Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: dreamlikeview    21/09/2017    4 recensioni
Dean, a quattro anni, assiste all'omicidio di sua madre. Nel corso degli anni inizierà a sentire il peso di quello che ha vissuto, a sentirsi in colpa per qualunque cosa negativa accaduta alla sua famiglia e molto altro.
Dopo molti anni di solitudine e vita travagliata, un ragazzo impacciato e un po' nerd, Castiel, porterà un po' di luce nella sua vita. Riuscirà ad essere felice?
[Destiel, Human!AU, nerd!Cas, long-fic]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DESCLAIMER: La storia è scritta senza fini di lucro, i personaggi non mi appartengono in nessun modo e non intendo offendere nessuno. Giuro. 
PS. C'è l'avviso che i personaggi sono molto OOC, non odiatemi per ciò che succede alla fine, please!! E sorry (not sorry) per la lunghezza, ma non erano così quando ho iniziato a scriverla, le parole si moltiplicano da sole! In questo c'è un piccolo riferimento al canon.
______________

Circa un anno dopo, gennaio 2017
Without you,
I've got no hand to hold.
 
Le cose da quel Natale non erano peggiorate, anzi erano migliorate, sia per Dean che per Castiel, i due erano esattamente opposti, ma in qualche modo si completavano, ed insieme erano felici, qualcosa che non era quantificabile a parole, si stavano salvando a vicenda, Dean stava aiutando l’altro consapevolmente, Cas invece lo faceva inconsapevolmente, ed erano davvero molto, molto innamorati, in un modo che Dean, in altri tempi, avrebbe definito imbarazzante e vomitevole, ma che ora definiva solamente meraviglioso, mai in vita sua si era sentito così, e pian piano il suo passato era slittato in secondo piano, e Dean aveva finto di dimenticarlo, soprattutto quando cercava di parlare con Cas. Preferiva evitare il discorso sul passato e concentrarsi sul presente, del resto gli bastava suo fratello a ricordargli che tutte quelle cose accadute non fossero colpa sua, e gli bastava la parola di Sam, con Castiel si sentiva felice e necessitava solo di quello, la maggior parte delle volte che erano insieme, passavano il tempo libero insieme a guardare film o serie tv – ormai Dean poteva dire di essere diventato nerd quasi quanto suo fratello, visto che ormai con Castiel, seguiva assiduamente qualsiasi tipo di saga cinematografica e di serie tv – erano molto affiatati e in un certo senso romantici, anche se lui non poteva definirsi la metà romantica della coppia, Dean non era mai stato il tipo romantico, dolce, che faceva grandi gesti, la cosa, a detta sua, più romantica che aveva fatto nei confronti del suo ragazzo, era stata farsi trovare nudo, coperto di petali di rose, steso sul letto il giorno del loro primo anniversario, mentre Castiel era il suo esatto opposto, a lui piacevano le cose romantiche: come quando al suo compleanno, l’anno precedente, a mezzanotte in punto gli aveva scritto un messaggio d’auguri meraviglioso e aveva suonato il campanello di casa sua, presentandosi con un muffin al cioccolato – fatto da lui – con una candelina sopra, e tanti auguri, amore mio! – aveva esclamato, quasi facendosi uccidere da Bobby per averlo svegliato a quell’ora, Dean ricordava vagamente che fosse stato il miglior compleanno della sua vita, quello. Castiel era così calato nella parte di metà romantica della coppia che spesso aveva organizzato per loro nel suo appartamento romantiche cene a lume di candela – scacciando anche in malo modo i suoi coinquilini, Gabriel si era lamentato giusto un paio di volte (cioè quasi sempre) dell’atteggiamento del coinquilino quando organizzava qualcosa per lui. Come aveva fatto quando, qualche settimana dopo il loro primo anniversario, aveva chiesto a Dean, se, dopo la laurea, avesse voluto andare a vivere con lui. A Dean era letteralmente esploso il cuore nel petto, era così diverso dal Cas che aveva conosciuto un anno prima, quello non poteva essere lo stesso Cas che un anno prima aveva paura che gli omofobi potessero far loro del male, quello era una versione migliorata di quel Cas, non era nemmeno lo stesso che pochi mesi prima aveva pianto tra le sue braccia la sera prima dell’incontro con i suoi genitori, perché temeva che loro non apprezzassero Dean e la loro relazione, questo era decisamente sicuro di sé e della loro relazione. Dean ricordava bene quella notte di metà ottobre, quella prima dell’incontro con i suoi suoceri, quando aveva preso un Cas preoccupato e singhiozzante tra le sue braccia, lo aveva consolato, coccolato e poi aveva mangiato della torta con lui mentre guardavano un film della Disney, tranquillizzandolo che il giorno dopo sarebbe stato tutto perfetto, perché in fondo loro due lo erano. Inutile dire che il giorno dopo era andato tutto per il verso giusto, certo, i genitori di Castiel erano stati un po’ freddi all’inizio – dopotutto, Dean non poteva biasimarli, era il loro unico figlio quello che lui stava portando via, metaforicamente, dal tetto familiare – ma poi avevano accolto Dean, con entusiasmo, soprattutto quando Mr. Novak aveva scoperto che lui era un appassionato di motori ed entrambi gli avevano detto che era il benvenuto in famiglia. In quel momento, Dean aveva giurato di aver visto il sorriso più bello e rilassato che Cas avesse mai fatto. Forse, il cambiamento di Cas, era avvenuto proprio dopo quella presentazione, forse si era sentito più sicuro della loro relazione con l’approvazione dei suoi genitori e aveva deciso che sì, poteva fare quel passo con lui e andare a vivere insieme dopo la laurea. Dopotutto erano entrambi prossimi alla laurea, a Dean mancava solo la tesi, mentre Cas doveva sostenere gli ultimi esami e poi la tesi, tutti e due avrebbero finito sicuramente entro la fine di quel semestre, poi avrebbero pensato unicamente alla loro vita insieme – per la quale entrambi avevano iniziato a mettere risparmi da parte. Castiel aveva anche trovato lavoro presso un mini-market come cassiere e magari, dopo la laurea di Sam, Cas si sarebbe unito a quel loro progetto di un viaggio a caccia di avventure attraverso l’America sull’auto di Dean. Lui e Sam avevano ancora intenzione di farlo, prima di decidere di farsi una vita tutta loro.
