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Autore: Mel_deluxe    21/09/2017    3 recensioni
La popolarità non è un’opinione: questo è ciò che credono gli studenti del liceo di Buckley, sperduto paesino nelle foreste del nord-Midwest, dove le regole e le relazioni sociali sono dettate da una rigida e rispettata “Catena della Popolarità”.
Linda Collins, affascinante reginetta del ballo nonché capo cheerleader in carica, si è sempre ritrovata ai primi posti della Catena senza particolari sforzi. Tutto però cambierà l’ultimo anno di liceo, quando Linda lascia il suo storico fidanzato Simon Coleman, il bello e conteso quarterback di football della scuola, che subito si rivolta contro di lei. Questo sarà l’inizio della fine.
Nel frattempo qualcuno sembra tramare nell’ombra per distruggere la Catena: strani avvenimenti iniziano ad accadere a Buckley, e un terribile, losco omicidio verrà commesso, proprio all’interno delle quattro mura scolastiche.
Linda e Simon, resosi conto che l’assassino sembra prendere di mira proprio loro due, si vedranno costretti a mettere da parte le loro rivalità e ad allearsi per risolvere questo intrigato mistero.
Chiunque sia il misterioso assassino, una cosa è certa: non apprezza affatto i ragazzi popolari.
Genere: Mistero, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 1
Numero Uno e Due

 


“Just listen to the music of the traffic in the city
Linger on the sidewalk where the neon signs are pretty
How can you lose?”

“Downtown”, Petula Clark 1964



  LA CATENA DI POPOLARITÀ
1) La reginetta del ballo
2) Il re del ballo
3) La capo cheerleader
4) Il quarterback
5) Cheerleaders
6)  Giocatori di football
7) Giocatori di basket
8) Quelli fighi
9)Altri atleti
10)Club di teatro
11)Club di lingue
12)Altri studenti
13)Quelli strani
14)Sfigati
 
 
 
Linda Collins osservò soddisfatta la bacheca degli studenti sulla quale era appesa, in bella vista, la Catena di Popolarità della sua scuola, che ormai da tre anni veniva rispettata da tutti gli studenti.
Si sistemò con grazia i lunghi capelli corvini e, osservandosi nel riflesso della bacheca, si stupì di come ancora dopo così tanto tempo le donasse la divisa da cheerleader.
Guardò con calma la sua pelle chiara, i suoi grandi occhi azzurri contornati di trucco scuro e le labbra ricoperte di rossetto rosa corallo.
Era bellissima, lo sapeva.
Ma d’altronde cosa si poteva aspettare, da colei che deteneva il primo e terzo posto della Catena?
Si voltò a osservare i corridoi della sua scuola. Era il quarto anno che passava in quel liceo, e in tutti tre gli anni precedenti, era sempre riuscita a mantenere i piani più alti della Catena. Anzi, si poteva dire che era stata lei a inventarla, la Catena.
Lei era Linda Collins, la ragazza di ferro, che non sbagliava mai un colpo.
Adorava il sapore del successo.
Da tempo ormai credeva che il mondo un giorno sarebbe stato ai suoi piedi. In effetti ci credeva davvero. Era narcisista, fin troppo orgogliosa e sognatrice, lo sapeva, ma questo non le avrebbe di certo impedito la sua ascesa al potere.
Iniziò a camminare per i corridoi, sfoggiando la divisa blu e bianca nuova di zecca, mentre i ragazzi si voltavano a fissarla, ogni volta che passava loro di fianco.
Quello sarebbe stato il suo ultimo anno al liceo, e Linda voleva lasciare il segno in quella maledetta scuola. Certo, era già una leggenda vivente lì a Buckley, tutte le ragazze più piccole la guardavano con estrema ammirazione; perfino le sue coetanee sognavano di essere lei, mentre tutti i ragazzi sognavano giorno e notti di portarsela a letto.
Linda aveva avuto molti amici nel corso degli anni, molti dei quali aveva completamente trasformato. Riteneva avesse un grande talento in ciò: le piaceva prendere sfigati, componenti dei più bassi numeri sotto la sua ala protetta e convertirli nei suoi più stretti amici. Era una paladina, sotto questo aspetto.
