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Autore: Longriffiths    23/09/2017    3 recensioni
Si sentiva diversa da tutti i suoi coetanei, e non solo per il non proprio piccolo dettaglio scuro e peloso lungo sessanta centimetri che portava avvolto intorno alla vita e sotto la gonna ogni giorno, per nascondere il fatto di essere la discendente di una razza aliena scomparsa tempo addietro con il suo pianeta natale di cui lei sentiva dentro una grave mancanza pur non avendolo mai visto, e non solo a causa del titolo che avrebbe portato se fossero ancora esistiti.
Genere: Angst, Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Pan, Un po' tutti | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Pan/Trunks
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’incontro era iniziato, ed ora nulla esisteva all'infuori del ring ove i combattenti venuti da ogni parte del mondo si sfidavano mettendocela tutta per passare alle tanto attese finali. Quel giorno Goku si era presentato all’interno  dell’arena avvolto nel suo nuovo Dogi blu; il colore di un Maestro. Usciti vittoriosi dagli eventi passati che avevano scombussolato le vite di tutti loro rischiando anche di portarli alla totale cancellazione del proprio Universo di appartenenza , il Saiyan dopo molti anni aveva finalmente concluso il suo allenamento sul pianeta di Lord Beerus, ritenendosi -per ironia della sorte- soddisfatto del proprio livello di combattimento maturato nei movimenti, nelle tecniche, nel corpo e nello spirito. Nel corso della sua vita intraprendente e piena di avventure era  cresciuto sin dal principio su un pianeta che lo aveva accolto a braccia aperte malgrado provenisse da lontano, ed era stato preso sotto l'ala da differenti Sensei da cui aveva appreso tutto ciò che al giorno d’oggi lo rendeva il guerriero più potente che esista al mondo, e proprio su quel ring tutti i momenti più belli e significativi al fianco di quegli amici che da tempo ormai erano la sua famiglia, ebbero inizio. Guardandosi indietro mentre sferrava i colpi più leggeri che conosceva per non causare troppo dolore ai suoi avversari, gli parve di aver vissuto tutto troppo presto, il tempo era volato perfino per lui che aveva ancora tanto da percorrere in merito alla sua longeva aspettativa di vita. In men che non si dica si era sposato senza neanche passare del tutto all’età adulta, aveva avuto dei figli di cui uno a sua volta gli aveva regalato una splendida nipote che amava più della sua stessa esistenza, si era sacrificato molteplici volte per il destino dei propri cari e simili, era scomparso corporalmente da quel pianeta per anni ed anni tornando sempre imperterrito indietro per restare accanto a coloro che amava, eppure non si sentiva addosso quasi nulla di tutto ciò. Ma una cosa evidente e irreversibile era il cambiamento che aveva subito sotto ogni punto di vista. Bastava guardarsi allo specchio: finalmente si era deciso a fare il passo definitivo, quello che lo avrebbe portato dall’essere un semplice discepolo ad averne di suoi, rifiutando oltretutto il titolo di successore del loro Dio della Distruzione così come il suo fidato -perché sì, lo era ormai a tutti gli effetti- compagno di avventure. Nessuno dei due aveva scelto di conseguirne la carica nonostante inizialmente Vegeta avesse accettato proprio quel rilevante dettaglio come condizione dell’essere allenato da Whis.  

