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Autore: Gely_9_5    20/09/2017    2 recensioni
«Che progetti hai per il futuro?»
«Perché questa domanda?»
«Curiosità.»
«Harry… ti conosco, la tua non è semplice curiosità. Perché mi hai fatto questa domanda?»
«…perché io ti ci vedo nel mio, di futuro.»
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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In Loving Memory
 
Non si era mai vista una mattinata più buia di quella.
L’inverno era appena cominciato e, sebbene l’aria fosse sempre più fredda, la prima neve non sarebbe caduta prima di qualche settimana.
Ma pioveva. Pioveva quasi sempre.
Anche quella mattina.
Gli occhi del ragazzo erano puntati sulla finestra. Il vetro era ricoperto di piccole gocce d’acqua che si rincorrevano tra loro; le gocce appena cadute si univano a quelle che già si trovavano sulla superficie per formare piccoli rivoletti e gocce sempre più grandi che poi s’infrangevano contro gli infissi, sparendo alla sua vista. Il forte scrosciare all’esterno era l’unico rumore in quella casa.
Il camino era spento, ma nonostante il freddo il ragazzo non fece nulla per riscaldarsi. Semplicemente, non sentiva il freddo. Non sentiva il dolore. Non sentiva il rumore.
Non sentiva niente.
Tra le mani stringeva da ore una tazza di tè, ormai freddo. La sua bacchetta era posata sul tavolino di fronte a sé, ma non sembrava avesse alcuna intenzione di usarla.
Nella sua mente non c’era altro, se non i ricordi.
 
«Potter.»
«Malfoy.»
 
Quanto tempo sprecato.
Sì, erano stati due stupidi. Avevano passato anni ad odiarsi, perdendo solo tempo. Tempo prezioso, visto il periodo in cui vivevano. I pericoli erano sempre in agguato. Anni di esperienza dovevano aver insegnato ad entrambi che le persone possono andarsene all’improvviso, da un giorno all’altro, lasciando dietro di sé il rimpianto del tempo non passato insieme.
Ebbene, loro due erano i campioni del tempo perso.
Anni.
 
«Malfoy, perché stai piangendo?»
«Sparisci, Potter.»
«Voglio solo aiutarti…»
«Nessuno può aiutarmi!»
«…lasciami provare.»
 
Il caso li aveva fatti avvicinare. Il destino. O forse qualcuno che non vedeva l’ora di divertirsi alle loro spalle.
Si sa, Madre Natura è una gran puttana. Non perde occasione per prendersi gioco di chiunque. Sembra godere della sofferenza altrui.
Che si tratti forse di una vendetta per colpe commesse in un’altra vita? Difficile a dirsi, dato che le persone che soffrono di solito sono quelle che meno se lo meritano.
Io me lo merito?
Era questa la domanda che ronzava nella testa del ragazzo, appollaiato su una vecchia poltrona con le gambe strette al petto. Supponeva di sì, dato che stava pagando un prezzo alto, molto alto, troppo alto.
Ma forse se lo meritava.
 
«Potter?»
«Sì?»
«…grazie.»
 
Era quasi ironico pensare al passato. Non voleva farlo, davvero. Solo, i pensieri gli affollavano la mente senza permettergli di sfuggire. Si sentiva uno spettatore inerme davanti ad un proiettore che mandava avanti i fotogrammi della sua vita, momento dopo momento. Scegliendo quelli più importanti, quelli che comportavano più dolore, più sofferenza.
Ogni ricordo della sua vita, ormai, gli portava sofferenza.
Ma non poteva farci molto. La sua mente era in balia di quelle immagini, di quei suoni. Lui, poteva solo aspettare che tutto finisse. Sperando che finisse in fretta.
E, al contempo, sperando che non finisse mai.
Dopotutto, senza ricordi, cos’altro gli restava?
 
«Chiamami Harry.»
«Non credo di poterlo fare, Potter.»
«Perché no?»
«Perché… è strano.»
«Strano?»
«Sì.»
«Non vedo cosa ci sia di strano, Draco
 
Ancora non riusciva a capacitarsi di come le cose si fossero evolute tanto velocemente. Il giorno prima erano nemici per la pelle e il giorno dopo non potevano più vivere l’uno senza l’altro. Era una sensazione che non aveva mai provato, con nessun’altro. Neanche con i suoi amici.
Lui era… diverso. Speciale. Unico.
Suo.
 
«Harry, cos’hai?»
«…»
«Harry?»
«…»
«Mi stai spaventando. Mi dici che succede?»
«…mi hai chiamato Harry.»
 