La prima persona che incontrò quel primo giorno fu LeeAnn Anderson, l’adorabile quanto irritante presidentessa del club di teatro, una ragazza fin troppo buona per essere vera. Con il suo atteggiamento gentile e comprensivo, LeeAnn era diventata amica praticamente di tutti gli studenti. Ogni anno LeeAnn veniva candidata come reginetta del ballo, e Linda l’anno prima era stata quasi sul punto di essere battuta da lei. Questo ancora non le andava giù.
«Linda, ma ciao!» la salutò, vedendola da lontano. «Tesoro, ti vedo dimagrita!»
«Grazie, Ann!» esclamò Linda con un finto sorriso. Gli occhi scuri di LeeAnn la scrutarono allegri.
Le chiese delle vacanze, e lei rispose cordialmente. Poi ricambiò la domanda con gentilezza.
Ogni volta che LeeAnn apriva la bocca per parlare, Linda doveva trattenere a fatica pensieri poco carini nei suoi confronti.
Ne era sempre stata invidiosa. LeeAnn era solo una Numero Otto, certo, ma possedeva un fascino davvero naturale. Non si truccava mai, portava vestiti da quattro soldi e nessuno poteva dire con chiarezza quand’era stata l’ultima volta che si era tagliata quella massa di capelli biondastri. Ma aveva grazia e bellezza, chiunque le sarebbe caduto ai piedi, e questo a Linda non piaceva, non le piaceva affatto.
Quando LeeAnn ebbe finito quel suo interminabile sproloquio sulla sua estate passata in Australia a salvare echidne, la salutò con un bacio sulla guancia e poi si allontanò:
«Allora ci vediamo in giro, Lin!»
«Va bene, Ann, ci conto!»
LeeAnn si voltò in modo teatrale, lasciando che tutti ammirassero i suoi meravigliosi capelli lunghi volare al vento.
Linda sbuffò rumorosamente, sollevata che quei cinque minuti d’inferno fossero finiti, poi riprese a camminare a testa alta.
Mentre era ancora ferma però, venne richiamata dall’acuta voce del suo compagno Johnny Treppiede, che la riconobbe dalla fine del corridoio:
«Linda, stavo proprio cercando te, eccoti qua! Ecco la nostra Numero Uno della Catena!»
Linda gli sorrise amorevolmente. Finalmente era arrivato.
Johnny Treppiede era un ragazzo al suo stesso anno, che dirigeva il giornalino scolastico e una piccola rubrica nel settimanale di Buckley, che comprendeva le interviste agli studenti del liceo, fatte tutti gli anni, rigorosamente, il primo giorno di scuola.
Tutti lo chiamavano Treppiede perché si portava sempre una telecamera dietro e un piccolo treppiede sulle spalle in caso di necessità, ma nessuno sapeva qual era il suo vero cognome.
Era un ragazzo basso e perennemente sudato, con l’acne e i baffi dalla prima elementare, ma il fatto che giocasse nella squadra di tennis lo rendeva un Numero Nove, e quindi era ancora accettabile parlare con lui.
Linda finse di essere infastidita dal suo arrivo, ma in realtà non aspettava altro che quel ragazzo postasse la sua intervista del primo giorno di scuola sulle sue pagine, per contribuire ulteriormente alla sua già incredibile popolarità.
«Oh, ciao Linda!» incominciò Johnny puntandole il registratore contro. «Allora, dicci: come sono andate le vacanze per la nostra ape regina?»
«Oh, molto bene, Johnny!» rispose lei allegra. «Un viaggetto in Africa e un giro delle capitali europee, sai, nulla di che.»
«Ci giungono alcune voci...» riprese Johnny con tono più serio. «Di una definitiva rottura tra te e il tuo storico fidanzato, nonché nostro Numero Due della Catena, Simon Coleman. È la verità, Linda?»
Linda mandò giù la saliva prima di parlare di quel delicato argomento.
Non le piaceva ancora parlare di lui, anche dopo tutto quel tempo.
«Sì, è corretto.» disse fieramente, cercando di farsi forza. «Io e Simon ci siamo lasciati a giugno per alcune forti divergenze di cui non desidero parlare al momento.» Fece un’altra pausa prima di riprendere. «Comunque è confermato che questa volta no, non torneremo insieme.»