Certo, avere una relazione stabile era difficile, ma non la cosa più complicata che Dean avesse fatto nella sua vita. Tra alti e bassi, lui e Castiel si erano sempre trovati sulla stessa lunghezza d’onda, avevano avuto poche discussioni pesanti, ma si erano sempre risolte per il meglio. Quando accadeva era sempre Dean a fare il primo passo, a chiedere perdono per le varie incomprensioni, perché tra i due era il più impulsivo e più permaloso. Tranne quella volta, Castiel era stato davvero intrattabile perché era prossimo ad un esame – a sua discolpa, Dean non ne aveva la più pallida idea – e  aveva fatto una scenata di gelosia per una ragazzina che, al bar, ci aveva provato pesantemente con Dean, e gli aveva persino lasciato il numero di telefono su un fazzoletto, lui invece di respingerla aveva finto di assecondarla per divertirsi e Castiel aveva dato letteralmente di matto. Avevano litigato, Castiel aveva urlato in modo davvero fuori dal normale per uno come lui che era sempre pacato e tranquillo, non sei più un ragazzino, stronzo, perché vuoi tradirmi? Cosa ha lei che io non ho? Perché mi fai questo? Non rivolgermi più la parola, ed era letteralmente scappato via dal bar. Non si erano parlati per sette giorni di fila, perché erano due idioti orgogliosi e Dean si sentiva davvero ferito al pensiero che il suo ragazzo pensasse che sul serio volesse tradirlo, fino a che, una settimana dopo, Castiel, dopo aver sostenuto l’esame ed averlo superato, si era reso conto di essere stato un vero idiota – e forse anche un po’ troppo paranoico ad aver tratto conclusioni così affrettate – così quella sera, un nuvoloso e piovoso giorno di gennaio, si era recato da lui inzuppato dalla testa ai piedi, tremante per il freddo e aveva mormorato dispiaciuto ho esagerato, scusa. Dean non gli aveva tenuto il broncio e tra loro tutto era tornato normale, lo aveva fatto entrare e gli aveva tolto i vestiti bagnati, gli aveva dato una felpa e un pantalone di tuta – che sarebbero andati persi, come tutti gli abiti che aveva prestato a Castiel in quell’anno – e poi lo aveva avvolto in una coperta calda, prima di abbracciarlo forte, dopotutto faceva molto freddo e lui necessitava di calore, e Dean non poteva immaginare solo un altro secondo lontano da lui, quei giorni senza di lui erano stati un vero inferno. Lo strinse forte contro di sé e lo accarezzò con delicatezza, come se Castiel fosse fatto di fragile cristallo. Castiel si era accoccolato contro il suo petto e si era assopito, cullato dal battito del suo cuore, conscio che niente avrebbe potuto tranquillizzarlo più di quel contatto. Si stesero sul letto di Dean, Castiel con la schiena contro il petto dell’altro che lo stringeva a sé dai fianchi e gli accarezzava la pancia.
«Scusa davvero» mormorò spiaccicato contro di lui «Ma c’era quest’esame difficile avevo paura di non superarlo, e i turni al lavoro sono stati stressanti, ho dato di matto, ma ero, anzi sono così geloso, cazzo… so di essere troppo geloso a volte, ma…» biascicò dispiaciuto «Mi dispiace davvero, Dean… non avrei dovuto urlarti contro».
«Non importa, Cas» sussurrò strofinando il naso contro la sua nuca «Sei geloso. Non c’è niente di male» disse, continuando ad accarezzarlo dolcemente «Scusa tu, ho esagerato, non avrei dovuto lasciare che quella ci provasse con me» si scusò sorridendo «Non avevo capito che fossero giorni di merda per te, mi dispiace, sono stato uno stronzo» avevano così tanti progetti, che litigare per una cosa tanto stupida e futile sembrava solo inutile e senza senso, soprattutto in quel momento, dopo essersi chiariti. Avrebbero potuto farlo prima, ma non lo avevano fatto per orgoglio.
«Siamo due idioti, vero?» domandò ironicamente il moro, cercando di fondersi con il corpo dell’altro.
«Oh sì, lo siamo eccome» ridacchiò Dean, stringendolo ancora con forza «Per questo siamo perfetti l’uno per l’altro».
Alle parole del ragazzo, Castiel sorrise leggermente, sentendosi invadere da una piacevole sensazione di pace e serenità, mista ad una di calore e amore. Era raro che Dean dicesse cose dolci e ogni volta che accadeva, il suo cuore faceva una capriola e si ritrovava a sorridere come un idiota con il viso arrossato e il cuore che batteva troppo forte.
«Adoro quando dici cose del genere, perché tu non le dici mai» mormorò, appoggiando le mani su quelle del biondo. Dean sorrise perché Castiel aveva ragione, lui non era esattamente il tipo che mostrava le proprie emozioni o faceva dichiarazioni romantiche, anzi, era l’esatto opposto. «Posso dormire qui, così?» domandò incerto, senza sapere nemmeno il motivo di quell’incertezza. Forse era ancora un po’ scosso dal litigio e dall’essere stato lontano da lui.
Dean lo avvicinò di più a sé, come se non lo fosse abbastanza, e lo strinse con maggiore forza, per sottolineare il fatto che non lo avrebbe lasciato andare quella notte e sussurrò contro il suo orecchio: «Ma certo, non ti avrei fatto andare da nessuna parte, comunque». Castiel sentì un brivido d’emozione rotolare lungo la sua spina dorsale e si rigirò nell’abbraccio, trovandosi faccia a faccia con Dean, gli fece un sorriso e lo baciò a stampo, premendo le proprie labbra contro quelle del suo amante, lasciando che l’altro assaporasse le proprie e continuasse stringerlo contro il proprio corpo con più forza. «Scusa se non ti dimostro spesso ciò che provo per te» sussurrò, accarezzandolo «Ma io ti amo, Cas».
«Lo so» rispose il moro, guardandolo negli occhi «Lo so, non c’è bisogno che tu me lo dica, mi basta guardarti negli occhi per sapere che è vero». Castiel era in grado di lasciarlo di stucco ogni volta che apriva bocca, e anche se stavano insieme da più di un anno, Dean ancora non si capacitava del potere sovrannaturale che aveva. Sam gli diceva spesso che quando c’era Cas nei paraggi il suo sguardo mutava completamente – hai letteralmente gli occhi a forma di cuore, Dean, davvero, sei patetico, fratello – e sapere che per Cas bastasse quello e non le parole – che per Dean erano più difficili di un esame di matematica avanzata – gli faceva capire sempre di più di aver trovato la persona giusta per lui. Si addormentarono entrambi, stretti l’uno all’altro, in un letto forse un po’ piccolo per due, ma che bastava a sufficienza per farli stare vicini come necessitavano, cullati dai loro respiri pacati.
L’indomani, alla vigilia del compleanno di Dean, il coinquilino di Castiel, Michael, si sarebbe laureato e loro non potevano mancare alla festa, che il giovane aveva deciso di fare ad Overland Park, che distava da Lawrence circa 35 – 40 miglia. Castiel non aveva fatto altro che ricordarglielo insistentemente per tutto il mese, e Dean aveva dovuto accettare, quasi costretto dal suo ragazzo e dal broncio che gli avrebbe tenuto per sempre.  