Non era sicuro di sapere con certezza cosa li avesse spinti ad avvicinarsi.
Molto probabilmente fu la guerra.
La guerra ti porta via molte cose, ed è quando le perdi che ti rendi conto di quanto contassero per te. E nessuno dei due voleva avere rimpianti. Non se si trattava dell’altro. Semplicemente, non volevano perdersi. Non potevano.
E se il rischio era di morire in guerra, allora sarebbero morti dopo aver portato a termine la loro missione. Una missione che non sapevano neanche di avere ma che nessuno dei due voleva fallire: darsi una seconda possibilità, ricominciare, sotterrare l’ascia di guerra e conoscersi, capirsi. Amarsi.
 
«Mi hai baciato.»
«Io…»
«Perché l’hai fatto?»
«Non lo so…»
«…»
«…»
«Vorresti rifarlo?»
 
I sentimenti che provavano l’uno per l’altro erano venuti fuori all’improvviso, senza che nessuno dei due fosse preparato. Ma non si tirarono indietro: accolsero ciò che di nuovo la vita voleva offrire loro e cominciarono a lottare per qualcosa di nuovo.
Harry per Draco. Draco per Harry.
 
«Non voglio perderti…»
«Non mi perderai.»
«Harry?»
«Sta’ tranquillo, andrà tutto be…»
«Ti amo.»
 
Il ragazzo si lasciò sfuggire una lacrima, che cominciò a scorrere lenta sul suo viso come una delle gocce di pioggia che imperlavano la finestra lì vicino. Non la raccolse, non la asciugò. Era troppo concentrato sui ricordi, sulle emozioni che gli scuotevano il petto.
Sentiva il bisogno di piangere, di urlare, di distruggere qualcosa.
Ma tutto ciò che lasciò uscire, fu quell’unica lacrima silenziosa.
 
«Ho paura per te.»
«Anch’io ho paura. Ma devo andare.»
«Non farlo!»
«La mia famiglia ha bisogno di me, Harry!»
«…anch’io ho bisogno di te.»
«Tornerò presto. Te lo prometto.»
«Draco…»
«Te lo prometto.»
 
Con gesti meccanici, il ragazzo si alzò dalla poltrona e, a piedi scalzi, andò in camera sua. Sul letto, aveva già sistemato i vestiti che gli occorrevano.
Si preparò lentamente. Sembrava un automa mentre si vestiva con lo sguardo puntato nel vuoto. Nella mente, i ricordi continuavano ad affollarsi.
Ogni cosa gli ricordava il passato, lui: la cravatta che stava indossando, la bacchetta abbandonata sul tavolo, i capelli che l’altro gli accarezzava in continuazione.
Non sarebbe stato facile andare avanti.
In realtà, non era sicuro di volerlo fare.
 
«Ce l’abbiamo fatta?»
«Ce l’abbiamo fatta.»
 
L’abito scuro che indossava il suo riflesso allo specchio non bastava ad esprimere ciò che provava.
Lui non era semplicemente a lutto. Era distrutto. I pezzi del suo cuore, della sua anima, erano sparsi. Erano tanti piccoli pezzettini, alcuni talmente piccoli da essere quasi invisibili. Nessuno sarebbe riuscito a ritrovarli tutti, né a rimetterli insieme.
Non sarebbe più ritornato ad essere quello di un tempo.
E pensare che era sopravvissuto ad una guerra! Dopo quella, era sicuro che niente e nessuno gli avrebbe più impedito di essere felice con la persona che amava.
Evidentemente, non aveva fatto i conti con Madre Natura.
 
«Che progetti hai per il futuro?»
«Perché questa domanda?»
«Curiosità.»
«Harry… ti conosco, la tua non è semplice curiosità. Perché mi hai fatto questa domanda?»
«…perché io ti ci vedo nel mio, di futuro.»
 
Futuro.
Era una parola che non voleva più sentire. Soprattutto, non in quel momento, mentre con il suo abito scuro usciva dalla porta d’ingresso per potersi Smaterializzare.
E pensare che dopo la guerra “il futuro” era l’argomento di conversazione preferito da tutti.
Avrebbero dovuto concentrarsi sul presente. Invece, di nuovo, avevano perso tempo.
 
«Non ho mai conosciuto nessuno come te. E non ho mai amato nessuno come amo te. So che ci frequentiamo da poco, ma sono successe talmente tante cose, e siamo stati lontani per così tanti anni che non posso più aspettare! Ti voglio con me, ogni giorno e ogni notte. Voglio svegliarmi con te la mattina, fare colazione insieme e condividere con te ogni momento della giornata. Voglio guardarti dormire e disturbarti mentre leggi. Voglio insegnarti tante cose sui Babbani e imparare da te le buone maniere di un Purosangue. Voglio te nella mia vita, da adesso e per sempre. Voglio… voglio che tu venga a vivere con me. E voglio sposarti, così che tutti sappiano che sei mio, e che io sono tuo. Non devi rispondermi adesso, posso aspettare che tu…»
«Sì.»
«…come?»
«Sì, lo voglio.»
 