«Dopo ben due anni insieme il re e la regina del ballo si sono lasciati, ho sentito bene? I fan del nostro giornalino rimarranno molto delusi. Sai, la coppia Simon/Linda era una tra le più popolari... Com’è la tua vita da single adesso?»
Linda scoppiò a ridere.
«Oh, meravigliosa!» esclamò, ancora ridendo. «Sono pur sempre la Numero Uno della Catena, Johnny, posso trovarmi un altro ragazzo quando voglio.»
Johnny acconsentì, complimentandole la nuova divisa.
Stava per farle un'altra domanda, quando il ragazzo si bloccò a fissare l’entrata della scuola con faccia meravigliata.
«Oh, ma guarda chi è entrato!» esclamò, pieno di gioia. «Ma è proprio lui: è Simon Coleman!»
Linda impallidì. Poi si girò lentamente, a malavoglia, sperando che Johnny stesse solo scherzano.
E invece no, non stava scherzando. Purtroppo.
 
 
Un ragazzo alto e incredibilmente attraente varcò l’ingresso principale e iniziò a camminare a testa alta per i corridoi. Dietro di lui una folgorante luce celestiale faceva capolino, mentre cori angelici si udivano in sottofondo.
Indossava una camicia bianca leggermente sbottonata e portava lo zaino in spalla modo molto svogliato. Sorrideva a tutte le ragazze, anche a quelle che non conosceva. I capelli biondi, che portava più corti della maggior parte dei ragazzi della scuola, si muovevano al vento, arricciandosi a ogni passo.
Si tirò indietro le ciocche chiare con gesto ammaliante. Ci fu un tonfo.
Nove ragazze erano appena svenute.
Ed eccolo lì, Simon Coleman, senza dubbio il ragazzo più bello di tutta scuola, il re del ballo scolastico, il quarterback della squadra di football, Numero Due della Catena, ed ex fidanzato di Linda.
Linda lo osservò con sprezzo dal corridoio. Non lo vedeva da quando si erano lasciati, due mesi prima. Ammetteva tranquillamente che Simon fosse uno dei ragazzi più attraenti che avesse mai conosciuto; eppure adesso, ogni volta che lo vedeva, provava l’impulso di vomitare.
Johnny Treppiede si posizionò di fronte a lui non appena li raggiunse, costringendolo a fermarsi.
«Simon!» esclamò Johnny vedendolo. «Che piacere rivederti! Allora, che ci dici sul nuovo gossip del momento? È vero che tu e Linda vi siete lasciati?»
Simon rimase per il momento confuso. Linda evitava di guardarlo in tutti i modi.
«Oh, certo...» Simon, ricomponendosi, sfoggiò il suo più bel sorriso alla telecamera e iniziò a parlare entusiasticamente al registratore. «Io e Linda ci siamo lasciati da qualche mese, ma penso che ormai tutta la scuola già lo sappia.»
Simon rivolse a Linda un ammaliante sorriso, che lei ignorò sbuffando.
Conosceva bene Simon, aveva capito il suo gioco ormai. In quel momento stava utilizzando la “Strategia Marlon Brando”  cioè il risultare affascinante, amorevole e dal carattere predominante per avere tutta la componente femminile della scuola a suo favore, anche se in realtà tutti sapevano benissimo che era una persona orribile.
«Siete entrambi disponibili quindi, adesso?»
«Menomale, direi.» intervenne Linda, irritata dalla presenza di Simon.
«Ci volete rivelare il motivo della vostra improvvisa rottura, ragazzi?»
Questa volta Johnny rivolse il microfono a Simon, che si ritrovò senza una risposta per il momento.
«Ecco... è stato per colpa di...»
«Divergenze artistiche.» Linda suggerì la prima cosa che le venne in mente.
«Sì, divergenze artistiche.» l’assecondò subito dopo Simon.
 
Ciò che accadde veramente...
 
«Linda, hai preso di nuovo i miei occhiali da sole?»
«No.»
«Allora perché sei abbronzata dappertutto tranne intorno agli occhi?»