Gli sfidanti erano normalissimi uomini e donne comuni, non avevano nulla di diverso gli uni dagli altri e questo rese il tutto un tantino noioso per il Saiyan che abituato a scontrarsi con gli esseri più forti e potenti degli Universi in generale, in queste occasioni cercava un po’ di pepe per sgranchirsi. Il suo secondogenito ed il ragazzo che lo accompagnava in ogni cosa egli facesse ne avevano già buttati fuori una decina. Erano diventati spaventosamente forti quei due, Goku aveva impressi nella mente tutti i momenti passati al loro fianco nei combattimenti, in cui si erano impegnati andando oltre i propri limiti facendosi valere malgrado fossero soltanto dei bambini a quei tempi, ed era sempre più fiero di ciò che stavano diventando anno dopo anno. Non si erano mai separati crescendo come fratelli, due migliori amici nel senso più vero e profondo della definizione che avevano fatto dannare le famiglie con le loro marachelle talmente tante di quelle volte che il Son adulto non le contava più. Ora la musica era leggermente diversa, due ragazzi cresciuti e responsabili, coraggiosi, onesti e sempre pronti ad affrontare qualsiasi cosa la vita avesse in serbo per loro senza abbattersi mai, nonostante fossero in una fase post-adolescenziale in cui quelli della loro età avevano ancora voglia di sentirsi degli spiriti liberi senza bisogno di contare le responsabilità che avrebbero presto portato sulle spalle. Trunks stava seguendo la propria madre negli affari di famiglia imparando a gestire l’azienda poiché un giorno il controllo sarebbe passato nelle mani dei due fratelli. Certe volte poggiando lo sguardo su di lui, Goku si chiedeva internamente come se la stesse passando il ragazzo del Futuro, era da tempo che non faceva visita a tutti loro, ma ogni volta si tranquillizzava dicendosi che quell’assenza stava a significare che almeno quella gente devastata dagli eventi non aveva riscontrato più alcun problema. Goten che non aveva affatto voglia di seguire le orme del fratello maggiore nello studio con molto disappunto della madre, lavorava temporaneamente in cerca di un nuovo lavoro che lo soddisfasse nel settore agrario aiutando il proprio padre, dato che da bambino passava la maggior parte del tempo insieme a lui, e certe volte svolgeva perfino le mansioni al suo posto senza che sua madre sapesse nulla, mentre l’uomo sgattaiolava via per qualche allenamento rubato a qualcuno dei suoi amici o schiacciava un pisolino. Incrementando l’attività insieme iniziarono a fruttare molti più soldi del previsto, per cui Chichi non si lamentava quasi più. Sugli spalti i loro amici e componenti della famiglia prestavano poca attenzione all’ammucchiata di guerrieri, spostando gli sguardi a destra e sinistra talvolta sporgendosi per scrutare meglio il paesaggio in lontananza, ed egli conosceva bene la causa. Aveva notato così come gli altri la totale assenza delle due ragazze, ed anche se impegnato nel non farsi colpire da qualcuno la preoccupazione accese una piccola sirena dentro di lui, a cui avrebbe badato di certo più tardi. Quella situazione era inusuale e non aveva alcuna opzione plausibile in mente che lo aiutasse ad affievolire i nervi, le due non si sarebbero perse quell’evento per semplici motivazioni superficiali come ‘prepararsi’ o riscaldarsi, non ne avevano alcun motivo.