Il matrimonio. Quanto avevano fantasticato su quel momento…
Non arrivò mai.
 
La pioggia batteva copiosa sul prato erboso, ricoprendo di gocce trasparenti le foglie ancora verdi e quelle già ingiallite. Il ragazzo teneva un ombrello per proteggersi dall’acqua, ma se anche non ci fosse stato non gli sarebbe importato.
I suoi occhi, e la sua attenzione, erano concentrati sulla lapide di marmo bianco a pochi metri da lui.
Si teneva a distanza, mentre altri, prima di lui, gli dedicavano un ultimo saluto.
Lui era presente quando se n’era andato. Ma quell’ultimo saluto non era comunque riuscito a darglielo.
Ricordava bene quel giorno: erano usciti insieme, per fare una passeggiata al chiaro di luna. Parlavano dei progetti per il futuro. Lo aveva visto sorridere, di uno di quei sorrisi spontanei che gli dedicava spesso. Non si erano accorti della presenza dell’altro mago fino a quando non se l’erano trovato davanti ad un paio di metri. Era un Mangiamorte, uno dei pochi sfuggiti alla cattura da parte degli Auror. Aveva puntato contro di loro la bacchetta. I due, terrorizzati, avevano estratto le proprie per difendersi, ma non abbastanza in fretta. La domanda che entrambi si posero fu: ucciderà il Salvatore del Mondo Magico o l’ex Mangiamorte Traditore?
 
«No!»
«Va tutto… bene…»
«Non va bene! Tu sei… lui...»
«Ehi…»
«Non mi puoi lasciare! Hai capito?! Non mi puoi lasciare, cazzo!»
«Io…»
«Mi senti?!»
«…»
«No… No, ti prego! No, no… NO!»
 
La piccola folla si dileguò. Il ragazzo lasciò cadere l’ombrello ai suoi piedi e si avvicinò alla lapide, mentre la pioggia gli appiattiva i biondi capelli sulla fronte.
Il pezzo di marmo era circondato da mazzi di fiori colorati, alcuni con dei biglietti incastrati tra gli steli. Come se lui avesse potuto leggerli.
La pioggia gli bagnava il volto, ma assieme ad essa c’erano le lacrime che non riusciva più a trattenere.
Si lasciò cadere in ginocchio ai piedi della lapide, la schiena scossa da singhiozzi che non riusciva a fermare. Vedere tutto quello era semplicemente troppo, per lui; troppo da sostenere, troppo per fingere che andasse tutto bene.
Al diavolo la maschera di freddezza da Malfoy.
Draco era a terra, in mezzo al fango, e piangeva davanti a quella lapide fredda e vuota, mentre il suo cuore invocava pietà, invocava il ritorno di qualcuno che, lo sapeva, non sarebbe mai tornato.
«Harry» avrebbe voluto chiamare, urlando con tutto il fiato che aveva in gola fino a rimanere senza respiro o solo sussurrando affinché non lo sentisse nessuno. Invece, non disse nulla. Continuò a piangere il suo dolore, senza che nessuno lo vedesse.
Passarono pochi minuti, o forse alcune ore.
Alla fine, il ragazzo si alzò, incurante dell’abito bagnato e sporco sulle gambe. Allungò una mano ed accarezzò delicatamente, con la punta delle dita, l’incisione recante il nome di Harry Potter. Sopra di esso, c’era solo una frase, che non avrebbe dimenticato per il resto della sua vita: IN LOVING MEMORY.
 
 
 
Note dell’Autrice:
So che mi odiate, e fate bene! Mi odio anch’io per quello che ho scritto ma… che ci volete fare? Quando l’ispirazione chiama non puoi far altro che obbedire, anche se questo ti farà soffrire come non mai.
Chi mi segue da tempo sa bene che amo gli happy ending, quindi immaginate il dolore nel scrivere questa One-Shot! L’ho scritta di getto in una serata all’insegna di biscotti al cioccolato e plaid sul divano. E ho detto tutto!
Spero che nonostante tutto vi sia piaciuta!
Per chi ancora non la seguisse, mi farebbe piacere avere il vostro parere sulla mia long Us Against The World, sequel di Unspoken.
Detto questo, vado a sotterrarmi!
Peace and Love!
Gely
  
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