«Cosa c’è, Simon, credi di essere l’unica persona al mondo ad avere un paio di occhiali da sole? Egocentrico.»
«No, ma so per certo che tu non ne hai un paio, dato che usi sempre i miei!»
«E va bene, li ho usati! La mia famiglia è povera, sii più gentile con la gente bisognosa...»
«La tua famiglia è una delle più ricche del Midwest!»
«Perché devi sempre puntualizzare tutto? Odio quando fai così!»
«E io odio quando prendi i miei occhiali!»
«Io invece odio te!»
«Ah, sì? Io ti odio di più!»
«Va bene, allora è finita! Contento adesso?»
«Bene!»
«Bene!»
«Bene!»
 
Johnny si rivolse un’ultima volta ai due ragazzi:
«Quindi siete entrambi d’accordo che esservi lasciati sia stata la scelta migliore, dico bene?»
A quella domanda Simon e Linda rimasero in imbarazzante silenzio per un secondo.
Poi Simon avvolse un braccio intorno alla vita di lei, ed esclamò contento:
«Oh, ma siamo ancora amici!» disse con gioia. «Anzi, andiamo più d’accordo adesso di quando stavamo effettivamente insieme! Non è vero, Lindy?»
Linda avrebbe voluto prenderlo a schiaffi a quel punto, ma si trattenne. Dopotutto doveva adottare anche lei un po’ di strategia di falsa propaganda.
«Già, molto amici!» disse lei, con un sorriso tirato, il più finto che riuscì a fare.
Johnny fece loro altre due domande, poi li lasciò da soli, per andare a proseguire con le interviste del primo giorno di scuola.
«Allora eccoli, salutiamo per il momento i primi due classificati della Catena, Linda Collins e Simon Coleman, i nostri sovrani del ballo in carica, qui a Buckley!» esclamò Johnny prima di spegnere la telecamera e il microfono e salutarli.
Allontanandosi, lasciò finalmente Simon e Linda completamente da soli.
Non appena Johnny fu abbastanza lontano per non sentirli, Linda si voltò di scatto, con aria di sfida, verso di lui:
«Credi di essere così furbo, vero Simon?» gli disse osservandolo minacciosa.
«Non so di cosa stai parlando.»
In realtà Simon lo sapeva benissimo, e anche Linda:
«”Siamo amici, andiamo più d’accordo adesso di quando stavamo effettivamente insieme!” Ma per favore! Sappiamo entrambi che stai usando la Strategia Marlon Brando, l’hai usata anche l’anno scorso per farti eleggere re del ballo! Ti conosco, Simon, ti conosco troppo bene.»
«Può darsi.» commentò lui, fingendosi totalmente disinteressato.«Non mi interessa comunque.»
Ecco, stava usando ancora la Strategia. Ma con Linda non avrebbe funzionato così facilmente.
«Sai Simon, qual è l’unico aspetto positivo di essere stata con te?» continuò. «Che non casco più nei tuoi stupidi trucchetti. Che intenzioni hai quest’anno, eh? Dimmelo.»
«Che ne dici di calmarti un po’, almeno per un giorno?»
«E tu che ne dici di soffocare nel sonno e morire?»
Simon si irritò e, voltandosi, iniziò a ribattere:
«Oh, davvero complimenti, Linda!» il ragazzo ritornò al suo solito tono meschino di sempre. «Il fatto che mi superi di un posto nella Catena non significa che debba stare ancora sotto i tuoi ordini e farmi parlare con quel tono da te!»
Linda si avvicinò ancora di più a lui, mentre la sua voce diventava sempre più ostile:
«Sappiamo entrambi che sei diventato re del ballo solo grazie a me. Sono stata io a portarti fin qui, sai bene anche questo. O forse non ti ricordi più il secondo anno, Simon?»
Simon non rispose. Linda sapeva bene che detestava parlare di quell’argomento, probabilmente perché si sentiva ancora in debito con lei. Perciò continuò:
«Oh, il povero Simon Coleman quindicenne, che andava in giro vestito di stracci e non aveva nessun amico.» Linda recitò con finta voce drammatica. «Poi un giorno, mentre stava vagando per le tribune pensando a come porre fine alla sua inutile esistenza, ecco che la popolarissima e fantastica Linda Collins ti ha notato e tu sei subito andato in subbuglio per lei. Ricordati che non fosse stato per me ora tu saresti ancora un Numero Quattordici, con quella sfigata di Taylor May come unica amica e...»