 
La festa di Michael si rivelò una vera tortura per Dean. Castiel lo aveva abbandonato su un divanetto ed era andato a confabulare con alcuni suoi amici e altri studenti, lasciandolo lì con una bibita e la consapevolezza che avrebbe dovuto aspettare la fine della festa per rivederlo. Castiel era bellissimo quella sera, indossava un completo blu scuro, elegante, e sotto alla giacca portava una camicia bianca, lasciata leggermente aperta su cui svettava una cravatta blu, che faceva risaltare in modo incredibile i suoi occhi blu – stava d’incanto, quando Dean lo aveva visto, poche ore prima quasi non aveva creduto ai suoi occhi; perché sì, Castiel era bello, ma quando non indossava quelle magliette e felpe eccessivamente larghe, lasciava uscire il meglio di sé. Inoltre era raggiante, uno dei suoi migliori amici aveva appena concluso il suo percorso di studi – Dean si era sentito esattamente così, quando Benny si era laureato, molti anni prima di lui – ed era giusto che si divertisse. Lo aveva visto parlare e ridere con un paio di tizi – finiti subito sulla sua lista nera – si era sentito un po’ geloso quando lo aveva ignorato per loro, ma non importava, sapeva esattamente dove sarebbe andato Cas quella sera, dopo la festa: dritto nel suo letto, e finalmente gli avrebbe tolto quel completo che gli aveva fatto stringere i pantaloni quando lo aveva visto, era stato davvero imbarazzante, si era sentito un ragazzino con problemi di erezioni, aveva dovuto accavallare le gambe per evitare che il moro se ne accorgesse e, ovviamente, aveva miseramente fallito. Però Cas sapeva essere davvero subdolo a volte, e gli aveva detto, con nonchalance, che quella notte sarebbe stato tutto suo e avrebbe potuto anche strappargli di dosso quell’ingombrante completo. Dean aveva preso le sue parole come una richiesta, una richiesta che non vedeva l’ora di soddisfare; e così avrebbe festeggiato il suo compleanno tra le braccia del suo sexy ragazzo. Da lontano, Cas gli sorrideva, e Dean era tentato di avvicinarsi a lui e spingerlo contro il primo muro e baciarlo con passione, per far capire a quegli idioti che gli facevano gli occhi dolci che quel ragazzo così attraente era impegnato con lui, ma aveva promesso a Cas che sarebbe stato buono e non avrebbe fatto niente di imbarazzante, per questo se ne stava su un divanetto a sorseggiare una bibita analcolica, a guardarlo – solo per accertarsi che nessuno gli facesse del male – mentre il suo ragazzo lo ignorava.
Di lì a qualche settimana, anche lui avrebbe terminato il suo percorso di studi, e se ci pensava, stentava a crederlo, non avrebbe mai immaginato di portare a termine qualcosa, non dopo il terribile periodo che aveva passato nemmeno troppi anni prima. Castiel aveva detto che lui e Sam avevano delle idee grandiose per la sua laurea e ne era davvero spaventato, perché il suo ragazzo e suo fratello erano diventati amici al punto da confabulare alle sue spalle, e anche se ne era assolutamente spaventato, non riusciva a non sorridere pensandoci; assurdo. L’ arrivo di Cas nella sua vita era stato una ventata d’aria fresca nella sua triste esistenza, gli aveva fatto ritrovare il sorriso quando lui credeva di averlo perso per sempre, e aveva, in qualche modo, spazzato via il vecchio Dean, ancora seppellito da qualche parte dentro di lui, e lo aveva reso migliore. Era come se, quando era caduto nel suo inferno personale, Castiel fosse arrivato come un angelo, lo avesse stretto forte e tirato fuori da quell’incubo. Castiel sapeva che c’era sempre qualcosa che Dean gli nascondeva, il ragazzo lo sentiva nella sua voce, a volte esitante, che volesse parlargli di qualcosa, ma non lo faceva, e Castiel non chiedeva mai. Lui era paziente e sapeva aspettare, avrebbe aspettato tutta la vita, probabilmente. Dean si fidava di lui, gli avrebbe affidato la sua stessa vita, ma se poi, dopo aver sentito tutta la storia avesse deciso di lasciarlo? Se avesse deciso che non valeva la pena restare con uno scherzo della natura come lui? Accantonava sempre quel tipo di pensieri e non pensava più al passato, dopotutto era meglio così.
Se ne stava tutto solo, a sorseggiare la sua bibita analcolica, quando un ragazzo, forse un parente di Michael, si avvicinò a lui, sedendosi accanto e guardandolo in modo suadente. Riprova, caro, sono già impegnato. Era anche carino, forse troppo giovane con quel viso da matricola del primo anni, gli occhi chiari e i capelli biondissimi.
«Ciao, sono Samandriel, il cugino di Michael, ma puoi chiamarmi Sam» si presentò sorridendo «Tu sei…?»
«Dean, piacere» sorrise. Samandriel – che razza di nome, poi – ricambiò il sorriso.
«Posso offrirti da bere?» gli chiese, Dean si accigliò e sorrise divertito, quel ragazzino ci stava provando o cosa?
«Sono a posto, grazie» rispose indicando la sua bibita. Samandriel non si diede per vinto e iniziò a parlare con lui del più e del meno, facendogli domande a caso sulla festa, su cosa ne pensasse degli invitati e chiese anche qualcosa sull’università, mentre Castiel sembrava non accorgersi di nulla, e parlava con altri suoi amici, Dean continuò a sorseggiare la sua bibita, ignaro dello sguardo di fuoco che il suo ragazzo stava lanciando al biondino che continuava a parlare con lui. Davvero, Dean non stava facendo niente di male, non gli interessava il ragazzino, lui aveva occhi solo per una persona, la stessa persona che si stava avvicinando senza che lui se ne accorgesse.
«Ehi!» esclamò il moro raggiungendolo improvvisamente, Samandriel sobbalzò sentendo un’altra voce e si zittì immediatamente «Scusa, ti sto trascurando» mormorò Castiel, sedendosi sulle sue ginocchia e allacciandogli le braccia attorno al collo «Mi faccio perdonare a casa?» domandò lascivo, avvicinando il volto a quello di Dean. Okay, dov’era il suo ragazzo? Quello che non facciamo cose imbarazzanti in pubblico, Dean? «Non mi presenti il tuo amico?» chiese, poi si voltò verso l’altro ragazzo e sorrise sornione «Oh ma tu sei il cugino di Michael! Ciao! Sono Castiel, il migliore amico di Michael, ti ricordi?» chiese, senza lasciare la presa sulle spalle di Dean «E sono anche il ragazzo di Dean».
Dean avrebbe voluto ridere davanti a quella scena, perché sul serio, a meno che non avesse bevuto, non si spiegava il suo atteggiamento in quel momento. Non poteva essere dettato solo dalla gelosia, no?
«Cas, hai bevuto?» gli chiese stupito, dimenticando che accanto a loro ci fosse effettivamente un ragazzo, che adesso stava avvampando per non aver capito prima che lui fosse impegnato. Dean si morse le labbra, trattenendo un sorriso.
«Devo essere ubriaco per abbracciare il mio ragazzo in pubblico?» domandò divertito – non mi stai abbracciando, stai marcando il territorio, ed è molto diverso – avrebbe voluto dire «E poi volevo far sapere al tuo nuovo amico che sei impegnato» sussurrò, dandogli un bacio dietro l’orecchio, facendolo fremere d’eccitazione «Perché sono certo che tu non lo abbia detto». Santo cielo, Castiel da geloso era davvero irresistibile, forse, forse, Dean lo aveva fatto di proposito a non dire a Samandriel di essere impegnato, solo per far ingelosire Cas e farlo avvicinare.
«Penso che abbia afferrato il concetto» ridacchiò, stringendolo contro il proprio corpo, mentre l’altro ragazzo, imbarazzato a morte, si alzava e cambiava zona, andando a prendersi qualcosa da bere, Dean non riuscì a trattenere una risata divertita, e «Mi dispiace, ma da geloso sei troppo divertente» disse. Castiel si imbronciò un po’, ma poi gli diede un delicato bacio a stampo. Dean non protestò e si lasciò baciare, non si era ancora abituato a Cas che dimostrava affetto in pubblico, per lui era stato difficile capire che con Dean accanto nessuno avrebbe fatto loro del male.