Nel corso del Torneo, una figura in particolare era stata in grado di attirare l’attenzione del Saiyan distogliendolo da quei pensieri a cui presto avrebbe potuto associare una risposta, che combatteva osservando ogni suo movimento. Un ragazzo magrolino ed alto dalla pelle scura sui diciassette anni, dai capelli neri come la pece e gli occhi del medesimo colore ora concentrati in una smorfia di determinazione, batteva chiunque lo sfidasse senza difficoltà attuando ogni mossa con maestria e leggiadria malgrado i colpi che dava a segno fossero decisi e potenti. Era una persona interessante al punto che Goku desiderò misurarsi con lui, ma non in quel momento. Era sicuro che lo avrebbe rivisto di lì a poco in un incontro uno contro uno. Era un tipetto sveglio e carismatico quasi pane per i suoi denti, il tipo di allievo che avrebbe fatto per lui, aveva sicuramente tutti gli standard che il Saiyan cercava e lo si capiva solo a guardarlo. Finalmente poté combattere motivato da un nuovo obiettivo da raggiungere. Superate le eliminatorie in cui i guerrieri rimasti avrebbero dovuto colpire più forte del Campione Mondiale una macchina misuratrice di forza per accedere alle finali, queste iniziarono, e le sensazioni del Saiyan si rivelarono esatte dal dato il fatto che si ritrovò sul ring faccia a faccia con quel ragazzo. Dal presentatore scoprì che veniva da una lontana isola a sud, membro di una famiglia povera e primo di cinque fratelli che aveva deciso di partecipare al Torneo per ambire al primo premio; una ricca somma di denaro che avrebbe fatto comodo alla sua famiglia. La sua tenacia scaldò il cuore di Goku, che presto si rese conto dopo essere stato colpito varie volte sotto lo stupore generale, di avere a che fare proprio con il guerriero di cui tutti parlavano. Questa consapevolezza lo fece eccitare, ed iniziò volutamente a provocare il suo avversario per dargli modo di scatenare la sua vera potenza ritrovandosi senza preavviso in difficoltà. Era davvero formidabile. Al termine dell’incontro l’esito fu inaspettato ed imprevedibile, Goku aveva salvato Ub ad un attimo dalla sconfitta proponendogli di andare a vivere insieme sulla sua isola per allenarlo personalmente e fare di lui un degno combattente, e dopo il responso positivo del ragazzo senza ulteriori indugi si precipitò dai suoi amici e familiari per metterli al corrente promettendo di far loro visita ogni tanto, spiccando poco dopo il volo insieme ad Ub verso sud, affidando a Vegeta il completo addestramento delle giovani Saiyan.

Al termine della giornata dimostratasi in fondo per tutti più che piacevole e divertente, i guerrieri Z fecero ritorno alle proprie abitazioni tentando di far luce sull’assenza delle ragazze che rappresentava per loro praticamente un mistero. Magari avevano deciso di non andare avendo trovato altro per impegnare la propria giornata senza dirlo a nessuno di loro per non deludere i familiari che le avevano duramente allenate apposta per l’evento, ma anche questa ipotesi risultava inverosimile. Ne l’una né l’altra erano in casa propria o di qualcuno di loro, il sole era tramontato da poco e ormai Bulma e Videl erano completamente allarmate. Tutti coloro che si erano appena salutati in men che non si dica tornarono a riunirsi iniziando la ricerca, le donne cominciarono ad agitarsi e chiedere a chiunque conoscessero se anche solo per caso le avessero viste, ottenendo solo un pugno di mosche. Bulma presa dal totale panico entrò in camera della sua adorata figlia in cerca del telefono cellulare, sperando che lo avesse portato con sé e che non stesse squillando a vuoto da ore notando invece qualcosa che non avrebbe mai pensato di ritrovarsi tra le mani, una lettera in cui la perfetta calligrafia della ragazza le sferrò un dolente pugno allo stomaco avvisandola della partenza che la sua dolce bambina aveva intrapreso lontana da casa, e che sarebbe tornata indietro solo quando fosse riuscita a trovare se stessa. La scienziata dovette sedersi per non cedere alle gambe che la stavano abbandonando, tentando di assimilare quelle parole che le provocarono soltanto vuoto e puro terrore, bagnandole il viso delle sue stesse lacrime mentre la voce del marito la destò da mille orribili pensieri e immagini che la sua mente materna e protettiva stava partorendo.

