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Autore: garakame    21/09/2017    3 recensioni
I soldati in caserma non avevano accettato subito l'arrivo del nuovo comandante. I motivi erano più che seri. In primo luogo era un nobile, non volevano essere comandati da una persona di grado sociale diverso; era già capitato e non si erano trovati per niente bene.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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una nuova vita cap 1

Disclaimer: i personaggi appartengo a Ryoko Ikeda. Le bellissime poesie sono state scritte da una cara amica, Terry Gugliucci, se vi piacciono e volete leggerne altre, fatemelo sapere, ma non usatele o prendetele senza il mio e soprattutto il suo consenso. Questa Fanfic era stata pubblicata sul sito di Prisca tanti anni fa, se questo racconto vi può sembrare simile alla storia della bravissima Bradamante la seconda possibilità, è perchè lei stessa mi aveva chiesto di prendere spunto dalla mia storia. Permesso che le ho dato volentieri. Buona lettura

 

Una nuova vita

 cap 1

Nell'assolato pomeriggio di aprile, gli uccellini cantavano sugli alberi. Nel cielo di un azzurro pallido qualche nuvola bianca come la neve creava effetti di luce e ombra, su case e persone. Il soldato fuori dalla caserma, restituì il saluto che il suo comandante gli aveva dato; l'andatura del cavallo era lenta, al trotto. Il soldato notò che il bel comandante aveva un'aria stanca, afflitta. Lo sguardo era serio, freddo, ma gli occhi erano vuoti. Il comandante rientrava in caserma dopo una lunga mattinata di impegni ufficiali alla reggia di Versailles. Nel pomeriggio avrebbe dovuto far fare un'esercitazione ai soldati, in serata avrebbe dovuto stilare rapporti da mandare ai suoi superiori. Quel soldato sapeva perché il comandante era così abbattuto, stava per perdere una persona molto cara….

I soldati in caserma non avevano accettato subito l'arrivo del nuovo comandante. I motivi erano più che seri. In primo luogo era un nobile, non volevano essere comandati da una persona di grado sociale diverso; era già capitato e non si erano trovati per niente bene. Odiavano troppo i nobili, la loro boria, la loro inettitudine, erano soltanto bravi a comandare, ma di fatto non sapevano fare nulla, nemmeno tenere un'arma in mano. Erano loro, i soldati, a dover combattere e morire in battaglia. Erano i figli del popolo a doversi sacrificare, fare i lavori più difficili. I nobili stavano in seconda linea e si godevano lo spettacolo. In secondo luogo il nuovo comandante era una donna. "Ehi, la sai la novità? Il comandante è una donna!" la voce era ben presto girata per tutta la caserma. "Bene, così ci divertiremo un po'….ma sotto le coperte." Le battute di cattivo gusto non finivano mai. Una donna era pur sempre una donna. Doveva stare a casa a fare figli, ad ubbidire al marito. Figuriamoci una donna nobile, cosa poteva fare? I soldati pensavano che fosse una di quelle stupide damine incipriate che sapevano solo ballare, il loro unico scopo nella vita era di divertirsi, di vestirsi e truccarsi alla moda. Le donne nobili erano stupide e ignoranti.

Oscar Françoise De Jarjayes aveva dimostrato ben presto il suo carattere. Aveva incassato tutti i colpi, le battute oscene, le sfide dei soldati e le aveva affrontate a testa alta e vinte, ma non si era mai arresa. Era una partita che non poteva perdere, nei confronti di suo padre, che pensava che i rudi soldati parigini, l'avrebbero fatta scappare dopo pochi giorni; ma soprattutto verso se stessa. Voleva dimostrare a se stessa di poter vivere come un uomo. Sapeva bene che era impossibile, era una donna. Come le aveva detto André, il suo migliore amico, niente avrebbe potuto cambiare questo fatto. Le aveva gridato il suo essere donna con tutta la rabbia e l'amore nascosto in vent'anni di vita passati assieme. Lei c'era rimasta così male, non riusciva a credere che proprio il suo amico d'infanzia si sarebbe potuto innamorare di lei. Proprio a causa di questo, lei aveva rotto con lui. Non aveva più voluto vederlo. Voleva provare a vivere la sua vita con stimoli nuovi. Comandare questi soldati era una sfida e un rischio, lo sapeva bene, ma voleva continuare. Quando finalmente aveva pensato di essersi sbarazzata di lui, ecco ritrovarselo davanti, in uniforme, nel suo stesso reggimento. All'inizio era furente, non sopportava il suo modo di fare protettivo, la rendeva debole e consapevole di essere donna. Che cosa diavolo ci fa qui, gli avevo detto che non avevo più bisogno di lui. André la guardava serio, vedeva l'ira sul suo viso. Ti ho contrariato, sei furente, vedo lampi di odio nei tuoi occhi, ma io rimarrò vicino a te, che tu lo voglia o no. Nel suo ufficio lo aveva affrontato, con i pugni stretti… André era rimasto irremovibile; lei lo aveva congedato con un "Fa quello che ti pare." André Grandier le era rimasto vicino anche in questa occasione.