«Ti perdono solo perché sei carino, Winchester» scherzò.
Gabriel li raggiunse pochi istanti dopo, con dei pasticcini che dovevano assolutamente assaggiare perché erano fantastici e si ritrovarono a scambiare opinioni sulla festa insieme all’amico di Castiel, che aveva adorato quel posto; Dean si rese conto che Castiel non si fosse alzato dalle sue ginocchia e stesse parlando con l’amico tranquillamente appoggiato contro il suo petto, e semplicemente non riuscì a trattenersi dal sorridere felice.
«Quando andiamo via, Cas?» chiese al suo ragazzo, quando Gabriel li lasciò soli.
«Presto, penso che sia quasi finita» gli comunicò il ragazzo, alzandosi dalle sue gambe e sorridendogli in modo dolce.
La festa si concluse poche ore dopo, erano circa le due di notte, le strade erano quasi ghiacciate – le temperature erano precipitate sotto lo zero – e c’era una fitta nebbia che invadeva la strada e impediva la visuale. Dean e Castiel decisero saggiamente di non mettersi in viaggio con quel tempaccio e aspettare che almeno la nebbia di diradasse. Presero una camera in un motel economico lì nei paraggi, e decisero che vi avrebbero passato la notte, in modo da partire il giorno seguente, sperando che il tempo migliorasse. Dopo essere stati scambiati per una coppia di neo-sposi dalla receptionist che li aveva accolti, erano andati nella stanza loro assegnata e, sebbene la stanza fosse un po’ inospitale, con qualche spiffero qua e là, tutto sommato era abbastanza calda. I due giovani, dopo essersi svestiti ed aver sistemato gli abiti su una sedia, scivolarono tra le coperte calde del letto a una piazza e mezza, immaginando che fosse un comodo letto matrimoniale, magari quello della loro casa futura, quella che avrebbero condiviso e che segretamente Dean stava già cercando, poi si strinsero forte guardandosi con gli occhi pieni d’amore.
Castiel sorrise e affondò immediatamente il capo contro il suo petto, accoccolandosi contro di lui, in cerca di calore, Dean non disse niente, si limitò ad accarezzargli la schiena, sfiorandogli anche la nuca, per farlo rilassare, stringendolo di più contro di sé. Non avevano bisogno di eccessive parole, si capivano perfettamente con uno sguardo o un gesto.
«Dean» mormorò contro il suo orecchio, dopo aver lanciato uno sguardo all’orologio «Buon compleanno».
Il biondo sorrise e lo baciò piano, a stampo, senza fretta: «Grazie, Cas» mormorò contro la sua bocca, sorridendo. Il moro si spalmò contro di lui e gli lasciò una scia di baci delicati lungo il collo, scendendo lentamente sul petto, Dean gli passò una mano dietro alla schiena accarezzandolo lentamente, sorridendo delle sue attenzioni, lasciandosi scappare dei leggeri ansiti di piacere, aveva sempre avuto ragione, Cas con le labbra sapeva fare vere e proprie magie. Si fermò dopo un po’, per guardarlo dritto negli occhi, con un sorriso furbo sul volto. Piccolo subdolo.
«Dean» lo chiamò Castiel, con la voce lasciva «Visto che siamo qui, domani facciamo un giro per la città, prima di ripartire?» chiese sbattendo le palpebre, continuando ad accarezzarlo lentamente.
«Certo, Cas, possiamo fare qualunque cosa tu voglia» rispose, soggiogato dalle sue attenzioni. Il ragazzo scosse la testa e sorrise istintivamente, mentre l’altro lo stringeva, Dean doveva smetterla di accontentarlo e dirgli sempre di sì per ogni cosa, ma Cas lo guardava con gli occhi pieni d’amore e con quel blu intenso capace di renderlo vulnerabile, e non riusciva a dirgli di no, perché vedeva quel blu brillare di più, e niente, niente, era meglio di quello.
«Sei fantastico» borbottò strofinando il naso contro il suo collo, inspirando il suo dolce profumo. Dean annuì mormorando un lo so, gli stampò un dolce bacio a stampo e gli augurò la buonanotte, coccolandolo ancora. Si trovava in una sorta di bolla di felicità allo stato puro, impenetrabile e perfetta, che era certo nessuno avrebbe forato, nemmeno per sbaglio, certo, a volte si chiedeva se meritasse tutto quello che stava vivendo, si chiedeva se meritasse una persona come Cas nella sua vita, ma ora sapeva che gli bastava chiamare il fratello, che gli ricordava che , lo meritava. Forse un giorno ne avrebbe parlato anche con il moro, ma temeva sempre quel tipo di confronto, era un disastro, ma con Castiel lo era un po’ di meno. 
«A cosa pensi?» chiese il moro, sentendolo improvvisamente teso e ansioso. Come faceva a capire ogni suo cambiamento d’umore? Non era possibile che lo conoscesse così bene.
«A noi» mormorò «A te, più che altro. A volte mi chiedo se merito una benedizione come te nella mia vita e di essere così maledettamente felice con te».
«Tutti meritiamo la felicità, Dean» gli disse sollevandosi sulle braccia e guardandolo negli occhi «Non importa quanto il nostro passato sia oscuro. Alla fine del tunnel c’è la luce per tutti» gli disse sorridendo «E sono davvero contento che tu sia felice con me, come io lo sono con te».
Dean infossò la testa nel cuscino, sentendo un sorriso comparire sul suo volto, perché Castiel, senza sapere il motivo dei suoi dubbi e delle sue incertezze, colpiva il punto giusto, facendolo sentire meno sbagliato. Non sapeva quale fosse il suo straordinario potere, ma ci riusciva sempre.
«Grazie» sussurrò ti prometto che un giorno saprai tutto di me – promise con un solo pensiero, a cui era certo di mantenere fede «Sei il mio filosofo preferito». Castiel lo spinse scherzosamente lontano da sé e rise.
«Idiota». Dean rise a sua volta, con il cuore leggero.
Quella notte si rivelò essere una delle più divertenti della loro vita, non fecero niente di eclatante, restarono lì a rotolarsi tra le lenzuola, a prendersi velatamente in giro, a farsi il solletico e a dirsi degli affettuosi insulti, a baciarsi ogni volta che si ritrovavano alla distanza giusta. Si addormentarono quando ormai albeggiava, felici e appagati, stretti l’uno nell’abbraccio caldo dell’altro, la loro era una bolla di felicità, che avrebbero voluto preservare per tutta la vita.