«Non parlare male di Taylor.» l’ammonì Simon irritato.
«Scusa, ho offeso la tua fidanzatina?» riprese Linda. «Ricordatelo, Simon: sono io che ti ho portato tra i primi posti della Catena. E sei diventato re solo perché io...»
«Cosa? Credi davvero che la mia popolarità a questo punto dipenda ancora da te?» ribatté lui, totalmente calmo. «Oh, Linda! Sono passati due anni ormai, fattene una ragione! Ora sono il quarterback della squadra di football, sono il re del ballo e detengo ancora il secondo e quarto posto. E in più, adesso che non stiamo più insieme, ci saranno centinaia di ragazze disposte a mutilarsi a sangue pur di  mettersi con me. Diciamo pure che sei stata una liberazione, ecco. Una liberazione che mi porterà direttamente ad arrivare al primo posto della Catena...»
«Ah, ah!» esclamò Linda, puntandogli un dito contro. «Lo sapevo che avevi in mente qualcosa!»
Simon si zittì, mentre Linda osservava i suoi occhi celesti, che erano la parte di lui che tutte le ragazze apprezzavano di più. Beh, come dar loro torto, quegli occhi erano davvero meravigliosi.
«Linda, lo sai bene che la Catena non è qualcosa di stabile, è nelle regole. Può essere cambiata da un momento all’altro se è il popolo degli studenti a volerlo.» riprese lui poco dopo. «E adesso che io e te siamo diventati rivali, è arrivato il momento che qualcosa cambi in questa stupida scuola.»
Linda rise con disinvoltura, sorpresa dall’incredibile stupidità che il ragazzo le stava rivelando.
«Ah, Simon...» disse, con molta più calma, mentre, a braccia conserte, si avvicinava sempre di più a lui. «Lo sai qual è la parte più bella del vivere nel ventesimo secolo? Le minoranze vincono sempre. Per questo la reginetta sta sopra il re e la capo cheerleader sopra il quarterback. Semplice autodifesa: se fosse stato il contrario allora tutti si sarebbero lamentati, tirando fuori qualche stronzata sul femminismo o che altro. Per questo la Catena è strutturata così. Tu sei maschio, americano, bianco ed eterosessuale, direi che non sei molto agevolato. Ma io sono una ragazza, sono una  minoranza, ergo...»
Linda si avvicinò ancora al suo viso, finché non fu in grado di farsi sentire con appena un sussurro:
«Ergo, io vinco sempre. E tu senza di me non sei niente, lo sai bene.»
Simon non si fece intimidire.
«Tutti ti odiano qui.»
«Non è vero!» urlò Linda indignata.
«Sì, invece.» Simon sorrise, fiero del suo discorso. «Sai, dopo il secondo anno, dopo che è successa la cosa di Bethany Mayers...» sussurrò le ultime parole.
«Lo sappiamo benissimo che è stato un incidente!»
«D’accordo, anche se fosse... Dopo l’ “incidente” di Bethany Mayers già tutti ti odiavano qui. Ti salvavi solo perché stavi con me, perché ero buono e bello, e tu mi avevi aiutato quando ne avevo bisogno, eccetera eccetera. Tutti ti ammiravano per questo. Ma adesso che ci siamo lasciati non hai più nemmeno questo potere, mia cara Lindy.» ammise lui, con un leggero ghigno. «E poi sei femmina, sì, ma forse ti dimentichi di un particolare piuttosto rilevante: tutte le ragazze, almeno per quanto riguarda questa scuola, sono innamorate perse del loro bellissimo e sexy quarterback, per il quale farebbero qualsiasi cosa.» Simon sfoggiò un altro dei suoi bellissimi sorrisi, prima di riprendere a parlare. A Linda però fece l’effetto opposto, le sembrò quasi inquietante. «Sei una ragazza, sì, ma io le ragazze me le porto a letto, e in questo modo ho un potere molto più forte su tutte loro.»
Calò il silenzio, e vi restò per qualche minuto.
