugnalata sul torace di Jon. Il ragazzo lo guardò con gli occhi profondi e scuri che sempre lo avevano contraddistinto, divenuti liquidi, vicini alla morte. Quando il ragazzino tolse il pugnale, il lord comandante dei Guardiani della Notte cadde a terra, tra la neve fredda, con lo guardo rivolto verso il cielo e i fiocchi di neve che si posavano sul suo viso e sul suo corpo lievi e freschi. Jon percepì l’alito vitale abbandonarlo pian piano, proprio come la neve che si posava sul terreno lenta. Ripensò alla sua vita, a tutte le azioni che aveva compiuto e a tutte le persone che avrebbe voluto rivedere prima che arrivasse quel momento. Poi attese, attese che il suo cuore smettesse di battere e che i suoi occhi perdessero la loro luce, rimanendo aperti, rivolti verso quel cielo perennemente grigio. Nel momento esatto in cui la morte avvolse Jon Stark; Walter Snow, ancora dall’altra parte del mondo, appena salpato con la nave che lo avrebbe portato da lui, sentì un forte dolore al petto. Una fitta atroce che lo fece piegare a terra e quasi urlare. Accorgendosi di ciò, degli uomini a prua come lui, accorsero per controllare che stesse bene e lo aiutarono a rialzarsi in piedi. – Che succede, ragazzo?
- Ti senti bene?? – gli chiesero sorreggendolo.
Walter aveva uno sguardo spaesato e teneva ancora la mano stretta al petto. – Sì … credo di stare bene. C’è stato un attimo in cui credo che il mio cuore abbia smesso di battere …
 
 
 
 
 
 
Note:
Sì, ho anticipato gli eventi avvenuti alla Barriera di circa un’intera stagione, comprimendoli praticamente. Questa modifica servirà ai fini di trama e, in futuro, vi accorgerete che anche altri eventi non seguono la temporalità della serie e dei libri, sempre per mia necessità narrativa. Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
 
 
   
 
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