Come la notte fu indimenticabile, lo fu anche la gita ad Overland Park. Si svegliarono davvero presto, ognuno dei due con poche ore di sonno addosso, ed uscirono dal motel per esplorare una città che nessuno dei due aveva mai visto. Si comportarono come due ragazzini emozionati ed eccitati per una cosa nuova, girarono le strade della città, stretti nei loro giacconi pesanti, guardandosi intorno stupiti. Entrarono persino in una cabina per le foto istantanee e ne fecero diverse, alcune in cui si guardavano semplicemente, altre dove si baciavano, altre dove facevano facce buffe. Mangiarono hot dog sporcandosi le mani, con somma irritazione di Castiel, acquistarono delle buffe calamite per la casa nuova e visitarono il giardino e arboreto botanico della città, e il Nerman Museum of Contemporary art, perché Cas era un secchione e a lui piaceva vedere quelle cose. Dean non poteva far altro che accettare in silenzio e seguirlo, perché il sorriso che vedeva spuntare sul suo viso, valeva ogni singolo minuto passato in quel museo di arte contemporanea o nel giardino botanico, ed era il miglior regalo di compleanno che potesse mai ricevere, sul serio. Anche se faceva freddo, e avevano ancora gli abiti della festa del giorno prima – non era previsto che restassero, dopotutto – e non avevano programmato assolutamente nulla, si divertirono più di quanto avessero immaginato, e Dean si rese conto, ancora una volta, che Castiel gli teneva la mano per strada senza alcuna paura, non si sarebbe mai abituato a quella sensazione, forse perché il suo ragazzo aveva impiegato davvero tanto ad esternare la loro relazione. Ad un certo punto, Cas entrò in una pasticceria, ordinandogli di restare fuori, e ne uscì con un tortino al cioccolato – scusa, non avevano la crostata di mele – su cui aveva fatto posizionare ed accendere una candelina e: «Esprimi un desiderio, amore». Dean chiuse gli occhi e desiderò che tutto quello non finisse mai. Divisero il tortino su una panchina, sotto gli sguardi curiosi dei passanti, ridacchiando tra di loro. Forse un po’ poteva ringraziare Michael per aver deciso di festeggiare in quella città, proprio il giorno prima del suo compleanno. Decisamente quello era stato il miglior compleanno della sua vita.
 
Le cose precipitarono in un baratro oscuro e profondo, quando si rimisero in auto per tornare a casa verso le sette di sera. Dean era sempre stato un guidatore attento e scrupoloso, soprattutto dopo la sua pessima esperienza con le corse clandestine, guardava attentamente prima di svoltare, prendeva bene le curve e non correva mai troppo, soprattutto quando aveva qualcuno in auto di cui non voleva rischiare l’incolumità. La nebbia si era diradata un po’, c’era una lieve foschia, niente che gli abbaglianti dell’auto non potessero illuminare – altrimenti si sarebbe fermato come la sera precedente – ma improvvisamente aveva iniziato a piovere, una fastidiosa, torrenziale, scrosciante e pericolosa pioggia. Castiel aveva notato il repentino cambiamento d’umore del ragazzo, e non aveva detto nulla, per non iniziare una discussione inutile, non aveva idea di come fosse accaduto, ma Dean all’improvviso aveva contratto la mascella e stretto le mani sul volante, fortemente innervosito. Castiel sperava di non aver fatto nulla per farlo stare così.
«Michael doveva per forza fare la festa in culo al mondo, eh Cas?» domandò irritato, mentre fissava i tergicristalli spostare la pioggia che si posava sul parabrezza dell’auto. Odiava la pioggia e la sensazione di pericolo che avvertiva.
«Non è colpa sua se piove, Dean» borbottò Castiel, cercando di scaldarsi le mani dal calorifero dell’auto, cercando di evitare che si innervosisse maggiormente.
«Lo so» mormorò stizzito, sbuffando appena «Forse dovevamo restare un'altra notte nel motel» disse. Castiel tacque, perché sapeva che qualunque cosa avesse detto, Dean si sarebbe innervosito di più. «Dannazione!» imprecò.
Il moro sbuffò alzando gli occhi al cielo, perché Dean non la smetteva di lamentarsi e non pensava che avessero passato una giornata divertente insieme? No, doveva lamentarsi di Michael, perché semplicemente stava aspettando una cosa simile da almeno un giorno intero; si concentrò per mantenere la calma, ci mancava solo il litigio in autostrada.
«Dean, dai, tra poco saremo a casa, magari vieni da me e ci rilassiamo a letto, insieme» disse, cercando di mantenere un certo autocontrollo, ma gli era difficile con l’irritazione crescente per il suo atteggiamento. Alcune volte Dean era così intrattabile che finivano per litigare anche per stupidaggini, e Cas voleva assolutamente evitarlo, dopo la meravigliosa giornata trascorsa in giro per una città nuova, stringeva nella tasca, gelosamente le foto che avevano scattato, desideroso di aggiungerle alla scatola in cui conservava ogni ricordo bello. La maggior parte erano con Dean o legati a lui.
«Oh certo, proponimi sempre del sesso quando sono nervoso» sputò acidamente il biondo. Castiel si accigliò e guardò accanto a sé, odiava vedere quel lato di Dean, quando era così nervoso da non rendersi conto di trattarlo come un estraneo. Cosa era successo? Quella mattina si erano divertiti come matti, Dean gli sorrideva in continuazione e lo guardava in quel modo che gli diceva sono tuo e sono innamorato di te, cosa aveva spezzato la magia? La pioggia?
«Non… Dean, non ti stavo proponendo…» balbettò incerto, torturandosi le mani, scosse la testa, senza dire altro, il suo ragazzo era solo nervoso, lo sapeva, doveva trovare un modo per farlo rilassare mentre erano in auto e tornavano a casa, dopotutto la strada era deserta, anche se pioveva. Dean stava per ribattere, ancora innervosito, poi si voltò verso Castiel, e vide il suo sguardo ferito, cosa aveva appena detto? Santo cielo, non si riconosceva nemmeno quando era nervoso. Tacque e strinse le mani sul volante, cercando di rilassare i nervi. Castiel allungò una mano verso lo stereo dell’auto e lasciò che la musica invadesse l’abitacolo, con delicatezza appoggiò una mano sul suo ginocchio e lo strinse leggermente, per fargli capire che andava tutto bene, e Dean parve più tranquillo.
«Scusa» borbottò «Lo sai, il brutto tempo mi mette di cattivo umore» confessò.
«Lo so…» sussurrò. Tra loro scese il silenzio, Castiel non voleva irritare Dean ancora di più, che sembrava aver trovato la calma, lo conosceva bene, sapeva che il pessimo tempo lo faceva andare in ansia, e non poteva biasimarlo, sapeva che fosse anche colpa sua perché aveva insistito per tornare, ma di certo non credeva che piovesse di nuovo così forte. Poi alla radio partì una canzone un po’ vecchia, e quando vide Dean tendere le labbra in un sorriso e ondeggiare la testa a ritmo di musica, si rese conto che, sì, era un po’ più calmo, ne ebbe la certezza quando si lasciò andare e iniziò a cantare, tirò istintivamente un sospiro di sollievo, e sorrise anche lui.