I soldati pensavano che il comandante si sarebbe arreso in pochi giorni. Passarono le settimane, i mesi…. Lo scherno, l'insubordinazione, le scaramucce non l'avevano spaventata. Non se n'era ancora andata. Erano rimasti in pochi ad odiarla veramente. La maggior parte di questi uomini rudi avevano capito che era un comandante inusuale. Una donna diversa dal comune, fiera, fredda, a volte altezzosa., per questo la odiavano. Come si permetteva un'insulsa donnicciola di dare ordini a degli uomini. Dovevano riconoscere però, che era un comandante onesto, rispettoso delle regole, dei suoi uomini. Era il primo comandante a trattarli con umanità, a considerarli persone, non carne da macello, come invece facevano gli altri nobili. Era stato l'unico comandante ad intercedere per uno di loro. Quando Lasalle era stato accusato e condannato a morte per aver venduto un fucile, lei aveva fatto di tutto per salvarlo, lui era ritornato tra i suoi compagni. Molti uomini per questo avevano deciso di ubbidirle. Alcuni si erano perfino invaghiti di lei. Tra i soldati si era sparsa la voce che il comandante Oscar non fosse in grado di amare. Tutti sapevano che Andrè era innamorato di lei; che avrebbe fatto di tutto per starle vicina e proteggerla. All'inizio André era stato oggetto di scherno, lo odiavano perché per anni aveva servito una nobile e non solo, le andava dietro come un cagnolino. Nonostante i rischi che correva André sapeva che doveva continuare a stare vicino alla donna che amava, costi quel che costi. Alain che conosceva bene l'amico, lo aveva avvertito più volte; era convinto che questo tipo d'amore lo avrebbe portato alla distruzione. "E' una donna fredda, insensibile. Fa molto bene il suo lavoro, ma non è capace di amare. Credimi, rifatti una vita con una donna vera." André scuoteva la testa, guardava l'amico seduto al tavolo giocare a carte. "Tu non la conosci come la conosco io, sono anni che vivo insieme a lei. Conosco bene il suo carattere, i suoi pensieri." André dopo queste parole si sedeva nella sua cuccetta prendeva un libro e leggeva. Gli altri soldati lo consideravano un compagno affidabile, leale, ma c'era una barriera tra loro. Andrè essendo cresciuto in un ambiente nobile, a contatto con i nobili, aveva sviluppato una certa raffinatezza nei gesti quotidiani, nel modo di muoversi, di parlare. Per questo gli altri lo consideravano diverso. André sapeva bene che Oscar poteva apparire fredda, insensibile, ma nel suo cuore era capace di amare. Era come quando si lascia spegnere il fuoco la sera. Il mattino dopo ci sono solo le braci spente e la cenere, ma se si guarda con più attenzione si vede che sotto sotto le braci sono ancora calde, tanto da poter riaccendere il fuoco. Oscar era un'insieme di ghiaccio e fuoco. Ghiaccio, freddezza apparente all'esterno, fuoco, passione all'interno, nel suo cuore. Sapeva che se solo Oscar avesse voluto essere amata, avrebbe trovato una felicità completa. Il vero problema era che lei aveva provato ad amare, ma era stata respinta. Per questo aveva rinunciato ad essere donna, aveva rinunciato all'amore. Con questi pensieri André si addormentava e si svegliava il mattino dopo ricominciando a pensare alla donna bionda che amava da tutta una vita.