Donna, hanno trovato la nipote di Kaaroth!》

《VEGETA, VIENI QUI IMMEDIATAMENTE!》



Una scia cerulea tracciava velocemente il segno nell’oscuro vuoto dello spazio aperto, allo stesso modo dei meteoriti nei momenti in cui si trovavano ad attraversare l’orbita terrestre una notte ogni anno, nel quale gli abitanti di quel pianeta si lasciavano trasportare dalla leggenda che narrava che quei corpi celesti fossero in grado di esaudire i loro desideri semplicemente esprimendoli mentre i loro occhi erano incollati al fascio luminoso, da cui la turchina era sempre stata attratta. Il suo desiderio osservando quel breve tratto di luce di cui ora essa stessa ne era artefice non variava mai nel corso egli anni, ovvero il ritrovarsi un giorno ad osservarli a distanza ravvicinata, e chissà se la scia che stava lasciando lei passando in mezzo ai vari pianeti di quella galassia per qualche abitante del posto significasse una speranza come lo era sempre stato per lei, e per la gente con la quale condivideva parzialmente la razza. Sfrecciava tenendo le braccia in avanti guardandosi intorno senza perdere d’occhio alcun particolare tentando di percepire il Ki dell’alieno, o quantomeno quello del proprio aggressore avvertito durante l’attacco che le avevano riservato, ma sotto pressione com’era in quel momento, valutò rivelarsi più  complicato di quel che si aspettasse scovare la giusta aura, dal momento in cui niente nell’ambiente circostante segnalava la presenza di qualche essere distinta da quelle in massa che percepiva dalle popolazioni esistenti, tranne che in un punto qualche grado più ad Ovest da dove era diretta. Il senso di minaccia che sentiva intorno a sé era di gran lunga più forte di quello neutrale o pacifico, ma in fondo Jaco l’aveva avvertita, erano in una fazione alquanto pericolosa e lo aveva appena sperimentato, anche se l’unico vero pericolo era stata in quel caso ella stessa, e più rimuginava sulle sue gesta più sentiva all’altezza dello stomaco un forte senso di nausea pronto a liberarsi in quell’atmosfera da un momento all’altro, avvertendo ancora scorrerle in gola il ferroso sapore del sangue dell’uomo che aveva ucciso, vergognandosi per la prima volta in vita sua di ciò che era stata. Le sensazioni vinsero la sua volontà di restare calma, costringendola a fermarsi in mezzo al nulla per chinarsi e vomitare i succhi gastrici che avevano già corroso da diverse ore il cibo consumato in compagnia di suo fratello, di cui ora sentiva la mancanza che non aveva provato in tutti i suoi diciassette anni di vita. Lo sforzo le inumidì gli occhi appannandole la vista per qualche secondo in cui capì che le stelle nel suo campo visivo non erano più quelle dell’orizzonte che le si parava dinanzi. Neanche la fresca brezza sul viso era sufficiente a ristorare il disagio che l’attanagliava. Constatò di aver davvero bisogno di qualche minuto di riposo, così quando riacquistò possesso di tutti e cinque i sensi fece per atterrare su un piccolo pianeta sottostante non molto lontano dal punto di partenza. L’aria iniziava ad essere pensate dandole un senso di asfissia, era incredibile il modo in cui la temperatura variasse spostandosi anche solo di pochi metri, e suo padre aveva passato tutta quella miriade di ostacoli senza mai voltarsi indietro per anni. Era sempre più ferma nella convinzione che c’erano dei validi che giustificassero il suo essere  guerriero più forte di tutti, perché almeno per lei, era Goku ad essergli secondo.