«Baby you're all that I want 
When you're lyin' here in my arms 
I'm findin' it hard to believe 
We're in heaven 
And love is all that I need 
And I found it there in your heart 
It isn't too hard to see 
We're in heaven» canticchiò, guardando Castiel al suo fianco, sorridendo rilassato, mentre indirettamente gli dedicava quella canzone d’amore che un po’ sembrava parlare di loro. Castiel si unì a lui, lasciandosi scappare una risata leggera, per fortuna sembrava tutto risolto, e il suo ragazzo non sembrava più sul punto di perdere la testa per un po’ di pioggia, si rilassò anche lui, la discussione totalmente dimenticata. Dean era comunque vigile sulla strada, ma cantava e guardava di tanto in tanto il suo ragazzo, il quale sapeva che fosse il suo modo per scusarsi con lui per quel momento di nervosismo e per le risposte odiose che gli aveva dato. Sembravano ritornati a quella mattina, di nuovo spensierati e felici, poi tutto precipitò di nuovo nell’oblio e nel caos, quando un camion enorme spuntò davanti alla loro auto, e Dean fu costretto a sterzare e a frenare bruscamente, inutilmente. Ci furono diversi istanti di panico e di confusione, il ragazzo non capì niente, cercò di mantenere il controllo dell’auto, fino a che non si schiantarono contro il guard rail, distruggendolo in parte, finendo quasi fuori strada e il camion sfiorò appena l’auto nella sua folle corsa. L’impatto fu inevitabile e fortissimo, e Dean non ebbe il tempo di rendersi conto di aver fatto un incidente stradale, aveva battuto la testa da qualche parte nell’auto, forse di fronte a sé, dove c’era un rivolo di sangue, si voltò immediatamente verso Castiel e lo vide privo di sensi, cercò di allungare una mano verso di lui, mormorando un Cas appena udibile, ma non ebbe il tempo di realizzare nulla, perché pochi istanti dopo perse i sensi anche lui.
 
Quando si risvegliò, aveva un fastidioso rumore ad intermittenza nelle orecchie, dolori ovunque e la testa pesante, come se avesse appena preso una delle peggiori sbronze della sua vita. Aprì lentamente gli occhi, mettendo a fuoco la camera in cui si trovava, non riconoscendola. Cercò di ricostruire cosa fosse accaduto, e si guardò intorno, si sentiva confuso e spaesato, ma avvertiva un senso di disagio enorme dentro di sé, cosa diavolo era successo? Vide Sam, seduto su una sedia, la testa reclinata a lato come se dormisse e il volto di chi aveva visto giorni migliori.
«S-Sam» lo chiamò, il minore fu subito sull’attenti e guardò il fratello con l’espressione sollevata e meno preoccupata.
«Dean, siamo morti di paura! Quando ci hanno chiamato e detto che tu e Cas avevate avuto un incidente in auto, ho temuto il peggio!» esclamò allarmato, accertandosi con lo sguardo che il fratello stesse bene e fosse di nuovo vigile.
Dean si sentì investire da un’ondata gelida, la consapevolezza che no, non era una sbronza la sua, e che sì, lui e Cas avevano avuto un incidente in auto, in mezzo alla pioggia e alla nebbia, ed era tutta colpa sua.
«C-Cas?» chiese a mezza voce, timoroso della risposta. Temeva di aver perso Cas, e questo era certo di non poterlo perdonare a se stesso, come avrebbe potuto? Se aveva ucciso Cas, era esattamente come...
«Sta bene, tranquillo, okay?» lo rassicurò Sam, interrompendo il suo orribile pensiero «Sta bene, c’è Gabriel con lui, e i suoi genitori stanno arrivando» spiegò il minore «Cas sta bene, Dean, sei riuscito ad evitare che quel camion uccidesse entrambi» spiegò «Siete quasi finiti fuori strada, la macchina è parzialmente rotta, ma voi state bene, ed è questo che conta» disse il minore, ma Dean non lo stava ascoltando. Avrebbe potuto perdere Castiel…
Al solo pensiero di perdere Castiel, Dean rabbrividì. Come un’ondata gelida, la festa di Michael, il tempo pessimo, la giornata ad Overland Park, il quasi litigio sulla strada del ritorno, lo sguardo ferito di Cas, la canzone, il camion e poi il caos piombarono su di lui con violenza. Come aveva fatto a distrarsi così tanto? Aveva solo reso reale il suo incubo. Cercò di alzarsi, di raggiungere Castiel, per chiedergli scusa di essere stato disattento, per avergli fatto del male, santo cielo, Cas aveva rischiato la vita per colpa sua. Vani furono i tentativi di Sam di bloccarlo, si strappò la flebo e si alzò in piedi, sentendo giusto un attimo la testa vorticare e un leggero dolore percorrergli la spina dorsale. Uscì a piedi nudi nel corridoio, chiedendo di Castiel, tuttavia nessuno gli dava risposte. Un infermiere di quel piano, udendo le sue urla cercò di tranquillizzarlo e di dirgli di stare calmo, ma Dean non voleva stare calmo, voleva notizie di Cas e le avrebbe avute con le buone o con le cattive, sebbene si sentisse debolissimo, avrebbe trovato la forza di avere notizie di Cas. Afferrò l’infermiere per il camice e lo minacciò in malo modo, doveva sapere dove fosse il suo ragazzo, e vedere con i suoi occhi che stesse bene. Quello gli disse che era in terapia intensiva perché aveva subito un brusco, ma non grave o letale, trauma cranico, e Dean lo lasciò andare, sentendo il mondo crollare sotto i suoi piedi. No. Sam aveva detto che Cas stava bene e che era con Gabriel, ma Cas era solo e non stava bene, perché aveva mentito? Cercò di riprendere autocontrollo, avviandosi verso un punto imprecisato dell’ospedale, quando fu colto da un improvviso capogiro che lo costrinse in ginocchio sul pavimento. Sentiva gli occhi pungere e le maledette lacrime che volevano uscire fuori dai suoi occhi, ma no, non avrebbe pianto. Quel ragazzo gli fu subito accanto e compreso il suo stato di shock – vittima di un incidente stradale, il compagno in terapia intensiva – lo aiutò ad alzarsi e chiese ad una collega una sedia a rotelle. L’infermiere, che si era rivelato molto gentile, spinse Dean verso la terapia intensiva, e appena arrivarono lì, il biondo si affacciò alla stanza, il mondo smise di muoversi e lui quasi svenne.
«Cas…» mormorò senza voce, davanti a lui, oltre quella porta, c’era Castiel, steso su un letto d’ospedale, privo di sensi, con delle bende attorno alla testa, attaccato a delle macchine «Posso…?» chiese all’infermiere.
«Solo due minuti, okay? Devo riportarti nella tua stanza» gli disse, a Dean sarebbero bastati due minuti, si fece spingere verso Cas e gli prese piano la mano, e trattenne un singhiozzo dandogli un leggero bacio sul dorso. Lo guardò per un attimo, aveva il viso contratto in una maschera di dolore, solo il suo battito costante, dettato dall’elettrocardiogramma, gli faceva capire che non era morto. Dean si sentì sul punto di vomitare, non avrebbe mai voluto accadesse qualcosa di simile a Cas. Vederlo in quello stato strinse il suo cuore in una morsa stretta. Si sentiva male, avrebbe voluto urlare e farsi del male. Avrebbe dovuto essere lui lì al posto di Cas.