Linda stette immobile a fissarlo cercando di contenere la rabbia.
Ecco, proprio ciò che temeva di più era successo: Simon Coleman, la sua migliore creazione, ora era diventato forte quanto lei, se non di più, e si stava ribellando. Esattamente come Frankenstein, aveva creato un mostro, e ora andava fermato ad ogni costo.
Temporeggiò un secondo in silenzio, poi aprì la bocca, usando tutta la rabbia che aveva dentro, si ritrovò a strillare davanti a tutti:
«Tu sei morto per me, Simon Coleman!» 
Lui rispose ugualmente, mantenendo il contatto visivo:
«Va bene, è guerra allora!»
«Non hai la più pallida idea di quanto ti farò pentire di averlo appena detto!»
Linda si voltò di scatto, facendo svolazzare in aria la sua coda di capelli neri. Poi, con passo fiero e deciso, si allontanò velocemente per i corridoi della scuola, più infuriata che mai, mentre tutti gli studenti guardavano increduli la scena.
 
 
«Lo odio! Lo detesto! Gli ho dato tutto! Gli ho dato la popolarità, la mia fiducia, l’ho fatto salire al secondo posto e lui mi ripaga così?! Non so nemmeno come ho fatto a starci insieme! Aaahrg! Mi disgusta! Stupido, stupido biondo tinto!»
Linda Collins si era ritrovata, pochi minuti dopo, con le sue amiche nonché compagne cheerleader. Tuttavia la rabbia per quell’incontro di prima con Simon aveva superato la gioia di rivedere le sue migliori amiche dopo la fine delle vacanze.
L’unica cosa che rilassava veramente Linda nei momenti più difficili era una sola: limarsi le unghie. Non sapeva perché, forse le lasciava scaricare la rabbia, o perché era una delle molte cose che era capace di fare perfettamente. Detto sta che, ogni volta che si sentiva particolarmente stressata, dopo qualche minuto di limatura impulsiva ritornava serena come prima.
Per questo motivo, in quel momento era lì a limarsi le unghie a una a una, mentre parlava con le sue amiche appoggiata agli armadietti.
«Aspetta... vuoi dire che Simon Coleman ha i capelli tinti?» domandò Chloe Farger, confusa.
Linda sbuffò rumorosamente. Quella ragazza era la persona più stupida che avesse mai conosciuto.
«Era una battuta, Chloe!» le urlò in faccia, totalmente arrabbiata. «I maschi non si tingono i capelli! Non quelli etero almeno!»
Chloe si zittì imbarazzata, mentre Linda riprese a levigare le sue unghie con la sua fedele limetta rossa.
«Dai, Linda, cerca di calmarti.» le disse gentilmente Carey Davis, l’unica di quel gruppo ad avere un minimo di cervello e l’unica che Linda apprezzasse veramente.
«Calmarmi?! Come faccio a calmarmi in una situazione del genere?» Linda sembrava sul punto di uccidere qualcuno. «Quell’idiota aspirante clone di He-Man del mio ex ragazzo vuole rubarmi la popolarità, probabilmente formando un esercito di bimbeminchia arrapate per distruggermi, e tutto quello che voi sapete dirmi è di stare calma? Io vi detesto!»
Riprese a limare, al doppio della velocità stavolta.
Le sue amiche si guardarono perplesse, pensando a cosa dire di più. Linda intanto continuava a limare, senza pensare a nient’altro.
Lima, lima, lima, lima, lima, lima, lima...
«Senti, Linda, secondo me non dovresti pensarci.» propose Janissa Rubiz, la componente ispanica del gruppo, e seconda ragazza più popolare della scuola, dietro solo a Linda.
«Già, pensa a cose più importanti.» continuò Stephanie Cornwell, l’ultima cheerleader lì presente. «Siamo rimaste in cinque nella squadra, pensa a quante nuove matricole dovrai reclutare.»
«Sì, ho sentito che ci sono parecchie ragazze nuove quest’anno!» intervenne Carey, con più entusiasmo.
«E dicono che una di loro sia molto carina. Potremmo convincerla a entrare nelle cheerleader!» concluse Chloe.