Il giorno dopo il comandante Oscar aveva ricevuto un messaggio dal generale Bouille'. Oscar si era diretta nelle camerate. La sua visita fu inaspettata. Gli uomini avrebbero dovuto avere la mattinata libera. Indaffarati com'erano non la sentirono entrare. Alcuni giocavano a carte, altri a freccette, altri dormivano sonoramente sui lettini, altri ancora rattoppavano buchi in calzini e calzoni, lucidavano stivali o armi. Bussando allo stipite della porta aveva richiamato l'attenzione dei soldati. Tutti si erano alzati in piedi, accogliendola con il saluto militare.

"Oggi ci aspetta un compito delicato, mi spiace, per molti di voi era giorno di riposo, ma ho ricevuto l'ordine questa mattina." Un brusio di protesta si alzò unanime. Oscar si guardò intorno, vide Andrè appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sul petto. Alain era seduto su una sedia con uno stivale in mano, nell'altra uno strofinaccio. Quando gli uomini finirono di lamentarsi, continuò: "Dobbiamo fermare un traffico di armi rubate. Le armi di sicuro sono dei ribelli. Preparatevi, faremo come di consueto la ronda per le vie di Parigi. Vi invito a segnalare qualsiasi movimento sospetto. Alcuni di voi dovranno andare in giro in borghese, per non dare nell'occhio. Più tardi vi farò sapere i nomi. Per ora è tutto." Uscì dalla stanza senza voltarsi indietro.

Per le vie di Parigi i soldati divisi in gruppi da tre, perlustravano tutte le zone. I viottoli stretti e bui, i quartieri residenziali, le piazze spaziose. Alain si trovava con Lasalle e André in un quartiere popolare. Cavalcavano lentamente, guardandosi attorno. Sopra le loro teste erano stesi panni appena lavati. Dalle finestre delle case si sentivano piangere neonati, alcune donne incuriosite dai tre uomini si erano affacciate per osservarli. Tre bambini per strada si fermarono spaventati alla vista dei soldati a cavallo, vedendo che non facevano nulla ricominciarono il loro gioco, rincorrendosi per le viuzze. "Alain, non mi sembra che questa zona sia pericolosa. E' un quartiere residenziale, ci sono solo donne e bambini." Disse Lasalle, guardandosi intorno. "Forse è meglio tornare indietro." Gli fece eco André. Alain assentì. Girarono i cavalli e ritornarono verso il centro della città. Appena se ne furono andati una figura mascherata, con capelli castani, fini e un lungo mantello scuro, guardò i tre soldati andarsene via. Accanto a lui, un uomo in mantello nero, con il viso coperto gli disse "Sono ovunque, dobbiamo sbrigarci o troveranno le armi." L'uomo dalla maschera di ferro assentì.

Nella parte ovest della città il comandante con altri tre uomini perlustrava il mercato. La via principale era piena di gente, si sentiva il vociare invitante dei commercianti, il loro invito a comprare la loro merce a prezzi bassissimi. Ogni volta che i soldati passavano, lentamente per non innervosire uomini e cavalli, tutte le donne, di qualsiasi età, si giravano per osservare meglio i soldati. Erano attratte dal bel comandante biondo. A Oscar quegli sguardi non creavano imbarazzo, fin dall'età di 14 anni era abituata a sentirsi osservata, da dame e cavalieri, servitù. A Versailles una ragazza, comandante delle guardie reali di sua maestà era un evento fuori dal comune. Anche ora, i suoi lineamenti delicati, il volto privo di barba, l'uniforme che non metteva certo in risalto le sue curve, la facevano apparire un giovane comandante. Ovunque andasse faceva sempre lo stesso effetto, incuriosiva le persone di tutte le età. Un soldato arrivò di corsa, "Comandante, Chante e Brondeur hanno avuto una soffiata, questa notte i fucili verranno imbarcati sulla senna, per essere poi trasportati fuori dalla città" Oscar rimase un attimo in silenzio, stava pensando che era inutile far stancare gli uomini, era meglio tornare in caserma e riprendere ricerche più accurate verso sera. Ordinò la rientrata in caserma.

   
 
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