«Mi dispiace, Cas» sussurrò, tenendogli stretta la mano, sperando che l’altro lo sentisse «Mi dispiace così tanto…»
«Non è grave come sembra» si intromise l’infermiere, Dean faticò a credergli «Le sue condizioni sono stabili, tra stasera e domani uscirà dalla terapia intensiva, poi dovrà restare sotto controllo per qualche giorno, ma è giovane e forte, sta rispondendo bene alle cure quindi si rimetterà totalmente» gli comunicò, ma nella mente di Dean era già comparso quel tarlo, fin dal suo risveglio, quel pensiero terribile che lui aveva messo da parte, o almeno ci aveva provato in quell’anno, aveva quasi ucciso Castiel, ed era tutta colpa sua, era esattamente come John. Se non si fosse innervosito, se non avesse iniziato quella stupida discussione con Castiel, e se non si fosse messo a cantare, perché Cas lo aveva tranquillizzato, sarebbe stato più attento, e non avrebbero fatto nessun incidente; se fossero restati un’altra notte a Overland Park, niente sarebbe accaduto. Avrebbe dovuto insistere di più quando Castiel aveva decretato di partire quella sera, avrebbe dovuto fare qualcosa di più per proteggerlo, e di nuovo aveva fallito. Castiel era in terapia intensiva, in uno stupido ospedale per colpa sua. Così come non aveva protetto sua madre tanti anni prima quando suo padre l’aveva uccisa; così come non aveva protetto Sam, quando era stato vittima di bullismo e aveva tentato il suicidio, questa volta non aveva protetto Castiel e per colpa sua era in ospedale. Aveva rovinato anche la vita del ragazzo che amava, e questo non se lo sarebbe mai perdonato. Perdonami almeno tu, Cas.
Quando l’infermiere lo costrinse a tornare in camera, e gli sistemò di nuovo la flebo, Dean sapeva esattamente cosa fare, doveva sparire dalla circolazione e doveva evitare che Castiel o altri lo cercassero.
«Non è colpa tua, Dean» gli disse suo fratello, intuendo i suoi pensieri; ma Dean non gli credette, gli aveva già mentito prima riguardo Cas, cosa gli assicurava che ora dicesse la verità? No, Sam mentiva solo per farlo sentire meglio. Dean sapeva esattamente cosa fare, sarebbe dovuto sparire dalla vita di Castiel, in modo che lui avesse una vita migliore con qualcuno che lo meritava, non qualcuno che rischiava di ucciderlo e di fargli del male, si sentiva alla stregua di John, che aveva ucciso la donna che diceva di amare, e no, non avrebbe fatto di nuovo del male a Castiel, perché lui lo amava sul serio. Uno scherzo della natura come lui non meritava di essere felice, si era illuso che potesse essere così, ma era ora di tornare nella realtà e affrontare la verità, lui non poteva essere felice, doveva stare lontano anni luce dalle persone che amava per non macchiarle, per non romperle. Mandò via Sam, dicendogli di voler restare solo e fissò il soffitto per quelle che parvero ore, poi si riscosse e si fece procurare della carta e una penna dall’infermiere gentile, e quando sentì le forze per poterlo fare, iniziò a scrivere.
Il compleanno peggiore della sua vita.
 
Quando si svegliò e vide Gabriel accanto a sé, con gli occhi pieni di lacrime non versate e sua madre accanto a lui che gli teneva la mano, Castiel credette di essere entrato in una sorta di limbo, non ricordava cosa fosse successo esattamente. L’ultimo ricordo che aveva era un litigio con Dean a causa della festa di Michael e al luogo in cui era avvenuta, poi ricordava che tutto si fosse calmato tra di loro e avessero persino iniziato a cantare, un po’ stonati, sulle note di quella canzone che stavano passando in radio e poi… il nulla, solo caos e la voce di Dean che lo chiamava, nient’altro. Castiel sentiva la testa pesante e si sentiva davvero strano, aveva dei tubicini nel naso che gli facilitavano la respirazione, e aveva un unico pensiero nella testa, Dean. Non riusciva a parlare, si sentiva un po’ intontito, ma Gabriel accanto a lui sorrideva felice di vederlo vivo, che era successo? Dov’era Dean? Perché non era con lui?
«Mi hai fatto morire di paura» biascicò, la voce stanca come se non dormisse da giorni «Ho dovuto dire ai medici di essere tuo fratello, ti rendi conto?» domandò retoricamente, scuotendo la testa «Tu e quell’idiota di Winchester mi farete prendere un colpo» disse ancora, e Cas temette che davvero fosse successo qualcosa a Dean «Non affaticarti, ti sei appena risvegliato da un coma farmacologico, sei stato in terapia intensiva e sei uscito da poche ore» spiegò, rispondendo alle mute domande dell’amico «Dean ha salvato la vita ad entrambi con quella sterzata, quel camion vi avrebbe travolto in pieno, invece vi ha urtato di striscio» disse ancora, Castiel non riusciva a chiederlo, ma sperava che Gabriel gli dicesse dov’era Dean, se stava bene «Dean è stato dimesso stamattina, tu, bello addormentato, hai dormito per quasi cinque giorni» disse scherzando lievemente per strappare un sorriso all’amico «Ovviamente, è stato da te prima di andare via. Sembrava molto scosso, e non ha voluto svegliarti. Ha detto che sarebbe venuto all’orario di visite». Castiel ci restò un po’ male, credeva che rimanesse almeno fino al suo risveglio, ma forse aveva pensato che con Gabriel e sua madre lì fosse in buone mani, o forse si sentiva debole e non poteva restare, ed ecco perché non era rimasto, non sapeva nemmeno quanto gravi fossero state le sue ferite, non sapeva niente e voleva solo sapere se il suo ragazzo stesse bene. Socchiuse di nuovo gli occhi, stanco, forse erano i farmaci in circolo nel suo sangue e avrebbe decisamente fatto bene a restare sveglio, per aspettare Dean, ma non riuscì a tenerli aperti per molto tempo. Sonnecchiò per qualche ora, aspettando che il suo ragazzo andasse da lui e lo abbracciasse, e gli dicesse di stare bene, che tutto sarebbe andato bene, che sarebbero stati bene entrambi, ma non accadde. Stava iniziando a ricordare a sprazzi l’incidente, ricordava la sterzata forte di Dean, il camion che si avvicinava sempre di più, la voce di Dean… e poi il buio. Si era risvegliato, smarrito in una sala d’ospedale e non aveva visto il suo ragazzo. Michael fu il primo ad andare a trovarlo, quel pomeriggio – anche se gli disse che era stato da lui spesso quando era privo di sensi – e gli portò del gelato, Castiel amava mangiare il gelato quando stava male. Alcuni suoi compagni di corso andarono a trovarlo, alcuni portandogli fiori altri cioccolatini, ma non vide arrivare Dean, non lo vide arrivare per tutta la giornata e anche quella successiva. I medici volevano tenerlo sotto osservazione per altro tempo, perché aveva subito un trauma cranico e non volevano rischiare complicazioni, anche se lui stava rispondendo bene alle terapie. Castiel non capiva, aveva dei buchi di memoria, il medico aveva detto che era normale, e non capiva cosa avesse spinto Dean a non andare da lui quel giorno; dovette trattenere le lacrime quando la sera del terzo giorno dal suo risveglio, vide entrare Sam al posto di Dean, Sam che si scusava per il comportamento del fratello, ma apparentemente era sparito dal giorno precedente e non accennava a tornare, non rispondeva al telefono, e nemmeno era raggiungibile in altro modo. Sam era preoccupato, nemmeno lui sapeva dove fosse Dean, ma cercò di tranquillizzare Castiel, dicendogli che prima o poi sarebbe tornato, perché lui tornava sempre, ma il moro abbassò lo sguardo, sentendosi deluso e ferito. Avrebbe solo voluto Dean, in quel momento, non le parole di conforto del fratello. Rispetto al giorno del risveglio, iniziava a sentirsi meglio, era riuscito a parlare con sua madre e aveva mangiato tantissimo gelato, ma sentiva un enorme vuoto all’altezza del petto, perché Dean non era lì. Perché non era andato? Cosa lo aveva tenuto lontano da lui? Stava bene? Le sue ferite quanto erano state gravi?