«Oppure potremmo giocare al tuo passatempo preferito...» propose Janissa. La frase fu poi terminata da Stephanie:
«”Sfotti il perdente”»
Tutte le cheerleader proseguirono con le proposte e provarono a convincere Linda, ripetendole quanto era bella e fantastica e bla, bla, bla, tutte cose che già sapeva.
Lei, che si era stancata di assottigliare le sue povere unghie per tutto quel tempo, mise giù la limetta e guardò le sue amiche una a una.
Chloe, Stephanie, Janissa e infine Carey. Le sue migliori amiche.
Tutte loro, ad eccezione di Janissa, erano altri esemplari delle sue favolose creazioni. Linda le aveva rese tutte delle Numero Cinque, popolari e attraenti, aveva trovato un ragazzo tra i primi posti per tutte loro, e forse era proprio per quello che la veneravano in quel modo assurdo, sebbene tutti gli insulti e le umiliazioni che ricevevano ogni giorno da parte sua. Erano stupide, sì, ma d’altronde a Linda non dispiaceva che lo fossero.
«Oh, avete ragione, ragazze!» affermò infine, con grande gioia delle quattro amiche. «Mi ero dimenticata quanto mi piace giocare a “Sfotti il perdente”. Al diavolo Simon, ho cose molto più importanti a cui pensare.»
Poi, dimenticandosi completamente di ciò che aveva affermato un secondo prima, si mise le mani sul cuore e con tenerezza disse loro:
«Grazie ragazze, non so come farei senza delle amiche speciali come voi!»
Linda allargò le braccia per abbracciarle tutte e quattro, le quali si strinsero e formarono un gigantesco abbraccio circolare.
Le cinque ragazze erano le uniche cheerleader rimaste dall’anno scorso. Le altre si erano diplomate o erano state cacciate via a forza.
Stephanie aveva ragione, pensò Linda, doveva trovarne di nuove per iniziare il nuovo anno e riaffermare la sua popolarità.
«Va bene, ragazze!» annunciò Linda, sentendosi molto meglio. «Per prima cosa ora che sono single, devo trovarmi un nuovo fidanzato bello e popolare quanto me.»
Si voltò a destra, verso Janissa:
«Jany, prenderò il tuo.»
«Cosa? Perché?» protestò lei indignata.
Linda si era davvero stancata di spiegare tutto a quelle idiote delle sue amiche:
«Perché sono le regole, duh!» urlò irritata. «Se una ragazza di numero più alto vuole il ragazzo di una di numero più basso, può averlo, sono le regole della Catena! Io sono una Numero Uno e non ho più un fidanzato. Tu, Janissa, sei la mia seconda, ma sei una Numero Cinque, perciò adesso Darren C. Carmichael deve stare con me! Devo spiegarti sempre tutto?»
Janissa rimase in silenzio con la testa bassa, consapevole che tutto quello che stava dicendo Linda era esatto.
«Forza.» disse Linda, accompagnandosi con il gesto delle mani. «Ora andate a prendermi delle nuove reclute, su.»
Carey, Stephanie, Janissa e Chloe si girarono immediatamente e iniziarono a vagare per i corridoi in fretta, sperando di trovare qualche nuova aspirante, stupida cheerleader da aggiungere al loro gruppo di amiche.
Poco prima che se ne andasse, tuttavia, Linda decise di fermare Carey, per parlarle in privato un secondo.
«Carey, aspetta un attimo.»
La ragazza si bloccò e la guardò confusa. Linda attese che le altre tre se ne fossero andate, prima di iniziare a spiegare.
«Cosa c’è, Lin?» domandò lei, senza capire.
Linda aveva sempre pensato che Carey fosse davvero bella, forse anche più di lei e Janissa: era la più alta del gruppo, con i capelli castani sempre legati in una disordinata coda alta e con delle forme magnifiche. Nonostante quella bellezza sconvolgente però, lei aveva sempre rifiutato i ragazzi con cui Linda provava ad accoppiarla, a differenza delle sue altre amiche che si accontentavano del primo idiota che Linda offriva loro. Carey non aveva mai espresso apprezzamenti per nessun ragazzo. Tranne uno.