La superficie su cui atterrò era ben diversa dalla precedente; questa somigliava ad una sporca e melmosa palude che si estendeva in ogni direzione, piccoli geyser appostati in vari punti del terreno fangoso parevano essere alimentati da una fonte sotterranea incandescente, che ad intervalli regolari dava loro modo di creare diverse bolle all’interno della circonferenza, che scoppiando rilasciavano nell’aria filamenti di fumo verde andando a riempire l’aria di un odore nauseabondo e pungente simile ai cadaveri in decomposizione. Gli animali che popolavano quelle acque viscide e grigie, dalla conformazione sarebbero potuti essere paragonati ai mutanti che i programmi televisivi della Terra trasmettevano per divertire i più piccoli, e ben presto la turchina intese di trovarsi di fronte ai veri e propri abitanti di quella landa bizzarra. Il loro comportamento era inquietante anche se non avvertì alcun moto di paura anche se dovette ammettere a se stessa di non aveva mai visto un pesce arrampicarsi su una pianta o una foglia acquatica inghiottire quella che le sembrò essere una raganella, e la visione fu davvero sconcertante. Bra distorse la bocca in una smorfia di disgusto prestando la massima attenzione al non toccare alcunché, allertata dal proprio buon senso della possibilità di intossicazione se fosse venuta anche per sbaglio a contatto con qualsiasi cosa, servendosi solo dei propri beni per saziare i bisogni primari che in quel momento sentiva l’impulso di soddisfare. Quel luogo la rendeva inspiegabilmente debole, ma trovò la forza di consumare un leggero pasto resistendo alla tentazione di rigettare il tutto, se voleva avere l'opportunità di trovare il Ki avvertito poco prima aveva bisogno di energie che la tenessero in piedi. Volare le causava fatica, ben presto la fronte della ragazza divenne madida di sudore, ed i capelli sulla nuca risultavano al tatto zuppi e appiccicosi. Decise di incamminarsi lentamente tastando il terreno con dei piccoli colpi prima di appoggiarvi sopra la pianta del piede, quando un querulo  stridio assordante ed improvviso costrinse la turchina a coprirsi i fori uditivi, e quel gesto attuato mentre muoveva un passo in avanti provocò uno sbilanciamento del corpo, in cui disgraziatamente un piede della ragazza atterrò qualche centimetro più a destra del dovuto, sprofondando nella fanghiglia che non appena sentì il calore di un corpo estraneo aderire ai propri liquidi iniziò a succhiarlo verso il basso. L’urlo era stato generato da una piccola creatura alata somigliante ad un uccello selvatico, che aveva subito la sua stessa sorte imprigionato dal collo in giù. Sgranando gli occhi, Bra tentò facendo appello a tutte le sue forze di farsi strada in quel lago di cemento liquefatto per impedire a quell’esserino di soffocare, riuscendo con ardui sforzi nella sua piccola impresa di salvataggio. Battendo le ali come un calabrone impazzito per liberarsi dallo sporco che rendeva pesante la ripresa, la creatura fuggì lontano, e la turchina sentì le gambe avvolte in un abbraccio ferreo che impediva loro di compiere il più piccolo movimento. Le balenò per un attimo in mente l’idea assurda che quella cosa in cui si era tuffata potesse essere viva. Stringendo i denti, cercò di ricordare le parole dello zio Yamcha su quelle inutili lezioni di sopravvivenza annesse alle esperienze personali che si ostinava a raccontare, pensando che il trucco per scampare a delle sabbie mobili potesse funzionare in quel caso. Tentò di sporgersi all’indietro rallentando il processo di risucchio, ma il fango stava man mano salendo fin sopra i capelli coprendole tutto il corpo, fino a che la giovane Saiyan rimase fuori da quella trappola mortale solo con le labbra cercando di farsi entrare in corpo più fiato possibile -per quanto la gabbia toracica riuscisse ad espandersi- in quello che aveva tutta l’aria di essere l’ultimo respiro che avrebbe esalato.



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Salve a tutti!

Che dire, ho scritto questo capitolo oggi tutto d’un fiato per distrarmi dal nervosismo che l’insonnia di questo periodo mi provoca, per cui non ho elaborato il tutto nel pieno delle mie facoltà mentali, mi rendo conto che risulti un po’ scadente rispetto ai miei soliti lavori e per questo mi scuso, ma era l’unico modo che avevo per distrarmi da una brutta giornata. Spero comunque che apprezziate, e di avervi incuriositi.. la nostra guerriera non sta affrontando le cose come si aspettava, lo spazio non è tutto rose e fiori come le era stato avvisato ma, lei ha la testa dura, no? È per questo che l’amiamo. Come si metteranno le cose? 

La nostra Bulma è arrabbiata... ma come mai?

Ringrazio come sempre tutti voi che passate a leggere ma specialmente coloro che mi supportano ogni volta, non so più che parole usare ragazze veramente, ho esaurito tutto! Un grazie speciale a voi che avete inserito la mia storia tra le seguite/preferite, vi adoro.

Alla prossima!♡♡


P.s: nel corso del capitolo vi ho messo la pulce nell’orecchio su qualcosa che accadrà più avanti, vediamo se indovinate😅.

   
 
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