«Mi ha dato questa» aveva detto Sam prima di andare via «Ha detto che gli dispiace e ti chiede di perdonarlo». Castiel non aveva capito le parole del ragazzo, non le aveva nemmeno ascoltate e nemmeno ci aveva provato, perché quando Sam gli aveva consegnato quella che sembrava essere una lettera, capì, tutto si bloccò, e lui iniziò a capire che forse qualcosa era andato storto e si era rotto. Sam era andato via con le spalle curve e un mesto Riprenditi, Cas, stringendo tra le mani il telefono e il frenetico movimento delle dita suggerì che forse stava cercando Dean, ma Cas non poteva saperlo.
Quando era rimasto solo – Gabriel era al bar a prendere una cioccolata calda e sua madre era fuori a parlare con i medici – Castiel con le mani tremanti aveva aperto la lettera, ed aveva inghiottito a vuoto. L’aveva aperta con lentezza, quasi per paura che questa potesse colpirlo con forza e fargli male, molto male. Poi iniziò a leggere.
 
Cas, mi dispiace.
Sono un disastro e nella mia vita non ho mai combinato niente di buono. So che adesso vorresti che fossi accanto a te, a stringerti e a consolarti, ma non posso. Distruggo tutto ciò che tocco, tutto ciò a cui tengo viene distrutto a causa mia e non posso permettere che ti accada niente di male, te l’ho promesso, ricordi? Ti ho promesso che non ti avrei mai fatto del male, ed è esattamente ciò che ho fatto la sera dell’incidente.
So che è colpa mia questa situazione e non avrei dovuto essere tanto egoista da tenerti vincolato a me. Il periodo che ho trascorso con te, è stato il più bello della mia vita, ma non posso, non posso continuare a rendere un inferno la tua vita, non posso trascinare te a fondo con me. Quest’incidente è solo la punta dell’iceberg, te l’avevo detto, dopotutto, no? Ogni volta che accade qualcosa di positivo nella mia vita, ecco che improvvisamente accadono le catastrofi. Se non fosse stato per me, non saresti in ospedale, saresti a casa, felice con i tuoi coinquilini a ridere della stupida festa di Michael, o a guardare episodi su episodi di qualsiasi serie tv, tu le conosci tutte in fondo. Mi sono risvegliato da poco, ho chiesto subito di te, e quando ti ho visto su quel letto, privo di sensi, per colpa mia, mi è crollato il mondo addosso. Avrei dovuto esserci io su quel dannato letto, non tu. Tu non meriti niente di male, tu sei speciale, sei così puro, e meriti solo il meglio dalla vita e ho capito che non sono io. Non potevo continuare a trascinarti nel mio inferno personale. Credimi, Cas, sento un vuoto dentro che neanche puoi immaginare, tu sei stato la mia ancora di salvezza, la parte migliore della mia vita di merda, ma non posso continuare ad essere egoista e a rovinarti la vita. Mi sono sentito morire dentro quando mi hanno detto che avevi un trauma cranico, ed è tutta colpa mia. Forse dovevamo restare ancora lì, ma non lo abbiamo fatto. 
Mi dispiace, Cas, mi dispiace con ogni fibra del mio cuore. Vorrei poterti evitare altre sofferenze, ecco perché ho deciso di sparire dalla tua vita. Non cercarmi, ti prego.
Ti ho amato fin dal primo istante, ed è perché ti amo che non posso rovinarti la vita con la mia presenza, non posso rischiare di macchiarti e farti del male. Mi dispiace così tanto, credimi.
Ti prego, cerca di perdonarmi, almeno tu, perché io non posso perdonarmi per ciò che ti ho fatto.
Sto solo cercando di proteggerti da me stesso, cerca di capire, ti prego.
Dean.
 
Castiel guardò ancora quel foglio, lesse quelle parole, con la consapevolezza che Dean lo avesse appena lasciato con una dannatissima lettera, e sentì un enorme vuoto dentro di sé, nel petto, all’altezza del cuore. Strinse la lettera contro il suo sterno e scoppiò in lacrime amare, perché sapeva che sarebbe accaduto, sapeva che prima o poi sarebbe finita, ma non credeva così presto, non quando tutto andava bene, non quando avevano così tanti progetti da portare a termine insieme. Si sentì sprofondare in un vero e proprio inferno, in quel momento e non c’era Dean a tirarlo fuori, perché era stato Dean a spedirlo lì. Si addormentò, sfinito a causa del pianto, con la lettera ancora stretta al petto, immaginando di poter stringere il suo (ex) ragazzo in quel modo, e potersi sentire al sicuro. La verità era che si sentiva indifeso, impaurito e distrutto, come non avrebbe mai più voluto sentirsi in vita sua.

_______

Hola people!
Vi starete chiedendo perché non pubblico sabato... ebbene, ho saputo in settimana che sabato lavorerò tutta la giornata e non avrei avuto tempo di aggiornare, avevo così deciso di aggiornare domani. Ma ehi, la sfiga mi perseguita e domani mia madre ha organizzato una cena e starò tutto il giorno impegnata in cucina. Ergo o vi lasciavo senza capitolo fino a martedì ( lavoro anche domenica e lunedì, che gioia!) o pubblicavo oggi. Non volevo lasciarvi troppo tempo senza capitolo, quindi... eccomi qui!
Lo so, temevate tutti questo capitolo, ma ci siamo, l'angst è tornaaaato! Io sono molto happy, perché questi sono proprio i capitoli che ho scritto con più enfasi. Questo lo definirei più flust (fluff+angst) ma ci siamo. Nessuno è morto, per fortuna, ma Dean si sente una merda e allora ha deciso di fare l'unica cosa che sa fare, scappare e lasciare Cas (Sì, Michael sta già organizzando l'omicidio di Dean). Sam sta già cercando il fratello, ma stavolta sarà più difficile delle altre volte, perché ora pensa di essere come John, anche se non si rende conto che le circostanze sono diverse. Ma vabeh. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e non ci siano errori! La canzone che ascoltano è Heaven di Bryan Adams e se non la conoscete cliccate sul titolo e andatela ad ascoltare ora! Come sempre rinnovo i ringraziamenti a tutti coloro che seguono, leggono, preferiscono e recensiscono la storia, vi ringrazio davvero, sono contenta che vi piaccia ancora la storia! 
Ci si becca la settimana prossima, sempre su questi canali! 
A presto, people!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: dreamlikeview