Due anni prima, quando lei e Simon si erano messi insieme, Carey le aveva confessato di aver avuto da sempre una cotta per lui, fin dal primo anno, ma che, tuttavia, non intendeva di certo rubare il ragazzo alla sua migliore amica, perciò quella storia era finita lì, semplicemente.
Linda si era sempre sentita in colpa per quella storia, perciò, adesso che lei e Simon si erano lasciati, voleva fare a Carey un piccolo favore:
«Senti, lo so che questa storia dei ragazzi non ti è mai stata molto a cuore.» disse con calma. «Sei sempre stata la single del gruppo e io in effetti un po’ ti ammiro; vorrei anch’io potermi fregare altamente degli altri, ma purtroppo quando sei tra i primi posti della Catena non è un privilegio che ti puoi permettere...»
Carey la continuava a fissare in silenzio, senza capire dove volesse arrivare.
«Mi avevi detto qualche anno fa di avere una cotta per Simon, me lo ricordo.» continuò Linda. «Beh, non so se tu ce l’abbia ancora. Purtroppo le regole della sorellanza non consentono che una ragazza esca con l’ex della sua amica, a meno che non abbia il suo permesso. Ma dato che so che la popolarità è molto più importante delle amicizie, e tu mi sei sempre stata a cuore, ti concederò questo piccolo regalo: puoi provarci con Simon, anche se trovo che comunque sia un’idea terribile.»
Carey rimase a bocca aperta. Non poteva assolutamente crederci.
«Cosa, d-dici sul serio?»
Linda annuì, con un leggero sorriso.
Meno di un secondo dopo Carey abbracciò Linda dalla felicità e iniziò a saltare urlando istericamente. Linda continuava a guardarla divertita. L’abbracciò di nuovo.
«Oh, grazie, grazie mille, Lin!» esclamò Carey in preda alla gioia.
«Va bene, va bene. Ora però vai a trovarmi delle nuove cheerleader.» concluse Linda, impreparata a sopportare tutto quell’entusiasmo.
Carey non se lo fece ripetere e si allontanò da Linda, con un sorriso stampato in faccia.
 
 
Carey Davis aveva sempre amato Simon Coleman, fin dal primo giorno di liceo. Se lo ricordava ancora, seduto in fondo all’angolo della mensa perché non aveva ancora nessun amico con cui pranzare. L’aveva visto lì per la prima volta e da allora non aveva smesso di pensare a lui.
C’era ben poco del Simon di una volta in quello di adesso, ma a Carey non importava.
Ora era alto un metro e ottantacinque, aveva quarantadue chili di muscoli e una lista infinita di ragazze disposte a uccidersi pur di andare a letto con lui.
Ma per Carey Simon era stato sempre di più di questo, era sempre rimasto quel ragazzino di quattordici anni biondo e timido, che si sedeva in fondo alla classe nelle ore di lezione.
Quando Linda le aveva dato il permesso di chiedergli di uscire, Carey non aveva creduto alle sue orecchie. Ma ora era qui, tutto sarebbe cambiato da quel momento in poi. Al suono della campanella sarebbe andata da lui e gli avrebbe parlato, era deciso.
Dirigendosi verso il suo armadietto, nei corridoi semi-deserti, alzò lo sguardo con orgoglio.
Vide con orrore proprio Simon  Coleman a qualche metro di distanza, che di dirigeva diritto verso di lei.
Carey andò immediatamente nel panico. Il suo cuore impazzì all’improvviso, e iniziò a pettinarsi in fretta i capelli con le dita.
Oh, ma perché doveva incontrarlo proprio ora, quando aveva altri compiti in programma?
Si avvicinò con lentezza a Simon, che si dirigeva dalla parte opposta.
Dopo aver preso un lungo respiro, e una volta tirato fuori tutto il coraggio che aveva, Carey lo salutò non appena le loro strade si incrociarono:
«Ciao Simon.»
«Oh.» Simon si voltò verso di lei, senza mostrarsi minimamente interessato. «Ciao Carrie.»
Continuarono entrambi a camminare nella loro direzione.
Dopo qualche passo, Carey si fermò per prendere fiato.
Si era ricordato di lei. Aveva sbagliato il suo nome, ma si era ricordato di lei.
A quel punto a Carey parve di vivere il più bel giorno della sua vita.

 
  
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